Sostenibilità dell azienda con il compostaggio dei reflui

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1 COMPOSTAGGIO DUE CASI DI STUDIO IN BASILICATA: COSTI E GESTIONE DEL COMPOST Sostenibilità dell azienda con il compostaggio dei reflui di M. Pergola, A. Persiani, C. D Adamo, V. Pastore, A.M. Palese, L. Vicinanza, R. Sileo, G. Ippolito, M.A. Lombardi, G. Celano Negli ultimi decenni il comparto zootecnico della Basilicata ha evidenziato una serie di cambiamenti: riduzione del numero di aziende; sensibile aumento della loro dimensione media; aumento della produzione unitaria; aumento degli acquisti di alimenti zootecnici per soddisfare in termini qualitativi e quantitativi le crescenti esigenze degli animali; ecc. Allo stesso tempo vi è stato un ampliamento del carico di lavoro aziendale, che ha fatto registrare una tendenza alla riduzione nella utilizzazione delle superfici foraggere locali e alla contrazione dei tempi di lavoro per unità di superficie. In riferimento alle strutture zootecniche, si sono sempre più affermate forme di stabulazione che prevedono la gestione delle deiezioni sotto forma liquida, con conseguenti problematiche gestionali e inconvenienti di varia natura (ri- Foto 1 Azienda Luciano Santoro nella situazione pre-intervento, gestione delle deiezioni con raschiatore Il compostaggio del letame tramite piccoli impianti aziendali presenta una serie di vantaggi a partire dai bassi costi di gestione fino agli aspetti igienico-sanitari. Inoltre il materiale organico microbiologicamente stabilizzato attraverso il compostaggio ha un umidità contenuta (40-50%) e un più basso tenore in azoto totale rispetto alle matrici iniziali. Esso può trovare una collocazione remunerativa sul mercato e raggiungere un prezzo interessante (25 euro/m 3 ) duzione dell efficienza di utilizzazione dei nutrienti in esse contenuti; impatto odoroso particolarmente persistente e sgradevole; potenziale capacità di causare inquinamenti a carico delle acque superficiali). Inoltre, in molte realtà aziendali, questi inconvenienti sono stati aggravati dal sottodimensionamento dei volumi di stoccaggio dei liquami in fase di progettazione aziendale o, ancor più spesso, da un aumento del numero di animali allevati a cui non è seguito il suggerito costoso adeguamento delle strutture di gestione dei reflui. Tali problematiche si sono via via accentuate incrociandosi con la crescente sensibilità della collettività rispetto alla tematica ambientale. Di qui l esigenza di trovare il migliore livello di compatibilità, e quindi di sinergia, fra attività agro-zootecnica, altre attività agricole e forestali e, in molti casi, anche di vocazione turistica del territorio. Una possibile proposta per ottimizzare l utilizzazione dei reflui zootecnici è il compostaggio del letame, e ciò soprattutto se lo stesso proviene da una gestione della stalla che prevede l utilizzazione di minimi quantitativi di paglia (lettiera). In particolare, la filiera del compost (dall acquisizione delle matrici di partenza alla distribuzione in campo) si può sviluppare nei diversi comparti agricoli contribuendo a risolvere diverse criticità, tra le quali lo smaltimento degli scarti verdi e delle deiezioni zootecniche. Inoltre, il compostaggio, producendo sostanza organica stabilizzata, alimenta cicli virtuosi di recupero dei suoli degradati, ripristina la fertilità degli stessi, contribuisce al sequestro del carbonio nel suolo e riducendo gli input di fertilizzanti, antiparassitari e carburanti abbassa i costi di produzione e riduce gli impatti negativi delle attività agricole. Applicazione direttiva nitrati in Basilicata La gestione e la corretta utilizzazione degli effluenti zootecnici rappresenta, alla luce degli indirizzi contenuti nella direttiva nitrati, un tema fondamentale per gli allevatori. Infatti, le normative nazionali e regionali in materia ambientale hanno come obiettivo il corretto carico di bestiame inteso come quantitativi di azoto prodotto in rapporto alla superficie agraria interessata dalla distribuzione. In Basilicata il massimale è fissato in 340 kg/ha/anno di azoto per le zone non vulnerabili e 170 kg/ha/anno nelle zone vulnerabili ai nitrati. Pertanto, le aziende si trovano nella condizione di avere ridotte superfici destinabili alla distribuzione rispetto ai quantitativi di azoto contenuti negli effluenti zootecnici. In questi casi può risultare utile ridurre i volumi e/o il carico di azoto dei reflui adottando diverse tecniche di trattamento in azienda. Tra queste, la trasformazione delle deiezioni in so- 30 supplemento a L Informatore Agrario 46/2015

2 a b c Foto 2 Trincea di compostaggio vuota con canalette per l alloggiamento dei tubi forati per l insufflazione di aria nel cumulo (a); copertura delle canalette con materiale strutturante composto da cippato, paglia, truciolato, ecc. (b) e trincea stoccaggio del compost piena (c) stanza organica umificata mediante compostaggio sembra essere una strada praticabile per offrire una soluzione di semplicità, validità e sostenibilità in termini economici ed ecologici. Compostaggio aziendale Le tecniche di compostaggio, pur prevedendo in ogni caso tre fasi principali (preparazione della miscela, fase bio-ossidativa e fase di maturazione), sono diverse e pertanto comportano scelte con conseguenze tecnico-gestionali ed economiche differenti fra di loro. Tra le numerose tecnologie disponibili per la fase bio-ossidativa del processo vi sono: compostaggio in cumuli passivi: molto economico e consigliabile per le piccole aziende che non hanno grandi problemi di spazio; compostaggio in cumuli statici ad aerazione attiva: vantaggioso soprattutto per la celerità dei tempi di compostaggio e per i ridotti spazi richiesti; compostaggio in sistemi confinati: poco diffuso nel settore zootecnico per l elevato investimento iniziale e di gestione che lo rendono idoneo solo quando si lavora con ingenti quantitativi di materiale da compostare. Al fine quindi di adottare la soluzione più appropriata, è fondamentale fare un analisi economica, energetica e ambientale della situazione pre e post-intervento. I casi di studio Primo caso. Il primo caso studio riguarda una delle aziende coinvolte nel progetto CompostA, Psr Basilicata, Pif Latte - Misura 124 (azienda Luciano Santoro, Bella, Potenza). Nell azienda agricola Santoro i reflui normalmente vengono allontanati due volte al giorno con raschiatore e l uso della paglia è limitato alle cuccette delle vacche in lattazione (foto 1). L intervento di miglioramento aziendale è stato realizzato recuperando le opere edilizie preesistenti e prevedendo solo due nuove operazioni in stalla: aggiunta di biotriturato/segatura e pulizia della stessa con pala meccanica. Inoltre, al fine di modificare il meno possibile le strutture e permettere all allevatore di poter eventualmente tornare alla situazione pre-intervento evitando così costi aggiuntivi, è stata realizzata una cella di compostaggio di 50 m 2 con muretti di contenimento alti 2 m (foto 2). È stata condotta un analisi pre-intervento per valutare la sostenibilità ambientale corrente dell azienda, con un analisi post-intervento che ha riguardato la costruzione dell impianto di compostaggio, l acquisizione del materiale strutturante (truciolato, cippato, paglia, ecc.), la movimentazione del materiale da compostare (letame), il processo di compostaggio, lo stoccaggio del compost prodotto e la successiva distribuzione in campo. Secondo caso. Il secondo caso studio, svolto nell ambito del Progetto europeo Foto 3 Platee di raccolta delle deiezioni nell azienda Fortunato (secondo caso di studio) Mattm-Cnlmsd, ha riguardato l azienda Fortunato, un azienda mista zootecnica-frutticola ubicata nel comune di Stigliano (Matera). In essa è stata introdotta una tecnologia di compostaggio on-farm con bassi costi di investimento e di gestione, finalizzata al reintegro aziendale della sostanza organica e alla minimizzazione dell impatto ambientale negativo delle deiezioni animali da distribuire in campo, legato principalmente alla produzione di percolato inquinante. Prima dell introduzione del compostaggio, l azienda presentava un sistema di gestione delle deiezioni zootecniche fondato sulla maturazione in platea, per un periodo variabile dai 5 ai 6 mesi, del materiale palabile derivante dall allevamento su lettiera di sola paglia, (foto 3) e sulla distribuzione in campo del letame con lo spandiletame aziendale. La movimentazione delle deiezioni dalla stalla alle platee avveniva con pala meccanica e carrello di trasporto. Il percolato prodottosi durante la sosta delle deiezioni in platea, raccolto in vasca, era distribuito nei campi con l ausilio di carro botte. Dall analisi preliminare risultava che in azienda vi era un volume potenziale di stoccaggio delle deiezioni nelle platee eccedente il quantitativo di deiezioni prodotte e che quindi vi erano tutte le condizioni favorevoli per poter adottare un adeguato processo di compostaggio, rispettando i criteri in materia di stoccaggio e maturazione del prodotto. Metodologie per stimare la sostenibilità Per valutare la sostenibilità degli interventi (compostaggio on-farm) è stata effettuata un analisi Lca, energetica e dei costi che ha riguardato 46/2015 supplemento a L Informatore Agrario 31

3 Foto 4 Cumulo di letame bovino paglioso e pannelli solari smontabili per l alimentazione del sistema utilizzati nelle prove divulgative con sistema di compostaggio itinerante la costruzione dei singoli impianti di compostaggio, l acquisizione del materiale strutturante, la movimentazione del materiale da compostare, il processo di compostaggio, lo stoccaggio del compost prodotto. Nel caso 1 si è proceduto anche a considerare la fase di carico e distribuzione in campo (non considerate nel secondo caso). Nell analisi sono stati presi in considerazione tutti i materiali e le macchine usate nelle varie operazioni di costruzione e gestione degli impianti, nelle operazioni di movimentazione dei materiali, nel trasporto e nella distribuzione del compost, nonché i quantitativi di energia elettrica, di carburante e di lubrificante utilizzati. Analisi degli impatti ambientali. L analisi ambientale, attraverso la metodologia Life cycle assessment (Lca) e in accordo con la normativa Uni Iso 14040, ha previsto le seguenti fasi: definizione degli scopi, degli obiettivi e del campo di applicazione dello studio; analisi d inventario e cioè compilazione di un inventario di entrate (materiali, energia, risorse naturali) e uscite (emissioni in aria, acqua, suolo) rilevanti del sistema compostaggio; valutazione di impatto, processo tecnico-quantitativo e/o qualitativo volto a caratterizzare e valutare gli impatti ambientali delle sostanze identificate nella fase di inventario secondo le principali categorie di impatto (prelievo di risorse abiotiche e biotiche; uso del territorio; effetto serra; riduzione dell ozono nella stratosfera; eutrofizzazione; acidificazione; ecotossicità; smog fotochimico); analisi dei risultati, effettuata attraverso l analisi di sensitività e, dopo aver individuato gli ambiti più critici, la valutazione delle alternative per ridurre gli impatti dell unità funzionale oggetto di studio. Analisi energetica. L analisi energetica, condotta secondo il principio dell Energy matter inputs (Emi), ha permesso di esprimere in MJ/t di compost prodotto il consumo di energia legato alla costruzione degli impianti, al processo di compostaggio, alla movimentazione dei materiali e alla distribuzione in campo del compost ottenuto. A tal fine sono stati reperiti dati di campo e dati bibliografici. Tra i primi, attraverso l utilizzo di un apposita scheda, sono stati raccolti dati annuali sui flussi di materia ed energia dei processi produttivi che compongono l intero ciclo di vita del sistema di compostaggio aziendale. Tra i dati bibliografici sono stati TABELLA 1 - Primo caso studio - Analisi energetica, ambientale ed economica pre e postintervento riferita a un ciclo di compostaggio MJ Kg (CO 2 eq) Euro Situazione pre-intervento (convenzionale) Pulizia stalla Pulizia raschiatore Omogeneizzazione del letame Carico letame Trasporto e distribuzione in campo Totale Situazione post-intervento (produzione di compost) Costruzione impianto di compostaggio Trasporto cippato Distribuzione cippato in stalla Pulizia stalla e creazione cumulo Insufflazione-gestione cumulo Scarico piattaforma Carico per trasporto Trasporto e distribuzione in campo Totale Per tonnellata di compost secco Le operazioni più impattanti e più costose sono nella gestione convenzionale la pulizia della stalla, il trasporto e la distribuzione in campo delle deiezioni; nella soluzione produzione di compost sono la gestione del cumulo (26%) e il trasporto del cippato in azienda. ricercati i coefficienti energetici unitari più realistici e rappresentativi dei casi studio oggetto della presente ricerca. Analisi dei costi. L analisi economica della produzione di 1 t di compost ha riguardato solo l analisi dei costi di produzione, dato che l obiettivo è stato la valutazione della fattibilità e della convenienza economica della costruzione di piccoli impianti di compostaggio aziendali. Nello specifico, i costi sono stati distinti in variabili (lavoro, materiali a logorio totale, carburante, energia elettrica) e fissi (quote di ammortamento impianto e macchine, assicurazione e manutenzione macchine) e hanno riguardato l intero ciclo di produzione del compost, dalla realizzazione dell impianto di compostaggio aziendale per la gestione dei reflui zootecnici alle macchine utilizzate per la movimentazione del materiale; al trasferimento del materiale strutturante presso le aziende zootecniche e l impianto; al processo di compostaggio vero e proprio (realizzazione del cumulo, insufflazione, scarico della piattaforma) fino alla distribuzione in campo. Compostaggio vs metodo convenzionale Nella tabella 1 si riportano i risultati dell analisi energetica, ambientale ed economica relativa al primo caso studio (azienda Santoro) nella situazione pre-intervento (convenzionale) e post-intervento con produzione di compost. Dall analisi di sostenibilità condotta si evince che la soluzione di compostaggio del letame presenta consumi di energia lievemente maggiori rispetto al caso convenzionale (+10%), impatta meno ( 6%), ma soprattutto ha costi inferiori ( 37%) rispetto alla gestione convenzionale con raschiatore. I maggiori consumi energetici sono legati all energia inglobata nel cemento utilizzato per la costruzione dell im- 32 supplemento a L Informatore Agrario 46/2015

4 TABELLA 2 - Secondo caso di studio - Analisi energetica, ambientale e dei costi in postintervento riferita a un ciclo di compostaggio MJ Kg (CO 2 eq) Euro Situazione post-intervento Acquisizione cippato Distribuzione cippato in stalla Acquisizione materiale strutturante (paglia) Pulizia stalla e creazione cumulo Costruzione impianto compostaggio Gestione cumulo Scarico piattaforma Totale Per tonnellata di compost secco La produzione di compost in questo caso comporta maggiori consumi energetici (258 MJ/t), maggiori impatti ambientali (17 kg di CO 2 eq/t) e costi di produzione (22 euro/t). Il motivo è principalmente dovuto alla maggiore distanza tra la stalla e l impianto di compostaggio, che comporta un uso più intenso di macchine. pianto di compostaggio. Nella gestione convenzionale le operazioni più impattanti (87%) e più costose (81%) sono la pulizia della stalla e il trasporto e la distribuzione in campo delle deiezioni, nella soluzione produzione di compost sono la gestione del cumulo (26%) e il trasporto del cippato in azienda (26%) a essere maggiormente impattanti. L acquisizione del cippato è anche la fase più costosa (59%) della produzione di compost che, escludendo la fase di carico e trasporto in campo, ha assunto costi di 9,50 euro/t di sostanza secca. Rispetto all azienda Santoro, nell azienda Fortunato (secondo caso di studio) il materiale strutturato utilizzato come lettiera in stalla non viene acquistato, ma è costituito in parte dalla biotriturazione del materiale di potatura dei frutteti presenti nella stessa azienda e in parte dalla paglia. La produzione di compost in questo secondo caso comporta maggiori consumi energetici (258 MJ/t), maggiori impatti ambientali (17 kg di CO 2 eq/t) e più elevati costi di produzione (22 euro/t) (tabella 2). Ciò è dovuto essenzialmente alla maggiore distanza tra la stalla e l impianto di compostaggio, che impone un uso più intenso di macchine e quindi un più significativo consumo di carburante. Diffusione delle conoscenze e trasferimento dell innovazione In futuro di fondamentale importanza sarà la promozione e diffusione delle innovazioni realizzate attraverso nuove forme di collaborazione e di cooperazione tra soggetti di diversa natura presenti sul territorio regionale (pubblici e privati, agricoltura, mondo della ricerca e del sociale, ecc.). Nell ambito delle innovazioni relative al compostaggio in ambiente zootecnico l Alsia in collaborazione con l Unibas prevede di realizzare interventi informativi e dimostrativi sull intero territorio lucano attraverso incontri, seminari, visite guidate, opuscoli, viaggi studio, la preparazione di un video sui diversi modelli di compostaggio adattabili alle diverse realtà aziendali. COMPOSTAGGIO Inoltre, sarà elaborato un progetto pilota sul compostaggio «on farm» che prevede la realizzazione e la gestione di sei piccoli impianti dimostrativi in altrettante aziende agricole lucane, utilizzando un prototipo mobile appositamente studiato (foto 4). Sarà, inoltre, messa a disposizione la recente nuova piattaforma tecnologica di divulgazione dell Agenzia «Agricoltura 2.0» che comprende strumenti informatici innovativi che consentiranno di mantenere un contatto continuo i diversi utenti, amplificando così la comunicazione e la divulgazione. Vantaggi del compostaggio del letame Il compostaggio del letame tramite piccoli impianti aziendali presenta una serie di vantaggi per gli agricoltori. Infatti, i costi di gestione sono minori per le inferiori quantità di materiale organico da distribuire (50% in meno); si presenta come un prodotto stabile e sicuro dal punto di vista igienico-sanitario; non è maleodorante, il che lo rende più facilmente stoccabile e trasportabile eliminando l onerosa fase di distribuzione dei reflui in forma liquida. Ha un minore contenuto in umidità (si passa dal 70-80% al 40-50% circa) e un ridotto contenuto in azoto totale rispetto alle matrici iniziali (tra il 15-35% in meno) e, quindi, minori sono le quantità di azoto da stoccare, soprattutto nel periodo di divieto di spandimento (novembre-febbraio) e da distribuire in campo. Essendo un prodotto ammendante ricco di sostanza organica pregiata (stabile e in parte umificata), può migliorare notevolmente le caratteristiche fisico-chimiche dei suoli e la loro generale attitudine a produrre, con conseguente razionalizzazione dell uso dei fertilizzanti di origine chimica e abbattimento dei costi per il loro acquisto. Può inoltre trovare, grazie al suo valore, una collocazione remunerativa sul mercato, raggiungendo prezzi interessanti (25 euro/m 3 ) tali da fornire una copertura dei costi di gestione dei reflui e, in alcuni casi, anche un interessante utile aziendale. Infine, l adozione della tecnica di compostaggio e l utilizzo di lettiere di materiale ligno-cellulosico di provenienza forestale, eventualmente miste con paglia, può attivare utili economie a carico di residui forestali che possono così avere destinazioni di mercato remunerative. Maria Pergola Alessandro Persiani Carmine D Adamo Vittoria Pastore Assunta Maria Palese Luigi Vicinanza Giuseppe Celano Università degli studi della Basilicata - Unibas Rocco Sileo Giuseppe Ippolito Maria Assunta Lombardi Agenzia lucana per lo sviluppo e l innovazione in agricoltura - Alsia Per commenti all articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivi a: redazione@informatoreagrario.it Per consultare gli approfondimenti e/o la bibliografi a: 46/2015 supplemento a L Informatore Agrario 33

5 COMPOSTAGGIO ARTICOLO PUBBLICATO SUL SUPPLEMENTO A L INFORMATORE AGRARIO N. 46/2015 A PAG. 30 Sostenibiltà dell azienda con il compostaggio dei reflui LE RETI ECOLOGICHE Il progetto CompostA, nell ambito del Psr Pif latte, ha compreso nei suoi ambiti applicativi la realizzazione di Reti ecologiche aziendali in sintonia e in parte funzionali all introduzione di soluzioni sostenibili di produzione di compost aziendale utilizzando le deiezioni bovine. Nel progetto sono state coinvolte tre aziende zootecniche situate nel comprensorio della Valle del Marmo-Platano, in provincia di Potenza. Il paesaggio è un alternanza di aree boschive e brulli scenari di dorsali rocciose battute da venti e prive di vegetazione arborea. Gli altopiani e le conche interne sono aree prevalentemente agricole che convivono con «isole industriali» che hanno però creato una rilevante frammentazione ecologica. Grandi corpi boschivi, aree antropizzate e colture agrarie si alternano tra piccoli campi incolti, radure, macchie a ginestra e lembi di querceto (foto A). L attività agricola è incentrata prevalentemente sulla coltivazione di grano, orzo, legumi, foraggio, allevamento bovino e ovicaprino. Foto A Paesaggio dell area oggetto del progetto CompostA Struttura e funzione delle Reti ecologiche Le fasce possono avere una fisionomia e una forma variabile a seconda delle esigenze e del contesto in cui devono essere inserite. Possono essere formate unicamente da alberi (filari), da arbusti (siepi), da piante erbacee (prato di margine) o da una combinazione delle tre tipologie menzionate (foto B). Il valore ecologico di una fascia verde risiede nell essere un elemento di rifugio per la fauna selvatica (uccelli, insetti, mammiferi, anfibi, rettili) in cui possono trovare cibo e condizioni di ricovero utili al ciclo vitale e riproduttivo. L azienda agricola che implementa infrastrutture è un incubatore di reti trofiche, che nel tempo possono diventare sempre più complesse. E nello stesso tempo è un nucleo ecologico (insieme ad altri) con cui creare connessioni per aumentare la continuità della rete ecologica territoriale. Alla funzione ecologica primaria, delle infrastrutture verdi realizzate, segue una funzione agro-ecologica utile a una gestione sostenibile aziendale che consente di: svolgere un azione di produzione di materiale strutturante per il compostaggio, di frangivento per limitare l erosione eolica e l evapotraspirazione delle colture; controllare l erosione idrica; essere area rifugio per insetti utili al controllo biologico di fitofagi dannosi e per i pronubi necessari all impollinazione; svolgere azione di filtro verso inquinanti dal traffico veicolare, dall effetto deriva o dall inquinamento acustico; ottenere prodotti per l autoconsumo o la vendita (legna da ardere, miele, frutti, ecc.). La strategia progettuale Gli inserimenti sono stati pianificati prendendo in considerazione gli spazi marginali, le tare dell azienda e la fruibilità dell attività rurale, in modo che l inserimento di fasce verdi risultasse complementare e compatibile con il lavoro aziendale. Le nuove configurazioni aziendali supportano due funzioni territoriali: ecologica generale (aree rifugio per la fauna selvatica); agroambientale (produzioni complementari). Gli interventi rappresentano l ossatura della rete ecologica aziendale, un primo step di realizzazione. Definita la base, l azienda potrà nel tempo integrare e migliorare la Foto B Esempi di fasce verdi ai bordi dei campi coltivati. Siepe mista naturale, perimetro seminativo (1) [(Fascia mista mediterranea (Phyllirea angustifolia, Laurus nobilis, Arbutus unedo, Quercus ilex, Fraxinus oxycarpa, Nerium oleander)]. Impianto 2008, perimetro frutteto (2) [(Fascia mista (Ulmus minor, Crataegus monogyna)]. Impianto 2010, perimetro colture ortive (3)

6 FIGURA A - Esempio di schema d impianto STRUTTURA 3,0 Mono filare misto Altezza a maturità 1,5 1,5-3,0 m Forma di allevamento cespuglio Ingombro laterale maturità 1,5 m metri 0, Spartium junceum Prunus spinosa Cornus sanguinea Crataegus monogyna Cercis siliquastrum Cercis siliquastrum Spartium junceum Schema d impianto Prospetto struttura e la qualità (sempre in relazione agli obiettivi di impresa) della propria rete interna aumentando il livello di connessione alla Rete ecologica territoriale, magari partecipando a interventi su scala comprensoriale. Sono state realizzate due tipologie di intervento ( figura A): lineare (siepe mista o in purezza) con distanza sulla fila di cm (le specie arboree sono state posizionate a 80 cm rispetto alle specie con habitus arbustivo); alberata (per zone d ombra) con sesto m. Le specie vegetali utilizzate Le specie vegetali utilizzate sono autoctone in senso ampio. Sono state individuate tra le piante spontanee del luogo, ma riconsiderate anche altre, tipiche della flora dell Appenino Meridionale, che a causa della frammentazione/semplificazione ecologica sono scomparse o divenute rare (tabella A, foto C). La fase di impianto Ripuntatura e frangizollatura sono state le lavorazioni necessarie alla preparazione del terreno per la messa a dimora delle piante. La disponibilità di letame maturo nelle aziende ha reso possibile l implementazione dello stesso nel suolo in fase di preparazione. Lungo l asse centrale delle fasce è stata posizionata un ala gocciolante autocompensante (portata di 2 L/ora) per garantire disponibilità idrica alle piante soprattutto nelle prime fasi di sviluppo. Successivamente si è proceduto all applicazione del telo pacciamante per inibire lo sviluppo della flora spontanea, impedendone la competizione con le piante della siepe ed evitando una manutenzione continua per l eliminazione delle infestanti (foto D) Il materiale vivaistico impiegato corrisponde a piante in alveolo, o al massimo in piante in vaso 16 per alcune specie arboree. In queste tipologie di impianti, la scelta

7 COMPOSTAGGIO segue LE RETI ECOLOGICHE Foto D Preparazione suolo (1). Pacciamatura (2). Materiale vegetale (3) TABELLA A - Elenco delle specie impiegate Corylus avellana - Nocciolo Populus nigra - Pioppo nero Spartium junceum - Ginestra Alnus glutinosa - Ontano nero Ulmus minor - Olmo Ligustrum vulgare - Ligustrello Fraxinus ornus - Orniello Acer campestre - Acero campestre Tilia plathyphyllos - Tiglio nostrano Salix viminalis - Salice da vimini Sorbus domestica - Sorbo Prunus spinosa - Prugnolo Crategus monogyna - Biancospino Pyracantha coccinea - Agazzino Pyrus piraster - Pero selvatico Cerci siliquastrum - Albero di Giuda Laurus nobilis - Alloro Cornus sanguinea - Sanguinello Rosmarinus officinalis - Rosmarino Rosa canina - Rosa selvatica deve ricadere sempre su piante molto giovani (max 2 anni) per la maggiore capacità di attecchimento e la maggiore convenienza economica, dato l elevato numero di piante richieste. Costi La spesa sostenuta per la formazione delle siepi campestri aziendali è riportata in tabella B ed è riferita a 1 m lineare di realizzazione. Come si può rilevare dall analisi dei costi, l impegno economico non è trascurabile e richiede un utilizzo del lavoro umano importante. Elementi di riduzione dei costi e di ottimizzazione dell impegno possono certamente risiedere nella autoproduzione del materiale vegetale da utilizzare e nella diluizione dell intervento nel tempo. L importanza delle fasce verdi Le fasce verdi rappresentano un risorsa fondamentale per le aziende che praticano un agricoltura sostenibile o Foto C Spartium, Ulmus (1), Cornus sanguinea (2), Rosa canina (3) TABELLA B - Voci di costo medio relative alla realizzazione e prima manutenzione della fascia verde (euro/m lineare) Voce di costo Materiali Manodopera Totale Lavori preparatori 0,00 5,34 5,34 Collocamento a dimora piante comprensivo costo di acquisto 1,50 1,84 3,34 Lavorazione post-impianto (vangatura) 0,00 6,07 6,07 Impianto di irrigazione, irrigazione (8 interventi), concimazione 5,29 12,16 17,45 Fornitura, stesura telo pacciamante, ancoraggio al suolo 0,70 0,54 1,24 Scerbatura, eliminazione polloni, ecc. 0,00 1,16 1,16 Totale 7,49 27,11 34,61 a basso impatto ambientale negativo. Le fasce generano valore aggiunto nella gestione agronomica e contribuiscono alla composizione dell offerta di prodotti e servizi per le aziende multifunzionali. Un tempo molto diffuse, rappresentavano il terminale biologico degli habitat naturali territoriali che, estendendosi fino alle zone coltivate, proseguivano attraverso i margini dei campi assumendo forma lineare e spessore variabile. Il consumo di suolo per l urbanizzazione e la semplificazione biologica dell agricoltura moderna hanno interrotto la rete di vegetazione naturale, provocando un progressivo impoverimento della biodiversità e del paesaggio. Ricostituire le fasce verdi interne alla superficie aziendale è una scelta prioritaria per un impresa che persegue un agricoltura in sintonia con l ambiente. L intervento qualifica il ruolo dell azienda che si pone come presidio per il paesaggio e le consente di dotarsi di uno strumento agroecologico a supporto delle coltivazioni.

8 Edizioni L Informatore Agrario Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d Autore e le sue successive modificazioni. Ogni utilizzo di quest opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L Informatore Agrario S.r.l. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all uso dell opera.

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