ATTIVITA' DEL GRUPPO GROTTE BRESCIA,, CORRADO ALLEGRETTI,, NEL TRIENNIO 1966-1968



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«NATURA BRESCIANA» Ann. Mus. Civ. St. Nat. Brescia, 6, pp. 190 198, 1969 ANTONIO VILLANI ATTIVITA' DEL GRUPPO GROTTE BRESCIA,, CORRADO ALLEGRETTI,, NEL TRIENNIO 1966-1968 Il 2 maggio 1969 è scomparso Corrado Allegretti, che, senza paura di retorica, può essere definito padre della Speleologia bresciana. I componenti del G.G.B. hanno avvertito la necessità che il Gruppo porti, in futuro, il nome di chi ne è stato l'animatore per quasi mezzo secolo, pur consci che il miglior modo di ricordarlo è quello d'i proseguire, senza interruzioni, l'attività di ricerca. L'indirizzo dato a suo tempo da C. Al1egretti alla attività del Gruppo Grotte Brescia (e che sarà scrupolosamente seguito) è quello di incrementare le conoscenze sul feì10meno carsico nella provincia di Brescia senza dimenticare, al tempo stesso, di completare le conoscenze sulle cavità già note da tempo. Questa ricerca di completezza negli studi finora compiuti, se ha fruttato lusinghieri riconoscimenti al Gruppo, ha però rallentato l'acquisizione di conoscenze relative a nuove grotte, fra quelle che ancora attendono una nostra visita. Ciononostante i pochi, ma volonterosi, appassionati sulla cui attività vive il G.G.B. hanno raggiunto il traguardo di 1130 sopralluoghi a carattere speleologico, per un complesso di 1705 visite a cavità, raggiungendo un totale di 546 grotte conosciute. Questa ingente massa di lavoro, cui hanno contribuito decine di appassionati ricercatori, copre ormai un arco di 46 anni. Dalla data (1922) di fondazione del G.G.B., infatti, l'attività non è mai cessata, nemmeno quando, nel periodo bellico, alle consuete difficoltà si sommavano pericoli di tutt'altro ordine. Negli ultimi tre anni l'attività è stata particolarmente viva, cumulando 129 uscite (162 visite a 110 cavità) nel corso delle quali sono state avvicinate 38 nuove grotte di cui alcune particolarmente interes- 190-

santi dal punto di vista morfologico (fatto molto raro per il nostro territorio). Fra le difficoltà che affliggono la Speleologia bresciana, infatti, quella che, da sempre, è la più amara, riguarda l'esasperante modestia con cui il fenomeno carsico si presenta nel nostro territorio, ad onta del puntiglio con cui le ricerche sono condotte. Il frutto di questo lavoro si è concretato, per le annate in questione, nell'inserimento a catasto di 23 nuove cavità, mentre di hen 11 grotte che già da tempi lo erano, si è completata la raccolta dei dati catastali. Poiché è impossibile dare singolarmente i resoconti delle 129 uscite cercheremo di esaminare, a grandi linee, gli indirizzi seguiti e i risultati comeguiti nel corso dell'attività. MONTE SELVAPIANA V ecc h i numeri rimasti In sospeso e nuove segnalazioni lenno orientato l'interesse verso la possibilità di terminare le ricerche relative alla h ella montagna, almeno dal punto di vista strettamente catastale l che è comunque l'indispensabile hase per un ulteriore appi ofondimento dello studio). Sono così emerse 7 nuove cavità, mentre di 3 si è regolarizzata la situazione catastale. Le grotte in questione (tutte sul versante meridionale) sono: No 32 Lo Bus del Baorsì No 36 Lo Baratrello del Baorsì Queste due cavità, a l;ochi metri fra loro, mancavano del rilievo e della prima non era stata nemmeno completata l'esplorazione. Dopo vari tentativi sono state reindividuate sul versante orientale della valletta del Rio Quarena. Percorrendo il sentiero che transita davanti all'imbocco del No 116 Lo, Biis Coalghés si giunge, in costa, ad attraversare il Rio Quarena. Risalitone il corso per una decina di metri, ci si inerpica quindi sul versante nominato per una cinquantina di metri, ortogonalmente al t lrrente. Delle due cavità il No 32 Lo pnsenta un certo interesse morfologico, trattandosi di un sistema di quatlo pozzi (che raggiungono la profondità di quasi 40 m) comunicanti fra loro e uno dei quali raggiungeva la superficie con un esilissimo pertugio, reso ora praticabile. La cavità presenta quindi Oi'a due imbocchi a una dozzina di metri di distanza fra loro. Le accanite ricerche dei numeri 32 e 36 Lo hanno fruttato inoltre il rinvenimento di altre due piccole cavità, ehe all'atto della scoperta - 191

Fig. l - Indagine faunistica al Biis del Saoler (N" 290 Lo). avevano causato una certa confusione con quelle che si stavano cercando. Le due cavità nuove sono : N" 315 Lo 3" Buco del Baorsì N" 318 Lo 4 Buco del Baorsì Di scarsa importanza, esse si aprono a 129 m in direzione 196" (S) dal laghetto del Losér, e quindi poche decine di metri più a monte dei numeri 32 e 36. No 290 Lo Bus Saolèr No 307 Lo Bus del Pian del Calànch N" 308 Lo Bus del Cargadùr Queste tre cavità sono state individuate (a E di casa Selvapiana) il 9-1-1966, e sono state oggetto di varie uscite. Di esse solo il Biis Saolér ha un certo rilievo dal punto di vista morfologico, raggiungendo i 31 m di profondità. Inoltre le prime ricerche faunistiche condottevi 192-

hanno fruttato: l Allegrettia boldorii - 4 Speotrechus humeralis boldorii - l Acme lineata, oltre a Collemboli, Triconiscidi e Aracnidi. L e ultime cavità avvicinate, infine, sono: N 312 Lo Bus del Mut del Pret N 316 Lo Bus de la Fam Situate nei pressi dell'abitato di Berniga le due grotte, di relativa importanza, sono state regolarmente inserite in Catasto, con l'assunzion e di tutti i dati relativi. ZONE 5 E 6 I buoni risultati consegmti sul M.te Selvapiana hanno indotto a prendere iniziative analoghe più ambiziose. Dei responsabili di zona si sono quindi incaricati di curare personalmente il completamento delle conoscenze relative ad alcune delle zone in cui il territorio di competenza del G.G.B. era a suo tempo stato suddiviso. Rispettivamente tali zone sono la N 5 (compresa fra il F. Chiese e i confini orientali di provincia) affidata a E. Bottazzi, e la No 6 (compresa fra F. Mella - V al di Gombio - Strada Polaveno-Iseo - Strada Brescia Iseo) affidata allo scrivente. l lavori, anche se per ora lontani dalla conclusione, fanno bene sperare per l'incremento delle nostre conoscenze in forma il più possibile organica. In particolare per la zona 5 sono già state inserite in catasto un paio di cavità, mentre nella zona 6 le nuove cavità sono cinque e il Fato generoso ha voluto che una di qu~ s te fosse di notevole rilievo. Oltre che superare in profondità ogni altra cavità del nostro territorio, infatti, il N 330 Li Fierarol di V es alla è percorso nella sua grande sala terminale da un torrentello probabilmente perenne, ed è inoltre già stato riconosciuto sede del nostro più interessante troglobio, cioè I'Allegrettia. No 54 Lo BUS DEL RUCHITf La pm profonda delle cavità finora rilevate, mai penetrata da elementi -del G.G.B., è stata oggetto di alcune u scite. Il 19-11-66 una prima visita ha permesso di reindividuarne il minuscolo imbocco. Questo si apre 53 metri a N del piccolo roccolo da cui la cavità prende nome, a monte di Cascina Pasotti, sul M.te Maddalena. - 193

La constatazione fatta in quc ll'occ.lsione (e in numerose altre) della sensibile corrente d' aria avve rtibil e~ e le limitate dimensioni d ell' imbocco, hanno indotto a tentare un' applicazione de lla teoria d el Trombe (Traité de Spelcologie - 1952) relativa ai sistemi ipogei dotati di due imbocchi a <ruote diverse. Purtroppo nelja data prcscelta (15-1-1967) Ja temperatura esterna era molto lontana dalle medie stagionali, tanto che le misure barometriche e di escursione termica compiute ave, ano valori troppo esigui per permettere risultati attend_ibili. In attesa di ripetere il tentativo riportiamo i risultati ottenuti. È stata usata la formula (da Trombe) : h P = - 10 273 Pn; 273 Pn. 273 + T; 237 + T. dove: P = Pressione sull' imbocco noto (gr/cm!) = Disli vello fra i due imbocchi (m) Pn; Pn<= = Peso di un litro d'aria alla quota media fra i due im bocch i a o~ C c pressione normale, nelle condizioni igrometriche ri spettivamente interna ed esterna T,-T<= = Temperature rispettivamente interna cd esterna (C~). I risultati d elle misurazioni sono stati i seguenti: 15-1-1967 ore 11,15 Quota imbocco m 74!) s.l.m. Te = + 7,3 C" T, = + 4,4 C (questo valore è probabilmente vi ziato dal fatto che la corrente <l'aria era discendente) P = - 0,12 gr/ cm'l Pn; = 1,181 gr Pn<= = 1,182 gr Jl dislivello fra l' imbocco noto c <1uello ij)ot etico, ottenuto su questa base, come si è d etto poco attendihi_le, è stato h = - 109 m. L' interesse per il p rofondo ))Ozzo era però ormai troppo vivo e il 12-2-1967, dopo accurata organizzazione, si compiva l'esplorazione completa della cavità. Haggiunto il fondo a quota 108 veniva steso il rilievo, e una regolare risalita concludeva felicemente la spedizione. È stata notata la presenza nella cavità di Ant.isphodrus bohlorii. Sul fondo le pareti presentano tracce di milonitizzazione. 19<1 -

No 221 Lo BOS DE LE BEDOLE Relativamente a questa vistosa cavità si r egistrano note molto meno liet e. Nel corso di una visita il cui scopo era il completamento d ell'esplorazione (2-10-1966), si doveva constatare l'occlusione del corridoio iniziale, ad opera di ter.ra convogliata nell'imbocco dal torrentello vallivo. Una su ccessiva spedizione n ei giorni 2 e 3 giugno 1967 non ha p ermesso di otten er e la sp erata disostruzione. I lavori relativi continuano. No 280 Lo BOS DE L'AGNILi Nel corso del 1966 tre u scite hanno p ermesso di completare l'esplorazione della complessa e difficile cavità, individuata nél 1959 sopra Gavardo. L'esplorazione si è arrestata a -94 dall'imbocco, dove la grotta divien e assolutamente intransitabile. La cavità è costituita da sei pozzi su ccessivi, che non danno luogo a sviluppi orizzontali, e in cui la discesa è spesso r esa difficoltosa dalle limitate dimensioni e dalle asperità ch e la roccia (Sinemuriano) presenta. No 305 Lo LO ERA SOT A AL BAITù Un cospicuo risultato ha dato un promettente avvio alle indagini t elative alla V al Abbioccolo, ch e era finora stata trascurata. La prima cavità venuta in luce n ei calcari neri dell'e sino sopra Bisenzio si è infatti dimostrata morfologicamente di tutto risp etto. Individuata n el 1963, essa è stata esplorata in due u scite su ccessive il 13-3 e 7-4-66, denunciando una struttura assai complessa, che ' fra vari pozzt tnter comunicanti e una notevole sala raggiunge la profondità di 44 m etri. Il minuscolo imbocco (incappucciato) della grotta si apre a circa 30 m dalla casa << Baitone >, cui si giunge per correndo il sentiero che da Bisenzio sale ver so la località Zen òfer. No 247 Lo òmber EN BANDA AL BOS DEL ZEL Un controllo sulla possibilità di ulteriore prosecuzione in questa grotta ha portato ad un risultato inatteso, fra i più clamorosi e sconcertanti d egli ultimi anni. Oltre alla prevista prosecuzione, infatti, si sono rinvenuti i resti di un Ursu s spelaeus, pressoché in connessione anatomica, sul fondo della cavità, che è assai laborioso da raggiunger e trattandosi di una serie di pozzi intervallati da strettoie. P esanti inter- - 195

Fig. 2. Ricerca biologica nel cavernone del Biis del Quai (N 30 Lo). rogativi gravano su questo ritrovamento. l dubbi maggiori sorgono dalla accertata impossibilità che il corpo dell' rsus (i cui 1 esti, come si è detto, erano quasi in connessione anatomica) sia giunto sul luogo del ritrovamento per la via seguita nel corso dell'esplorazione. Ciò farebbe presumere l'esistenza di lin'altra via, più agevole, di cui però attualmente non vi è traccia. La cavità, che raggiunge ora i 75 m di profondità, è stata oggetto delle uscite del 25-4 - 7-5 e 13-5-1967. * * * Moltissime altre spedizioni meriterebbero una citazione, da quelle che hanno permesso di scoprire nuovi sviluppi al No 44 Lo, Biis de le Boche, alla scoperta di un'antica miniera, abbandonata, con iscrizioni e cocci di un certo interesse. TI Biis del Sera dì (questo è il suo nome, che richiama quello di un'altra cavità artificiale, il No 162 Lo) si apre in fregio alla strada che da Pisogne sale a Fraine, in corrispondenza del 3o tornante dopo il cimitero. L'interesse che la pseudo-gt;otta riveste è dovuto dla presenza di vasti bacini d'acqua, e all'origine naturale di alcuni vani. Lo sviluppo della grotta-miniera si aggira intorno a l km. 196-

Al No 287 Lo, Bus de Balì, nella lontana Valvestino, la esplorazione ha richiesto l'uso di canotti pneumatici, fatto raro nel bresciano. La scomoda cavità, interessante sotto il profilo faunistico, è stata completata con l'esplorazione e il rilievo del lago terminale. Sono inoltre stati avviati i lavori di rilievo del cunicolo più interno del No 30 Lo, Bus del Quai. Le difficoltà intrinseche che tale lavoro presenta si sommano alla frequente impossibilità di superare il sifone di ingresso di tale cunicolo, per cui i lavori non sono ancora terminati. Da notare infine la facilità con cui i lavori di sbancamento delle cave mettono in luce cavità non dotate di imbocco naturale. V anno ricordate, a tale proposito, il No 309 Lo, Grotta di Cava Ferandi (nella omonima cava lungo la strada che risale la Val Vrenda, all'altezza di Sopranico di Vallio) e il No 3ll Lo, Buco di Cava Predelle, presso l'abitato di Virle. * * * Il desiderio di allargare il panorama delle conoscenze ha anche indotto a visite (fuori giurisdizione) ad alcune cavità fra le più celebrate, quali le Grotte di Castellana, la Grotta Gigante, le Grotte di Nettuno e del Bue marino e, più vicine a noi, il Biis di Tacoi e il Buco del Corno. Sono inoltre stati allacciati nuovi rapporti con i principali gruppi speleologici viciniori. Nel corso dell'viii Convegno di Speleologìa lombarda, tenuto a Milano, si è curata l'organizzazione del Corpo di Soccorso Speleologico, per il cui sviluppo si sono indetti degli allenamenti collegiali. L'ultimo di questi si è t enuto il 24-ll-1968 al Biis de le Boche, con la partecipazione di una ventina di speleologi, provt;nie'ati da Milano, Bergamo e Torino, ed ha avuto un ottimo esito. Si sta infine curando la divulgazione, allo scopo di cercare sempre nuove forze da dedicare alla ricerca. Si sono tenute proiezioni di diapositive, a carattere didattico, in circoli e scuole, e si incominciano a raccogliere i primi frutti, sotto form a di nuovi adepti. - 197