La trasmutazione emozionale Gli antichi alchimisti affermavano di essere in grado di trasmutare i metalli vili, come il piombo e il ferro, in metalli nobili, come l'oro e l'argento. Per noi, i metalli vili sono le nostre emozioni cosiddette negative. Alla base dei nostri problemi ritroviamo, infatti, tristezza, ansia, rabbia, paura e via dicendo. Se non provassimo un emozione negativa, se non ci sentissimo male, che problema ci sarebbe? Se da una parte le emozioni negative sono il nocciolo di tutti i nostri problemi, dall altra ci accorgiamo di possedere ben pochi strumenti, o strumenti ben poco efficaci, per gestirle. Se la nostra civiltà tecnologica ha messo a punto fantastici strumenti che ci permettono di controllare il mondo là fuori, conducendoci fino alla conquista della luna, non si può affermare che abbia fatto gli stessi straordinari progressi per quanto riguarda il nostro personale mondo interno, dove si manifestano appunto, le emozioni negative. I nostri telefonini, le nostre auto, i nostri computer, le nostre case sono equipaggiati con incredibili tecnologie, che fino a qualche decennio orsono erano del tutto inimmaginabili. Come esseri umani, quando soffriamo, quale tecnologica abbiamo a nostra disposizione? Sembrerebbe di dover concludere che gli straordinari progressi che la nostra civiltà tecnologica ha compiuto sono tutti stati fatti verso il mondo che ci circonda, il mondo delle cose, piuttosto che verso il mondo delle emozioni. Sulla base di oltre dieci anni di ricerca rivolta al mondo interno, l MCR o Metodo di Cambiamento Rapido ha messo a punto un modo per permettere ad ognuno di indossare i panni del moderno alchimista al fine di trasmutare le proprie emozioni negative che, come il ferro e il piombo, appe-santiscono la nostra vita e caratterizzano i nostri problemi come tali. Parlando di emozioni negative c è una brutta e una bella notizia da sapere. Quella brutta è che possono mantenersi immutate anche per tutto l arco dell esistenza di una persona, quella bella è che sono in grado di trasformarsi o, appunto, trasmutarsi in pochi istanti. Com è possibile questa enorme discrepanza? Per comprenderla dobbiamo prima di tutto comprendere la natura delle emozioni. Le emozioni rappresentano la forza più potente che abbiamo, capaci di dominarci e di spingerci a fare cose che non vorremmo fare e di cui poi possiamo pentirci amaramente. In tal senso la nostra razionalità in rapporto alle nostre emozioni è spesso come il cavaliere, che conduce il suo cavallo là dove lui vuole andare. Ma per lui chi si deve intendere, il cavaliere o il cavallo? Le emozioni non rappresentano solo il nocciolo del nostri problemi ma anche il significato delle cose. Cosa sarebbe, infatti, la nostra vita senza emozioni? Se potessimo vedere, ascoltare, muoverci, parlare, lavorare, incontrare persone senza provare alcuna emozione, sarebbe come vivere una vita in 1
bianco e nero, una vita vuota che non ci apparterrebbe, una vita priva di senso. La parola senso deriva, infatti, da sentire. La possibilità di provare emozioni è tanto importante per noi da farci preferire, a volte, di provare stati d animo spiacevoli piuttosto che noia e senso di vuoto. Per quanto paradossale ed assurdo possa sembrare, è preferibile una vita costellata da momenti di sofferenza a una vita, se mai fosse possibile, priva di qualsiasi emozione. L'importanza delle emozioni è ben nota ai creativi della pubblicità. Non si può ascoltare un comunicato pubblicitario che non parli o non faccia leva, direttamente o indirettamente, sulle nostre emozioni. Non si vende un prodotto per le sue caratteristiche, bensì per le emozioni che sarebbe in grado di farci provare. Le emozioni sono il nostro inferno e il nostro paradiso. Se ogni problema è tale nella misura in cui reca in sé un vissuto spiacevole, ogni soluzione è tale nella misura in cui reca in sé un vissuto piacevole, altrimenti che soluzione sarebbe? È interessante notare come la radice di patologia, che ci riporta alla malattia e alla sofferenza, sia la stessa di passione, ossia uno stato emozionale intenso e persistente. Se non bastasse, il termine affetto sta sia per il sostantivo sentimento, come nel caso di Provo affetto per Tizio, sia per l'aggettivo malato, come nel caso di È affetto da una malattia. Nel versante delle emozioni positive, le sette meraviglie del mondo sono state definite in questo modo per la loro caratteristica di lasciare esterrefatto chi vi si trova di fronte, ossia di suscitare uno stato d'animo piacevole e molto intenso. Si potrebbe affermare che esiste una sola e vera meraviglia: la nostra capacità di provare emozioni! Chi è capace di farci provare profonde quanto piacevoli emozioni possiede su di noi lo stesso potere del pifferaio magico: iniziamo a seguirlo dovunque vada. Tornando ora alla possibilità di trasmutare istantaneamente le nostre emozioni negative dobbiamo ora considerare la natura delle nostre emozioni come energia della psiche, il che spiegherebbe perché sono così potenti e spesso capaci di governare il nostro comportamento. Dalla fisica sappiamo una cosa importante: che l energia non si crea né si distrugge, anche se si trasforma. Quando proviamo un emozione negativa, la prima cosa che cerchiamo di fare è distruggerla, ossia eliminarla, cancellarla, neutralizzarla, magari negandone l esistenza o condannandola come appunto qualcosa di negativo. Ma se davvero si tratta di una forma di energia il nostro intento è destinato a fallire. Se non possiamo distruggerla possiamo però trasformarla, come afferma quel principio della fisica! Giungiamo così alla possibilità della trasmutazione emozionale. La prima cosa da fare quindi è tener conto della vera natura delle emozioni, quali forme di energia psichica. 2
La seconda cosa è permettere a tale energia di realizzare la sua naturale tendenza, che però non sappiamo qual è. Ci vengono ancora una volta in aiuto le parole, in cui risiede la sostanza delle cose. Emozione, infatti, deriva dal latino, ex movere, che significa portar fuori. La naturale tendenza delle emozioni si realizzerebbe, dunque, nel momento in cui esse sono portate fuori e a quel punto si trasformerebbero in qualcos altro, ossia cambierebbero forma, proprio come accadeva ai metalli vili degli antichi alchimisti. A questo punto si pongono diversi problemi. Il primo problema è che, di solito, gli altri mostrano di non gradire le nostre esternazioni emozionali, sia in termini delle parole che diciamo loro quando soffriamo, sia dei comportamenti che mettiamo in atto quando ci sentiamo arrabbiati, perciò essi appaiono, spesso, poco disposti ad accoglierci e a comprendere la nostra sofferenza. Il secondo problema è dato dal fatto che anche noi siamo spesso molto restii ad esternare agli altri ciò che proviamo, nella convinzione che non bisogna mostrarsi deboli o che scaricare sugli altri la sofferenza non è giusto. Un terzo problema è costituito dal fatto che, se anche esternassimo agli altri il nostro malessere e se loro fossero disposti ad accoglierci e a comprenderci, tutto ciò potrebbe non servire a trasformare le nostre emozioni negative. Questo per il fatto che, anche se può suonare paradossale, esse non ci appartengono. Ma se non ci appartengono, allora a chi appartengono? La risposta a tale domande costituisce l essenza stessa dell MCR quale Metodo di Cambiamento Rapido: esse appartengono alle nostre parti. 3 Se prestiamo attenzione alle persone che parlano dei loro problemi, dei loro conflitti, potremo ascoltare frasi come: «C'è una parte di me che mi spinge a mentre un'altra vorrebbe che», «In quel momento era come non fossi più me stesso», «Era come se fossi un'altra persona», «Fu come se qualcosa dentro di me, avesse preso il sopravvento». E come se in noi ci fossero delle parti che vivono di vita propria, aspetti di noi capaci di prendere il sopravvento su noi stessi come tutto, imponendo la loro volontà sulla nostra. Ciò accade nelle situazioni in cui proviamo forti quanto spiacevoli emozioni, soprattutto la rabbia, ma non solo. Ciò realizza quella condizione che i latini chiamavano della pars pro toto, ossia de la parte che prende il posto del tutto. Anche se le persone si rendono conto che, a volte, è come se una parte di loro prendesse il sopravvento, non sanno cosa fare in tali circostanze. Non basta sapere che qualcosa non va, occorre anche sapere come aggiustarlo! L MCR ha scoperto che, nel momento in cui una persona ha un problema, fatto non tanto di ostacoli esterni da superare o da obiettivi che non si riescono
a raggiungere, quanto piuttosto legati alle emozioni negative, è in preda al gioco delle parti. Possiamo pensare al nostro mondo interno come a una sorta di teatro, nel quale recitano le nostre parti mettendo in atto un certo copione. La domanda è: a quante repliche della stessa rappresentazione dobbiamo assistere per poterne cambiare il copione? Finché rimaniamo spettatori, non potremo comunque cambiare il copione, non importa a quante repliche assisteremo, ma, nell esatto momento in cui ci porremo nel ruolo di attore, potremo iniziare a riscriverlo. In realtà ci sono due tipi di emozioni: quelle che vanno e vengono, che risultano legate alle circostanze, che quindi fluttuano e che perciò non costituiscono un problema. Ci sono invece le emozioni ricorsive, che sono come la cipolla non digerita che ogni tanto torna su, che non si rivelano legate alle circostanze e che sono, perciò, sono vissute come un problema che ogni tanto si ripresenta. Questo secondo tipo di emozioni sono, appunto, il risultato del gioco delle nostre parti e come tali costituiscono il nocciolo dei nostri problemi. Rimettendo in scena questo gioco, è possibile trasmutare le emozioni negative in modo istantaneo e stabile, il che si attua nel tempo necessario a questi attori per rimettere in scena quella parte di copione da cui quell emozione negativa deriva. Ma una volta trasmutata, l energia emozionale in che cosa si trasforma? La risposta è totalmente inaspettata: nelle risorse che sentivamo prima mancanti! 4 Per saperne di più sul Gioco delle parti scarica La Magia dell M.C.R. ti illumina la VITA! GRATUITO (Click su immagine)
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