Perché questo libro non fa parte della Logica

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Perché questo libro non fa parte della Logica Latino QUOD ISTE LIBER NON SIT PARS LOGICES Italiano PERCHÉ QUESTO LIBRO NON FA PARTE DELLA LOGICA Viso quid subiectum huius libri, scilicet quod decem praedicamenta in quantum entia sunt, arguimus ex hoc, quod iste liber non sit pars logices. Et primo arguimus est consideratio metaphisica, ergo non logica. Probatur antecedens et consequentia: et primo antecedens, sumendo unum saepius dictum (347): eadem ars considerat subiectum totale et species eius. Sumimus alterum, substantia ut substantia est species entis per se, ergo consideratio de substantia in eadem arte in qua de ente considerantur. Tunc arguimus in forma, in eadem facultate, de ente et speciebus entis, scilicet substantia et novem accidentibus; sed (348) de ente in metaphisica, ergo de substantia et novem praedicamentis in metaphisica necessario debet considerari. Probatur consequentia sumendo unum (349) artes sunt impermixtae, et est ratio, quoniam unaquaequae ars habet subiectum proprium (350); in scientia autem non possunt considerari nisi essentialia illius subiecti, ergo et species essentiales illius subiecti, cum ergo substantia et praedicamenta alia sint species essentiales entis (351). Non ergo possunt essentialiter a logico considerari, quoniam logici subiecti non erunt essentiales species. Quare autem et quomodo in logica de ipsis posterius dicemus. Arguimus iterum sumendo illud quod diximus supra, et maxime in Praecognitionibus necessario quicquid considerat ars, vel subiectum totale, vel species per se subiecti totalis, vel passiones, vel principia propria et per se illius subiecti totalis; ista vero praedicamenta nullum istorum subiecti logices. Ergo: maior clara ex Aristotile (352). Minor etiam est clara sumendo quod supra probavimus in declarando quid sit subiectum logices, scilicet quid sint secundo intellecta ut instrumenta notificandi. Nunc probamus quod secundo intellecta sint considerata ab ipsa logica autoritate et ratione. Ratione nam (353) finis logices est dare instrumenta ad acquirendum alias artes et scientias, quae considerant res ipsas (354), quae sunt primo intellecta: non ergo poterit logica facere Voglio vedere che cosa è l oggetto di questo libro: che sia costituito dalle dieci categorie in quanto enti, lo ricaviamo da ciò, ossia dal fatto che detto libro non fa parte della logica. Innanzi tutto sosteniamo che si tratta di una considerazione metafisica, quindi non logica. Vengono dimostrati l antecedente e la conseguenza; in primo luogo l antecedente, sostenendo una cosa detta assai spesso (347): la medesima arte considera l oggetto totale e le sue specie. Sosteniamo inoltre che la sostanza come sostanza è una specie dell ente "per sé": di qui la considerazione intorno alla sostanza nella stessa arte in cui si considera intorno all ente. Allora argomentiamo nella forma, nella stessa facoltà, intorno all ente e alle sue specie, ossia intorno alla sostanza e ai nove accidenti; ma intorno all ente si indaga nella metafisica (348), quindi è necessario che si consideri nella metafisica intorno alla sostanza e alle nove categorie. La conseguenza viene dimostrata sostenendo (349) che le arti non sono mescolate; la ragione sta nel fatto che ciascuna arte ha un proprio oggetto (350); invece nella scienza non possono essere considerate se non le cose essenziali di quell oggetto, quindi anche le specie essenziali di quell oggetto, dal momento che la sostanza e le altre categorie sono le specie essenziali dell ente (351). Perciò esse non possono essere considerate essenzialmente dal logico, poiché gli oggetti logici non saranno le specie essenziali. Diremo, invece, in un secondo momento perché e come nella logica si parli di essi. Argomentiamo di nuovo sostenendo quello che abbiamo detto in precedenza e soprattutto nelle "Precognizioni": l arte considera necessariamente qualunque cosa, o l oggetto totale, o le specie "per sé" dell oggetto totale, o le passioni, o i principi propri e "per sé" dell oggetto totale. Le categorie invero non contengono nessuna di queste cose dell oggetto della logica. Perciò la premessa maggiore è chiara grazie ad 1

cognoscere instrumenta quae sunt primo intellecta, quoniam istae sunt res notificandae per instrumenta. Merito igitur logica de secundis intellectis non autem primis. Haec igitur praedicamenta verbi gratia dicere substantiam, qualitatem, etc., sic etiam albedo, superficies et corpus non sunt secundo intellecta, ut clarum: ergo non possunt considerari a logico. Sic etiam quod neque passiones eius, vel specierum rerum consideratarum in logica. Si quis tamen contra hoc protervire volueris, nullo pacto alio dubitare posset quod sit aliquid logice, nisi ut principia enuntiationis, sicuti dicunt alii: et sic ut principia et partes simplices enuntiationis considerari possibile foret. Nos autem improbavimus supra quod non sint partes simpliciores recitando opinionem Genuae. Quod autem non sint partes per se enuntiationis recitando opinionem Tomitani. Iterum arguitur quod non sit pars logices, sumendo iterum illud quod diximus supra, quicquid consideratur in arte continetur sub modo considerandi illius artis necessario (355). Sumo alterum modum considerandi ipsius logici (356) est ut sit instrumentum ad alias artes et scientias. Tunc arguimus quicquid consideratur in logica debet considerari ut instrumenta adminiculantia alias artes et scientias: ista non considerantur huiusmodi. Ergo non consideratio logicalis. Maior nota per sumpta, minor probatur sumendo etiam superius dicta, modum considerandi per Aristotilem (357) sumitur ex modo diffiniendi. Tunc sic sicuti diffinit ita considerat, sed non diffinit ista ut sunt instrumenta ad cognoscendum aliquid, ut patet inductione facta, et ex proprietatibus atributis eis, merito ergo non considerantur in quantum instrumenta. Iterum arguimus, inductione facta in rebus consideratis a logica, omnia sunt secundo intellecta et termini secundi intellecti, non autem termini significantes res ipsas, sed res in intellectu et secundo intellectas, sicuti declaravimus in Praecognitionibus logices, substantia autem significat rem ipsam extra animam, et ita etiam aliae res in Praedicamentis consideratae non sunt huiusmodi, ut clarum. Aristotele (352). Anche la premessa minore è chiara, se si sostiene ciò che abbiamo dimostrato in precedenza nello spiegare che cosa sia l oggetto della logica, ossia i "secundo intellecta" come strumenti di notificazione. Ora noi dimostriamo che i "secundo intellecta" vengono considerati dalla stessa logica secondo l autorità e secondo la ragione. Secondo la ragione, infatti, (353) il fine della logica è fornire gli strumenti per raggiungere le altre arti e scienze; sono i "primo intellecta" che considerano le cose stesse (354). Perciò la logica non potrà far conoscere gli strumenti che sono i "primo intellecta", poiché queste sono cose da notificarsi per mezzo degli strumenti. A ragione, dunque, la logica tratta dei "secundo intellecta" e non dei "primo intellecta". Quindi queste categorie, ad esempio la sostanza, la qualità, ecc.; così anche la bianchezza, la superficie e il corpo non sono "secundo intellecta", come è evidente, per cui non possono essere considerate dal logico. Così pure non possono essere considerate le loro passioni o le passioni delle specie delle cose considerate nella logica. Se qualcuno, tuttavia, volesse operare sfrontatamente contro ciò, in nessun altro modo potrebbe dubitare che sia qualcosa di logico, se non come i principi dell enunciazione, così come dicono gli altri; in tal modo sarebbe possibile che le categorie vengano considerate come i principi e le parti semplici dell enunciazione. Noi, invece, abbiamo confutato in precedenza, esponendo l opinione del Genua, che non si tratta delle parti più semplici. Che, invece, non si tratta delle parti "per sé" dell enunciazione, lo abbiamo confutato esponendo l opinione del Tomitano. Si dimostra ancora una volta che ciò non fa parte della logica, sostenendo di nuovo quanto abbiamo detto in precedenza: qualunque cosa venga considerata in arte deve necessariamente essere contenuta sotto il modo di considerare di quell arte (355). Sostengo inoltre che il modo di considerare dello stesso logico (356) è come uno strumento per le altre arti e scienze. Allora deduciamo che qualunque cosa venga considerata nella logica, deve essere considerata come strumento a sostegno delle altre arti e scienze; queste cose, però, non vengono considerate di tal guisa, per cui non si tratta di una considerazione logicale. La premessa 2

Iterum arguitur (358), logicus debet considerare res in universali, non autem differentias ultimas, et sic etiam debet considerare quid nomen in communi, quid terminus in communi quae sunt autem ista nomina. Et qui sunt isti termini, et quae sunt subiecta et praedicata et differentias ultimas ipsis dare non amplius est logici negotii, sicuti supra clarius probavimus, et dedimus huius rei causam, quare non potest se extendere ad declarandum quid significat tale nomen, scilicet substantia, et an substantia vel aliquid decem praedicamentorum possit esse subiectum vel praedicatum vel principia enuntiationis vel aliquo altero modo possibili imaginari, quae omnia clarius supra probata. Iterum arguimus ratione Averrois in ultimo expositionis Porphirii, ista praedicamenta vel considerantur in logica ut nomina, et sic in libro Perihermeneias, vel ut termini in communi, et sic in libro Priorum, vel ut praedicata in quid vel in quale, et sic tractantur in libro Topicorum, vel ut per se vel per accidens, et sic in libro Posteriorum sicuti supra diximus, non ergo necessarius liber iste. Iterum arguimus, sicuti infra clarius declarabimus, sumendo unum (359) illa sunt necessaria arti quae eliguntur ex fine proprio ipsius artis et facultatis; sed ista non eliguntur ex fine proprio facultatis logices, ergo non debent considerari a logica; maior nota per loca supra sumpta. Minor est nota sumendo unum finem ipsius logici negocii pro nunc esse demonstrationem, quae non potest cognosci non cognito sillogismo, nec ipsum non cognita propositione, nec ipsa non cognitis suis principiis simplicissimis, scilicet nomen et verbum, et quoniam non datur simplicius in logica ipso nomine et verbo, sicuti supra probavimus, ideo hic cessat resolutio hic incipit ergo ordo compositivus et factivus, et ideo dicebat Aristoteles (360) primum oportet dicere quid sit nomen et quid verbum in logica. Quod vero nomen sit simplicius dictum est supra; illud simplicius a quo non convertitur subsistendi consequentia si datur substantia, ergo nomen, sed non contra, quia possunt esse alii termini non metaphisicales. Praeterea genus simplicius, species compositior, substantia vero in quantum a logico considerari possit non nisi ut nomen et sub nomine, de qua nomen in quid praedicatur. Praeterea quid simplicius in logica dici potest, quam vox significativa ad placitum sine tempore, substantia maggiore è nota in virtù delle cose affermate; la minore viene dimostrata sostenendo le cose già dette prima, ossia che secondo Aristotele il modo di considerare è dato dal modo di definire (357): come definisce così considera, ma non definisce queste cose in quanto strumenti utili a conoscere qualcosa, come è evidente in base all induzione operata e alle proprietà attribuite ai due modi. A ragione, perciò, essi non vengono considerati in quanto strumenti. Altra argomentazione: mediante l induzione seguita nelle cose considerate dalla logica, tutte queste sono "secundo intellecta" e termini dei "secundo intellecta", non termini indicanti le cose stesse, bensì le cose nell intelletto, "secundo intellecta", così come abbiamo spiegato nelle "Precognizioni della logica"; la sostanza, invece, indica la cosa stessa al di fuori dell anima; così anche le altre cose considerate nelle "Categorie" non sono di tal guisa, come è evidente. Ancora (358): il logico deve considerare le cose in generale, non le differenze ultime, come pure deve considerare che cosa indica il nome in generale, che cosa indica il termine in generale e quali sono poi questi nomi. Né è più compito del logico dire quali sono questi termini, quali gli oggetti e i predicati, né dare agli stessi le differenze ultime, così come abbiamo dimostrato e spiegato più chiaramente in precedenza, per cui non può spingersi fino ad illustrare che cosa indica tale nome, cioè la sostanza, oppure se la sostanza o qualcuna delle dieci categorie possa costituire l oggetto o il predicato o i principi dell enunciazione o immaginare di esserlo in qualche altro modo possibile: tutte cose, queste, già dimostrate più chiaramente in precedenza. Altra argomentazione che segue il ragionamento di Averroè nell ultima parte del "Commento a Porfirio": le categorie o vengono considerate nella logica come nomi così nel libro "Perihermeneias", o come termini in generale così nel libro degli "Analitici Primi", o come predicati "in quid" o "in quale" così nel libro dei "Topici", o come "per sé" o come "per accidens" così nel libro degli "Analitici Secondi", così come abbiamo detto prima. Perciò questo libro non è necessario. Così come spiegheremo più chiaramente tra poco, affermiamo ancora (359) che sono necessarie ad 3

vero est vox significativa ad placitum sine tempore quae significat talem naturam, quae per se potest existere. Cum ergo diffinitio nominis est simplicior diffinitione substantiae, ergo et diffinitum simplicius. Tum quoniam illa sunt partes et principia enunciationis per accidens, sicuti clarius probavimus supra, contra Tomitanum. un arte le cose che vengono scelte in base al fine proprio di quella stessa arte e facoltà; ma queste cose non vengono scelte in base al fine proprio della facoltà logica, per cui non debbono essere considerate dalla logica. La premessa maggiore è nota in virtù degli argomenti in precedenza sostenuti; la premessa minore è nota con l affermare che il solo fine dell attività del logico per ora è la dimostrazione, la quale non può essere conosciuta senza che venga conosciuto il sillogismo, né può essere conosciuto lo stesso sillogismo senza che venga conosciuta la proposizione, né può essere conosciuta la proposizione senza che vengano conosciuti i suoi principi più semplici, cioè il nome e il verbo. E poiché nella logica non viene dato nulla di più semplice dello stesso nome e verbo, così come abbiamo dimostrato in precedenza, conseguentemente qui cessa la risoluzione e inizia l ordine compositivo e fattivo: perciò Aristotele affermava (360) che per prima cosa occorre dire che cos è il nome e che cos è il verbo nella logica. Che invero il nome sia più semplice è stato detto in precedenza; più semplice è ciò in base a cui non si converte la conseguenza di fermarsi se viene data la sostanza, quindi il nome, ma non al contrario, poiché ci possono essere altri termini non metafisicali. Pertanto, più semplice il genere, più complessa la specie, la sostanza invero in quanto potrebbe essere considerata dal logico soltanto come nome e sotto il nome, e intorno alla quale viene predicato il nome "in quid". Inoltre, che cosa nella logica può essere detto di più semplice che una voce significativa "ad placitum" senza tempo? La sostanza invero è una voce significativa "ad placitum" senza tempo, indica una determinata natura e può esistere "per sé". Essendo, dunque, la definizione del nome più semplice della definizione della sostanza, conseguentemente è più semplice ciò che è definito. Allora quelle cose sono "per accidens" le parti e i principi dell enunciazione, così come abbiamo dimostrato più chiaramente in precedenza, contro il Tomitano. Note 347) Latino 1 Post., capp. 20 et 25 et cap. De unitate scientiae, comm. 178 347) Italiano 1 libro degli Analitici Secondi, capitoli 20 e 25, capitolo Sull unità della scienza, commento 178 4

348) 4 Meth., cap. 1 348) 4 libro della Metafisica, capitolo 1 349) 1 Post., cap. 20, comm. 55 349) 350) 1 Post., cap. De unitate scientiae 350) 1 libro degli Analitici Secondi, capitolo 20, commento 55 1 libro degli Analitici Secondi, capitolo Sull unità della scienza 351) 4 Meth., cap. 2 351) 4 libro della Metafisica, capitolo 2 352) 1 Post., capp. 20, 25, cap. De unitate scientiae, comm. 178 352) 1 libro degli Analitici Secondi, capitoli 20 e 25, capitolo Sull unità della scienza, commento 178 353) 1 Top., cap. 8 353) 1 libro dei Topici, capitolo 8 354) 2 Post., cap. 1 354) 2 libro degli Analitici Secondi, capitolo 1 355) 356) 1 Post., comm. 178 ; 2 Phis., cap. 17 ; 6 Meth., cap. 2 1 Post., inprologo; 2 Post., cap. 1, in principio Epitomatumlogicalium et metaphisicalium; 7 Meth., cap. 41 et Arist., 1 Top. 355) 356) 1 libro degli Analitici Secondi, commento 178 ; 2 libro della Fisica, capitolo 17 ; 6 libro della Metafisica, capitolo 2 1 libro degli Analitici Secondi, prologo; 2 libro degli Analitici Secondi, capitolo 1 ; Epitome di logica e di metafisica, inizio; 7 libro della Metafisica, capitolo 41 ; Aristotele, 1 libro dei Topici. 357) 6 Meth., cap. 2 357) 6 libro della Metafisica, capitolo 2 358) Averr., 1 Post., in prologo 358) 359) 7 Meth., cap. 23 ; 3 Eth., cap. 6 ; 2 Phis., cap. 91 359) Averroè, 1 libro degli Analitici Secondi, prologo 7 libro della Metafisica, capitolo 23 ; 3 libro dell Etica, capitolo 6 ; 2 libro della Fisica, capitolo 91 360) 1^ Perihermeneias, cap. 1 360) 1^ parte del Perihermeneias, capitolo 1 5