LA PRODUZIONE DI BIOMASSA A DESTINAZIONE ENERGETICA DALLA S.R.F. DI PIOPPO. PRIME ESPERIENZE IN TOSCANA

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1 Torna all indice LA PRODUZIONE DI BIOMASSA A DESTINAZIONE ENERGETICA DALLA S.R.F. DI PIOPPO. PRIME ESPERIENZE IN TOSCANA Bonari E.*, Villani R.* *Land Lab Scuola Superiore Sant Anna Pisa Riassunto La sperimentazione in atto nella pianura pisana sulla colture dedicate alla produzione di biomassa a destinazione energetica, condotta nel quadro del progetto Bioenergy Farm con il contributo finanziario del MiPAF e della Regione Toscana/Arsia, prevede, tra l altro, il confronto - sia sotto il profilo agronomico produttivo che dal punto di vista economico-organizzativo - fra la SRF di pioppo a differente livello di intensificazione (alti e/o bassi input chimici ed energetici) ed un sistema colturale basato su specie erbacee annuali, anch esso più o meno intensivo. Lo studio di cui sopra è accompagnato da alcune specifiche prove sperimentali sul ruolo del ritmo di ceduazione (annuale, biennale o triennale) e sugli effetti della densità di impianto sulla produttività della coltura fitta di pioppo. I dati raccolti durante il primo settennio di sperimentazione sembrano evidenziare che la produzione media di biomassa (t ha -1 anno -1 di s.s.) risulta essere senz altro influenzata da tutte le variabili messe a confronto: la resa media (considerata annuale della SRF nel sistema ad alto input è di circa il 20% superiore a quella del sistema a basso input; le più elevate rese medie unitarie sono ottenibili con investimenti oscillanti intorno alle piante ha -1 mentre con densità maggiori le produzioni si riducono di circa il 10-15%; sul piano quantitativo il ritmo di ceduazione più soddisfacente sembra essere quello triennale. L analisi economica dei risultati evidenzia che i costi di produzione della biomassa di SRF di pioppo, pur variando in funzione del livello di input, sembrano essere accettabili in rapporto agli attuali prezzi di vendita e che, essendo cambiata la normativa europea sul set-aside, sono comunque auspicabili adeguati aiuti ed incentivazioni per la fase di avvio dell impianto. Introduzione L analisi delle effettive possibilità di attivare nelle nostre aziende agrarie una adeguata riflessione per quanto riguarda la produzione di biomassa a destinazione energetica (energia termica e/o elettrica) da colture agrarie dedicate, non può che prendere lo spunto da alcuni elementi di novità che sembrano sempre più caratterizzare l agricoltura moderna, nel nostro Paese come in tutta l U.E. ed in gran parte del mondo occidentale. Da un lato, il mondo agricolo è sempre più chiamato ad abbandonare la produzione di derrate scarsamente qualificate a vantaggio di quella di cibi qualitativamente eccellenti e, nel contempo, ad una sempre maggiore valorizzazione degli usi non alimentari delle produzioni agricole nel quadro di un ruolo ormai multifunzionale dell agricoltura. Ed appare ormai evidente come l U.E. non intenda più continuare a sovvenzionare una agricoltura convenzionale e come auspichi invece una adeguata revisione degli attuali sistemi colturali (sia come processo che come prodotto) verso una maggiore e più attiva compatibilità ambientale dell intero sistema produttivo agricolo, oltre che verso una maggiore sostenibilità economica del settore nel suo complesso. D altro canto, è altrettanto noto come, soprattutto nell ultimo decennio (dalla conferenza di Rio in avanti), il crescente bisogno di energia (possibilmente pulita) delle nostre società e la contemporanea necessità di ridurre progressivamente le emissioni di gas-serra - ed in particolare della CO 2 suggeriscano ovunque di incrementare considerevolmente il ricorso alle fonti rinnovabili di energia e, fra queste, delle diverse tipologie di biomasse agroforestali ed agroindustriali. In questo quadro di riferimento complessivo, in cui è possibile intravedere anche la possibilità di offrire ai nostri imprenditori agricoli eventuali ulteriori alternative colturali alle più o meno tradizionali produzioni mercantili, è apparso del tutto logico chiedersi se vi fosse, oggi, nel nostro Paese in particolare, un possibile spazio per l allestimento di una nuova specifica filiera bioenergetica basata almeno parzialmente anche sulla coltivazione di specie agrarie 1

2 esclusivamente dedicate alla produzione di biomasse a destinazione energetica; da affiancare, evidentemente, alla già più consolidata, filiera della produzione di energia (soprattutto termica) dalle diverse biomasse di origine prevalentemente forestale (Bonari,2002). In verità, questa impostazione complessiva del problema, compresi i risvolti di carattere agroambientale che essa implica, è stata senz altro recepita, già nel 1999, dal PNERB (Programma Nazionale per la valorizzazione delle Biomassa Agroforestali), i cui obiettivi fondamentali (tanto ambiziosi quanto condivisibili) sono individuabili, appunto, nella volontà di difendere l ambiente e di ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese nel modo più economico possibile, nel ricercare adeguate ricadute positive sullo sviluppo agricolo e sull incremento dell occupazione interna e, infine, nel contribuire alla difesa del territorio agroforestale nel suo complesso. E noto, infatti, come in numerosi Paesi europei l impiego complementare delle colture dedicate nella produzione di energia (prevalentemente come calore) dalle biomasse agroforestali, costituisca da tempo un discreto businnes, sia a livello della imprenditoria industriale che si colloca a valle della produzione primaria, sia per gli agricoltori (in alcuni Paesi scandinavi ed in Austria, ad esempio, con prospettive di ulteriore crescita). L obiettivo dichiarato del PNERB di incrementare la produzione di biomassa ad uso energetico, dalle attuali (nel 1999) circa 3,5 ad 8-10 Mtep/anno nel , prevedeva una espansione delle colture dedicate da biomassa su circa mila ettari di seminativi (di quelli investiti a setaside) nel breve e medio termine ed un raddoppio degli stessi nel lungo periodo. Una serie di norme potenzialmente incentivanti sono già state attivate, sia sul fronte degli investimenti necessari per gli impianti di trasformazione (quasi sempre di più o meno elevate dimensioni) sia, almeno in taluni casi, sul piano delle normative regionali di incentivazione per le differenti colture, ma permangono al momento del tutto irrisolte alcune problematiche, sia di carattere più ingegneristico e tecnologico (soprattutto relativamente alla disponibilità di impianti di piccole dimensioni ed al loro costo di allestimento e di gestione), che di ordine squisitamente agronomico-produttivo (sull accettabilità complessiva da parte delle aziende agrarie, sulla stagionalità delle produzioni, sui problemi di stoccaggio, ecc.), sia sotto il profilo economico-sociale (ad es. per il costo di produzione finale dell energia e per i conseguenti interventi pubblici di sostegno, o per l accettazione degli impianti da parte delle popolazioni locali, ecc.), sia dal punto di vista ecologico-ambientale (inerenti la logistica dei trasporti, i bilanci agroambientali ed energetici delle colture coinvolte, le modificazioni del paesaggio, ecc.), che inevitabilmente continuano ad ostacolare la costruzione di una vera e propria filiera agricola della produzione di energia dalle biomasse nel nostro Paese. A nostro avviso, i problemi sopra appena richiamati non possono più essere elusi e devono essere affrontati (anche se a scala inevitabilmente diversa:nazionale, regionale e locale) in una serie di appositi tavoli di concertazione che possano finalmente comprendere e considerare i legittimi interessi di tutti i possibili attori - pubblici e privati, agricoli e non - che si incontrano lungo la filiera della bioenergia. Le problematiche di tipo agronomico E ormai noto che, dal punto di vista produttivo, con esclusivo riferimento alle colture dedicate di possibile interesse per la nostra agricoltura, devono essere considerate almeno tre grandi possibili filiere: - colture oleaginose per la produzione di biodiesel (girasole, colza, ecc.) - colture zuccherine per la produzione di etanolo (cereali, barbabietola, ecc.) - colture da biomassa lignocellulosica (erbacee annuali e poliennali, SRF,ecc.) Sotto il profilo tecnico-agronomico, sembra comunque possibile affermare che, se per le prime due filiere considerate (biodiesel ed etanolo) le conoscenze già in nostro possesso - sia relativamente alle singole tecniche di coltivazione che per le tecnologie di trasformazione - sono da considerarsi decisamente di buon livello, per quanto attiene le colture agrarie della terza filiera (quelle da biomassa lignocellulosica) e la loro successiva utilizzazione industriale, le varie conoscenze ad oggi acquisite sono invece decisamente più scarse (almeno per quanto riguarda gli ambienti agropedoclimatici tipicamente mediterranei) e si hanno tuttora maggiori necessità di adeguati approfondimenti sperimentali. Al riguardo, poi, è doveroso ricordare anche che qualunque tentativo di promozione e/o diffusione delle innovazioni di processo e/o di prodotto nel mondo agricolo, si deve necessariamente confrontare con la ricerca della risposta più adeguata possibile a due domande che, più o meno consciamente e più o meno frequentemente, ogni agricoltore si pone: cosa e come coltivare? Gli eventuali sistemi colturali alternativi comprendenti anche le colture dedicate da biomassa a 2

3 destinazione energetica, che apparissero proponibili a livello aziendale nei vari ambienti agropedoclimatici del Paese, devono essere ovviamente valutati alla luce di molteplici chiavi di lettura, in rapporto almeno a tre livelli di sostenibilità: (1) agronomico-produttivo, (2) ecologicoambientale e (3) economico-organizzativo. Ed i pesi relativi da attribuire ai differenti indicatori necessari per giungere ad una scelta adeguatamente ponderata, non potranno che essere definiti (sia a livello aziendale che su scala comprensoriale e/o globale) attraverso una attenta e scrupolosa analisi multidisciplinare che tenga inevitabilmente conto come prima accennato - anche dei differenti legittimi interessi dei diversi decisori coinvolti. Relativamente alla sperimentazione condotta nel nostro Paese in ordine alla identificazione delle principali colture agrarie da biomassa, per quanto attiene il comparto delle specie erbacee (annuali e poliennali), questa risale in gran parte alle ricerche condotte per quasi un decennio nell ambito del progetto PRISCA del MiPAF. Sul finire degli anni 90 le specie potenzialmente più interessanti - individuate tra le diverse decine di quelle prese inizialmente in considerazione - risultavano essere soprattutto i sorghi, il kenaf, il panico, alcune phalaris, i pennisetum, la kochia scoparia, il cardo, il miscanto, la canna e poche altre; le più promettenti in assoluto apparivano senz altro: il sorgo da fibra, la canna comune (arundo donax), il miscanto ed il cardo (Gruppo Altener-Bioguide, 1999; Foti et al., 1999; Angelini et al., 1999; Ceccarini et al., 1999a, 1999b; Bonari et al.,1999) Di contro, non altrettanto longeva appare la sperimentazione avviata nei differenti areali del nostro Paese sulla S.R.F. (Short Rotation Forestry), sia in merito alla scelta delle specie agroforestali (e/o delle varietà di queste) più adatte alla coltivazione molto fitta ed alla ceduazione ripetuta in ambiente mediterraneo, sia per quanto riguarda la messa a punto dei principali elementi della tecnica di impianto, di conduzione, di difesa, di raccolta e di stoccaggio, di questo particolare tipo di coltivazione. Ed in proposito, è già stato richiamato (Bonari,2001) come gran parte delle conoscenze acquisite sul finire dello scorso decennio fossero sostanzialmente il frutto di una gestione sperimentale di alcune modeste superfici di S.R.F. allestite in varie regioni italiane dall ENEL e da pochissime ricerche applicate autonomamente condotte da alcune istituzioni scientifiche pubbliche (Schenone et al., 1997; Facciotto et al., 1998; Balsari et al., 1999 e 2002; Faini et al., 1999; ITABIA ed., 1999; Mazzoncini et al., 1999; Paris et al., 1999 e 2002; Pettenella et al., 1999; Bisoffi et al., 2000; Bonari et al., 2002). Questo tipo di coltivazione, invece, è stata adeguatamente studiata, e si è successivamente affermata, in diversi Paesi del Nord-Europa (Svezia, Danimarca, Norvegia ed Austria) dove, come in precedenza accennato, ha ormai assunto un importanza strategica nell ambito della produzione di energia da fonti rinnovabili (Green et al., 1994; Heilman et al., 1994; Woods et al.,1994; Gustavsson et al., 1995; Lundhal, 1995; Borjesson et al., 1996; McAlpine et al., 1996; Hanegraaf et al., 1998; Armstrong et al., 1999; Mitchell et al., 1999; Proe et al. 2002; Kauter et al., 2003, Laureysens et al., 2003). Il presente lavoro intende portare un contributo alla valutazione aziendale del problema, ipotizzando che anche negli ambienti mediterranei, la S.R.F. realizzata con specie forestali assai ben conosciute e tradizionalmente utilizzate per altri fini (pioppi, salici, eucalipti, robinia, ecc.), si possa configurare come una vera e propria nuova coltura agraria dedicata, di durata variabile (dai 10 ai 15 anni e quindi fuori rotazione), con un sesto di impianto decisamente fitto (fino a superare le piante ha -1 ), regolarmente ceduata ad intervalli decisamente brevi (2 o 3 anni), pressochè integralmente meccanizzata in tutte le fasi del ciclo produttivo e nella quale una adeguata capacità di ricaccio della pianta/ceppaia garantisce nel tempo la produzione di nuova biomassa (Bonari,2001). Ed in tal senso, è apparsa del tutto evidente la necessità di porre a confronto, sia sul piano economico che dal punto di vista agronomico, il suddetto modello produttivo (del tutto innovativo per la nostra agricoltura) con le più tradizionali colture erbacee di pieno campo, in un ambiente agrario che negli ultimi anni è andato sempre più caratterizzandosi per organizzazioni produttive meno basate che in passato sugli allevamenti zootecnici e sulla foraggicoltura avvicendata e, conseguentemente, sempre più caratterizzato da una accresciuta presenza delle coltivazioni erbacee di pieno campo a destinazione mercantile (cereali, oleaginose,ecc.). La sperimentazione condotta in Toscana sulla S.R.F. di pioppo. L attività di sperimentazione direttamente condotta (e per molti aspetti tuttora in corso) sulle colture da biomassa a destinazione energetica è stata sviluppata, quasi sempre in condizioni reali di pieno campo, presso il Centro Interdipartimentale di Ricerche Agroambientali E. Avanzi dell Università di Pisa, su terreni di media granulometria, dotati di buona fertilità agronomica e per lo più caratterizzati da una falda superficiale mai troppo profonda, assai tipici delle aree pianeggianti non irrigue della bassa valle dell Arno. 3

4 Questa attività ha riguardato, da oltre un decennio, sia le colture erbacee annuali (sorgo) e poliennali (canna, miscanto e cardo) già in precedenza individuate (appunto nell ambito del progetto PRISCA del MiPAF) fra le più rispondenti per la produzione di biomassa a destinazione energetica, sia - e di questo ultimo aspetto viene riferito in questa sede - la S.R.F. di pioppo (al momento ritenuta la specie legnosa più adatta all ambiente considerato), a confronto, quest ultima, con un avvicendamento sessennale basato su alcune delle principali coltivazioni erbacee mercantili (barbabietola da zucchero, girasole, frumento duro e sorgo da granella), ritenuto uno dei tipici sistemi produttivi delle aziende agrarie senza allevamenti zootecnici delle nostre pianure non irrigue. Alcune delle attività di ricerca di cui sopra sono state realizzate nel quadro delle attività previste dal progetto Bioenergy Farm, con il parziale finanziamento del MiPAF e della Regione Toscana/ARSIA, nel quale è anche compresa una specifica sperimentazione, tutt ora in corso, inerente la valutazione tecnica ed economica delle opportunità eventualmente offerte dalla pellettizzazione in azienda delle diverse tipologie di biomassa (Bonari, 2003). Per quanto riguarda più specificamente la S.R.F. di pioppo sono state allestite, a partire dall inverno 1995/96, una serie di prove sperimentali (condotte comunque su parcelle di adeguate dimensioni per consentirne una gestione ordinaria) tese, da un lato, a chiarire due fondamentali aspetti della conduzione tecnica della coltura (sesto di impianto e ritmo interannuale di ceduazione) e, dall altro, a verificare quale potesse essere il più conveniente livello di intensificazione colturale (alto e basso input) da adottare. In ogni caso, per tutti gli impianti di S.R.F., è stato utilizzato un appezzamento di terreno che in precedenza aveva ospitato una coltura di erba medica ed è stato impiegato materiale vegetale certificato (talee non radicate) di Populus deltoides cv.lux, messe a dimora con una trapiantatrice da vivaio forestale. Per quanto riguarda la prova relativa alla densità della coltura sono stati adottati tre possibili sesti di impianto (m 0,5 x 1,0; m 0,5 x 1,5; m 0,5 x 2) pari, nell ordine, a , e piante ha -1 ; mentre la ricerca sull ottimale ritmo di ceduazione ha preso in considerazione, in un appezzamento di terreno limitrofo al precedente, le cadenze annuale, biennale e triennale. Per quanto attiene invece all esperienza relativa al più conveniente livello di intensificazione colturale, sia per la S.R.F. di pioppo (condotta in ogni caso con ritmo di taglio biennale) che per l avvicendamento erbaceo considerato (la rotazione sessennale: barbabietola-frumento durosorgo-girasole-frumento duro-set aside), si ricorda che questa è stata allestita utilizzando appezzamenti reali di terreno poco distanti da quelli della S.R.F. (la prova è tuttora in corso) e gli elementi distintivi dei rispettivi sistemi colturali (alto e/o basso input) sono sinteticamente riportati nella Fig. 1; nel caso dell avvicendamento costituito da colture erbacee, questi facevano rientrare l intera organizzazione produttiva aziendale nell ambito della misura A1 (riduzione di concimi e fitofarmaci) del Regolamento comunitario 2078/92 recepito dalla Regione Toscana. SISTEMA Liv. ALTO Liv.BASSO S.R.F. pioppo Aratura a 50 cm; p.te ha-1; diserbo chimico pre-impianto + post emergenza alla fine del primo anno; concimazione azotata annuale con 100 kg ha-1 di N Avvicend. Aratura per le colture da rinnovo; erbaceo discissura per i frumenti; concimazione minerale a reintegro totale delle asportazioni; diserbo chimico in pre e post emergenza Fig.1- Elementi distintivi dei sistemi colturali a vario livello di input Discissura a cm; p.te ha-1 ; solo diserbo chimico di post emergenza alla fine del primo anno; concimazione azotata annuale con 50 kg ha-1 di N Aratura per la barbabietola e discissura per le altre colture da rinnovo; lavorazione minima per i frumenti; concimazione minerale a reintegro delle asportazioni del solo prodotto utile; diserbo chimico solo in premergenza Le valutazioni economiche (analisi dei costi e dei ricavi) che seguiranno, relativamente alla prova sui sistemi colturali (sia per la S.R.F. che per l avvicendamento erbaceo) e, quindi, anche le successive elaborazioni e simulazioni a livello aziendale, sono state fatte prendendo a riferimento - sia per l analisi dei costi dei mezzi di produzione che per il calcolo della P.l.v. e dei ricavi totali (franco azienda) delle differenti colture - i valori monetari correnti alla fine dell anno 2002, così come sono stati rilevati dalla contabilità del Centro E. Avanzi ; mentre per la stima dei costi relativi alle varie operazioni meccaniche previste per l intero ciclo colturale (per il prodotto utile delle diverse colture erbacee franco magazzino aziendale e, per la biomassa da S.R.F., senza lo stoccaggio ma compreso il costo di un trasporto extraziendale a mezzo autotreno per 50 km) sono 4

5 state acquisite le tariffe regionali ufficiali dell Associazione Provinciale Imprese di Meccanizzazione Agricola di Pisa ridotte del 20% per tener conto dei relativi redditi di impresa e, per il trasporto su strada, le tariffe ufficiali degli autotrasportatori (sempre per il 2002). Relativamente alla produttività della S.R.F. di pioppo, essendo giunta per adesso al settimo anno di età (taglio alla fine del primo anno più tre raccolte biennali), per le valutazioni della P.l.v. dell intero ciclo produttivo e per il calcolo delle quote annue delle spese di impianto e degli eventuali contributi di avvio, abbiamo considerato che l impianto in questione possa avere (considerate anche le mortalità delle piante già registrate) un ciclo colturale comprendente non più di cinque ceduazioni biennali (oltre al taglio della biomassa eseguito alla fine del primo anno di impianto per favorire la formazione della ceppaia), per un totale di undici anni; alle ceduazioni mancanti è stata arbitrariamente attribuita la medesima resa media annuale conseguita nelle quattro utilizzazioni fino ad oggi eseguite. Nell analisi dei costi complessivi della S.R.F. non è stato invece ritenuto opportuno prevedere la perdita di un anno di raccolto di una coltura erbacea annuale alla fine del ciclo, in quanto è stata ipotizzata la semina di un cereale a ciclo autunno vernino nel medesimo anno dell ultima utilizzazione dell impianto. Infine, per quanto riguarda il valore di mercato della biomassa, essendo stato ritenuto per il momento impossibile valutare quello che potrà essere il più probabile costo di produzione ed il prezzo di vendita franco agricoltore del pellet prodotto in azienda (analisi questa comunque compresa nel progetto di ricerca), nelle valutazioni economiche inserite nel presente lavoro (del tutto orientative), è stato considerato un probabile prezzo di vendita franco destinazione (a non più di 50 km di distanza) pari a circa 65 t -1 di s.s. della biomassa prodotta (con umidità alla consegna di circa il 50%). Risultati e discussione Una sintetica rappresentazione delle produzioni di biomassa (t ha -1 di s.s.) ad oggi ottenute nelle due esperienze parallele è riportata: nella Fig. 2 per quanto attiene l effetto della differente densità della coltura e nella Fig.3 per quanto invece concerne il ruolo del differente ritmo di ceduazione. Una più dettagliata valutazione dei parametri biometrici rilevati nel corso dell esperienza e delle caratteristiche qualitative del prodotto ottenuto è ancora in corso e sarà resa nota in altre occasioni t ha-1 anno-1 di s.s. 0,5x1,0 = 17, ,5x1,5 = 20, ,5x2,0 = 20, Fig.2 Effetto della densità della coltura sulla resa media della S.R.F. di pioppo 5

6 t ha-1 anno-1 di s.s. T1 = 9,0 T2 = 15,1 T3 = 21,7 t ha Fig.3. Effetto del ritmo di taglio (1,2 e 3 anni) sulla resa della S.R.F. di pioppo Fin da ora, però, appaiono in entrambi i casi evidenti le differenze registrate fra le tesi poste a confronto: le più elevate rese medie sembrano ottenibili (senza differenze apprezzabili fra loro) con sesti di impianto tali da determinare investimenti unitari oscillanti fra le e le piante ha -1, mentre con densità ancora maggiori le produzioni per unità di superficie si riducono di circa il 10-15% ; dall altra esperienza, inoltre, emerge che il ritmo di ceduazione più soddisfacente sembra essere quello ogni tre anni, rispetto al quale appare particolarmente negativo il risultato produttivo medio corrispondente alla ceduazione più frequente (21,7 contro 15,1 e 9,0 t ha -1 anno -1 di s.s., rispettivamente per il taglio triennale, biennale ed annuale). A questo riguardo, però, occorre ricordare anche come in occasione della ceduazione triennale vengano inevitabilmente ad aumentare le frequenze delle classi diametriche più elevate del materiale ottenuto (anche sopra 6-7 cm), con possibili maggiori problemi di raccolta con macchine taglia-trincia-caricatrici. E infine appena il caso di notare che, in entrambe le prove sperimentali di che trattasi, la produttività media dell impianto è andata più o meno decisamente riducendosi fin dalla terza/quarta ceduazione (sia biennale che annuale e pressoché indipendentemente dalla densità di impianto); ciò è apparsa essere la più diretta conseguenza, insieme anche alle non sempre adeguate tecniche di raccolta (taglio) talvolta adottate, di crescenti problemi fitopatologici e della accentuata mortalità delle ceppaie (già registrata con valori in alcuni casi prossimi al 50% al settimo anno di età dell impianto) che sembra attraversare tutte le esperienze in corso. Nella Tab. 1 sono riportati i risultati produttivi medi poliennali ottenuti con le due prove, limitrofe, sull effetto dell intensificazione colturale (alto e/o basso livello di input) nell impianto e nella conduzione (dal 1996) della S.R.F. di pioppo e nella gestione (dal 1993) delle differenti colture erbacee comprese nell avvicendamento sessennale considerato. Pur non essendo questa la sede in cui risulti opportuna una approfondita analisi di tutti i dati sperimentali raccolti (che prendono in considerazione anche altre rotazioni con queste ugualmente confrontabili), dai valori medi sinteticamente esposti appare evidente che una più o meno accentuata riduzione degli imput colturali immessi nel sistema produttivo determina, in ogni caso, una più o meno evidente perdita di produttività per quasi tutte le colture considerate. Detti risultati rivestono a nostro avviso un particolare interesse applicativo, sia per quanto attiene la conferma di quelli ottenuti (soprattutto in merito alle differenti risposte delle singole colture erbacee di piano campo) in alcune nostre precedenti esperienze pluriennali sui sistemi colturali erbacei della Regione Toscana (Bonari et al.,1999), sia per il fatto che, nel caso della S.R.F. di pioppo, la minor resa in biomassa del livello più basso di intensificazione colturale appare di ragguardevole entità relativa (oltre il 20% inferiore). 6

7 Sistema colturale/livello input Alto Basso? % S.R.F. pioppo 22,1 17,2-22,2 S.R.F. resa corretta 17,7 13,8-22,1 Barbabietola da zucchero 66,2 56,3-15,0 Frumento duro 4,5 3,8 15,5 Sorgo da granella 7,0 6,7-4,3 Girasole 4,4 4,0-9,1 Frumento duro 3,8 3,2-15,8 Tab.1 Resa media (t/ha/anno) della SRF di pioppo (dal 1996) e delle colture erbacee (dal 1993) a due livelli di input Volendo in questa sede procedere soltanto ad alcune prime considerazioni operative di larga massima, il più possibile vicine ai problemi di scelta che gli imprenditori agricoli toscani potrebbero trovarsi di fronte ove fossero interessati (come del resto auspicato dal PNERB) alla possibile alternativa della coltivazione di specie dedicate alla produzione di biomassa (oggi comunque non più proponibile in alternativa al set-aside nudo), nella Tab. 2 sono sintetizzate alcune valutazioni economiche orientative (realizzate per il comprensorio Pisa-pianura) derivanti, senza alcuna ulteriore precauzione scientifica, dai risultati produttivi medi come sopra registrati e in aggiunta dal forfettario abbattimento (del 20%) delle rese medie della S.R.F. da noi operato per tener conto del fatto che comunque i dati di partenza si riferiscono a prove sperimentali e che, forse ottimisticamente, abbiamo simulato due ulteriori ceduazioni mantenendo inalterati i livelli di resa. Dai dati esposti, appare evidente che i costi totali medi annui per unità di superficie della S.R.F. sono di circa il 10-20% superiori a quelli medi del complesso delle colture erbacee; che, per entrambi i modelli produttivi, questi stessi costi risultano essere decisamente più elevati nei sistemi ad alto input rispetto a quelli che prevedono minor livello di intensificazione e che, al riguardo, le differenze monetarie fra i costi unitari dell alto e basso input sono simili nei due sistemi produttivi (in valore assoluto ammontano entrambe a circa 200 ha -1 ). Rapportando i costi totali medi annui della S.R.F. alle rispettive rese medie ottenute con i due sistemi colturali (alto e basso), si registrano costi medi aziendali di produzione della biomassa assai vicini tra loro (per unità di prodotto) e rispettivamente pari a 42,9 e 44,3 t -1 di s.s.. Ma nel caso che si prevedesse in proposito una più prudenziale capacità produttiva della coltura, adottando per entrambi i livelli una resa media annua (per un ciclo di 11 anni) inferiore del 20% rispetto a quella registrata a livello parcellare nel corso del primo settennio di prova, i costi di produzione di cui sopra finirebbero con l aggirarsi intorno ai t -1 di s.s.. S.R.F. Pioppo Avvic. Erbaceo Parametri alto basso alto basso Costi mezzi tecnici Costi meccanici Costi totali Plv della coltura* * 1.260* Incentiv.mis. agroamb Totale ricavi R.L. delle colture R.L. corretto ** (*)compreso set-aside per 1/6 e P.A.C. (**) rese ridotte del 20% Tab.2 Alcune valutazioni economiche medie ( ha -1 anno -1 ) Per quanto attiene invece ai ricavi totali (medi per ettaro e per anno) dei due sistemi produttivi (S.R.F. versus sistema erbaceo) è evidente come questi siano condizionati non soltanto dal valore della P.l.v. delle rispettive colture - e dagli importi compensativi della PAC per il sistema erbaceo - ma anche dagli incentivi finanziari (eventuali) previsti per le colture erbacee dalle misure agroambientali dei PSR (ex misura A1 del 2078) per l agricoltura integrata, tanto che nel nostro caso - i migliori risultati in assoluto sono fatti registrare dal sistema erbaceo a basso livello di input chimici e meccanici. Relativamente alla stima dei ricavi delle colture, preso anche atto del 7

8 differente atteggiamento manifestato in questi ultimissimi anni dalle diverse Regioni in merito ai contributi ammessi per la S.R.F., non abbiamo per il momento ritenuto opportuno considerare in questa sede gli importi degli stessi e/o di eventuali altre incentivazioni (per la Toscana è previsto il solo contributo per l impianto, pari all 80% delle spese con un tetto a ha -1 ). Di un certo interesse pratico-applicativo sembrano comunque essere gli andamenti delle differenze medie annue fra i ricavi ed i costi totali (che, forse impropriamente, è stato qui definito Reddito Lordo medio delle colture); e ciò, sia perché sembra confermarsi ancora una volta la sostanziale convenienza ad adottare nei sistemi erbacei estensivi tecniche di coltivazione meno rischiose ed onerose che in passato, sia perché il risultato della S.R.F. appare in linea di massima del tutto comparabile con quello delle colture erbacee e con i valori monetari previsti dalla PAC per il setaside nudo. Considerazioni conclusive Pur dovendo inevitabilmente rimandare nel tempo una valutazione conclusiva sulle diverse esperienze in corso nelle aree agricole della bassa valle dell Arno - sia per quanto attiene le effettive possibilità di inserimento negli ordinamenti colturali tipici dei seminativi in questione di colture dedicate per la produzione di biomassa a destinazione energetica (specie erbacee e/o legnose), sia per quanto attiene alla messa a punto dei principali frammenti della tecnica colturale delle stesse - ci sembra comunque possibile suggerire sin da adesso alcune riflessioni sull argomento, sia dal punto di vista tecnico-produttivo che sotto il profilo economico ed agroambientale. Intanto, è a nostro avviso impossibile prescindere dalla necessità di avviare quanto prima una ulteriore e più mirata attività di ricerca e di sperimentazione applicata (e di trasferimento dell innovazione) il più possibile diffusa sul territorio nazionale ed adeguatamente multidisciplinare, sia per individuare le aree di eventuale maggiore interesse per la costruzione di filiere bioenergetiche locali di sufficiente solidità economica e di adeguata accettabilità ambientale, sia per mettere a punto i vari aspetti tecnici ed economici delle colture da energia (erbacee annuali o poliennali e legnose) e della loro utilizzazione diretta (o previa lavorazione) in impianti più o meno complessi e - infine - della qualità tecnologica del materiale prodotto (sempre decisamente migliore nella S.R.F. rispetto alle colture erbacee da biomassa) nelle differenti condizioni agropedologiche ed organizzative aziendali e comprensoriali. Sotto il profilo della ricerca applicata, il recente avvio (nel 2002) del progetto TISEN finanziato dal MiPAF sembra già essere un segnale positivo nella giusta direzione, ma gli sforzi finanziari e le azioni di coinvolgimento intrapresi lungo tutta la filiera sono per adesso senz altro insufficienti. Anche per la S.R.F. risultano da chiarire ancora diversi aspetti della coltura, sia sotto il profilo agronomico-produttivo che da un punto di vista ambientale; per quanto attiene al primo aspetto,infatti, esistono ancora non pochi problemi, sia in ordine alla scelta delle specie e delle varietà più adatte nelle differenti condizioni ambientali e di gestione, sia rispetto ad alcuni parametri tecnici fondamentali dell impianto (densità) e di conduzione della coltura (ritmo di ceduazione), che maggiormente pesano sui costi diretti e sul grado di meccanizzazione della stessa. Al momento, comunque, appare a nostro avviso più impellente offrire agli agricoltori più adeguate soluzioni alle problematiche della raccolta meccanizzata in campo, sia sul piano dell efficacia/efficienza delle diverse macchine operatrici, sia relativamente all allestimento dei cantieri complessivamente più rispondenti alle caratteristiche organizzative dell azienda agricola e/o alle eventuali esigenze di stoccaggio, concentrato o diffuso, che dovesse essere previsto. Sul piano agroambientale, invece, mentre sono stati ormai adeguatamente apprezzati i positivi risultati della S.R.F., sia considerando il migliore bilancio della sostanza organica dei terreni a questa investiti che in termini di bilancio energetico dell intero ciclo produttivo (Bonari e Venturi, 2003), restano ancora da meglio definire i ruoli che le diverse colture dedicate per la produzione di biomassa potrebbero effettivamente svolgere in una ipotesi di impiego attivo a protezione di alcuni ambienti particolari (fasce tampone lungo specchi e corsi d acqua, riduzione dei rischi di erosione, aree di lagunaggio per fitodepurazione, ecc.). Restano poi da approfondire anche i problemi paesaggistici che inevitabilmente possono crearsi con l inserimento di queste colture nei seminativi compresi in ambienti agrari che storicamente si sono caratterizzati in altro modo agli occhi dei residenti e dei visitatori. Sotto il profilo squisitamente economico, infine, appare sin da ora evidente che nelle condizioni produttive ed ambientali, quali quelle da noi considerate (caratterizzate dalla mancanza di accentuati elementi di marginalità), la resa media annua ed i relativi costi medi di produzione registrabili con le principali colture dedicate per la produzione di biomassa a destinazione 8

9 energetica può già considerarsi di un certo interesse applicativo, soprattutto se rapportati agli attuali prezzi di mercato della sostanza secca nelle varie tipologie di utili zzazione della stessa. E ciò senza considerare le eventuali incentivazioni, che comunque potrebbero essere convenientemente collegate, da un lato, alle misure agroambientali dei PSR per particolari seminativi in aree agricole sensibili e, dall altro, alle possibili decisioni comunitarie sulle integrazioni riservate alle colture energetiche (che al momento sono comunque penalizzate dal non poter essere più collocate sui terreni a set-aside) e/o alle misure di contenimento delle emissioni di gas serra nell atmosfera e di stoccaggio della CO 2. Concludendo fin troppo scontata appare la sollecitazione che ancora una volta viene spontaneo formulare circa l assoluta necessità che gli imprenditori di qualunque tipo (industriali, produttori e trasformatori, pubblici e privati, ecc.) che si incontrano lungo tutta la filiera della produzione di energia dalle biomasse possano dar vita ad un tavolo unico di discussione e di confronto costruttivo, per verificare congiuntamente i singoli ruoli, gli specifici problemi ancora aperti, le eventuali attuali posizioni ed i rispettivi legittimi interessi, per poi sollecitare tutti insieme le diverse autorità responsabili della politica energetica ed agricola ad impegnarsi insieme a loro nel raggiungimento degli obiettivi concordati. In un ipotesi di questo tipo il mondo scientifico italiano non farebbe certamente mancare il proprio apporto per la individuazione dei percorsi di maggiore interesse complessivo e per la predisposizione delle possibili soluzioni alternative. BIBLIOGRAFIA Angelini L., Ceccarini L., Bonari E., Resa, composizione chimica e valutazione energetica della biomassa di specie erbacee annuali per la produzione di energia. In Bona: S. (ed.). Atti del 33 Convegno SIA, Padova, Settembre Armostrong A., Johns C., Effects of spacing and cutting cycle on the yield of poplar grown as an energy crop. Biomass & Bioenergy 17: Balsari P., Airoldi G., Valutazione energetica ed economica di una coltivazione di pioppi per la produzione di biomassa. Poster presentato al 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Bisoffi S., Facciotto G., I cedui a turno breve (S.R.F.) Sherwood 59: Gruppo di coordinamento italiano progetto Altenerbioguide, Le coltivazioni da biomassa per un energia alternativa. Agricoltura, 293: Bonari E., Silvestri N., Ginanni M., Benvenuti S., Risaliti R., Schenone G., Silvicoltura a breve rotazione (S.R.F.) e sistemi colturali erbacei: analisi comparata dei rischi ambientali. Poster presentato al 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Bonari E., Cardone A.M., Conti D., Pampana S., Quattrucci M., Ridoni G.M., Silvestri N., Reg. 2078/92: quattro anni di sperimentazione. Terra e Vita, 35. Bonari E., 2001.Potenzialità e problematiche agronomiche della silvicoltura a breve rotazione come coltura da energia negli ambienti mediterranei Estratto da Agronomia XXXV,3. Bonari E., Pampana S., Biomasse agricole e lignocellulosiche. In: Baldini S. (ed.). Biomasse agricole e forestali ad uso energetico. Allerona (TR) Agra Editrice, Roma: Bonari E., Nocentini G., Il progetto Bioenergy Farm: un esperienza dimostrativa per la valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali in Toscana, Fiera Legno Energia Centro Italia, Arezzo, Marzo. Bonari E., Venturi G., Bilanci energetici delle colture dedicate. Ecomondo, Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo sostenibile, Rimini, Ottobre. 9

10 Borjesson P., Gustavsson L., Regional production and utilization of biomass in Sweden. Energy, 9: Ceccarini L., Angelini L., Bonari E., Caratteristiche produttive e valutazione energetica della biomassa di Miscanthus sinensis anderss, Arando donax L. e Cynara cardunculus L. in prove condotte nella Toscana litoranea. In Bona: S. (ed.). Atti del 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Facciotto G., Schenone G., Il pioppo fonte di energia rinnovabile. Sherwood, 6: Faini A., Paoli A., L acacia per impianti di Short Rotation Forestry. Poster presentato al 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Foti S., Cosentino S.L Specie annuali e poliennali da energia. Relazione presentata al 33 Convegno annuale della Società Italiana di Agronomia, Le colture non alimentari. Green M.R., Buckland M., Arable energy coppice. Aspects App. Biol., 40: Gustavsson L., Borjesson P., Johanasson B., Svenningsson P., Reducing CO 2 emission by substituting biomass for fossil fuels. Energy, 20: Heilman P.E., Xie F., Effects on Nitrogen on leaf area, light interception, and productivity of short rotation Populus trichocarpa x Populus deltoids hybrids. Can. J. For. Res., 24: Kauter D. et al., 2003 Quantity and quality of harvestable biomass from Populus short rotation coppice for solid fuel use a review of the physiological basis and management influences. Biomass & Bioenergy, 24: Laureysens I., Deraedt W., Population dynamics in a 6-year old coppice culture of poplar. I. Clonal differences in stool mortality, shoot dynamics and shoot diameter distribution in relation to biomass production. Biomass and Bioenergy, 24: McAlpine RG., Brown C.L., Herrick A.M., Ruark H.E., Silage sycamore. Forest Farmer 26(1):6-16. Marjoleine. C.,Hanegraaf, M. C., Assessing the ecological and economic sustainability for energy crops. Biomass and Bioenergy, 15: MazzonciniI M., Benvenuti S., Ginanni M., Silvestri N., Pampana S., Schenone G., Aspetti agronomici e colturali dell introduzione della silvicoltura a breve rotazione (S.R.F.) nella Toscana litoranea. Poster presentato al 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Mitchell C. P., Stevens E. A., Short-rotation forestry - operations, productivity and costs based on experience gained in the UK." Forest ecology and management,121: Pettenella D., Serafin S., Mezzalira G., Produzione ed impiego di biomasse a fini energetici a piccola scala: i filari cedui di platano. Poster presentato al 33 Convegno SIA, Padova, Settembre. Proe M.F., Griffiths J.H., Effects of spacing, species and coppicing on leaf area, light interception and photosynthesis in short rotation forestry. Biomass & Bioenergy, 23: Schenone G., Herbaceos crops for energy in Italy: present status of the research program promoted by ENEL (italian Electric Company). Proceedings of the Seventh National Biomass Conference. Nashville, Tennessee, U.S.A.: Schenone G., Facciotto G., Groppi F., Muggini G., Pari L., Short Rotation Woody Crops for energy: the research program of ENEL (Italian Electric Company) In: Overend R.P., Chronet E. ed. Making a business from biomass. Proceedings of the Third Biomass Conference of the Americas. Vol. 1:

11 Woods J., Hall D.O., Bioenergy for Development: Technical and Environmental Dimension. FAO Environment and Energy Paper 13, Roma, FAO, 119 pp. 11

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