Le zone omogenee della Città metropolitana di Torino Giannicola Marengo, Città metropolitana di Torino Irene Mortari, Città metropolitana di Torino

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1 IRES Piemonte, Torino 15 giugno 2016 Dentro il Piemonte: verso una nuova geografia amministrativa Le zone omogenee della Città metropolitana di Torino Giannicola Marengo, Città metropolitana di Torino Irene Mortari, Città metropolitana di Torino Premessa La legge 56/14 (Delrio) nell istituire le città metropolitane quali enti di governo di secondo livello, ha assegnato alle stesse l autonomia statutaria di organizzarsi in zone omogenee per specifiche funzioni e tenendo conto delle specificità territoriali. Sempre la Delrio stabilisce che la definizione di dette zone debba avvenire d intesa con la Regione, ovvero con decisione della Conferenza metropolitana, a maggioranza dei due terzi dei componenti. La Città metropolitana di Torino (di seguito CMTo) ha da subito individuato nel modello organizzativo delle zone omogenee una ottima soluzione per governare una area vasta caratterizzata da una estrema polverizzazione amministrativa e da una rilevante estensione ed eterogeneità del territorio (per oltre la metà classificato in ambito montano), nonché per contrastare la dicotomia tra aree urbanizzate di pianura (ambito ristretto metropolitano) ed aree di montagna Numero di comuni POPOLAZIONE (2014) BARI BOLOGNA FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI REGGIO CALABRIA ROMA TORINO VENEZIA CAGLIARI CATANIA MESSINA PALERMO BARI BOLOGNA FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI REGGIO CALABRIA ROMA TORINO VENEZIA CAGLIARI CATANIA MESSINA PALERMO SUPERFICIE TERRITORIALE (kmq) DENSITA' TERRITORIALE (2014) BARI BOLOGNA FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI REGGIO CALABRIA ROMA TORINO VENEZIA - BARI BOLOGNA FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI REGGIO CALABRIA ROMA TORINO VENEZIA D altra parte la riforma amministrativa in atto assume le città metropolitane quali principali motori di sviluppo del Paese: per far fronte a tale responsabilità occorre innanzi tutto poter garantire un elevato grado di coesione interna come base per la costruzione di una sistema a rete solido e capace di competere sul piano internazionale. La Città metropolitana di Torino ha individuato proprio nelle zone omogenee lo strumento utile a stimolare il dialogo fra le parti (i singoli comuni) con l'obiettivo di indirizzare gli stimoli a competere dal livello locale a quello di scala globale. In tal senso la CMTo ricerca il potenziamento delle forme di cooperazione tra piccoli e medi comuni, ponendo le basi per futuri processo di aggregazione.

2 Cosa sono e quali funzioni hanno le Zone omogenee? L articolo 27 dello Statuto della Città metropolitana di Torino, individua la zone omogenee quale articolazione operativa della Conferenza metropolitana. Le zone partecipano alla formazione condivisa del Piano strategico metropolitano e del Piano territoriale generale metropolitano ed esprimono pareri sugli atti del Consiglio che le riguardano specificatamente. Ai sensi della Legge Delrio, le zone omogenee sono altresì precondizione all addivenire a elezioni a suffragio universale nelle città metropolitane con popolazione superiore a tre milioni di abitanti: a tal proposito è interessante rilevare che, ad oggi, Roma, Milano e Napoli sono le sole a superare tale soglia, subito seguite dalla CMTo, che si colloca quindi al 4 posto tra le città metropolitane italiane per numero di abitanti (unica a rientrare nel range < 3 mil. >2 mil.). Lo Statuto pone inoltre le basi per una futura configurazione organizzativa per l esercizio delle funzioni della CMTo, individuando le zone omogenee quale possibile articolazione sul territorio delle attività e dei servizi decentrabili della CMTo, nonché come ambito ottimale per l effettuazione in forma associata di servizi comunali e per l esercizio delegato di funzioni di competenza metropolitana. Funzionalmente, è previsto che per ciascuna zona omogenea l Assemblea dei Sindaci individui un portavoce con il compito di partecipare agli incontri del Consiglio e di assicurare un adeguata rappresentatività dei diversi territori, così da garantire una migliorare partecipazione e condivisione alle scelte di governo dell Ente (agevolando la comunicazione istituzionale e il rapporto fiduciario tra le parti), nonché favorendo una maggiore integrazione (e semplificazione) tra i servizi erogati ai diversi livelli (comuni, CMTo, Regione). Il Percorso di definizione delle Zone omogenee della Città metropolitana di Torino L elaborazione dell'articolazione territoriale metropolitana in zone omogenee ha impegnato la CMTo per circa sei mesi, a partire dall ottobre del 2014, coinvolgendo due Commissioni consiliari appositamente individuate (una per la definizione delle zone ed una per la predisposizione dello Statuto metropolitano), gli uffici tecnici dell Ente, gli amministratori e i cittadini.

3 Il metodo (in sintesi) Ad una prima fase di ricognizione delle plurime forme di zonizzazione ed organizzazione del territorio, sia del passato, sia vigenti (limiti amministrativi, ambiti ottimali, ambiti di programmazione e pianificazione, ), è seguita una selezione critica delle partizioni più attinenti ed utili al processo. I dati, elaborati con un sistema GIS, hanno fornito un primo schema che è stato verificato rispetto al sistema dell accessibilità viaria e ferroviaria, ai relativi bacini funzionali, ad elementi di carattere geomorfologico e naturale, fino ad arrivare ad una configurazione in ambiti sovra comunali caratterizzati da una relativa omogeneità funzionale. Le prime due ipotesi proposte all'attenzione del Sindaco e delle Commissioni metropolitane individuavano una organizzazione del territorio in 8 zone, ciascuna delle quali composta da insiemi di comuni legati da una consolidata attitudine a collaborare tra loro su molteplici tematiche (dalla pianificazione del territorio, alla gestione dei servizi); tali proposte si differenziavano essenzialmente per una diversa organizzazione dell ambito sud-est della CMTo.

4 Proposta A - 8 zone omogenee Proposta C - 11 zone omogenee Proposta B - 8 zone omogenee Dal confronto con gli amministratori locali e con i territori, e a seguito di approfondimenti tecnici successivi, si è rilevato che la configurazione in 8 zone avrebbe prodotto uno sbilanciamento verso l area di pianura più urbanizzata, penalizzando i comuni montani e pedemontani. La soluzione individuata ha previsto l introduzione di due criteri geo-demografici: contiguità territoriale e popolazione minima => abitanti (criteri inseriti nello Statuto). Ciò ha comportato la suddivisione della macrozona metropolitana (AMT) torinese in 4 sub-ambiti, e quindi una configurazione generale in 11 zone omogenee. Il dialogo con i territori, che ha caratterizzato l intero processo sia nella definizione dell organizzazione territoriale, sia nella stesura dello Statuto, ha permesso di assegnare alle diverse zone anche quei comuni, localizzati prevalentemente nelle aree di cerniera tra i territori montani e quelli vallivi, che erano rimasti in sospeso, in quanto caratterizzati da una alta variabilità nelle dinamiche di cooperazione sub comunale.

5 Proposta 4 in 11 zone omogenee (16 gennaio 2015) Proposta 4b in 11 zone omogenee (16 gennaio 2015) Proposta 5 in 11 zone omogenee (20 gennaio 2015) Proposta preliminare adottata Il 21 gennaio 2015, il Consiglio metropolitano ha adottato la proposta preliminare di suddivisione del territorio in 11 zone omogenee ed ha avviato la consultazione pubblica (2 mesi di pubblicazione on line della mappa e dello Statuto e 10 incontri pubblici sul territorio con il Sindaco, gli amministratori locali, i cittadini ed i tecnici della CMTo). Delle 6 richieste di riassegnazione pervenute, 5 sono state accolte, mentre 1 è stata respinta per mancanza del requisito di contiguità territoriale. La proposta definitiva, inviata alla Regione per la condivisione come previsto dalla Legge Delrio, è stata approvata con la totalità (meno uno) di voti dalla Conferenza e dal Consiglio metropolitano il 14 aprile 2015.

6 Proposta definitiva di suddivisione del territorio della CMTo in 11 zone omogenee (DCM 8932/2015). Prospettive per il futuro La configurazione approvata nell'aprile del 2015 è certamente perfezionabile: una eventuale modifica delle zone non comporta la modifica dello Statuto metropolitano. D'altra parte la scelta di organizzare il territorio in zone omogenee non intende cancellare e sostituire sempre e comunque altri modelli di programmazione e gestione del territorio metropolitano che si sono dimostrati efficaci nell'affrontare specifiche tematiche. L'obiettivo con il quale la CMTo si è approcciata a questo lavoro ha tratto origine piuttosto dalla volontà di definire uno strumento utile per il coordinamento delle politiche territoriali a scala sovracomunale, stimolare il dialogo interno fra le diverse parti del territorio, anche al fine di far emergere criticamente le vocazioni prioritarie di ciascuno di essi in un'ottica di razionalizzazione e semplificazione delle relazioni e dei processi. Un primo passo in tal senso è già stato avviato all'interno dell'ente, laddove nel passaggio tra provincia e città metropolitana le zone omogenee stanno diventando il parametro di riferimento per la riorganizzazione delle funzioni e delle attività (ad es. circondari della viabilità, gli ambiti per la tutela e vigilanza ambientale, la pianificazione territoriale e strategica,...).

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