I MATERIALI DELLA GRECIA ORIENTALE NEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE



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Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Sezione Didattica I MATERIALI DELLA GRECIA ORIENTALE NEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE nella stessa sala XXV è una collezione di monumenti delle regioni di Italia che furono in rapporto con l Etruria, tanto nel periodo preistorico che in quello protostorico e storico che ci permette di cogliere e di apprezzare le differenze e somiglianze tecniche e formali con i prodotti dell Etruria e quelli specifici di altre regioni d Italia. Ad uno scopo parallelo corrisponde la sezione delle antichità preelleniche. Dati i rapporti di origine esistenti fra l Etruria, l Asia Minore e l oriente greco, è di sommo interesse scientifico poter raffrontare con i più antichi manufatti dell Etruria non solo i precedenti prodotti della civiltà egea e micenea; ma altresì quelli della civiltà premicenea in Anatolia e nelle isole greche non che quelli proto greci di Rodi e di Cipro, con cui l Etruria ebbe indubbi rapporti commerciali nell età storica. Da Il Regio Museo Archeologico di Firenze I di Luigi Adriano Milani, Firenze 1912. Il Museo Archeologico di Firenze possiede una delle collezioni più importanti di oggetti provenienti dall Egeo Orientale e da Creta: i materiali costituiscono infatti un repertorio molto vasto di vasi micenei, minoici, ciprioti, statue votive, bronzi ecc. Nel dicembre 2007, una mostra allestita con questi reperti ha dato la possibilità di valutare con maggiore attenzione l importanza di una tale raccolta e di ripercorrere l origine del loro arrivo nel Museo fiorentino.

Quando Luigi Adriano Milani (1854 1914) riveste l incarico di Direttore del Regio Museo Etrusco di Firenze (1881), all indomani della scelta della nuova sede nel Palazzo della Crocetta, sa già che le sale dedicate alla civiltà etrusca dovranno essere affiancate da quelle in cui riunire i testimoni del percorso di tale civiltà nel Mediterraneo. Lo studioso è convinto dell origine orientale degli Etruschi e ambisce a stabilire un collegamento con i prodotti delle civiltà italiche, per questo individua due sale che chiama dei Confronti Egei ed Italici. Mentre per i reperti provenienti da Sardegna, Sicilia, Italia settentrionale è abbastanza facile contattare antiquari o scavatori più o meno dilettanti da cui acquistare o chiedere esemplari delle loro collezioni, il recupero di oggetti egei è più laborioso. Tuttavia Milani si impegna nello stringere rapporti con chi gli può fornire alcuni dei materiali che proprio tra la fine dell 800 e gli inizi del 900 sono i frutti delle prime campagne di scavo nel Mediterraneo orientale. Per quel che riguarda Creta, uno dei suoi ispettori, che gli succederà, Luigi Pernier, è uno stretto collaboratore di Federico Halbherr, archeologo roveretano impegnato nella scoperta dei siti affascinanti di Gòrtina, Festòs, Haghìa Triàda ecc. Milani chiede, quasi in cambio del permesso di Pernier di partecipare agli scavi di Festòs, di avere almeno una parte dei vasi recuperati, che risulti significativa per il suo intento di delineare la filiazione orientale degli Etruschi. I problemi sono di natura soprattutto politica, la maggior parte del materiale rimane a Roma presso il Museo Preistorico Etnografico diretto da Luigi Pigorini, tuttavia, anche grazie al Pernier, giungono a Firenze vasi in stile cosiddetto di Kamàres e alcune casse con reperti dai vari scavi della Missione Archeologica Italiana a Creta. In alcuni casi Milani tratta direttamente con Pigorini barattando alcuni oggetti con corredi tombali tarquiniesi. Tra il 1902 e il 1906 i contatti con il Museo Archeologico di Atene guadagnano al Museo fiorentino alcuni pregiati oggetti di provenienza greca. I materiali di Cipro hanno una vicenda più lineare: già a partire dal 1870 è il console italiano Riccardo Colucci a donare a Firenze il nucleo principale, mentre tra il 1902 e il 1909 Milani entra in contatto con importanti commer- Testa maschile in pietra calcarea (inv. 70758), da Cipro - VI sec. a.c.

cianti ciprioti e acquista a più riprese vari lotti. La storia dell arrivo del materiale rodio è invece costellata da personaggi dal profilo a volte romanzesco: a partire dal 1899 Milani è in contatto con Halbherr anche per i reperti degli scavi a Rodi, attraverso F. Càrabott, Giara a staffa micenea (inv. 81708), da Rodi - Tardo Elladico III B antiquario maltese operante a Creta, conosce Elìas Arapìdes, un appassionato che risulta determinante non solo per il Museo di Firenze ma per numerosi musei europei. Elìas Arapìdes, a lungo direttore della società Eastern Telegraph Company Limited di Rodi, già a partire dal 1904 comincia a seguire gli archeologi danesi nelle ricognizioni sul territorio dell isola e arriva a pagare i contadini perché indichino a lui prima che agli studiosi i luoghi in cui è più promettente scavare, oppure perché si procurino per lui i pezzi migliori. Rimane nelle annotazioni degli scavi ufficiali proprio il suo ostruzionismo tacito ma inesorabile nei confronti del lavoro scientifico. Per aggirare le severe norme turche Arapìdes riesce a far uscire clandestinamente i materiali con l aiuto e la copertura di Alfredo Biliotti, un diplomatico di carriera che aveva scavato con Auguste Salzmann la necropoli di Kàmiros. Tra il 1903 e il 1906 Arapìdes e Biliotti riforniscono molti musei europei, tra cui quello fiorentino. La ricomposizione dei vari lotti ha reso possibile identificare con certezza la provenienza della maggior parte di questi dalla necropoli di Kechràci (Kàmiros) e di ricostruire le vicende degli scavi clandestini nell isola di Rodi. A partire dal 21 settembre 1903 i contatti tra Arapìdes e Milani, destinati a protrarsi per altri tre anni, si fanno più intensi e serrati: più che di acquisti si tratta ormai di veri e propri donativi. Arapìdes viene insignito da onorificenze greche e francesi in ringraziamento dei vasi che egli fa giungere nei musei di quei Paesi. Lo stesso Milani intercede presso il Oinochoe a bocca trilobata (inv. 80035), da Rodi- Middle Wild Goat Style 625-615 a.c.

Ministero della Pubblica Istruzione e un Regio Decreto del 10 ottobre 1904 nomina Elìas Arapìdes Cavaliere della Corona d Italia. I contatti si interrompono bruscamente nell aprile del 1906, data dell ultima lettera tra i Milani e Arapìdes. I successivi nuclei di materiali dal Dodecaneso giunsero in città solo nel 1912 e nel corso del 1913, dopo la vittoria italiana nella guerra contro la Turchia (1911-1912) e l occupazione italiana del Dodecaneso. Oggi i materiali greci, ciprioti e rodii sono esposti nel Museo Archeologico al secondo piano, in una sala (SALA 10) dedicata principalmente all arte dell Egeo Orientale: oggigiorno non si tratta più di testimoniare una presunta origine orientale ed a quello del confronto è stato preferito l intento didattico: la disposizione del materiale permette infatti di ripercorrere le tappe principali della storia dell arte rodia e cipriota. BIBLIOGRAFIA GENERALE DI RIFERIMENTO L.A. MILANI, Il Regio Museo Archeologico di Firenze I, Firenze 1912 G. ANDRIULLI, A.M. CEDDIA, A. TROPEA, Il complesso monumentale del Museo Archeologico di Firenze. Formazione e trasformazione, in «Studi e materiali» V, 1982, pp. 100-126 e note 284-364 a pp. 173-175 E. SORGE, oggetti magari comuni, ma antichissimi Gli arrivi dei materiali cretesi e ciprioti nel Museo Archeologico di Firenze, in Egeo Cipro Siria e Mesopotamia. Dal Collezionismo allo scavo Archeologico (catalogo della mostra), Sillabe 2007, pp.28-33 M.C. MONACO, Dal Dodecaneso a Firenze: i materiali di età arcaica e classica, in Egeo Cipro Siria e Mesopotamia. Dal Collezionismo allo scavo Archeologico (catalogo della mostra), Sillabe 2007, pp. 108-117. GLOSSARIO Cipro Isola del Mediterraneo orentale a sud della Turchia e a ovest della Siria, Cipro è caratterizzata da una complessa rografia e da coste alte e prive di approdi. E soprattutto durante la fase matura dell età del Bronzo nota principalmente attraverso le necropoli di Lapithos, Episkopi e altre che Cipro esce dal suo isolamento e conosce un momento di grande prosperità e di estesi contatti commerciali. Intorno al 1600 a.c. i rapporti di Cipro con l Egitto divennero stretti e verso il 1500 a.c. i Ciprioti assimilarono dal mondo minoico una scrittura simile alla lineare A cretese. Sull isola si sviluppano, durante il XIV sec., importanti città come Enkomi, sulla costa orienale, Kition, Arpera, Kourion su quella meridionale, Palaepaphos su quella occidentale. Intorno al 1200 a.c. i cosiddetti Popoli del Mare, provenienti da ovest e solitamente identificati con gli Achei, si stabiliscono a Cipro in approdi fortificati: nel corso dell XI sec. a.c. si stabilirono in nuove città come Salamina, dove introdussero la loro architettura funeraria, diffondendo le loro usanze e il loro stile anche nella ceramica. Un paio di secoli dopo vediamo a Cipro lo sviluppo di città-stato, avvenuto dietro la spinta economica del nuovo apporto fenicio (nel tempio di Astarte a Kition è stata ritrovata una iscrizione fenicia da cui si capisce che essi tentarono di ottenere il dominio delle regioni minerarie sulle montagne). Dopo il dominio fenicio a Cipro giunsero gli Assiri, sotto i quali (nei secoli VIII e VII a.c.) i sovrani ciprioti godettero di una larga autonomia. Nel VI sec. a.c. agli Assiri subentrano i Persiani, il cui dominio fu invece caratterizzato da una numerosa serie di guerre di liberazione, che videro impegnate anche forze greche. Il coinvolgimento greco negli affari ciprioti ebbe profonde ripercussioni nella politica e nella cultura dell isola dove nacque un forte movimento filoellenico che portò alla dipendenza culturale e artistica di Cipro da tutto ciò che fosse di origine greca. Alla fine del V a.c. il re Evagora I introdusse a Cipro l alfabeto greco, artisti greci erano attivi alla sua corte e opere d arte greche furono importate sull isola. Alessandro Magno liberò l isola dalla dominazione persiana con l aiuto dei re ciprioti durante l assedio di Tiro, ma l antagonismo tra i suoi successori portò alla distruzione della famiglia reale di Salamina. Cipro passò sotto il dominio romano nel 58 a.c., mantenendo una cultura ellenistica. Gli imperatori romani, Traiano e Adriano in particolare, favorirono le città greche di Cipro; nella nuova capitale Paphos sono state portate alla luce alcune eleganti ville romane. I terremoti succedutisi verso la metà del IV sec. d.c.: distrussero le città antiche di Cipro segnando la fine dell antichità e della religione pagana. Creta La maggiore delle isole greche e la più meridionale. Il destino archeologico di Creta è legato a quello della civiltà minoica che costruisce enormi palazzi nei centri di Cnossos, Festos, Mallia e Zakros (epoca paleopalaziale

2000 1700 a.c.) dove sono concentrati il potere e la ricchezza dell isola. Nel 1700 a.c. un tremendo terremoto distrugge i Palazzi che vengono ricostruiti, per lo più sulle rovine dei precedenti, dando vita alla fase più brillante della civiltà minoica. Alla fine del periodo Neopalaziale i grandi centri religiosi, politici ed economici furono definitivamente distrutti dall eruzione del vulcano di Thera Santorini (1450 a.c.) che provocò una serie di terremoti e maremoti. I Micenei, approfittando di questa situazione, si installarono sull isola. Il plazzo di Cnosso fu il solo ad essere ricostruito diventando il centro del potere miceneo. Poco dopo il 1400 a.c. Cnosso fu definitivamente distrutto e Creta conobbe un lungo periodo di declino. Intorno al 1000 a.c. giungono i Dori e i centri abbandonati conoscono nuova vita, Creta torna a produrre un artigianato di pregio. L età storica vede lo sviluppo di nuovi centri, come quello di Gortina, particolarmente importante in età romana. Federico Halbherr (Rovereto, 15 febbraio 1857 Roma, 17 luglio 1930) è stato un archeologo ed epigrafista italiano, il cui nome è legato agli scavi di Creta, dove compì fondamentali ricerche. Studiò dapprima a Vienna, dove ebbe fra i suoi compagni di studi Paolo Orsi. Fu poi allievo di Domenico Comparetti all' Università di Roma, dove più tardi (1889) divenne professore di epigrafia greca. Alla sua scuola si formarono fra gli altri Gaetano de Sanctis, Luigi Pernier e soprattutto Margherita Guarducci che ne completò l'opera dopo la morte. Compì importanti esplorazioni, a Festo, a Gortina e a Hagia Triada, che vennero poi esposte in numerose pubblicazioni. Nel 1910 fu il fondatore e direttore della Missione archeologica italiana a Creta (poi Scuola Archeologica Italiana di Atene). Fra le sue scoperte, importantissima per la conoscenza della società dell'antica Grecia è una grande iscrizione in lingua greca (dorica) della fine del VI e l'inizio del V secolo a.c., contenente le cosiddette "Leggi di Gortina" sul diritto di famiglia (campagna degli anni 1884-1887 a Gortina). Fu inoltre fra i pionieri degli studi archeologici di Cirene. Lo stile di Kamares è uno stile pittorico che prende il nome da una località dell'isola di Creta, ovvero una grotta sul monte Ida, dove si afferma tra il minoico medio I e il minoico medio II (intorno al 1800 a.c.) come tipo di decorazione vascolare. È caratterizzato da una vivace policromia su sfondo nero e da un repertorio ricchissimo che affianca alla spirale tipica del repertorio cicladico temi vegetali e temi marini. In generale il motivo è incentrato sull'elemento geometrico per la decorazione. Molti di quesi vasi furono commercializzati in tutto il Mediterraneo, diffondendo il gusto cretese della prima fase del Minoico medio. I vasi appartenenti a questo stile sono ottenuti da una lavorazione con il tornio girevole molta accurata e che richiedeva un alto livello tecnico da parte del vasaio che riusciva a fare vasi dello spessore di un milletro per questo chiamati a guscio d'uovo. Nel Minoico tardo si affermò lo stile detto naturalistico, caratterizzato da soggetti tratti dal mondo marino, affiancati a motivi vegetali e astratti spiraliformi. Le rappresentazioni sui vasi raggiungono una spiccata aderenza al soggetto reale, nonostante l'evidente semplificazione del soggetto. Luigi Adriano Milani (Verona 1854 Firenze 1914) Filologo, archeologo, numismatico. Libero docente fin dal 1883, nel 1895 fu nominato professore di archeologia nell Istituto di Studi Superiori di Firenze. La sua attività cominciò con un importante studio numismatico su di un tesoretto rinvenuto a Venere, nel veronese, e continuò a Firenze dove, oltre ad essere Direttore del Museo Archeologico e Soprintendente ai Musei e Antichità d Etruria, si occupò degli scavi nel centro storico della città. Mostra 2007: Egeo Cipro Siria e Mesopotamia. Dal collezionismo allo scavo archeologico mostra allestita presso il Museo Archeologico di Firenze dal 1 dicembre 2007 al 4 maggio 2008. La mostra, pensata come omaggio postumo al Prof. Paolo Emilio Pecorella scomparso tragicamente nel 2005 in un incidente sullo scavo siriano di Telle Barri, ha presentato la ricca collezione di materiale rodio e cipriota del Museo Archeologico, nonché alcuni importanti reperti del sito di Tell Barri. Hanno curato la mostra Maria Cristina Guidotti, Fulvia Lo Schiavo, Raffaella Pierobon Benoit. Con questa occasione è stato possibile pubblicare i preziosi materiali nel catalogo omonimo. Luigi Pernier (Roma 1874 Rodi 1937) Laureato a Roma con Lanciani, vi frequentò la Scuola Italiana di Archeologia. Dal 1902 ispettore del Museo Archeologico di Firenze, fu il primo direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene dal 1909 al 1916 e nello stesso anno successe al Milani nella direzione del museo Archeologico fiorentino e degli scavi dell Etruria, carica che resse sino al 1923. Dal1920 fu incaricato di Archeologia e Storia dell arte nell ateneo fiorentino, dal 1923 professore straordinario e dal 1925 ordinario. Allievo di Halbherr, che gli affidò sin dall inizio nel 1900 lo scavo di Festos, nel 1905-1909 sostituì il maestro negli scavi di Creta. Partecipò agli scavi di Cirene e nel 1930 subentrò ad Halbherr come capo della missione italiana a Creta. Membro del Comitato permanente per le missioni e gli istituti archeologici all estero dal 1930. Socio corrispondente dei Lincei dal 1920, socio nazionale ordinario dell Istituto di Studi Etruschi. Luigi Pigorini (Fontanellato 1842 Padova 1925). Paletnologo, iniziò la sua attività di scavatore con il naturalista P. Strobel esplorando le terramare parmensi (1861 1862). Entrò nel 1867 come funzionario nel museo di Parma, di cui divenne poi direttore, e passò infine (1870) alla Direzione Generale dei musei e scavi di antichità a Roma. Riuscì a fondare (1876) accanto al vecchio museo Kircheriano il nuovo museo preistorico etnografico, destinato a raccogliere tutti i documenti dell antica civiltà della penisola; con P. Strobel e G. Chierici fondò nel 1875 il Bullettino di Paletnologia italiana. Nel 1876 fu chiamato alla cattedra di paletnologia dell Università di Roma, dove, in quaranta anni di docenza, creò una schiera di discepoli tra cui si annoverano i nomi più importanti dell archeologia italiana. Ha lasciato una ricca serie di scritti; fu socio nazionale dei Lincei (1887) e dal 1912 senatore del Regno. Rodi Isola del Dodecaneso in cui la tradizione antica riconosce tre colonizzazioni mitiche che corrispondono a Minoici, Micenei e Dori. Gli scavi archeologici dell isola hanno confermato le leggende mitistoriche: le vestigia minoiche si vedono tuttora presso Trianta (insediamento datato tra 1550 e il 1400 a.c.), la conquista micenea, invece, completata tra 1400 e 1200 a.c., si concentra nelle piane di Ialyssos e Kamiros. La colonizzazione dorica (1000 a.c.) dà forma ai tre centri di età storica: Lindos, Ialyssos e Kamiros. Sul finire del V sec. a.c. si compie il sinecismo che

porta alla formazione della città di Rodi, sul promontorio settentrionale dell isola. Al momento del disfacimento dell impero di Alessandro Magno la città portuale diviene famosa come deposito dei beni di transito soggetti a imposte doganali. Il III sec. a.c. è l età d oro, la popolazione gode di un benessere diffuso, compromesso,però, dal tremendo terremoto del 227-6 a.c. Tradizionalmente neutrale, Rodi diventa alleata di Roma nel II sec. a.c. ma non la appoggia apertamente contro i Macedoni e viene punita dalla istituzione del porto franco a Delo (167 a.c.). Ancora nella seconda metà del II sec. d.c., tuttavia, Rodi e i suoi cinque porti mostrano una floridezza senza eguali.