L IMPORTANZA DELLA RELAZIONE DI COPPIA NELLA PSICOTERAPIA INFANTILE



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c.i.ps.ps.i.a Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l Infanzia e l Adolescenza Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica per l infanzia e l adolescenza Anno accademico 2007 L IMPORTANZA DELLA RELAZIONE DI COPPIA NELLA PSICOTERAPIA INFANTILE Dott. Marco Castelletto 1

voglio vedere dove sei cresciuta, la strada dove abitavi. Perché? Per sapere dove stavi quando non ti conoscevo. Stavo qui dentro, mi toccò la pancia, e la sua mano era caldissima. Margaret Mazzantini Non ti muovere La lettura di queste battute tra i due protagonisti del romanzo di M. Mazzantini mi colpì molto all epoca in cui lessi questa storia; esse sono risuonate spesso dentro di me, seppur in maniera inconsapevole, nel momento di scelte importanti. Stavo qui dentro, le parole dette dalla protagonista della storia, Italia, indicano quell ambito di conosciuto non pensato appartenente a ciascuno di noi e che è il timone che ci orienta verso la scelta della persona da amare o che ci fa accorgere, all improvviso, che tutto è finito. La ragione per cui ho scelto di affrontare questo argomento, oltre che rimandare a motivi di ordine personale che fanno riferimento alla mia riflessione interiore, è che mi sto accorgendo sempre di più quanto le dinamiche della relazione di coppia si rivolgano sul bambino contribuendo, insieme ad altri fattori, a determinare sia situazioni di benessere che di sofferenza. Diventa essenziale, nella pratica clinica, sondare gli aspetti di coppia dei genitori che chiedono un consulto psicologico per il loro bambino. Indagare questi aspetti non significa soltanto riferirsi a quello che accade al suo interno relativamente alle modalità di comunicazione e di scambio, ma anche cercare di conoscere quali sono le dinamiche profonde della relazione, capire su quali basi è avvenuta la scelta di coppia, su cosa si sostiene, quali strategie la coppia utilizza per difendersi dagli attacchi esterni ed interni ad essa. Studiare la coppia da questo punto di vista è relativamente recente soprattutto in ambito psicodinamico e psicoanalitico e ritengo sia un aspetto particolarmente importante perché contribuisce a riformulare e cambiare l approccio clinico e terapeutico all infanzia, introducendo aspetti del tutto originali e alimentando così il dibattito, tuttora aperto, sui diversi approcci alla terapia infantile. Il punto di partenza proposto dal c.i.ps.ps.i.a. è quello di considerare la coppia non come la somma di due metà, bensì come un entità a sé che cerca di mantenere l equilibrio del rapporto. A conferma di quanto espresso da Crocetti, A. M. Corigliano (1999) sottolinea un ulteriore aspetto quando dice: Fin dalle origini della nostra vita noi interiorizziamo legami, e fra questi anche relazioni di coppia. In effetti, noi abbiamo prevalentemente esperienze di relazioni: il bambino non solo fa sua l esperienza della madre, ma della sua relazione con lei 2

e con la coppia dei genitori, nonché con la famiglia come unità con una sua identità. Ciascuno di noi arriva all età adulta anche con questo corredo costituito dalla nostra capacità di creare relazioni, di creare coppie e famiglie. Questa rilevanza data alla relazione di coppia in funzione dello sviluppo sano del bambino è molto vicina al pensiero del c.i.ps.ps.i.a., quando sostiene che il bambino si nutre non solo della relazione con ciascun genitore singolarmente, ma anche della relazione che c è tra la madre e il padre. Nutrendosi di essa assume in sé parti sane, ma anche parti meno sane che possono portare a malessere o patologia. In questo quadro di riferimento Crocetti propone che lo sguardo non sia più rivolto solo al bambino o ai genitori, bensì all abbinamento tra essere genitori ed essere coppia, cioè la relazione di coppia influisce sulla genitorialità e la genitorialità interviene nella vita di coppia, in un ottica di sistema complesso dove ogni caratteristica personale influenza e modifica il sistema coppia. Avviene perciò che, reciprocamente, vengano accolte e accudite fragilità e bisogni facendole oggetto di intimità di tipo regressivo e vengano colluse le parti particolarmente fragili. La validità dell approccio qui proposto sembra essere confermata da studi sulla coppia svolti anche da altre scuole di pensiero che fanno riferimento ad autori quali G. C. Zavattini (1992, 1994,1996), D. Norsa (1992, 1993, 1996). Poco sopra è stato affermato che il bambino si nutre, oltre che della relazione individuale con la madre e con il padre, anche della relazione che esiste tra madre e padre. Entrambi danno al loro figlio la condivisione del proprio compagno, che è condivisione di sensazioni, emozioni e affetti. Grazie a questo assunto il punto di vista sostenuto dal c.i.ps.ps.i.a è che le sofferenze dei bambini abbiano le loro radici profonde nelle dinamiche interne della coppia genitoriale. Ecco perché è irrinunciabile riflettere su di essa. In altre parole: riuscire a collocare il bambino e la sua sofferenza all interno del sistema dinamico della relazione di coppia consente di avere una visione più ampia dei suoi nuclei profondi di carattere psicopatologico, aprendo la strada a maggiori possibilità di intervento con lui e con i genitori. Considerando che il neonato all inizio della sua vita è totalmente incluso nella coppiamadre, 1 attraverso questo punto di vista si ottiene uno sguardo più esaustivo sulle radici psicopatologiche della sua sofferenza e, di conseguenza, clinicamente più rilevante. La domanda clinica da porsi quando lavoriamo con un bambino è: dov è questo figlio rispetto al rapporto di coppia, cioè riguardo agli aspetti psicodinamici del rapporto di coppia, dove 1 E quella particolare condizione della coppia in cui ambedue i genitori si rivolgono al bambino in termini materni e si mettono in relazione con lui tenendo nella mente il proprio compagno, veicolando perciò accudimento, accoglienza, collusione. 3

può collocarsi l aspetto evolutivo (il suo sviluppo fisico, emotivo, cognitivo) e i suoi nuclei psicopatologici? È nel rifiuto? È nell accoglienza? È all interno di ambiti collusivi? Uno dei passaggi fondamentali in sede diagnostica è capire quali ambiti di difficoltà della coppia vengano collocati sul bambino e producano in lui sofferenza, che si traduce, poi, in sintomo. Alcuni aspetti di sofferenza possono venire anche soltanto da uno dei genitori, ma il ragionamento si sposta subito sulla coppia, chiedendosi in che modo quella determinata area sia stata ridimensionata dalle risorse dell altro partner oppure ne sia finita collusa, arrivando non mediata e carica di sofferenza al bambino. Ragionare in questo modo, collocando cioè il trauma del bambino nella dinamica della coppia genitoriale, permette di comprendere e valutare l evoluzione del bambino in termini di salute e patologia dal punto di vista clinico-umano, mentre sul piano teorico rende possibile al clinico cogliere le origini delle sofferenze (le dinamiche del mondo interno) e gli elementi che hanno caratterizzato lo sviluppo del bambino (difese, stalli evolutivi, ecc.). Tutto il sistema coppia (accoglienza, accudimento, collusione, ecc.) viene governato da una mente di coppia e si riflette sulla parte esteriore di essa (relazioni sociali, genitorialità). Se la coppia è stata in grado di darsi una relazione sana e matura, tesa verso una progettualità condivisa, sarà in grado di sviluppare strategie adattattive per far fronte alle delusioni che si incontreranno. Se, al contrario, non avrà sviluppato una mente (di coppia) in grado di elaborare le delusioni, e queste delusioni riguardano per esempio l eventuale figlio, essa non sarà in grado di produrre i giusti adattamenti nelle modalità di relazione verso il bambino e la delusione tornerà su di lui nelle forme del maltrattamento o dell abuso. Collocare il trauma del bambino all interno delle dinamiche profonde della relazione di coppia è una modalità clinica estremamente stimolante, perché permette di cogliere non solo la sofferenza del bambino, ma anche di orientare il terapeuta a valorizzare le risorse della coppia Ritengo importante, nel lavoro clinico, avere ben chiara l organizzazione della coppia, i suoi movimenti e gli ambiti di sanità e di patologia che porta. Tenendo come assunto il fatto che essa sia un entità a sé, Crocetti ne spiega la struttura e il funzionamento paragonandola ad una cellula. Partendo dall esterno ed andando verso l interno incontriamo la membrana di coppia. A. M. Corigliano (1999) usa la metafora della membrana per spiegare il concetto di confine che delimita lo spazio interno della coppia dagli altri. I riti matrimoniali religiosi o civili, oggetti concreti come le fedi, servono a visualizzarne la creazione o l esistenza. Crocetti spiega di cosa consiste questa membrana: è il modo che la coppia adotta per presentarsi al mondo, 4

composto dalle difese sociali utilizzate. Procedendo verso l interno della cellula si incontra il citoplasma, è la struttura che dà consistenza alla cellula, contenente gli organuli necessari a che essa svolga le funzioni per vivere e il suo lavoro specifico. Nella coppia, è l esperienza quotidiana. È il terreno dove si concretizzano e si perseguono i progetti scelti all interno del nucleo. Questi progetti possono essere certamente i figli e quindi la genitorialità, ma anche qualsiasi altra cosa che nasca dal progetto di coppia (lavoro, interessi). La parte più profonda della cellula e della coppia è il nucleo. Del nucleo fanno parte diversi elementi: la mente di coppia, l illusione generativa, le collusioni, la pulsione al dominio, le incorporazioni e le escorporazioni. Il nucleo viene attivato dalla scelta di coppia, che non è una scelta razionale e consapevole, bensì una scelta che attiene al conosciuto e non pensato di sé. Questo ambito della personalità rimanda ai bisogni e alle fragilità della persona, la quale mira a scegliere chi, più di chiunque altro, è in grado di accogliere, accudire, sostenere i propri bisogni e le proprie fragilità. La battuta del romanzo stavo qui dentro indica proprio con precisione dove andare a cercare chi è in grado di accudirci. Il nucleo corrisponde al sé della coppia ed è governato dalla mente di coppia. La mente di coppia non è mai una mente razionale, ma emozionale, caratterizzata da elementi razionali intrisi di stati emotivi e di bisogni profondi molto arcaici (bisogno di essere visto, di essere riconosciuto, di essere accettato). È la mente di coppia che gestisce i movimenti della coppia e li elabora. È grazie ad essa che le due persone iniziano a conoscersi sempre di più attraverso un movimento di tipo regressivo che porterà poi all intimità regressiva. Un altro elemento del nucleo è l illusione generativa, cioè la tensione progettuale che fa muovere la coppia. Attraverso il godimento dell incontro la coppia genera un progetto che non è necessariamente un figlio, ma qualsiasi progetto che essa si propone e che la attiva. Le collusioni sono un ambito molto importante, perché entrano a far parte del nostro lavoro quando ci sono dei genitori che portano un figlio in terapia. Occorre sempre capire quali sono le collusioni negative della coppia genitoriale che vengono riversate sul bambino. La collusione è un patto esperienziale ed inconsapevole stabilito tra i due partner in riferimento alle fragilità e stabilisce che ognuno eviti di toccare realtà particolarmente ansiogene dell altro. Questo patto può essere anche patologico. Attraverso la collusione si può evitare di toccare alcune aree di fragilità, oppure si possono utilizzare le stesse modalità difensive dell altro. Anche in questo modo non si attaccano le fragilità dell altro, anzi si rafforza la difesa. Il gioco collusivo della coppia, se è protettivo per la sua sopravvivenza, spesso è 5

negativo per il bambino, perché, convogliando su di lui delusioni non elaborate e fatte oggetto di collusione, contribuiscono alla formazione del trauma. La collusione però non è solo negativa: ci sono anche collusioni positive, quando ognuno mette le proprie risorse creative e positive vicine a quelle dell altro, al fine di potenziare le capacità della coppia. La pulsione al dominio riguarda l ambito del comando. In ogni coppia c è chi domina e chi ha il compito di tenerla unita (elemento aggregante). Nell ambito della normalità dominare ed essere dominati sono caratterizzati da elasticità, nel senso che ognuno, a seconda dei momenti, può essere dominato e dominare. Più una coppia è elastica e più è sana. Rimanendo nell ambito della normalità, la pulsione al dominio si trasforma in senso di appartenenza: entrambi sentono di appartenersi, ed hanno bisogno di appartenersi totalmente nel loro interesse, con le loro emozioni, i loro sogni, i loro progetti e bisogni. Quando la pulsione al dominio diventa dominio dell uno sull altro, la relazione prende le caratteristiche di una relazione sado-masochistica, che è la base di tutte le perversioni. Un ultimo elemento del nucleo di coppia, così come è visto da Crocetti, sono le incorporazioni e le escorporazioni. Sono degli involucri sensoriali che veicolano stati emozionali e affettivi. Sono elementi legati ai sensi (olfattivi, visivi, gustativi, ecc.) che passano dall uno all altro reciprocamente. Tramite la diversa percezione (olfattiva, visiva, tattile) l altro può avere messaggi riguardo lo stato emotivo dell altro e modula la relazione. A protezione del nucleo della cellula c è poi la membrana del nucleo. Anche il nucleo della coppia ha una membrana, che sono le difese di coppia, più propriamente della mente di coppia. Esse sono delle strategie difensive utilizzate per proteggere e garantire la propria intimità regressiva da attacchi interni o esterni alla coppia. Di solito gli attacchi interni sono collusi, ma non tutto è oggetto di collusione e ci possono essere aspetti dell uno o dell altro che continuano ad attaccare l uno o l altro e la coppia si difende utilizzando strategie adattive proprie. Le principali difese di coppia sono: l identificazione proiettiva, la dissociazione e la rimozione. L identificazione proiettiva consiste nel collocare, da parte di uno dei due, sull altro una parte di sé e poi lavorare affinché l altro diventi quella parte che è rifiutata dal primo. In questo modo si mantiene lontano la fragilità e permane l equilibrio. Questa difesa tende a cambiare l altro ed è un meccanismo molto potente. Un altro meccanismo difensivo è la dissociazione, che consiste nell escludere dalla coscienza ambiti esperienziali, emozionali, affettivi carichi di tensione che la coppia non riesce a 6

contenere. La dissociazione si nasconde nelle espressioni: tutto normale; è andato tutto bene; è scontato che sia andata così.. Ci sono veri e propri ambiti di vita che vengono dissociati dalla vita cosciente e collocati altrove, nell oblio o in altre persone (la coppia che incontrando un altra coppia trova in essa molti difetti agisce una dissociazione e, contemporaneamente, una proiezione. Taglia fuori da essa elementi propri e li colloca su altri). Altro meccanismo è la rimozione. Ci sono coppie che rimuovono, attraverso l indicatore più classico che è l amnesia, interi segmenti della loro vita insieme (come si sono conosciuti, il tempo del fidanzamento, ecc.). Capita che ci siano coppie che non vogliono parlare assolutamente di loro, della loro storia. L influenza della coppia e delle sue dinamiche profonde sullo stato di malessere del bambino l ho potuta toccare con mano, grazie anche al lavoro di supervisione, nell esperienza clinica. Presso il consultorio dove io collaboro arriva Matteo, 8 anni e mezzo. I genitori lo portano su consiglio delle maestre per problemi di comportamento: è aggressivo con i compagni di scuola, ma a sua volta subisce l aggressività di un suo amico che lui ha preso come modello. Parlando di loro, i genitori dicono di essersi incontrati ambedue carichi di problemi e questa caratteristica ha connotato l inizio della loro relazione. Si intuisce che ciò che ha contribuito a creare collusioni difensive è stata la necessità di aiutarsi l un l altro nella gestione dei reciproci problemi, piuttosto che il desiderio. Da questi pochi dati, attivando una prima forma di ragionamento clinico, tutta da confermare, ho potuto ipotizzare che questo assetto potrebbe andare verso forme di inibizione di aree del desiderio e di affermazione di sé con possibili ricadute sull area della gestione dell aggressività. Dai racconti delle famiglie di origine ho potuto osservare che la coppia si è formata con alle spalle un notevole carico di sofferenza, che ha prodotto in ciascuno dei due dei vuoti e ha portato sulla coppia delle angosce profonde: entrambi hanno avuto dei padri alcolisti (figure che alternavano momenti di violenza a momenti di assenza) e pessimi rapporti con la madre e i fratelli. Un ulteriore dato anamnestico è che il nonno paterno del bambino si è suicidato. L incontro tra queste due persone, probabilmente, ha permesso di coprire i rispettivi vuoti attraverso la collusione. Si sono sposati ed è nata la prima figlia. Dopo 12 anni di matrimonio la signora rimane incinta del secondo figlio. Dicono che non hanno mai cercato il secondo figlio, ma non hanno mai usato anticoncezionali. Il padre, quando è informato di questa seconda gravidanza, per due settimane non accetta la situazione e la moglie dice di essersi sentita abbandonata in quel periodo. La madre, invece, dice di avere sempre desiderato un secondo figlio e se lo era 7

immaginato molto. È da notare che nessuno dei due è riuscito ad affermare la propria posizione e il proprio desiderio. Matteo nasce a termine. Questo è l ambito esperienziale in cui si presenta Matteo. Nella sua preistoria si trovano elementi angosciosi fatti oggetto di collusione: si tratta dei vuoti incontrati nella relazione genitoriale rispetto ai quali non è stato sufficientemente protetto né dalla relazione individuale col padre, né da quella con la madre. Accanto a questo c è una negazione del desiderio di concepimento (i genitori dicono di non averlo cercato, ma nemmeno hanno usato anticoncezionali), c è il rifiuto del padre (non ha accettato la gravidanza della moglie per due settimane) e l idealizzazione da parte della madre (lo immaginava buono, biondo e con gli occhi azzurri), ossia l incapacità, all interno della coppia, di portare l uno all altra l affermazione dei propri desideri, allo scopo di evitare forme di conflittualità e di espressione di aggressività, sentite come non tollerabili per l equilibrio della relazione di coppia. Dove si colloca Matteo? Egli è un bambino che in ogni caso delude la coppia: si colloca in una delusione narcisistica, poiché non può essere nel godimento pieno dell esperienza della maternità e della paternità. Matteo non è nel desiderio e nel godimento condiviso, bensì nella delusione e sperimenta, probabilmente, il vuoto. È nel rifiuto della coppia, in quello del padre, che ha cercato di coprirlo attraverso l accudimento, e in quello della madre, delusa dal confronto con il bambino che aveva idealizzato. In questo caso la mente di coppia non ha retto ed elaborato la delusione producendo quegli adattamenti genitoriali che consentono la costruzione di una relazione sana e in grado di creare benessere nel bambino. 8

BIBLIOGRAFIA CROCETTI G., PALLAORO G., Manuale di pratica clinica e teoria della tecnica infanzia, Armando Editore, Roma, 2007. CROCETTI G., appunti lezioni c.i.ps.ps.i.a anno accademico 2006/ 07. CROCETTI G., appunti lezioni c.i.ps.ps.i.a anno accademico 2005/ 06. FILIPPINI S., Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano, 2005. MAZZANTINI M., Non ti muovere, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2001 (pag. 157, prima edizione I Miti, agosto 2003) NICOLO CARIGLIANO A. M., Curare la relazione: saggi sulla psicoanalisi e la coppia, Franco Angeli, Milano, 1999. 9