Lavoro & Previdenza La circolare su temi previdenziali e giuslavoristici

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1 Lavoro & Previdenza La circolare su temi previdenziali e giuslavoristici N Il patto di non concorrenza La tutela del datore di lavoro e i confini di legittimità A cura di Debhorah Di Rosa Categoria: Previdenza e lavoro Sottocategoria: Varie In molti casi i lavoratori dipendenti, specialmente se altamente specializzati o addetti a funzioni dirigenziali, vengono a conoscenza di dati, fatti o procedure di estrema importanza per l attività svolta dal datore di lavoro che, in quanto tali, devono essere trattati con la massima riservatezza. Se in costanza di rapporto il lavoratore è tenuto a rispettare l obbligo di fedeltà, imposto dal Codice Civile e dallo Statuto dei lavoratori, dopo la cessazione l unica tutela garantita al datore di lavoro è quella prevista dal patto di non concorrenza. Premessa La tutela del diritto alla riservatezza dell attività svolta dall azienda datore di lavoro prende forma in due distinti istituti, a seconda del momento a cui si fa riferimento. L obbligo di fedeltà, disciplinato dall art del Codice Civile, prevede che il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l'imprenditore, né divulgare notizie attinenti all'organizzazione e ai metodi di produzione dell'impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio. A tal proposito, lo stesso Statuto del lavoratore (Legge n. 300/1970), stabilisce che dalla violazione dell'obbligo di fedeltà da parte del lavoratore può derivare un procedimento disciplinare nei suoi confronti e, nei casi più gravi, il licenziamento per giustificato motivo soggettivo. Ma l esigenza di tutela dell attività svolta dal datore di lavoro non si 1

2 esaurisce nel momento in cui ha termine il rapporto di lavoro, laddove, anche successivamente alla cessazione del contratto di lavoro, è necessario regolare l attività che sarà svolta dagli ex dipendenti, in particolare nel caso di dirigenti e dipendenti di alto livello che hanno avuto accesso a dati, aziendali e commerciali, la cui diffusione potrebbe arrecare una grave danno all'azienda stessa. Proprio in risposta a queste esigenze, il nostro ordinamento prevede il c.d. patto di non concorrenza, quale strumento atto a contemperare i diritti e doveri delle parti. Il patto di non concorrenza Il patto di non concorrenza è in buona sostanza un accordo attraverso il quale il datore di lavoro ed il lavoratore estendono l obbligo di fedeltà connesso al rapporto di lavoro ad un periodo successivo alla cessazione dello stesso. Si tratta di un contratto che deve necessariamente essere a titolo oneroso ed a prestazioni corrispettive, la cui validità è infatti subordinata ai seguenti limiti: necessità della forma scritta, prevista ad substantiam; previsione di un corrispettivo; delimitazione delle attività di concorrenza vietate; limiti di durata; limiti di luogo. L art del Codice Civile dispone che il patto con il quale si limita lo svolgimento dell attività del prestatore di lavoro, per il tempo successivo alla cessazione del contratto, è nullo se non risulta da atto scritto, se non è pattuito un corrispettivo a favore del prestatore di lavoro e se il vincolo non è contenuto entro determinati limiti di oggetto, di tempo e di luogo. Si tratta dunque di contemperare efficacemente due esigenze ben diverse e, per certi versi, opposte: quella del lavoratore, di svolgere liberamente la propria attività lavorativa; quella dell imprenditore, di essere tutelato dal rischio della divulgazione e dallo sfruttamento da parte della concorrenza dei metodi, procedure e dei segreti che caratterizzano la propria attività imprenditoriale. 2

3 I requisiti del patto legittimo ed efficace REQUISITI DI BASE FORMA Scritta CORRISPETTIVO Congruo OGGETTO Non eccessivamente ampio DURATA Dirigenti: max 5 anni Lavoratori dipendenti: max 3 anni LUOGO Zona d interesse del datore La forma Il contratto che integra il patto di non concorrenza deve essere redatto per iscritto, a pena di nullità del patto stesso. Non assumono dunque alcun rilievo gli eventuali accordi conclusi in forma soltanto verbale o per fatti concludenti. Il corrispettivo È necessario che il patto preveda un compenso volto a remunerare la limitazione apposta alla legittima possibilità del lavoratore di utilizzare le proprie capacità professionali. La determinazione della misura del corrispettivo è rimessa dal legislatore alla libera autonomia delle parti contraenti, così come le modalità del versamento del corrispettivo pattuito, che può avvenire sia dopo la cessazione del rapporto di lavoro che in costanza di rapporto. Al riguardo va ricordato che la Corte di Cassazione ha in più occasioni ribadito che sono nulli i patti di non concorrenza non remunerati così come quelli che prevedono un compenso a titolo simbolico. Ne deriva che l importo pattuito deve tenere conto, sotto il profilo soggettivo, di quanto risulti limitata la capacità del lavoratore di produrre reddito per effetto dei limiti posti alla futura attività lavorativa. In ogni caso, il patto di non concorrenza non può essere talmente ampio da impedire al lavoratore di esplicare la propria professionalità al punto da comprometterne ogni potenzialità reddituale; L oggetto L oggetto del patto coincide di solito con l ambito dell attività produttiva svolta dall'impresa datore di lavoro, non dovendo essere limitato soltanto alle mansioni effettivamente svolte dal lavoratore. Tuttavia la Corte di Cassazione ha avuto modo di osservare che il patto non può limitare il lavoratore al punto 3

4 da rendere di fatto impossibile l esercizio di ogni altra attività lavorativa inerente alle proprie attitudini professionali. La durata La disciplina prevista dal Codice Civile prevede la durata massima di cinque anni per i dirigenti e di tre anni per gli altri lavoratori subordinati. Tale limite non è derogabile dalla volontà delle parti. Qualora il patto preveda una durata maggiore, essa si riduce automaticamente al limite massimo previsto dalla norma. DURATA MASSIMA Dirigenti Lavoratori subordinati 5 anni 3 anni Il luogo La stipula del patto Aspetti fiscali e contributivi Nel patto va indicata in dettaglio la zona d interesse dell impresa, tenendo in considerazione appositi criteri di congruità. La limitazione spaziale non deve risultare troppo penalizzante per il lavoratore. Il patto di non concorrenza può essere sottoscritto contestualmente al contratto di lavoro, in costanza di rapporto ovvero al termine del rapporto stesso, ma la sua validità si esplica comunque dopo l estinzione del rapporto di lavoro in quanto, in costanza di esso, il lavoratore è comunque tenuto al dovere di fedeltà sopra richiamato. È opportuno procedere alla sottoscrizione del patto di non concorrenza davanti alle organizzazioni sindacali o alle Commissioni di certificazione del rapporto di lavoro. In caso di violazione del patto da parte del lavoratore il datore di lavoro ha diritto ad ottenere la cessazione, con provvedimento immediato del Giudice, dell attività da parte del lavoratore, la restituzione del corrispettivo versato ed il risarcimento dei danni provocati. Essendo equiparabile ad un contratto, il patto di non concorrenza può essere sciolto soltanto con il consenso di entrambe le parti a meno che le stesse non abbiano convenuto, all'atto della stipulazione, la facoltà di recesso unilaterale del datore di lavoro. Sotto il profilo fiscale e previdenziale, bisogna distinguere: qualora corrisposto in costanza di rapporto di lavoro, il compenso erogato va assoggettato ad IRPEF con le modalità ordinarie ed è parimenti soggetto a contribuzione previdenziale e computabile nella retribuzione utile per il calcolo del t.f.r.; 4

5 è invece soggetto a tassazione separata il compenso erogato all'atto della cessazione del rapporto di lavoro sia in unica soluzione che a rate. Un po controversa, in questa fattispecie, l imponibilità a fini previdenziali. A parere di chi scrive, si tratta comunque di un emolumento erogato in dipendenza di un contratto di lavoro subordinato che, in quanto tale, è assimilabile a tutti gli effetti alla retribuzione stessa. Solo se concluso quando il rapporto è già cessato, per autonomo accordo fra ex datore di lavoro ed ex dipendente, il compenso può essere escluso dalla retribuzione imponibile ai fini previdenziali. - Riproduzione riservata - 5

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