Il fallimento del neoliberismo La contrapposta inadeguatezza della Destra e della Sinistra Phillip Blond è Docente in Teologia cristiana, St. Martin s College, Lancaster, UK. Appare sempre più evidente che nel XXI secolo stiamo ritornando alla situazione economica del XIX secolo, quando la ricchezza era fortemente concentrata nelle mani di pochi proprietari e di furbi speculatori. Lo sviluppato mondo occidentale è in crisi. Né la Destra né la Sinistra sembrano capaci di costruire una società in cui tutti possano beneficiare dell aumentata prosperità e sicurezza economica. La pretesa della Destra che il libero mercato possa arricchire tutti i settori della società è evidentemente falsa, mentre il tradizionale Stato sociale europeo sembra penalizzare l innovazione e la creazione di ricchezza, confinando così gli indigenti e i meno preparati a una povertà istituzionalizzata e alla disoccupazione. In questa nuova era di globalizzazione, quindi, entrambe le ideologie creano lo stesso fenomeno: una classe inferiore presa in mezzo tra welfare e bassi salari, una classe media pesantemente indebitata e soggetta a insicurezza circa il posto di lavoro e la pensione, una nuova classe di super-ricchi che sfuggono a ogni vincolo di tassazione e di impegno verso la comunità. L avvento del neoliberismo Guardando al passato, possiamo stabilire la data di inizio di questa nuova era: essa iniziò con il successo della reazione di destra alla crisi petrolifera del 1973. Allora, i Paesi più sviluppati dell OCSE, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti, si trovavano a fronteggiare una fortissima inflazione, una bassa crescita e alti tassi di interesse. Il neoliberismo emerse per la prima volta in una forma decisa in Gran Bretagna. Di fronte alle posizioni dei sindacati e alla apparente bancarotta del welfare state, il Partito Conservatore guidato da Margaret Thatcher vinse le elezioni del 1979. In America, Ronald Reagan assunse la presidenza nel 1981 e, da allora, i Paesi anglosassoni hanno perseguito e promosso la liberalizzazione dei mercati. L ortodossia neoliberista è diventata la ricetta mondiale per la prosperità e la cresci- 94
ta economica. Oggi si è estesa fino alla comunista Cina che, mentre esclude ogni libertà politica, predica con fervore la liberalizzazione dell economia. Quest anno, perfino i francesi hanno riconosciuto la supremazia del libero mercato, eleggendo con Nicolas Sarkozy, un presidente che ha denunciato con insistenza i costi del welfare gallico e elogiato i vantaggi del modello anglosassone. I vantaggi del libero mercato, tuttavia, dipendono da chi sei, dove sei e quale è il tuo patrimonio di partenza. Ciò vale sia per una persona che per un Paese. La soluzione del libero mercato applicata alla Russia negli anni di Eltsin ha provocato solo impoverimento di massa, la formazione di una classe enormemente ricca di oligarchi e l ascesa di un governo autoritario. Allo stesso modo, i tassi di crescita dell America Latina e dell Africa, che erano più elevati rispetto ad altre nazioni in via di sviluppo, sono crollati di più del 60% dopo che negli anni Ottanta questi Paesi hanno adottato il neoliberismo sponsorizzato dal Fondo Monetario Internazionale, e ora sono fermi o in stagnazione. A livello dei singoli individui si riscontra una simile vicenda. La crescita dei salari reali nei primi 13 Paesi dell OCSE è stata inferiore al tasso di inflazione a partire dal 1970. Piuttosto che i proprietari di capitali, sono stati i percettori di redditi da lavoro che per trentacinque anni hanno subito la pressione verso il basso del loro tenore di vita. Non sorprende scoprire che l età d oro per i lavoratori dipendenti, espressa come quota del Pil, è stata tra il 1945 e il 1973 e senza alcuna egida di liberalizzazione economica. Non è qui in discussione il fatto che il commercio aumenta la prosperità e che la liberalizzazione del credito e dei servizi finanziari permette a gruppi finora esclusi di integrare i loro redditi comprando azioni e case, costruendo così anch essi un proprio patrimonio. Il punto è che la vera storia del successo del neoliberismo non è l estensione di beni patrimoniali a tutti, ma l enorme e sproporzionata quota di ricchezza raggiunta dalla fascia più ricca. Negli Stati Uniti, tra il 1979 e il 2004, l 1% più ricco della popolazione ha visto salire del 78% la propria quota sul reddito nazionale, mentre l 80% della popolazione ha sofferto una diminuzione del 15% della loro quota. Il che significa il trasferimento di ricchezza da una larga maggioranza a una piccolissima minoranza di circa 664 miliardi di dollari. I vantaggi del libero mercato dipendono da chi sei, dove sei e quale è il tuo patrimonio di partenza. La reazione della Sinistra La vecchia sinistra tradizionale è entrata in crisi di fronte all egemonia neoliberista e negli anni Ottanta parlava di redistribuzione, tasse più alte e restrizioni ai movimenti di capitale. Tuttavia, al di fuori della Scandinavia, parlavano al vento: in Europa, le economie statalizzate erano esse stesse moribonde, bloccate da elevata disoccupazione e bassa crescita. Il Giappone, nel tentativo di riprendersi dopo la bolla dei prezzi dei terreni e delle azioni, stimolata anch essa dalle politiche neoliberiste degli anni Ottanta, tentò negli anni Novanta un ampia manovra di stile keynesiano, appoggiata fiscalmente dallo Stato e con tassi di interesse praticamente azzerati. La conseguenza è stata un decennio di economia stagnante ed è tuttora in discussione se il Giappone riuscirà a riprendersi. 95
Un nuovo percorso per la sinistra si è comunque presentato nel Paese che per primo sperimentò la nuova destra, il Regno Unito. Verso la fine degli anni Novanta, la Gran Bretagna era esausta a causa delle politiche thatcheriane e così, nel 1997, il New Labour vinse le elezioni. Sia la Sinistra che la Destra sembrano incapaci di sfidare il capitalismo dei monopoli, né il welfarismo né lo statalismo possono trasformare la vita dei poveri e neppure lo può il neoliberismo. Sotto la guida di Tony Blair e Gordon Brown, i nuovi progressisti promisero che I benefici della crescente prosperità sarebbero stati destinati al settore pubblico e ai poveri, l esclusione sociale sarebbe stata affrontata aprendo a tutti l educazione e le opportunità. Il resto del mondo fu ancora una volta colpito dall esperimento sociale che stava avvenendo in Gran Bretagna: era veramente possibile la quadratura del cerchio neoliberista a vantaggio di tutti? Dopo dieci anni, è triste constatare che la risposta è stata negativa. In Gran Bretagna, con la Thatcher la povertà è raddoppiata e la situazione non è cambiata con il governo laburista. Escludendo la proprietà di case, la parte di ricchezza della metà inferiore della popolazione è scesa dal 12% del 1976 all attuale 1% e circa 13 milioni di persone vivono in situazione di povertà. La mobilità sociale si è ridotta ai livelli di prima della guerra, cosicché il codice postale è un indicatore dell aspettativa di vita migliore del vostro stesso DNA. Mentre il 50% degli appartenenti alle classi più agiate compiono studi universitari, tra i più poveri questa percentuale scende al 10%. È chiaro che la nuova sinistra ha consolidato le divisioni tra le classi ancora più nettamente che la destra neoliberista. Questo è in sintesi il problema: sia la Sinistra che la Destra sembrano incapaci di sfidare il capitalismo dei monopoli, né il welfarismo né lo statalismo possono trasformare la vita dei poveri e neppure, a quanto pare, lo può il neoliberismo. Un alternativa inesplorata: la società civile Sembra quindi a prima vista, che tutte le nostre soluzioni politiche si siano esaurite e che le nostre speranze per una vita migliore per tutti siano inutili. Né lo Stato, né il mercato possono assicurare ricchezza e prosperità universali. Tuttavia, esiste un alternativa sociale ed economica finora inesplorata: la società civile. In realtà, la società civile è quanto sia il socialismo che il libero mercato sostengono di voler proteggere, nutrire e far crescere; invece, è proprio la vita sociale che è stata danneggiata e compromessa dallo sviluppo dello Stato autoritario e dalla dilatazione del mercato. Credere in un economia della società civile significa escludere al contempo le peggiori conseguenze della Sinistra e della Destra. Ci sono almeno tre passi da intraprendere immediatamente per recuperare gradualmente un alternativa che promuova la produzione di ricchezza e innovazione e l estensione di questo evidente bene a tutti. Primo, tutti possono possedere. Sia il marxismo che il welfarismo prosperano sulla classe dei non proprietari. Fu la nascita del primo capitalismo agrario in Gran Bretagna e la 96
distruzione dei monasteri cattolici che spinsero i contadini via dalla terra, trasformandoli in un proletariato completamente dipendente dal salario. In Europa, dove circa il 30-40% dei cittadini non posseggono la propria abitazione, molti sono rimasti esclusi dal forte incremento nei prezzi delle proprietà verificatosi negli ultimi 20 anni. In molte zone (Gran Bretagna, Irlanda, Spagna) il prezzo delle case è triplicato. Chi non ha potuto comprare prima ha ora di fronte una distanza insuperabile tra il suo bisogno di sicurezza e quanto gli è consentito dal suo reddito di lavoro. Quindi, estendere la ricchezza patrimoniale a chi ne è ora escluso è diventata un urgente necessità politica. La crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti ha creato, in nome dell ampliamento dell accesso alla proprietà, poveri che si sono buttati su questa opportunità e che sono stati sottoposti, rispetto ai ricchi, a tassi di interesse più alti e a costi aggiuntivi non dichiarati. Così, quando la situazione è cambiata, chi aveva redditi bassi non ha potuto far fronte agli impegni. La lezione che se ne ricava è che i poveri hanno bisogno per la casa di prestiti certi e sovvenzionati e di un welfare mirato non solo al reddito, ma anche all ampliamento delle proprietà. In secondo luogo, le economie globalizzate distruggono realmente le economie locali e le piccole imprese, se lasciate operare da sole su mercati non regolamentati. Nei Paesi anglosassoni, in Gran Bretagna in particolare, tutte le città grandi e piccole si assomigliano: la stessa catena di negozi domina la via principale e costringe i produttori locali a vendere ad essa o a non vendere del tutto. Sotto questo profilo, il settore alimentare nel Regno Unito è particolarmente signifi- 97
cativo. Attualmente, all incirca cinque catene di supermercati controllano più dell 80% della distribuzione alimentare al dettaglio e le ricerche prevedono che per il 2050 non vi sarà più nessun negozio indipendente. Ogni volta che si apre un nuovo supermercato, i negozi locali chiudono, incapaci di competere con le economie di scala e il potere contrattuale dei giganti della distribuzione. Ciò di cui vi è bisogno è una dottrina della sussidiarietà economica dove la concorrenza si attua non in base all efficienza dei prezzi al consumatore, ma anche nel rispetto degli agricoltori, dei produttori e dei dettaglianti indipendenti. Come dimostra il successo dei prodotti del commercio equo-solidale, gli stessi consumatori non vogliono più considerare il prezzo come unico determinante. Per garantire un mercato genuinamente concorrenziale, si potrebbero imporre tasse supplementari sui negozi sopra una certa dimensione e dare benefici fiscali a quelli a basso margine. Questo approccio multiforme ripristinerebbe la diversità dell offerta, l autosufficienza e i margini delle aziende locali, permettendo loro di sviluppare la propria cultura e di produrre e competere più efficacemente. Infine, il livello di tassazione media sulle classi inferiori è decisamente troppo alto. Il carico fiscale ha raggiunto il picco nel 2000 e ancora nel 2005, quando arrivò al 36,2% del Pil, considerando globalmente i Paesi dell OCSE. Tuttavia, chi è molto ricco ha avuto la possibilità di sfuggire in larga parte alla tassazione, come attestato anche dal recente caso del Liechtenstein. L OCSE stima in una cifra tra i 5.000 e i 7.000 miliardi di dollari i fondi mantenuti in paradisi fiscali offshore. La perdita in termini di tasse sul patrimonio e sul reddito può essere stimata ad almeno 1.800 miliardi di dollari, sottratti alla comunità mondiale, alla sua ricchezza e benessere. In effetti, stiamo assistendo su scala mondiale al sovvenzionamento delle grandi società e dei ricchi da parte della classe media e dei lavoratori a basso reddito. Il rientro di questi capitali e il loro assoggettamento alla tassazione nazionale è quindi cruciale per lo sviluppo di un economia a bassa pressione fiscale e per la crescita delle piccole imprese. Per concludere, solo un economia realmente condivisa può correggere la naturale tendenza del libero mercato a favorire i monopoli. Ma possiamo condividere solo se tutti possediamo. Una cultura diffusa della proprietà e dell uso dei patrimoni, del credito e del capitale può eliminare il conflitto tra capitale e lavoro, creando un mercato senza monopoli e una situazione in cui il lavoro dipendente, avendo la proprietà di capitali, non avrebbe più bisogno del welfare di Stato. In questo modo, si otterrebbe sia prosperità che autonomia e lo Stato di mercato sarebbe sostituito dalla società civile. Stiamo assistendo su scala mondiale al sovvenzionamento delle grandi società e dei ricchi da parte della classe media e dei lavoratori a basso reddito. 98