TRASFORMAZIONI IDROGRAFICHE
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- Giacinto Paolini
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1 TRASFORMAZIONI IDROGRAFICHE Lo studio dell'evoluzione delle vie d'acqua (fiumi, canali, fossati) è importante per comprendere come lo sviluppo urbano di Ravenna e quindi il suo circuito murario siano stati fortemente condizionati dall'evoluzione dell'idrografia superficiale. Per la ricostruzione di questa evoluzione si possono utilizzare i dati provenienti dai sondaggi stratigrafici e archeologici unitamente a uno studio delle fonti storiche e a una dettagliata analisi cartografica. Allo stato attuale delle conoscenze il quadro delle trasformazioni idrografiche dell'area urbana ravennate è ricostruibile sinteticamente secondo il seguente schema evolutivo: sec I a.c. Per la sua importanza Ravenna è citata numerose volte dagli autori dell'antichità, ma gli unici passi significativi per la ricostruzione dell'idrografia superficiale sono quelli di Strabone (I secolo a.c.) che tramanda l'immagine di una città attorno alla quale si mescolavano le acque del mare, dei fiumi e della laguna. Al I secolo d.c. risale un noto passo di Plinio che dà notizia di una fossa Augusta congiungente il Po con Ravenna. La fossa aveva funzione di collegamento fra il porto, posto a sud-est della città, e il ramo principale di Po. L'alternarsi degli equilibri idraulici e la mutevolezza del quadro sono documentati e confermati anche da altre fonti storiche (Sidonio Apollinare, Giordane). sec. III-V d.c.
2 sec. VI-VII Nonostante la mancanza di fonti letterarie, è stato ipotizzato che il Lamone fluisse ab antiquo dentro Ravenna all'incirca lungo l'attuale direttrice via Maggiore-via Cavour e, dove oggi c'è il Mercato Coperto, confluisse con il Padenna che scorreva lungo l'attuale direttrice di via G. Rossi-IV Novembre- Cairoli-Ricci-Mazzini e andasse in cavo unico verso Sud, verso la Laguna. Nei primi anni del V secolo la capitale fu trasferita da Milano a Ravenna, considerata migliore per la sua inespugnabilità a causa dei terreni paludosi che rendevano difficile il passaggio ai nemici. In realtà le condizioni ambientali non erano così sfavorevoli e non bastavano per difendere la città: fu così che nel V secolo vennero erette le mura cittadine. In queste condizioni le acque del Padenna e del Lamone continuavano a defluire attraverso Ravenna e a confluire proprio nel suo centro; fu sempre in questo periodo che una parte del Lamone venne deviata per alimentare i fossati attorno alle mura.
3 Il Lamone, che nel frattempo aveva assunto l'idronimo di Teguriense, in corrispondenza della Porta Adriana, viene arginato e rettificato più a monte, viene fatto girare attorno alle mura di settentrione e fatto confluire nel Badareno (ramo meridionale del Po Primario). Entro le mura le tracce del Lamone e Badareno restano e si perderanno definitivamente nel secolo XV con il tombamento delle vene. da P. Fabbri, Il Padenna, Ravenna 1975 sec. XIII- XIV da P. Fabbri, Il Padenna, Ravenna 1975 Nel secolo XIII il Lamone subì due diversioni di cui la prima ( ) lo allontanò da Ravenna ( non è certo se per cause naturali o artificiali). Sotto il patrocinio dei Signori Di Polenta si verificarono notevoli cambiamenti dell'andamento idrografico: vennero realizzate opere idrauliche per portare alle mura di Ravenna il Fiume Montone (Forlivensis, Liviensis) e Ronco (Bidente); vennero costruiti una serie di canali deviatori le cui acque servivano principalmente per i mulini e venne scavato il "canal naviglio" fin sotto le mura come valido alternativo del Bidente nelle idrovie di comunicazione con il
4 Nei secoli XIII-XIV il Fiume Montone correva attorno a Ravenna. ln questo periodo viene fatta l'adduzione del Fiume Ronco (Acquedotto). Questo si dirigeva su Ravenna da Sud e ne tangeva le mura tra Porta Sisi e Porta Mama (dove usciva il Padenna). In questo luogo detto "la Voltazza" il fiume girava bruscamente a destra e andava al mare. Alla fine del secolo XIII si verificò un forte dissesto idrologico dovuto principalmente a due cause: un cambiamento climatico verificatosi tra il con aumento dei ghiacciai, e alle nostre latitudini, con aumento della piovosità e diminuzione della temperatura e il massiccio disboscamento dell'appennino Romagnolo. Come conseguenza a tutto ciò ci fu un vistoso aumento del carico di torbide recato dai fiumi verso la pianura. Nel secolo XIV il Badareno viene riempito di materiale, in queste condizioni è difficile la conservazione del piccolo scalo portuale. Nel 1441 Ravenna passa sotto l'amministrazione della Serenissima e perde l'autonomia politica e commerciale. Il porto di mare entra in dissesto e disuso e solo il naviglio viene conservato. I Ravennati si rivolgono verso altre fonti di sfruttamento del suolo, quali l'agricoltura. C'è quindi la necessità di apportare opere di prosciugamento e canalizzazione delle acque con conseguente inaridimento dei flumiselli della città. I canali dentro la città vengono mantenuti solo per i mulini, altri flumiselli furono tombati. Po. sec. XIII- XIV da Faini - Maioli, La Romagna nella cartografia a stampa dal Cinquecento all'ottocento, Rimini 1992 Tra il XV e XIX secolo un vasto deterioramento climatico, denominato Piccola Età del Ghiaccio ( ), investì le nostre zone. Le fronti glaciali avanzarono nella regione alpina. L'aumento della piovosità e la diminuzione della temperatura media crearono numerosi dissesti idrogeologici e influenzarono le attività umane. In questo periodo vennero innescati imponenti fenomeni di erosione del suolo e quantità enormi di sedimenti furono portati al mare, come sta a dimostrare il grande protendimento che ebbe il Po tra il 1600 e il Grandi inondazioni spinsero i Ravennati a fare modifiche idrauliche. Le più grandi alluvioni avvennero nel La più grave fu quella del maggio del 1636 che squarciò le mura di Ravenna presso la Rocca e la Torre Zancana. Il Cardinale Cibo fece spostare la confluenza del Ronco e Montone a circa 2 miglia dalla città. Nel 1651 il Cardinale Doghi fece scavare un nuovo canale che congiungesse la città con il mare. Tale canale era lungo 7 Km e toccava il mare presso la foce del Ronco, Montone e Savio (giungeva fino all'odierno porto sui Fiumi Riuniti). Questo canale fu chiamato Pamphilio, ma non durò molto. La diversione del Ronco e del Montone del 1736 ne occupa parzialmente l'alveo. sec. XVIII
5 da Faini - Maioli, La Romagna nella cartografia a stampa dal Cinquecento all'ottocento, Rimini 1992 Tra il ci fu al diversione di Ronco e Montone. A Ravenna però ora mancava il vecchio Porto Candiano. Venne costruito nel 1739 un nuovo canale-naviglio per collegare la città al mare e venne realizzato sulle vecchie foci del Ronco e Montone. Nel 1780 il Canale Corsini venne aperto al traffico ( distanza dal mare circa 10 Km).
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