Massimo Santoro Fotobiografic Una tecnica esplorativa per lo sviluppo della personalità ARACNE
Copyright MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Raffaele Garofalo, 133 a/b 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978 88 548 1717 3 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: aprile 2008
FOTOBIOGRAFIC 5 Ringraziamenti Sono immensamente debitore a colui che mi ha condotto per mano, quale amico e maestro, alla stesura e realizzazione del presente volume: il Professor Antonio Iannaccone, che con i suoi consigli, la supervisione, l incoraggiamento, il sostegno emotivo, la professionalità, le sue numerose ricerche, hanno nutrito questo lavoro. Inoltre un affettuoso ringraziamento va alla cooperativa sociale Prometeo82 di Salerno, che con i suoi servizi mi ha permesso di rendere concreto quanto appreso teoricamente.
FOTOBIOGRAFIC 7 PREFAZIONE Questo lavoro vuole essere un contributo capace di promuovere dei cambiamenti utili alla persona. Tale tecnica nasce da una lunga riflessione sugli studi di Kurt Lewin, Wallon, Preyer, Lacan e dalla formazione avuta dall Istituto Superiore Formazione Aggiornamento Ricerca (ISFAR) di Firenze in Pedagogia clinica (scienza indirizzata al vasto programma dei bisogni educativi alle persone, utilizzando l approccio olistico, con il compito di studiare, approfondire e rinnovare modalità educative, finalizzate a garantire un aiuto alla persona e al gruppo e di liberare l individuo da ogni stato di disagio psico-fisico e socio-relazionale, permettendogli di ripristinare in sé nuovi equilibri e nuove disponibilità allo scambio con gli altri) Lewin, prese a modello nella sua teoria del campo, una topologia matematica. Ogni comportamento era una funzione (F) della persona (P) e dell ambiente (A), come veniva formalizzato nell equazione C = F (P, A) ad un dato tempo. Lewin utilizza la topologia, scienza matematica che si interessa in modo non metrico delle relazioni di tipo spaziale. Mediante il costrutto regione, indicato
8 FOTOBIOGRAFIC graficamente come uno spazio racchiuso da un confine (barriera), si possono indicare situazioni di tipo psicologico. Per passare da una regione ad un altra, dalla lettura al cinema, si attua uno spostamento psicologico (locomozione). Una locomozione non richiede necessariamente uno spostamento fisico. Le situazioni, gli oggetti e le regioni possono avere valenza positiva o negativa. La persona, intesa come regione o insieme di subregioni interdipendenti con l ambiente, è il luogo in cui nascono tensioni più o meno consistenti, in grado di mutare l equilibrio che può essere ristabilito solo con la saturazione della valenza. Ad originare tensioni o sistemi di tensione e quindi valenze possono essere sia elementi esterni (l oggetto mi attira per la sua bellezza), sia elementi interni (cerco una sedia perché stanco e voglio sedere). Ma la persona in sé non è luogo indifferenziato, punto unico di applicazione di qualsiasi vettore. La persona è una gerarchia di regioni alcune fortemente connesse e funzionalmente dipendenti, altre meno ed altre indipendenti. Questa struttura muta nel tempo a seconda dello sviluppo della persona, delle sue condizioni di salute mentale, e perfino dello stato generale psicofisico. Quindi partendo dalla teoria di Lewin e di altri autori, il presente contributo, unisce aspetti psicologici, per quel che riguarda la comprensione dei processi
FOTOBIOGRAFIC 9 individuali facenti parte della complessità dell individuo - compresi stati d animo, stili di vita e repertori comportamentali- ed aspetti pedagogici in grado di aiutare la persona a riflettere sulla propria esistenza. L approccio da me prescelto riunisce in sé due significati dell educazione: il condurre fuori, verso lo svelamento di sé, ed il prendersi cura della persona in formazione. Ciò è possibile attraverso tre momenti fondamentali: 1) la consapevolezza di essere; 2) la riflessione sulla propria situazione; 3) la ristrutturazione della situazione problematica. E soltanto attraversando questi tre punti fondamentali che l uomo potrà realizzare un vero e proprio cambiamento. Solo quando avrà la percezione di se stesso potrà riflettere sulla sua condizione e pensare ad una rivisitazione di essa. L oggetto utilizzato per creare una riflessione che porti alla valutazione del proprio vissuto e successivamente ad un possibile cambiamento è la fotografia.
10 FOTOBIOGRAFIC Molti sono gli esperti che utilizzano le fotografie per aiutare i propri clienti a ritrovare se stessi, ma la fototerapia 1, come viene definita è uno strumento nuovo. Diversi sono coloro che ricorrono alla fotografia, infatti alcuni ricercatori incoraggiano una forma attiva di terapia con le foto, in cui il cliente scatta e sviluppa le foto sia durante il setting, in presenza di un esperto, sia fuori, dove può scegliere l ambientazione, gli atteggiamenti, le posture ecc., di soggetti incontrati casualmente. Il cliente praticando questa attività, ha l opportunità di controllare ed esercitare un azione potente su se stesso e sull ambiente che lo circonda. Inoltre attraverso i soggetti scelti dal cliente, l esperto può conoscere meglio l immagine che il soggetto ha di sé e i suoi rapporti con la realtà esterna; altresì, può scoprire qualcosa anche del proprio mondo interiore. Ziller (1990) in Photographing the self osserva: <<questo approccio all osservazione è riflessivo, tra l osservatore e il soggetto esiste una collaborazione implicita; dare la macchina fotografica a quest ultimo significa dargli controllo, lo stesso che esercita l osservatore quando è in possesso dell apparecchio fotografico. Perciò, la macchina 1 Il termine <<fototerapia>> può essere definito come segue <<l uso della fotografia o di materiale fotografico, sotto la guida di un esperto, volto a ridurre o ad alleviare sintomi psicologici dolorosi e ad agevolare la crescita psicologica e il cambiamento terapeutico>>. (Steward, 1973,pag.42).
FOTOBIOGRAFIC 11 fotografica è un simbolo di controllo e darla al soggetto è un gesto simbolico di condivisione del controllo>>. In altri casi viene chiesto al cliente di portare le foto che ha a casa, queste fotografie, possono essere usate per fare dei collage a tema; o magari si chiede di portare gli album di famiglia, nei casi in cui il soggetto esaminato non possieda un album di famiglia, Krauss consiglia di crearne uno ex novo, perché questo gli permetterebbe di illustrare la vita che avrebbe voluto avere. Egli suggerisce inoltre di fare fotografie che esprimano cosa si vorrebbe che succedesse in futuro (Krauss 1980, p.8). Altri esperti allestiscono il proprio studio professionale con delle collezioni personali di foto; al cliente si chiederà di sceglierne alcune che sembrano significative, ciò affinché sia possibile sollecitare l immaginazione o fare libere associazioni. Nell approccio psicodinamico le fotografie favoriscono un eccezionale via d accesso alle componenti meno esplicite della personalità. Con le fotografie il paziente entra in contatto con emozioni, comportamenti ed esperienze traumatiche del passato, suscitando tutta una serie di ricordi che ridanno vita a sentimenti dimenticati che possono essere messi in relazione con la situazione attuale. Le foto raccontano e testimoniano una realtà indiscutibile: la certezza della nostra esistenza. Guardare
12 FOTOBIOGRAFIC una foto significa prendere atto di esistere e di essere in continua evoluzione, da qui l importanza di una foto da infante, capace di ricordarci che potremo cambiare ed evolverci ancora. Inoltre, la fotografia mette in moto la nostra memoria, contenitore indispensabile dell individualità e dell essere individui sociali, indispensabile per riflettere su di noi, sulla nostra situazione e su quanti ci circondano. Infine, l immagine fotografica, diviene mezzo di cambiamento allorquando si utilizza la stessa, quale elemento di congiunzione tra la nostra vita interiore (sentimenti, sensazioni, vissuti non coscienti, ecc.) e la vita quotidiana. Come ogni tecnica che si rispetti, anche l applicazione del Fotobiografic vuole essere un altra opportunità d aiuto, offerto all operatore, per quanti vivono situazioni di disagio. Vanno però tenuti in considerazione i seguenti criteri: anzitutto rispettare i tempi e le scelte del cliente, non stabilire nessuna imposizione, accompagnare il cliente nel percorso di vita che si trova a scegliere. Salerno 04-05-07 M.S.
FOTOBIOGRAFIC 13 CAPITOLO PRIMO Memoria e storie di vita attraverso le fotografie 1.1 Le radici della tecnica L idea di usare le fotografie nasce dallo studio fatto sui neonati e precisamente dagli scritti di Wallon, Preyer e Lacan 1. Essi nell affrontare lo sviluppo dei bambini riconoscono, nonostante le diverse interpretazioni ed impostazioni a livello generale, una concordanza sullo stadio o fase detta dello specchio. In questa fase si definisce lo schema corporeo, la distinzione fra sé e gli altri e l articolarsi del linguaggio verbalizzato sintatticamente. Infatti intorno al quarto mese di vita l interesse del bambino si acuisce per la propria immagine riflessa e quella di chi gli sta accanto. Il bimbo cerca di toccare la propria immagine nello specchio, qualora sia presente anche una figura e- stranea al bambino, quest ultimo tende ad osservare alternativamente la propria immagine e la figura rea- 1 Lacan J. Le stade du miroir comme formateur du Je, ecrits, pp.95-100. trad. italiana: Lo specchio come formatore delle funzioni dell Io, Scritti, I, pp 87-94, Torino, Enaudi, 1974.
14 FOTOBIOGRAFIC le dall esterno. Ciò significa che il bambino comincia a riconoscere le figure che abitualmente gli sono vicine ma non può riconoscere la propria immagine riflessa, come appartenente al proprio corpo, in quanto, non ha avuto o ancora non ha, la possibilità di vedersi, quindi l immagine propria ha per il bambino il carattere di una realtà di un altro. Da notare che questa prima fase è incentrata sulla permanenza dell estraneità della propria immagine. Intorno ai due anni si osserva che il bambino vive una forte conflittualità nei confronti dello specchio poiché il bambino sa che l immagine di una figura nota è un immagine vuota. La mano che cerca l altro dietro allo specchio riduce l ampiezza del proprio movimento e si limita, nel caso della propria immagine, a toccare il retro dello specchio. In questa fase si possono generare dei disturbi, accentuando lo stato di conflittualità che si determina dal rapporto tra una figura raggiungibile e una figura vuota. La persona si troverà di fronte ad un dilemma: immagini sensibili, ma non reali; immagini reali ma che sfuggono all esplorazione percettiva. Al termine della fase dello specchio vi è il punto d arrivo che può essere raggiunto solo tramite la mediazione dell altro. Analizzando nei minimi particolari la fase o stadio dello specchio e di come esso favorisca lo sviluppo
FOTOBIOGRAFIC 15 del futuro soggetto ossia la percezione del sé corporeo, i conflitti che lo specchio determina, l importanza dell altro, la consapevolezza dei propri limiti, ecc.; esperienze, che il bambino sperimenta per la sua crescita e il suo sviluppo, si ripetono sotto forme diverse al soggetto adulto nell arco della vita. Di fronte alle difficoltà, talvolta l adulto perde il contatto col proprio sé corporeo e i conflitti sono visti ma non riconosciuti (Alvin W. Gouldner in La sociologia e la vita quotidiana p.41) Inoltre, può capitare che il contatto con la realtà è precario e la percezione che si ha tra le istanze interne e la realtà, mancano di un collocamento stabile con l esterno. La tecnica da me proposta, nasce e si struttura proprio partendo dall immagine, immagine di sé, che il soggetto ha costruito nell arco della propria vita che col tempo ha perso di vista o è diventato fonte di frustrazione. La fotografia (proprio come lo specchio) è utilizzata, nel setting, con la persona in difficoltà, proprio per ripristinare e riordinare aspetti della propria vita che col passar del tempo si sono o sono stati oscurati. Proprio come lo specchio, l immagine fotografica serve innanzi tutto per conoscersi. Infatti la persona in difficoltà, attraverso le foto, ha modo di narrarsi e quindi di svelare come in realtà si percepisce e come si rapporta nell ambito familiare e
16 FOTOBIOGRAFIC sociale. Per quanto riguarda la propria percezione corporea, l adulto non si percepisce nella totalità, tutto ciò, è causato dal fatto che si guarda poco; e l immagine che si crea di sé deriva dai rimandi che gli altri gli specchiano durante le interazioni. La foto invece rimandano angolazioni, posture, gesti, mai osservati. Talvolta guardando una foto si prende coscienza di come si è in realtà e quindi si avrà una differente percezione del proprio sé, diversa da com è stata vissuta sino al momento considerato. Quindi l immagine fotografica assume, in questo caso, anche un altra funzione: svelare aspetti che non sono presenti alla coscienza, cioè attraverso le foto possono emergere situazioni conflittuali, stati d animo, sensazioni, contenuti, sentimenti, che sono sfuggiti all esplorazione percettiva del soggetto. L individuo attraverso le foto, si riapproprierà, materializzando ed interiorizzando il proprio vissuto, portando un cambiamento al suo presente. La fotografia sarà, quindi, fonte d informazione, d elaborazione, d introspezione, di rimembranze, di proiezioni. Ancora le foto portano allo svelamento e alla percezione di una nuova realtà, di un rinnovato modo di vedere e vivere la quotidianità. Quindi, come lo specchio così anche le fotografie divengono un mezzo capace di divenire oggetto utile alla comunicazione,
FOTOBIOGRAFIC 17 senza originare ansia eccessiva e predisponendo il soggetto al cambiamento.