L EVOLUZIONE DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

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1 BANCHE E SVILUPPO ECONOMICO IN ITALIA DAL 1918 AL 1936 PROF. STEFANO PALERMO

2 Indice 1 OBIETTIVI FORMATIVI L EVOLUZIONE DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE LE TRASFORMAZIONI DEGLI ANNI VENTI LA CRISI DEL 29 E LE SUE CONSEGUENZE LE RIFORME: IMI, IRI E LA LEGGE BANCARIA DEL BIBLIOGRAFIA di 14

3 1 Obiettivi formativi Nel corso degli anni Venti, l economia europea conosce un andamento molto diversificato al proprio interno, con Paesi che riescono a tornare a livelli di produzione sostenuti e altri che faticano a uscire dalle difficili eredità della guerra. Proprio in virtù di queste difficoltà, si cominciano a diffondere due modelli politici di risposta alla crisi: quello delle democrazie consolidate e quello dei Paesi che scelgono invece la via dittatoriale o autoritaria. Al termine di una difficile crisi politica e sociale manifestatasi tra il 1919 e il 1921, il leader del Partito fascista, Benito Mussolini, viene nominato dal Re presidente del Consiglio del Re, con la complicità di una parte della vecchia classe dirigente liberale e dei ceti industriali, convinti di poterlo controllare e di poterlo usare per riportare l ordine nel Paese. In realtà dal 1925 vennero attuati una serie di provvedimenti di natura fortemente dirigista (le cosiddette leggi fasciste e le leggi fascisitissime) che trasformarono la natura del potere di Mussolini in una dittatura autoritaria. In questo contesto, si inseriscono da un lato, le politiche di risposta alla crisi del 1929 che il regime tenterà di attuare per arginarne gli effetti nel Paese e, dall altro, l evoluzione del sistema bancario e del rapporto con il sistema industriale. Obiettivo di queste pagine è analizzare l evoluzione del sistema creditizio e del rapporto tra banca e industria nel periodo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e il 1936, anno in cui, a seguito della crisi del 29, fu approvata la nuova riforma bancaria destinata a rimanere in vigore per molti decenni successivi. 3 di 14

4 2 L evoluzione del sistema bancario italiano Nel corso della seconda metà dell Ottocento la specializzazione del credito e l articolazione degli strumenti finanziari diventa un elemento caratteristico dell avanzata delle società industriali; un fenomeno che, pur tra limiti e contraddizioni, come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza, interessa anche l Italia. Secondo il modello di Cafagna-Bonelli, lo sviluppo economico (e in particolare quello industriale) in età liberale avrebbe seguito un andamento a onde, tra fasi di accelerazione e compressione. Volendo provare ad adattare lo schema Cafagna-Bonelli all evoluzione del sistema bancario, potemmo suddividere il periodo liberale in tre fasi principali: 1) L età delle origini del sistema bancario ( ), composta da: a) , lunga recessione; b) , prima espansione; c) , crisi economica. 2) La crisi di fine secolo, composta da: a) La crisi edilizia; b) La caduta del sistema. 3) Dalle riforme allo sviluppo dell età giolittiana ( ), composta da: a) Le riforme degli anni Novanta; b) Il connubio Banca/industria. In questa lettura, la crisi di fine secolo diventa non solo un momento di particolare crisi e difficoltà del sistema ma, in un ottica di lungo periodo, una fase di cesura con il periodo delle origini e di congiunzione con il periodo di sviluppo giolittiano. Per fare questo, la riorganizzazione del sistema del credito diventa quindi la priorità necessaria ad attrezzare il Paese alle sfide della seconda Rivoluzione Industriale. Una sfida vinta, dato che grazie alle riforme attuate e alla ripartenza del ciclo economico internazionale, l età giolittiana, compresa sostanzialmente tra il 1901 e la prima guerra mondiale è il momento nel quale il Paese riesce in maniera 4 di 14

5 particolarmente sostenuta ad avvicinarsi al centro del sistema economico diventando, seppure non uno dei primi, quanto meno un serio partner dei grandi protagonisti del capitalismo mondiale. Alla base di questa fase di crescita vi erano quelle riforme del sistema creditizio realizzate alla metà degli anni Novanta per rispondere alla crisi di fine secolo. Tra queste è importante ricordare: 1) la nascita della Banca d Italia (legge del 1893); 2) il sostegno all espansione di banche popolari e cooperative; 3) la nascita o il consolidamento delle banche miste sul modello tedesco, necessarie per veicolare i capitali dal risparmio all industria. Tra queste è bene ricordare: la Commerciale di Milano (1894, capitali tedeschi); il Credito italiano di Genova (1895, capitali misti); il Banco di Roma (1880); il Banco italiano di Sconto (1904). La nascita della Banca d Italia come istituto regolatore del mercato finanziario avviene in un periodo oltretutto caratterizzato anche dalla progressiva affermazione del gold standard e quindi dalla necessità di uno stretto controllo sul rapporto tra valute e riserve auree nazionali. Soprattutto la progressiva affermazione delle nuove banche miste permette di sostenere lo sviluppo della grande industria tipica della seconda Rivoluzione Industriale. Non a caso è in questa fase che si comincia a parlare di connubio banca/industria per indicare lo stretto intreccio di interessi che lega le une con le altre. Gli impieghi che le banche forniscono alle industrie vengono restituiti e remunerati o tramite interessi tramite una partecipazione del capitale azionario rendendo così ancora più forte il rapporto. Le banche miste assumono una funzione prettamente bancaria e non di holding, fornendo sostegno commerciale e non tecnico all industria, agevolandone il collocamento delle azioni o delle obbligazioni. Tra gli esempi di alleanza si possono ricordare la Commerciale con l Ilva, il Credit con la Fiat, il Banco di Roma con la Breda. La Commerciale tendeva più a investire in società ferroviarie, metallurgiche o elettriche, mentre il Credito industriale, con sede a Genova, soprattutto sulla chimica e la siderurgia. Un sistema che continuò a funzionare anche durante la guerra, quando le commesse pubbliche trainarono il livello della produzione industriale. 5 di 14

6 3 Il sistema bancario italiano dopo la prima guerra mondiale Il finanziamento della guerra da parte dello Stato (e più in generale dei principali Paesi europei) avviene inizialmente attraverso due strumenti: l emissione di titoli del debito pubblico e l aumento dell imposizione fiscale. Due strumenti che tuttavia hanno un limite naturale nella quantità di imposizione sostenibile, oltre la quale essa diviene inesigibile, o nel livello di stock o di interesse del debito, oltre il quale possono raggiungersi tassi inaccessibili. Di conseguenza, l ultimo elemento che viene utilizzato, in misura estremamente sostenuta, è l aumento della circolazione cartacea. L effetto immediato, di lungo periodo e che si rifletterà nei primi anni del dopoguerra, sarà un forte aumento dell inflazione. È questa, ad esempio la tesi di Aldcroft 1, secondo cui la Grande Guerra fu finanziata principalmente tramite prestiti richiesti al sistema bancario, generando una lievitazione dei debiti pubblici e dell inflazione. Solo per ricordare alcuni numeri inerenti l Italia, la spesa militare passò da 2,3 milioni di lire del 1914 a 20,6 miliardi del 1918 (di cui solo 1/5 finanziati da entrate di bilancio). Contemporaneamente la Fiat passa da dipendenti nel 1914 a nel 1918, la Ansaldo da a dipendenti. Come si vede dalle figure 1 e 2, il finanziamento e l uscita dalla guerra provocano: 1) una temporanea forte espansione delle attività degli istituti di emissione; 2) una forte crescita dell attività delle società ordinarie di credito (tra queste delle banche miste che passano dal 75% dell attivo totale del 1914 al 90% del 1917). 1 D. H. Aldcroft, L economia europea dal 1914 al 2000, Laterza, di 14

7 Figura 1: La struttura del sistema bancario italiano Immagine tratta da: V. Zamagni, Dalla periferia al centro, il Mulino Figura 2: La struttura del sistema bancario italiano Immagine tratta da: V. Zamagni, Dalla periferia al centro, il Mulino 7 di 14

8 Negli anni prebellici, il connubio banca/industria aveva portato a una stretta compartecipazione tra l ascesa dell una e lo sviluppo dell altro, attraverso un sistema variegato di alleanze (ad esempio, la Fiat con il Credit, la Bis con la Ansaldo, la Comit con la Terni). Ovviamente, le difficoltà di riconversione cui andarono incontro le industrie italiane al termine del conflitto si scaricarono sulle capacità di corrispondere ai finanziamenti ricevuti dal sistema bancario. In questo modo, dal 1921, entrarono in forte difficolta il Banco di Roma e la Banca italiana di sconto, la quale ultima non riuscì a sostenere la situazione e fu costretta a dichiarare la liquidazione e il fallimento. In questo contesto di generale difficoltà del sistema del credito, la Banca d Italia si attivò come prestatrice di ultima istanza, per effettuare alcune importanti operazioni di salvataggio. 8 di 14

9 4 Le trasformazioni degli anni Venti La trasformazione del sistema bancario degli anni Venti segue, dunque, da un lato il peso delle immobilizzazioni effettuate nelle industrie belliche durante la guerra e della crisi di riconversione postbellica, dall altro le politiche economiche inaugurate dal 1922 dal regime fascista che può essere suddivisibile nel cosiddetto periodo liberale del e in quello più dirigista del Nella prima fase, il ministro dell Economia De Stefani realizzò una strategia di apertura del mercato e di sostegno alla ripresa delle industrie attraverso una politica di svalutazione della moneta in grado di favorire le esportazioni, anche a costo di incrementare ulteriormente l inflazione. Nella seconda fase, invece, coincidente con la presa del potere autoritaria del regime, il nuovo ministro dell economia, Volpi di Misurata, ricevette un mandato abbastanza chiaro: non bastava sostenere la produzione industriale, bisognava combattere l inflazione (nemica di quelle classi medie su cui il regime basava il proprio consenso) e stabilizzare il quadro finanziario. Per queste ragioni, sotto il profilo della stabilizzazione monetaria, furono approvati: 1) la campagna per quota 90, ovvero la rivalutazione della lira rispetto alla Sterlina, passando, tra il 1927 e il 1928 dal valore di 153 a quello di circa 92; questo al fine di abbattere l inflazione e contenere i costi di importazione delle materie prime, scaricando sui salari i minori profitti sulle esportazioni ricavati dalle imprese; 2) il Prestito del Littorio, ovvero una manovra di consolidamento titoli pubblici italiani attraverso una conversione dei titoli a breve in titoli a lungo termine, operazione possibile sostanzialmente solo in un regime autoritario. Contemporaneamente furono attribuiti alla Banca d Italia con la legge del 1926 il monopolio del diritto di emissione e nuove funzioni di controllo del mercato, avvicinandola così sempre più a una vera e propria banca centrale nel senso più moderno del termine. Allo stesso modo, sotto il profilo del rapporto banca/industria, si assiste a una moltiplicazione delle attività degli istituti di credito speciale, sorti durante gli anni Venti come il Csvi, il Crediop 9 di 14

10 (1919), l Icipu (1924), il Credito navale (1928); istituti che finanziano opere pubbliche attraverso l emissione di obbligazioni garantite dallo Stato. Le stesse banche miste conoscono un importante trasformazione, avvicinandosi sempre più a un modello di «banca holding», rafforzando, dopo quota 90, il già stretto legame banca/industria presente nel ventennio precedente e trasformandolo in una vera e propria fratellanza siamese. 10 di 14

11 5 La crisi del 29 e le sue conseguenze Lo scoppio della crisi del 1929, dopo il crollo della borsa di Wall Street fu il frutto di una molteplicità di fattori. Tra le cause principali vi era senz altro il disequilibrio tra la crescita continua e costante degli USA negli anni Venti e le difficoltà incontrate da molti Paesi europei. Pesarono inoltre, le scelte fatte ai trattati di pace della prima guerra mondiale che bloccarono di fatto la ripresa economica tedesca rendendo la Germania un buco nero al centro dell Europa. Negli anni Venti, l Italia, pur avendo scelto la via autoritaria, era in parte riuscita seppure a costi altissimi sotto il profilo delle libertà democratiche, sociali e sindacali a ricostruire il proprio apparato industriale. Un risultato il cui costo, con la politica di quota 90 e del Prestito del Littorio, era stato scaricato sui ceti medi e sui certi operai a vantaggio del profitto e della rendita. La stessa scelta di quota 90 permise al Paese di essere investito dalla crisi con un lieve ritardo rispetto agli altri partner europei. Tuttavia, quando essa si manifestò in tutta la sua virulenza tra il 1930 e il 1931, fu chiara la gravità della situazione. In particolare, quella fratellanza siamese tra grande banca mista e grande industria, che aveva retto lo sviluppo italiano sostanzialmente per un trentennio, entrò in crisi; il crollo delle industrie portò, inevitabilmente alla caduta delle banche e viceversa mettendo così in discussione la struttura di base del capitalismo italiano. La caduta delle quotazioni dei titoli delle maggiori imprese dopo il crollo di Wall Street si traduce in un pesante immobilizzo delle banche. Nel 1931 la crisi di Comit e Credit richiese l urgenza di un intervento di salvataggio da parte del governo o della Banca d Italia, anche in virtù degli stretti collegamenti tra queste e le maggiori industrie italiane. 11 di 14

12 6 Le riforme: Imi, Iri e la Legge Bancaria del 1936 È possibile affermare che si evidenziarono due forme principali di risposte alla crisi, ambedue accomunate da un rinnovato intervento dello Stato nell economia, interpretato però in forme molto differenti. Alcuni Paesi, a più forte tradizione democratica (Francia, USA, Gran Bretagna), provarono a sganciarsi, per quanto gradualmente dai precetti liberali, per avviare un percorso di maggiore partecipazione dello Stato alla vita economica; altri invece, quelli a struttura dittatoriale (Spagna, Germania e la stessa Italia), videro nella crisi l occasione per approvare e varare nuove linee di stampo dirigista e autoritario, in grado di ampliare il controllo e la pressione dello Stato sui cittadini, sull economia e sulla società. Mentre anche in altri parti del pianeta cominciavano a diffondersi i primi precetti keynesiani di intervento pubblico per uscire dalla recessione, in un regime autoritario quale quello fascista l interventismo fu interpretato come una forma di dirigismo e un occasione per sciogliere il legame banca/industria rilanciando il controllo dello Stato sull economia. A questo scopo vennero fondati alcuni appositi istituti e utilizzati determinati strumenti o leggi operative: 1) nel 1931 nacque l IMI (Istituto mobiliare italiano), un ente pubblico sorto sul modello tipico degli istituti di credito speciale, i cui obiettivi erano: a) di sostituirsi alle banche nel finanziamento a lungo termine delle imprese; b) di finanziare il collocamento di obbligazioni decennali. 2) due anni dopo, nel 1933, in virtù dell accelerazione della crisi, fu fondato l IRI (Istituto per la ricostruzione industriale), un altro ente pubblico i cui obiettivi erano: a) fornire finanziamenti e prestiti a lungo termine alle imprese (un attività sostanzialmente complementare a quella dell Imi); b) rilevare attraverso un apposita sezione nominata smobilizzi, i pacchetti azionari delle banche miste (a loro volta proprietarie delle azioni delle industrie in default) per collocarli sul mercato; tuttavia, in virtù delle difficoltà del mercato stesso nel 1937 la smobilizzi si trasforma in una «sezione permanente». 12 di 14

13 3) nel 1934 tramite una Convenzione Iri-Banca d Italia-Tesoro-banche miste, le banche cedevano direttamente all IRI le azioni industriali ancora in loro possesso, riservandosi unicamente le operazioni di credito ordinario; 4) nel 1936, infine, una nuova legge bancaria, stabiliva: a) il principio di specializzazione e separazione tra credito a breve, medio e lungo termine; b) l impossibilità per le società di credito ordinario di fornire credito industriale; c) il monopolio del finanziamento all industria agli istituti di credito speciale; d) il rafforzamento delle funzioni di vigilanza alla Banca d Italia; e) la dichiarazione del risparmio e del credito come funzioni di interesse pubblico da preservare e difendere con adeguati strumenti. Si disegnano alcuni dei caratteri salienti del nuovo sistema bancario e industriale, destinati a influenzare lo sviluppo della storia italiana, ben oltre la fine del fascismo fino, sostanzialmente, agli anni Ottanta-Novanta del Novecento. Ad esempio: 1) la funzione dell Iri e la presenza della grande industria pubblica; 2) la presenza di grandi banche private, ma controllate indirettamente dallo stato; 3) la separazione tra banche e industrie e la valorizzazione del ruolo degli istituti di credito controllati dallo stato o costituiti da pool di banche (ad esempio Mediobanca) per finanziare le imprese industriali. 13 di 14

14 Bibliografia D. H. Aldcroft, L economia europea dal 1914 al 2000, Laterza, 2004 F. Assante, M. Colonna, G. Di Taranto, G. Lo Giudice, Storia dell economia mondiale, Monduzzi, 1995 P. Bianchi, La rincorsa frenata. L'industria italiana dall'unità nazionale alla crisi globale, Il Mulino, 2002 L. Cafagna, Dualismo e sviluppo nella storia d Italia, Marsilio, 1989 R. Cameron, Le banche e lo sviluppo del sistema industriale, Il Mulino, 1975 A. Caracciolo, L inchiesta agraria Jacini, Einaudi, 1973 G. Conti, S. La Francesca (a cura di), Banche e reti di banche nell'italia post-unitaria, Il Mulino, 2001 A. Di Vittorio (a cura di), Dall'espansione allo sviluppo. Una storia economica d Europa, Giappicchelli, 2011 R.W. Goldsmith, Financial Structure and Development, Yale University, 1969 P. Malanima, L economia italiana. Dalla crescita medievale alla crescita contemporanea, il Mulino, 2003 I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell'economia moderna, Il Mulino 1978 V. Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell Italia, , il Mulino, di 14

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