Il Piano di comunicazione
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- Renato Vecchio
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1 Il Piano di comunicazione 23 lezione 11 novembre 2011
2 Cosa è un piano di comunicazione Il piano di comunicazione è uno strumento utilizzato da un organizzazione per programmare le proprie azioni di comunicazione in un periodo di tempo definito. Molto spesso il piano di comunicazione viene elaborato quando le decisioni strategiche sono già state prese dagli amministratori: si tratta quindi di uno strumento pensato a tavolino senza il coinvolgimento dei cittadini nella fase in cui si costituiscono i processi decisionali. La legge 150/2000 prevede che ogni amministrazione predisponga entro il 30 novembre il programma delle iniziative di comunicazione da realizzare nell anno successivo.
3 A cosa serve il piano di comunicazione Il piano di comunicazione serve per ordinare, sviluppare e impiegare le risorse (umane, strumentali, economiche) necessarie per raggiungere gli obiettivi dell Ente. Attraverso il piano di comunicazione é possibile organizzare in sequenza logica obiettivi, strategie e strumenti destinati a veicolare i messaggi che l Ente intende far arrivare ai diversi soggetti con i quali vuole entrare in contatto. L elaborazione del piano di comunicazione é anche l occasione per costruire una mappa ragionata e interrelata di ciò che si deve fare, chi lo deve fare, con quali risorse.
4 Come costruire il piano di comunicazione Ogni piano di comunicazione ha una struttura che risponde alle specifiche esigenze dell organizzazione e alle sue necessità. Vi sono però alcune indicazioni di carattere metodologico che possono costituire una valida traccia di lavoro per chi deve stendere il piano. Il metodo di redazione più utilizzato prevede i seguenti step: l analisi dello scenario la definizione degli obiettivi l individuazione dei target l approccio strategico lo sviluppo creativo la scelta degli strumenti. A causa della scarsa attenzione ai risultati, non sempre viene indicato lo strumento di misurazione da adottare per valutare l efficacia degli strumenti e messaggi veicolati.
5 L analisi dello scenario Per scenario si intende il contesto generale (geografico, territoriale, socio-economico), il contesto del settore (in particolare quando si parla di servizi), il contesto organizzativo (le caratteristiche dell amministrazione). L analisi dello scenario non può essere universalmente valida ma deve definire l ambito specifico nel quale si colloca l organizzazione. In particolare per un Ente Locale si dovranno analizzare: la situazione generale dell Ente i servizi offerti le modalità organizzative interne la comunicazione già realizzata. Il livello di approfondimento varia in funzione degli obiettivi ma anche delle risorse disponibili: ricerche approfondite richiedono naturalmente maggiori investimenti di risorse e di tempo.
6 La definizione degli obiettivi Può apparire scontato affermare che é importante definire gli obiettivi di un piano di comunicazione. Ma per alcuni Enti Locali decidere con chiarezza i propri obiettivi rappresenta ancora oggi un problema. Sono ancora molte le organizzazioni che gestiscono i propri processi comunicativi senza la definizione precisa degli obiettivi da raggiungere. Dopo aver analizzato lo scenario, chi é preposto alla stesura del piano di comunicazione deve procedere alla definizione degli obiettivi principali che possono essere: problemi di identità e di immagine motivazioni legate alle politiche generali dell Ente promozione dello sviluppo di maggiore cultura della relazione con il cittadino miglioramento dell utilizzo di alcuni servizi...
7 L individuazione dei target E importante definire tutti i pubblici di riferimento: dai cittadini, alle altre istituzioni, ai media, agli opinion leader etc. Un target particolarmente strategico é rappresentato dal pubblico interno anche se non sempre viene considerato nel piano di comunicazione. La segmentazione dei diversi pubblici di riferimento ai quali dedicare azioni e messaggi specifici é un ulteriore passaggio propedeutico allo sviluppo della strategia. Tra i metodi più utilizzati, anche in modo integrato, vi sono: segmentazione geografica segmentazione socio-demografica segmentazione psicografica segmentazione in base al comportamento di fruizione.
8 L impostazione della strategia Dopo aver analizzato lo scenario, definito obiettivi e target, si deve procedere all elaborazione della strategia generale. Dovranno essere messi a fuoco in particolare i valori che l Ente vuole comunicare che devono essere chiari, espliciti e veritieri rispetto alle reali potenzialità dell organizzazione. La strategia deve quindi fornire tutte le linee guida utili a sviluppare e dare concretezza al piano di comunicazione.
9 Lo sviluppo creativo Fino all impostazione della strategia il lavoro può essere elaborato all interno della struttura di comunicazione dell Ente, anche se sarebbe auspicabile prevedere fin da subito il coinvolgimento di una società esterna con professionalità adeguate. Quando il piano prevede, in particolare, la realizzazione di una campagna sui media, é auspicabile l intervento di una agenzia di comunicazione con competenze adeguate. Lo sviluppo creativo può essere presentato in modo sintetico (attraverso concept) o sviluppato sui mezzi previsti (in termine tecnico, declinato in base agli strumenti e ai canali).
10 La scelta dei mezzi La scelta dei mezzi é in parte vincolata al budget a disposizione dell Ente e condiziona in parte di proporre la possibilità di identificare i canali ritenuti più idonei per raggiungere gli obiettivi. Quando la campagna prevede un azione diversificata per i diversi target, vengono identificati, oltre ai media tradizionali (stampa, radio, affissione, più raramente televisione), anche strumenti di contatto diretto (newsletter, mailing list, siti, eventi etc.). La pianificazione dei mezzi si traduce in un piano mezzi, un documento articolato che prevede i canali individuati, il periodo di programmazione, il numero dei passaggi radio e TV o delle uscite su stampa, i relativi costi.
11 Le fasi di realizzazione del piano Il piano di comunicazione è un processo che si può suddividere in tre fasi: 1. Pianificazione e stesura. 2. Implementazione (o realizzazione). 3. Valutazione. Nel processo vengono coinvolti, con ruoli diversi, differenti soggetti che operano nell organizzazione, ma anche attori esterni. Mettere a fuoco la dimensione processuale del piano significa considerare la sua dimensione diacronica (redigere il piano è già, di per sé, un azione), ma anche la sua dimensione organizzativa (il processo attraversa e modifica l organizzazione).
12 Gli attori Nella fase di pianificazione è importante che vengano coinvolti non solo i dirigenti dell Ente, ma anche gli organi politici. Questi attori possono dare legittimità allo strumento e stimolare la necessaria collaborazione affinché il piano possa svilupparsi al meglio. L input per la redazione del piano può essere assunto sia dal personale amministrativo, sia dagli organi elettivi. Il direttore generale può avere un ruolo pro-attivo, oltre ad assumere, spesso, la supervisione del piano. Il personale dei vari settori svolge prevalentemente la funzione di raccolta delle indicazioni e delle informazioni sulle modalità operative e sui contenuti delle iniziative di comunicazione da pianificare.
13 I consulenti esterni Alla struttura interna all Ente si affiancano spesso consulenti esterni che possono offrire consulenza strategica o essere inseriti solo nella fase di realizzazione di singoli strumenti. In particolare, quando un organizzazione elabora per la prima volta un piano di comunicazione, dovrebbe esserci la consapevolezza di non disporre al proprio interno di sufficienti competenze e di dover cercare all esterno queste skill. L agenzia di comunicazione fornisce quegli standard di professionalità, che consentono - se integrati alle conoscenze dell organizzazione dei referenti interni - lo sviluppo ottimale del piano di comunicazione.
14 Gli strumenti di coordinamento Un fattore chiave del processo finalizzato alla definizione del piano di comunicazione è il coordinamento tra i diversi attori, anche se la responsabilità formale è attribuita alla struttura di comunicazione e relazioni esterne - se esiste - o allo staff della direzione generale. Queste alcune delle modalità di coordinamento formale ed informale di un piano di comunicazione: meccanismi operativi formalizzati (cabine di regia, consulte etc.); strutture temporanee non formalizzate (conferenze di coordinamento etc.); momenti di raccordo (gruppi di progetto, riunioni etc.); strumenti telematici (intranet, forum etc.) La quantità e la qualità delle relazioni e delle interdipendenze è funzionale alla scelta dell Ente di applicare una politica di accentramento o di decentramento operativo.
15 Il piano di comunicazione e altri strumenti di governo Il piano di comunicazione dovrebbe essere considerato uno strumento di pianificazione ed avere un budget dedicato. Molto spesso la mancanza di risorse destinate alle attività di comunicazione deriva dal fatto che manca un raccordo tra il bilancio dell Ente e le attività di comunicazione. Il collegamento del piano di comunicazione con altri documenti di programmazione (per esempio il PEG, Piano Esecutivo di Gestione) è fondamentale per poter garantire lo sviluppo di un progetto in modo adeguato alle reali necessità di comunicazione dell Ente.
16 Le azioni di supporto La formazione è la risorsa sulla quale la maggioranza delle amministrazioni investe per dare forza alla progettazione e alla gestione del piano di comunicazione. In alcuni casi l Ente attiva una rete di comunicatori, scelti tra il personale che dimostra di avere più competenze o, almeno, più interesse per il tema in questione. La rete ha il compito di facilitare lo scambio delle informazioni, favorire la comunicazione interna e diffondere nuovi modelli di lavoro in materia di comunicazione. In altri casi viene creato un comitato di redazione che ha la funzione di raccogliere ed analizzare le esigenze di comunicazione dei vari settori dell Ente. Inoltre, con la consulenza dell agenzia di comunicazione, ipotizza gli strumenti più idonei e la strategia da sviluppare.
17 Possibili criticità Uno dei problemi maggiori che emerge nella pratica è quello del coordinamento. Spesso non si tratta di un problema tecnico, bensì di un problema di cultura: manca, infatti, sensibilità, attenzione e pensiero strategico intorno alla comunicazione. Un altra criticità è la novità derivata dalla pianificazione della comunicazione che, spesso, viene gestita in modo non organico, quasi improvvisato. Il principio della pianificazione genera diffidenza e sentimenti di paura (in particolare quando viene messa in discussione la propria identità ed il proprio ruolo). Anche il coinvolgimento attivo del management può rappresentare un problema, data la mancanza di abitudine a considerare il legame profondo che dovrebbe instaurarsi fra cultura organizzativa e cultura della comunicazione.ù
18 Possibili opportunità Tra gli aspetti positivi che derivano dalla realizzazione di un piano di comunicazione vi è l incremento del senso di appartenenza e la maggior condivisione degli obiettivi operativi dell Ente a diversi livelli. Un altro aspetto positivo riguarda il fatto che, grazie alla creazione di un vero sistema di comunicazione, la comunicazione diventa patrimonio culturale dell organizzazione (soprattutto se ognuno ha partecipato alla costruzione e allo sviluppo del piano). Quando la cultura della comunicazione permea le scelte dell Ente, si avvia in modo corretto il processo di condivisione del piano (e delle sue esigenze economiche) con dirigenti e assessori, migliorando il rapporto tra referenti politici e dirigenti organizzativi.
19 Le ricadute del piano di comunicazione Realizzare il piano di comunicazione è già un importante risultato per molte organizzazioni pubbliche, indipendentemente dalla qualità del documento prodotto. Per molti Enti il procedere con la stesura del piano rende possibile all organizzazione ancorare le attività svolte a scopi definiti e non casuali, realizzare strumenti stabili e continuativi, creare sinergie fra strumenti e canali di comunicazione etc. Interessanti sono, soprattutto, le ricadute all interno dell organizzazione. Il piano di comunicazione consente di rendere riconoscibili ai componenti dell Ente le strategie e le priorità dell amministrazione, creando identità e senso di appartenenza. Pianificare l attività di comunicazione aiuta a stabilire il collegamento tra gli obiettivi di politica generale, le azioni amministrative e il servizio fornito al cittadino.
20 Le ricadute del piano di comunicazione/2 Partecipare alla stesura del piano di comunicazione può rappresentare l occasione per conoscere altre modalità di lavoro, in particolare quando il team è composto anche da soggetti esterni. La costituzione della rete dei referenti interni può costituire un fatto nuovo per l organizzazione, che vede migliorato il clima interno e il rapporto tra i diversi servizi o assessorati. Non ultimi, gli aspetti legati all efficienza, alla riduzione degli sprechi, alla razionalizzazione delle occasioni e degli strumenti di comunicazione gestiti dall Ente. La comunicazione può rivelarsi una leva fondamentale nel processo di cambiamento delle Pubbliche Amministrazioni, trasformando i modelli organizzativi e migliorando i sistemi di relazione all interno dell Ente. La crescita del livello della qualità della comunicazione al cittadino migliora anche l immagine complessiva dell Ente.
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