L'IMMAGINE PRECARIA J.M. Schaeffer Schaeffer parte dal presupposto che per affrontare qualunque discorso sulla fotografia, occorre analizzarne la sua genesi, la sua costituzione, ma non nel senso di processo generativo, quanto a quello che egli definisce archè, cioè principio originario, la sua specificità ( se vediamo la foto di un gatto, sappiamo che si tratta di una raffigurazione di un entità reale perchè sappiamo cos è una foto, come viene scattata e cos è un dispositivo fotografico: in un dato tempo t un gatto, si è lasciato catturare dall obiettivo fotografico). La fotografia dunque si può analizzare e considerare su diversi livelli. Sul livello della mera materialità, genesi, la fotografia è immagine fotonica in quanto prodotto di un processo chimico fisico ( impressione su pellicola di un fascio di fotoni proveniente da un oggetto). Al livello della ricezione / fruizione, l immagine diviene fotografica in senso stretto, cioè impronta chimica risultato di una visione e interpretazione. L immagine è da intendersi come digitale al livello della materialità fotonica: la discontinuità che caratterizza il digitale è relativo alla costituzione chimica della fotografia ( i grani di alogenuro della pellicola si presentano in due stati: sensibili e non). E da considerarsi come analogica al livello della ricezione: l immagine come veduta, cioè ciò che è catturato dall occhio. La fotografia è un impronta a distanza cioè non generata da contatto diretto dell oggetto ed è il risultato di una dilatazione dello spazio: dalla fonte originaria alla pellicola e da essa al fruitore. In base alla relazione tra impressore(es oggetto fotografato) e dispositivo, possiamo avere: 1. impronta a illuminazione diretta: l oggetto di cui resta l impronta è anche fonte del flusso fotonico che la produce. Es. Fotografia del sole; 2. impronta per riflessione: l oggetto è distinto dalla fonte del flusso (illuminazione naturale-sole o artificiale-faretto); 3. impronta per attraversamento: il flusso fotonico passa attraverso l oggetto prima di colpire la superficie sensibile (pellicola). Definire la fotografia una riproduzione del mondo visibile è errato poiché il dispositivo fotografico in realtà coglie anche spettri di raggi che sono invisibili all occhio umano (raggi più attivi al livello chimico che visivo ampliamento dell universo visibile). Ciò la distingue dalla camera oscura che riproduce solo il visibile; altra caratteristica che la distingue da essa è l intervento dello sguardo nella riproduzione dell impronta: nella fotografia quest ultima si crea automaticamente per processo chimico; nella camera oscura, è il pittore che crea l impronta. Altro dibattito acceso riguarda il considerare l immagine fotografica come indice o come icona. Essa viene considerata in un modo o nell altro a seconda che la si analizzi nella sua materialità ( è indice in quanto vi è nesso causale tra il visibile e l impronta chimica) o come prodotto di una visione soggettiva, ( è icona in quanto messaggio codificato che attraverso simboli visivi il fotografo intende recapitare al fruitore). Partendo dal presupposto che un segno è sempre convenzionale, una fotografia viene vista come segno solo se ritenuta iconica. In realtà secondo Schaeffer, esistono anche segni non convenzionali: i segni naturali. Il grido di dolore per esempio è solitamente inteso come segno di dolore ma non è sempre un emissione codificata e intenzionale: in molti casi non è emesso con finalità semiotica, con intento comunicativo, ma come risposta automatica ad una sensazione. Dunque la fotografia può essere considerata comunque un segno. Secondo Eco l immagine fotografica è solamente iconica e lo è partendo già dalla sua produzione: un oggetto fotografato è stato primariamente scelto in base a qualche significato; inquadratura (porre in primo piano una cosa piuttosto che un altra), composizione ( inserire un oggetto o toglierlo ) e stampa ( seppia, bianco e nero, scale determinate di grigi), sono frutto di scelte e strategie comunicative. Senza considerare che tutti gli indici visivi sono icone in quanto esiste un dizionario preesistente, frutto di apprendistato sociale, che traduce ogni traccia visiva come segno. A controbattere la posizione di Eco vi è Van Lier che considera l immagine fotografica come indice. Egli distingue infatti fra immagine : Indice/indizio: non è un segno poiché non è ne intenzionale ne codificato. La foto è solo il prodotto di un processo chimico( indice in quanto è un segno che ha con il suo oggetto relazione causale: luce sull oggetto, riflesso e impressione). È un impronta di identificazione immediata ( indica qualcosa di molto familiare fotografia orientante). Se mostra segni convenzionali non è mai per intenzione di trasmettere un messaggio. È accidentale.
Indicatore: mostra qualcosa per trasmettere un messaggio. Sono simboli culturali più o meno stabili e non elementi di una combinatoria significante. Impronta: identificazione non immediata. Mera impronta chimica. Schaeffer critica Van Lier per il fatto che in realtà ogni fotografia è un impronta al livello della materialità, è anche indice a livello semiotico e che la distinzione non riguarda le classi di immagini ma il livello di analisi che si vuole adottare ( semiotico o materiale). Inoltre interpretare un segno fotografico non vuol dire trovarne il significato, ma riconoscere la cosa o la situazione che esso presenta. Il fatto che si trovino dei simboli è facoltativo per il ricevente, che può trovarli e tradurli in base a conoscenza, vissuto e istruzione personale. E cmq vero che per riconoscere un indice come rinviante a un determinato oggetto, occorre un sapere laterale già costituito ( per riconoscere la foto di un albero, devo sapere a priori che forma ha un albero ). Per Pierce l indice ha funzione iconica in quanto è un segno che rinvia all oggetto che esso denota e con il quale ha qualche qualità in comune: somiglianza, piuttosto che nesso di causalità. Ma quanto di simile vi è tra il fumo ( indice ) e il fuoco? Si distingue allora tra indice iconico e icona pura. L icona pura non rinvia a cose esistenti: è un segno di essenza. É simbolo di qualcosa; L indice rinvia a cose esistenti, dunque è un segno di esistenza ( sinsegno ). L immagine fotografica è un indice non codificato che funziona come indice di esistenza in funzione del suo archè: in quanto sappiamo che è l effetto di radiazioni provenienti da un oggetto reale, esistente. Per far luce sulla questione icona/indice della fotografia, Barthes innanzitutto distingue tra livello denotativo e livello connotativo, livelli che cooperano con lo scopo di creare il significato. Il primo livello, denotativo, è il livello base, semplice, descrittivo; il livello entro cui Barthes fa rientrare gli elementi di significato, significante e segno così come de Saussure li definisce. In altre parole i segni per come si presentano e per la relazione che stabiliscono tra significante e significato. Nel secondo livello, connotativo: i significanti che identifichiamo nel primo livello entrano in un tipo di codice successivo che li collega a significati più ampi, ai campi semantici della nostra cultura. Quindi gli stessi elementi saranno considerati iconici o indicali a seconda che siano considerati dal punto di vista connotativo o denotativo. A modificare l'iconicità anche procedure di creazione dell'immagine quali: Trucco: lavora al livello denotativo poiché non trasmette messaggi ma lo scopo è darla a bere ( coprire imperfezioni per es.). Postura: quasi sempre lavora al livello connotativo; in molte fotografie di fine 8oo i soggetti si atteggiavano per evidenziare il loro status sociale. Oggetti: entrambi i livelli. Un oggetto può non avere valenza simbolica universale ( il colore viola è simbolo di morte e sfortuna solo in alcune culture) e quindi perdere l'iconicità oppure essere compreso nell'immagine con intento di trasmette un messaggio ( veduta di un paesaggio ). Fotogenia e Estetismo: livello connotativo. Si tratti della composizione figurativa, della scelta delle luci, dei soggetti in quanto caratterizzanti di un qualcosa, degli effetti, della prospettiva, questi hanno carattere simbolico. Sintassi: livello denotativo; le immagine sono inserite orizzontalmente in relazione l'una con l'altra. Rinvia alla logia delle situazioni non a codici di connotazione. Ricostruisce lo svolgersi di un evento. Questi procedimenti possono funzionare solo se vengono riconosciuti dal ricevente come aventi valore simbolico. Per es un effetto estetico di sfocatura, potrebbe essere confuso con un errore di messa a fuoco piuttosto che un voler indicare qualcosa di intenzionale ( romanticismo, tempo andata, etc etc). Ancora una volta la convenzionalità iconica non è un codice iconico determinato ma ha a che fare con la capacità del ricevente non solo di riconoscerlo come intenzionale ma anche che di tradurlo correttamente. La fotografia per sconvolgere, colpire, ha bisogno della nostra partecipazione nella comprensione (il fotografo non deve sostituirsi a noi nello spiegare troppo il significato poichè non siamo stupidi: ci indigneremmo perdendo interesse). Schaeffer sottolinea quindi la natura ambivalente dell'immagine fotografica qualificandola come icona indicale e indice iconico, che si evidenzia sia al livello temporale: divisa fra l'attualità della presenza iconica ( ciò che vedo ora) e il sapere dell'archè che la rende passato( so che è la ripresa di un qualcosa in un momento andato); sia al livello della strutturazione dell'immagine che va da un campo quasi percettivo ( il reale fotografato) alla raffigurazione iconica ( simboli connotativi del reale fotografato).
Ma il segno fotografico resta un segno selvaggio, intermittente: la traccia chimica lascia un segno che è indeterminato la cui determinazione è frutto di infinite variabili legate soprattutto al ricevente ( cultura, vissuto, etc etc). In sintesi, la specificità che permette di distinguere l icona fotografica da altre icone analogiche sta nella sua funzione indicale, mentre la specificità che permette di distinguere l indice fotografico da altre impronte fotoniche sta nella funzione iconica. L'immagine fotografica, evoca il tempo come passato: è un immagine fissa, al contrario della filmica che dà la sensazione di un vissuto hic et nunc ( qui e ora). Per questo si dice che una foto può registrare il tempo solo in forma di distribuzione spaziale. Mentre l immagine in movimento è immagine del tempo, l immagine fissa è immagine nel tempo: un altrove in un tempo passato. La prospettiva è essenziale per la costruzione dell immagine come campo percettivo ed essa proietta anche il punto di vista del fotografo ( l angolazione della presa dell immagine). Ma questo non vuol dire guardare l immagine con gli occhi del fotografo ( punto di vista al livello semiotico come messaggio da interpretare), piuttosto spinge il ricevente a ricercare una motivazione sul perché il fotografo abbia scattato la foto. Non esiste dunque relazione univoca tra iconicità e tematizzazione dello spazio da una parte o indicalità e tematizzazione del tempo dall altra. Quando si affronta l immagine fotografica dal punto di vista della sua valenza semiotica ( come icona), si deve tener conto del fatto che essa è costituita dalla combinazione di tre dimensioni: Representamen (colui che scatta - relativo alla problematica dell iconicità/indicalità) Interpretante ( ricevente inserimento della foto nell orizzonte spaziale e temporale del ricevente. Questione della temporalità/spazialità) Oggetto [l impressore, ciò che è fotografato relativo alla distinzione fra entità (per es ritratti) o situazioni di fatto( eventi, rappresentazioni)]. Dalla combinazione di queste tre dimensioni si individuano otto classi di immagini ( o strategie comunicative) ciascuna delle quali dà origine a una specifica dinamica di ricezione : 1. Traccia: Temporalità; Entità; Indice Immagine come segno indicale dell esistenza di entità fisiche qualsiasi in un dato momento ( quello della registrazione )- es foto canali su marte; 2. Protocollo Sperimentale: Temporalità; Situazioni di fatto; Indice Immagine come segno indicale, prova di esistenza non delle entità ma delle relazioni spazio temporali in cui sono coinvolte es autovelox: foto dell infrazione nel momento in cui si compie; 3. Descrizione: Spazialità; Entità; Indice Non prova di esistenza ma grafo delle modalità dell esserci dell oggetto. Es fotografia d architettura; 4. Testimonianza: Spazialità; Situazione di fatto; Indice Estrapolazioni di natura narrativa, legate all integrazione di un campo quasipercettivo, pur riferendosi a un dato tempo passato. Es : non x è accaduto al tempo t ma x è accaduto come l immagine me lo presenta. Ciò che vi dico è vera perché la foto ( cui conoscete l archè) ve lo mostra In realtà si accetta qualunque asserzione referenziale che sia compatibile con l immagine, veritiera o meno che sia ( l asserzione). Dunque l immagine non testimonia a favore del messaggio ma deve limitarsi a non testimoniare contro. Una fotografia diventa testimonianza solo se è inserita in un contesto verbale. Se questo manca, la fotografia diviene muta o passibile di qualsiasi interpretazione. Qualunque immagine diventa parlante qualora venga collocata nel campo di un sapere laterale adeguato. 5. Souvenir: Temporalità; Entità; Icona La funzione indicale è garantita in partenza (principio dell archè). Esserci stato dell entità. Es: foto nonno. 6. Rievocazione: Temporalità; Situazioni di fatto; Icona
Immagini di entità in azione, movimento, situazioni nel tempo determinato. Es nonno che pesca in quel particolare mattino d autunno. 7. Presentazione: Spazialità; Entità; Icona Illustrazione (accompagnata e sottomessa da messaggio verbale) e presentazione autonoma ( soggetto predominante autoreferente ). Nell illustrazione non vi è trasmissione di informazioni grezze ma spinta a riconsiderare un certo numero di informazioni già a conoscenza. Es foto moda, l entità ( modella con abito) vale come modello: Valendosi della pregnanza iconica, noi acquistiamo ideali fisici e atteggiamenti sociali Trasparenza simbolica dell immagine. Da non trascurare la valenza indicale che lega indissolubilmente l abito alla modella e entrambi all ambiente di successo. L Opera rappresenta l Essere lo tematizza. Fa presa perché l immagine è già interiorizzata, istituzionalizzata. La presentazione autonoma l immagine si presenta come manifestazione dell oggetto nella sua pienezza senza ricorso a messaggio verbale: impressore e segno visivo si identificano in un unica entità che non ha funzione indicale poiché si parla di unione mistica piuttosto che unione causale. Es cartolina turistica. 8. Mostrazione. Spazialità; Situazione di fatto; Icona Riguarda la scelta del momento decisivo che concentra in sé il significato iconico senza ulteriore inserimento narrativo, rivelando la totalità dell evento da cui è estratto. Autonomia espressiva del segno in quanto l Essere è l Opera. Da una parte ( presentazione) l oggettivismo più intransigente, dall altra (mostrazione) la soggettività più sfrenata. Es foto di guerra dove l attenzione non è su un determinato soldato che spara al nemico quanto un simbolo universale degli orrori della guerra: si spiega da sé in quanto simbolo universalizzato di un qualcosa già interiorizzato nella coscienza e conoscenza collettiva. Come nel fotogiornalismo spesso si ritiene che la fotografia abbia la funzione di prova rispetto a quanto detto e questo per il suo archè ( principio costitutivo). In realtà, come è accaduto alla stessa Freund ( reporter) una foto acquista significati diversi a seconda della didascalia. La problematica è nel fatto che l'immagine in realtà corrisponde a un evento reale ( tesi di esistenza ), a qualcosa di esistente e la conoscenza del suo archè pone la stessa come qualcosa di obiettivo. L'immagine può costruire una prova solo a livello fotonico: essa è indubbiamente l'impronta chimica di una visuale, ma cosa si voglia provare esattamente trascende dal suo archè. L'immagine fotografica, purchè non sia stata manipolata, si intende, non afferma nulla: dice soltanto Là. Il resto è frutto di asserzioni interpretative, di identificazione della situazione di fatto o dell'entità ritratta, cioè riguarda la sostanza iconica. Dunque non può essere obiettiva o meno, quanto essere venuta bene o male. La descrizione invece è soggetta a obiettività. Il concetto è intimamente legato alle regole di ricezione, poiché l'immagine fotografica esiste solo in quanto segno di ricezione. E non soltanto il contesto di ricezione e fruizione ha la sua importanza ma anche il sapere laterale, la conoscenza, il vissuto, l'universo del ricevente: davanti ad una foto di un uomo anziano, sapere che egli è mio nonno, aiuta e determina l'identificazione esatta dell'immagine, che è appunto una foto ricordo. Una foto non è soltanto riconoscimento di forme intramondane ( quell'entità fotografata è un uomo) ma soprattutto identificazione individualizzante ( l'uomo nella foto è mio nonno). E' con l'universo del ricevente che il rappresentante deve fare i conti quando vuole fare affidamento alla funzione iconica dell'immagine da creare. Ma principalmente, il criterio di riferimento della ricezione non è fondamentalmente né il sapere o l'intento del fotografo, né il dizionario iconico culturale eventualmente condiviso da questo e dal ricevente ( anche se assolutamente da considerare se si vuole una corretta traduzione dell'intento trasmesso volutamente dal fotografo ) ma l'essere al mondo del ricevente: ciò che l'immagine dice al ricevente è ciò che il ricevente riesce a vedere e questo è in stretto rapporto con quanto già visto del mondo e col modo in cui si è visto. Quattro sono le situazioni di ricezione, in relazione al sapere laterale: 1. Saturazione degli aspetti indicale e iconico da parte del sapere laterale. Ciò presuppone che il ricevente sia a conoscenza di tutto dunque abbia partecipato alla registrazione dell'impronta; 2. Saturazione indicale ma indeterminazione parziale dell'iconica. Il ricevente è uno degli oggetti dell'impronta o l'oggetto fa parte dell'universo del ricevente. Familiare ma con informazioni inedite: io non mi vedo mai come appaio in fotografia oppure
apprendo informazioni inedite delle cose fotografate ( nel caso siano diverse da me). 3. Indeterminazione relativa sia indicale che iconica. L'immagine è riconosciuta al livello indicale ( si riconosce perchè è una forma intramondana) ma magari non fanno parte del mondo diretto del ricevente ( porsche che non si possiede) e non fanno parte del suo mondo culturale ( iconicità relativa ad altre culture di cui si è solo parzialmente a conoscenza). 4. Indeterminazione totate indicale e iconica. Nella macrofotografia individuare cosa sia l'oggetto è impossibile, figurarsi coglierne la simbolicità ( dettaglio occhio di un pidocchio...). In base alla ricezione abbiamo anche regole costitutive, stabili, legate allo statuto di immagine fotografica e regole normative, molteplici e mutevoli, legate al contesto. In pubblicità per es una regola normativa, legata al contesto cioè, è che deve evitare la ridondanza, cioè l'immagine di un prodotto non deve ricordarne un altro o non si avvertirebbero le differenze che porterebbero a preferire l'uno all'altro. La regola costitutiva invece pone l'identificazione dell'immagine come impronta; ciò consente la possibilità di tradurre l'immagine in campo quasi percettivo ( è raffigurazione di qualcosa che è così come lo vedo), di relazionarsi alla tesi di esistenza ( quel che vedo esiste), e alla rielaborazione della raffigurazione iconica.