II. La problematica del riconoscimento dei frammenti archeologici, il rilievo come metodo rivelatore



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A UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PALERMO M/2 3/4M M/4 M 3/4M M/2 M/2 M M M M M M M M M M M M Tra il XVIII secolo ed il XIX, Hittof, Zant, Viollet Le Duc e Du Fourny, per il meridione d'italia e per la Sicilia in particolare, si dedicarono ai tesori italiani, mostrando di possedere un interesse di tipo documentario per un inestimabile patrimonio monumentale ancora da scoprire. Ma, mentre erano intenti a tale tipo di interesse, questi studiosi instaurarono, al contempo, uno specifico costume professionale e pedagogico: vedere conoscere, tradurre in tavole grafiche ed esprimere didascalicamente il processo progettuale di cui l' architettura di pietra diviene rappresentazione del processo stesso ( ) Rilevare significa disegnare la cosa dell'architettura in modo che l'osservatore possa intenderne sostanza: di forma, di uso, di struttura ( ) significa rendere esplicito da parte dell'operatore il rapporto che si instaura tra lo stesso e l'opera d'arte come opera di cultura ( ) nella condizione storica e percettiva cui esso appartiene. Margherita De Simone Rilievo e Anastilosi Virtuale della peristasi meridionale del tempio «G» di Selinunte M/2 3/4M DIPARTIMENTO DI RAPPRESENTAZIONE CORSO DI LAUREA IN ARCHITETTURA 4S A.A. 2009-2010 CONOSCENZA FIGURAZIONE TRASFORMAZIONE DELL AMBIENTE COSTRUITO/NATURALE Rilievo e Anastilosi Virtuale della peristasi meridionale del Tempio «G» di Selinunte Tesi di Laurea di MARCO CARELLA Relatore: Prof. Fabrizio Agnello Correlatori: Prof. Carlo Zoppi, arch. Mirco Cannella

1 Indice Introduzione I. Studi sulla peristasi del tempio G II. La problematica del riconoscimento dei frammenti archeologici, il rilievo come metodo rivelatore III. Metodi di rilievo: diretto, topografico, fotogrammetrico e con laser scanner IV. Fotopiano e fotomodellazione V. Anastilosi virtuale dei frammenti, generazione del modello discreto e restituzione dei contenuti emersi Il crepidoma Analisi di quattro colonne del fronte sud Considerazioni sulle correzioni ottiche della colonna La trabeazione Blocchi a tenia, regulae e guttae Il triglifo Il geison La modanatura a becco di civetta Anastilosi virtuale e studio della peristasi e della sezione costruttiva VII. Metodi alternativi di fruizione del bene monumentale: la realtà virtuale e la realtà aumentata

2 Introduzione

3 Sito nella collina orientale del parco archeologico di Selinunte, il più grande dell area mediterranea (270 ha) e tappa obbligata del Grand Tour settecentesco, il tempio G è oggetto della nostra tesi che mira ad una ricostruzione scientifica della peristasi, avvalendosi, in aggiunta ai mezzi del rilievo diretto tradizionale, delle moderne tecnologie di rilevamento, ed in particolare di scansioni laser 3d e modellazione fotogrammetrica, al fine di restituirne l immagine e le relative informazioni storiche e morfologiche indagando sugli aspetti metrici e proporzionali. L esame sulla peristasi si concentra su tutto il fronte sud ed in particolare sull angolo sud-est (A) e su una porzione ben conservata del fronte sud (B) (fig. 1). 1. Nuvola di punti dove sono indicate le aree oggetto di studio Il primo capitolo descrive gli studi e le ricostruzioni del tempio effettuate a partire dal secolo XVIII, ovvero dal momento in cui l interesse per l archeologia diviene sempre più indagine scientifica. Il secondo capitolo affronta invece la problematica del riconoscimento dei frammenti archeologici ponendo il rilievo come metodo di indagine per sciogliere i nodi riguardanti la sezione costruttiva del tempio, grazie allo sviluppo di una metodologia a tappe che parte dagli elementi certi del canone dorico, di cui si conosce forma e posizione e che, attraverso i vuoti risultanti dalla loro giustapposizione, rende riconoscibili per forma e grandezza i frammenti di difficile identificazione. Il terzo e il quarto capitolo sono dedicati alle fasi del rilievo ed in particolare alle metodologie utilizzate e agli strumenti adoperati, dei quali vengono illustrate le caratteristiche tecniche e le modalità operative. Dopo aver sottolineato l importanza di

4 una campagna conoscitiva basata sul rilevamento in campo attraverso metodologie tradizionali di misurazione diretta e redazione di eidotipi, si amplia e si approfondisce quanto esposto nel capitolo I, attraverso il rilievo dei frammenti con tecnologie laser scanner e con fotomodellazione che generano un insieme di punti chiamato point-cloud (nuvola di punti). Le nuvole di punti vengono elaborate attraverso operazioni di orientamento, isolamento, estrazione di sezioni e ricerca dei piani di posa degli elementi architettonici scansiti. L operazione di individuazione degli elementi che strutturano la forma geometrica viene quindi eseguita nella seconda fase (elaborazione dei dati), a differenza di quanto avviene nel rilievo diretto e topografico per i quali tale operazione precede l acquisizione delle misure. Alla trattazione delle procedure che vengono utilizzate per la discretizzazione delle suddette nuvole di punti in modelli concettuali, capaci di riassumere le caratteristiche morfologiche e dimensionali del frammento al fine di ottenerne una corretta anastilosi, è dedicato il capitolo quinto. Tali procedure, come già enunciato, vengono sperimentate sugli elementi più facilmente riconoscibili perché appartenenti al canone dorico, quali la colonna divisa in rocchi, l elemento della trabeazione culminante nella classica divisione in regulae e guttae, il fregio ed in particolare il triglifo ed il geison con cui termina l intero ordine; i frammenti discretizzati vengono giustapposti secondo i piani di posa trovati. Gli esiti del lavoro, che mira ad una ricostruzione scientifica, sono presentati nel sesto capitolo dove sono affrontate sia le problematiche riguardanti la rappresentazione dei risultati di questa fase di studio sia la ricerca, attraverso i vuoti della sezione costruttiva, di quei frammenti archeologici che in una prima fase non era stato possibile riconoscere. Questo iter ci ha portato ad indagare la peristasi del tempio, secondo un processo circolare dal frammento-al rilievo-al frammento che si è rivelato efficace poiché è stato possibile ipotizzare una posizione dei reperti di difficile collocazione e quindi un modello concettuale dell intera sezione costruttiva. Il percorso conoscitivo intrapreso ha determinato altresì la sperimentazione di un metodo che attraverso il contributo intellettuale dell architetto, ovvero tramite due delle competenze metodologiche che questo deve possedere quali lo studio e la capacità interpretativa dei contributi storiografici, e la capacità di rilevare e dunque rivelare, possa restituire il monumento alla collettività che troppo spesso è costretta ad una fruizione passiva e povera di contenuti.

5 Il lavoro si chiude col capitolo settimo che tratta la sperimentazione di tipologie di fruizione alternativa del bene monumentale, con particolare attenzione ai contenuti scientifici emersi dalla redazione di questo lavoro, mediante l utilizzo della realtà aumentata e realtà virtuale, tecnologia che oggi è ambito di diversi studi e sperimentazioni in vari settori accademici e che a nostro avviso risulta un valido mezzo per offrire al visitatore un modo semplice ed intuitivo di fruizione guidata attiva a costi contenuti.

6 Studi sulla peristasi del tempio G

7 Il tempio G di Selinunte, colonia megarese fondata dall ecista Pammilo 1, cento anni dopo Megara Iblea (728 a.c.) su un territorio abitato da popolazioni indigene, sorge sulla collina orientale ad ovest della valle del Cottone. La particolare disposizione dei templi sull altura ha indotto gli studiosi ad avanzare un ipotesi di duplicazione del modello dell acropoli di Alcatoo presso Megara Nysea 2. In quest area sorgono, infatti, le rovine di tre templi rigidamente allineati col fronte principale rivolto ad est di cui il tempio G è il più settentrionale. Questo si presenta come un insieme ciclopico di ruderi, appartenenti ad uno pseudo diptero ottastilo confrontabile con i dipteri ionici orientali, la cui costruzione, cominciata intorno al 530 a.c., potrebbe essersi protratta per una durata di almeno centocinquanta anni così come si evince dalle 2. Veduta dei templi della collina orientale trasformazioni stilistiche che hanno subito i fronti del tempio ed in particolare dalla morfologia del capitello. Infatti, da oriente verso occidente troviamo una sequenza di colonne più snelle con capitello schiacciato nei lati orientale e settentrionale, probabilmente risalenti al VI secolo, e colonne più robuste di stile severo nel fronte occidentale. A partire dalla metà del XVIII l avvio degli scavi di Ercolano e Pompei, incoraggiati da Carlo III di Borbone e sotto la direzione dell ingegnere militare Joaquin de Alcubierre, hanno portato alla luce resti archeologici di notevole pregio storico-artistico che hanno inaugurato una nuova stagione culturale volta alla riscoperta dell antichità classica e ad un rinnovato interesse per l archeologia. Per la prima volta, infatti, il Grand Tour intrapreso da giovani rampolli di famiglie aristocratiche ed eruditi del tempo, volenterosi di completare e ampliare la loro formazione, si spingono oltre Napoli sino in Sicilia, per ammirare i resti archeologici di Agrigento, Siracusa, Segesta e Selinunte. Già il viaggiatore olandese Jacobi Philippi D Orville in Sicula quibus Siciliane veteris rudera, additis antiquitatum tabulis, illustrantur 3, pubblicata nel 1764, fornisce un 1 Sulla Storia di Selinunte: COARELLI-AORELLI 2000, pp. 72-79 2 Ivi, pp. 81-88, LAVADIOTTI-LIPPOLIS-ROCCO 2007, PP. 832-836 3 DI MATTEO 1999, pp. 337-338; TUZET 1995, pp. 15-16

8 dettagliato resoconto dei luoghi visitati attraverso incisioni che ne documentano lo stato di conservazione. Tra le pagine del suo diario di viaggio il D Orville, oltre ad illustrare le rovine del tempio G quasi completamente ricoperte di sabbia, avanza l ipotesi che si tratti di una tipologia templare non chiara caratterizzata da una peristasi di 6x16 colonne. Tuttavia, nel 1767 è l ingegnere siracusano Andrea Pigonati a pubblicare una rappresentazione del tempio, contrastante con quella del D Orville, di cui ipotizza per primo la corretta distribuzione della peristasi in 8x17 colonne 4. Importante, a tal proposito, è il contributo dei principi siciliani Ignazio Paternò Castello e Gabriele Lancillotto Castelli nominati nel 1779 regi custodi delle antichità siciliane. Questi, avendo nel 1764 invitato i siciliani a contribuire alla pubblicazione dei più bei monumenti, apprezzarono notevolmente il lavoro del Pigonati. Ignazio Paternò Castello, in particolare, citando Selinunte e soffermandosi sulla peristasi del tempio G nel suo Viaggio per tutte le antichità di Sicilia 5, misura la larghezza del tempio in 50 canne (una canna in Sicilia corrisponde a m. 2,062), la lunghezza dell architrave in 27 palmi (un palmo in Sicilia corrisponde a m. 0,258098), l altezza in 9 palmi e il diametro delle colonne in 13 palmi. Ulteriori importanti informazioni circa le dimensioni del tempio, risalgono invece al 1771 quando il prussiano Joseph Hermann von Riedsel 6, attraverso il resoconto del suo viaggio, in forma epistolare, fornisce la misura del diametro delle colonne pari a 8 palmi, l altezza del fregio pari a 4 palmi e la misura complessiva del tempio pari a 160x80 passi. Nel 1776 anche il pittore paesaggista Jean Houel 7 nel suo Voyage pittoresque des isles de Sicilile, de Malte et de Lipari, presentata a Parigi nel 1782, pubblica alcune viste del tempio ed una tavola contenente una pianta in assonometria ed una veduta prospettica. Le misurazioni indicano 51 tese e 4 piedi di lunghezza (una tesa era uguale a 6 piedi, un piede misurava 3,48 cm) per 25 tese di larghezza del tempio ed un altezza di 45 piedi. Nel 1783 Henry Swinburne, viaggiatore anglosassone, pubblica a Londra Travels in the two Sicilies 8 dove misura il diametro delle colonne del tempio in 9 piedi e 3 pollici alla base e 6 piedi e 3 pollici sotto il capitello, ritenendo inoltre che l altezza complessiva non dovesse superare i cinque diametri, ovvero 50 piedi, e che le dimensioni principali del tempio fossero 270x134 piedi. 4 Ivi, pp. 12 5 PATERNO 1781, pp. 147 151 6 DI MATTEO 1999, vol. III, pp.43 47; TUZET 1988, pp. 37 40 7 Ivi, vol. II, pp. 72 80; Ivi, pp.86 98 8 SWINBURNE 1783 2000, pp.44

9 3. Tavola comparativa di A. Renard, da Sain-Non 1786 L esperienze del XVIII secolo, riguardanti l oggetto del nostro studio, si chiudono con l opera del canonico Jean Claude Richard de Saint-Non 9 il quale, non recandosi personalmente in Sicilia, incarica il paesaggista C.L. Chatèlet e gli architetti e pittori J.L. Deprèz e J.A. Renard, sotto la guida del letterato Dominique Vivant Denon, di documentare le tappe del viaggio. Le informazioni così raccolte confluirono successivamente nel quarto volume sulla Sicilia pubblicato nel 1878 10. Riguardo il tempio G l autore scrive: Cominciammo a disegnare i dettagli, il diametro delle colonne ecc. e ne individuammo la pianta nel modo più soddisfacente ed incontestabile, benché presentasse una dimensione più allungata che, nella parte anteriore era occupata da un peristilio con tre colonne: è proprio del terzo rango interno di queste colonne che ne resta in piedi una, in tutta la sua altezza 11. Queste osservazioni confluirono nella grande tavola comparativa 12 di J.A. Renard dove vengono illustrati la pianta, il prospetto e particolari architettonici del tempio, riconosciuto come diptero ottastilo di 8x16 colonne. Con l avvento del XIX secolo e lo sviluppo del fenomeno della specializzazione delle scienze le campagne siciliane vedono viaggiatori di varia provenienza verificare gli esiti dei resoconti settecenteschi con l apporto di consolidate basi scientifiche e una 9 TUZET 1988, pp. 75 85 10 DI MATTEO 1999, vol. I, pp.311 315 11 VIVANT DENON 1788 1979, pp.266 12 DE SAINT NON 1781 1786, Table comparative des temple, des theaters et de quelques autres edifices antiques de la Sicilie, Tome 4. Pl. en reg. p.192

10 maggiore consapevolezza dell importanza di effettuare rilievi quanto più precisi possibile. In quest ottica, rilevante è il contributo di Hittof 13 che guida un intensa attività di rilievo nella collina orientale i cui risultati confluirono nel 1827 in una raccolta pubblicata postuma nel 1870. Il tempio G, denominato da Hittorf T, viene considerato per la prima volta ipetrale ed illustrato secondo due principali ipotesi ricostruttive che differiscono sostanzialmente nel numero di ordini della cella. Vengono, inoltre, rilevate le due differenti 4. Vista prospettica interna, da Hittorf 1827 tipologie di capitello ed il tempio messo a confronto con altri emblematici del mondo greco. Sono anche illustrati nella tavola la pianta del tempio, l ordine e la colonna. Gli esiti di questa campagna e la sua pubblicazione diedero un impulso molto forte alla comunità scientifica che volle impadronirsi di queste metodologie di indagine e rappresentazione. 13 HITTORF 1870

11 5. Particolari costruttivi e decorativi, da Hittorf 1827 6. Tavola comparativa, da Hittorf 1827 7. Tavola comparativa, da Hittorf 1827

12 Archeologi siciliani allora cominciano ad intraprendere campagne di scavo e rilievo in tutta l isola e tra il 1831 e il 1832 Domenico Lo Faso Pietrasanta duca di Serradifalco 14, presidente della Commissione di Antichità e Belle Arti fondata nel 1827, stila un programma per Selinunte incaricando l architetto Francesco Saverio Cavallari di liberare i templi dalla sabbia ed effettuare lavori di restauro sulla collina orientale. I rilievi del Cavallari confluirono nell opera di divulgazione, stampata nel 1834, Le antichità di Sicilia esposte ed illustrate per Domenico Lo Faso duca di Serradifalco socio di varie accademie. Cinque tavole di questo lavoro furono dedicate al tempio e accompagnate da descrizione testuale: In quanto alla grandezza egli in vero è maggiore di ogni altro degli antichi, e quasi uguale può dirsi a quello consacrato in Agrigento alla stessa divinità; ma di gran lunga è a questo superiore per la disposizion della pianta, per le colonne isolate, e per gli enormi massi, ond è costruito 15. Il tempio viene misurato in 207,6x440,2 palmi e viene definitivamente confermata l ipotesi tipologica di uno pseudo diptero ipetro octastilo con diciassette colonne sui lati lunghi. Viene posta in accento la differenza relativa ai diversi stadi di lavorazione di capitelli e colonne e le ultime due tavole dedicate al rilievo di particolari architettonici tra i quali è possibile distinguere la varietà dei capitelli rilevati. Questi studi, considerati i primi ad avere basi scientifiche, furono riproposti dal piemontese Luigi Canina in L architettura antica descritta e dimostrata coi monumenti, dall architetto Luigi Canina 16 che, descrivendo il tempio, dà per certi i dati ritenuti ipotetici dal Serradifalco. Trent anni dopo gli scavi del Serradifalco, Francesco Saverio Cavallari, nominato presidente della Direzione delle Antichità, istituita dal governo italiano nel 1864, riprende gli scavi sul tempio G stabilendo definitivamente il numero di colonne della cella e la dimensione del naiskos. Un contributo importante ci viene fornito inoltre dagli studi di Otto Puchstein che, insieme a Robert Koldway, si reca in Sicilia tra il 1892 ed il 1895 e pubblica a Berlino nel 1899 l opera Die griechschen tempel in unteritalien unt Sicilien 17. Questi studia il tempio G con un livello di approfondimento maggiore, tanto da rilevare i differenti intercolumni dei fronti della peristasi, e mette in luce la presenza di tre tipi di colonne, diverse per proporzioni e forma del capitello, e ascrivibili ad altrettante fasi costruttive. 14 CIANCIOLO COSENTINO 2004 15 SERRADIFALCO 1834, vol. II, p.20 16 CANINA 1837-41, vol V, VI 17 KOLDEWAY-PUCHSTEIN 1899

13 8. Tre tipologie di capitelli rilevati, da Koldeway-Puchstein 1899 Rileva altresì la presenza di contrazione angolare sul fronte Ovest (ultima fase di costruzione) e di una modularità nel diametro delle colonne e negli intercolumni. Il Novecentoo vede chiudersi definitivamente l epoca del Grand Tour e delle suggestioni pittoresche, perseguendo quell approccio sistematico già presente nel XIX secolo e che sarà alla base della moderna archeologia. In seno a questo cambiamento, Jean Louis Hulot e Gustave Fourgères, attraverso rilievi e testi, stilano la prima grande monografia monumental le su Selinunte18 pubblicata a Parigi nel 1910; il tempio viene nuovamente presentato come uno pseudo diptero ottastilo con diciassettee colonne sul fronte maggiore ed ipetrale. I due archeologi misurano nuovamente ogni parte del tempio e forniscono sobrie ipotesi ricostruttive, mostrando la diversità delle colonne più slanciate sul lato Est, con echino più schiacciato, e più tozze, con echino panciuto, sul lato Ovest. In una tavola di dettaglio viene mostrata la ricostruzione di una parte della trabeazione. Le affermazioni fatte dai due archeologi rappresentano il punto di partenza della nostra tesi poichè è proprio dal ridisegno e dallo studio delle tavole di Hulot e Fourgères che si è cominciato ad indagare le caratteristiche morfologiche e dimensionali della trabeazione oggetto di studio. 18 HULOT E FOURGERES 1910

14 9. Studi proporzionali sui rilievi di Hulot e Fourgères 10. Particolare dell'ordine, da Hulot e Fourgères 1910 11. Resa visuale dedotta dalla ricostruzione di Hulot e Fourgères

15 I rilievi di Hulot e Fourgères sono stati oggetto di un tentativo di restituzione di un modello discreto, da confrontare con quello che sarà risultante dalla conclusione di questo lavoro. 12. Resa visuale dedotta dalla ricostruzione di Hulot e Fourgères 13. Resa visuale dedotta dalla ricostruzione di Hulot e Fourgères

16 14. Resa visuale dedotta dalla ricostruzione di Hulot e Fourgères Tra gli anni quaranta e cinquanta assistiamo all intervento sul Fusu de la Vecchia diretto dall archeologa Jole Bovio Marconi. 15. Il restauro del "Fusu di la vecchia", Selinunte 1941, dall'archivio fotografico A. Salinas

17 Gli studi più recenti sul tempio sono quelli del 1985 diretti dall architetto Giorgio Gullini 19 che attribuisce definitivamente il tempio al culto di Zeus e presenta l edificio come l esaltazione del significato della peristasi come recinto trovò la più onumentale espressione. L intervento è corredato da una riproduzione fotogrammetrica con a tratteggio la planimetria ipotizzata ed in rosso gli elementi del crollo. 16. Restituzione fotogrammetrica, da Gullini 1985 19 GULLINI 1985, p.444

18 Recenti sono le pubblicazioni di Dieter Mertens 20 e Laviadotti-Lippolis-Rocco 21 che, tuttavia, non apportano sostanziali novità allo stato degli studi. Importante risulta citare il recente contributo che nel 2005 è stato dato dal workshop 22 internazionale Tecniche integrate di rilevamento per l analisi e la conoscenza dei beni archeologici: il tempio G di Selinunte promosso dal Dipartimento di Rappresentazione dell università di Palermo e dal Dipartimento di Expressiò Gràfica Arquitectonica I dell Universitàpolitècnica de Catalunya di Barcellona che ha coinvolti diversi ambiti disciplinari ed elaborato le metodologie di anastilosi virtuale di una colonna del fronte Nord attraverso l elaborazione di dati provenienti da scansioni laser 23. Il lavoro di ricerca che viene presentato prende le mosse dai primi studi eseguiti nel corso del workshop e da ulteriori contributi presentati in tesi di laurea presso questà facoltà. 24 20 MERTENS 2006 21 LAVIADOTTI-LIPPOLIS-ROCCO 2007 22 MARSIGLIA 2005 23 AGNELLO-LO MEO 2005, Il metodo studiato per l anastilosi dela colonna è stato sviluppato nell ambito della tesi di dottorato LO MEO 2007 24 M. SCHIERA, Il tempio G di Selinunte: Analisi storica e rilievo per l anastilosi virtuale di una porzione della peristasi.

19 La problematica del riconoscimento dei frammenti archeologici, il rilievo come metodo rivelatore

20 La complessità dell argomento trattato richiede una profonda analisi e comprensione dell iter metodologico che sottende l anastilosi virtuale e la generazione del modello discreto quale mezzo di prosecuzione del lavoro di ricerca sul tempio G e punto di partenza per la sperimentazione di sistemi alternativi di fruizione del bene monumentale. Tali premesse implicano una piena consapevolezza degli aspetti operativi e gnoseologici del rilievo architettonico. Questo ha lo scopo di studiare e rappresentare un manufatto esistente attraverso l utilizzo di rilievi già prodotti in precedenza, schizzi quotati, documentazione fotografica e disegni tecnici. Obiettivi del rilievo sono, ad esempio, lo studio, la didattica, il restauro, la costruzione e la riqualificazione dell oggetto rilevato. Un rilievo eseguito in maniera scientifica viene condotto in più fasi: la prima, prevede l individuazione della strumentazione tecnica a disposizione; la seconda, nonché la più importante, prevede la redazione di un progetto di rilievo che comprende l individuazione dei piani di sezione, dei piani di posa degli elementi, dei corretti orientamenti e di tutte quelle caratteristiche morfologiche dell oggetto che andranno misurate; la terza fase, infine, prevede la realizzazione di schizzi o eidotipi (vedute, piante, sezioni e prospetti) sui quali l operatore annota tutte le informazioni che confluiranno nella restituzione finale, previa misurazione dell oggetto mediante l utilizzo degli strumenti e delle tecniche di rilievo adatte al caso. Al rilievo propriamente detto, ovvero alla fasi precedentemente descritte, segue la fase di restituzione grafica nella quale vengono redatti gli elaborati inizialmente previsti alla scala di rappresentazione più adatta al livello di dettaglio desiderato, che rappresentano una discretizzazione soggettiva dell oggetto condizionata dalle conoscenze e dalla sensibilità di chi esegue il rilievo. Indipendentemente dalla metodologia utilizzata, il momento intellettuale che sottende le operazioni di rilievo corrisponde alla fase di progettazione dello stesso in cui si prevedono le operazioni da svolgere (in relazione al prodotto da ottenere), la suddivisione in parti dell oggetto da rilevare, gli strumenti e le metodologie da adottare. Dal punto di vista pratico il rilievo dell oggetto avviene nel momento in cui, visionata tutta la documentazione grafica disponibile, anche in scale dissimili, si passa alla suddivisione dell organismo architettonico in sottoparti, di dimensioni ragionevoli e con caratteristiche morfologiche o funzionali riconoscibili, avendo cura di fissare alcuni punti certi a cui ancorare tutte le diverse porzioni.

21 Dal punto di vista teorico, lavorando sulle singole parti per poi ricomporle, si evita di incorrere in inesattezze grossolane circoscrivendo i margini di errore a limitate porzioni per garantire così la correttezza dell insieme. Nella fase di progetto di ogni rilievo vanno inoltre pensati i prodotti da realizzare. Il primo fattore da considerare è certamente il livello di dettaglio del rilievo, che fornisce le indicazioni pratiche per la fase di acquisizione delle misure ed individua il limite minimo rappresentabile. Scelta la scala nominale 25 si passa successivamente alla definizione degli elaborati grafici utili alla rappresentazione dell oggetto (piante, sezioni, profili, prospetti, modelli 3d) tenendo conto del prodotto da restituire, ma soprattutto ricordando che gli elaborati finali devono fornire una dettagliata, esaustiva ed univoca descrizione dell oggetto del rilievo. Nello specifico del nostro lavoro ci occuperemo di rilievo archeologico, uno dei principali strumenti atti ad interpretare e ricostruire i manufatti del passato, il cui fine è la conoscenza della civiltà materiale del mondo antico. Questa disciplina ci propone un metodo di indagine rigoroso, che ha un importanza fondamentale per l'analisi, lo studio e la ricostruzione dei monumenti. Ci ricorda Marco Bianchi nel suo Manuale di rilievo e di documentazione digitale in archeologia 26 che: I metodi di lavoro degli ultimi anni sono stati profondamente aggiornati dalle nuove tecnologie, anche se la pratica tradizionale del rilievo diretto ha ancora un ruolo importante in ambito archeologico. Si utilizzano sul campo strumentazioni sofisticate e veloci. L'informatizzazione dei dati acquisiti con il rilievo è divenuta inoltre un'esigenza irrinunciabile. In ogni modo occorre sempre tenere presente che il rilievo non è una fotografia della realtà ma è il frutto di una interpretazione che seleziona alcuni elementi significativi in mezzo agli innumerevoli segni che compongono la visione del manufatto. Ne consegue, anche per questi motivi, che l'insegnamento del rilievo archeologico non può essere separato da quello delle tecniche edilizie e delle culture materiali del mondo antico. L impostazione di questo lavoro si è rivelata particolarmente complessa per la frammentazione degli elementi e per le dimensioni del manufatto. 25 scala nominale: un disegno numerico avente scala nominale 1:n ha contenuto metrico e qualitativo di un corrispondente disegno disegnato di pari scala. La scala nominale rappresenta il rapporto di riduzione per cui è stato progettato e realizzato e, quindi, per cui è corretto stampare il disegno. 26 BIANCHINI, Manuale rilievo e di documentazione digitale in archeologia, Ed. Aracne

22 L intento è quello di eseguire lo studio secondo gli obiettivi già enunciati da Margherita De Simone 27 : Il rilievo è un lavoro che si esplica leggendo l ambiente fisico artefattonaturale e, se tale lavoro è critico, serve ( ) per arrivare a valutazioni sulle quali operare o indurre ad operare ; che ha condotto ad affrontare gli studi secondo metodiche storico-critiche ed a far corrispondere la fase del rilievo ad un momento di approfondimento, che viene definito ancora dalla De Simone uno strumento per conseguire documenti e testimonianze di ciò che la storia e la cultura hanno elaborato 25. La dimensione dei frammenti architettonici, che va ben oltre la possibilità di poterne cogliere le caratteristiche con uno sguardo e identificarne in maniera sicura forma e ruolo all interno dell ordine, ha richiesto particolare impegno nella fase dedicata al processo conoscitivo e di comprensione. L analisi delle nuvole di punti generate dalle scansioni laser, progettate per cogliere l intero tempio, non ha quasi mai una risoluzione sufficiente ad individuare e capire i frammenti più piccoli. Si è così scelto di iniziare questa prima fase di approccio attraverso una serie di schizzi e la raccolta di prime misure di massima del singolo frammento, cercando di avvicinarsi alla comprensione ed alla formulazione di un ipotesi relativa alla configurazione architettonica. A questo proposito lo schizzo di campagna, inteso come attività finalizzata alla discretizzazione del dato reale si è rivelato il solo modo di cominciare un rilevamento che potesse rappresentare un percorso scientifico secondo un filo logico che solo la reale cognizione delle cose può dare, poiché la configurazione e la forma sono i due momenti tra i quali si realizza l atto conoscitivo nei confronti della realtà esterna 27. A questo primo momento, definito comprensione intellettuale, appartiene la fase di riflessione, interpretazione e commento; è la fase che, affondando le mani nel bagaglio della storia, organizza la ricognizione culturale ed assegna il ruolo alle parti, in un disegno complessivo che, oltre alle finalità prefissate, rappresenterà un momento di realizzazione di un metodo conoscitivo. La De Simone ricorda ancora che Tra il XVIII secolo ed il XIX, Hittof, Zant, Viollet Le Duc e Du Fourny, per il meridione d Italia e per la Sicilia in particolare, si dedicarono ai tesori italiani, mostrando di possedere un interesse di tipo documentario per un inestimabile patrimonio monumentale ancora da scoprire. Ma, mentre erano intenti a tale tipo di interesse, questi studiosi instaurarono, al contempo, uno specifico costume professionale e pedagogico: vedere conoscere, tradurre in tavole grafiche ed esprimere didascalicamente il processo progettuale di cui l architettura di pietra diviene 27 DE SIMONE, Disegno, rilievo, progetto, La Nuova Italia Scientifica, 1990