La fonetica latina. Ipertesto della prof.ssa Maria Grazia Desogus

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La fonetica latina Ipertesto della prof.ssa Maria Grazia Desogus

2.1 L alfabeto latino A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T U V X Y Z a b c d e f g h i k l m n o p q r s t u v x y z Tre di questi caratteri ( k, x, y) non sono presenti nell alfabeto italiano tradizionale.

Nota In latino si scrivono con la prima lettera maiuscola gli aggettivi indicanti nazionalità, mentre in italiano questo accade solo quando si parla di un intero popolo al plurale: puer Romanus = un ragazzo romano ; invece in italiano un romano, due romani, i Romani/romani.

La pronuncia La c veniva sempre letta con suono gutturale, come nella c di casa (quindi mai come il suono di ciabatta). la h non viene mai pronunciata; comportava solo una quasi impercettibile aspirazione. il gruppo consonantico ph si pronuncia f (se pph allora si legge ff, come in Sappho = Saffo, nome di una famosa poetessa greca). il gruppo consonantico gl ha sempre un suono gutturale, come nell italiano glicine : gladius = la spada. I dittonghi ae ed oe si leggono e.

Inoltre in Italia, seguendo una tradizione millenaria, vi sono questi usi: - ti seguito da vocale atona (cioè non accentata) si legge zi : patientia si legge pazienzia, gratia si legge grazia ; si pronuncia invece ti quando la i è tonica (cioè accentata) o quando tale gruppo consonantico è preceduto da s, t o x o nei nomi di origine greca (per es. Antiocus) e in alcuni infiniti arcaici uscenti in -tier -ce, ci, ge, gi si leggono con suono palatale, cioè dolce, come nell italiano ciliegia, cercare, genio, giro.

Nota In realtà in epoca classica non vi era distinzione grafica tra U e V; dalla lettura delle testimonianze antiche sembra che il suono V si sia diffuso in epoca tarda o medievale. Per semplificare la lettura dei testi classici in Italia si è diffuso l uso di utilizzare il carattere V anche per i testi antichi.

Le vocali Le vocali latine sono: a, e, i, o, u, y. La vocale y si usa nei vocaboli derivati dal greco: lyra = lira (lo strumento musicale).

I dittonghi In latino vi sono meno dittonghi rispetto all italiano: au, ae, eu, oe Sono rari i dittonghi ei, ui, yi. Quando è presente la dieresi, queste vocali formano uno iato invece che un dittongo: po e ta.

La quantità delle sillabe In latino si distinguono le vocali brevi da quelle lunghe; infatti le prime sono pronunciate in un solo tempo, mentre le seconde hanno all incirca il doppio della durata di quelle brevi. Le vocali brevi hanno sopra il segno ; quelle lunghe invece sono sovrastate dal segno ˉ es. poetă (nominativo o vocativo)/ poetā (ablativo) Nota: possiamo paragonarlo alla differenza in inglese tra le parole sheep (= pecora, pronunciato con 2 i ) e ship ( nave )

Sillabe brevi e lunghe Una sillaba si dice breve per natura se ha una vocale breve o per posizione se è seguita da una vocale con cui non forma un dittongo: es. moneo. Una sillaba si dice lunga per natura se è il frutto della contrazione di due vocali (per es. cogo, che deriva da coago) o se è formata da un dittongo; si considera lunga per posizione se è seguita da due consonanti o da una consonante doppia (x, z).

La sillaba ancipite Una sillaba si dice ancipite se è seguita da una consonante muta unita a una liquida; in tal caso può essere o breve o lunga.

L accento latino Legge della terzultima sillaba (o del trisillabismo) Nessuna parola latina può avere un accento oltre la terzultima sillaba.

La legge della penultima sillaba In latino l accento tonico si basa sulla quantità dell ultima sillaba: - se essa è breve, l accento cade sulla terzultima sillaba; - se invece essa è lunga, cade sulla penultima stessa.

Enclitiche In latino, così come in italiano, vi sono alcune parole molto brevi (per lo più monosillabe) che non hanno accento proprio e perciò si appoggiano alla parola che le precede. Tra le più frequenti vi sono: -quĕ = e es. domi bellīque = in pace e in guerra -vĕ = o -nĕ : dà una sfumatura di dubbio che si può rendere con un forse - mĕt: si scrive con i pronomi e ha il significato di proprio : egomet = proprio io

Note sulle enclitiche Quando vi è un enclitica, l accento si sposta sulla sillaba che la precede, anche nel caso essa fosse breve: rosaque si pronuncia rosàque Nota: l enclitica -que forma talvolta altre parole, in cui non ha più un significato autonomo: es. itaque = dunque.

Eccezioni Alcune parole hanno l accento sull ultima sillaba: adhùc illùc illìc Perché questo? In passato, tali parole erano più lunghe e la sillaba accentata era la penultima (adhùce, illùce, illìce).

In breve... In latino i dittonghi ae e oe si pronunciano e ti si pronuncia zi, tranne che quando è preceduto da s, t, x ; anche le parole greche mantengono il suono ti In latino ci sono vocali lunghe (es. ă ) e vocali brevi (es. ā) Le enclitiche sono parole che si appoggiano a quelle che le precedono, spostando l accento sulla penultima sillaba.