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studi e ricerche L a medicina del Novecento si era sostanzialmente dimenticata della geografia medica e del suo non indifferente bagaglio di dottrina. Quel corpo di studi era stato costruito durante l'ottocento e aveva goduto di una buona attenzione tra i medici dell'epoca, ma la sua fortuna era declinata molto presto. Lo stesso nome non ci era piuá familiare. Il nuovo secolo, invece, sembra intenzionato a riconsiderare qualcuno di quei tradizionali ammaestramenti e se ne scorgono giaá i segni in autorevoli sedi, come diremo tra poco. La geografia medica nel Novecento ha occupato un piccolo spazio di cultura che eá stato certamente poco frequentato proprio dai medici. Nel 1932, nel volume XVI dell'enciclopedia italiana, alla voce Geografia ci si limitava a ricordare una geografia medica intesa come lo studio della distribuzione geografica dei fatti morbosi, che ha importanza notevole nell'indagine sul sorgere e sul propagarsi delle malattie, legate certamente a condizioni di suolo e di clima. GiaÁ allora, evidentemente, molti di quegli interessi scientifici erano transitati nel dominio di altre aree culturali. Cosimo Palagiano, infatti, sostiene oggi che la geografia medica eá una disciplina geografica, che fa parte del complesso ambito scientifico della geografia e che pertanto, come tale, ``non gode di una propria autonomia, anche se l'argomento principale di studio eá la distribuzione delle malattie e le cause di questa distribuzione. Come disciplina geografica si basa sullo studio degli ambienti e delle interrelazioni che vi si stabiliscono, e come disciplina medica considera in primo piano le malattie, la loro distribuzione, le loro possibili cause e i sistemi sanitari''. La scarsa familiaritaá dei medici del nostro tempo con il nome della geografia medica eá comunque ben giustificato, se il Ferrio, in uno dei piuá noti dizionari italiani di terminologia, lo ignora e preferisce la definizione di ``geomedicina: medicina geografica ossia un ramo di scienza che indaga le condizioni fisiche di una regione nella loro influenza sulla vita e sulla salute dell'uomo e degli animali''. Del resto, se LA GEOGRAFIA MEDICA DI IERI E DI OGGI * Dopo quasi un secolo di oblio, che dal primo Novecento ha visto il pressocheâ totale abbandono della cosiddetta `geografia medica', soppiantata dal nuovo corso delle scienze sperimentali e delle ricerche di laboratorio, si prospetta oggi un rinnovato interesse per questo filone medico, che soprattutto verso la metaá dell'ottocento godette di un vasto e diffuso interesse. Giuseppe Armocida ** * Relazione presentata al 43ë Convegno nazionale dell'associazione italiana insegnanti di geografia, Varese, 28-31 agosto 2000. Nell'occasione, l'autore ha portato ai convegnisti il saluto ufficiale del rettore dell'universitaá dell'insubria Renzo Dionigi e, in qualitaá di assessore alla Cultura del Comune di Varese, il saluto del sindaco Aldo Fumagalli. ** Professore di prima fascia di Storia della medicina all'universitaá degli studi dell'insubria. LOMBARDIA NORD-OVEST 23 2/2001

L'opera dell'anatomista e chirurgo Vincenzo Giacinto Malacarne (1744-1816), edita a Torino nel 1788. siamo convinti del valore di un rapporto definizione-testimonianza e della forza di asseverazione del dizionario che assolve a una funzione dialettica e conferisce al termine l'autenticitaá accettata, dobbiamo notare che persino nel vastissimo patrimonio lessicale del Grande dizionario della lingua italiana, di Salvatore Battaglia, la geografia medica eá ignorata anche nella semplice distinzione dei molti significati d'impiego della voce Geografia e delle sue trasmigrazioni tra ambiti culturali e tecnici diversi, mentre non mancano le diverse geografie: biologica, fisica, matematica, umana o antropica e via dicendo. Oggi si puoá discutere dell'approssimazione o della provvisorietaá dei significati, ma la storia recente della medicina ci mostra come si siano trasformate certe definizioni che nel frattempo hanno preso maggiore importanza, non solo nella clinica militante ma anche in ambito accademico. Quando la geografia medica aveva iniziato a presentarsi con una propria dimensione tra i campi di studio della medicina, nella prima metaá dell'ottocento, aspirando ad affermare la sua esistenza come disciplina autonoma, riconosceva in tradizionali e autorevoli ammaestramenti il suo fondamento. Come ben sappiamo, i fattori geografici che presiedono allo stato di salute di uomini e animali erano stati individuati razionalmente giaá dall'antichitaá. I problemi dell'influenza diretta e indiretta del clima, delle caratteristiche del suolo e delle condizioni idrogeologiche sulla costituzione fisica dell'organismo vivente e sui fattori che regolano salute e malattia si erano sempre intrecciati con quelli dell'intermediazione degli elementi biologici, della flora e della fauna in quanto fonti di alimentazione, ovvero con i tanti fatti dell'organizzazione sociale. Alla interpretazione degli insegnamenti classici si era poi aggiunta la forza delle conoscenze che venivano in Occidente dalle esplorazioni geografiche dell'etaá moderna e dalle espansioni coloniali. Nella rivoluzione ottocentesca delle conoscenze scientifiche, anche lo sguardo rinnovato alle realtaá patologiche di differenti aree del mondo ebbe un ruolo notevole al servizio dell'aggiornamento medico. Il corpo dottrinario si alimentoá ulteriormente nel filone fiorente dei viaggi medici, i cui resoconti si presentavano spesso come veri trattati costruiti e pubblicati dentro i confini di questi interessi specifici, attenti ai fattori climatologici, alimentari, epidemiologici. Questi studi si erano venuti delineando proprio con le etichette inequivocabili di geografia medica, di topografia medica o di geografia patologica e avevano raggiunto la maggiore affermazione nel periodo di rivoluzione concettuale dello statuto fondamentale della medicina, quando si trasformavano i modelli scientifico-biologici. Nel momento stesso in cui il corpo di studi della geografia medica sembrava consolidarsi, nella seconda metaá dell'ottocento, un nuovo corso della ricerca scientifica in medicina determinoá dei notevoli cambiamenti anche in questo settore. La scoperta degli agenti responsabili delle malattie infettive e dei loro modi di trasmissione tolse importanza ai fattori climatici e alle costituzioni epidemiche dei luoghi, che ave- 2/2001 24 LOMBARDIA NORD-OVEST

I frontespizi dei volumi di Francesco Tantini, pubblicato nel 1830, e di Lodovico Balardini, autore di successivi studi sulla pellagra e sul colera. vano dominato in passato le dottrine mediche. Con gli studi di laboratorio e i successi della teoria microbica gli scienziati si riconoscevano sempre meno nella dimensione culturale di una topografia patologica e medica. Cresceva l'importanza di una nuova dimensione dell'igiene, profondamente rinnovata nella sua stessa impostazione dottrinale e si affermavano le competenze teoriche e pratiche della medicina coloniale, della medicina tropicale e della batteriologia. I medici si entusiasmarono per le scoperte che trasformavano il loro modo di pensare e di agire, si affidarono a queste nuove definizioni specialistiche e caloá il silenzio sul nome stesso della geografia medica che uscõá sostanzialmente di scena. Tuttavia lo studio dell'ecologia delle malattie non cessoá di essere considerato di interesse per i geografi e per altri specialisti. Una geografia che prendeva a oggetto l'ecologia dei quadri patologici procedeva a fianco di un altro filone che si interessava della distribuzione delle strutture sanitarie. Si eá detto che, in un certo senso, la geografia delle strutture sanitarie divenne cosõá importante da prevalere infine su quella della distribuzione delle malattie. Gli studi di una geografia della morbilitaá e della mortalitaá, peroá, non sono mai cessati, nemmeno negli interessi della parte piuá riflessiva della ricerca e della clinica. Se la geografia medica trova oggi una ospitale e piuá sicura accoglienza tra le discipline geografiche, anche nella letteratura medica si coglie un certo rinnovarsi di attenzione. GiaÁ una dozzina di anni fa, due colonne nell'enciclopedia del Novecento, alla voce MorbilitaÁ redatta da uno storico della medicina, Mirko Grmek, riecheggiando l'ottocentesca geografia patologica, intendevano giustificare ancora l'esistenza di una disciplina particolare, la patologia geografica come quella branca speciale della geografia medica destinata a occuparsi specialmente della distribuzione mondiale delle malattie e delle caratteristiche regionali dei processi patologici. Del tutto recentemente, nell'appendice 2000 dell'enciclopedia Italiana, alla voce che tratta delle malattie, redatta da Maurizio LOMBARDIA NORD-OVEST 25 2/2001

Iaccarino e da Edoardo Joerge Patriarca, si leggono le visioni piuá aggiornate sul problema. Ci accorgiamo cosõá che, oggi, quando studiamo tutti gli elementi che favoriscono l'emergere di nuove malattie o il prepotente ripresentarsi di antiche, torniamo quasi a ripercorrere certe strade proposte dalla ormai dimenticata trattatistica di geografia medica di etaá prebatteriologica. In chiave rinnovata, infatti, ci si sofferma a considerare i pericoli dei viaggi e degli spostamenti di popolazioni; l'insicurezza della produzione, della manipolazione e della distribuzione degli alimenti, con tecnologie di preparazione non sempre applicate in modo giusto e controllato; l'importante influenza delle variazioni ambientali e degli inquinamenti sulla salute; la suscettibilitaá delle popolazioni e i diversi fattori che la influenzano. Anche se il nome resta poco familiare al medico di oggi, eá opportuno ricordare che il corpo dottrinale e i metodi della geografia medica hanno attraversato un periodo di non effimera presenza nella medicina del XIX secolo, con una importanza confermata dalla bibliografia di Alphonse Pauly, che elencava in oltre cento pagine i titoli di geâographie meâdicale suddivisi in tre sezioni: geâneâraliteâs, topographies meâdicales e endeâmies. Lavori di corografia e di topografia medica regionale, che avevano come oggetto di maggiore attenzione i quadri patologici presenti o prevalenti nei territori considerati, non erano mancati in Italia giaá nel XVIII secolo. Pierre Thouvenel nella prefazione alla sua opera Traite sur le climat de l'italie consideâreâ sous ses rapports physiques, meâteâorologiques et meâdicinaux, stampata a Verona nel 1797-98, la annunciava come il primo libro che avesse trattato del clima italiano in chiave scientifica moderna. Ma in realtaá erano giaá state pubblicate diverse memorie sulla topografia medica di singole cittaá della penisola. Fioriva in particolare il fenomeno delle acque minerali e delle cittaá d'acque come speciali luoghi di cura, che presentava non pochi punti di contatto con le sensibilitaá aggiornate per le caratteristiche climatiche. Questo grande capitolo ebbe notevole sviluppo proprio nella prima metaá dell'ottocento, quando la medicina si conduceva a una rinnovata attenzione alle diverse qualitaá delle acque e al loro utilizzo. Tante malattie sembravano poter trarre giovamento dalle cure con i bagni e si presentavano nuove teorie dell'uso dei metodi idroterapici, con descrizioni di bagni e di sorgenti di acque minerali di ogni parte d'europa. L'importanza dei fattori del clima, la cui conoscenza aveva accompagnato tutto il lungo percorso delle dottrine mediche nei secoli, in quel periodo era vista e interpretata in rapporto con le nuove facilitaá del viaggiare e del trasferirsi con minore fatica in paesi lontani anche per ragioni di salute. Possiamo ricordare, tra i diversi esempi, le molte osservazioni sugli effetti del clima caldo nella tisi e in alcune altre malattie che angustiavano le popolazioni di allora. In quelle pagine si intrecciavano le comuni interpretazioni dell'epoca, come la scelta delle localitaá migliori e piuá convenienti cui indirizzare i malati inglesi e dell'europa settentrionale, tra Portogallo, Spagna, Francia meridionale e Italia, per la cura delle affezioni polmonari nei loro stadi iniziali e di altre malattie, insieme alle tante cautele che sempre si raccomandavano. Si pubblicarono diversi articoli e volumi sulla favorevole influenza del clima nel prevenire e nel curare le malattie croniche, specialmente delle vie respiratorie, con dettagliate informazioni sui principali luoghi climatici e sulle loro caratteristiche di cura. La giaá citata bibliografia di Pauly ricorda molti lavori interessanti la geografia medica di ogni parte del mondo e i contributi di topografia sanitaria di cittaá e regioni italiane risultano veramente numerosi, trattando di localitaá grandi e piccole. Tra gli autori di questi lavori, accanto a quelli di vere celebritaá scientifiche dell'epoca, si trovano nomi del tutto secondari o sconosciuti, segnale di un forte e diffuso interesse per questo genere di studi nella classe medica. Del resto sappiamo che una circolare del ministero dell'interno ai prefetti del Regno nel settembre 1870 elencava, tra gli obblighi di ogni ufficiale sanitario, anche quello di ``compi- 2/2001 26 LOMBARDIA NORD-OVEST

Carta climatologica dell'italia, in Giacomo Barzellotti, Avvisi agli stranieri che amano di viaggiare in Italia o dimorarvi per conservare o recuperare la salute, Vincenzo Batelli e Figli, Firenze, 1838. lare la statistica medica del suo distretto e dentro i primi due anni di residenza la topografia medica del medesimo'', da trasmettere al Consiglio provinciale di sanitaá. Anche a motivo di cioá si ebbe in Italia un certo fiorire di lavori a stampa sulla topografia medica di localitaá maggiori e minori, frutto spesso della fatica di medici condotti e ufficiali sanitari diligenti, per lo piuá dimenticati. Uno di essi, Gisberto Ferretti, medico condotto e direttore sanitario dello stabilimento balneario a Castrocaro, nel 1873 scriveva: ``tenuto anche conto degli ottimi e ragionati lavori statistici fatti in questi ultimi anni da illustri sanitari di alcune nostre cittaá, pure si comprende essere gli studi di tal genere fin ora insufficienti a dare della Geografia medica d'italia un'esatta idea, la quale non puoá formarsi che dall'insieme di molte Topografie fatte, direi quasi, da ciascun medico pel tratto di territorio sul quale esercita la sua professione''. Uno sguardo retrospettivo che tenga conto delle alterne oscillazioni di fortuna incontrate dagli esperti nello sforzo di ordinare queste conoscenze in una dimensione di organizzata specializzazione, peroá, ci permette di affermare che forse non eá mai sorto un settore di professionisti raggruppati sotto questo nome all'interno della medicina. Anche l'accoglimento della disciplina nella didattica universitaria del tempo fu veramente fugace. Nel piano di studi della facoltaá medica di Berlino, nel 1869, all'ottavo semestre si prevedeva un corso di Geschichte LOMBARDIA NORD-OVEST 27 2/2001

Il frontespizio del volume del noto psichiatra e antropologo Cesare Lombroso, opera che fu tra le fonti della legislazione sanitaria italiana, e la copertina della Topografia medica di Gisberto Ferretti. und Geographie der Krankheiten, ma risulta difficile trovarne traccia in altre sedi e in altre nazioni. Emil L.T. Isensee, autore degli Elementa nova geographiae et statistices medicinalis, apparsi nel 1833, aveva tenuto a Berlino un insegnamento denominato `Viaggi medici', all'interno del corso di Patologia e terapia generale e speciale. Proprio dalla letteratura dei viaggi di istruzione e di osservazioni mediche sappiamo che alla metaá dell'ottocento molte opere dedicate alla geografia medica erano lette con una certa attenzione critica. Nello stesso tempo gli studi di geografia medica o di geografia patologica, con una certa autonomia di campo rispetto al contemporaneo crescere degli studi etnologici, etnografici e piuá tardi antropogeografici, si applicavano soprattutto alle problematiche dell'igiene in etaá pre-batteriologica, esprimendo direttamente anche l'attenzione della medicina alle notevoli questioni sanitarie che i paesi europei dovevano allora affrontare nella espansione politica, economica e militare verso gli altri continenti. Un impulso tra i maggiori era stato dato dal francese Jean Boudin che aveva dimostrato costante interesse per i temi dell'igiene e dell'epidemiologia, applicati soprattutto alle problematiche delle guerre e dell'espansione coloniale. Questi interessi coinvolsero scienziati di primo piano del mondo medico e accademico italiano, come l'igienista Giuseppe Sormani che aveva elaborato nel 1881 una Geografia nosologica d'italia o come Cesare Lombroso, autore di un interessante saggio per una Geografia medica d'italia, pubblicato a Milano nel 1865. Saldamente legati allo strumento della statistica, indispensabile scienza ausiliaria della medicina, questi autori proponevano una geografia dell'i- 2/2001 28 LOMBARDIA NORD-OVEST

Il frontespizio dell'opera di Alphonse Pauly e la prima pagina della sezione dedicata alla geografia medica. giene collegata ai dati delle nosografie regionali, spesso con l'ausilio del metodo storico. Dialogando con la geistica, l'atmosferologia, la fitologia e la zoologia, ci si dedicava agli studi climatologici e antropologici, dimostrandosi attenti ai fatti della patologia e alla pratica della medicina. La generalitaá degli argomenti della geografia medica si sovrapponeva allora al corpo dottrinario dell'igiene e della nuova medicina coloniale che si andava irrobustendo e si sarebbe piuá tardi costituta in aggregazioni scientifiche di notevole interesse. Si puoá anche ricordare che il lavoro scientifico della geografia medica ottocentesca era stato accompagnato da un corredo ben nutrito di rappresentazioni cartografiche che hanno assolto il compito di riassumere graficamente le informazioni sulla distribuzione della morbilitaá nel mondo, mostrando con immediatezza visiva le differenze della frequenza e della natura delle malattie nelle diverse regioni della terra e di tanti altri parametri interessanti la medicina, quali la distribuzione delle risorse e delle strutture sanitarie. Le nuove tecniche di stampa avevano favorito una sempre maggiore produzione di rappresentazioni grafiche che facilitarono lo sviluppo delle conoscenze epidemiologiche o delle strategie difensive e curative. Oggetto di quegli sforzi furono i segni dei percorsi delle migrazioni di epidemie devastanti, talora lente e talora veloci o velocissime. Ma si rappresentarono in carte geografiche anche le distribuzioni delle presenze endemiche, da quelle piuá diffuse, come la malaria, la pellagra, la tubercolosi, a quelle piuá circoscritte, come la febbre gialla o i persistenti focolai di peste in certe regioni del mondo. Si costruirono anche mappe di localizzazione di malattie piuá rare che segnavano, con LOMBARDIA NORD-OVEST 29 2/2001

Il frontespizio dell'atlante di Enrico Raseri, opera corredata da numerosi grafici e carte geografiche d'italia illustranti i vari indici di natalitaá, mortalitaá, morbilitaá ecc. maggiore o minore gravitaá, territori di limitata ampiezza e di quadri patologici che trovavano riscontri sovrapponibili o anche solo echi sintomatologici inaspettati in altre lontane regioni. Per la terminologia, le abbreviazioni e i segni convenzionali si ricorreva alle forme generiche della geografia, ma si comprendeva anche l'uso di espressioni proprie del linguaggio medico. In area italiana una delle opere piuá significative, per la ricchezza dell'apparato cartografico, fu rappresentata nel 1906 dal grande Atlante di demografia e geografia medica d'italia di Enrico Raseri. In settantotto tavole si cercoá di dare un'efficace e immediata dimostrazione dei vari fattori demografici, di morbilitaá e di mortalitaá, presi in considerazione. Il volume, che nelle intenzioni dell'autore era destinato specialmente agli ufficiali sanitari, congiungeva i metodi della statistica con un accurato lavoro di rappresentazioni grafiche che comprendevano diagrammi statistici, lineari e areali, insieme a cartogrammi che erano frutto dell'applicazione dei diagrammi statistici alle carte geografiche. Ci puoá guidare alla comprensione di questi intrecci anche il catalogo di un trentennio di acquisizioni della biblioteca della SocietaÁ geografica italiana, che nel 1903, nelle colonne dedicate alla `geografia medica' in generale, elenca diversi titoli comprendenti studi di pertinenza dell'igiene, dell'epidemiologia e della medicina tropicale. Non puoá passare inosservato l'incamminarsi degli studi anche verso settori molto particolari come quello esplorato da Giuseppe Orano, in una analisi statistico-sociale ossequiente al modello positivista dominante, che tentava addirittura di correlare i fattori della criminalitaá con quelli del clima. Anche i grandi problemi sociali e politici del tempo, come l'emigrazione e l'espansione coloniale delle potenze europee, trovarono un loro speciale nutrimento in quelle idee che riecheggiavano nelle frasi di Paolo Mantegazza: ``Il cambiar clima guarisce molti mali, cosõá come l'emigrazione purga e guarisce molte nazioni. Povero quel paese che non abbia una terra lontana e quasi sua, dove possano trapiantarsi i violenti e gli impazienti; dove possano errare le comete della societaá civile; dove possano guarirvi gli ammalati nel sangue o nel cervello''. I quadri patologici trovavano stretto legame con la costituzione ambientale dei luoghi e si era sempre saputo che molteplici fattori governavano la salute e la malattia dell'uomo. Ma la `prospettiva ecologica' che discendeva direttamente dal pensiero dell'antichitaá si dovette confrontare, nella seconda metaá dell'ottocento, con le nuove idee della medicina sperimentale che imbriglioá il modello di pensiero dei medici. La teoria dei germi fece modificare del tutto le chiavi interpretative dell'epidemiologia. A un certo momento il filone di studi della geografia medica avvertõá quasi un problema di stasi scientifica, se Castelnuovo, nella prefazione a un suo saggio ancora perfettamente inserito in quella dimensione di cultura, si esprimeva nel 1865 con un'osservazione di questo tenore: ``La medica geografia, quantunque abbia fatto un gran passo [...] tuttavolta nessuno potrebbe esitare a dirla ora stazionaria''. L'autore ci porta direttamente nella prospettiva d'epoca: ``se d'altronde le malattie solite ad osservarsi in un medesimo paese d'europa, possono trarre in errore medici provetti [...] se eá pur vero che il libro della natura piuá che la pagina dell'uomo ammaestri, resteraá del pari positivo che tutte le opere di geografia medica, non escluse le migliori, qual piuá, qual meno, racchiudono imperfezioni''. La geografia medica si era sviluppata nel 2/2001 30 LOMBARDIA NORD-OVEST

XIX secolo, all'interno della cultura dei medici di etaá pre-batteriologica e, come abbiamo brevemente visto, giaá all'inizio del Novecento aveva lasciato il posto ai nuovi aggiornati e potenti ambiti specialistici, governati dalla forza delle scienze sperimentali. Negli ultimi cento anni l'espansione straordinaria delle tecnologie e i progressi delle conoscenze fisico-chimiche hanno determinato un rinnovamento profondo nel dominio delle scienze della vita. Gli entusiasmi di una medicina che un cinquantennio fa sembrava in grado di dominare efficacemente le malattie infettive si sono peroá poi ridimensionati nel confronto con il persistere di tante patologie endemiche ed epidemiche in varie parti del mondo e con la loro capacitaá di riemergere anche dopo lunghi periodi di latenza, nonostante la diffusione di disinfettanti e di antibiotici. Oggi, mentre entriamo nel nuovo secolo, delle novitaá sorprendenti ci segnalano una incipiente ulteriore rivoluzione del pensiero medico. Il vecchio patrimonio della geografia medica, attualmente, non costituisce solo una fonte di indiscutibile interesse per la storia della medicina, percheâ puoá ancora aiutare con i suoi insegnamenti a indirizzare correttamente il pensiero del clinico. BIBLIOGRAFIA Armocida G., Le affermazioni della geografia medica del XIX secolo, ``Geografia'', XXII, 1999, 1-2, pp. 5-11. Armocida G., Dottrine e strumenti cartografici della geografia medica dell'ottocento, in Dall'uomo al satellite, a cura di C. Morando, Franco Angeli, Milano, 2001, pp. 137-152. Castelnuovo G., Osservazioni medico-fisiche sul clima e sugli abitanti di Tunisi e d'altre parti d'africa, ``Annali Universali delle Scienze e dell'industria'', 1865. Ferretti G., Topografia medica del comune di Terra del Sole e Castrocaro in provincia di Firenze, Eredi Botta, Torino, 1873. Ferrio L., Terminologia medica, Utet, Torino, 1967. Henschen F., The history and geography of diseases, Delacorte Press, New York, 1966. Howe M., World geography of human diseases, Academic Press, London-New York, 1977. Lombroso C., Studi per una geografia medica d'italia, Chiusi, Milano, 1865. Mantegazza P., Rio de La Plata e Tenerife. Viaggi e studj, G. Brigola, Milano, 1870. Orano G., La criminalitaá nelle sue relazioni col clima. Studio statistico-sociale, Eredi Botta, Roma, 1882. Palagiano C., Geografia medica, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1996. Pauly A., Bibliographie des sciences meâdicales, Librairie Tross, Paris, 1874. Raseri E., Atlante di demografia e geografia medica d'italia in 78 tavole con note illustrative, Istituto Geografico De Agostini & C., Roma, 1906. SocietaÁ Geografica Italiana, Catalogo metodico della biblioteca sociale (1868-1901). Parte prima: libri e periodici, Roma, 1903. Sormani G., Geografia nosologica dell'italia, Eredi Botta, Roma, 1881. LOMBARDIA NORD-OVEST 31 2/2001