Anna Letizia Zanotti, Antonella Iacoviello



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Transcript:

Anna Letizia Zanotti, Antonella Iacoviello RICONOSCIMENTO DELLE SPECIE BOTANICHE PRESENTI NEI DIPINTI DI NATURA MORTA DALLE IMMAGINI CONSERVATE NELLA FOTOTECA ZERI (UNIVERSITA DI BOLOGNA) PER UN DATABASE ON-LINE. 1 - La cartella di JAN BRUEGHEL IL VECCHIO Plant species identification in Still Life paintings from photos of photographic archives of Zeri Foundation (Bologna University) for an on-line database. 1 - Jan Brueghel the Old Portfolio. In the framework of the multidisciplinary project Still Life paintings in the Federico Zeri s photographic archives - an on-line database for Art History promoted by Zeri Foundation, we examined 316 photographs of Still Life paintings of 12 painters of XVII and XVIII centuries in order to determine the plant species. About 260 taxa were identified. We performed a database with a total of about 2600 records. Plant species identified in 28 photos of Jan Brueghel the Old paintings are presented and discussed. Questo contributo si inserisce nell ambito del progetto interdisciplinare La Pittura di Natura Morta nella Fototeca di Federico Zeri - un database on-line per la storia dell Arte promosso dalla Fondazione Zeri dell Università di Bologna, sotto la direzione scientifica della prof. Anna Ottani Cavina. Tale progetto si propone di inserire on-line le immagini dei quadri del genere Natura morta presenti in questa grande fototeca e raccolte in cartelle per Autore, secondo le attribuzioni di Federico Zeri (1921-1998), e, per ogni immagine, di inserire anche le caratteristiche degli oggetti in essi raffigurati. Il fondo di fotografie del Settore Natura Morta riguarda 13.900 immagini, per lo più in bianco e nero. Scopo di questo lavoro in particolare è, in primo luogo, il riconoscimento delle piante rappresentate nei quadri dei secoli XVII e XVIII, utilizzando le riproduzioni fotografiche dei dipinti e, successivamente, la costituzione di un database consultabile on-line che riporti, per ogni singola immagine, l elenco delle specie vegetali presenti. L identificazione delle specie raffigurate consentirà di conoscere più approfonditamente quali fossero le preferenze, all epoca dei dipinti esaminati, sia in fatto di piante alimentari che di piante ornamentali apprezzate come fiori recisi e coltivate nei giardini. Inoltre tale identificazione potrà essere di aiuto nella datazione dei dipinti, qualora vi siano presenti specie esotiche, in base alla data della loro introduzione in Europa e in Italia. Introduzione Con lo sviluppo dei viaggi e delle scoperte geografiche iniziati a metà del 1400, giungono in Europa dall Asia nuove specie vegetali e animali soprattutto da Costantinopoli, tramite l ambasciatore di Ferdinando d Asburgo alla corte ottomana.tra le piante giungono il ranuncolo asiatico, il gelsomino, l arancio e molte bulbose come fritillaria, muscarimia e soprattutto tulipani che daranno origine nei paesi fiamminghi ad una vera e propria tulipanomania (Zalum Cardon, 2008). A partire dal 1500 arrivano, nel porto di Cadice, anche le specie centro e sud americane, mentre in Inghilterra arrivano le specie provenienti dalle nuove colonie del Nord America. L arrivo di tante nuove specie in Europa sarà portatore di numerose conseguenze (Zalum Cardon, 2008). In primo luogo stimolerà nell uomo rinascimentale il desiderio di fare una catalogazione enciclopedica del mondo partendo dall osservazione della realtà (e non da idee preconcette e simboliche, come avveniva in epoca precedente, quando negli erbari erano raffigurate piante stilizzate e irriconoscibili) facendo così nascere la scienza botanica come branca del sapere separata dalla medicina. Ne 1

consegue la stesura di nuove opere che vogliono essere una silloge della botanica allora conosciuta, con descrizioni dettagliate delle piante e corredate da un apparato illustrativo meticoloso, quanto più possibile aderente al vero. La prima opera nuova è Herbarium vivae eicones di Otto Brunfels stampata a Strasburgo tra il 1530 e il 1539, cui seguiranno molti altri trattati, nel corso del 500 e dei secoli successivi. Nella tabella seguente citiamo i più noti che sono stati pubblicati fino a metà del XVII secolo: AUTORE N. M. OPERA ANNO DI PUBBLICAZIONE BRUNFELS OTTO 1488 1534 HERBARIUM VIVAE EICONES 1530 DODOENS REMBERT 1517 1585 HERBARIUM (e pubblicazioni successive) 1533 FUCHS LEONHARD 1501 1566 DE HISTORIA STIRPIUM 1542 GESSNER KONRAD 1516 1565 ENCHIRIDION HISTORIA PLANTARUM 1542 MATTIOLI PIETRO ANDREA 1501 1578 COMMENTARI DI DIOSCORIDE 1544 DE L OBEL MATHIAS 1538 1616 PLANTARUM SEU STIRPIUM HISTORIA 1576 CESALPINO ANDREA 1524 1603 DE PLANTIS 1583 ACOSTA CRISTOBAL 1515 1594 TRATTATO DELLA HISTORIA, NATURA ET VIRTU 1585 DALECHAMPS JACQUES 1513 1588 HISTORIA GENERALIS PLANTARUM 1586 CAMERARIUS JOACHIM 1534 1598 HORTUS MEDICUS ET PHILOSOPHICUS 1588 BAHUIN GASPARD 1560 1624 PINAX THEATRI BOTANICI 1596 CLUSIUS CAROLUS 1526 1609 RARIORUM PLANTARUM HISTORIA 1601 BAHUIN JOHANN 1541 1612 HISTORIA PLANTARUM 1650 TRADESCANT JOHN 1608 1662 MUSEUM TRADESCANTIANUM 1656 In secondo luogo l interesse per le nuove specie esotiche, di cui si riconosce il valore estetico, oramai svincolato da quello officinale, promuoverà il collezionismo di piante considerate beni rari e quindi la loro coltivazione in importanti giardini, come quelli dei Granduchi di Toscana, e nei primi Orti Botanici. La coltivazione del giardino fin dal Quattrocento (da quando cioè i giardini vengono progettati in modo nuovo), diventa uno dei passatempi più diffusi tra gli intellettuali e gli aristocratici proprietari (Còccioli Mastroviti, 2006). Vi operano famosi floricultori quali Matteo Caccini a Firenze, Giuseppe Casabona a Pisa, Giovan Battista Ferrari a Roma. Inoltre l arrivo di nuove piante stimola anche il commercio, lo scambio di notizie, di piante e di immagini tra studiosi europei. Spesso vengono chiamati noti pittori a illustrare in disegni e tempere le nuove meraviglie botaniche dei giardini: Georgius Dyckman e Daniel Froeschl (1563-1613) 1 nel 1594 per l Orto Botanico di Pisa, Jacopo Ligozzi (1547-1627) dal 1577 al 1606 per la Villa Medicea di Pratolino di Francesco I 2 (Bacci e Forlani, 1961), Bartolomeo Bimbi (1648-1729) per Cosimo III, ecc.. (Tongiorgi Tomasi, 1998; Tongiorgi Tomasi e Ferri, 1993). Anche il famoso naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605) si interessa alle opere del pittore universalissimo Jacopo Ligozzi e chiede al Granduca di Toscana la replica di alcune sue tavole di soggetto naturalistico (Tongiorgi Tomasi, 2014). Lo stesso rapporto tra botanici e pittori si verifica tra il fiammingo Clusius, prefetto dell Orto Botanico di Leida e autore di numerose opere di catalogazione e descrizione botanica e De Gheyn, che ne completerà l opera con disegni botanici e che sarà uno dei padri fondatori della pittura fiamminga di Natura morta. In terzo luogo l interesse per la botanica porterà alla stesura di florilegi (a volte veri e propri cataloghi illustrati a colori con didascalie, ma senza testo) (Tongiorgi Tomasi, 1990), alcuni compilati per diletto dell artista, altri per grandi mecenati. Di seguito, in ordine di pubblicazione, indichiamo i più noti del XVI e XVII secolo (vedi anche Pigozzi, 2006): 1 disegni conservati nella Biblioteca Universitaria di Pisa 2 disegni conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze. 2

AUTORE N. M. OPERA ANNO DI PUBBLICAZIONE COLLAERT ADRIAN 1560 1618 FLORILEGIUM 1590 GERARD JOHN * 1545 1612 HERBAL 1597 VALLET PIERRE 1575 1650 LES VELINS DU ROI 1608-1623 DE BRY JOHAN THEODOR 1561 1623 FLORILEGIUM NOVUM 1611 SWEERT EMANUEL 1552 1612 FLORILEGIUM AMPLISSIMUM ET SELECTISSIMUM 1612 BESLER BASILIUS 1561 1629 HORTUS EYSTETTENSIS 1613 DE PASSE CRISPIN junior 1589 1670 HORTUS FLORIDUS 1614 RABEL DANIEL * 1578 1637 THEATRUM FLORAE 1622 FERRARI GIOVAN BATTISTA 1584 1655 FLORA OVERO CULTURA DEI FIORI 1638 ROBERT NICOLAS * 1615 1695 LA GUIRLANDE DE JULIE 1641 WALTER JOHANNES 1604 1679 FLORILEGIO DI NASSAU-IDSTEIN 1646 MARSHAL ALEXANDER* 1620 1682 FLORILEGIUM 1660 DE GEEST FRANCISCUS 1638 1699 HORTUS AMOENISSIMUS 1668 *Da AA.VV., 2008. Tra queste opere sono particolarmente preziose per gli accurati disegni a colori, quelle di Besler, Walter e De Geest. Altre ancora ne seguiranno nei secoli successivi. Infine la coltura dei fiori ornamentali e il giardino all italiana avrà particolare fortuna nei Paesi Bassi dove pittori e incisori fiamminghi si occuperanno di temi iconografici connessi al giardinaggio e, dando inizio al genere di Natura morta, raffigureranno molte specie botaniche mossi sia da motivi estetici, che scientifici ma anche simbolici (Tongiorgi Tomasi, 1990). Fiori recisi ed ortaggi erano simboli di memento mori e di vanitas in quanto rappresentavano la fragilità e la fugacità della vita umana: Vita hominum flos est si legge nell antiporta del Florilegium di De Passe (o De Pas) (Pigozzi, 2006). Inoltre i fiori recisi erano, nella simbologia cristiana, sia simboli del sacrificio eucaristico che testimonianza delle meraviglie del creato e della grandezza di Dio. Infine il possesso di specie rare ed esotiche costituiva un segno di prestigio e distinzione per la ricca borghesia dell epoca (Pigozzi, 2006; Bazzocchi, 2010). Materiali e Metodi Il riconoscimento delle specie vegetali è avvenuto sulle immagini digitali delle foto, scansionate ad alta definizione a cura della dott. Francesca Mambelli della Fondazione Zeri, coordinatrice del progetto. Fino a questo momento abbiamo esaminato 316 riproduzioni che si riferiscono ai dipinti di 12 Autori italiani o che hanno lavorato in Italia per un periodo della loro vita, operanti tra la fine del XVI e il XVIII secolo e precisamente: AUTORE N. M. JAN BRUEGHEL IL VECCHIO 1568 1625 TOMMASO SALINI 1575 1625 PIETRO PAOLO BONZI 1576 1636 AGOSTINO VERROCCHI 1586 1659 GIOVANNA GARZONI 1600 1670 MAESTRO DI HARTFORD (GIOVANE CARAVAGGIO?) LUCA FORTE tra il 1600 e il 1615 prima del 1670 Maestro della natura morta ACQUAVELLA attivo a Roma nella prima metà del 1600 GIACOMO RECCO 1634 1695 NICOLA MALINCONICO 1663 1726 FELICE RUBBIANI 1677 1752 ANTONIO CRESPI 1712 1781 I soggetti presi in considerazione, rappresentati nei quadri esaminati, sono fiori, frutta, rami e ortaggi, 3

questi ultimi spesso in interni di cucina. Il riconoscimento botanico sulle immagini fornite ha messo subito in evidenza le difficoltà e i limiti del lavoro. Ovviamente ben diverso sarebbe stato l esame diretto delle opere, ma questo avrebbe comportato ben altro impegno in termini di tempo. Spesso infatti si trattava di immagini in bianco e nero oppure, anche se a colori, non del tutto nitide o di cattiva qualità; inoltre a volte il dipinto fotografato era in cattivo stato di conservazione o abraso. Ove possibile abbiamo reperito sia dal web che da pubblicazioni specifiche le corrispondenti immagini a colori che, anche quando non presentavano una grande risoluzione, consentivano tuttavia di verificare almeno il colore dei fiori. A ciò si aggiungevano le difficoltà di determinazione, come messo già in evidenza da Signorini e Pacini (2009) dovute alla posizione della pianta nel dipinto (in secondo piano o in ombra), alla mancanza di alcune parti della pianta (indispensabili in molti casi per l attribuzione) e alla forte somiglianza tra varietà a fiori doppi appartenenti a specie diverse. Molte cultivar delle specie ornamentali presenti in passato sono oggi scomparse, come quelle di Papavero da oppio e di Anemone coronaria. Per quanto riguarda poi gli ortaggi particolari problemi di riconoscimento hanno suscitato le radici tuberizzate in quanto rafani, ravanelli, carote, scorzonere, ecc. sono spesso indistinguibili nel bianco e nero. Come ribadiscono gli Autori citati, gli artisti ritraevano in parte dal vero, valendosi di loro disegni preparatori, in parte copiavano da stampe e florilegi. Le nature morte ritraevano quindi nello stesso quadro fiori che fiorivano in stagioni diverse e specie con vita effimera quando recise. Valga per tutti l esempio del Tulipano, specie sempre presente nelle nature morte (anche in seguito alla tulipanomania ), a fioritura piuttosto breve e durata del fiore reciso ancora più breve. Essenziale è stata quindi la ricerca di documentazione storica, ottenuta con la consultazione di florilegi e opere illustrate pre-linneane come quelle citate. In queste opere tuttavia, nonostante l accuratezza della rappresentazione a colori, non è sempre agevole arrivare all identificazione della pianta secondo l attuale nomenclatura. Infatti accanto alla pianta viene riportata una frase diagnostica in latino, cioè una sorta di descrizione a volte lunga e particolareggiata (non universale, ma diversa a seconda degli Autori) e non il binomio linneano (genere e aggettivo specifico), che verrà istituito da Linneo nell opera Systema naturae solo nel 1735. Molto utile è stata l analisi delle due grandi tele dipinte da Girolamo Pini (attivo a Firenze tra il 1614 e il 1615) del Museè d Art Decoratives di Parigi, ed esposti alla Mostra Fiori tenutasi a Forlì nel 2010 (Benati et al., 2010): le numerose specie illustrate sono corredate da un numero che si riferisce ad una didascalia presente nel quadro e recante il nome comune della specie raffigurata. Immagini di erbari seicenteschi e settecenteschi si sono reperite in rete nel sito www.plantillustration. org. Naturalmente il confronto è stato effettuato anche con le iconografie botaniche attuali e soprattutto con le immagini ad alta definizione di siti internet come www.actaplantarum.org. L analisi botanica molto rigorosa, dettagliata ed approfondita fatta da Signorini e Pacini (2009) su 50 dipinti di Natura morta esposti a Firenze nel 2003 nella mostra La Natura morta italiana, ci è stata di grandissimo aiuto ed è stata la base da cui siamo partiti. Importante ai fini del riconoscimento, in caso di dubbio, è stata anche la consultazione della Fitocronologia di Maniero (2000) aggiornamento della Cronologia della Flora Italiana di Pier Andrea Saccardo (1909, 1917), che riporta le date di introduzione in Italia delle specie esotiche consentendo di verificare se la specie presunta era già presente in Italia in coltivazione (o naturalizzata 3 ) all epoca in cui è stato realizzato il dipinto. Il lavoro di Maniero (2000) si riferisce alle introduzioni fatte a partire dal XIII secolo, e non alle specie introdotte sin dai tempi antichi di cui è incerta o ignota 3 Si definisce naturalizzata o spontaneizzata una pianta esotica che si è acclimatata in un paese diverso da quello di origine e dove vive ormai come pianta indigena. Si definisce inselvatichita una pianta coltivata che si riproduce spontaneamente al di fuori della coltura. 4

l origine come il melone, la vite, la fava o il giglio bianco. Delle specie non autoctone attualmente presenti nella Flora Italiana, il 90% è stato introdotto in Italia dopo il 1750, con un vero e proprio boom verificatosi nell 800. Un interessante elenco di specie coltivate nei giardini nelle diverse epoche, cui si può fare riferimento, è inserito nel lavoro della SIAF del 1993. Risultati Abbiamo quindi stilato degli elenchi delle specie riconosciute nelle singole opere di ciascun autore, indicandone sia nome comune che nome scientifico, secondo la nomenclatura di Pignatti (1982) per le specie della flora italiana o facendo riferimento alla nomenclatura ufficiale del sito www.theplantlist. org per le specie esotiche e coltivate. I taxa 4 sinora individuati sono circa 260. In caso di dubbio abbiamo indicato con una sigla, per ogni record, il grado di incertezza della determinazione (D = dubbia; DG = dubbia a livello di genere; DS = dubbia a livello di specie). Le specie al momento non riconoscibili o riconoscibili con troppa approssimazione, non sono state inserite negli elenchi. Per le specie che abbiamo ritenute interessanti abbiamo quindi inserito due sigle apposite: R = raramente rappresentata dagli artisti dell epoca; RI = raramente rappresentata e interessante. In caratteri tutti maiuscoli abbiamo inserito i nomi delle specie di cui viene raffigurata una o più parti di interesse alimentare come frutti, foglie, radici, tuberi ecc... Il database, che verrà inserito on-line e sarà consultabile (ma anche aperto ad eventuali precisazioni o correzioni), ammonta attualmente a circa 2600 records. Le opere esaminate sono contraddistinte da un numero di database attribuito dalla Fototeca Zeri e con tale numero vengono indicate nel testo. Le opere citate nel testo sono raffigurate in figura 1. Jan Brueghel il Vecchio (1568 1625) Tra gli autori esaminati, le 28 immagini che sono state attribuite da Federico Zeri ad opere di Jan Brueghel il Vecchio hanno decisamente attirato il nostro interesse, sia per essere questo l autore più antico tra quelli esaminati, sia per l elevato numero di specie rappresentate in totale e in alcuni singoli quadri, se confrontato con quello degli altri autori esaminati. Inoltre ci ha colpito l estrema precisione ed accuratezza nella riproduzione dei caratteri morfologici delle piante possibile solo con l ausilio di mezzi ottici particolari 5, e, in alcuni casi, la loro probabile provenienza dall ambiente naturale oltreché naturalmente, in molti casi, per la scenografica e maestosa disposizione dei soggetti. Alcune opere, come le diverse versioni del Gran Bouquet, composizioni di fiori caratterizzate dal tipico horror vacui fiammingo, annoverano anche tantissime specie di dimensioni minute (fig. 2). Brueghel era nato a Bruxelles e discendeva da una dinastia di pittori: il padre Peter il Vecchio e la nonna Mayden Verhult Bessemers, pittrice miniaturista, ebbero sicuramente una grande influenza sul giovane (Gaddi e Lurie, 2012). Jan Brueghel era vissuto ad Anversa, che, come Amsterdam, era tra i mercati più fiorenti d Europa per quanto riguardava le merci provenienti dalle Indie e dai paesi orientali e quindi copioso e diversificato era il materiale da cui egli poteva attingere per le sue opere. Dal 1589 al 1596 aveva soggiornato in Italia, a Napoli, a Roma, dove aveva conosciuto il Cavalier 4 Taxa in biologia sono le categorie sistematiche (taxon, al singolare) corrispondenti a entità o raggruppamenti ordinati degli esseri viventi. I t. possono essere di qualsiasi livello gerarchico: in senso decrescente ricordiamo la classe, l ordine, la famiglia, il genere e la specie. Nel nostro caso intendiamo come taxa sia le piante riconosciute a livello di specie (genere + aggettivo specifico), di sottospecie o di varietà, sia quelle determinate solo a livello di genere. 5 I primi prototipi di microscopio furono probabilmente costruiti in Olanda da Zacharias Janssen (1585 - ante 1632) nell ultimo decennio del XVI secolo. Zacharias era nato all Aja, ma i genitori erano probabilmente di Anversa. Pare che anche il Cardinale Borromeo ne possedesse uno (Faber Kolb, 2005). In Italia l occhialino di Galileo, verrà messo a punto da Galileo solo nel 1624. 5

d Arpino e forse Caravaggio (Solinas, 2004), e a Milano ove, nel 1595 entrava al servizio del Cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano, che fu il suo più importante mecenate e con cui instaurò un rapporto durevole di collaborazione, anche dopo il suo ritorno in patria. Collaborò inoltre con Peter Paul Rubens (1577-1640) di cui fu fraterno amico e come lui fu pittore alla corte dei reggenti dei Paesi Bassi meridionali, gli Arciduchi Alberto e Isabella dal 1606 (Woollett e Van Suchtelen, 2006). Alla base della sua formazione artistica c era la grande tradizione fiamminga della minuziosa attenzione al particolare che si osserva nei Libri d ore e in Van Eyck (c. 1395-1441). Il primo autore del genere Natura morta viene considerato Hans Memling (1430-1494) che, alla fine del Quattrocento (1485), aveva dipinto una Natura morta di fiori con tappeto; tuttavia i quattro pittori ritenuti padri fondatori del genere Natura morta floreale nelle Fiandre sono De Gheyn (1565-1629), Savery (1576-1639), Bosschaert (1573-1621) e soprattutto Jan Brueghel, tutti operanti agli inizi del 1600 (Ertz et al., 2002). La prima opera di J. Brueghel di Natura morta è datata 1606 ed è costituita dal magnifico Vaso di fiori con gioiello, monete e conchiglie della Pinacoteca Ambrosiana, commissionatagli appunto dal Cardinale Borromeo. Come si è già rilevato, nelle opere di tutti i pittori fiamminghi erano spesso presenti specie il cui periodo di fioritura non è contemporaneo in quanto si avvalevano di florilegi oltre a schizzi presi dal vero nelle varie stagioni (Pacini, 1988). Per quanto riguarda i florilegi, Brueghel e i pittori di Natura morta del primo decennio del Seicento, potevano disporre del Florilegium di Collaert e delle tavole a colori di Joris (Georg) Hoefnagel (1542-1601) che, nel 1578, aveva compiuto un viaggio in Italia e aveva forse conosciuto Jacopo Ligozzi. Hoefnagel influenzerà tutta la Natura morta fiamminga del 1600 (Bacci e Forlani, 1961). Per quanto riguarda la copia dal vero, questo viene dimostrato sia dall accuratezza e minuziosità di Brueghel, ma anche da una sua lettera del 26 gennaio 1606 a Federico Borromeo, che gli aveva commissionato la Natura morta di cui si è trattato sopra. In questa lettera Brueghel si scusava per la lentezza nella consegna del lavoro causata dal fatto che stava ancora aspettando la nascita di alcuni fiori e che per ritrarne altri al naturale si doveva recare a Bruxelles non trovandoli ad Anversa (Crivelli, 1868). Per Bruxelles intendeva i giardini di Palazzo degli arciduchi Alberto e Isabella (Faber Kolb, 2005). Infine occorre precisare che Brueghel e Borromeo condividevano l interesse per il mondo naturale; in particolare per Borromeo la rappresentazione artistica della natura era uno strumento educativo per dimostrare l esistenza e la grandezza di Dio e la magnificenza del creato, che si rifletteva nella straordinaria varietà delle specie viventi (Faber Kolb, 2005). Questo concetto era condiviso anche dai protestanti (come erano molti autori fiamminghi di Natura morta) per i quali la rappresentazione e lo studio della natura aveva un profondo significato religioso in quanto ritenevano che li avvicinasse di più a Dio. 6 Nei Paesi Bassi le provincie settentrionali protestanti si staccarono dalla cattolica Spagna di Filippo II formando uno stato indipendente (l attuale Olanda), mentre quelle meridionali rimasero asburgiche e cattoliche (attuale Belgio). Anversa dal 1585 divenne un bastione cattolico dei Paesi Bassi Meridionali (Woollett e Van Suchtelen, 2006). 6

Piante rappresentate Nelle riproduzioni dei 28 dipinti esaminati abbiamo identificato 131 diversi taxa. I taxa più frequentemente raffigurati sono indicati nella tabella seguente: TAXA N. PRESENZE % Rosa 28 100 Jasminum officinale 21 75 Tulipa gesneriana e ibridi 19 68 Myosotis arvensis 18 64 Viola tricolor 17 61 Dianthus caryophyllus 15 54 Anemone pavonina 14 50 Nigella damascena 14 50 Rosmarinus officinalis 13 46 Cyclamen hederifolium 12 43 Lychnis chalcedonica 12 43 Anemone coronaria 12 43 Philadelphus coronarius 11 39 Ranunculus acris 11 39 Narcissus tazetta 11 39 Iris germanica 10 36 Tagetes erecta 10 36 Come si vede la Rosa è sempre presente seguita da Gelsomino, Tulipano, Nontiscordardime, Viola del pensiero e Garofano. Le specie autoctone italiane raffigurate sono sia spontanee che coltivate e rappresentano circa l 83% del totale; le specie esotiche di origine asiatica sono il 12% (per la maggior parte introdotte dai secoli XV e XVI), quelle di origine americana il 5%. Tra le asiatiche che godevano di grande fortuna all epoca e che, come si è detto, giungevano da Costantinopoli, ci sono Tulipa clusiana, Tulipa gesneriana e ibridi, Lychnis chalcedonica, Fritillaria imperialis, Jasminum officinale (presente già nel 1415), Syringa vulgaris, Alcea rosea, Celosia argentea e Malus domestica. Tra le specie esotiche che provenivano dall America centrale e Meridionale ci sono la zucca, la Mirabilis jalapa, i tageti, il girasole e il nasturzio. Tra le specie di interesse alimentare citiamo anche i piccoli frutti come corbezzoli, gelsomore, fragole, ciliegie e la frutta secca (noci e mandorle). Tra i frutti pere, fichi, mele, melograni, uva e albicocche. I casi critici (DG - DS) Gli esemplari più difficilmente identificabili in assoluto a livello di specie (DS) sono quelle appartenenti al genere Rosa, che possono essere determinate solo da specialisti della materia. Tra le bulbose parecchi dubbi di identificazione hanno sollevato Iris, Narcisi, Crochi e Giunchiglie (DS), considerando anche che molte cultivar dell epoca, derivati da ibridi tra specie diverse, sono oggi scomparse. Complessa è anche l identificazione, sempre a livello di specie, delle piante appartenenti al genere Dianthus, al genere Viola e al genere Myosotis (Nontiscordardimé) in quanto molto simili tra loro. Problemi di identificazione a livello di genere hanno riguardato, oltre alle tante specie a fiori doppi come detto in precedenza, anche altre specie molto simili e che oltretutto hanno in comune lo stesso nome volgare ma che appartengono in realtà a generi diversi. E il caso delle violaciocche (Erysimum cheiri, Matthiola incana e Hesperis matronalis) che si differiscono per il colore dei fiori (rispettivamente giallo, rosa e varie tonalità dal bianco al rosso), per la disposizione delle foglie e per la morfologia del calice, ma spesso sono piuttosto indistinguibili nelle immagini in bianco e nero (DG). 7

Le specie interessanti (R - RI) Abbiamo ritenuto degne di nota le specie che non avevamo individuato negli altri artisti esaminati (R), come le campanule (di cui si distinguono tre specie diverse) (fig. 3), il crespino (fig. 4), la crespolina (fig. 5), il timo (fig 6), la muscarimia e il giglio marino di Sardegna. Si tratta di specie a volte reperibili solo in natura oppure, se coltivate, non particolarmente vistose (come le campanule, il timo o la crespolina) oppure specie legnose come il crespino e il melo (fig. 7) non frequenti nei pittori seicenteschi italiani (il melo in particolare era però raffigurato dai pittori nord-europei) (Maniero, 2000). La muscarimia (Muscarimia muscari = Muscari racemosum = Hyacinthus muscari), raffigurata in boccio (fig. 8), è una liliacea bulbosa di origine asiatica; coltivata in Italia per ornamento (introdotta nel 1565), risulta inselvatichita un tempo presso Pisa e Firenze (Pignatti, 1982). Probabilmente è presente anche nelle miniature di Aldrovandi dove è citato un Hyacinthus muscari (Bacci e Forlani, 1961). Il giglio marino di Sardegna (fig. 9), Pancratium illyricum, rappresentato nell immagine del dipinto n. 157000 è una amaryllidacea che, anche se da tempo presente in coltivazione, in natura è endemica e attualmente rara in quanto segnalata solo negli ambienti rocciosi umidi di Sardegna, Corsica e delle Isole dell Arcipelago Toscano. Tra le legnose ornamentali non di interesse alimentare, oltre al citato crespino, sono raffigurate nei dipinti la tuja, il fior d angiolo, il lillà, la rovere e il crespino. La tuja, Thuja occidentalis, cupressacea sempreverde che risulta però introdotta in Italia solo nel 1635, pare identificabile nel dipinto n. 157002. Ovviamente potrebbe anche darsi che l introduzione nei Paesi Bassi sia anteriore alla data di introduzione in Italia. Concludendo, grazie all accuratezza e minuziosità della rappresentazione delle 28 opere di Brueghel esaminate in fotografia, siamo stati in grado di riconoscere e censire 582 presenze appartenenti a 131 taxa. 32 taxa sono stati ritenuti rari nei dipinti dell epoca e interessanti, pari al 24% dei taxa totali (e al 12% delle presenze). Il numero medio di taxa presenti per dipinto è di circa 21; in qualche caso si è arrivati a identificare fino a 56 taxa in un solo quadro (immagine n.157014). 8

Figura 1 - Fotografie delle opere citate nel testo con il numero d archivio della Fototeca. 9

Figura 2 - Bouquet in vaso d argilla di Jan Brueghel del Kunsthistorische Museum di Vienna molto simile (ma non identico!) all immagine n. 157009. 10

Particolare dell immagine n. 157002 e, a destra, un esemplare di Campanula toscana (Campanula medium). Particolare dell immagine n.157009 e, a destra, un esemplare di Raperonzolo (Campanula rapunculus). Particolare dell immagine n. 157014 e, a destra, un esemplare di Campanula a foglie di pesco (Campanula persicifolia). Figura 3 - Le Campanule nelle immagini dei dipinti e in natura 11

Figura 4 - Particolare dell immagine n. 156997; a destra il crespino (Berberis vulgaris). L immagine più piccola del particolare del dipinto, a colori ma a bassa risoluzione, ha permesso di conoscere il colore dei fiori e quindi confermare l identificazione. Figura 5 - Un particolare dell immagine n. 157000 e, a destra, fusto e foglie della crespolina (Santolina chamaecyparissus). 12

Figura 6 - Particolare dell immagine n. 156997 (copia a colori; foto originale in BN) e, a destra, un esemplare di timo (Thymus serpillum). Figura 7 - Particolare dell immagine n. 156997 (copia a colori; foto originale in BN) e, a destra, fiori e boccioli di melo (Malus communis). Figura 8 - Particolare dell immagine n. 157009 e, a destra, un esemplare di muscarimia (Muscarimia muscari), in boccio e in fiore. 13

Figura 9 - In alto a sinistra particolare dell immagine n.157000: sono riconoscibili lo scapo compresso, le lacinie del tubo perigoniale e le frange degli stami del giglio marino di Sardegna (Pancratium illyricum). A destra un esemplare della specie fotografato in natura. Sotto: rappresentazioni di Pancratium illyricum dai florilegi. A sinistra disegno tratto da Hortus Eystettensis di Basilius Bessler (1613); a destra dal Mr. Marshal s flower book (1660). Come si può notare la specie raffigurata da Brueghel è sicuramente presa dal vero; i florilegi, sia contemporanei che posteriori, non la raffigurano certamente in maniera altrettanto efficace. Nel disegno di Bessler viene indicata, in basso, anche la frase diagnostica latina LilioNarcissusHemerocalli disfacie che potrebbe tradursi con Lilio Narciso che fiorisce di giorno dall aspetto ricco. 14

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