Predazzo 5 maggio 2012

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2 Predazzo 5 maggio 2012 La discussione sullo sport giovanile si anima ogni anno di qualche nuovo tema e di brillanti punti di vista ed intanto, secondo i dati più aggiornati, il sistema sport continua a perdere tra i 10 ed i 15 anni il 30% degli atleti, forse non potenziali campioni ma certamente persone che vorrebbero proseguire nell esperienza sportiva ma non trovano proposte interessanti e risposte soddisfacenti. Forse è vero che far apprezzare lo sport nel contesto dell attuale società globalizzata è sempre più complesso e che verso i nostri giovani vi sono attrattori molteplici e distrattori troppo forti perché l attività sportiva non ne esca con le ossa rotte. Tuttavia sarebbe troppo semplice risolvere con una auto-giustificazione ogni domanda ed non far emergere il legittimo dubbio: stiamo agendo nel migliore dei modi possibili? Si assiste periodicamente ad una nenia lamentosa sulla fuga dei giovani dallo sport ed a lamentarsi sono in gran parte coloro che della gestione ed organizzazione del mondo sportivo hanno responsabilità a volte anche antica e ben consolidata. Forse è il momento di cambiare il registro dalla protesta alla proposta ed avviare perlomeno un tentativo di cambiamento o forse anche solo di integrazione del modello sportivo esistente e predominante per verificare se esistono anche modi diversi per far crescere con lo sport piuttosto che crescere per lo sport. Nessuno ha la soluzione pronta su come e cosa fare, e non sarà senza dubbio un convegno a risolvere ogni dubbio, ma pare certamente utile un passaggio di condivisione su alcuni argomenti - il rapporto educativo tra allenatore ed atleta, il ruolo dei genitori, il giusto bilancio tra preparazione generale e specialistica - che si possono ritenere a ragione alla base di ogni intervento volto a migliorare la situazione attuale. Forse un piccolo sassolino in uno stagno che è molto più fermo di quello che vuole dare a vedere, ma potrebbe essere la volta buona per creare un ondata di novità. Federico Schena

3 MODERATORI Antonella Bellutti Massimo Lanza Federico Schena Coordinatrice Didattica Scuola dello Sport CONI del Trentino Università di Verona Scuola dello Sport CONI del Trentino/CeRiSM Rovereto RELATORI Maurizio Bertollo Laura Bortoli Valter Durigon Renato Manno Francesco Uguagliati Francesca Vitali Università di Chieti Università di Chieti Università di Verona Istituto Medicina e Scienze dello Sport CONI Roma Direttore Tecnico Squadre Nazionali FIDAL Università di Genova TAVOLA ROTONDA Presidente CONI del Trentino Gruppo Sciatori Fiamme Gialle Ufficio Attività Sportive della Provincia Autonoma di Trento Coordinatrice Didattica Scuola dello Sport CONI del Trentino Dirigente Sportivo Genitore Direttore Tecnico Salto e Combinata Nordica F.I.S.I. Atleta Giorgio Torgler Attilio Cauli Paolo Guaraldo Antonella Bellutti Gustav Tschenett Anita Dalla Serra Ivo Pertile Lucia Recchia 2

4 PROGRAMMA 8.00 Registrazione 8.45 SALUTI DI BENVENUTO del Comandante del Centro Sportivo Gen. B. Domenico Campione LA GRANDE FUGA DALLA PRATICA SPORTIVA moderatore Antonella Bellutti - Il fenomeno abbandono e la sua incidenza nello sport Renato Manno - L abbandono nello sport giovanile: i motivi pro Laura Bortoli - L abbandono nello sport giovanile: le strategie contro Francesca Vitali PAUSA CAFFE ACQUISIZIONI MOTORIE E COMPETENZE TECNICHE moderatore Massimo Lanza - Apprendimento tecnico e divertimento: una falsa antitesi Maurizio Bertollo - La trasferibilità delle competenze motorie e sportive Valter Durigon - Aspetti qualitativi dell allenamento in età giovanile Francesco Uguagliati PAUSA PRANZO Tavola rotonda su E COLPA SUA!! CHI NON HA LA RESPONSABILITÀ DELL ABBANDONO DELLO SPORT IN ETA GIOVANILE? moderatore Federico Schena Giorgio Torgler Attilio Cauli Paolo Guaraldo Antonella Bellutti Gustav Tschenett Anita Dalla Serra Ivo Pertile Lucia Recchia Presidente C.O.N.I. del Trentino Gruppo Sciatori Fiamme Gialle Ufficio Attività Sportive della Provincia Autonoma di Trento Coordinatrice Didattica Scuola dello Sport C.O.N.I. del Trentino Dirigente Sportivo Genitore Direttore Tecnico Salto e Combinata Nordica F.I.S.I. Atleta DISCUSSIONE CHIUSURA LAVORI 3

5 L abbandono nello sport giovanile: i motivi pro Laura Bortoli Lo sport può essere considerato un contesto educativo importante durante l età evolutiva, che può dare un contributo significativo allo sviluppo personale e sociale. Attualmente ha assunto un significato importante anche per quanto riguarda la salute, considerando gli effetti benefici dell esercizio fisico nel mantenimento di un adeguato livello di forma fisica e nella prevenzione di alcune patologie. Eppure, alcuni ragazzi abbandonano lo sport prima ancora di iniziare una vera carriera atletica. In genere viene definito come dropout l abbandono prematuro di una carriera sportiva, prima, cioè, che un atleta abbia potuto esprimere completamente il proprio potenziale. Alcuni ragazzi lasciano una disciplina sportiva per intraprenderne una diversa, altri passano ad attività non agonistiche, altri ancora, infine, lasciano lo sport, ma con esso anche la dimensione motoria in genere, e fanno scelte completamente diverse per il proprio tempo libero. Ovviamente l abbandono sportivo può essere condizionato da combinazioni di diversi fattori, sia personali che situazionali e viene in genere collegato ai processi motivazionali, considerando il calo (o la perdita) di motivazione come determinante per lasciare l attività. In letteratura sono presenti parecchi studi che analizzano il fenomeno dell abbandono, utilizzando diverse tipologie di ricerca. Un filone di ricerca è stato portato avanti chiedendo direttamente ai ragazzi che hanno lasciato precocemente lo sport le ragioni di questo loro comportamento: i principali motivi che emergono sono la mancanza di tempo, gli impegni della scuola, il disaccordo con l allenatore, la mancanza di divertimento. Una seconda linea di ricerca ha analizzato la problematica dell abbandono alla luce delle principali teorie sui processi motivazionali in ambito sportivo. Così, la percezione di scarsa competenza è risultato uno dei fattori determinanti, assieme al clima motivazionale determinato dall allenatore nell ambiente sportivo. In un clima orientato sulla prestazione, dove l accento è posto sulla competizione e sull importanza di primeggiare, con l allenatore che dedica maggiore attenzione agli atleti migliori, rimprovera per gli errori e stimola spesso la competizione anche all interno del gruppo, i ragazzi che si percepiscono meno abili (percezione soggettiva e non oggettiva) possono vivere esperienze meno soddisfacenti che vanno ad incidere negativamente sulla motivazione e possono portare all abbandono. Questo conferma il ruolo determinante della figura degli allenatori. Questi ultimi andrebbero resi consapevoli dell impatto che i loro atteggiamenti e comportamenti possono avere sulla motivazione degli atleti, e formati a modalità di intervento non solo tecnico, ma anche pedagogico. 4

6 L abbandono nello sport giovanile: le strategie contro Francesca Vitali La motivazione è alla base della prestazione sportiva: senza di essa anche il giovane più dotato è improbabile che riesca a sviluppare ed esprimere appieno le proprie potenzialità. Inizialmente, le ricerche sulla motivazione sono state svolte chiedendo semplicemente ai giovani quali fossero le ragioni per praticare attività sportive e per sostenere nel tempo l impegno. Contemporaneamente, però, ed in particolare negli ultimi anni, il tema della motivazione è stato affrontato anche alla luce di approcci teorici applicati in modo specifico alla psicologia dello sport: diverse sono le teorie sviluppate, ma tutte valorizzano, come assunto comune, la concezione di competenza. Ciò che motiva l atleta e che lo spinge ad impegnarsi in modo sistematico nel tempo è il desiderio di percepirsi competente. Un approccio allo studio della motivazione da cui derivano importanti indicazioni applicative utili nello sport giovanile è la teoria dell orientamento motivazionale (Duda, 2001; Duda e Hall, 2001). Questo modello teorico è molto utile anche per comprendere le ragioni dell abbandono sportivo giovanile e per mettere a fuoco alcune strategie di prevenzione del dropout. Molte ricerche indicano come l abbandono sportivo sia più probabile per i giovani quando sentono di non avere miglioramenti, quando hanno scarsa percezione della propria competenza e soprattutto quando ritengono che le richieste sportive siano eccessive sia dal punto vista fisico che psicologico. Una condizione di esaurimento fisico ed emozionale che deriva da richieste eccessive legate all allenamento e alla competizione si definisce burnout. Sono tre i fattori che caratterizzano questo stato: esaurimento psicofisico, svalorizzazione o risentimento verso l ambiente sportivo e ridotto senso di realizzazione personale. Tale condizione critica può costituire la fase che precede l effettivo abbandono sportivo da parte dei giovani, ma rappresenta anche uno stato di allerta sul quale soprattutto gli allenatori possono agire per prevenirlo. Un clima motivazionale orientato allo sviluppo di competenze, che premia l impegno, valorizza i progressi individuali e che pone l accento sull apprendimento di abilità, risulta un fattore protettivo per il burnout. Anche la resilienza, ossia la capacità personale di affrontare le difficoltà, risulta un ulteriore fattore protettivo nei confronti del burnout. È interessante sottolineare la relazione diretta fra percezione di competenza e resilienza: i giovani atleti che si percepiscono maggiormente competenti in ambito sportivo sono anche quelli che mostrano livelli più alti di resilienza, che sanno cioè affrontare meglio le difficoltà. Da ciò si evidenzia il ruolo chiave degli allenatori che, contribuendo a determinare il reale sviluppo delle competenze sportive ed un clima motivazionale che valorizza progressi e miglioramenti, possono prevenire non solo il burnout e, di conseguenza, l abbandono sportivo giovanile. 5

7 Apprendimento tecnico e divertimento: una falsa antitesi Maurizio Bertollo La ricerca in ambito sportivo ha dimostrato come l apprendimento motorio sia la solida base su cui poggia l apprendimento dei gesti tecnici delle singole discipline sportive. La competenza che ne deriva è una abilità esperta che si acquisisce attraverso una pratica deliberata pluriennale che consente il raggiungimento di elevati livelli di expertise. Inizialmente questa pratica deliberata è stata associata a bassi livelli di divertimento. Successivamente alcuni autori hanno dimostrato invece come il divertimento possa essere collegato alla pratica deliberata ed essere altresì piacevole, in particolare il divertimento derivante dalle attività di gioco strutturato. Si è visto che le attività cooperative creano un ambiente di apprendimento stimolante e che i primi anni dell apprendimento dei gesti tecnici e della pratica sportiva deliberata sono determinanti per il proseguo della attività sportiva e per il raggiungimento di elevati livelli di expertise e di successo. In particolare è stato dimostrato come il divertimento possa essere intrinsecamente collegato all impegno e come questo tipo di divertimento sostenga il successo. Sono importanti, in questi primi anni di esperienza sportiva, attività multidisciplinari ad alta componente coordinativa che permettano di sviluppare le proprie capacità come base di partenza per l apprendimento delle abilità motorie e sportive. Questo processo permette al futuro atleta di ottenere, negli anni successivi, alti livelli di trasferibilità delle abilità, utili al raggiungimento di quelle competenze sportive necessarie per il futuro successo. Infine, da un punto di vista metodologico, una organizzazione della variabilità della pratica motoria basata sui principi della interferenza contestuale permette ai giovani di trarre il massimo giovamento dalle ore spese nell apprendimento dei gesti tecnici e nella loro trasformazione in azioni sportive esperte. Il collegamento tra divertimento e apprendimento di abilità tecniche, ai fini dello sviluppo di elevati livelli di competenza ed expertise, è dunque possibile ed il conflitto latente che spesso emerge è solo un fatto culturale legato ai valori della società di riferimento che non va assolutamente in contrasto con il raggiungimento dell expertise attraverso i principi della pratica deliberata nell apprendimento tecnico. 6

8 Processi di transfer nell'apprendimento delle abilità sportive Valter Durigon "Il transfer può essere generalmente definito come l'effetto di una abilità precedentemente acquisita sull'apprendimento o la prestazione di una nuova abilità" (Bortoli e Robazza, 1990). Le abilità individuali (tecniche) possiedono caratteri di specificità che le rendono strettamente correlate ad una particolare disciplina sportiva L'analisi del transfer costituisce un interessante punto di osservazione per valutare se le conoscenze e le competenze acquisite in un determinato sport possono essere utilizzate per migliorare la prestazione nell'ambito di sport diversi permettendo all'atleta di adattarsi più facilmente a nuove circostanze. Gli studi sul transfer forniscono inoltre importanti indicazioni sulle caratteristiche e sui vantaggi che gli atleti esperti hanno nei confronti dei principianti. I processi di confronto su cui si basa il transfer prevedono una parziale somiglianza fra le informazioni acquisite attraverso precedenti esperienze ed i segnali percepiti durante l'azione, è pertanto possibile che nel paradigma dei modelli di riconoscimento, la valutazione delle abilità avvenga confrontando i segnali correnti con quelli noti e collaudati. Il processo di riconoscimento che determina il transfer si verifica proprio sulla base delle analogie riscontrate fra i vari elementi che compongono l'azione e quelli affrontati in precedenti esperienze. L'applicazione dei modelli di riconoscimento delle abilità richiede una grande adattabilità e le cognizioni trasferite da un'esperienza di riferimento ad un compito nuovo da realizzare possono influenzare notevolmente la prestazione. Benché l'enfasi sugli elementi può cambiare in base alla natura del compito, le similitudini percettive fra alcuni sport determinano un elevato livello di relazione strutturale fra le attribuzioni (modelli di riconoscimento); ne consegue che l'efficacia tecnico-tattica espressa dagli atleti nell'ambito della propria disciplina, può facilitare il transfer delle abilità ad altri sport. Se gli elementi comuni a due o più attività sportive permettono la condivisione dei compiti, la capacità di riconoscimento delle abilità, realizzata attraverso il confronto fra i modelli osservati e quelli noti, consente il riconoscimento veloce ed accurato degli stimoli, catalogandoli in familiari (simili a quelli dello sport praticato) o non familiari (dissimili). Il processo di transfer differisce fra atleti abili e meno abili poiché l'esperienza personale, le conoscenze acquisite e la capacità di riconoscimento dei segnali realmente significativi giocano un ruolo fondamentale nella velocità e nell'accuratezza delle risposte. La letteratura riguardante il transfer delle abilità motorie individuali è sufficientemente vasta e circostanziata, le ricerche sul transfer hanno fornito molte informazioni riguardo l'acquisizione di competenze per il riconoscimento dei modelli di abilità nello sport, sia indagando all'interno delle singole specialità che mettendo a confronto discipline diverse. Recenti studi hanno dimostrato che gli atleti di alto livello che hanno praticato durante la loro formazione giochi sportivi diversi rispetto alla loro specialità, necessitano di un minor numero di ore d'allenamento per raggiungere un determinato livello prestativo rispetto ad individui che non hanno conoscenze specifiche di altri sport. L'attuale ricerca tenta di determinare l'esatta similitudine strutturale fra le varie discipline sportive. 7

9 Aspetti qualitativi dell allenamento in età giovanile Francesco Uguagliati La prestazione sportiva è caratterizzata da diversi elementi che s inseriscono su un processo di crescita e di allenamento pluriennale. Nel contesto socio culturale attuale, questa processo è fortemente ostacolato dai modelli e dai comportamenti collettivi e va quindi ripensato e rimodulato per adattarlo alle esigenze dei giovani. L individuazione del talento è un processo complesso in cui l allenatore deve essere in grado di individuarlo precocemente, non basandosi sulle prestazioni, ma su una crescita a lungo termine e rispettando le tappe dello sviluppo pluriennale. Un approccio multilaterale diviene quindi essenziale per un corretto accrescimento delle abilità tecniche, dello sviluppo della forza e della resistenza; alla base di tutto vi è però la necessità di avere a disposizione un allenatore professionalmente preparato e un alto numero di ore dedicate alla disciplina. L obiettivo finale dell allenamento giovanile deve essere quindi lo sviluppo delle potenzialità degli atleti dal punto di vista del raggiungimento della migliore prestazione in età adulta. In questa prospettiva la partecipazione agli eventi giovanili, anche di alto livello, deve considerarsi esclusivamente come una tappa formativa e non un punto di arrivo. Per raggiungere la top performance nell età ottimale è fondamentale che tutte le tappe precedenti dell allenamento abbiano rispettato il loro compito e che l atleta ed il tecnici siano messi nelle condizioni ottimali per raggiungere la Top Performance. E necessario pertanto accompagnare la crescita dei giovani considerando bisogni e aspettative degli atleti, conoscere e rispettare le tappe evolutive per garantire lo sviluppo a lungo termine ed infine Consegnare agli allenatori dei Senior atleti pronti ad intraprendere una carriera di élite. 8

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