Il l saluto del Sindaco



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Transcript:

Il l saluto del Sindaco Voglio riflettere assieme a voi, anziché sui molteplici e quotidiani aspetti che riguardano più da vicino l operato della nostra amministrazione, per i quali abbiamo già riservato e riserveremo nei prossimi mesi altri momenti diretti di discussione, sui temi di ordine urbanistico e infrastrutturale della provincia, che in questi mesi delineano una nuova cornice, all interno della quale verrà rappresentato nei prossimi anni il nostro territorio. Affrontare assieme a tutti voi argomenti che abbracciano orizzonti più vasti della nostra quotidianità, è anche recuperare e condividere quel gusto di ragionare assieme, attraverso una visione di medio e lungo periodo, sul futuro del nostro paese, su quello che dovrà essere e sarà Aldeno nei prossimi decenni. Le scelte che oggi la nostra amministrazione sta facendo, non possono più svilupparsi in una visione di reti corte, solo entro il confine comunale, ma vanno assolutamente pensate e ragionate in termini di reti lunghe, in cui il nostro paese deve entrare in maniera armonica e integrata nella programmazione con il territorio che ci circonda. Diventa fondamentale la costruzione e la pianificazione con le amministrazioni del nostro territorio, tanto con Trento, quanto con la Vallagarina e Rovereto, con Cimone e Garniga Terme, per il rapporto che da sempre ci lega a queste comunità. Stiamo attraversando un momento importante della storia del nostro paese e del nostro territorio, un momento per certi versi maturo, nelle condizioni e nella giusta tensione, per avviare un percorso comune, in cui tutti i soggetti coinvolti possano e debbano giocare le proprie carte, i propri ruoli, mobilitando le proprie energie sia pubbliche che private. In questo processo di trasformazione, il nostro paese e il suo territorio, per la loro collocazione orografica, vengono a trovarsi in una posizione alquanto di mezzo rispetto, ad esempio, alla mobilità, o al il rapporto tra le città e la periferia. La nostra viene definita, da una ricerca socioeconomica, un area di mezzo fra due città, ambito significativo della nostra provincia, perché rappresenta ancora oggi la zona agricola più bella e integra dell intera valle dell Adige. Per noi questa è la risorsa ambientale più importante, il valore e l elemento primario da considerare, nell elaborazione di qualsiasi progetto. Il territorio tra le città di Trento e Rovereto, negli ultimi mesi è stato interessato da importanti progetti riguardanti la mobilità, quali la linea ad alta capacità della ferrovia Berlino-Napoli, la possibile realizzazione del raccordo autostradale con la Valdastico e la realizzazione del Trento tre, il nuovo depuratore che raccoglierà anche gli scarichi di Aldeno. Senza volere esprimere giudizi in merito ai progetti proposti, essendo questi ancora non definiti, mi preme tuttavia ribadire, come abbiamo fatto anche in sede provinciale, che qualsiasi progetto infrastrutturale deve prendere l avvio dal valore che il nostro territorio rappresenta per noi, i nostri paesi e le nostre città. La discussione riguardo alle nuove infrastrutture viarie ha avuto, tra gli altri, il merito di avvicinare le diverse amministrazioni comunali: Trento, Aldeno, Nomi, Pomarolo, Rovereto, Volano, Calliano, e Besenello. Quest area oggi è priva di un progetto inte-

grato per il proprio sviluppo e corre il rischio che la sua originale vocazione agricola venga cancellata da un occupazione indiscriminata e irrazionale. La tutela del territorio non si concretizza però soltanto ponendo attenzione nell utilizzazione del suolo, ma si deve accompagnare anche alla protezione delle principali risorse naturali quali le acque e la qualità dell aria. Sono elementi determinanti per la qualità del territorio e la qualità della vita dei suoi cittadini. Tradurre in atti e comportamenti amministrativi questi impegni, significa affrontare il problema ricorrente dell inquinamento dell aria causato dalle polveri sottili anche attraverso un piano del trasporto pubblico più razionale ed efficace tra la città ed i comuni vicini, così come abbiamo avuto modo di riaffermare al tavolo di programmazione sia con il comune di Trento, che con Trentino Trasporti e PAT. Per quanto riguarda l acqua, noi vogliamo che la realizzazione del nuovo depuratore diventi l occasione per avviare un percorso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio idrico. Un altra questione che attiene direttamente la qualità della vita è quella del pendolarismo quotidiano e residenziale dei cosiddetti city user : lavoratori che negli anni 70, richiamati dalla città, lasciarono le nostre periferie. Oggi la città li restituisce, innescando un processo di migrazione inversa che impegna le amministrazioni periferiche ad un ruolo attivo e nuovo di pianificazione. Su questi temi e su quelli correlati cerco il confronto con tutti voi: mi attendo idee e suggerimenti che aiutino a gestire questa delicata fase in modo adeguato ai bisogni ed alle sensibilità, dato che il nostro impegno intende garantire nel tempo l identità stessa del paese. Questo non significa contenere lo sviluppo in limiti statici, ma preservare il modello sociale e culturale del nostro paese, al quale dovranno fare riferimento le scelte amministrative per la crescita economica, per nuovi servizi, per altri luoghi di incontro, con l idea che tutti i cittadini possano continuare a percepire il proprio paese come il luogo dei luoghi nel quale ritrovare tranquillità e sicurezza di vita: un insieme di relazioni economiche, umane e sociali dentro le quali si definisce la storia individuale e collettiva. Nel congedarmi, auguro a tutti una divertente e serena estate Daniele Baldo

La scuola Riforma scolastica: avanti con giudizio Una scelta attendista e prudente, quella del Collegio Docenti dell Istituto Comprensivo Aldeno Mattarello, che non aderisce per ora al protocollo sperimentale fra Provincia e Ministro Moratti. Una riflessione sulle principali novità della riforma. Maggio 2003: negli edifici scolastici e nelle aule già si comincia a sentire aria di vacanza. L abbigliamento degli scolari, il caldo delle ore pomeridiane, ma soprattutto il lavoro organizzativo e di progettazione degli insegnanti, danno l idea di un anno scolastico che sta ormai per chiudersi e di come al prossimo sia proiettata la gran parte degli sforzi. Quest anno il lavoro organizzativo è stato vissuto in maniera speciale, visto che in questo momento la scuola si sta preparando ad una trasformazione che, sia nella dimensione nazionale che in quella provinciale, toccherà tutti i livelli dell istruzione obbligatoria, e non solo. Il Ministero dell Istruzione ha infatti predisposto al riguardo una riforma nazionale i cui decreti attuativi e i vari passaggi in Parlamento per la copertura finanziaria andranno a completarsi nei prossimi due anni. Per ora sono partite 250 sperimentazioni in scuole statali e parificate distribuite su tutto il territorio nazionale e limitate alle classi prime elementari, ma già per i prossimi mesi estivi sono attese nuove indicazioni obbligatorie e vincolanti per tutti. di Maria Chiara Giovannini Il contenuto della riforma può piacere o non piacere, è però chiaro che nei prossimi anni, se l iter burocratico rispetterà i tempi di realizzazione, qualcosa all interno dell organizzazione scolastica cambierà, sia per il corpo docente che per l utenza. Ricordo, a livello elementare, i punti principali: possibilità di iscrizione anticipata per i bambini della prima classe (questo già dal prossimo Settembre), riduzione del tempo-scuola con una scansione rigida di 27 ore settimanali per la prima classe e di 30 per le altre, abolizione dell esame di quinta elementare, valutazione degli alunni a scansione biennale, introduzione di un nuovo impianto disciplinare, con le novità della lingua inglese e dell alfabetizzazione informatica, stesura dei cosiddetti Piani di studio personalizzati che spostano l obiettivo didattico sull alunno e sulla centralità dell apprendimento, rispetto all insegnamento e, per finire, introduzione del docente tutor per il quale, oltre ad una presenza maggioritaria sulla classe rispetto ai colleghi, è prevista una diversa organizzazione ed articolazione della funzione docente. Tra questi, vi sono compiti di coordinamento didattico del team docente, di collegamento con le famiglie e di stesura del portfolio delle competenze individuali, uno strumento di valutazione, orientamento e documentazione dei processi formativi di ogni alunno. Con quest ultima acquisizione, la scuola dei moduli viene sostanzialmente modificata proprio in considerazione di questa ridefinizione delle funzioni all interno del gruppo docenti; la sostanziale parità di responsabilità, di presenza e di competenza dei docenti del modulo viene sostituita da differenze di ruoli e di funzioni. La riforma, presentata dal Ministro dell Istruzione alle varie realtà regionali, nel caso della nostra Provincia ha ottenuto la condivisione dei principi base attraverso un protocollo d intesa siglato un anno fa dal Presidente Dellai e dal Ministro Letizia Moratti. L accordo Pat Miur anticipa nella nostra Provincia la riforma nazionale, offrendo però alcune opportunità di sperimentazione che aiutano ad adeguare la riforma nazionale alla nostra realtà, cercando soprattutto di salvarne gli elementi 4

La scuola positivi e di aggiustare o, in parte modificare, quelli negativi, sulla base di una ormai consolidata esperienza trentina. Novità quindi, cercando però di garantire quella flessibilità e quella continuità dell offerta formativa che ogni istituto ha già elaborato con ampi spazi di sperimentazione e di programmazione, resi possibili dalle competenze in materia di autonomia scolastica che già la Provincia detiene. Le opportunità del protocollo riguardano soprattutto il temposcuola, più flessibile e caratterizzato da una distinzione fra il tempo per l attività didattica (27 ore settimanali obbligatorie più 3 facoltative) e il tempo educativosocializzante per mensa e interscuola, di ulteriori 10 ore. Questo consentirà da una parte il mantenimento dell offerta del tempo pieno, dall altra l individuazione di piani di studio personalizzati che puntano su una più forte personalizzazione dei percorsi formativi, grazie alla flessibilità didattica e alla definizione di curricoli verticali per gli 8 anni di scuola elementare scuola media. Inoltre la prevalenza di insegnamento dell insegnante tutor sarà portata a 15 ore anziché 18 per garantire il mantenimento di una maggior collegialità delle responsabilità. Va sottolineato tuttavia che anche in questo caso saranno indispensabili dei riferimenti più precisi e chiari di quali e quanti siano veramente gli oneri della figura del tutor. Anche se le opportunità del protocollo hanno una durata temporanea e una validità provvisoria (3 anni, uno dei quali si sta per concludere) e verranno cancellate non appena saranno approvati i decreti attuativi della riforma, la nostra Provincia ha investito molto su questo e ha messo in atto una forte campagna di convincimento. Ogni istituto è stato chiamato, entro il 30 aprile, ad esprimere la propria eventuale adesione al protocollo e ad elaborare gli eventuali progetti sperimentali rientranti nell intesa Provincia Ministero. La posta in gioco per il Trentino oltrepassava gli aspetti meramente scolastici e didattici: una massiccia adesione avrebbe significato ribadire un autonomia forte, condivisa e legittimata da tutti gli operatori scolastici. La risposta non è certo stata plebiscitaria. Molte preoccupazioni, perplessità e incertezze hanno accompagnato la scelta dei vari Collegi Docenti che, nella maggior parte degli istituti, hanno preferito respingere il protocollo o posticiparne l applicazione in attesa di vedere e capire meglio ciò che succederà a livello nazionale. Anche il Collegio Docenti dell Istituto Comprensivo Aldeno Mattarello, di cui noi facciamo parte, se pur con maggioranza risicata, ha preferito non aderire alla sperimentazione offerta dal protocollo Pat Miur e organizzare il prossimo anno scolastico sulla base della continuità con l attuale. Nella scuola elementare di Aldeno continuerà quindi l offerta tempo pieno tempo modulare per le classi II-III-IV-V, mentre per le future prime si è cercato, con un adattamento razionale e proficuo dell esistente e in base alle risorse disponibili, di rispondere nel miglior modo possibile alle richieste dell utenza, quest anno particolarmente numerosa con 42 nuovi bambini iscritti, e una grossa predominanza di richieste per il tempo pieno rispetto al tempo modulare. Non una sperimentazione quindi, ma un adattamento dell esistente. 5

La scuola La prima riforma Il popolo va tolto dall ignoranza, ad esso va data istruzione al fine di poter migliorare la propria condizione, essere utile a se stesso, allo Stato, alla prosperità della collettività. Erano le parole con le quali Maria Theresia d Austria motivava la sua riforma scolastica, nel 1774. E, 18 anni dopo, anche la scuola elementare aldenese conobbe la prima ristorazione, la prima riforma. di Camillo Stedile Si chiamava Ristorazione della scuola elementare di Aldeno la riforma scritta a mano in una Capitolata di 36 articoli. I maestri erano chiamati reverendi e lo scopo della riforma era quello Di promuovere la morale cristiana e civile, la disciplina economica e lo studio scientifico e agronomo della popolazione. L istruzione scolastica iniziava allora con il primo di Novembre e finiva con l ultimo giorno di aprile; i corsi erano divisi in tre classi maschili e due femminili, ma ai maschi era riservata una lunga appendice di lezioni durante i mesi di Luglio e di Agosto, per completare così il corso scolastico della durata stabilita in otto mesi di scuola. La ripetizione delle lezioni veniva inoltre ripresa durante tutto l anno, nei giorni festivi e domenicali, sia per i maschi che per le femmine, esclusi i mesi di settembre e ottobre, che erano Maria Theresia d Austria riservati per le vacanze dei reverendi maestri. L obbligo scolastico durava sette anni o più se qualcuno veniva bocciato. La lezione doveva essere aperta in ogni classe con la seguente giaculatoria : Sia lodato e ringraziato ogni momento il Vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, nel Santissimo e Divinissimo Sacramento. Incominciando dalla prima classe elementare si insegnava agli alunni il catechismo piccolo, comunicato a viva voce dal catechista; poi si insegnava la cognizione delle lettere, il compitare, il numerare e si ripeteva il catechismo. Nella seconda classe si imparava a sillabare, a scrivere a leggere e a numerare; si curava in particolare l ortografia e la grammatica. Nella terza si insegnava il compendio del Catechismo, i Santi Vangeli, la Storia Biblica, nonché l aritmetica, l avviamento al comporre e lo scrivere sotto dettatura. Gli alunni che approfittavano per concorrere al Ginnasio o per accedere poi alle Scuole Reali, dovevano apprendere anche gli esercizi della lingua tedesca. Nelle classi femminili si insegnavano anche i lavori a mano e di cucito. La gerarchia scolastico era rappresentata dal direttore, dal catechista e dall ispettore scolastico. L ispettore scolastico era il primo consigliere comunale, che unicamente al catechista e al direttore, doveva fare 6

La scuola relazione alla Rappresentanza Comunale ogni primo giorno del mese. Alla fine di ogni trimestre veniva poi convocata una Conferenza Comunale, con l intervento di tutte le persone preposte all educazione della gioventù: la discussione doveva mirare soprattutto ad abbattere il vizio del gioco, del bere, della lascivia della lingua, della procacità delle mani turpi e ladre e della bestemmia, facendo così le veci anche dei genitori trascurati e talora scandalosi. Verso la fine della cosiddetta Capitolata, l art. 34 prescriveva il dovere di rimuovere in ogni tempo e circostanza i cani, gli uccelli e qualunque animale od oggetto non coordinato all istruzione scolastica e quindi pregiudizievole all attenzione degli alunni. Era pure prescritto che in ogni aula scolastica fosse eretto un Santissimo Crocifisso, che è il primo libro che deve imparare a leggere ogni redento. L ultimo articolo stabiliva che nel primo giorno di scuola di ogni anno doveva essere cantato in Chiesa il Veni Creator Spiritus e doveva essere tenuta analoga allocuzione, con l apparato di una Funzione congruente all importanza della scuola, nella quale si sviluppa l avvenire felice ed infelice della Patria. Tutto questo è quanto era prescritto nel disciplinare scolastico redatto nel fascicolo della cosiddetta Ristorazione scolastica della Scuola Elementare di Aldeno, redatta nell anno del Signore 1792. Una mappa del paese di Aldeno dell anno 1860. 7

La scuola Sabato magico al nido Primo volo Cappelli, bacchette fatate e fantasia per coinvolgere bimbi e genitori nell atmosfera delle favole, con la complicità delle nonne di Antonella Zaccaria* Al lavoro per il magico appuntamento L asilo nido Primo Volo ha aperto il servizio nell ottobre del 1997 per soli sette bambini e, gradualmente, il suo spazio è stato ampliato e modificato per adeguarsi al costante aumento delle richieste d iscrizione, raggiungendo la capienza massima di 25 posti. Come lo spazio di una casa, anche quello del nido si modifica e si trasforma in relazione ai bisogni dei suoi piccoli abitanti, e questo è particolarmente legato alle diverse esigenze evolutive del singolo bambino e del gruppo dei bambini che in esso vivono. L asilo nido funziona dall inizio di Settembre alla fine di Luglio, con apertura dalle 7.30 alle 17.30 e può accogliere bambini dai 3 mesi ai 3 anni, seguiti con dedizione dalle educatrici, in base ad un progetto pedagogico e ad una programmazione educativa riferita alle diverse fasce di età dei piccoli utenti. Durante il pomeriggio di sabato 10 maggio, il nido Primo Volo ha proposto ai bambini e a tutta la comunità un momento di festa dedicato alla magia. Sono stati invitati anche i genitori dei bambini iscritti per il prossimo anno, dando loro l occasione Fatine e maghetti di avvicinarsi alla struttura e di conoscere personalmente la realtà educativa che presto li ospiterà. Le porte del nido sono state aperte alle 14.30 e gli ospiti hanno potuto accedere nell atrio comune con la scuola dell Infanzia dove, in una bacheca riservata all asilo nido, è stata esposta una breve storia del servizio educativo con le fotografie del personale che vi lavora. All ingresso vi era una fatina che accoglieva e dava il benvenuto a chi entrava, invitando ad accedere dalle scale per entrare a far parte del mondo fatato preparato da tutto il personale del nido. Ci si immergeva così in una nuvola di veli colorati in molte tonalità 8

La scuola di azzurro e blu, fingendo un cielo costellato di stelle che portava verso un mondo incantato. Arrivati all ingresso dei locali del nido, una dolce musica portava ad entrare nelle stanze e l atmosfera richiamava il regno magico e fantastico, sfondo di tutto il programma pomeridiano. Alcune educatrici invitavano i bambini a realizzare, insieme a mamma o papà, bacchette magiche, cappelli incantati e, seguendo un percorso obbligato, arrivavano a dipingere un fatato medaglione. Infine indossavano un meraviglioso mantello (argento, blu o giallo) realizzato da alcune delle bravissime nonne che hanno dedicato il loro tempo alla creazione di autentiche meraviglie. Dopo aver indossato il mantello, insieme ai propri genitori i bambini sono stati invitati a scendere al salone della Scuola dell Infanzia, dove la compagnia teatrale Bandus aveva allestito lo scenario per rappresentare fiabe e storie animate. È stato un momento molto bello e partecipato e i bambini sono riusciti a farsi catturare dalla bravura delle attrici che hanno presentato le loro creazioni. Alla fine della rappresentazioni tutti sono stati invitati ad un magico rinfresco preparato dalle abili mani delle nostre collaboratrici. Creare le stelle, un altra magia Considerando la folta partecipazione alla nostra iniziativa, il personale del nido, l ente gestore del servizio ed il Comune di Aldeno ringraziano chi ha aiutato per la realizzazione di questo momento e chiunque abbia voluto intervenire a questa giornata. *La coordinatrice del nido L accoglienza familiare Bambini o ragazzi di famiglie in momentanea difficoltà possono avere bisogno di un po del tuo tempo La tua disponibilità per un ora, un giorno, un mese o più. Il venerdì Luca ed io giochiamo insieme. La sua mamma è molto simpatica e ci prepara la merenda Patrick L accoglienza è un intervento a sostegno di famiglie in momentanea difficoltà. E volontaria e consiste nel prendersi cura temporaneamente di un bambino o di un ragazzo quando i genitori, per motivi di lavoro e/o per difficoltà personali e relazionali, non sono in grado di occuparsi autonomamente dei propri figli. L intervento integra l aiuto fornito dai parenti, dagli amici e dai vicini di casa e ha lo scopo di attivare una rete sociale a favore della famiglia per ridurre il suo isolamento e i suoi problemi. L accoglienza può variare a seconda della disponibilità di tempo, dell età del bambino, delle problematiche presenti nella famiglia d origine. Chi si rende disponibile per l accoglienza si rende disponibile ad aprire la porta della propria casa ed a costruire una rete sociale con famiglie in difficoltà. Se pensi di essere interessato a tale iniziativa ed aderire a questa nuova forma di solidarietà puoi telefonare per informazioni ai Servizi Sociali di zona del Comprensorio Valle dell Adige. SERVIZI SOCIALI DI ZONA LAVIS Mercoledì ore 10-12 Tel. 0461/241988 Referente ass. soc. Flavia Chilovi 9

La storia L ultimo abbraccio sul Don Il commovente, ultimo incontro di due fratelli in guerra, sulle steppe del fiume Don, nel 1942. di Sergio Bisesti Chi ci parla di questo incontro è l artigliere alpino Remo Ruzz, nato il 2 febbraio 1922 ad Aldeno, fratello di Gino, deceduto nel campo di prigionia n 56 di Uciostoje il 17 marzo 1943, nostro portabandiera del gruppo ex alpini di Aldeno. E il 29 gennaio 2003: Remo Ruzz e la moglie Lina, che abitano a Bolzano, decidono di farmi visita come vecchi amici, ma anche per farmi vedere un articolo del periodico Scarpe grosse della sezione degli alpini di Bolzano e uno del quotidiano Alto Adige, che riportano i ricordi di un reduce dal fronte russo. Il reduce intervistato è proprio Remo Ruzz ed io gli chiedo perché non racconta qualche cosa anche a me. Remo fu arruolato il 20 gennaio 1942 e assegnato al gruppo Vicenza del II Reggimento artiglieria alpina della divisione Tridentina e spedito a Chiasso al corso di radiotelegrafista. Al termine del corso entra nella compagnia comando dello stesso reggimento. Nel mese di luglio 1942 viene formato il Corpo d armata alpino, con le divisioni Julia, Cuneense e Tridentina, destinate al fronte russo per servire sulle montagne del Caucaso. Il viaggio della Tridentina dura circa 15 giorni. La divisione si schiera poi sulle steppe del fiume Don, con al fianco le altre divisioni alpine. Altro che montagne del Caucaso, era in corso la tremenda battaglia di Stalingrado! Remo ci parla dei primi mesi sulla linea del Don a scavare trincee e a preparare nidi di mitragliatrici e posizioni per i cannoni. Con i primi freddi arrivano la neve e il vento e cominciano i primi scontri tra grosse pattuglie in perlustrazione, ci sono i primi feriti e morti. In quei giorni ci si vedeva più spesso con pattuglie delle altre divisioni alpine, dice Remo, così seppi che a 8-10 chilometri di distanza si era schierata la divisione Julia, La ritirata di Russia 10

La storia sapevo che mio fratello Gino era con quei reparti e allora chiesi il permesso al capitano di fare una visita a mio fratello. Eravamo verso la metà del mese di dicembre, ottenuto il permesso di due giorni, con gli scii ai piedi mi misi in viaggio. Dopo ore di girovagare, tra campi minati e colpi di cannone, vidi del fumo uscire dalla neve. Era un camino di un posto di comando nascosto, entrai e chiedendo trovai le indicazioni precise. Era un comando del battaglione alpini Vicenza, così fu facile rintracciare mio fratello Gino che era addetto alla cucina. Non puoi sapere, caro Sergio, l emozione e la gioia provata in quel momento, ci siamo abbracciati piangendo sulle spalle l uno dell altro e attorno a noi altri alpini vedendoci così uniti piangevano, cercando anche loro notizie del fronte e di altri reparti. Così per un giorno e mezzo è passata davanti a noi la vita dei nostri vent anni, la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, gli amici, la vita del paese, i giorni belli e brutti, i rimpianti, i pensieri e il tempo che forse non torna più. Ci siamo salutati con la speranza di rivederci a Natale, altro momento di emozioni e lacrime, poi via, Remo Ruzz con la moglie Lina dopo aver salutato anche gli alpini presenti. Riuscii a raggiungere il mio reparto seguendo i pali di una linea telegrafica, ma purtroppo di mio fratello non avrei avuto più notizie. Intanto sul fronte del Don iniziava la controffensiva russa, che impegnava il corpo degli alpini a sostenere vere battaglie, specialmente la divisione Julia che fu anche citata nel bollettino di guerra tedesco del 29 dicembre 1942 riconoscendo il valore degli alpini. Poi l esercito russo, forte di uomini, carri armati T 34 e cannoni, lanciava l attacco passando sul fiume Don ghiacciato e sfondando le linee tenute da rumeni e ungheresi, trascinando italiani e tedeschi in una serie di battaglie che lasciarono sul terreno migliaia di morti, feriti e prigionieri. I combattimenti continuarono fino a Nikolajewka il 26 gennaio 1943, dopo oltre duecento chilometri di ritirata. Un ultimo assalto trascinò gli alpini e tutti gli altri soldati come una valanga sulla lineasovietica, che, sorpresa da tanta furia, abbandonò sul terreno armi e munizioni, dandosi a precipitosa fuga e lasciando così libero il passaggio ai resti delle varie armate. La battaglia di Nikolajewka viene ricordata ogni anno il 26 gennaio, specialmente dalle divisioni alpine. Così l ultimo assalto riuscì a rompere l accerchiamento delle forze russe e a porre in salvo i superstiti. Durissimo fu il prezzo pagato dal corpo d armata alpino. Il nostro alpino Remo Ruzz, pochi giorni dopo questa battaglia, venne caricato su un treno e portato fino a Varsavia. Rientrato in Italia, venne ricoverato all ospedale di Lecco per congelamento dei piedi. Uscì con una convalescenza di 180 giorni. Quando quest ultima stava per finire, venne l 8 settembre. Solo 50 anni dopo viene a conoscenza che Gino era deceduto nel campo di prigionia n 56 di Uciostoje il 7 marzo 1943. L alpino artigliere Remo è stato decorato della croce di guerra e insignito del titolo di cavaliere della Repubblica. 11

Cultura Sognare con i bambini di Daniela Larentis E uscito in queste settimane il primo libro di racconti per bambini scritto ed illustrato da Daniela Larentis. Si intitola Le meravigliose avventure di Jim ed è stato pubblicato dalla Effe & Erre di Trento. L autrice è nata ad Aldeno nel 1967 e qui è andata a scuola fino al 1974, quando la sua famiglia si è trasferita a Romagnano. E figlia di Benito Larentis, fondatore dell omonima azienda di costruzioni metalliche, ora trasferita a Trento, nella quale anche Daniela lavora. Daniela Larentis ha due figli: Massimo di otto anni e Francesca di tre anni. Le meravigliose avventure di Jim è un libro ispirato da loro, indubbiamente, e tuttavia sintesi di una innata sensibilità, coltivata per tutta la vita nel rapporto con gli altri e con la natura. Leggerlo, per un adulto che ancora conservi quell istinto della meraviglia che il Fanciullino di Pascoli ci ricorda, rappresenta l investimento di un ora. Centellinarlo ad un bimbo significa invece compiere con lui un lungo, avvincente viaggio nella vita, sollecitare le sue domande, la sua curiosità, insegnargli a guardare dentro le sensazioni e le persone, per ricavarne sentimenti. Un libro-utensile, insomma, come lo fu per generazioni e fortunatamente lo è ancora il viaggio altrettanto fantastico e saggio di Saint Exupery e del suo Piccolo Principe. Ecco, nelle righe che seguono, le motivazioni e le istruzioni per l uso, direttamente dall autrice. In attesa di un altro racconto, così come promette la conclusione dell ultima storia. Daniela Larentis Gorfer Scrivere e disegnare sono i miei hobby fin da bambina. Quando sono nati i miei figli ho iniziato a raccontare loro delle storie inventate, che ho poi iniziato a raccogliere e trascrivere; ho poi avuto la fortuna di incontrare l editore Effe & Erre, a cui è piaciuto il mio lavoro e che ha pubblicato il mio libro (età consigliata: dai sei anni in su). Servendomi di allegorie e metafore ho cercato di descrivere vizi, virtù e sentimenti umani, trasferendoli in pianeti lontani e di spiegare concetti, non facilmente spiegabili in maniera diretta a dei bambini. Il frontespizio del libro 12

Cultura Il libro parla di Jim, un bambino che ama sognare, osservare la luna e scrutare il cielo. Talvolta nella vita i sogni si realizzano davvero e lui riesce a viaggiare nello spazio. All interno del sistema solare incontrerà dei bambini extraterrestri ed insieme formeranno un gruppo di amici inseparabili che, uniti dalla curiosità e dalla voglia di conoscere mondi nuovi, esploreranno pianeti meravigliosi in galassie lontane; mettendo in luce ognuno le proprie caratteristiche dispenseranno consigli e saggezza e riusciranno a risolvere i vari problemi che via via incontreranno. A scena aperta di Alida Cramerotti* Che nella comunità di Aldeno ci fossero delle aspettative molto forti sul debutto della compagnia teatrale nata in seno all Associazione Teatro e Spettacolo era nell aria. Ma quando, dopo soli pochi minuti dall apertura della biglietteria, in sala non c era un solo posto libero ed in molti hanno dovuto rinunciare, è stato evidente come il ritorno in paese della filodrammatica fosse ormai da tempo un appuntamento tanto atteso. Applausi a non finire e tante risate hanno accompagnato dall inizio alla fine l esibizione degli attori che, diretti da Mauro Bandera, sono riusciti a far trascorrere al pubblico una serata davvero indimenticabile. Un vero e proprio evento, considerato che da più di quarant anni la gente di Aldeno non applaudiva i propri paesani sul Torna dopo quarant anni la Fildrammatica di Aldeno. La storia di un ennesimo dualismo paesano, rievocata nella memoria dei testimoni. palcoscenico del teatro comunale. Il debutto della compagnia teatrale ha segnato il ritorno di una tradizione, quella del teatro amatoriale, fortemente presente nella storia del nostro paese fin dai primi del 900, allorchè ben due erano le filodrammatiche: una sociale e l altra parrocchiale. La Filodrammatica sociale fu fondata dal professor Giuseppe Da sinistra Annalisa Baldo, Cecilia Dell Anna, Giuseppe Angeri, Marina Tomasoni, Mauro Bandera, Diego Cont, Franco Bottura, Veronica Enderle, Ivan Mosci, Sandro Pederzolli, Claudia Beozzo, Chiara Innocenti, Elisa Beozzo, Lea Peterlini, Paola Davi. Seduti: Elena Bandera, Alberto Maistri, Marilena Zandonai 13

Cultura Il regista Mauro Bandera con Lea Peterlini Alberto Maistri e Claudia Beozzo Bridi ed era una filodrammatica mista e si esibiva nell allora teatro comunale sito in via dei Cesarei a fianco di casa Baldo. Dopo la prima guerra mondiale questo teatro fu abbandonato e successivamente demolito. Più o meno negli stessi anni veniva costruito il nuovo teatro comunale situato in via Roma sull incrocio con via Rosmini. Questo teatro sarà poi venduto alla famiglia di Dallago Guido detto el Rodelèr che vi collocò la sua officina per la costruzione delle parti in legno dei carri. Da quel momento in poi sede delle rappresentazioni della Filodrammatica sociale sarà l attuale teatro che, nato come teatro parrocchiale, sarà poi acquistato dal comune. Sotto la guida di Marsilio Bisesti, che subentrò al professor Bridi nella direzione della compagnia, la Filodrammatica sociale partecipò al concorso nazionale tra le filodrammatiche sociale tenutosi a Trento piazzandosi al primo posto con la commedia L avvocato difensore. Fu una grande soddisfazione per il direttore Bisesti e gli attori Ida e Livio Lucianer, Fanni Baldo, Lina Nicolodi, Giovanni Mazzurana e Olivo Muraglia, in quanto tale riconoscimento dava alla compagnia la possibilità di recitare in tutti i teatri d Italia. Durante la seconda guerra mondiale l attività della Filodrammatica sociale fu temporaneamente interrotta, ma riprese alla fine del conflitto fino al 1952, anno in cui, sotto la guida di Sergio Bisesti, viene messa in scena l ultima rappresentazione dal titolo Un pugno in incognito alla quale seguiva la farsa L uomo d affari. In tutti questi anni di attività, la Filodrammatica sociale ha messo in scena decine di opere teatrali quasi tutte in italiano. Si trattava quasi sempre di drammi, storie commoventi e struggenti perché, come raccontano gli ultimi attori, il pubblico amava questo genere di testi. Tra i più famosi in molti ricordano La Nemica che, interpretata dalla professoressa Maria Bridi nel 1948, riuscì a strappare lacrime anche al più freddo tra gli spettatori, ma anche altre famose rappresentazioni come Addio Giovinezza, Il Conte di San Gennaro, Le Miserie del Signor Travet, La Morte Civile, un testo in cui il protagonista, interpretato da Iginio Bridi, muore in scena. In tale occasione non fu utilizzato il titolo originale dell opera essendo questo vietato. Le prove si tennero presso la Trattoria alla Torre cercando di mantenere il più assoluto riserbo sul soggetto. Come spesso accade qualcuno non fu così riservato ed il pubblico seppe anzitempo che si trattava di un dramma ed anche in quell occasione ci fu una gran folla che applaudiva entusiasta. Attraverso i ricordi degli ex filodrammatici si delineano i tratti di una società contadina in cui la gente riesce a divertirsi con poco e in cui è molto forte la solidarietà tra le perso- 14

Cultura ne. Le scenografie utilizzate per le recite sono molto semplici (dopo la guerra Ivo Mazzurana attraverso lo zio pittore Metodio Ottolini riesce a sistemare quel poco che era rimasto di quinte); le parti non si fotocopiano ma ogni attore si ricopia a mano il proprio copione; le trasferte nei paesi vicini si fanno sul carro trainato dal cavallo o in bicicletta. Ritorna spesso il ricordo di una gita di due giorni a Venezia nel 1946. In corriera fino a Mattarello, con alcuni che, non trovando posto, si sistemano sul tetto, e poi in treno. Nella città lagunare una serata al teatro la Fenice ad assistere all opera Il pescatore di perle di Bizet e poi i maschi che cantano l Inno al Trentino sotto le finestre delle ragazze con la gente che si ferma numerosa ad ascoltarli. Verso la fine del 1945 la Filodrammatica sociale e quella parrocchiale realizzarono insieme uno spettacolo con lo scopo di raccogliere fondi da destinare all acquisto delle campane a motore. Si trattò dell unico episodio in cui le due compagnie teatrali collaborarono: pare che l allora parroco don Rigotti, a fine spettacolo, avesse avuto parole di elogio solo per i componenti della sua Filodrammatica. Ciò suscitò il malcontento degli attori della Filodrammatica sociale, la quale storicamente non godeva delle simpatie dei rappresentanti del clero per la presenza al proprio interno del gentil sesso. Così come la Filodrammatica sociale, anche quella parrocchiale Da sinistra Silvano Baldo, don Mario Miorelli, Erminio Peterlini, Sergio Bisesti, Alberto Lucianer, Marisa Bauer, Italo Nicolodi, Marcello Enderle, Mario Muraglia, Dario Battisti, Raffaella Baffetti, attori con la Filodrammatica del 1959 in Credo vanta radici lontane nel tempo. Esistono testimonianze dell esistenza di una filodrammatica legata alla parrocchia attiva fin da prima della Grande Guerra che si ritrovava a recitare nei vòlti. A partire dagli anni 20 sede delle recite della Filodrammatica parrocchiale divenne l attuale teatro costruito per volontà della parrocchia e successivamente acquisito dal comune. Verso gli anni 30, presso le stanze della canonica, era stato ricavato anche un teatrino utilizzato solo per le rappresentazioni minori. La Filodrammatica parrocchiale nasce come compagnia esclusivamente maschile e quindi nelle opere rappresentate non sono previste parti femminili. Il genere messo in scena è soprattutto il dramma. Tra i più famosi ci sono i drammi di don Valerio Bottura Gli ultimi giorni di Pietro Busio e Valstorna. La prima opera del sacerdote aldenese, fu portata in scena nel 1942 da Natale Baldo, Giuseppe Cramerotti, Bruno Giovannini, Carlo Giovannini, Dario Lucianer, Oscar e Diego Mazzurana. Nel corso del primo atto c è una scena che rappresenta gli aguzzini di Nomi che si apprestano a raccogliere presso un vecchio contadino la decima, ossia il 10% del raccolto di grano. Il pover uomo non ha nulla, siamo nel 1525 e sono anni di carestia e siccità, e per evitare che questo soccomba intervengono a sua difesa gli altri contadini armati di zappe. L autore ricorda ancora il forte coinvolgimento del pubblico che, come sempre molto numeroso, in sala invitava concitato alla rivolta. Nel repertorio della Filodrammatica parrocchiale ritroviamo inoltre il testo in dialetto trentino El malgar ma che om ed alcune opere in italiano sulla mafia siciliana. Anche la Filodrammatica parrocchiale interruppe la propria attività durante gli anni della seconda guerra mondiale. Nel corso dell estate del 1945 in occasione di una visita del coro par- 15

Cultura rocchiale a Centa, dove don Valerio era parroco, nasce l idea di costituire la C.O.F.A. (Coro, Orchestra, Filodrammatica, Aldeno). Il progetto si concretizza quando presso l abitazione di Modesto Baldo fu stilato lo statuto e nominato primo Presidente Tullio Maistri. La nascita della COFA segnò una nuova era per la Filodrammatica parrocchiale che privilegiò il genere dell operetta, le riviste e soprattutto segnò l ingresso delle donne nella compagnia. E di quegli anni la partecipazione alla trasmissione radiofonica Campanile sera in occasione della quale la RAI di Torino registrò dalla piazza della Chiesa di Aldeno ben quarantacinque minuti di canzoni. Tra i vari brani eseguiti ci fu il duetto In fondo al bicchier di Dario Battisti e Rina Cont detta anche la Nilla Pizzi della COFA per la somiglianza della sua voce con quella della più famosa cantante. Per l occasione fu anche registrato un disco con le campane del paese Bruna Cimadon e Dario Battisti nell operetta Fiocco di Rosa del 1961 in sottofondo, spedito poi ai nostri emigrati in America. Il genere più rappresentato dalla COFA fu comunque la rivista. Le riviste erano delle canzonette sceneggiate. Una rivista molto ben riuscita fu Qua e là per il mondo. In questo spettacolo uno dei luoghi visitati è Venezia. In molti ricordano ancora la scenografia con la gondola e le onde di legno mosse da sei persone che ben riproducevano il movimento dell acqua. Tra le operette più famose invece ci fu Il casino di campagna rappresentata per la prima volta negli anni 40 e Fiocco di Rosa scritta da don Valerio Bottura e musicata da don Giongo e dal professor Fauri. Il debutto di Fiocco di Rosa avvenne nel maggio del 1961 e tra i numerosi attori che vi parteciparono si ricordano Raffaella Baffetti, Bruna Cimadom, Lorenza Bottura, Dario Battisti, Mario Baldo, Bruno Motta, Mario Muraglia. Per l occasione don Giongo volle far venire dalla città gli orchestrali facendo così lievitare i costi tanto che per sanare i conti fu necessario riproporre poco tempo dopo Il casino di campagna. Fu questa, agli inizi degli anni 60 l ultima rappresentazione teatrale realizzata dalla COFA che, come era accaduto un decennio prima alla Filodrammatica sociale, cessava la propria attività lasciando il posto al cinema e soprattutto alla concorrenza della televisione. Qualche settimana fa con il debutto della compagna dell Associazione Teatro e Spettacolo tenuta a battesimo da Sergio Bisesti, ultimo direttore della Filodrammatica sociale, e don Valerio Bottura in rappresentanza della Filodrammatica parrocchiale, che hanno simbolicamente passato il testimone, si è riaffermata la passione della gente di Aldeno per il Teatro. Alla nuova compagnia teatrale l augurio di cogliere il testimone per tener viva una tradizione che per decenni ha contribuito a scrivere la storia del nostro paese. Mario Muraglia, Marisa Bauer e Raffaella Baffetti *Presidente Associazione Teatro e Spettacolo 16

di Virginia De Leon Barral Perché c è sempre un perché Eco di parole che parte d Oriente e arriva a Occidente. Domanda d un bimbo che soffia leggero nel vento e va nel mondo intero chiedendo un perché Perché si fanno le armi anziché i giocattoli? Perché si spreca denaro quando c è gente che muore di fame? Perché s inquina la terra s è di tutti la casa? Perché si insegna vendetta anzi del perdono? Perché si sparge del sangue al posto dell acqua che porta speranza? Perché si piange la morte se è meglio una lacrima festosa di vita? Perché c è sempre un perché e nessuno risponde a questo bambino che non sarà il solo a farsi domande. Perché non siamo capaci di dare risposta a tutti i pensieri di questo bambino che aspetta da un secolo la giusta risposta. E ormai invecchiato, è solo un anziano che ha visto i fratelli morire di guerra, ma prima di andarsene attende il momento per vivere in pace! Lo spazio della poesia Virginia De Leon è nata nel 1971 in Uruguay a Montevideo dove ha frequentato per sei anni l Accademia di poesia e recitazione. I suoi bisnonni, trentini di Arco, emigrarono in Uruguay nel 1923. In Trentino dal 1991, da quattro anni vive ad Aldeno con il marito e i quattro figli. Tutte le sue poesie sono dedicate a Miriam, la mamma che da qualche anno la guarda dal cielo. 17

Società La guerra ad Aldeno Un indagine statistica tra bambini, ragazzi ed adulti in paese mette in luce una sostanziale differenza di atteggiamento riguardo alla guerra in Iraq. Rivela che il bombardamento mediatico non ha affatto risolto i dubbi profondi e l angoscia che ogni guerra riversa anche in una comunità pacifica. Ma soprattutto evidenzia la paura ed un incombente senso di minaccia che le guerre lasciano in eredità a tutti. Il messaggio dei bambini sulla facciata delle elementari di Ancilla Dominici La guerra in Iraq. E stata per più di una stagione pensiero frequente e oggetto di riflessioni per ciascuno di noi. Il nostro giornale non poteva sorvolare sulla vicenda dandola ormai come una preoccupazione del passato. Inutile sperare che il problema della guerra sia sepolto. Tendiamo a digerire quantità di notizie negative che quotidianamente ci arrivano dai mezzi di informazione e man mano dimenticare ogni evento, anche un conflitto internazionale. Questa volta ogni persona ed interi popoli hanno sentito la necessità di esprimersi sui se, sui ma, sui senza se e senza ma, a favore o contro, comprendendo che non ci si poteva permettere l indifferenza e l inconsapevolezza. Altre guerre del passato recente non avevano scosso così il mondo e suscitato tali reazioni collettive, non solo di partiti, ma di gente. Perché? Il motivo più evidente è il massiccio e continuo martellamento dei mass media, in primis la TV, ma non è motivo sufficiente. Mai come questa volta abbiamo avuto la sensazione della piccolezza del mondo, di come il processo di globalizzazione abbia legato tutti in un unico gioco, su una scacchiera dove una singola mossa (forse però non di un pedone qualsiasi ) può coinvolgere ogni altro personaggio sconvolgendo gli equilibri e gli squilibri esistenti, destabilizzando il pianeta. Ciò crea una crescente insicurezza in ognuno. L introduzione del concetto di guerra preventiva segna inoltre un elemento emblematico. Tutti hanno capito, forse anche solo emotivamente, che ciò implica uno sconvolgimento di valori, la ridiscussione di diritti umani e diritto internazionale. Moltissime persone hanno reagito, esprimendo il loro dissenso in varie forme. E la gente di Aldeno? Chiedere ad ognuno un opinione sarebbe stato un lavoro certamente interessante, ma troppo lungo. Mi sono limitata a distribuire a cento persone una breve serie di domande da completare. 18

Società La sala-stampa della guerra, in Qatar Nessuna pretesa di correttezza a livello statistico, dato che la rappresentatività del campione non è verificabile, ma solo un possibile idea delle valutazioni degli aldeneri. Hanno compilato il questionario: i ragazzi di quinta elementare, una classe di terza media, alcuni studenti delle superiori e universitari, i dipendenti di un azienda, i componenti di due famiglie, un gruppo di persone al centro anziani. Sono rappresentate tutte le fasce di età, anche se non in proporzione corretta rispetto agli abitanti. Tutti si sono prestati con pazienza e per questo li ringrazio. Ecco i risultati. Prima dell inizio del conflitto 70 persone sulle 100 oggetto dell inchiesta erano contrari alla guerra, 30 favorevoli. Anche i bambini della Scuola Materna chiedono la pace Oggi, visto come sono andate le cose, qualcuno ha cambiato idea: 6 dei contrari e 7 dei favorevoli. I motivi della guerra. Il petrolio è ritenuto da ben 86 persone una causa del conflitto, tra loro anche 22 persone che erano a favore dell intervento. Vittime civili Motivi importanti sono anche ritenuti il terrorismo (53 persone), la dittatura (46), le armi di distruzione di massa (39) e il potere sulla zona (32 persone, delle quali 25 tra i contrari alla guerra). Pochissime persone ritengono che la differente religione e la diversa cultura siano stati fra le possibili cause (6 persone). Alla domanda: C è oggi per europei e americani minore, maggiore o la stessa sicurezza di prima? 39 ritengono che ci sia meno sicurezza, 29 più sicurezza, 31 la stessa di prima, 1 non risponde. Un osservazione che mi pare interessante: c è poca differenza tra il numero di favorevoli e contrari nelle diverse fasce di età. La percentuale più alta di contrari è tra i diciotto/trentenni (79%) e gli alunni della quinta elementare (76%), mentre la più bassa si trova nella fascia tra i 12 e i 16 anni (56%). Tra gli adulti oltre i 30 anni e gli anziani le differenze sono piccolissime. Il questionario terminava con alcune righe sulle quali ognuno poteva scrivere un pensiero. Molti lo hanno completato e vorrei qui copiarne alcuni per intero o in parte perché possano essere spunto di riflessione. Ho scelto le frasi che mi sembravano maggiormente rappresentative delle varie tendenze, che esprimessero idee diverse. - La guerra porta distruzione, destabilizza l economia e le coscienze - Ritengo che un dittatore come Saddam andava fermato in ogni modo e con qualunque mezzo. - Credo che la guerra sia la prova tangibile dell uomo non umano poco importa se nel conflitto tra elefanti muoiono persone.. - la diplomazia dovrebbe giocare un ruolo più incisivo in questo genere di decisioni - La miglior difesa è l attacco. 19

Società La fine di Saddam - l idea che questa guerra ci ha trasmesso è che sia stata mossa dal puro interesse economico e politico - Una guerra ci voleva per mettere a posto le cose in quel paese. - Una domanda: perché i primi ad eliminare le armi chimiche e batteriologiche non sono stati gli stessi che hanno iniziato la guerra? - Non è giusto distruggere un paese per un bene che ha. - Nel mondo ci sono altri dittatori e altra gente che muore nelle guerre in corso, ma siccome non c è l interesse lasciamoli morire, anzi forniamo loro le armi che costruiamo noi anche in raccolti dall autrice Trentino. Voglio aggiungere una frase mia: credo che la violenza crei sempre catene di violenze. Se questo è sicuramente vero nei rapporti tra singole persone, a Pensieri che esprimono posizioni diverse, volontà lontane, nei questionari maggior ragione nelle relazioni tra nazioni, dove tutto è più complesso e rischioso. Questa guerra non credo sfuggirà alla regola e creerà nuovo terrorismo. Le due Baghdad Quando Baghdad era la magica città delle Mille e una notte. Quando Baghdad era la città di splendide principesse, tappeti volanti e lampade magiche. Le proposte della Biblioteca comunale per ricordare il mito di una città oggi devastata dalla guerra. Baghdad. Città di fiamme, di polvere grigia, di fumo denso ed oleoso, di trincee di petrolio incendiato. Baghdad. Muri anneriti, scheletri di edifici bombardati, rovine ancora fumanti sotto un cielo plumbeo, senza un solo raggio di sole. Baghdad. Suoni di guerra: sirene d allarme, fragore di armi, raffiche di mitra, colpi della contraerea, boati, deflagrazioni. Baghdad. Città violata, saccheggiata nei suoi sontuosi palazzi, uffici, musei e biblioteche: opere d arte, reperti archeologici, libri, sedie ed arredi, computer, ventilatori trafugati. Baghdad. Bombe intelligenti sfuggite alla programmazione dei di Cristina Cont computer che non riescono a cernere tra soldati, donne e infanti. Città di dolore negli occhi terrorizzati dei bambini e in quelli rassegnati dei vecchi. Questa è la Baghdad che per un paio di mesi ci ha tenuto in pugno, questa la città impressa nella memoria collettiva dei nostri figli. Fino a qualche tempo fa erano 20

Società ben diversi i pensieri che ci evocavano nomi quali Baghdad, Bassora, Iraq e più in generale l intera Arabia: splendide ed astute principesse dagli occhi nerissimi, seducenti schiave danzatrici vestite di veli, sete e damasco, affascinanti e dorate moschee, sontuosi palazzi di principi e sultani. Descrizioni di splendori che si sogliono appunto chiamare da Mille e una notte. E chi non ricorda Shahrazad, la saggia e colta principessa che intrattiene il re crudele per mille notti con i suoi racconti, ottenendone alla fine la grazia e l amore? E dipinto tutto il mondo arabo-musulmano nei racconti delle Mille e una notte: India, Persia, Egitto, Iraq, con le rispettive civiltà e culture. Nel ciclo di Baghdad - Il giardino degli incantesimi, La storia del profumiere, Il falso califfo per citare qualche fiaba - ci imbattiamo in alcune tra le più popolari figure delle Mille e una notte, molte delle quali sono anche personaggi storici: il visir Giaafar, il poeta di corte Abu Nuwas, il marinaio Sindbad eroe dei celebri viaggi, la seducente schiava Marjana, il Barbiere di Baghdad, il Gran Califfo. E inevitabile e altresì piacevole, leggendo le Mille e una notte, calarsi nell atmosfera e nel clima della civiltà islamica, la quale raggiunse il suo apice proprio con il sovrano Harun al Rashid (766-809), uomo colto e saggio, che incoraggiò gli studi scientifici, l arte, la poesia, la musica e la letteratura. E proprio Baghdad, con il suo milione di abitanti, era, nel Medioevo, la capitale dell impero islamico, il suo principale centro culturale, multietnico e multireligioso. Anche se la magia la fa da padrona, è la vita quotidiana e la cultura del Medioevo islamico ad emergere con prepotenza da queste fiabe. I veri protagonisti sono i sensali, i bagnini, i ladri e le schiave, gli asinai ed i barbieri, i sarti e i tintori che s incontrano nei suk odoranti di spezie e frutta fresca, nei caffè pieni di narghilè, nell hammam, il cosiddetto bagnoturco. La raccolta delle Mille e una notte con le sue fantasiose e meravigliose storie ha incantato numerose generazioni, dai bambini agli adulti, in tutto il mondo. Nella lettura si ritrova d incanto tutta la magia dell Oriente: pile di seta e broccato, lampade magiche, scrigni colmi d oro e pietre preziose, dolci musiche di liuti ed arpe, effluvi d ambra e d incensi che inebriano e seducono al solo sussurrarne il nome. Queste storie hanno così il potere di riportarci, almeno per qualche istante, ad una Baghdad magica, intrigante e meravigliosa. E la stessa Shahrazad a rivelarci, nel primo racconto, come le storie hanno due grandi poteri: possono cambiare gli uomini e possono vivere per sempre. Proposte di lettura Le fiabe delle Mille e una notte, con i loro scenari esotici, la magia e le trame avvincenti conquistano soprattutto i giovani lettori e così vengono costantemente riproposte dall editoria per ragazzi. Di seguito i titoli che si possono trovare presso la Biblioteca comunale di Aldeno. Per bambini: Aladdin Walt Disney Company Italia, 1994, (Disney Junior) Aladdin Walt Disney Company Italia, 1998, (Disneyana) Aladino Piemme, 2002 (Il battello a vapore. Le mie prime fiabe) Alì Babà e i 40 ladroni Patatrac, 1991 (Carte in tavola) Le più belle fiabe persiane, arabe, indiane Crealibri, 2001 (Fiabe di tutto il mondo) Il ritorno di Jafar Walt Disney Mondatori, 1995 (Disneyana) Sindbad il marinaio Patatrac, 1997 (Carte in tavola) Per ragazzi: Aladino e altri racconti da Le Mille e una notte di Rosalind Kerven; De Agostani, 1999 (In primo piano. Classici) Aladino e la lampada magica C era una volta, 1993 Alì Babà e i quaranta ladroni E.Elle, 1993 (Un libro per leggere. Racconti) Fiabe arabe Primavera, 1994 (Universale economica della fiaba) Le mille e una nottea cura di F. Saba Sardi Mondatori, 1990 (I libri da leggere) Simbad il marinaio a cura di Roberto Piumini E.Elle, 1991 (Un libro per leggere. Racconti) La vera storia di Aladino A. Galland Bompiani, 1994 (I Delfini Bompiani. Classici) 21