a cura del Comitato Esecutivo A cura del Comitato Esecutivo Ceformed Adattamento a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed



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a cura del Centro Regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie Anno XIII / N. 1 - Gennaio-Marzo 2009 Programma di attività del Ceformed per l anno 2009 a cura del Comitato Esecutivo Formazione continua dei MMG e PLS Programma di attività per l anno 2009 A cura del Comitato Esecutivo Ceformed Linee guida per il trattamento del dolore oncologico Programma di attività per l anno 2009 Adattamento a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed Richiesta di esami di laboratorio secondo algoritmi diagnostici predefiniti Guido Lucchini - MMG - Comitato Esecutivo Ceformed Piero Cappelletti - Direttore Dipartimento di Medicina di Laboratorio AOSMA (PN) Il Libro Verde e la presa in carico integrata: una soluzione a diversi problemi Giuseppe Latella - MMG - Comitato Esecutivo Ceformed a cura del Centro Regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie Anno XIII / N. 1 - Gennaio-Marzo 2009 Direttore Responsabile Doriano Battigelli Coordinatore Redazionale Marina Tutta Gruppo Redazionale L. Canciani, G. Latella, G. Lucchini, F. Samani, G. Simon, R. Vallini, D. Venier Stampa e grafica Stella Arti Grafiche - Trieste Stampato su carta riciclata Iscrizione al Tribunale di Trieste n. 976 del 13.01.1998 Via Galvani n. 1-34074 Monfalcone - tel. e fax 0481 487578 E-mail: contact@ceformed.it http://www.ceformed.it Un nuovo servizio per il cittadino a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed Approccio integrato ai tumori muscolo-scheletrici: indicazioni e considerazioni Franco Gherlinzoni - Direttore SOC Ortopedia Ospedale di Gorizia

Programma di attività del Ceformed per l anno 2009 3 a cura del Comitato Esecutivo Formazione continua dei MMG e PLS Programma di attività per l anno 2009 6 A cura del Comitato Esecutivo Ceformed Linee guida per il trattamento del dolore oncologico Programma di attività per l anno 2009 7 Adattamento a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed Richiesta di esami di laboratorio secondo algoritmi diagnostici predefiniti 37 Guido Lucchini - MMG - Comitato Esecutivo Ceformed Piero Cappelletti - Direttore Dipartimento di Medicina di Laboratorio AOSMA (PN) Il Libro Verde e la presa in carico integrata: una soluzione a diversi problemi 39 Giuseppe Latella - MMG - Comitato Esecutivo Ceformed Un nuovo servizio per il cittadino 42 a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed Approccio integrato ai tumori muscolo-scheletrici: indicazioni e considerazioni 48 Franco Gherlinzoni - Direttore SOC Ortopedia Ospedale di Gorizia 2

Programma di attività del Ceformed per l anno 2009 a cura del Comitato Esecutivo Ai sensi di quanto previsto dalla DGR 139 del 30.1.2006, il Centro Regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie è una struttura operativa dell Agenzia regionale della sanità che, in coerenza con la pianificazione strategica regionale e in accordo con le Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dell area delle cure primarie, concorre al miglioramento continuo delle conoscenze scientifiche e delle competenze di tutti gli operatori sanitari, nell interesse della salute dei cittadini. Al Centro sono, pertanto, attribuiti i seguenti compiti: garantire la formazione permanente dei Medici di Medicina Generale, della continuità assistenziale, dell emergenza territoriale, dei Pediatri di libera scelta, degli Specialisti ambulatoriali interni e delle altre professionalità ambulatoriali, secondo le previsioni dei rispettivi Accordi Collettivi Nazionali; organizzare i corsi di formazione specifica in Medicina Generale, necessari per l esercizio dell attività di medico chirurgo di Medicina Generale nell ambito del Servizio Sanitario Nazionale, ai sensi del Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n. 368 Titolo IV, Capo I e successive modificazioni e i corsi di idoneità all emergenza sanitaria territoriale, ai sensi dell Art. 96 del vigente Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di Medicina Generale; organizzare altre attività formative, tenendo conto degli obiettivi sia di interesse nazionale, individuati dalla Conferenza Stato- Regioni, sia di interesse regionale e aziendale - coerenti con i programmi ECM - e in accordo con le Università, al fine di conseguire una più efficace integrazione tra i professionisti, promuovere attività di ricerca clinico epidemiologica e sperimentale e realizzare la formazione dei medici di Medicina Generale finalizzata allo svolgimento dell attività didattica. Considerati gli Indirizzi pluriennali delle Politiche Sanitarie, Sociosanitarie e Sociali Regionali (allegato alla DGR di Generalità n.2668 del 3 dicembre 2008) e le Linee per la Gestione 2009; Preso atto, come previsto dalla DGR 139 del 30.1.2006, delle indicazioni pervenute dall Organo di Indirizzo convocato in data 13 gennaio 2009 presso la sede della Regione a Udine; Premesso che, per quanto attiene alla formazione permanente, sono state garantite le procedure previste dai vigenti Accordi Collettivi Nazionali della categoria; Considerato che in contemporanea al terzo anno del Corso triennale di formazione specifica in Medicina Generale 2006-2009 con la frequenza di n. 19 medici e al secondo anno del Corso triennale di formazione specifica in Medicina Generale 2007-2010 con 7 medici tirocinanti con borsa di studio e 2 medici ammessi in soprannumero (come da DGR n. 2148 dd. 14 settembre 2007 pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia n. 40 dd. 03 ottobre 2007), ha preso avvio il primo anno del Corso triennale di formazione specifica in Medicina Generale relativo al triennio 2008-2011 con 19 medici, per complessivi 47 medici in formazione di cui 45 con borsa di studio e 2 in soprannumero; Si allega il programma di attività del CEFORMED - Centro Regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie per il 2009 approvato dal Comitato Esecutivo nella seduta tenutasi a Monfalcone il 19 febbraio 2009. Le attività del Centro verranno realizzate secondo criteri di priorità individuati in funzione del finanziamento per l anno 2009 che verrà attribuito al Centro dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. LINEE PROGRAMMATICHE DELLE ATTIVITÀ DEL CENTRO Le linee programmatiche delle attività del Centro per il 2009, considerati gli Indirizzi pluriennali delle Politiche Sanitarie, Sociosanitarie e Sociali Regionali (allegato alla DGR Generalità n.2668 del 3 dicembre 2008) e le Linee per la Gestione 2009 (DGR n. 2364 del 13 novembre 2008), declinano una serie di attività finalizzate a completare quanto programmato negli anni precedenti e nel contempo ad accogliere i cambiamenti e le innovazioni in essere nel Sistema Sanitario Regionale. Obiettivo primario è l adeguamento delle competenze e dei compiti dei professionisti in funzione del miglioramento delle cure e della continuità nell assistenza, in un processo virtuoso continuo che dalla definizione delle buone pratiche, programma 2009 3

attraverso indicatori di processo e di esito condivisi e misurabili, con l informazione e la responsabilizzazione del cittadino, incrementi la qualità e riduca i rischi. programma 2009 Per la necessità di una comunicazione e informazione funzionale alle attività programmate ed efficace nei confronti dei professionisti così come dei cittadini, vengono ridefiniti obiettivi e linea editoriale della rivista Medicina e Sanità e si procede al potenziamento del sito Internet; si fa capo direttamente al Comitato Esecutivo del Centro la loro gestione complessiva, con la riconferma della collaborazione per l anno in corso del dr Doriano Battigelli nel ruolo di Direttore Responsabile della Rivista Medicina & Sanità e del dr Roberto Vallini nel ruolo di Referente per l Informatica e la gestione del sito web (www.ceformed.it). Si intende rafforzare la partecipazione del Centro allo sviluppo dell ECM regionale, in collaborazione con tutte le strutture coinvolte. Il Centro, continuando a sintonizzare le proprie attività formative con il sistema ECM regionale, promuoverà nel corso dell anno 2009 più attività di formazione nell ambito delle Cure Primarie, sia come attività di formazione residenziale, che come formazione sul campo e a distanza (FAD), nei Corsi triennali di Formazione Specifica così come nella formazione continua. Questo complesso di attività richiede un coinvolgimento sempre più considerevole di persone che lavorino nel Centro e per il Centro. Negli ultimi anni sono state oltre un centinaio all anno le diverse figure coinvolte in attività formative, informative, didattiche o di ricerca organizzate dal Centro. Il passaggio da Centro regionale di Formazione per l Area della Medicina Generale a Centro regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie ha ampliato in modo considerevole competenze e compiti con la necessità di un salto di qualità sia in termini programmatici che organizzativi e gestionali. Le strutture logistiche attuali non sono adeguate alle necessità segretariali, gestionali, e soprattutto didattiche. Nel corso del 2009 sarà pertanto prioritario, per garantire l appropriatezza degli interventi e il miglior utilizzo delle risorse assegnate, ridefinire l assetto del Centro in termini normativi, organizzativi e logistici. Le risorse economiche assegnate nel 2008 hanno permesso che fossero raggiunti gli obiettivi prefissati solo parzialmente e grazie all utilizzo di avanzi di gestione degli anni precedenti e di entrate proprie, come già preannunciato alle autorità competenti in fase di definizione del budget. Per il 2009 si intende procedere come negli anni precedenti secondo un modello di budget previsionale in cui, a fronte di obiettivi definiti, azioni programmate e risultati attesi, si allocano risorse in un piano dei costi definito con criteri di contabilità analitica per centri di costo e centri di responsabilità, sottolineando l incremento dei costi collegato alla crescita del numero delle borse di studio dei tirocinanti dei Corsi di Formazione Specifica. Per procedere nel percorso intrapreso, teso ad adeguare i contenuti della Medicina Generale e delle Cure Primarie ai cambiamenti in essere nel SSN e SSR ed al processo di innovazione tecnologica, al fine di derivarne i conseguenti compiti e competenze, si declinano le seguenti priorità: 1) Perseguire secondo precisi parametri di qualità l attività di formazione permanente dei formatori ed accreditare la loro attività, quali: a) Animatori di Formazione, cioè Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera scelta che, adeguatamente formati, si occupano della Formazione continua dei medici convenzionati, come normato dagli AA.CC.NN; per questi professionisti è necessaria una formazione continua, con richiami periodici al fine di adeguare le loro competenze alle nuove e crescenti esigenze del SSR. b) Conduttori della Comunicazione tra Pari, individuati su base vocazionale ed in collaborazione con le UDMG per consentire l attività di peer review nelle attività di formazione continua a livello distrettuale anche per il 2009. c) Tutors per il Corso di formazione specifica, ovvero Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta che, opportunamente formati, accolgono nel proprio studio un tirocinante; hanno un ruolo chiave nella formazione dei futuri Medici di Medicina generale e pertanto necessitano di un aggiornamento continuo. d) Trainers, ovvero i medici ospedalieri e territoriali che seguono il tirocinante dei Corsi triennali di formazione specifica in medicina generale durante il tirocinio pratico ospedaliero e territoriale; a questi professionisti sono affidati importanti compiti sia didattici (pratici e teorici) che valutativi. e) Tutors valutatori nell ambito del tirocinio pratico propedeutico all esame di abilitazione alla professione di Medico Chirurgo, come previsto dal Decreto del MIUR n. 445 del 19 ottobre 2001; il Centro individua un proprio referente che in collaborazione con gli Ordini dei Medici delle quattro province del FVG, provvederà ad organizzare corsi formativi e a monitorare l operato svolto da tali tutors che sviluppano peculiarmente capacità valutative. f) PLS tutors per gli specializzandi in Pediatria della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell Università degli Studi di Trieste, nel rispetto degli accordi all uopo siglati nel corso del 2008. g) Tutors dedicati agli studenti del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia; anche grazie alla definizione di un tavolo tecnico regionale si consolida e si formalizza la collaborazione con le Università degli Studi di Trieste e di Udine per l insegnamento della Medicina Generale nel corso del V e VI anno del corso di laurea con lezione teoriche e frequenze pratiche presso medici di Medicina Generale a ciò adeguatamente formati. 4

h) Tutors per il Servizio di Continuità Assistenziale proseguendo nell attività iniziata nel corso del secondo semestre del 2008. i) Docenti di contenuto, cioè Animatori di Formazione, Tutors e Trainers da utilizzare nella trasmissione teorica delle competenze specifiche; tale attività richiede, oltre che spiccata attitudine, anche adeguata formazione sulle tecniche didattiche. 2) Garantire con la Formazione Professionale, nel rispetto degli ACN e AIR vigenti e con l offerta di percorsi aggiuntivi, in sintonia con le linee programmatiche e di indirizzo definite a livello regionale, in collaborazione con le UDMG ed i Responsabili di Distretto e con la partecipazione delle altre figure professionali coinvolte nei singoli percorsi di cura, l attività distrettuale di audit e di peer review a livello di forma associativa e individuale, in continuità con il Progetto Qualità Misurabile avviato nel 2008. 3) Collaborare ad ogni livello, sia istituzionale che di comunità, per la realizzazione della continuità nell assistenza, attraverso le modalità di intervento di integrazione tra Ospedale e Territorio e tra sanitario e socio assistenziale consolidate negli anni precedenti ma anche attraverso attività di sperimentazione e di ricerca finalizzate rispondenti alle linee programmatiche e di indirizzo definite e in divenire a livello regionale. 4) Sviluppare, grazie all avvio di specifiche attività dedicate e al coordinamento di progetti già delineati, una rete di ricercatori in grado di supportare l organizzazione delle cure primarie secondo programmi attivi di governo clinico, tali da consentire la rilevazione epidemiologica, la promozione della salute, il monitoraggio delle popolazioni a rischio, la produzione di informazioni utili alla misurazione di risultati di salute e di valutazione della qualità. 5) Intensificare la collaborazione con i Farmacisti, individuando e promuovendo eventi formativi di reciproco interesse e perseguendo attività di ricerca. 6) Supportare, a servizio delle forme associative e delle figure di rappresentanza e di coordinamento della Medicina Generale in ambito distrettuale, la formazione manageriale. 7) Promuovere attività di formazione dei collaboratori di studio. Alle singole aree del Centro viene affidato il compito di individuare e sviluppare le attività funzionali a tali priorità mentre resta responsabilità del Comitato Esecutivo rendere coerenti tutte le iniziative sopra citate, in una costante opera di coordinamento delle varie aree e di raccordo tra le varie iniziative. L Esecutivo del Centro si attiva per un sempre più stretto collegamento con la Direzione Centrale della Salute e Protezione Sociale, con l Agenzia Regionale della Sanità, con le Aziende Sanitarie Territoriali e Ospedaliere, con ANCI-Federsanità nonché con le Facoltà di Medicina delle Università degli Studi di Trieste ed Udine, con gli Ordini dei Medici del Friuli Venezia Giulia e con le Società Scientifiche. L Esecutivo, inoltre, si fa carico di una costante attività di collaborazione con le Istituzioni Sanitarie Nazionali e con le altre realtà regionali della Medicina Generale, in particolare a livello Triveneto, e si pone l obiettivo di continuare a presenziare ai principali Congressi Nazionali con proprie attività di formazione, sperimentazione e ricerca. Il Centro supporta, con un proprio rappresentante (n. 9 MMG e n. 2 PLS), l operatività all interno di Commissioni e Gruppi di Lavoro istituiti dalla Direzione Centrale Salute e Protezione Sociale della Regione Friuli Venezia Giulia e dell Agenzia Regionale della Sanità. Il testo completo del programma di attività del Ceformed per l anno 2009 è stato inserito nel sito web: www.ceformed.it programma 2009 5

formazione continua Formazione continua dei MMG e PLS Programma di attività per l anno 2009 A cura del Comitato Esecutivo Ceformed Si rende noto che a seguito di quanto stabilito nella riunione con i Rappresentanti Regionali dei Sindacati di Categoria organizzata da questo Centro e tenutasi a Udine il 22 gennaio 2009, sono stati stabiliti il calendario, le modalità organizzative ed i contenuti di massima della formazione continua per i Medici di Medicina Generale ed i Pediatri di Libera Scelta per l anno 2009. L organizzazione sarà a cura del Centro Regionale di Formazione per l Area delle Cure Primarie con sede a Monfalcone secondo le seguenti modalità: Modalità: Le modalità organizzative del programma di formazione continua per il 2009 prevedono cinque giornate lavorative infrasettimanali con impegno formativo di otto ore ciascuna con l obiettivo di agevolare l accesso, la partecipazione ed il confronto dei MMG e dei PLS al processo formativo e di ottimizzare nel contempo logistica e contenuti della formazione in funzione dell ECM con l apertura ad altre figure professionali mediche e non, con la seguente articolazione: due giornate (28 maggio e 24 settembre 2009) verranno svolte a livello regionale a Grado presso il Palacongressi tre giornate verranno svolte a livello distrettuale Per l attività del 2009 si è deciso di: Articolare le iniziative di aggiornamento obbligatorio su base solare e non per anno accademico. Predisporre il calendario formativo in modo tale da consentire a tutti i medici convenzionati di programmare la propria frequenza e per permettere alle ASS della Regione di ottemperare in tempo utile all attivazione del Servizio di Continuità Assistenziale e di allestire le aule dotandole di supporti informatici. Tener conto della raccomandazione delle Organizzazioni Sindacali sulla necessità di realizzare anche dei momenti formativi aziendali. Confermare l organizzazione degli eventi formativi in giorni infrasettimanali per l intera giornata, in modo da ribadire ulteriormente l importanza della formazione permanente collocandolo all interno dell orario di lavoro e facendosi carico con gli uffici regionali preposti e con i destinatari degli eventi formativi della massima diffusione informativa delle iniziative in modo da recare ai cittadini il minor disagio possibile. Garantire l accreditamento in ECM Regionale degli eventi formativi programmati anche per i Medici di Continuità Assistenziale. Calendario: Giovedì 02 aprile 8 ore Giovedì 28 maggio (Grado) 8 ore Giovedì 11 giugno 8 ore Giovedì 24 settembre (Grado) 8 ore Giovedì 22 ottobre 8 ore 6

Linee guida per il trattamento del dolore oncologico Programma di attività per l anno 2009 Adattamento a cura di Doriano Battigelli - MMG - Ceformed (Regione Sardegna Ottobre 2008) INTRODUZIONE: È stato valutato che in Italia ci siano almeno 300.000 nuovi casi di tumore/anno, con una mortalità stimata intorno ai 172.000 casi/anno (dati ISTAT 2006, pubblicati Giugno 2008). Il dolore è un sintomo presente nel 30-40 % dei pazienti oncologici al momento della diagnosi, nel 75% dei pazienti oncologici con malattia avanzata, nel 90% dei pazienti oncologici nella fase terminale. Il dolore, quindi, sia per l elevata frequenza che per il ben documentato impatto sulla qualità della vita del aziente (disturbi del sonno, delle principali attività quotidiane, etc.) rappresenta uno dei sintomi più invalidanti delle neoplasie. LE SINDROMI DOLOROSE NEL PAZIENTE ONCOLOGICO Sindromi dolorose associate alla diretta invasione tumorale: Sindromi dolorose associate alla terapia contro il tumore Sindromi indirettamente riferite o senza relazione con il tumore (dolori miofasciali, neuropatia erpetica, emicrania, dolori collegati a malattia degenerative osteoarticolari o da crolli vertebrali osteoporotici) Il dolore totale Nonostante esistano da anni sul dolore oncologico, raccomandate dall Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell European Association Palliative Care (EAPC), e nonostante la disponibilità di molti trattamenti efficaci, il dolore oncologico è ancora ampiamente sottotrattato. Il sottotrattamento è dovuto prevalentemente allo scarso utilizzo dei farmaci oppioidi. In Italia il consumo di oppioidi è sempre stato tra i più bassi del mondo. Le ragioni di ciò sono molteplici: 1) pregiudizi culturali; 2) scarsa educazione del medico; 3) scarsa conoscenza da parte dei cittadini e dei pazienti della possibilità di trattare adeguatamente il dolore (sia nella fase acuta che in quella cronica); 4) presenza di difficoltà prescrittiva. Col passare degli anni, a partire dal 2001, le varie normative per la semplificazione delle modalità prescrittive dei farmaci analgesici maggiori (oppiacei e morfina) e l introduzione di alcuni farmaci somministrabili per via transdermica, stanno in realtà cambiando lo scenario con una crescita della prescrizione dei farmaci oppiacei. Tuttavia l aumentata disponibilità di formulazioni alternative alla morfina orale (preparati transdermici a base di fentanyl e buprenorfina), accanto alla facilitazione del momento prescrittivo, rappresenta un arma a doppio taglio in quanto se da un lato costituisce una ulteriore opzione terapeutica nel dolore da cancro, dall altro può determinare un uso non appropriato, soprattutto quando tali farmaci sono prescritti ai pazienti come prima opzione analgesica. A tale proposito è bene ricordare le segnalazioni della FDA con particolare attenzione al fatto che i cerotti di fentanyl dovrebbero essere usati solo nei pazienti già in trattamento con oppioidi e che hanno manifestato una tolleranza agli stessi. Tutto ciò porta alla necessità, oggi, di condivise, che permettano di districarsi correttamente tra le diverse opzioni di trattamento disponibili con questa categoria di farmaci, partendo dalle informazioni certe e validate scientificamente che tengano conto di tutti gli aspetti della cura e assistenza del paziente oncologico, anche in termini di qualità di vita e compliance, nel contesto di un corretto rapporto paziente/medico, sia esso oncologo, palliativista o medico di medicina generale. 7

IL DOLORE ONCOLOGICO Il dolore oncologico è un dolore cronico nella maggior parte dei casi ed è dovuto a diverse cause come l azione diretta del tumore per infiltrazione tissutale, interessamento viscerale, ulcerazione, infezione. Oppure può essere conseguenza dei trattamenti (chirurgia, chemioterapia, radioterapia). Ci possono essere anche cause non direttamente collegate al tumore o alle terapie come disturbi cardiovascolari, neurologici o altro. Esiste anche un dolore acuto, definito dolore episodico intenso (breakthrough pain) che è un dolore transitorio che si manifesta in pazienti con un dolore cronico di base ben controllato da una terapia analgesica somministrata ad orari fissi; è presente nel 63-89% dei pazienti oncologici. Gli episodi dolorosi hanno frequenza variabile (1-6 al giorno) e durano 20-30 minuti. Nella pratica corrente, una frequenza superiore a 2 episodi al giorno potrebbe indicare la necessità di modificare la terapia di fondo. Nell ambito del dolore episodico intenso (breakthrough pain) va distinto il dolore acuto incidente che è scatenato da eventi specifici (es. tosse, cambi di postura, defecazione). I TIPI DI DOLORE NEL PAZIENTE ONCOLOGICO Tipo di dolore Sede della lesione Sindromi cliniche NOCICETTIVO Superficiale Cute e mucose Sindrome da infiltrazione tumorale della cute e delle mucose Profondo viscerale Visceri e parenchimi Sindrome viscerale toracica Sindrome addominale diffusa Sindrome viscerale pelvica Profondo somatico Strutture somatiche parietali Ossa Arterie, vene e linfatici Torace a corazza Addome congelato Pelvi congelata Dolore ano-perineale Cefalea da ipertensione endocranica Sindrome da invasione tumorale dell osso Arteriopatia neoplastica Sindrome del braccio grosso Elefantiasi degli arti inferiori NEUROPATICO (Da lesioni del primo neurone, da deafferentazione (lesione del nervo e del ganglio della radice posteriore, da lesioni del sistema nervoso centrale (per es. del talamo, ecc.) Nervi cranici e periferici Nervi radicolari Plessi nervosi Sindrome da infiltrazione, compressione dei nervi periferici Radicolopatie (cervicali, brachiali, toraciche, lombosacrali) Sindrome da compressione-infiltrazione mieloradicolare Carcinomatosi meningea Plessopatia brachiale Plessopatia lombosacrale DOLORE ACUTO INCIDENTE Ogni dolore prodotto da uno stimolo meccanico e termico improvviso che raggiunge rapidamente un elevata intensità (destinata a diminuire in poco tempo se il soggetto interrompe l attività che ha prodotto lo stimolo) BREAKTHROUGH PAIN O DOLORE EPISODICO INTENSO Transitorio aumento del dolore a un livello di intensità severa o massimale in presenza di un dolore continuo di fondo d intensità moderata o lieve o in un paziente altrimenti senza dolore 8

LE SINDROMI DOLOROSE CAUSATE DALLA TERAPIA NEI PAZIENTI ONCOLOGICI Da terapia chirurgica (sindromi neuropatiche post-chirurgiche) Da chemio-ormonoterapia Sindrome da dissezione radicale del collo Dolore post-toracotomia Dolore post-mastectomia Dolore post-nefrectomia Dolore da amputazione Dolore post-chemioterapia Pseudoreumatismo steroideo Necrosi asettica dell osso Neuropatia post-herpetica Polineuropatie mucositi Da radioterapia Fibrosi attinica del plesso brachiale, lombosacrale Mielopatia da radiazioni Mucositi orofaringee Esofagiti, enteriti, proctiti Osteo-radionecrosi (Fonte: Bonezzi C, Miotti D. Controllo del dolore. In: Bonadonna G, Robustelli della Cuna G. Medicina Oncologica, 6 ed.,1999, Masson, Milano) Valutazione del dolore: storia clinica ed esame obiettivo Sede e numero di zone dolorose Intensità e gravità del dolore Irradiazione del dolore Variazione del dolore nel tempo Qualità del dolore Fattori aggravanti e allevianti il dolore Etiologia del dolore: causato dal tumore, dal trattamento, causato da debilitazioni secondarie al cancro (per es, ulcere da decubito), non correlato con il cancro Tipo di dolore: nocicettivo somatico, viscerale, neuropatico, sindromi dolorose regionali complesse, misto Storia di uso di analgesici Opinioni del paziente sul significato del dolore, l efficacia dei trattamenti, e le conseguenze delle terapie farmacologiche Presenza di disturbi psicologici significativi (ansia, depressione, psicosi) da Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN): Control of pain in patients with cancer, november 2008 Misurazione del dolore: La misurazione dell intensità del dolore è fondamentale perché su di essa si basa la scelta della terapia farmacologia più appropriata ed è possibile avere una valutazione più obiettiva dei risultati della terapia analgesica instaurata. Le scale di misurazione sono di due tipi: unidimensionali, che misurano esclusivamente l intensità del dolore (analogiche visive, come per esempio la V.A.S. o Visual Analogic Scale di Scott-Huskisson, scale numeriche, verbali): multidimensionali che valutano anche altre dimensioni (sensoriale-discriminativa, motivazionale-affettiva, cognitivovalutativa, come per esempio il McGill Pain Questionnaire o il Brief Pain Inventory). Queste ultime sono molto complesse e perciò hanno un uso limitato nella pratica clinica. Non esistono prove sulla superiorità di una scala rispetto ad un altra; ma è importante utilizzarle, scegliendone una che risulti comprensibile al paziente. Per la sua semplicità nella pratica clinica è preferibile utilizzare la scala numerica nella quale viene chiesto al paziente di indicare l intensità del dolore in una scala che va da 1 a 10. 9

TRATTAMENTO I tre gradini del dolore Nel 1986 un gruppo di esperti dell Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato una scala a tre gradini basata sull intensità del dolore, misurata con le scale sopra menzionate, che fornisce specifiche indicazioni per la scelta della terapia antidolorifica che non va somministrata al bisogno ma a orari fissi. La scala distingue il dolore lieve; lieve-moderato; moderato-grave. Viene consigliato: per il primo gradino, quello del dolore lieve, un trattamento con farmaci non oppioidi (paracetamolo, aspirina, FANS), per il secondo gradino, quello del dolore lieve-moderato, un trattamento con oppioidi minori (codeina, tramadolo) +/- non oppioidi, per il terzo gradino, quello del dolore medio-grave, gli oppioidi maggiori (morfina, metadone, fentanil, ossicodone, idromorfone) +/- non oppioidi. In tutti i gradini può essere utile l utilizzo dei farmaci adiuvanti (es. cortisonici, antiepilettici, antidepressivi, antipsicotici, bifosfonati, stronzio 89, anestetici locali, ecc.). L approccio a tre gradini, in diversi studi, ha permesso il controllo del dolore nell 88% dei pazienti. Il trattamento prevalente è rappresentato da oppioidi maggiori (49% dei giorni di trattamento). Tra gli studi eseguiti per validare l approccio OMS quello di Ventafridda et al., condotto su 1229 pazienti seguiti per 2 anni, ha evidenziato che il passaggio dal 1 al 2 gradino è dovuto, in circa la metà dei casi, ad effetti collaterali e nell altra metà all inefficacia analgesica, mentre il passaggio dal 2 al 3 gradino è soprattutto dovuto all inefficacia analgesica. La via di somministrazione preferita è stata quella orale (per l 82% dei giorni di trattamento). In pratica l approccio farmacologico a tre gradini : consente di controllare il dolore oncologico cronico in circa il 90% dei casi; fornisce specifiche indicazioni per la scelta della terapia antidolorifica che non va somministrata al bisogno ma a orari fissi; durante eventuali attacchi di dolore acuto è necessario utilizzare farmaci al bisogno. 10

I cardini della terapia del dolore nel paziente oncologico sono: inizio precoce prima scelta la via orale dosi prestabilite di farmaco somministrazione ad orari regolari eventuale dose di salvataggio ( rescue dose ) tempestiva modifica in caso di diminuzione analgesia personalizzazione dei dosaggi, vie e tipi di somministrazione Quando il dolore non è adeguatamente controllato il passaggio da un gradino all altro deve essere rapido. L approccio a tre gradini deve essere inserito in una strategia complessiva che comprenda anche terapie non farmacologiche (oncologiche, anestesiologiche, radioterapiche, fisiatriche e psicosociali). I farmaci adiuvanti sono quelli che pur avendo indicazioni differenti hanno un effetto analgesico in alcune situazioni cliniche specifiche (ipertensione endocranica, dolore neuropatico, dolore resistente agli oppioidi, ecc) o sono in grado di contrastare gli effetti indesiderati della terapia, quali cortisonici, antiepilettici, anestetici locali, antidepressivi, antiemetici, lassativi, ecc.. La scelta del gradino: Dipende prima di tutto dall intensità del dolore e dalla tollerabilità dei farmaci nel singolo paziente. In genere nel dolore lieve si inizia dal primo gradino (aspirina, paracetamolo, FANS) salvo che non esistano controindicazioni specifiche, utilizzando i farmaci a dosaggi adeguati (es. paracetamolo 1 g x 3 volte al giorno per os). Il passaggio al secondo gradino, in caso di non risposta o di effetti collaterali, è oggi controverso perché nessuno studio ha dimostrato una chiara differenza nell efficacia dei farmaci del 1 e del 2 gradino. L aggiunta degli oppioidi minori, in particolare della codeina, soprattutto se sottodosata rispetto al solo paracetamolo o al FANS non sembrerebbe migliorare la risposta. Le specialità di codeina disponibili in Italia non hanno un rapporto paracetamolo/codeina ottimale e questo non permette di raggiungere la dose massima efficace di codeina (360 mg/die) senza somministrare dosaggi tossici di paracetamolo. In alternativa si può ricorrere alle preparazioni galeniche officinali di codeina (compresse e capsule da 60 mg) che però non sono rimborsabili dal SSN. Inoltre nell utilizzo degli oppioidi minori va considerata la presenza di un effetto tetto : ciò significa che aumentando la dose di un farmaco oltre una certa soglia l efficacia non aumenta, ma possono aumentare gli effetti indesiderati. Per quanto riguarda il Tramadolo inoltre, i benefici nel paziente oncologico sono difficili da valutare sulla base della letteratura disponibile, la maggior parte degli studi sul tramadolo sono stati effettuati su pazienti non oncologici. Le dosi massime consigliate per il tramadolo orale sono: adulti: 50-100 mg ogni 4-6 ore, non superare 400 mg/die. pazienti >75 anni: 300 mg/die (in dosi suddivise ogni 4-6 ore). Nell insufficienza renale: 100 mg ogni 12 ore. Sono stati segnalati effetti indesiderati gravi con dosi superiori a quelle massime consigliate. Da tutte queste considerazioni consegue che l utilizzo precoce della morfina a basse dosi potrebbe permettere una maggiore flessibilità nella ricerca del dosaggio ottimale nelle fasi successive della malattia. I FARMACI 1. MORFINA Rappresenta ancora oggi l analgesico oppioide di prima scelta nel controllo del dolore oncologico di intensità moderata-grave (secondo le indicazioni delle principali ) perché: 1) permette un efficace controllo del dolore; 2) non presenta effetto tetto ; 3) presenta un basso profilo di tossicità (incidenza di effetti collaterali intollerabili solo nel 4% dei pazienti). 11

La morfina iniziata precocemente, consente di adattare il dosaggio alle richieste analgesiche nelle varie fasi della malattia. Può essere usata in modo continuativo per lunghi periodi, è disponibile in molte formulazioni e dosaggi e ha costi relativamente contenuti. L utilizzo della morfina come farmaco di scelta nel trattamento del dolore oncologico da moderato a grave viene raccomandato da tutte le principali linee-guida. Farmacologia La morfina è un agonista puro su tutti i sottotipi di recettore degli oppioidi (µ, δ, κ). Per via orale ha una biodisponibilità variabile (15-65%) a causa dell effetto di primo passaggio epatico: ciò spiega la necessità di individuare il dosaggio ottimale (titolazione) per ogni paziente. L eliminazione avviene per via renale. È un agonista completo e non presenta effetto tetto: la dose può essere aumentata fino a raggiungere l effetto terapeutico. Vie di somministrazione Le principali linee-guida consigliano di privilegiare, nel dolore cronico, la via orale perché è efficace e agevole nella somministrazione, mentre consigliano la somministrazione parenterale nel dolore acuto per una più rapida insorgenza dell effetto. In nessuno studio sono state rilevate differenze tra le formulazioni a rilascio immediato e quelle a rilascio ritardato per quanto riguarda l efficacia e la tollerabilità, così come non sono state trovate differenze tra le varie formulazioni a rilascio ritardato presenti in commercio. Le forme farmaceutiche orali disponibili sono due: a rilascio immediato (da somministrare ogni 4 ore) a rilascio prolungato (da somministrare ogni 12 ore). Per una gestione ottimale della morfina orale sono utili entrambe le formulazioni. La morfina a rilascio immediato (Oramorph ) viene impiegata per individuare la dose efficace, dal momento che il farmaco ha una biodisponibilità che varia da paziente a paziente, e come dose di soccorso nel dolore acuto (breakthrough pain). Morfina orale a rilascio immediato Oramorph scir. 2 mg/ml, fialoidi 10-30-100 mg, gtt 20 mg/ml Non esistono dosi standard predefinite di morfina ad immediato rilascio o studi randomizzati che stabiliscano la dose appropriata; la posologia dovrebbe essere basata sull anamnesi farmacologica di ogni singolo paziente e sulle sue condizioni cliniche. In linea di massima un modo di iniziare potrebbe essere il seguente: 1) nei pazienti già trattati regolarmente con un oppioide minore: 10 mg ogni 4 ore (= 8 gocce); 2) nei pazienti che saltano il II gradino (anziani, insufficienza renale cronica): 5 mg ogni 4 ore (= 4 gocce; 3) nei pazienti già in terapia con oppioidi maggiori: dosi da definire in base alle tabelle di equivalenza analgesica. È prudente ridurre la prima dose del 50%. L assunzione di una dose doppia al momento di andare a dormire è un sistema semplice ed efficace per migliorare il riposo. Non esistono studi a supporto, ma la pratica clinica è consolidata. Quando necessario, la dose quotidiana va incrementata del 30-50% ogni 24 ore, fino a un adeguato controllo del dolore valutando gli effetti collaterali. Una volta definita la dose giornaliera efficace di morfina a immediato rilascio, si può somministrare la stessa dose nella formulazione a rilascio controllato dividendola in 2 somministrazioni (eccezionalmente in 3 somministrazioni). La morfina in gocce può essere somministrata per via sublinguale in alcune situazioni (es. paziente con difficoltà di deglutizione o assopito, ecc) anche se non esistono dati certi sulla sua biodisponibilità e non è possibile prevedere l effetto sul singolo paziente. 12

Morfina orale a rilascio prolungato Ms Contin, Skenan, Twice cps 10, 30, 60, 100 mg Quando non è necessario raggiungere rapidamente il dosaggio ottimale (inizio precoce del trattamento) è possibile iniziare direttamente con le compresse a rilascio prolungato partendo con 10-20 mg (se si passa dal 1 al 3 gradino) oppure con 30 mg (se si passa dal 2 al 3 gradino) ogni 12 ore e aumentando del 30-50% ogni 48 ore. Dose massima La mancanza di un effetto tetto consente di somministrare dosi molto elevate di morfina fino ad ottenere un soddisfacente controllo del dolore, compatibilmente con l accettabilità degli effetti collaterali. Due terzi dei pazienti oncologici con dolore moderato-grave hanno un buon controllo del dolore con dosi fino a 200 mg/die di morfina orale (30 mg ogni 4 ore di morfina a rilascio immediato oppure 100 mg ogni 12 ore di morfina SR); i restanti pazienti necessitano di dosi più elevate (sino a 200 mg di morfina a rilascio immediato ogni 4 ore o 600 mg di morfina SR ogni 12 ore). Eccezionalmente sono stati impiegati fino a 4500 mg/die di morfina parenterale. Per mantenere l iniziale effetto analgesico spesso occorre aumentare la dose del farmaco. Nella quasi totalità dei casi la necessità di incrementare la dose è la conseguenza della progressione della malattia. La dipendenza nei pazienti trattati a scopo antalgico, a differenza delle assunzioni di oppiacei per tossicodipendenza, è molto rara. La dipendenza psicologica (necessità compulsiva del farmaco) è addirittura trascurabile, con una frequenza dello 0.04%. Per prevenire la dipendenza fisica, in pazienti non oncologici terminali, (sintomi e segni clinici da astinenza) si può attuare una riduzione scalare del dosaggio del 50% per 2-3 giorni fino a sospensione definitiva. Effetti indesiderati Gli effetti collaterali intollerabili dovuti all uso di morfina non superano il 4% perché l organismo si adatta rapidamente e i disturbi si esauriscono spontaneamente. L unico effetto collaterale che non si attenua nel tempo è la stipsi, che va quindi sempre curata, o meglio prevenuta, con adeguata terapia (per esempio con lassativi osmotici). Per quanto riguarda la depressione respiratoria, nell uso terapeutico questo effetto indesiderato è sostanzialmente assente. È noto anzi l effetto benefico degli oppioidi nel controllo della dispnea in alcune patologie come l edema polmonare acuto e la BPCO. Vie di somministrazione alternative della morfina In alcuni situazioni cliniche (es. vomito, disfagia grave, malassorbimento e confusione mentale) la via orale è controindicata e devono essere considerate vie di somministrazione alternative. Circa il 50% dei pazienti con dolore oncologico necessita di cambiare più di una via di somministrazione nelle ultime 4 settimane di vita. Via sottocutanea Rappresenta un efficace alternativa alla via orale ed è preferibile a quella intramuscolare perché più semplice, meno dolorosa e con assorbimento più regolare. L assorbimento IM infatti è variabile in rapporto al muscolo utilizzato (nel deltoide ad es. è maggiore che nel gluteo). Utilizzando la via sottocutanea la biodisponibilità della morfina aumenta fino al 80%, evitando il metabolismo epatico di primo passaggio. Via sottocutanea continua In certe situazioni è preferibile ricorrere alla via sottocutanea continua perché ha una più bassa incidenza di tossicità acuta (sedazione, nausea vomito, confusione), e consente di evitare iniezioni ripetute e per la possibilità di somministrare diversi farmaci adiuvanti insieme agli oppioidi consentendo di trattare più sintomi con un unica infusione, con chiari vantaggi in termini di qualità di vita oltre che di costi.m 13

Per questo tipo di infusione sono disponibili pompe di vario genere (elastomeriche monouso, stringe driver, pompe peristaltiche) che si differenziano per la possibilità di boli aggiuntivi da parte del paziente, capacità e autonomia del serbatoio (1-7 giorni), possibilità di programmare l infusione e la frequenza dei boli. La morfina per via continua sottocutanea è stata efficace nel 70-80% dei pazienti sia in regime ospedaliero che domiciliare ed è preferita dal la maggior parte dei pazienti rispetto ad altre vie. Via endovenosa La scelta della via endovenosa non dipende da ragioni farmacocinetiche, ma da considerazioni di tipo pratico come la disponibilità di sistemi impiantabili endovenosi a permanenza nel singolo paziente, la presenza di edema generalizzato, la presenza di complicanze della somministrazione s.c. (ad es.eritema, irritazioni cutanee o ascessi sterili in sede di iniezione, neutropenia, piastrinopenia), la presenza di disturbi della coagulazione. Via spinale (epidurale o intratecale) L uso della via spinale è limitato ai pazienti che manifestano analgesia inadeguata o che sviluppano effetti indesiderati intollerabili, nonostante l uso ottimale della terapia analgesica. Il ricorso alla via spinale si rende necessario in una piccola percentuale di pazienti (circa 1.3% secondo uno studio molto ampio). Ha il vantaggio di richiedere dosi di morfina nettamente inferiori rispetto alla via sottocutanea, ma comporta problemi tecnici e gestionali. 2. FENTANYL TRANSDERMICO Durogesic TTS 25, 50, 75, 100 µg/ora È un oppioide sintetico, agonista puro sui recettori. Presenta un elevata liposolubilità che ne consente l uso per via transdermica. Nell uso prolungato tende ad accumularsi: la concentrazione plasmatica si riduce del 50% dopo 16 ore dall asportazione del cerotto. L assorbimento del farmaco dai sistemi transdermici ha un tempo di latenza legato alle caratteristiche del farmaco e dell individuo, dipende in parte dallo spessore della cute e dalla temperatura corporea (con la febbre aumenta in modo clinicamente rilevante, durante la stagione estiva o in vicinanza di fonti di calore), persiste, per un tempo variabile, anche dopo la rimozione del cerotto (reservoir cutaneo). Il fentanyl transdermico, secondo le più accreditate, non può essere considerato come farmaco di prima scelta ma come una possibile alternativa nei soggetti in cui non è praticabile la morfina nelle diverse vie di somministrazione e che presentano dolore stabilizzato. Il fentanyl transdermico ha una durata di azione di circa 3 giorni, con una variabilità da individuo a individuo (48-60 ore). I suoi effetti analgesici non sono immediati, comparendo dopo 12-24 ore dall applicazione del cerotto e per tale ragione bisogna sempre assicurare un azione analgesica con il farmaco utilizzato precedentemente per almeno 12 ore. Alcuni studi hanno confrontato fentanyl transdermico con morfina orale a rilascio ritardato rispetto a efficacia antidolorifica, effetti collaterali, preferenze dei pazienti e qualità di vita. Non ci sono state differenze statisticamente significative tra i due trattamenti né sul controllo del dolore né sulla qualità di vita. Una maggiore percentuale di pazienti in trattamento con fentanyl ha richiesto una terapia analgesica aggiuntiva e un aumento del dosaggio. Rispetto alla morfina orale, il cerotto di fentanyl è stato preferito dal 18% in più dei pazienti. Tranne che per la stipsi, gli effetti collaterali sono stati più frequenti fra i pazienti in terapia con fentanyl (in particolare dispnea, dolori addominali, diarrea e nausea). Fentanyl OTFC (Oral transmucosal fentanyl citrate) Actiq Il farmaco è incorporato in una matrice dolce aromatizzata, su un apposito applicatore di plastica che consente di collocarlo contro la guancia e di muoverlo per facilitarne la dissoluzione, senza succhiarlo o masticarlo. 14

Grazie alla sua liposolubilità, il fentanyl viene assorbito in parte attraverso la mucosa orale (25% circa) determinando una rapida comparsa di azione: l effetto analgesico si manifesta dopo 5-15 minuti e, alle dosi usuali, perdura 1-2 ore poiché la maggior parte del farmaco (75%) viene deglutita e assorbita più lentamente dal tratto gastrointestinale; la biodisponibilità complessiva è del 50% circa. La concentrazione plasmatica di picco si raggiunge dopo 20-40 minuti. Per queste sue caratteristiche è indicato nel dolore acuto (breakthrough pain). 3. OSSICODONE Oxycontin cps 5, 10, 20, 40, 80 mg L ossicodone è un oppioide semisintetico che ha un elevata affinità per i recettori µ, κ e δ del cervello e del midollo spinale ed è privo di proprietà antagoniste. È ben assorbito per via orale, la cessione di ossicodone dalle compresse avviene in due fasi, con un rilascio iniziale relativamente veloce che produce una insorgenza dell effetto analgesico precoce, seguito da un rilascio più controllato che determina una durata d azione di 12 ore. È circa 1,5 volte più potente della morfina, ma a dosi equianalgesiche non offre alcun vantaggio in termini di efficacia e tollerabilità rispetto alla morfina stessa. Può rappresentare un alternativa alla morfina orale se il paziente manifesta effetti indesiderati intollerabili durante il trattamento. Potrebbe essere impiegato nella rotazione degli oppioidi quando non si ottiene un effetto analgesico soddisfacente o le reazioni avverse sono insostenibili con morfina ed è proposto come un alternativa alla morfina nei pazienti intolleranti, anche se mancano dati che ne confermino l efficacia in queste situazioni. La quasi assenza di metaboliti attivi può essere una caratteristica utile nei casi di insufficienza renale ed epatica. 4. OSSICODONE + PARACETAMOLO Depalgos È l associazione tra ossicodone a rilascio immediato e paracetamolo. Ha spazi limitati di impiego, infatti al dosaggio di 5 mg di ossicodone, può ritenersi più o meno equivalente all associazione tra codeina (30 mg) e paracetamolo (500 mg) (Co- Efferalgan, Tachidol ) e quindi dovrebbe trovare spazio nel 2 gradino. Mentre ai dosaggi più elevati dovrebbe collocarsi in corrispondenza del 3 gradino senza alcun vantaggio nei confronti della morfina orale. 5. IDROMORFONE Jurnista cps 8, 16, 32 mg L idromorfone è un oppioide semisintetico, agonista puro dei recettori µ, dotato di proprietà farmacologiche e farmacocinetiche molto simili a quelle della morfina ed una potenza 7,5 volte superiore, mentre è 2 volte più potente dell ossicodone. A dosi equianalgesiche ha un profilo di efficacia e tollerabilità analogo a quello degli altri oppiacei potenti. Per via orale, viene assorbito rapidamente, ma in modo incompleto dal tratto gastrointestinale, con una biodisponibilità media del 50%. L emivita plasmatica in compresse a rilascio modificato è di circa 16 ore. Gli studi complessivamente realizzati nel dolore oncologico, valutati in una revisione sistematica, sono limitati per numero e casistica di pazienti arruolati (645 totali) e non evidenziano differenze con gli altri analgesici oppiacei potenti coi quali l idromorfone è stato confrontato in termini di efficacia analgesica e preferenza dei pazienti. Come l ossicodone, può essere considerato una alternativa alla morfina nei pazienti che hanno bisogno di alte dosi di morfina o presentano effetti indesiderati intollerabili con la morfina orale a rilascio controllato. 6. METADONE Metadone cloridrato Eptadone flac. multidose 1 mg/ml È un oppioide di sintesi, agonista puro. Ha biodisponibilità orale elevata (85%) e una cinetica complessa: mentre inizialmente la durata dell effetto analgesico è di 4-6 ore e l emivita è di 24 ore, con una variabilità individuale elevata (13-50 ore); dosi ripetute portano all accumulo del farmaco e all aumento della durata dell effetto analgesico a 8-12 ore. Il trattamento iniziale richiede fino a 6 somministrazioni giornaliere mentre nella somministrazione cronica sono sufficienti 1-2 dosi giornaliere. 15

Può essere somministrato in caso di insufficienza renale poiché è escreto prevalentemente per via fecale. In caso di uso successivo ad un altro oppioide la determinazione della dose equianalgesica è particolarmente difficoltosa e richiede una titolazione prudente partendo da dosi molto basse di metadone, che ne sconsigliano l uso da parte di medici non esperti. 7. BUPRENORFINA Temgesic cps s.l. 0.2 mg, fiale 0.3 mg) La buprenorfina è un oppioide semisintetico, agonista parziale sui dei soli recettori µ. Ad alte dosi (>3-4 mg/die) presenta un effetto tetto. In pazienti trattati in modo prolungato con morfina, la somministrazione di buprenorfina può precipitare una crisi d astinenza. Gli effetti della buprenorfina sono solo parzialmente antagonizzati dal naloxone. Presenta un elevata liposolubilità che ne consente l uso per via sublinguale e transdermica. Buprenorfina transdermica Transtec 35, 52.5, 70 µg/ora L efficacia della formulazione transdermica è stata valutata in 3 studi randomizzati contro placebo che non hanno dato risultati univoci per quanto riguarda la significatività statistica. Inoltre la mancanza di un confronto diretto con altri oppioidi non permette di trarre conclusioni definitive sulla reale importanza clinica di questo farmaco e sulla sua collocazione nella terapia del dolore oncologico. Le più accreditate Linee Guida ne sconsigliano l uso nel controllo del dolore oncologico da moderato a grave. GESTIONE DEI PRINCIPALI EFFETTI COLLATERALI Gli effetti collaterali più frequenti sono: stipsi 40-70%; sedazione 20-60%; nausea e vomito 15-30%, prurito 2-10%. Mentre effetti collaterali più rari sono: mioclono; compromissione cognitiva; xerostomia. La rotazione degli oppioidi o il cambiamento della via di somministrazione possono migliorare la tollerabilità. Soprattutto per la nausea e la stipsi il passaggio dalla via orale a quella sottocutanea può portare a una riduzione della sintomatologia. Anche la riduzione graduale della dose di morfina in caso di buon controllo analgesico. può risultare efficace 1. Stipsi È il problema più frequente ed è l unico effetto collaterale per il quale non si instaura tolleranza. Per la sua prevenzione è necessario correggere eventuali fattori precipitanti (es. consigliare l assunzione di liquidi, correggere le turbe elettrolitiche, sospendere farmaci che la favoriscono). È bene considerare sempre la possibilità di iniziare precocemente un trattamento farmacologico con lassativi o incrementarne la dose quando vengono stabilmente aumentate le dosi di oppioidi. Non vi sono studi che indicano la superiorità di un lassativo rispetto ad un altro e le raccomandazioni sono spesso formulate in base all esperienza clinica. Tra i lassativi suggeriti: macrogol, docusato, senna, bisacodile e lattulosio. 2. Nausea e vomito Il farmaco più utilizzato è la metoclopramide (provvisto di un effetto procinetico utile nella gastroparesi da oppiacei). Il dosaggio efficace è di 20 mg x 3/die. 16

3. Sedazione In genere non rappresenta un problema perché va incontro a tolleranza nel giro di pochi giorni. L eccesso di sonno potrebbe essere motivo di preoccupazione per i familiari dei malati che vanno informati prima dell inizio della terapia analgesica. CONCLUSIONI Il dolore oncologico è un problema sanitario e sociale di primaria importanza. Come detto in premessa, il dolore rappresenta nella vita delle persone un elemento di grave compromissione della vita di relazione. Il diritto a vivere una vita senza dolore rappresenta il motivo di fondo per l uso dei farmaci analgesici.. ESEMPI PRATICI DI TRATTAMENTO DEL DOLORE ONCOLOGICO Dolore intensità 1-3 Paracetamolo 1 g x 3 ogni 8 ore per os. Possibile una dose supplementare di 1 g in caso di dolore non controllato. Non superare i 4 g/die. In caso di impossibilità all impiego della via orale: Paracetamolo f 1 g e.v. agli stessi dosaggi. Dolore intensità 4-6 Paracetamolo-Codeina (Coefferalgan 500mg/30mg Tachidol 500mg/30mg) Lonarid 400mg/10mg) 2 cpr ogni 8 ore per os. Possibile una dose supplementare di 1 g in caso di dolore non controllato. Non superare i 4 g/die. Tramadolo 100 mg x os ogni 6 ore. Dopo stabilizzazione dell analgesia passare alla formulazione a rilascio controllato (SR): 200 mg ogni 12 ore. In caso di risposta incompleta (riduzione del dolore di meno del 50% dopo 12 ore) aggiungere Paracetamolo 1 g x 3 per os. In caso di impossibilità all impiego della via orale: Tramadolo 100 mg in Soluzione Fisiologica 100 cc in 20 minuti ogni 6 ore +/- Paracetamolo e.v. Se il dolore persiste o aumenta o in caso di intolleranza al Tramadolo passare subito al gradino successivo. Dolore intensità 7-10 Morfina solfato a rilascio immediato e ad azione rapida (Oramorph gocce o fialoidi da 10 mg): 10 mg = 8 gtt o 1 fialoide ogni 4-6 ore per via orale. Due dosi di salvataggio da 10 mg devono essere somministrate in caso di risposta insoddisfacente. Ricalcolare il dosaggio ogni 24 ore in modo da ridistribuire in 4 somministrazioni il dosaggio effettivamente somministrato il giorno precedente. Una volta raggiunto il controllo del dolore passare a morfina solfato a rilascio controllato (es MS Contin ) allo stesso dosaggio complessivo ripartito in due somministrazioni (es. 15 mg x 4 = 60 mg = 2 c da 30 mg). In caso di intolleranza alla morfina solfato si può effettuare un tentativo con Ossicodone 5/10/20/40/80 mg o Idromorfone 8/16/32 mg una volta al giorno secondo le tabelle di equianalgesia. In caso di impossibilità all impiego della via orale utilizzare la via endovenosa con Morfina cloridrato inizialmente per boli ripetuti di 3 mg ogni 10 m (e.v. lenta) e poi per infusione continua, calcolando la dose giornaliera totale. Se necessari praticare dosi di salvataggio da 3 mg. Ricalcolare il dosaggio ogni 24 ore. Se le condizioni del paziente permettono il passaggio alla via orale somministrare un dosaggio pari a 3 volte quello somministrato per vena. Fentanil in pazienti con analgesia stabilmente mantenuta e con perdurante compromissione della deglutizione nei quali è desiderabile interrompere l infusone endovenosa è possibile passare al fentanil transdermico secondo un rapporto da definire caso per caso vista la variabilità dell assorbimento transdermico (in genere sino a 30-40 mg di morfina cloridrato, pari a 100 mg di morfina solfato si può impiegare un cerotto da 25µg /ora. 17

ESEMPI DI TRATTAMENTO DEL DOLORE ACUTO Pazienti in trattamento con morfina orale: Morfina gtt: 1/6 (circa il 20%) della dose totale assunta nelle 24h. Oppure, se la via orale non è praticabile: Morfina SC 3-6% della dose totale di morfina orale assunta nelle 24h. La via s.c. ha una maggiore rapidità di azione. Pazienti già in trattamento con morfina s.c.: 1/6 (circa il 20%) della dose totale assunta nelle 24h. Pazienti in trattamento con farmaci del secondo gradino: lo stesso farmaco alla dose uguale alla dose giornaliera/numero di somministrazioni nelle 24 h. Oppure morfina 10 mg (8gtt). Si può valutare l opportunità di passare a una terapia di fondo con morfina orale. Pazienti in trattamento con Fentanil TTS: morfina gtt o sc alla dose del 20% delle dose equianalgesica. Oppure Fentanil OTFC, formulazione ad assorbimento trans-mucoso da utilizzare come un lecca-lecca, che agisce in 5-15 m ed ha una durata di 2 ore. Linee Guida sul dolore cronico non oncologico (Regione Piemonte 2005) Per dolore cronico si intende un dolore che continua per un periodo prolungato di tempo associato o meno ad una patologia nota non tumorale. Le cause e le manifestazioni cliniche di un dolore persistente sono in genere varie. Per questo le scelte terapeutiche sono spesso difficili. La classificazione del dolore persistente in termini fisio-patologici può aiutare il clinico a scegliere la terapia più appropriata e a determinare la prognosi. Pur non essendo oggetto di questa trattazione una descrizione analitica della fisiopatologia del dolore ci si vuole solo soffermare sulle 3 principali classi del dolore: Dolore nocicettivo: può essere viscerale o somatico, ed è più spesso originato dalla stimolazione di recettori del dolore. Il dolore nocicettivo può originare da un tessuto infiammatorio, da una alterazione meccanica conseguente ad un trauma. Sono riconducibili a questa categoria per esempio un artrite infiammatoria o una lesione traumatica, sindromi dolorose miofasciali, patologie ischemiche. Il dolore di origine nocicettiva in genere risponde bene agli approcci tradizionali di gestione del dolore per esempio comuni farmaci analgesici e strategie non farmacologiche. Dolore neuropatico: origina da un processo patologico che coinvolge il sistema nervoso centrale o periferico. Per esempio una neuropatia diabetica, una nevralgia del trigemino o posterpetica. Queste sindromi dolorose rispondono meno bene alle terapie analgesiche convenzionali rispetto al dolore nocicettivo. Dolore misto o non specificato, per esempio mal di testa, e alcune sindrome dolorose di origine vascolare. Possono essere presenti altre rare condizioni in cui problemi psicologici sono responsabili dell insorgenza, gravità e durata del dolore, in questi casi può essere d aiuto una psicoterapia. VALUTAZIONE DEL DOLORE PERSISTENTE Alla prima visita o al momento del ricovero, il professionista (medico, terapista, infermiere) che incontra il paziente dovrebbe ricercare un eventuale dolore persistente anche se non esplicitamente riferito Qualunque paziente con dolore persistente che abbia un impatto sulle funzioni fisiche, psichiche o sociali, o su altri aspetti di qualità di vita dovrebbe essere riconosciuto come un problema rilevante e dovrebbe essere sottoposto ad una valutazione complessiva del dolore, con l obiettivo di identificare tutti i fattori potenzialmente correggibili (vedi tabella 1 per un esempio di domande di valutazione del dolore). La valutazione dovrebbe focalizzarsi sull annotazione e registrazio- 18

ne di una serie di eventi che abbiano portato all attuale sintomatologia dolorosa e sulla indicazione di una diagnosi, di un programma terapeutico, di una probabile prognosi. A Anamnesi 1. La valutazione iniziale dell attuale sintomatologia dolorosa dovrebbe includere le caratteristiche del dolore (intensità, carattere, frequenza e/o modalità di insorgenza, sede, durata, fattori precipitanti o di contenimento. 2. La valutazione iniziale dovrebbe includere, (in particolare per i soggetti anziani), una descrizione del dolore in relazione all impatto sulla qualità di vita e le relazioni sociali (come per es. attività della vita quotidiana [ADL], sonno, appetito, funzioni cognitive, rapporti interpersonali e di coppia, attività sociali e del tempo libero. 3. La valutazione iniziale dovrebbe includere una anamnesi completa dei farmaci assunti in precedenza e attualmente, compresi farmaci da banco per automedicazione, medicine alternative, uso o abuso di alcool. L efficacia e gli effetti collaterali dei farmaci in uso e di quelli usati in precedenza dovrebbero essere registrati attentamente. 4. Le opinioni e le attitudini del paziente nei confronti del dolore e della sua gestione, così come la conoscenza delle proprie strategie di gestione del dolore, dovrebbero essere valutate attentamente 5. L efficacia di precedenti trattamenti contro il dolore (sia tradizionali sia alternativi) dovrebbero essere valutate attentamente. 6. Dovrebbe essere posta attenzione al grado di soddisfazione del paziente nei confronti degli attuali trattamenti e delle attuali condizioni di salute, identificando i motivi di un eventuale preoccupazione B Esame obiettivo 1. L esame obiettivo dovrebbe includere un attento esame della parte del corpo sede del dolore riferito e delle parti comunemente interessate da irradiazione del dolore. 2. L esame obiettivo dovrebbe focalizzarsi sul sistema muscolo scheletrico (cioè dolore miofasciale, fibromialgie, infiammazione, deformazioni, postura, differenze di lunghezza degli arti). Si dovrebbe chiedere la consulenza di uno specialista per la valutazione muscolo scheletrica (fisiatra, fisioterapista, terapisti occupazionali). 3. L esame obiettivo dovrebbe focalizzarsi sul sistema neurologico per la ricerca di un eventuale debolezza muscolare, iperalgesia, iperpatia, allodinia, intorpidimento, parestesia altre problematiche neurologiche. 4. La valutazione iniziale dovrebbe includere l osservazione della funzionalità fisica (misure di ADL, misure di performance come capacità di movimento, test dell alzarsi e camminare, o altri. Tabella 1. Semplici domande in un intervista sul dolore 1. Quanto è intenso il suo dolore in questo momento? Quale è stato il dolore peggiore che ha provato nella scorsa settimana? 2. Quante volte durante la settimana scorsa, è stato incapace di fare ciò che le sarebbe piaciuto a causa del suo dolore? 3. Nella scorsa settimana con che frequenza il dolore ha interferito sulla sua capacità di lavarsi, mangiare, vestirsi o andare al gabinetto? 4. La settimana scorsa con che frequenza il dolore ha interferito sulle sue capacità di svolgere le faccende di casa, andare a fare la spesa, preparare da mangiare, pagare i conti e guidare l auto? 5. Con che frequenza si dedica ad attività piacevoli, come hobby, stare in compagnia di amici, viaggiare? La settimana scorsa quanto spesso il dolore ha interferito con queste attività? 6. Con che frequenza svolge qualche attività fisica? La scorsa settimana quante volte il dolore ha interferito con la sua capacità di svolgere queste attività? 7. Con che frequenza il dolore interferisce sulla sua capacità di pensare lucidamente? 8. Con che frequenza il dolore interferisce con il suo appetito? Ha perso peso? 9. Quanto spesso per il dolore non è riuscito a dormire o si è svegliato durante il sonno? Quante volte nella scorsa settimana? 10. Il dolore ha interferito con il suo stato d animo, il suo umore, la sua personalità o con le relazioni con le altre persone? 11. La scorsa settimana quante volte ha assunto farmaci per il dolore? 12. Come valuterebbe la sua salute in questo momento? C: Una valutazione complessiva del dolore dovrebbe includere solo i risultati degli esami di laboratorio e di altri test diagnostici utili a formulare la diagnosi. Tuttavia questi esami non dovrebbero essere prescritti a meno che il loro risultato non influenzi le decisioni terapeutiche 19

D: la valutazione iniziale dovrebbe includere la valutazione delle funzioni psicologiche, compreso il tono dell umore (es. depressione, ansia), della stima di sé, della capacità di affrontare il dolore, della insicurezza e della paura correlate al dolore. E: la valutazione iniziale dovrebbe includere: la presenza di un supporto socio-familiare e di persone di riferimento, un anamnesi lavorativa, l ambiente culturale, la spiritualità del paziente e l accessibilità ai servizi sanitari. F: In particolare nei pazienti più anziani valutare le funzioni cognitive per evidenziare uno stato confusionale nuovo o di recente aggravamento. G: Per i soggetti più anziani o cognitivamente integri o con demenza lieve o moderata, il Medico dovrebbe valutare il dolore chiedendolo direttamente al paziente. 1. Le stime quantitative del dolore basate su impressioni cliniche o su informazioni raccolte presso terzi non dovrebbero essere usate in sostituzione di quanto può riferire il paziente, a meno che il paziente sia incapace di riferire in modo attendibile il suo dolore. 2. Nella valutazione del dolore del paziente utilizzare una serie di termini sinonimi di dolore (es. bruciore, fastidio, male, pesantezza, oppressione, tensione). 3. Valutare e registrare in modo quantitativo il dolore usando una scala standard del dolore che sia utilizzabile anche per pazienti con disturbi cognitivi, di linguaggio e sensoriali (ad es. scale adattate per handicap visivi, uditivi, linguistici o altri). Una varietà di scale descrittive, di termometri del dolore, di scale di valutazione numeriche e scale di dolore a vignetta hanno una validità accettabile 4. Le persone con un limitato livello di attenzione o una compromissione cognitiva dovrebbero ricevere istruzioni ripetute e dovrebbero disporre di un tempo adeguato per rispondere. La valutazione dovrebbe essere fatta in più fasi; può quindi essere necessaria l assistenza da parte della famiglia o dei caregivers e la programmazione della visita. 5. Ai pazienti dovrebbero essere fatte domande sui sintomi e segni che possono aiutare a diagnosticare il dolore, compresi recenti cambiamenti nelle normali attività e nello stato funzionale; essi dovrebbero essere osservati per eventuali comportamenti verbali e non verbali indicativi di una condizione di dolore e nei cambiamenti delle normali capacità (Vedi tabella 3 per alcuni indicatori comuni di dolore). 7. Ai pazienti dovrebbero essere chieste informazioni in merito alla peggiore esperienza di dolore della settimana precedente. 8. Con un danno cognitivo lieve o moderato, le domande dovrebbero essere formulate al presente, perché i pazienti hanno verosimilmente difficoltà a ricordare. IV. Per gli adulti in stato confusionale o con demenza da moderata a severa, o con difficoltà comunicative il medico dovrebbe valutare il dolore per osservazione diretta o attraverso il racconto dei caregivers (Vedi fig.2 per un algoritmo di valutazione del dolore nelle persone con compromissione cognitiva). A. I pazienti dovrebbero essere osservati per evidenziare comportamenti correlati al dolore durante i movimenti (es. nel cammino, nella cura mattutina, nei trasferimenti). B. Un comportamento insolito in un paziente con demenza grave dovrebbe far scattare una valutazione del dolore quale causa potenziale. V. I rischi e i benefici delle varie valutazioni e delle scelte terapeutiche dovrebbero essere discusse con il paziente e i suoi familiari, in considerazione delle loro preferenze nella pianificazione di qualsiasi valutazione o strategia di trattamento. VI. I pazienti con dolore persistente dovrebbero essere rivalutati regolarmente per valutare i miglioramenti, i peggioramenti o le complicanze. A. Dovrebbe essere preso in considerazione l uso di un diario del dolore con regolari registrazioni dell intensità del dolore, dell uso di farmaci, del tono dell umore, della risposta al trattamento. B. Alla valutazione iniziale e alle successive di follow-up dovrebbero essere usate le stesse scale di valutazione quantitativa del dolore. C. Le valutazioni successive dovrebbero includere la valutazione degli interventi analgesici e non farmacologici, degli effetti collaterali e i problemi di compliance. D. Le valutazioni successive dovrebbero tenere in considerazione le preferenze del paziente per verificare la necessità di revisioni della diagnosi e del trattamento. 20