Discariche controllate e siti contaminati: aspetti critici e tecnologie
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- Filippo Biagi
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1 Sintesi della Relazione Generale al XXIV CNG Discariche controllate e siti contaminati: aspetti critici e teclogie Pasqualini Erio, Fratalocchi Evelina, Mazzieri Francesco Università Politecnica delle Marche, Ancona PREMESSA In questa breve ta vengo esaminati sinteticamente alcuni aspetti peculiari della progettazione delle discariche controllate e degli interventi sui siti contaminati. Per approfondimenti si rimanda al testo completo della Relazione Generale (Pasqualini et al., 2011). 1. DISCARICHE 1.1 Localizzazione del sito In Italia la localizzazione di una nuova discarica è l aspetto più critico poiché comporta una grande resistenza da parte degli abitanti delle zone limitrofe all area prescelta. Tale resistenza è acuita, e spesso giustificata, dal fatto che l ubicazione di una nuova discarica avviene spesso sotto la spinta di un emergenza anziché essere il risultato di valutazioni comparative tra diversi siti potenzialmente idonei. La localizzazione di una discarica, che sia il risultato di una rigorosa analisi comparativa tra possibili siti, richiede un tempo tecnico stimabile in mesi, a seconda del numero dei siti da mettere a confronto e dal livello di collaborazione dei diversi attori coinvolti, ovvero dalla sollecitudine con cui gli enti pubblici fornisco alcuni dei dati necessari per elaborare la valutazione comparativa. Poiché ai tempi necessari per pervenire ad una graduatoria di idoneità dei siti si somma i tempi per la progettazione e costruzione, la realizzazione di discariche controllate richiede una responsabile programmazione, nel medio e lungo periodo, delle strategie che si intende adottare per fronteggiare il problema dei rifiuti. A partire dagli anni 90, so stati sviluppati studi per individuare metodi per la localizzazione ottimale di discariche controllate. Ad esempio, il metodo matrice (Pasqualini et al. 2011), ispirato alle metodologie di valutazione di impatto ambientale, fornisce una graduatoria dei siti quantificando in che modo la presenza di un impianto di smaltimento può influenzare le componenti ambientali (qualità delle acque e dell aria, caratteristiche del paesaggio, ecc.) tenendo conto anche dei risvolti ecomico-sociali. Il metodo matrice è un metodo interdisciplinare, nel quale le competenze della geologia e della geotecnica risulta essere fondamentali, dal momento che richiede lo studio della geomorfologia, frasità, idrogeologia, il dettaglio stratigrafico, la caratterizzazione meccanica ed idraulica dei depositi (con particolare riferimento alla presenza di barriere naturali), la sismicità dell area. 1.2 Progettazione La discarica controllata è un opera di ingegneria complessa ed importante per i molteplici aspetti da analizzare in fase di progettazione e di realizzazione e per le possibili gravi conseguenze ambientali che deriverebbero da errori in queste fasi. In questa sede si ritiene utile focalizzare l attenzione su alcuni aspetti della progettazione geotecnica che n sempre so considerati in modo adeguato. Poiché il progetto di una discarica è sito-dipendente, esso deve essere preceduto da un attenta indagine geotecnica ed ambientale. L indagine geotecnica è volta ad individuare la presenza di barriere naturali contro la migrazione del percolato nel sottosuolo, a valutare possibili instabilità sull area destinata ad accogliere la discarica ed a determinare le caratteristiche meccaniche dei terreni presenti. L indagine ambientale ha lo scopo di valutare i parametri delle matrici ambientali (aria, acqua, terre) preesistenti alla realizzazione e coltivazione della discarica. In estrema sintesi, una discarica controllata è dotata delle seguenti componenti: - un sistema di barriera di fondo per impedire la migrazione di percolato nel sottosuolo; - un sistema di raccolta ed rimozione del percolato, per limitare il battente idraulico, con il duplice vantaggio di minimizzarne la migrazione e migliorare la stabilità del sistema discarica; - un sistema di copertura finale per limitare l infiltrazione di acqua meteorica nel corpo rifiuti, limitando così la produzione di percolato; - un sistema di estrazione del biogas eventualmente prodotto. L efficienza di una discarica controllata è quindi condizionata sia dalla qualità e dalle prestazioni dei materiali utilizzati (e.g. bassa permeabilità della barriera di fondo), sia dall efficienza nel tempo delle suddette diverse componenti. Per raggiungere tale obiettivo è necessario garantire anche la stabilità locale e globale dell opera e la compatibilità delle deformazioni con la funzionalità delle diverse componenti. Con riferimento alla stabilità, è fondamentale tener presente che i sistemi di rivestimento delle discariche so costituiti dall accoppiamento di materiali diversi perché in questo modo migliora le prestazioni idrauliche globali; tuttavia, particolarmente quando la discarica è posizionata in pendio, le interfacce presenti nei rivestimenti compositi delle
2 barriere di base costituisco potenziali superfici di scivolamento ed è pertanto di fondamentale importanza, come specificato nel D.M. Infrastrutture ( ), valutare la stabilità lungo superfici di scorrimento che comprenda anche le interfacce tra i diversi materiali utilizzati. Anche la progettazione sismica di discariche controllate, che sviluppa l analisi del comportamento del corpo rifiuti e dei rivestimenti di base e di copertura durante e dopo l evento sismico di progetto, richiede un approccio che tenga conto delle peculiarità di tali opere e dei loro componenti (Pasqualini et al., 2011). Da quanto suddetto è evidente che la progettazione di una discarica richiede anche la caratterizzazione meccanica dei rifiuti. A tale argomento, fin dai primi anni 90, so state dedicate molte ricerche basate su sperimentazioni di laboratorio, in sito e back-analyses back analyses di rotture avvenute su pendii di rifiuti. Per fare un decisivo passo in avanti nel modellare il comportamento del corpo rifiuti, se ne dovrebbe incoraggiare il monitoraggio in condizioni di esercizio anche con inclimetri ed assestimetri. 1.3 Sistemi di copertura I sistemi di copertura definitiva delle discariche assolvo le funzioni di isolamento dei rifiuti dall ambiente ester, di minimizzazione delle infiltrazioni d acqua, di barriera alla fuoriuscita del gas. Le caratteristiche del sistema di copertura devo essere iltre tali da limitare l erosione e mantenerne l efficienza a seguito degli inevitabili assestamenti dovuti ai cedimenti del corpo rifiuti, minimizzando la necessità di manutenzione. La vigente rmativa italiana in materia (D.Lgs. 36/2003) fissa le caratteristiche minime dei sistemi di copertura in funzione della tipologia di discarica (Figura 1). Figura 1. Caratteristiche minime del sistema di copertura in funzione della tipologia di discarica (GM = geomembrana) Dal punto di vista rmativo è ammessa la sostituzione totale o parziale della barriera minerale compattata con materiali differenti (ad esempio, geocompositi bentonitici) purché ne sia dimostrata l equivalenza. I criteri con i quali stabilire l equivalenza di barriere con caratteristiche diverse (spessore, k) n so precisati. Un possibile approccio può basarsi sull uguaglianza della portata a parità di battente idraulico agente sulla barriera (Pasqualini et al., 2011). E utile infine menzionare che esisto, attualmente in fase di sperimentazione, diverse tipologie di barriere idrauliche di copertura alternative, che offro importanti vantaggi di ecomicità e sostenibilità ambientale, fra le quali ricordiamo quelle basate sul principio dell immagazzinamento dell acqua (water storage), efficaci nelle regioni con climi più secchi, le barriere ad evapotraspirazione (strato vegetato di terre a grana fine con elevata capacità di ritenzione), le barriere capillari (strato a granulometria più fine sovrapposto ad u strato a granulometria più grossolana) e le barriere con materiali riciclati (fanghi di dragaggio, ceneri volanti, fanghi di cartiera). 2. INTERVENTI SU SITI CONTAMINATI A causa delle grandi differenze nelle caratteristiche chimico-fisiche dei contaminanti, della loro frequente presenza in combinazione e dei ben diversi meccanismi di migrazione ed interazione con la matrice terre, la bonifica dei terreni contaminati è un operazione molto difficoltosa e talora scoraggiante. E per questo motivo che è necessaria una collaborazione di competenze che van dall ingegneria geotecnica alla chimica applicata e alla idrogeologia. Devo altresì essere rigorosamente definiti gli approcci metodologici in funzione della specifica situazione del sito e degli obiettivi da perseguire. A tale riguardo, un importante contributo è stato fornito dal vigente D.Lgs. 152/2006, il quale definisce l approccio metodologico da seguire ed entra nel dettaglio sulle specifiche procedure di caratterizzazione dei siti contaminati e sulla valutazione del rischio. Fornisce iltre i criteri generali per la selezione ed esecuzione degli interventi di bonifica e ripristi ambientale, di messa in sicurezza, tenendo nella dovuta considerazione il problema dei costi (individuazione delle migliori tecniche a costi sopportabili) e dell eventuale presenza di attività lavorative nel sito (messa in sicurezza operativa).
3 2.1 Caratterizzazione La caratterizzazione ambientale di un sito richiede un pia di indagini sistematiche per ottenere dati in numero e frequenza tali da definire tipo, livello ed estensione della contaminazione. Di fondamentale importanza è la ricostruzione storica delle attività presenti sul sito, per identificare le potenziali specie inquinanti, le possibili fonti di rilascio e le zone di probabile maggiore concentrazione. Nel caso in cui le informazioni storiche sia carenti e/o l area da indagare molto estesa, è opportu l impiego di tecniche geofisiche n invasive, che consento di investigare ampi volumi di terre in tempi brevi e a costi contenuti. Le prove n invasive, pur con la limitazione di una caratterizzazione qualitativa e di una suscettibilità ad interferenze, han il vantaggio di poter essere eseguite senza movimentazioni di terre, con importanti vantaggi per la sicurezza degli operatori e dei residenti. Sulla base del modello concettuale preliminare si imposta la successiva fase di caratterizzazione di dettaglio, di rma eseguita mediante sondaggi (con prelievi di campioni di terre e di acqua di falda da sottoporre ad analisi chimiche), che devo essere eseguiti con opportuni accorgimenti. A tali indagini si posso affiancare indagini con sonde cosiddette ambientali che consento una caratterizzazione rapida, ecomica ed a rischio ridotto. Ad oggi, i risultati più affidabili posso essere ottenuti mediante una combinazione di prove in sito e analisi chimiche di laboratorio su campioni prelevati in sito, scegliendo la tecnica più opportuna in base al tipo di inquinante che si presume sia presente (Pasqualini et al., 2011). La caratterizzazione di dettaglio del sito consente la formulazione del modello concettuale del sito (MCS) sulla base del quale viene progettato l intervento di bonifica o messa in sicurezza del sito. La scelta della teclogia di intervento richiede anche la caratterizzazione del terre anche dal punto di vista geotecnico. Infatti, se da un lato fattori quali ph o contenuto d acqua posso essere modificati per ottimizzare l efficacia di una particolare teclogia, altri fattori, quali granulometria, contenuto di sostanza organica, conducibilità idraulica, rappresenta un limite per la applicazione di determinate teclogie, tenendo anche conto della naturale eterogeneità fisico-chimica del terre anche in un sito contaminato di estensione limitata. 2.2 Analisi di rischio Ai sensi del D.Lgs.152/06, eseguita la caratterizzazione, è necessario determinare le concentrazioni soglia di rischio (CSR) mediante l analisi di rischio sanitario-ambientale. Al superamento di tali concentrazioni, il sito è definito contaminato e se ne richiede quindi la bonifica. L analisi di rischio parte dalla definizione del modello concettuale del sito che consiste in una ricostruzione completa delle caratteristiche del sito e ne illustra la distribuzione della contaminazione (sorgente), i meccanismi di rilascio e migrazione delle sostanze inquinanti (trasporto) ed il tipo e la modalità di esposizione dei recettori (bersaglio). L analisi di rischio, simulando la migrazione dei contaminanti in accordo con il modello concettuale costruito, consente di stimare i probabili effetti della potenziale contaminazione del sito in termini di pericolo per l uomo e per l ambiente. 2.3 Teclogie di intervento I requisiti fondamentali per una teclogia di trattamento di un terre contaminato so innanzitutto l efficacia, cioè si devo ottenere valori di concentrazione inferiori alla soglia di rischio che permanga tali nel tempo. Vi è iltre da considerare il suo costo, ecomico, sociale ed ambientale. Infine, n ultimo, deve essere possibile certificarne la reale efficacia. La scelta della migliore teclogia, cioè quella che consente di ottimizzare risultati e costi, dipende dalle caratteristiche della contaminazione, dal tipo di terre, dall ubicazione del sito, dalle strutture e attività ivi presenti e dalla destinazione d uso. La Figura 2 riporta le principali tecniche di trattamento, distinguendo, per il terre e per l acqua di falda, il processo alla base della teclogia e la possibilità di essere applicata con o senza asportazione. In Tabella 1 so iltre indicate diverse teclogie per realizzare la cinturazione perimetrale di un sito contaminato, che rappresenta una misura ampiamente adottata nel campo dell ingegneria ambientale per impedire o rallentare drasticamente la migrazione dei contaminanti nelle acque di falda attraverso il terre. Anche nel caso in cui si intervenga con trattamenti di bonifica in sito, il ricorso alla cinturazione (parziale o totale) può costituire una soluzione necessaria, ad esempio, per evitare la dispersione degli inquinanti durante il trattamento. Si ricorre all uso della cinturazione anche nel caso di interventi con carattere di urgenza, per i quali è necessario del tempo per mettere a punto le idonee tecniche di bonifica oppure quando le teclogie di trattamento del terre n consento di ridurre il livello della contaminazione al di sotto delle CSR. Per i necessari approfondimenti si rimanda a Pasqualini et al. (2011) in cui è anche riportata un ampia letteratura di riferimento.
4 Figura 2. Principali trattamenti per terreni ed acque sotterranee contaminati (ERH = Electrical Resistivity Heating; TCH = Thermal Conductive Heating; SEE = Steam Enhanced Extraction; RFH = Radio-Frequence Heating; SVE = Soil Vapor Extraction)
5 Tabella 1. Teclogie di diaframmi e caratteristiche essenziali (s = spessore; d = profondità) Tipologia Dimensioni (m) autoindurenti s min = 0.6 d max > 100 autoindurenti compositi s min = 0.6 d max = pali secanti s min= 0.5 d max= terrebentonite diaframmi sottili per iniezione Fresatura e miscelazione in sito, CSM jet-grouting colonne secanti s min = 0.6 d max= s max = 0.15 d max = 25 s = 1-2 d max = s min = 0.8 d max = 40 s min = 0.4 d max = congelamento s min = 0.7 d max = Terre/mat. di risulta 100% scavo + fango se bifase 100% scavo + fango se bifase Limitazioni esecutive 100% scavo blocchi, trovanti fango di perforaz % del diaframma > 30% del diaframma terreni molto compatti terreni con terreni molto compatti Bibliografia Pasqualini, E., Frataloccchi, E., Mazzieri F. (2011) - Discariche Controllate e siti contaminati: aspetti critici e teclogici. Atti del XXIV Conveg Nazionale di Geotecnica, Agi Edizion
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