CLASSIFICAZIONI DEL NAGE-WAZA

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1 Le classificazioni delle tecniche del Nage-Waza hanno subito, nel tempo, varie modificazioni. Diversi Maestri e varie Scuole si sono occupati della loro classificazione, prestando attenzione, di volta in volta, ad elementi differenti a seconda degli obiettivi che si proponevano di raggiungere: dalle esigenze di carattere didattico (quali ad esempio la strutturazione delle tecniche in base alla crescente difficoltà di esecuzione in modo da agevolarne il progressivo apprendimento da parte degli allievi), alle necessità più strettamente legate alla sfera competitiva (ad esempio la ricerca di una risposta alle esigenze di proiezione avvertite a fronte di nuove posizioni e situazioni venutasi a creare durante il Randori). Di seguito si riporteranno alcune delle posizioni personalmente ritenute di particolare interesse, senza con ciò voler privare di valore le numerose altre impostazioni che non saranno menzionate in questa sede. Con riferimento al primo degli obiettivi citati, la classificazione delle tecniche del Nage- Waza si è resa necessaria soprattutto al fine di soddisfare due necessità di carattere didattico: 1 A) Fornire uno strumento per l apprendimento, organizzato in modo logico, per facilitarne la comprensione. B) Strutturare le varie tecniche in una progressione che consenta all allievo di apprendere in maniera graduale, s di raggiungere agevolmente la padronanza delle tecniche. Dai primi tempi di pratica del Judo ad oggi, i singoli Maestri o le varie Scuole hanno impostato diverse progressioni o creato ulteriori sottoclassificazioni rispetto a quelle già note. Ciascuna impostazione si ispirava a principi diversi, che di seguito analizzeremo, ma molte di esse avevano in comune tre obiettivi; il primo, di carattere squisitamente didattico, finalizzato alla creazione di uno schema progressivo logico ai fini dell insegnamento; il secondo ed il terzo di carattere sostanzialmente pratico, tendenti ad ottenere il massimo risultato col minor sforzo e ad adattare le tecniche alle nuove esigenze competitive lasciando immutati kuzushi e tsukuri, ma variando il kake. KODOKAN-JUDO Una prima classificazione riportata dal M Yokoyama 7 dan risalente al 1882, prevedeva la suddivisione delle tecniche in tre categorie 2 : Taosu-Koto (tecniche di rovesciamento); Otosu- Koto (tecniche di fuori combattimento); Ochi-Tsukeru (tecniche di lancio). La prima progressione elaborata e resa nota in particolare nel 1885, nel 1908 e nel 1920, è stata quella del Kodokan-Judo, che suddivideva le tecniche in base alla parte del corpo più interessata nel lancio per trasmettere l energia. 1 Cfr. Biomeccanica del Judo di A. Sacripanti, Capi v Dinamica delle proiezioni, Ed Mediterranee, Cfr. Biomeccanica del Judo, Opera citata, vedi nota 1

2 Tale classificazione si basava sulla considerazione di vari elementi: le tecniche erano classificate partendo dalle più semplici per finire alla più complesse; la difficoltà della tecnica si valutava in relazione al movimento di Tori ; particolare attenzione si rivolgeva alla caduta di Uke. Sono state inserite le Tachi-Waza (tecniche eseguite in posizione eretta) suddivise in Te (che prevedono l uso prevalente degli arti superiori,), Goshi (nelle quali un ruolo fondamentale è attribuito all anca) e Ashi (che si eseguono con l uso prevalente delle gambe) e le Sutemi-Waza (tecniche in cui Tori per poter eseguire la proiezione deve sacrificare il proprio equilibrio), suddivise in Ma-Sutemi (finendo sul dorso) e Yoko-Sutemi (finendo sul fianco). Questa progressione, nota come Go-Kyo, composta da 40 tecniche, divenne il metodo d insegnamento ufficiale del Kodokan-Judo. Un altra classificazione, adottata da alcune Scuole nipponiche, si basava su un metodo globale che teneva conto dello squilibrio, del movimento degli arti inferiori e dell uso della forza, escludeva per motivi di sicurezza i Sutemi-Waza, tranne Tomoe-Nage, e suddivideva le tecniche nelle seguenti tre categorie: Ateru-Waza (tecniche di blocco); Karu-Waza (tecniche di falciata); Harau-Waza (tecniche di spazzata). Attualmente in Giappone il Go-Kyo non è l unico metodo di progressione utilizzato ai fini didattici e, da Scuola a Scuola, si riscontra l uso di differenti programmi di insegnamento. Negli anni successivi, nel 1982 e, da ultimo, nel 1997, a questo schema di partenza sono state apportate alcune variazioni, mantenendo sempre il Go-Kyo di 40 tecniche, ma classificandone altre 27 tra quelle più usate in tornei e campionati. In Europa l evoluzione del Nage-Waza ha avuto un corso diverso M KAWAISHI 8 DAN In Francia, il M Kawaishi propose un metodo 3, il metodo Kawaishi, appunto, che prevedeva 61 tecniche organizzate in una progressione crescente con riferimento al movimento di Tori. 4 A chiarimento di questo metodo, il Maestro riteneva che, trasportare la pratica del Judo creato con mentalità Giapponese, in nazioni che possiedono usi, costumi ed uno stile di vita diversi, potesse essere un errore, perciò ideò un metodo adatto agli europei. In sostanza, tale metodo non differiva di molto dal Go-Kyo, ma classificava le tecniche secondo la crescente difficoltà di esecuzione richiesta a Tori, suddividendo in due gruppi il Te- Waza (Kata-Waza e Te-Waza in senso stretto), unificando i Sutemi-Waza e suddividendo le tecniche in categorie, ma in modo differente rispetto alla progressione adottata dal Kodokan (ad esempio, Uchi-Mata e O-Guruma si collocavano nell ambito dei Koshi-Waza (). Ulteriore innovazione apportata dal metodo Kawaishi fu l introduzione delle cinture colorate e dei Kyu. Il metodo in questione raccolse particolare consenso e venne subito adottato in Francia. Più recentemente, la FFJDA ha predisposto un una propria progressione didattica, adottabile tanto per la preparazione dei bimbi quanto per quella degli adulti, che tiene specificamente conto di alcune esigenze: 1) Il valore fisico-educativo della disciplina (a tal proposito, particolare cura è stata riservata alle condizioni di equilibrio ed alle combinazioni), 2) La semplicità ed il basso pericolo che deve caratterizzare l esecuzione delle tecniche 3) Lo sviluppo psicologico degli allievi. 3 Cfr. Biomeccanica del Judo, Opera citata, vedi nota 1. 4 Cfr. Judo per tutti di Bruno Carmeni, I cinque principi tecnici delle proiezioni Ed GB 1989

3 M KOIZUMI 8 DAN In Inghilterra il M Koizumi propose un altra progressione elaborata a fini didattici sulla quale è opportuno soffermarsi il quale raggruppò le tecniche seguendo principi logici diversi da quelli adottati dal Kodokan 5 e dal M Kawaishi, secondo uno schema da cui derivò la seguente suddivisione: Kuruma-Waza (tecniche della ruota), nelle quali il corpo di Uke è piegato ed effettua una sorta di ruota; vi rientravano: Uki-Otoshi, Seoi-Nage, Kata-Guruma, Tai-Otoshi, Yoko-Otoshi, Tomoe-Nage, Sumi- Gaeshi, Sumi-Otoshi, Ura-Nage, Uki-Waza, Yoko-Wakare,, tutti i Makikomi. Tembin-Waza (tecniche della leva), tecniche in cui per eseguire la proiezione Tori frappone un ostacolo, applicando i principi della leva; erano in questa categoria: Koshi-Guruma, O-Guruma, Uki-Goshi, O-Goshi, Harai-Goshi, Yama-Arashi, Hane- Goshi, Tsurikomi-Goshi, Ushiro-Goshi, Utsuri-Goshi, Sukui-Nage ed Obi-Otoshi. Tsumazukase-Waza (tecniche della falciata), tutte tecniche che prevedono l uso prevalente delle gambe, comprendevano: De-Ashi-Harai, Okuri-Ashi-Harai, Tsurikomi-Ashi, O-Soto-Gari, Ko-Soto-Gari, Ouchi-Gari, Kouchi-Gari, Uchi-Mata, Ashi-Guruma, Hiza-Guruma, O-Soto-Guruma ed O-Soto-Otoshi. M GEESINK 10 DAN Anche il M Geesink, criticò la progressione adottata nel Go-Kyo ed elaborò un metodo di insegnamento molto semplice basato non più sulla parte del corpo che trasmette energia, ma sulla valutazione della funzione dinamica delle braccia e delle gambe durante la proiezione 6. Tale impostazione è nota come Metodo della Continuità. Una prima differenziazione operata dal metodo in questione riguarda l azione dei Barai (che si svolge in una condizione definita senza peso ) e richiedono un movimento da parte di Uke: De-Ashi-Harai, Okuri-Ashi-Harai, Harai-Tsurikomi-Ashi, O-Uchi-Barai e Ko-Uchi-Barai); e l azione dei Gari (che avviene con peso ).e si realizzano falciando la gamba di appoggio di Uke O-Soto-Gari, Ko-Soto-Gari, O-Uchi-Gari, Ko-Uchi-Gari e O-Uchi-Mata). Ma l aspetto più originale di questo studio 7 riguarda l attribuzione di uno specifico ruolo di volta in volta al braccio o alla gamba; che nelle tecniche citate infatti, le braccia, pur non essendo gli arti determinanti ai fini della proiezione, svolgono un azione fondamentale: non lasciano mai la presa. Da qui la classificazione, con riferimento alle braccia: braccio di lavoro, che durante l esecuzione della tecnica non cambia posizione, ma svolge un ruolo attivo, dunque può spingere, tirare, ruotare o sollevare come ad esempio Morote-Seoi- Nage, Tsurikomi-Goshi, Uki-Otoshi, Sumi-Otoshi; braccio di azione, che durante l esecuzione della tecnica non resta in posizione statica ma si muove nel modo più producente ai fini della riuscita della tecnica come ad esempio Uki-Goshi, O- Goshi, Koshi-Guruma, Seoi-Nage, Sukui-Nage, Ushiro-Goshi, Usuri-Goshi, Kata-Guruma); 5 Cfr. Biomeccanica del Judo, Opera citata, vedi nota 1. 6 Cfr. Biomeccanica del Judo, Opera citata, vedi nota 1. 7 Cfr. Lo Judo, di Anton Geesink Alla ricerca di nuove vie Ed Oscar Mondatori 1974

4 braccio di aiuto, che interviene solo per garantire che Uke permanga in condizione di squilibrio. Con riferimento alle gambe, la classificazione è la stessa, ma occorre tenere presente che nelle citate tecniche esse svolgono il ruolo dominante; gamba di lavoro quella la cui azione è caratteristica ed imprescindibile ai fini dell esecuzione della tecnica come in Hiza-Guruma, Hane-Goshi, Hashi-Guruma, Harai-Goshi,, Uchi-Mata, Tomoe-Nage, Sumi-Gaeshi. gamba di azione la stessa gamba dominante nell esecuzione della tecnica che tuttavia svolge un azione che possiamo definire di disturbo prima di eseguire il movimento tipico richiesto dalla tecnica, ossia prima del contatto con Uke; gamba di aiuto, è quella che resta saldamente poggiata a terra per rendere più stabile la posizione come per esempio in Tai-Otoshi, Seoi-Otoshi, Yama-Arashi. Il metodo sopra descritto, a parere del sottoscritto, ha operato una distinzione poco efficace ai fini didattici, non fornendo alcuna indicazione utile all apprendimento dei principi razionali posti a fondamento delle varie tecniche, spesso particolarmente complessi, dunque non immediatamente comprensibili ed applicabili. M GLEESON Un altra classificazione del Nage-Waza è stata proposta dal M Gleeson, il quale si è soffermato particolarmente sulle fasi dinamiche di una competizione 8 ed ha suddiviso le tecniche in due categorie: quelle che determinano la rotazione di Uke intorno ad un ostacolo, e quelle che mirano a colpire le gambe al di sotto di Uke. Lo stesso Maestro ha ideato il Syllabus, una sorta di Go-Kyo che in luogo delle originarie 40 tecniche, ne prevedeva solo 24, quelle usate più frequentemente, ed ha elevato il numero dei Kyu da sei a nove, stabilendo che fino alla cintura verde vi sarebbe stato un avanzamento progressivo di mezzo grado, poi vi sarebbe stata l attribuzione di quella blu e di quella marrone. Tutte le tecniche considerate sono state poi classificate nelle tre categorie di seguito riportate; come si vedrà, alcune tecniche rientrano contestualmente in più categorie, ciò perché la classificazione proposta non è stata concepita per esigenze di carattere didattico, bensì strutturata con riferimento alle fasi di una competizione, pertanto è possibile che una tecnica possieda elementi di valutazione che risultano interessanti sia dal punto di vista psicologico che da quello biomeccanico. Le tecniche prese in esame in più categorie verranno contrassegnate con un asterisco. La prima categoria considerata è quella delle tecniche di sollevamento, suddivisa a sua volta in due sottogruppi: il primo è quello delle tecniche da eseguirsi con tutti e due i piedi a terra, per compierle occorre molta forza poiché bisogna entrare tra i piedi di Uke; rientrano in questo primo gruppo Tsuri-Goshi, O-Goshi, Ushiro-Goshi, Morote-Seoi-Nage, Ippon-Seoi-Nage e Tai-Otoshi*. Il secondo sottogruppo è costituito dalle tecniche che si eseguono con un piede fermo a terra e l altro in movimento, per eseguirle occorre meno forza fisica; vi rientrano: Hane-Goshi, Makikomi e Uchi-Mata* La seconda categoria è data dall insieme delle tecniche di rotazione, anch esso suddiviso in due sottogruppi: 8 Cfr. Biomeccanica del Judo, Opera citata, vedi nota 1.

5 il primo gruppo è costituito dalle tecniche in cui la rotazione avviene grazie alla frapposizione di un ostacolo, che può essere rappresentato dall anca, dalla gamba o dal corpo; vi rientrano: Hiza-Guruma, Sasae-Tsurikomi-Ashi, Uki-Goshi, Koshi-Guruma, Tomoe-Nage, Sumi- Gaeshi, Yoko-Wakare, Yoko-Guruma, Uchi-Mata*. Il secondo gruppo di questa categoria prevede le tecniche di trasporto, ovvero quelle in cui il contatto con Uke avviene solo per mezzo delle braccia, che sono: Uki-Otoshi, Yoko-Gake, Sumi-Otoshi, Uchi-Mata*, Tai-Otoshi*, tutti gli Harai, tutti i Gari e tutti i Gake. Infine la terza categoria è rappresentata dalle cosiddette tecniche di astuzia, per eseguire le quali occorrono velocità e capacità di sorpresa; vi rientrano: Sukui-nage, Morote-Gari, Kuchiki- Taoshi, Kibizu-Gaeshi, De-Ashi-Barai, Uchi-Mata*. PRINCIPI DINAMICI Un altra progressione elaborata è quella che si fonda sullo studio dei principi della dinamica; 9 tale impostazione caratterizza le tecniche individuando quella appropriata in base all uso del corpo ed alla sua flessibilità tecnico-tattica; suddivide le tecniche in vari gruppi, ciascuno dei quali implica un movimento specifico del corpo. Il primo di tali gruppi è costituito dall insieme degli Otoshi, il movimento peculiare è rappresentato dal precipitare e le caratteristiche essenziali sono date dallo spazio che deve interporsi tra Tori ed Uke e dalla trazione verso il basso che il primo deve esercitare al fine di creare la condizione che determinerà la caduta; appartengono a tale insieme Uki-Otoshi, Tai-Otoshi, Tani-Otoshi, Seoi-Otoshi, O-Soto-Otoshi, Yoko-Otoshi e Sumi-Otoshi. Un altro gruppo è quello dei Nage, che impongono di sollevare e la cui caratteristica è data dalla rottura dello squilibrio mediante un movimento in avanti che si compone prima del contatto con Uke, poi di un piegamento delle gambe che consenta a Tori di collocarsi al di sotto del suo baricentro, infine nella distensione delle gambe, che sfocia appunto nel sollevamento di Uke. Rientrano in questo gruppo Seoi-Nage, Kata-Guruma, Sukui-Nage, Te-Guruma, Tomoe-Nage, Ura-Nage, Yama-Arashi, Morote-Gari, Ushiro-Goshi e Usuri-Goshi. Altro insieme è costituito dagli Tsurikomi, che richiedono di tirare e sollevare contestualmente; le tecniche che rientrano in questo gruppo sono accomunate da una potente azione delle braccia di trazione in avanti e in diagonale e con punto di contatto costituito da un anca o da una gamba. Ne fanno parte Tsurikomi-Goshi, Harai-Tsurikomi-Ashi, Sasae- Tsurikomi-Ashi, Sode-Tsurikomi-Goshi, O-Goshi, Harai-Goshi, Uchi-Mata, Koshi-Guruma, Tsuri- Goshi, Uki-Goshi Un altro gruppo preso in esame è quello dei Kuruma, il movimento richiesto è quello del ruotare e la principale caratteristica è appunto una potente, ma fluida, azione rotante. Il gruppo è costituito da Hiza-Guruma, Ashi-Guruma, Yoko-Guruma, O-Guruma e O-Soto-Guruma. Altra famiglia di tecniche è quella dei Gake, che richiedono un azione volta ad agganciare la gamba già stabilizzata di Uke ed a staccarla dal tappeto. Ne fanno parte Yoko-Gake, Ko-Soto- Gake, O-Soto-Gake, O-Uchi-Gake, Ko-Uchi-Gake. Ulteriore gruppo analizzato è quello dei Gari; l azione tipica consiste nel falciare e si risolve in un movimento che falcia la gamba non ancora stabilizzata di Uke. Rientrano in questo gruppo O-Soto-Gari, Ko-Soto-Gari, O-Uchi-Gari, Ko-Uchi-Gari, Kibizu-Gaeshi, e Kuchiki-Taoshi. Vi è poi il gruppo delle tecniche Harai caratterizzate dal movimento definito dello spazzare poiché elemento determinante è la scelta del tempo per eseguire l azione da parte di 9 Cfr Corso Allenatori Judo Videocassetta a cura della Commissione Tecnica Nazionale FILPJK 1995

6 Tori, il quale deve cogliere il momento in cui il piede di Uke non è ancora poggiato al tappeto. Fanno parte di questa categoria De-Hashi-Harai, Okuri-Ashi-Harai, O-Uchi-Harai, Ko-Uchi- Harai. Altro gruppo formano le tecniche Makikomi che richiedono un azione volta ad avvolgere a spirale e contemporaneamente a portarsi verso il basso. Vi rientrano Soto-Makikomi, O-Soto- Makikomi, Hane-Makikomi, Harai-Makikomi, Uchi-Makikomi, Uchi-Mata-Makikomi. Infine, viene preso in esame il gruppo dei Sutemi la cui peculiarità è costituita dal volontario abbandono della condizione di squilibrio che ricomprende Sumi-Gaeshi, Hikikomi- Gaeshi e Ude-Gaeshi. SUDDIVISIONE BIOMECCANICA Un altra interessante classificazione delle tecniche del Nage-Waza, alternativa rispetto a quelle fin qui riportate, è quella nota come suddivisione biomeccanica, 10 la quale si pone in particolare due obiettivi: individuare le risorse fisiche interessate all azione tecnica ed analizzare i movimenti tipici che Tori utilizza per proiettare Uke. 11 Tali obiettivi si raggiungono mediante l applicazione di due principi fondamentali; il primo di essi è il Principio della Coppia di Forze in base al quale durante l esecuzione della tecnica vengono applicate simultaneamente due forze contrastanti e complementari (ad esempio: spinta/trazione). La suddivisione delle tecniche in base a questo primo principio avviene, poi, avendo riguardo della parte del corpo che Tori deve usare per applicare la coppia di forze. Da qui la suddivisione delle tecniche a seconda che la coppia di forze venga applicata solo dalle braccia (come in Kuchiki-Taoshi, Kibizu-Gaeshi e Sukui-Nage), oppure dal tronco e dalla gamba (come in O-Soto-Gari, O-Soto-Guruma, Uchi-Mata, Harai-Goshi, Okurikomi-Uchi-Mata, Hane-Goshi, Hane-Makikomi, Yama-Arashi, O-Soto-Otoshi e Ko-Uchi-Makikomi), oppure dal braccio e dalla gamba (come in De-Ashi-Harai, Okuri-Hashi-Harai, Ko-Uchi-Harai, O-Uchi- Harai, Tsubame-Gaeshi, Ko-Uchi-Gari, Ko-Soto-Gari, O-Uchi-Gari, Ko-Uchi-Gake, Ko-Soto- Gake, Harai-Tsurikomi-Hashi, Yoko-Gake, O-Soto-Gake e O-Uchi-Gake) oppure venga applicata dal tronco e dal braccio (come in Morote-Gari) o infine solo dalle gambe (come in Kani-Basami). Il secondo principio su cui si fonda la classificazione in questione è quello della Leva, in base al quale occorre individuare il punto che costituirà per Tori il fulcro della leva, ovvero il punto di contatto necessario ad originare una leva e dunque a proiettare Uke. Sulla scorta di tali leggi fisiche le tecniche possono essere raggruppate in base alla maggiore o minore forza utilizzata da Tori per proiettare Uke. Le tecniche cd. braccio minimo, in cui il fulcro si colloca sotto la cintura, alle quali occorre più forza, sono: O-Guruma, Kata-Guruma, Tama-Guruma, Sukui-Nage, Ushiro-Goshi, Usuri-Goshi, Obi-Otoshi, Tawara-Gaeshi, Ura-Nage, Gangeki-Otoshi e tutti i Makikomi. Le tecniche cd. braccio medio, in cui il fulcro si colloca sotto le ginocchia, alle quali attribuiremo minor forza, sono Ashi-Guruma ed Hiza-Guruma. Le tecniche cd. braccio massimo, in cui il fulcro si colloca sotto il malleolo, alle quali si attribuisce una forza minima, sono: Uki-Otoshi, Yoko-Otoshi, Sumi-Otoshi, Ura-Otoshi, Waki- Otoshi, Tani-Otoshi, Tai-Otoshi, Tomoe-Nage, Sumi-Gaeshi, Uki-Waza, Yoko-Guruma, Yoko- Wakake, Seoi-Otoshi, Hikikomi-Gaeshi e Sasae-Tsurikomi-Ashi. 10 Cfr Biomeccanica del Judo, Opera citato, vedi mota 1 11 Cfr La scelta decisionale nell ambito del Judo Gian Nicola Biscotti, Aspetti psicofisici e biomeccanici Ed 1996

7 Le tecniche a braccio variabile, in cui il fulcro si colloca tra la cintura e le ginocchia, alle quali attribuiremo forza media, sono: Trusikomi-Goshi, Sode-Trusikomi-Goshi, Uki-Goshi, O- Goshi, Koshi-Guruma e Seoi-Nage. Come si nota agevolmente, più corta è la distanza tra il fulcro della leva e la distanza delle braccia, minore è la forza da esercitare. CONCLUSIONI Dall analisi delle riportate teorie si può desumere che ciascuna Scuola ha concentrato la propria attenzione su determinati elementi; alcuni di essi, tuttavia, sono comuni ad ogni studio, seppure con le citate variazioni e differenti interpretazioni succedutesi nel tempo. Un dato appare però, a parere di chi scrive, in maniera invariata e pressoché costante in tutte le impostazioni prese in considerazione: la ricerca di una sequenza logica e di una metodica valida ai fini didattici. Sicchè, in conclusione, ritengo che ciascun Istruttore di Judo - pur avendo l onere di conoscere e studiare le diverse impostazioni elaborate fino ai nostri giorni - debba sentirsi libero di condividere ed adottare la progressione o la classificazione che meglio si adatta al suo modo di interpretare il Judo. BIBLIOGRAFIA ATTILIO SACRIPANTI: Biomeccanica del Judo, Ed. Mediterranee, BRUNO CARMENI: Judo per tutti Ed. GB 1989 ANTON GEESINK: Lo Judo Ed Oscar Sport Mondatori 1974 COMMISSIONE TECNICA NAZIONALE FILPJK Corso Allenatori Judo Videocassetta 1995 GIAN NICOLA BISCIOTTI: La scelta decisionale nell ambito del Judo Aspetti psicofisiologici e biomeccanici Ed 1996

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