Corso base di fotografia docente: Davide Zugna

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Transcript:

Corso base di fotografia 2017 docente: Davide Zugna

Fotografia: scrivere con la luce l termine "fotografia" deriva dal greco antico ed è la fusione di due termini: phos, luce grafè, scrittura o disegno

Fotografia: La tecnica e l'arte di ottenere immagini durature mediante l'azione esercitata dalla luce su determinati materiali, spec. su lastra, pellicola o carta opportunamente trattate.

La fotografia non mostra la realtà, mostra l'idea che se ne ha. Neil Leifer La fotografia acquista un po' della dignità che le manca quando cessa di essere un riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più. Marcel Proust Dieci fotografi di fronte allo stesso soggetto producono dieci immagini diverse, perché,se è vero che la fotografia traduce il reale, esso si rivela secondo l'occhio di chi guarda. Gisele Freund Le fotografia può raggiungere l'eternità attraverso il momento. Henri Cartier-Bresson La fotografia ti permette di fermare l'attimo, cogliere un istante, fermare il tempo. Lasciare ai posteri un ricordo della tua vita, lasciare che qualche altro veda con i tuoi occhi. Gianni Amodio

Cos è la luce? Dal punto di vista fisico il termine "luce" si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall'occhio umano.

Dal punto di vista fisico la luce ha varie proprietà, una di queste, ad esempio, è la sua temperatura colore, espressa in gradi Kelvin.

La fotosensibilità La fotosensibilità è la proprietà di particolari materiali (chimici o biochimici) di reagire alla luce. L'alogenuro d'argento è uno dei composti chimici fotosensibili più conosciuti ed è usato nelle pellicole fotografiche e cinematografiche.

La fotografia in Bianco e Nero La fotografia come è noto, è un procedimento argentico. La sensibilità alla luce è data dai sali d'argento (cloruro d'argento, bromuro, ecc.) e l'immagine finale, nella fotografia in bianco e nero, è costituita da particelle di argento metallico puro. Essenzialmente lo stampare in bianco e nero consiste nell'operazione di trasformare i sali d'argento (che sono bianchi o colore avorio chiaro) in argento metallico nero.

Questa trasformazione può avvenire, essenzialmente, in due modi: in maniera diretta, esponendo la carta sensibile ad una luce intensa, cosa che provoca l'annerimento dei sali d'argento esponendo la carta ad una luce molto più debole e provocando poi l'annerimento con lo sviluppo. Il primo sistema fu di gran lunga il più praticato nel XIX secolo, mentre il secondo è il procedimento più moderno, in pratica l'unico ad essere utilizzato ai nostri giorni. Vediamo, partendo dalla notte dei tempi, come si è arrivati alla fotografia moderna.

La camera oscura La camera oscura, anche detta camera obscura, camera ottica o fotocamera stenopeica, è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte e un piano di proiezione dell'immagine sul retro. Fu già lo scienziato arabo Alhazen (considerato l iniziatore dell ottica moderna), nel XI secolo, compiere numerosi studi sulla propagazione della luce.

La camera oscura risultava ancora usata nel XVIII secolo, da pittori come Bellotto e Canaletto (la cui camera oscura originale si trova al Museo Correr di Venezia), i quali, grazie a questo strumento, acquisirono quella precisione "fotografica" nel fissare i paesaggi che ancora li rende celebri.

Canaletto, l ingresso del Canal Grande con la Chiesa della Salute

Canal Grande davanti a Santa Croce (1740-1750) - Bernardo Bellotto

La lanterna magica

La cianotipia Lo scienziato e astronomo inglese Sir John Herschel inventò questo procedimento nel 1842, a pochi anni dal varo della fotografia da parte di William Fox Talbot in Gran Bretagna e Louis Daguerre in Francia. Mentre i sistemi ideati da Talbot e Daguerre sfruttavano la fotosensibilità dei sali d'argento, il processo messo a punto da Herschel si basava su alcuni sali di ferro, precisamente il ferricianuro di potassio e il citrato ferrico ammoniacale.

I padri della fotografia Nicéphore Niépce (1765 1833), a cui dobbiamo la prima foto della storia. Louis Daguerre (1787 1851), il creatore del dagherrotipo. William Henry Fox Talbot (1800-1877), il creatore della calotipia. Hippolyte Bayard (1807 1887) inventore della stampa positiva diretta.

La prima fotografia della storia La prima fotografia risale al 1826 ed è opera di Nicèphore Nièpce che, nel 1826, realizzò una immagine esponendo per circa 8 ore su una lastra di peltro trattata con una sostanza fotosensibile, il "bitume di giudea".

Nicèphore Nièpce (1826), Veduta dalla finestra a Le Gras

La Dagherrotipia Niepce morì nel 1833 e nel 1837 Daguerre realizzò un nuovo metodo per la riproduzione delle immagini: la Dagherrotipia. Il processo della dagherrotipia, permetteva di creare immagini non riproducibili dette dagherrotipi in un unica copia positiva, su supporto di rame ricoperto di ioduro d argento, esposto per lo sviluppo a vapori di mercurio. Questa tecnica richiedeva lunghi tempi di esposizione ed il risultato che si otteneva, che doveva essere osservato da un angolatura particolare per poter riflettere la luce in modo opportuno, era talmente delicato e fragile da dover essere racchiuso sottovetro, anche per evitare l ossidazione e il conseguente annerimento dell argento.

Boulevard du Temple, Parigi (1838): uno dei primi dagherrotipi di Daguerre

7 gennaio 1839 : la data di nascita ufficiale della fotografia La data del 7 gennaio del 1839 può venir vista come la data di nascita ufficiale della fotografia, quando Jean Dominique Arago (in società ormai con Daguerre), eletto deputato nel 1830, spiegò nei dettagli all Accademia di Francia (richiedendo poi anche un contributo economico per l autore) l invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia.

Talbot, il creatore della Calotipia Sarà grazie agli studi e alle intuizioni del inglese William Henry Fox Talbot che, con la Talbotipia o Calotipia, nel agosto del 1835 realizzò la prima immagine negativa: le ombre erano chiare e la luce creava zone scure. La qualità delle immagini era inferiori di quelle ottenute con la dagherrotipia, ma il fatto che queste fossero riproducibili costituiva un enorme vantaggio.

"Finestra a Lacock Abbey", Henry Fox Talbot (1835).

Hippolyte Bayard e il falso annegato Il corpo dell uomo che vedete nell immagine sull altro lato è quello del signor Bayard, inventore del procedimento di cui avete appena visto, o state per vedere, il glorioso risultato. Sono a conoscenza del fatto che questo talentuoso e instancabile scienziato ha lavorato per circa tre anni al fine di perfezionare le sua invenzione. L Accademia, il Re, e tutti quelli che hanno visto questa immagine sono rimasti molto colpiti, proprio come voi, sebbene (l artista) consideri l immagine insoddisfacente. Gli è valsa infatti grandi onori, ma neanche un centesimo. Il governo, che tanto ha elargito al signor Daguerre, si è detto impossibilitato a fare qualcosa per il signor Bayard. Come risultato lo sfortunato uomo si è annegato. O volubilità umana! Artisti, scienziati e giornali si sono interessati a lui per un lungo periodo, ma oggi, dopo alcuni giorni trascorsi all obitorio, ancora nessuno lo ha riconosciuto o ha reclamato le sue spoglie. Signore e signori, passiamo a un altro argomento per evitare di recare offesa ai vostri organi olfattivi, in quanto, come voi stessi avrete avuto modo di notare, il volto e le mani del gentiluomo hanno già iniziato a decomporsi.

FREDERICK SCOTT ARCHER E IL COLLODIO UMIDO Insoddisfatto della qualità dei risultati ottenuti con il metodo di Fox Talbot a causa della insufficiente nitidezza e del basso contrasto, inizia a sperimentare un nuovo metodo di sensibilizzazione delle lastre, nel tentativo di coniugare la finezza del dagherrotipo con la praticità del calotipo e mantenendo quindi la possibilità di stampare più copie dallo stesso negativo. Questo nuovo procedimento viene messo a punto già verso il 1848, ma è ufficializzato soltanto nel 1851 mediante la pubblicazione di un articolo sul numero di The Chemist, del marzo di quell anno.

L'utilizzo del collodio e di lastre in vetro o metallo resero dei negativi di qualità eccezionale, stampati sulle recenti carte albuminate o al carbone. Le lastre al collodio necessitavano di essere esposte ancora umide e sviluppate subito dopo; questa caratteristica, se da un lato permise la consegna immediata del lavoro al cliente, richiese il trasporto del materiale e dei chimici per la preparazione delle lastre nelle attività all'esterno.

Il carro fotografico di Roger Fenton in Crimea (1855)

Dall'intuizione che da un negativo al collodio sottoesposto era possibile ottenere un immediato positivo grazie all'applicazione di una superficie scura sul retro nacquero due tecniche fotografiche, l'ambrotipia brevettata nel 1854 che utilizzò una lastra di vetro, e la ferrotipia, su superficie di metallo.

La lastra asciutta Richard Leach Maddox (1816-1902) fu l'ideatore della "lastra asciutta". Nella lastra vennero inseriti direttamente i sali di argento sensibili alla luce usando una gelatina di origine animale come supporto. Le lastre poterono venir prodotte in grandi quantità e vennero rese disponibili a tutti.

Nel 1887 Hannibal Godwind invento la pellicola di nitrato di cellulosa. Nel 1888 George Eastman iniziò a produrre le prime bobine di pellicola. George Eastman fondò nel 1884 la Eastman Dry Plate Co. e la Film Co., diede inizio alla produzione di pellicole trasparenti.

Nel 1892 sorgeva la Eastman Kodak Co., la prima società che produsse apparecchi fotografici pieghevoli ed apparecchi cinematografici a passo ridotto (16 mm) su larga scala e a prezzi popolari.

James Clerk Maxwell La prima foto a colori (1861)

Nel 1855, James Clerk Maxwell propose per primo il concetto di combinare tre separate esposizioni di singoli colori in un'immagine unica per creare una immagine a colori, ma non riuscì nel suo intento fino al 1861 con l'aiuto del fotografo Thomas Sutton, l'inventore della Reflex. I due registrarono tre separate esposizioni di un nastro di "tartan" (il motivo scozzese), ognuna con un diverso filtro colorato; uno rosso, uno verde ed uno blu (RGB, Red-Green-Blue). Il 17 maggio del 1861, ad un convegno al Royal Institute sulla teoria del colore, furono proiettate tre differenti lastre attraverso i medesimi filtri colorati, generando una singola immagine a colori.