26 GENNAIO 2013 Giorno della Memoria. Educare alla memoria. Pratiche educative a confronto



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Transcript:

26 GENNAIO 2013 Giorno della Memoria Educare alla memoria. Pratiche educative a confronto Giovanna Perego e Danilo Radaelli, presidente dell ANPI Giovanna Perego (redazione www.memoriarinnovabile.org) In questo mio intervento vi parlerò del percorso sulla memoria di memoria rinnovabile. Memoria rinnovabile è un progetto nato nel 2008 all indomani di un convegno organizzato da ANPI, ACLI e Cachoeira de Pedras su come trasmettere alle nuove generazioni la memoria di un particolare momento della nostra storia, ovvero quello della Resistenza. Dall impegno di queste tre associazioni a portare avanti questo discorso è nato il progetto della memoria è un bene rinnovabile, che si è concretizzato dapprima in un sito. Un sito che abbiamo concepito come archivio virtuale, dove raccogliere le storie sparse della memoria locale sotto forma di biografie, documenti, contributi video inerenti il periodo della resistenza. Educare alla memoria per noi ha significato fin da subito FARE MEMORIA, costruire la memoria in modo collettivo e partecipato. Partendo dal fondamentale lavoro di Giorgio Perego, che da anni si occupa di storia della resistenza di Cernusco e della Martesana e ha avuto la grande intuizione di raccogliere testimonianze dirette dai partigiani ancora in vita, abbiamo coinvolto familiari di partigiani, di deportati, sollecitandoli a fornirci una testimonianza sui loro cari. Per molti di loro è stata un occasione per scoprire notizie, curiosità. Da parte di tutti c è stata grande disponibilità, sia a fornire documenti e scritti, sia a raccontare. Per molti di loro, che la guerra l hanno vissuta, credo non sia stato semplice tornare a quelle pagine della loro vita di bambini. Tutti queste storie sono state raccolte sul sito di memoria rinnovabile e rappresentano il cuore pulsante del sito. Più che il valore storico, di queste biografie colpisce il forte valore umano, sono piene di sentimenti ed emozioni. Ma l aspetto credo più importante, dal punto di vista del fare memoria sia quello che da private quelle storie sono diventate patrimonio collettivo e condiviso, che appartiene a tutti noi, ci riguardano e siamo responsabili della loro conservazione e trasmissione. Il progetto di memoria rinnovabile si è tradotto anche in numerose iniziative, organizzate in occasione dei colori del 25 aprile e delle giornate della memoria, e anche in progetti più stabili e più tangibili, di cui vorrei brevemente parlare. In particolare ne cito due, che siamo riusciti a realizzare grazie al fondamentale appoggio dell amministrazione comunale, che cogliamo l occasione per ringraziare. Il primo progetto è quello dei luoghi della memoria, ovvero l esposizione di pannelli esplicativi in alcuni luoghi simbolici per la resistenza di Cernusco e non solo. In particolare i due pannelli finora posati sono ubicati uno alla rotonda di via Verdi, esplicativo del monumento a Marzabotto scolpito da Cascella. Il pannello ci ha consentito di spiegare cosa rappresentasse quella scultura astratta e nello stesso tempo di raccontare l eccidio di Marzabotto. L altro pannello è stato posato in largo Riboldi-Mattavelli, dove si trova il monumento in ricordo di tutti i partigiani caduti cernuschesi e, in

particolar modo, in ricordo di Riboldi e Mattavelli, due giovani partigiani caduti il 24 aprile 1945 uccisi da un fascista. Questi cartelli rappresentano una tappa fondamentale nel nostro percorso di fare memoria e di educare alla memoria non solo i giovani ma l intera cittadinanza. Sono dei mezzi per condividere storie che ci appartengono, sono dei moniti a non dimenticare e a riflettere su ciò che è accaduto dal momento che, come diceva Primo Levi, proprio perché è accaduto potrebbe accadere ancora. In quest ottica di educare la cittadinanza tutta e di non disperdere la memoria si inserisce anche l iniziativa dei fazzoletti dei deportati esposti in questi giorni in molti esercizi commerciali di Cernusco. L altro progetto, che è partito proprio l altro ieri, riguarda un laboratorio teatrale per ragazzi di terza media che rientra nel piano del diritto allo studio dell assessorato all istruzione. Nel corso di questo laboratorio, tenuto da una bravissima attrice, Arianna Scommegna, i ragazzi porteranno in scena storie di alcuni partigiani di Cernusco che sono presenti sul sito di memoria rinnovabile. Il loro lavoro culminerà nella rappresentazione finale del 12 aprile. Per noi, ma soprattutto per i ragazzi, è davvero una grande occasione, un occasione per apprendere la storia attraverso un linguaggio coinvolgente, diretto ed emotivo come quello teatrale. Relazionarci con la scuola per noi è fondamentale, già lo scorso anno abbiamo organizzato un incontro tra gli studenti di terza media e Celso Battaglia, un testimone diretto dell eccidio di Vinca al quale è sopravvissuto quando era bambino, in Toscana, avvenuto nel 1944 per mano nazi-fascista. Dicevo che per noi è fondamentale relazionarci con la scuola perché è il luogo per elezione dell educazione e della formazione del pensiero, è il soggetto più importante, insieme alla famiglia, in cui avviene la trasmissione del sapere e della memoria, in una sorta di legame tra le diverse generazioni. Tutte le generazioni hanno delle responsabilità nei confronti delle generazioni passate e di quelle a venire. Ancora maggiore è la responsabilità della nostra generazione, la generazione cioè di coloro che in qualche modo hanno o hanno avuto legami diretti con chi ha vissuto la guerra, che hanno avuto la possibilità di ascoltare testimonianze dirette di partigiani e deportati che ora non ci sono più. È importante quindi che questa generazione faccia da anello di congiunzione tra le generazioni passate e le generazioni future. Questo vuol dire conservare e difendere le storie della resistenza, grandi e piccole, le storie di coloro che hanno lottato e dato la vita per degli ideali, per la conquista della libertà, dei diritti di democrazia, giustizia e uguaglianza che oggi troppo spesso tendiamo a considerare scontati o dati una volta per tutti. Nei confronti delle nuove generazioni abbiamo il dovere di trasmettere questo bagaglio di sapere e di valori, in modo da fornire gli strumenti critici per interpretare il presente e di promuovere anche attraverso queste storie una maggiore consapevolezza di sé come parte di un tutto, di una comunità. In questo percorso di educazione alla memoria MR è in ottima compagnia: il CAG da anni fa un lavoro egregio, ideale anello di congiunzione tra i ragazzi e l eredità morale lasciata da Roberto Camerani.

In questo senso conoscere e condividere la storia, che sia essa la storia con la S maiuscola o le storie locali, diffondere la memoria, educare al pensiero critico, credo siano i presidi più efficaci contro qualsiasi tentativo di revisionismo e di utilizzo del sapere a fini particolari. Finisco con il solito invito che rivolgiamo a tutti quanti: continuiamo a fare memoria insieme! Inviateci le vostre storie! Anna Troiano Un protagonista del cortometraggio Sulla Punta dei Piedi Anna Troiano (educatrice teatrale Coop. Sociale Il Sorriso di Pessano con Bornago) Educare alla memoria... come? Attraverso un laboratorio teatrale condotto da Anna Troiano e Alberto Tedesto con 25 attori disabili con la conseguente realizzazione del cortometraggio Sulla Punta dei Piedi e uno spettacolo teatrale (in fase di allestimento). Perché un laboratorio teatrale? Perché è uno spazio dove non s impara a recitare ma si studia lo strumento che serve per farlo: l UOMO. Il teatro è un luogo dove si vive, dove si rappresenta la vita, indipendentemente dall essere normodotati, anziani, disabili, bambini, di diverse etnie o religioni... anzi è uno spazio dove più che in altri tutto questo può miscelarsi. Il teatro, il cinema filtrano la vita attraverso vari strumenti quali il RACCONTO, e la presentano a degli spettatori che acquistano nella relazione con l attore, parte di conoscenza nuova, di memoria nuova! Diventa, dunque, fondamentale il racconto! Di chi, di che cosa? Nel 2007 il nostro coordinatore Dario Gellera durante un viaggio in Israele, conosce la figura di un uomo straordinario, Janusz Korczak (Varsavia 1878 - Campo di sterminio di Treblinka 10 agosto 1942) e al suo ritorno ci consegna il suo racconto! Con il cortometraggio realizzato abbiamo cercato di creare nello spettatore la curiosità per quella che fu la vita di Korczak; una Memoria a volte anche triste, ma straordinaria! Korczak è un eroe nazionale polacco, di famiglia ebraica, un pedagogo, un pediatra, scrittore, poeta, educatore! Un uomo che amava l uomo, fin dalla sua nascita. Un uomo che muore con i suoi duecento bambini nel campo di sterminio di Treblinka. Fonda la Casa degli Orfani dove il bambino ha importanza come essere umano capace di sbagliare, di pensare; con il diritto di vivere e morire, con la capacità di autoregolamentarsi. La Casa degli Orfani aveva un Parlamento e un Tribunale dei bambini! Korczak intuisce e applica tante idee pedagogiche tuttora innovative! Scrive i diritti dei bambini: - Diritto alla morte - Diritto alla sua vita presente - Diritto a essere quello che è - Diritto a esprimere ciò che pensa - Diritto a prendere attivamente parte alle considerazioni e alle sentenze che lo riguardano - Diritto al rispetto - Rispetto per la sua ignoranza - Rispetto per la sua laboriosa ricerca della conoscenza - Rispetto per le sue sconfitte e le sue lacrime

- Rispetto per la sua proprietà - Rispetto per i colpi che gli riserva il duro lavoro della crescita - Rispetto per ogni suo minuto che passa, perché morirà e non tornerà più e un minuto ferito comincerà a sanguinare. - Il bambino ha diritto di volere, di chiedere, di reclamare ha il diritto di crescere e maturare e, giunto alla maturità, di dare i suoi frutti. La domanda che ci siamo posti prima di iniziare il nostro percorso teatrale è stata: come affrontare un tema così delicato, crudo e triste con i nostri attori? Come accostare questo argomento alla disabilità? L intuizione è stata nel raccontare loro la storia sottolineando Janusz come educatore, confrontata con quella degli educatori che quotidianamente si relazionano con i nostri attori all interno della Coop. Si è lavorato teatralmente sull importanza del corpo, della voce e della relazione che ogni educatore deve costruire con il proprio utente, sia esso un bimbo, un adolescente, un disabile, un anziano... Uno spezzone del cortometraggio Sulla Punta dei Piedi Ad un certo punto del lavoro occorreva però una verifica per loro: la necessità di interagire con dei bambini, di capire se il personaggio costruito dell educatore fosse risultato veritiero! Grazie alla Dott.ssa Bellettini, alle maestre e alle famiglie abbiamo avuto la possibilità di lavorare con dei piccoli attori di 5 anni della scuola dell Infanzia di via Dante in Cernusco. Un esperienza straordinaria! I nostri attori per un giorno hanno potuto essere gli educatori di bambini, giocare con loro, relazionarsi con loro... Le riprese di quei giochi sono diventate scene credibili del nostro cortometraggio. Anche loro hanno potuto educare alla memoria i bambini, insegnando loro i giochi di una volta: campana, la ruota, il fazzoletto... e utilizzando costumi di scena legati al periodo storico. Lavorare sulla figura di Janusz Korczak ci ha portato alla consapevolezza che amare l uomo significa amarlo nella sua completezza a partire dalla sua nascita fino alla sua morte.

Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perchè bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli. (Janusz Korczak) Un altra protagonista del cortometraggio Sulla Punta dei Piedi Nico Acampora, educatore e coordinatore del CAG Labirinto di Cernusco Giuseppe Coppola, tramite un e-mail, ci ha regalato un racconto commovente di come l aver toccato gli orrori di Mauthausen lo abbiano reso testimone. Ciao a tutti sono Giuseppe e ho 28 anni, nel 2000 ho preso parte al secondo viaggio a Mauthausen organizzato dal CAG Labirinto di Cernusco sul Naviglio. Purtroppo quest oggi, per un impegno inderogabile, non posso essere qui con voi a raccontare quella esperienza di persona. Data la promessa fatta a Nico ho deciso di scrivere queste righe nelle quali racconterò di un episodio della mia vita legato al ricordo di quei momenti. Qualche anno fa, come tutti i giovani neolaureati, iniziai a partecipare ad una lunga serie di colloqui per trovare un posto di lavoro. Quel giorno mi aspettava un intervista con un manager di un importante multinazionale di consulenza ingegneristica. Ovviamente, data la natura scientifica dell incontro, la mia preparazione verteva sui argomenti puramente tecnici. La prima domanda a cui dovetti rispondere, non aveva però nulla a che vedere con i temi che mi aspettavo di dover trattare. Raccontami una delle esperienze più importanti che hai vissuto. Mi trovai spiazzato nel tentativo di riordinare le idee, perché pensai che la mia risposta doveva essere allineata con il tipo di lavoro per cui ero valutato. Dopo alcuni imbarazzanti secondi di silenzio decisi di cambiare radicalmente la direzione dei miei pensieri e capii subito che cosa avrei dovuto raccontare: un esperienza davvero significativa. Raccontai di quando, in occasione della visita al campo di sterminio di Mauthausen, mi ritrovai insieme ai compagni di viaggio in una delle camere a gas. Ricordo la profondità dei pensieri che pervadevano la mia mente in quegli istanti, pensieri legati al ricordo di mio nonno deportato a tre anni nel campo di concentramento Mittelbau-Dora. All improvviso fui destato da un urlo agghiacciante in lingua tedesca e fui sospinto insieme ai tanti compagni di viaggio all'interno di quello spazio angusto. La porta si chiuse sbattendo con un rumore infernale, lasciandoci in un silenzio assoluto... ricorderò per sempre i brividi che attraversarono il mio corpo. Provate a immaginare le sensazioni di chi qua dentro non sapeva se sarebbe uscita acqua oppure gas, era la voce di Nico che riaprì la porta e tornava a parlare la nostra lingua. Capii che lo aveva

fatto per noi, per far si che ci ricordassimo per sempre ciò che li era realmente accaduto. Il colloquio di lavoro non toccò altri argomenti e da circa due anni il mio interlocutore di allora è un collega. Dal quel momento la giornata di oggi ha per me un significato particolarmente profondo. Un grande grazie a Nico, agli operatori del CAG e a tutti i compagni di quel viaggio.