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AUDIZIONE CNEL Commissione per le Politiche Sociali ed Ambientali 26 settembre 2007 Abstract intervento di Annalisa Saccardo Siamo pronti a fare la nostra parte per promuovere in agricoltura l uso razionale dell acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l innovazione con colture meno esigenti. Ma non deve essere dimenticato che la risorsa idrica è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività del Made in Italy alimentare. I cambiamenti climatici in corso segnalano la necessità di un inderogabile impegno ad intraprendere tutti gli interventi possibili per ripristinare condizioni di equilibrio attraverso la gestione responsabile del territorio e, in generale, la modifica complessiva degli stili di vita. In proposito, si sottolinea come il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in occasione della programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013, abbia evidenziato come i principali elementi di criticità dell agricoltura rispetto alle risorse idriche siano: a) il rapporto tra disponibilità idrica e fabbisogni irrigui - un problema storicamente del sud e delle isole - che è già diventato un fattore limitante per tutto il Paese dato il verificarsi, nel corso degli ultimi anni, del fenomeno della siccità anche al Centro-Nord; b) lo stato delle infrastrutture irrigue: si riscontra la presenza di canalette a cielo aperto, tipologia di rete che genera maggiori problemi di perdita di risorsa idrica, cui si aggiunge, in alcune aree, una scarsa manutenzione (ordinaria e straordinaria) delle opere. Vi è poi, un generalizzato basso livello tecnologico dei sistemi, che non sono quasi mai dotati di misuratori per il controllo delle perdite e dei consumi reali a livello di utenza; c) la pianificazione dell uso della risorsa a fini irrigui: in alcuni territori si evidenzia una scarsa pianificazione dell uso della risorsa, nonché una scarsa diffusione del calcolo dei fabbisogni irrigui; d) la frammentazione della gestione e l assetto delle competenze: diverse sono le tipologie di Enti che operano nel settore irriguo, con competenze a volte non ben delineate; in alcune aree, emerge l estrema frammentazione dei servizi irrigui; e) la complessità dei ruoli istituzionali delle varie Amministrazioni ed Enti competenti in materia di pianificazione, programmazione e gestione della risorsa idrica: tale questione rischia di rallentare i necessari processi di riforma e di modernizzazione del settore; f) il basso livello qualitativo della risorsa: deve rilevarsi che gran parte dei corsi d acqua risultano inquinati sia dal punto di vista chimico che microbiologico. Pertanto, anche l agricoltura deve fare la sua parte e proprio in considerazione dell importanza che l acqua riveste per tale settore, il Piano Strategico Nazionale per lo 1

Sviluppo Rurale assegna il 41% delle risorse totali disponibili (che sono 8,3 miliardi di euro), all Asse II Miglioramento dell ambiente e dello spazio rurale. Gli obiettivi prioritari di questo asse sono, infatti, oltre alla conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturale, alla riduzione dei gas serra ed alla tutela del territorio anche la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e profonde. Tale obiettivo è, quindi, perseguito attraverso alcune azioni-chiave riguardanti il sostegno di pratiche agronomiche finalizzate al risparmio idrico ed una più efficiente gestione dell irrigazione (calcolo dei fabbisogni irrigui, adozione di sistemi a basso consumo, miglioramento dell efficienza della rete di distribuzione, introduzione di misuratori). Le strategie agronomiche prevedono, in questo senso, di evitare totalmente o parzialmente la riduzione delle produzioni agricole; possiamo suddividere questi interventi in aggiustamenti nel breve e nel lungo periodo; 1. nel breve periodo possiamo intendere i primi interventi di difesa contro gli effetti dei cambiamenti climatici, che prevedono di ottimizzare la produzione con variazioni minime (come costi) del sistema agricolo, attraverso modifiche della: gestione dei sistemi colturali: il cambio di varietà e delle pratiche agronomiche (come la data di semina); conservazione dell umidità del suolo: con l introduzione di tecniche di conservazione dell umidità (no tillage, pacciamatura, ecc..) e di gestione dei sistemi di irrigazione (ammontare ed efficienza); 2. nel lungo periodo possiamo intendere gli interventi che prevedono di ovviare alle avversità determinate dai cambiamenti climatici attraverso alcune modifiche strutturali del sistema produttivo agricolo, quali: sviluppo di nuove cultivar: per adattarsi agli stress indotti dai cambiamenti climatici più velocemente (miglioramento genetico tradizionale); sostituzione colture per conservare meglio l umidità del suolo: ad esempio la sostituzione della coltura del mais con quella del sorgo, o con colture perenni (canna comune, miscanto, panico, ecc ), che garantiscono la copertura del suolo tutto l anno; modifiche del microclima per migliorare l efficienza dell uso dell acqua: ad esempio attraverso la realizzazione di fasce frangivento, colture intercalari, ecc. In merito al quadro appena tratteggiato, occorre affinare gli strumenti di gestione delle risorse idriche: in proposito, si evidenzia la inidoneità del singolo atto amministrativo ad impostare una corretta politica della economia dell acqua ed occorre, pertanto, volgere l attenzione alla scelta di strumenti in grado di realizzare una più adeguata programmazione dell uso dell acqua in vista della sistematica regolazione di tutti i bisogni e le priorità con cui vanno soddisfatti in un dato ambito territoriale ed in uno spazio temporale sufficiente. 2

Sotto questo profilo, è indicativo ciò che è accaduto con la denuncia dei pozzi che in Italia ammontano, secondo i dati APAT, a 74.000. Tuttavia, da quando è entrato in vigore il comma 6 bis, dell art. 23 del d.lgs.11 maggio 1999, n.152 e, ancor prima, l art. 10 del d.lgs. 12 luglio 1993 n. 275, Riordino in materia di concessione di acque pubbliche, il termine per la denuncia dei pozzi è stato prorogato più di dieci volte. In sostanza, dal 1993 ad oggi non si è riusciti a regolamentare in via definitiva tale settore con la conseguenza negativa che gli utenti si abituano ad operare nel contesto di un quadro normativo che non è mai cogente, ma sempre pronto ad accogliere le istanze di coloro che non intendono adeguarsi alle regole. Più propriamente, le imprese agricole sono oggi chiamate ad assumersi responsabilità precise nella gestione dell acqua: il D.M. 21 dicembre 2006, n. 12541 Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del DM 15 dicembre 2005, prevede già alcuni obblighi a carico degli imprenditori agricoli per il mantenimento della rete idrica in uno stato di efficienza e per la tutela della qualità delle acque. E pur vero, tuttavia, che tali obblighi sono suscettibili di adattamento, sul piano tecnico, al fine di rendere maggiormente incisivo il contributo che l impresa agricola può fornire ad una corretta gestione delle risorse idriche, proprio con riferimento alle necessità di mitigazione dei cambiamenti climatici. L individuazione di una più efficiente gestione delle risorse idriche è un tema che andrebbe affrontato anche con riferimento all impatto che i cambiamenti climatici hanno su tale risorsa ed alla necessità di istituire un servizio di agrometereologia in grado di orientare l attività agricola rispetto ai cambiamenti climatici. Il tema andrebbe approfondito considerando tre aspetti fondamentali: un aspetto legato alla ricerca scientifica sul sistema climatico e sulle complesse inter-relazioni fra le componenti dello stesso, al fine di comprenderne meccanismi e processi, analizzarne gli andamenti e prevederne le possibili variazioni a seguito di cause antropogeniche o, comunque, non naturali; un aspetto legato alla valutazione di impatto ambientale, a seguito della predizione dei trend climatici plausibili in base alle conoscenze scientifiche attuali, per capire quali potrebbero essere le conseguenze attese o prevedibili sull ambiente naturale e sul paesaggio; un aspetto legato all impatto tecnico-economico, per mettere a punto idonee tecnologie e per individuare opportune strategie di gestione del territorio e degli agroecosistemi, al fine di prevenire le eventuali variazioni climatiche o mitigarne le prevedibili conseguenze sul suolo e sulle colture. In base agli studi a carattere modellistico attualmente esistenti ed ai risultati finora conseguiti di simulazione numerica, la problematica dell evoluzione futura del clima appare abbastanza complessa e dipendente da numerosi fattori, di tipo non solo scientifico, ma anche da ipotesi di sviluppo economico e demografico. Anche se avessimo un modello di previsioni climatiche perfetto, le proiezioni sul clima del futuro, comunque, dipenderebbero molto dalle ipotesi di crescita della popolazione, di impiego delle risorse e, complessivamente dallo sviluppo socio-economico. 3

Le iniziative internazionali di ricerca hanno coinciso, comunque, con una maggior capacità di osservare e misurare i fenomeni naturali, con la possibilità di elaborare velocemente grandi masse di dati e, nell ultimo decennio, con la possibilità di scambiare con facilità le informazioni attraverso strumenti informatici. Venendo più da vicino a considerare i problemi critici che interessano l agricoltura, si possono sintetizzare i seguenti aspetti: a) aumento della sommatoria termica verificabile in relazione ai seguenti profili riguardanti le colture vegetali: accelerazione dello sviluppo fenologico; precocità nella ripresa vegetativa; ritardo della dormienza autunnale; aumento dei danni da gelate primaverili; modifica del potenziale infettivo di funghi ed insetti; spostamento degli areali di coltivazione; b) diminuzione delle precipitazioni nel periodo invernale con le seguenti conseguenze: riduzione delle riserve idriche; diminuzione della capacità degli invasi per l irrigazione estiva; aumento del rischio di incendi; c) aumento dell intensità degli eventi estremi con le seguenti conseguenze: modifica del bilancio idrico; problemi per la conservazione del suolo e aumento del rischio erosivo; aumento della frequenza di alluvioni; d) numero di giorni consecutivi con temperature estive alte con le seguenti conseguenze: danni da caldo; allessamento dei frutti; stress idrico; riduzione della quantità e della qualità delle produzioni. Appare, dunque, evidente la necessità di monitorare i fenomeni accennati. Questo potrebbe essere realizzato anche mediante la revisione dell Ufficio centrale di ecologia agraria (UCEA) ed il coordinamento di Osservatori regionali, promuovendo una effettiva valorizzazione delle attività di meteorologia applicate ai cambiamenti dello scenario, al fine di acquisire, elaborare e distribuire informazioni agli utenti finali. L applicazione della modellistica agrometeorologica potrebbe apportare un beneficio alla attività degli operatori, individuando gli interventi per gestire le anomalie registrate, fino a ridurre le conseguenze negative per le produzioni agricole. In particolare, alcune previsioni meteorologiche/climatologiche, a diversa durata temporale, possono essere adottate a supporto delle decisioni in agricoltura: come ad esempio la tempestiva diffusione di allerte relative ai rischi di siccità o al contrario di piovosità fino a considerare i rischi di grandinate ed alluvioni. L elaborazione e lo studio nel medio-lungo periodo delle tematiche sopra descritte può fornire, invece, utili strumenti informativi di programmazione, pianificazione, gestione e può servire come orientamento delle politiche territoriali. In questo ambito, la possibilità di monitorare con precisione le risorse idriche disponibili e di quantificare con esattezza le 4

esigenze delle colture costituisce un presupposto essenziale per salvaguardare alcune produzioni tradizionali e di qualità. Tale attività di monitoraggio delle acque dovrebbe, inoltre, considerare anche altri importanti aspetti quali la qualità, la salinizzazione delle falde e dei fiumi che, nelle zone costiere, assume una rilevanza crescente. Si sottolinea che, in Italia le aree più vulnerabili sono pari a 16.500 Km 2, circa il 5,5% del territorio nazionale con la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna tra le aree maggiormente interessate dal fenomeno. Calcolando una sensibilità media al rischio desertificazione, secondo gli ultimi calcoli del progetto Dismed (Desertification Information System for the Mediterranean), ad essere predisposto è circa il 30% del territorio italiano. L obiettivo è, quindi, quello di determinare le disponibilità idriche complessive e la loro distribuzione nei successivi mesi dell anno, sopra tutto in considerazione delle eventuali modifiche del regime pluviometrico. Integrando tali informazioni, sarebbe possibile prevedere la distribuzione delle risorse idriche sul territorio, evidenziando le diverse richieste, la relativa erogazione stagionale e la possibilità di intervenire con irrigazioni nelle aree dove le acque siano disponibili. In questo modo, potrebbe essere prevista anche una diversa organizzazione delle tecniche irrigue, con una modificazione dei tempi, delle dosi e dei turni di adacquamento, in modo da garantire la riproduzione negli anni futuri senza sprechi di acqua. Infine, sarebbe interessante prevedere dei momenti di approfondimento tecnico sui sistemi di gestione delle risorse idriche e di prevenzione dei rischi della siccità messi in atto da altri paesi, il cui approccio metodologico, differente dal nostro, potrebbe aiutare ad individuare nuove e più efficaci strategie. Ad es. gli Stati Uniti ed il Canada costituiscono, in merito, un valido esempio, in quanto tramite l istituzione di un portale su Internet 1 forniscono delle linee guida alle imprese agricole sulle misure preventive più idonee da adottare al fine di gestire al meglio le risorse idriche e mitigare gli effetti negativi della siccità nel momento in cui questa dovesse verificarsi. In questo caso l approccio metodologico rispetto alla gestione delle risorse idriche, è molto interessante perché è mirato ad offrire un servizio alla singola impresa agricola e soprattutto è improntato al principio di prevenzione piuttosto che al risarcimento dei danni provocati dall evento calamitoso. In conclusione, Coldiretti è pronta a collaborare con impegno per pianificare le azioni di ''prevenzione, contrasto e mitigazione'' necessarie per alleviare gli eventuali disagi su popolazione, sistema agricolo e produttivo, in vista di un eventuale emergenza idrica e nell assumere la responsabilità necessaria a garantire alle campagne l acqua indispensabile per non far morire il Made in Italy alimentare tramite un concreto impegno degli imprenditori agricoli a favore della gestione e del risparmio idrico. 1 Il sito statunitense Defending Against Drought è: http://www.nrcs.usda.gov/feature/drought/index.html, il sito canadese Guetter la secheresse : www.agr.gc.ca/pfra/drought/article_f.htm 5

Tuttavia, occorre sottolineare come gli standard qualitativi offerti da alcune produzioni alimentari nazionali non possono essere raggiunti riducendo l impiego delle risorse idriche in agricoltura oltre determinati parametri quantitativi e, quindi, l auspicio è che le politiche che si intendono attuare riescano a conciliare le esigenze di sviluppo del settore agricolo con quelle relative al risparmio idrico ed alla richiesta da parte dei consumatori di alimenti sicuri e di qualità. 6