PRESENTAZIONE PRESIDENTE FONDAZIONE ROMA PRESENTAZIONE SINDACO COMUNE DI MILANO BREVE STORIA FONDAZIONE ROMA E MUSEO FONDAZIONE ROMA



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CONTENUTI CARTELLA STAMPA PRESENTAZIONE PRESIDENTE FONDAZIONE ROMA PRESENTAZIONE SINDACO COMUNE DI MILANO COMUNICATO STAMPA SCHEDA TECNICA IL DISEGNO DI HOPPER HOPPER E IL CINEMA BIOGRAFIA EDWARD HOPPER ALLESTIMENTO DIDASCALIE IMMAGINI BREVE STORIA FONDAZIONE ROMA E MUSEO FONDAZIONE ROMA CONTENUTI CD FILE SOPRA ELENCATI SAGGI IN CATALOGO > Carter Foster Carol Troyen Demetrio Paparoni Goffredo Fofi Luigi Sampietro Sasha Nicholas NUOVI SAGGI IN CATALOGO > Vittorio Sgarbi Marco Di Capua ELENCO OPERE IMMAGINI

È con grande soddisfazione, dopo l esito a dir poco stupefacente per numero di visitatori e qualità dei commenti della mostra di Hopper a Milano, che essa voluta, come è il caso di ricordare, dalla Fondazione Roma approda ora alla sede deputata fin dalle origini a riceverla, ovvero al Museo Fondazione Roma. Edward Hopper è senza dubbio uno degli artisti americani più significativi del XX secolo, che ha dato voce a un America meno sfolgorante di quella che l iconografia tradizionale ci ha trasmesso all epoca, e cioè un America dai contorni meno monumentali, meno attrattivi: un America del quotidiano, fatta di posti apparentemente anonimi, ma in cui pulsa la vita di tutti i giorni di quella middle class che costituisce, lo si voglia o meno riconoscere, la vera forza di quella grande Nazione. È l America che, completata la sua unità politica, oltre che geografica, diviene gradualmente il simbolo della potenza tra le due guerre e che oggi manifesta le sue prime grandi debolezze; quella Nazione che nell immediato dopoguerra ha dato a noi, amanti della sua letteratura dei Dos Passos, degli Hemingway, degli Steinbeck, l immagine del grande Paese che è e rimane presidio di libertà, nonché contenitore in grado di amalgamare le diversità etniche e sociali in quello che si definisce appunto il modello americano. Tale modello è oggi purtroppo travisato e deformato dalla spinta di pulsioni economiche che vanno al di là delle aspettative di crescita equilibrata, e sono preminentemente animate da un desiderio smodato di arricchimento che le rende fragili. Nel contesto di questa America, che possiamo definire in crescita tumultuosa, Hopper visualizza gli aspetti più borghesi, più intimi, dando loro tuttavia una patina originale, nella quale con grande crudezza, frutto di una sua visione personale ci mostra, nel contesto urbano e agricolo, i sentimenti di una stagione dell anima che sono la conseguenza della solitudine e dell alienazione dell uomo. Il pittore mostra una sensibilità che, nel fotografare la realtà quotidiana, immette in essa sentimenti mai prima visualizzati con la stessa capacità, e sono appunto i sentimenti dell angoscia, della solitudine, dello smarrimento. Le tappe in cui si snoda il percorso culturale di questo grande artista, tuttavia, mi consentono di evidenziare una mia personale valutazione che non ho mai ritrovato negli scritti di tutti coloro che nel tempo magistralmente si sono dedicati allo studio delle opere di Hopper, frutto della prima impressione che ebbi negli anni settanta, quando ne vidi per la prima volta alcune opere negli Stati Uniti: l immanenza dell architettura nella sua produzione. Nel periodo parigino, infatti, Hopper non sembra attratto dalla creatività frenetica che in quella stagione si manifesta (Picasso e il cubismo, per fare un esempio), quanto bensì dalla riproduzione dapprima cupa poi subito più solare della realtà architettonica della città. Con Bridge in Paris (Ponte a Parigi), Bridge on the Seine (Ponte sulla Senna), Écluse de la Monnaie (Chiusa de la Monnaie), e ancora Notre-Dame de Paris, Le Quai des Grands Augustins, The Louvre in a Thunderstorm (Il Louvre con il temporale), Le Pavillon de Flore, e infine Le Pont Royal, egli dà alla luce opere in cui si manifesta un grande pittore di architetture urbane. Hopper a Parigi dipinge invero la città con un ottica e una prospettiva particolari (ad esempio, il Louvre viene raffigurato dal basso, dal basamento del lungosenna): le strutture della metropoli, i ponti, le chiuse dei canali sono le stesse architetture che ritroviamo nello skyline di Apartment Houses, East River (Casa ad appartamenti, East River), e trasferiscono il grande amore di questo artista per le strutture, come appare in maniera evidente nei suoi studi e nelle sue ricerche. Questa sua capacità di visualizzare le architetture nella pittura appare ancora più manifesta al suo ritorno in America dopo il soggiorno parigino, allorché le sue opere sia del periodo del suo soggiorno a Gloucester, in cui ignora le belle case del Settecento e predilige le architetture vittoriane di metà Ottocento, sia ancor più durante il soggiorno nel Massachusetts, dove a Truro e a Cape Cod dipinge Cobb s Barns and Distant Houses (I granai dei Cobb e case in lontananza), Burly Cobb s House, South Truro (La fattoria dei Cobb, South Truro) dove soggiorna, Capron House (Casa Capron), House on Pamet River (Casa sul fiume Pamet) e Cape Cod Sunset (Tramonto a Cape Cod), in cui le forme essenziali degli edifici appaiono con uno sfondo di dune e verzure tra di esse ce latrasmettono in tutta la sua capacità espressiva. Sono quadri in cui la figura è assente, e in cui invece è preminente la pietra. Quando la figura appare e questo accade nelle pitture di New York e ha la connotazione che ha reso celeberrima la produzione di questo grande artista, essa viene sempre ritratta di fronte a una luce che viene veicolata da finestre, tanto da far dire di lui come Hillman ha voluto fare, accomunandolo a Rembrandt e Vermeer che fosse un genio delle finestre, guardate da dentro e da fuori. Fondazione Roma Via Marco Minghetti, 17 00187 Rom www.fondazioneroma.it

Anche in tali opere, tuttavia, notiamo il permanere di questa attenta visione del mondo esterno rappresentato da strutture e costruzioni. Il celeberrimo quadro dal titolo Sole del mattino, in cui una donna guarda il cielo al di fuori della finestra, in effetti mostra una costruzione industriale; lo stesso può dirsi dell altro famosissimo dipinto Secondo piano al sole. In altri termini, l uomo di Hopper è solo e smarrito in un contesto urbano che cresce nelle sue volumetrie, diventando parte preponderante, immanente nella vita dell individuo, e accrescendone così il senso di solitudine e di alienazione. E ancora questa caratteristica si manifesta nei quadri Morning in a City (Mattino in città), dove una donna si alza dal letto disfatto e attraverso la finestra guarda un colonnato; o in Summer in the City (Estate in città), in cui una donna, seduta accanto a un uomo sdraiato, guarda pensosa al suolo e dalla finestra entra la luce e si intravede un architettura di un grande caseggiato. La mostra di Roma si arricchisce di alcune opere non presenti nell esposizione milanese, ovvero The Sheridan Theatre (Il cinema Sheridan), Seven A.M. (Le sette del mattino), Self-Portrait (Autoritratto) e South Carolina Morning (Mattino in South Carolina), e completa la sezione dedicata al cosiddetto erotismo hopperiano con il dipinto New York Interior (Interno a New York). È con grande orgoglio, quindi, che la presentiamo a Roma, augurandoci che questa operazione da noi promossa d intesa con il Comune di Milano e Arthemisia Group, realizzata grazie alla partnership con il Whitney Museum of American Art e con la Fondation de l Hermitage di Losanna, oltre che come ho già detto rappresentare un contributo al grande artista americano, si inquadri come un omaggio reso alla cultura in generale. Tutto ciò, ancora una volta, a dimostrazione del mio convincimento che tali sinergie che mettono nella condizione di operare assieme strutture pubbliche e private, senza pretese egemoniche di una sull altra possano dare origine a eventi di livello internazionale, persuaso come io sono che questo sia il mezzo attraverso cui la cultura può essere diffusa in maniera razionale permettendone una fruizione più ampia. È questa nel campo delle arti visive la concezione che anima in maniera preminente la missione della Fondazione Roma unita a quella più volte da me esposta, volta a realizzare attraverso la cultura il rapporto tra realtà, tradizioni e ideologie diverse. Con questi convincimenti, sono certo che attualmente il nostro Paese che rappresenta la stratificazione di esperimenti culturali pluricentenari di grande rilevanza può continuare a rappresentare l area dove, attraverso la bellezza, la conoscenza e il confronto, può ricrearsi la premessa di una rinnovata grande affermazione dei nostri valori culturali. Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele Presidente della Fondazione Roma Fondazione Roma Via Marco Minghetti, 17 00187 Roma www.fondazioneroma.it

La mostra su Edward Hopper, accolta dal pubblico con enorme successo a Palazzo Reale a Milano, arriva a Roma, nelle sale del Museo Fondazione Roma. È stato uno degli appuntamenti di maggior successo nel programma culturale milanese, una manifestazione di rilievo assoluto, senza precedenti in Italia, che dà inizio alla collaborazione tra la Fondazione Roma e il Comune di Milano. Le Città sono la forza di un Paese. Insieme, Roma e Milano costituiscono i poli di un circuito culturale unico al mondo, che può e deve valorizzare non solo l impareggiabile patrimonio artistico italiano, ma le arti del mondo. Il patrimonio classico di Roma e l innovazione di Milano possono raggiungere insieme risultati di assoluta eccellenza e attrattività. Questa mostra ne è la prova migliore. Hopper ha dipinto il mistero della quotidianità. Ha colto la potenza estetica della vita comune, costruendo un teatro simbolico delle inquietudini, dei sogni, delle attese dell uomo contemporaneo. Con la rassegna di Palazzo Reale, Milano ha riproposto al grande pubblico un artista che ha amato l Europa e le sue avanguardie, e che ha ritratto gli Stati Uniti con un linguaggio del tutto nuovo. Un evento reso possibile dalla partnership tra Milano e alcune tra le maggiori istituzioni museali statunitensi: il Whitney Museum of American Art, il Brooklyn Museum of Art di New York, il Newark Museum of Art, la Terra Foundation for American Art di Chicago e il Columbus Museum of Art. A cura di Carter E. Foster, la mostra ripercorre in sette sezioni tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica fino agli ultimi anni. Sono rappresentate tutte le tecniche: l olio, l acquarello e l incisione, con particolare attenzione al rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti, un aspetto fondamentale della sua produzione finora ancora poco considerato. Milano ha riproposto Hopper anche come testimone d eccezione dei rapporti tra le culture europea e americana. La pittura europea influenza profondamente Hopper negli anni della formazione. Rientrato negli Stati Uniti, Hopper trasfigura i linguaggi delle avanguardie europee in un modo nuovo di ritrarre lo spazio, in particolare New York, le scogliere e le spiagge del New England. Per questo riscoprire Hopper significa rileggere cinquant anni di rapporti tra i due continenti, in sintonia con il programma Milano-Mondo, con cui la Città si apre alle grandi culture del pianeta. Nel 2009 Milano ha scelto gli Stati Uniti e il Giappone. La pittura di Hopper è una delle grammatiche del Novecento. Un arte che svela il legame profondo tra gli scenari della vita quotidiana e la realtà interiore, con una efficacia che fa convivere gli opposti: il realismo e la simbologia, la semplicità e la complessità, la serenità e l inquietudine. Sono i traguardi propri dei grandi artisti, capaci di parlare a tutti. Proprio sul coinvolgimento dello spettatore gioc l originale campagna di promozione della mostra che trasforma i visitatori in altrettanti testimonial dell arte di Hopper. Un modo per rendere omaggio all universalità della sua pittura, ma anche per sottolineare una delle linee guida della programmazione culturale di Milano: rendere il pubblico protagonista dell esperienza d arte. Proporre un arte viva, coinvolgente, dinamica. Un arte che diventa spazio e strumento di crescita. Un arte che non vive per le vetrine, ma per le persone, per le città, per il mondo. Milano propone al Paese reti culturali sempre più estese e produttive. Dopo l alleanza con Torino con MiTo sulla grande musica, oggi inauguriamo la partnership con Roma, città con cui collaboriamo per la preparazione di Expo 2015 come evento ricco di opportunità per i circuiti culturali e turistici di tutto il Paese. È un modo per rinsaldare l unità del Paese sulla base del suo maggior punto di forza nel mondo: la cultura, l arte, la bellezza. Letizia Moratti Sindaco di Milano

La prima grande mostra di Edward Hopper in Italia arriva a Roma COMUNICATO STAMPA Per la prima volta in Italia, Roma e Milano rendono omaggio all intera carriera di Edward Hopper (1882-1967) il più popolare e noto artista americano del XX secolo, con una grande rassegna antologica senza precedenti nel nostro paese. Accolta dal pubblico con grande successo nella sede di Palazzo Reale a Milano, con oltre 180 mila visitatori, la mostra è attesissima a Roma, dove sarà aperta al pubblico il 16 febbraio 2010 nelle sale del Museo Fondazione Roma, con importanti novità: l arrivo di altri capolavori dai musei americani, un originale e suggestivo allestimento e una nuova edizione del catalogo. Promossa dalla Fondazione Roma, cui si deve l impulso iniziale alla realizzazione dell evento, grazie all iniziativa del Presidente Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, la mostra è prodotta con il Comune di Milano Cultura ed Arthemisia Group, in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York e la Fondation de l Hermitage di Losanna. Edward Hopper afferma Il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma è senza dubbio uno degli artisti americani più significativi del XX secolo, che ha dato visibilità, trasferendoci sentimenti e sensazioni originali, ad un America meno sfolgorante di quella che l iconografia tradizionale ci ha trasmesso in quell epoca. Un America dai contorni meno monumentali, meno attrattivi: un America del quotidiano, fatta di posti apparentemente anonimi, ma in cui pulsa la vita di tutti i giorni di quella middle-class che costruisce, lo si voglia riconoscere o meno, la vera forza di quella grande nazione. Nel contesto di questa America che possiamo definire in crescita tumultuosa, Hopper visualizza gli aspetti più borghesi, più intimi, dando loro tuttavia una patina originale, nella quale con grande crudezza, frutto di una sua visione personale ci mostra, nel contesto urbano e agricolo, i sentimenti di una stagione dell anima che sono la conseguenza della solitudine e dell alienazione dell uomo. E con grande orgoglio, quindi, che presentiamo questa mostra a Roma, augurandoci che questa operazione da noi promossa d intesa con il Comune di Milano ed Arthemisia Group, realizzata grazie alla partnership con il Whitney Museum of American Arts e con la Fondazione dell Hermitage di Losanna, oltre che rappresentare un contributo al grande artista americano, costituisca un ulteriore testimonianza della nostra attenzione al processo di osmosi interculturale che da sempre muove l attività del Museo della Fondazione Roma. Tutto ciò, ancora una volta a dimostrazione del mio convincimento che tali sinergie che mettono nella condizione di operare assieme strutture pubbliche e private, senza pretese egemoniche di una sull altra possano dare origine ad eventi di livello internazionale, persuaso come io sono che questo sia il mezzo attraverso cui la cultura può essere diffusa in maniera razionale permettendone una fruizione più ampia. LA MOSTRA A Roma nuovi eccezionali dipinti Oltre alle 160 opere esposte alla mostra milanese, a Roma giungeranno altri grandi capolavori dell artista, quali il bellissimo Self-Portrait del 1925-1930 e, inoltre, The Sheridan Theatre (1937), New York Interior (1921 circa), Seven A. M. (1948); South Carolina Morning (1955) accanto ai relativi disegni preparatori. Dipinti straordinari che completano il gruppo delle opere celebri già presenti a Milano, tra cui Summer Interior (1909), Pennsylvania Coal Town (1947), Morning Sun (1952), Second Story Sunlight (1960), A Woman in the Sun (1961) e la bellissima Girlie Show (1941). Un percorso, a cura di Carter Foster, che attraversa tutta la produzione di Hopper e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento. Allestimento STOP E MOTION Grazie al suggestivo allestimento a cura del team Master IDEA, costituito ad hoc da IDEA Associazione Italiana Exhibition Designers e guidato dall Arch. Luca Cendali, sarà possibile

ammirare Hopper in una veste del tutto diversa e originale. Il nuovo allestimento, voluto dal Presidente Emmanuele F. M. Emanuele e appositamente ideato per il Museo Fondazione Roma, prevede di far rivivere le opere di Hopper come ricostruzioni di spazi fisici, puntando soprattutto sull elemento architettonico che il visitatore può animare. Il pubblico avrà un accoglienza mozzafiato, perché farà il suo ingresso in mostra attraversando una suggestiva ambientazione notturna con una ricostruzione scenografica ispirata al bar raffigurato nel noto dipinto Nighthawks (1942). Un ingresso che invita ad immergersi nel mondo di Hopper e a diventare protagonisti del dipinto, grazie ad un operazione perfettamente in linea con la poetica dell artista che guarda all uomo comune come al soggetto narrativo dei suoi quadri. Uno spazio che verrà animato da eventi collaterali nel corso dell esposizione. Il percorso della mostra proseguirà all insegna dell interazione tra opere e visitatori grazie alle scenografiche e suggestive ambientazioni che seguono l impostazione cronologica e tematica del curatore. Le scene fissate dall artista sulla tela saranno fonte di immaginazione e dilatazione temporale per chi guarda, così come avviene nel racconto cinematografico teatrale o letterario. L allestimento, arricchito da un illuminazione che scandisce la dimensione spazio-temporale e da un sottofondo sonoro con rumori ispirati ai luoghi dei quadri (città, interni, campagna, mare), accompagnerà quindi l evoluzione stilistica di Hopper e il contesto che l ha contraddistinta, amplificando il flusso emozionale generato dai suoi dipinti. Una mostra, unica nel suo genere e ancora più coinvolgente, che si potrà vedere o rivedere nella capitale come un nuovo straordinario evento. Saggi in catalogo Anche il catalogo Skira dell edizione di Roma, sarà una pubblicazione rinnovata. Oltre ai saggi di Carter Foster, Carol Troyen, Sasha Nicholas, Goffredo Fofi, Demetrio Paparoni, Luigi Sampietro, conterrà infatti anche i saggi di Vittorio Sgarbi e Marco Di Capua, e le prefazioni del Presidente della Fondazione Roma, Emmanuele F.M. Emanuele; del Sindaco di Milano, Letizia Moratti; dell Assessore alla Cultura e alla Comunicazione del Comune di Roma, Umberto Croppi; dell Ambasciatore degli Stati Uniti d America presso la Repubblica Italiana e San Marino, David H. Thorne; e di Adam D. Weinberg, Alice Pratt Brown Director del Whitney Museum of American Art. Artista Nato e cresciuto a Nyack una piccola cittadina nello Stato di New York, Hopper studia per un breve periodo illustrazione e poi pittura alla New York School of Art con i leggendari maestri William Merritt Chase e Robert Henri. Si reca in Europa tre volte (dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910) e soprattutto le esperienze parigine lasciano in lui un segno indelebile, alimentando quel sentimento francofilo che non lo avrebbe mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a New York, dal 1913. Alto un metro e novanta, nonostante la forte presenza fisica, era famoso per la sua reticenza, scriveva o parlava pochissimo del suo lavoro. Scomparso all età di ottantaquattro anni, la sua arte gode della stima della critica e del pubblico nel corso di tutta la carriera, nonostante il successo dei nuovi movimenti d avanguardia, dal Surrealismo all Espressionismo astratto, alla Pop art. Nel 1948 la rivista Look lo nomina uno dei migliori pittori americani; nel 1950 il Whitney Museum organizza un importante retrospettiva su di lui e nel 1956 il Time gli dedica la copertina. Nel 1967, l anno della sua morte, rappresenta gli Stati Uniti alla prestigiosa Bienal di São Paulo. Da allora, l opera di Hopper è stata celebrata in diverse mostre e ha ispirato innumerevoli pittori, poeti e registi. Eloquente il tributo del grande John Updike che in un saggio del 1995, definisce i suoi quadri calmi, silenti, stoici, luminosi, classici. Percorso La storia di Edward Hopper è indissolubilmente legata al Whitney Museum of American Art che ospitò varie mostre dell artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili nel museo, del 1960, 1964 e 1980. Dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Whitney ospita tutta l eredità dell artista: oltre 3000 opere tra dipinti, disegni e incisioni. A cura di Carter Foster, conservatore del Whitney Museum che ha concesso per l occasione il nucleo più consistente di opere, la rassegna, realizzata con il coordinamento scientifico di Carol Troyen,

vanta tuttavia importanti prestiti anche dal Brooklyn Museum of Art di New York, dal Terra Foundation for American Art di Chicago, dal Columbus Museum of Art e per la sede di Roma anche dal Newark Museum del New Jersey. Suddivisa in sette sezioni, seguendo un ordine tematico e cronologico, l esposizione italiana ripercorre tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi, fino al periodo classico e più noto degli anni 30, 40 e 50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall artista: l olio, l acquerello e l incisione, con particolare attenzione all affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora poco considerato nelle rassegne a lui dedicate. Le prime sezioni Autoritratti, Formazione e prime opere. Hopper illustratore e Hopper a Parigi illustrano un gruppo di promettenti autoritratti, le opere del periodo accademico e quindi gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino, come il particolare dipinto Soir Bleu (1914) mai più esposto dal 1914. La sala dedicata a La definizione dell immagine: Hopper incisore, con capolavori fra cui Night Shadows (1921) e Evening Wind (1921), mette in evidenza la sua tecnica elegante e quel senso di incredibile potenzialità dell esperienza quotidiana che riscuote grande successo e che segna l inizio di una felice carriera. Nella sezione titolata L elaborazione di Hopper: dal disegno alla tela, che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo di lavoro, viene presentato un gruppo significativo di disegni preparatori. Si potrà qui ammirare il percorso creativo di The Sheridan Theatre (1937), novità assoluta per la sede romana, oltre a quelli per Morning Sun (1952) e per il precedente New York Movie (1939), nei cui bozzetti si può vedere chiaramente come prenda forma la figura femminile: all inizio è quasi un ritratto della moglie Jo (sua unica modella) per poi giungere alla maschera del cinema - uno dei temi prediletti dall artista - assorta nei suoi pensieri e bella come una diva. Questa sezione svela quanto il realismo hopperiano sia spesso il frutto di una sintesi di più immagini e situazioni colte in tempi e luoghi diversi e non una semplice riproduzione dal vero. In mostra eccezionalmente anche uno dei suoi i famosi taccuini, l Artist s Ledger Book III, che riempiva insieme alla moglie, dove si vedono abbozzati molti dei suoi dipinti a olio. Nelle sale dedicate a L erotismo di Hopper la mostra riunisce invece alcune delle più significative immagini di donne in stati contemplativi, perlopiù nude o semi svestite, da sole e in interni, come nel bellissimo dipinto, da ammirare in più a Roma, New York Interior (1921 circa). Opere che insieme alle opere della sezione "L essenza dell artista. Tempo, luogo e memoria" illustrano al meglio la poetica dell artista, il suo discreto realismo e soprattutto l abilità nel rivelare la bellezza nei soggetti più comuni, usando spesso un taglio cinematografico, molto apprezzato dalla critica. Hopper è stato per lungo tempo associato a suggestive immagini di edifici urbani e alle persone che vi abitavano, ma più che i grattacieli emblemi delle aspirazioni dell età del jazz egli preferiva le fatiscenti facciate rosse di negozi anonimi e i ponti meno conosciuti. Tra i suoi soggetti favoriti vi sono scorci di vita nei tranquilli appartamenti della middle class, spesso intravisti dietro le finestre da un treno in corsa, immagini di tavole calde, sale di cinema, divenute delle vere e proprie icone, come testimoniano alcuni celebri capolavori esposti: Cape Cod Sunset (1934), Second Story Sunlight (1960) e A Woman in the Sun (1961) e in prima assoluta a Roma anche Seven A. M. (1948) e South Carolina Morning (1955). Hopper realizza inoltre notevoli acquerelli, durante le estati trascorse a Gloucester (Massachusetts), nel Maine, e a partire dal 1930, a Truro (Cape Cod). Difficile vedere il mare in quelle opere che raffigurano piuttosto dune di sabbia arse dal sole, fari e modesti cottage, animati da sensuosi contrasti di luce e ombra. Dipinti che evocano sempre delle storie pur lasciando irrisolte le motivazioni dei personaggi. La mostra è arricchita di un importante apparato fotografico, biografico e storico, in cui viene ripercorsa la storia americana dagli anni 20 agli anni 60 del XX secolo: la grande crisi, il sogno dei Kennedy, il boom economico. Un occasione dunque per capire meglio anche la nuova crisi di oggi e l America di Barack Obama.

11 VOLTI SELEZIONATI PER LA NUOVA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE A ROMA: donne, uomini e bambini sono stati scelti come testimonial di una mostra davvero per tutti. L evento Hopper ha visto realizzarsi un eccezionale coinvolgimento di pubblico grazie anche ad una originale e nuova campagna di comunicazione, realizzata prima a Milano e ora a Roma. Più di 2000 i partecipanti allo shooting del 18 dicembre in Galleria Alberto Sordi a Roma, dove i passanti sono stati invitati a farsi fotografare su un set fotografico allestito nel centro della città. Una eccezionale affluenza che ha portato alla scelta di 6 scatti, con 11 soggetti tra i più accattivanti ed espressivi. Soggetti che si possono vedere nei manifesti sui mezzi di trasporto urbano, dal 12 gennaio fino all'apertura dell'esposizione, con lo slogan L'artista preferito di (nome)? Edward Hopper! Tutte le foto scattate per la campagna, e autorizzate all'utilizzo, saranno inoltre proiettate in mostra. Organizzata e ideata da Arthemisia Group, in accordo con la Fondazione Roma, questa nuova campagna di comunicazione vuole guardare alle persone come soggetti attivi, piuttosto che come consumatori, al fine di creare un evento che sia prima di tutto un esperienza unica e coinvolgente per il visitatore. Le persone comuni sono protagoniste e testimonial dell annuncio della mostra di Edward Hopper, pittore della vita quotidiana per eccellenza. Un esempio creativo, popolare e unico nel suo genere, che ha dato modo al pubblico di esprimere il proprio amore per l'arte ed essere per la prima volta parte integrante di una campagna promozionale nata con e per i fruitori. Catalogo Skira Ufficio Stampa mostra Arthemisia Group Alessandra Zanchi M 349 5691710 az@arthemisia.it Ilaria Bolognesi M 393 9673674 ib@arthemisia.it T 02 6596888 T 0721 370956 Ufficio Stampa Catalogo Skira Lucia Crespi T 02 89415532-02 89401645 lucia@luciacrespi.it

SCHEDA TECNICA Titolo EDWARD HOPPER Sede Fondazione Roma Museo Via del Corso 320, Roma T 06 6786209 www.fondazioneromamuseo.it Date al pubblico 16 febbraio 13 giugno 2010 Promossa da Fondazione Roma Comune di Milano Cultura Arthemisia Group Una produzione Fondazione Roma Palazzo Reale, Milano Arthemisia Group In collaborazione con Fondation de l Hermitage, Losanna Organizzazione Arthemisia Group Questa mostra è stata organizzata in collaborazione con The Whitney Museum of American Art, New York Con il patrocinio di Comune di Roma Ambasciata degli Stati Uniti d America in Italia Mostra a cura di Carter E. Foster Con il coordinamento scientifico di Carol Troyen Katy Spurrell Progettazione allestimento IDEA Associazione Italiana Exhibition Designers a cura di Team Master Idea Allestimento Gamma Eventi Consulenza per la didattica Francesca Valan Servizi didattici Flumen Ufficio gruppi Ad Artem Catalogo Skira Sito internet www.edwardhopper.it Orario apertura Tutti i giorni dalle 10 alle 20 Lunedì dalle 10 alle 15 Venerdì e sabato dalle 10 alle 22 La biglietteria chiude un ora prima Biglietti Intero: Euro 10,00 Ridotto: Euro 8,00 Scuole: Euro 4,50 Biglietto famiglie: Euro 20,50 (nuclei famigliari da 3 a 5 persone) Diritto di prevendita Gruppi: Euro 1,50 Scuole: Euro 1,00 Informazioni e prenotazioni Charta Call center T199 202202 T0445 230304 Acquisto biglietti on line www.vivaticket.it Audioguide Discovery Audio Euro 5,00 a persona (disponibili in italiano o inglese) Ufficio Stampa mostra Arthemisia Group Alessandra Zanchi M +39 3495691710 - az@arthemisia.it Ilaria Bolognesi M+39 3939673674 - ib@arthemisia.it T +39 026596888 T +39 0721370956 press@arthemisia.it Ufficio Stampa catalogo Skira Lucia Crespi T +39 0289415532 +39 0289401645lucia@luciacrespi.it

IL DISEGNO DI HOPPER (estratto dal saggio in catalogo di Carter Foster) Edward Hopper ha dato vita a immagini dell America e della vita moderna così particolari da rendere la sua estetica una delle più riconoscibili di ogni altro pittore del ventesimo secolo. Comunemente noto per aver saputo esprimere un senso di solitudine e di isolamento, è stato anche uno degli artisti più innovativi nell esplorare la condizione urbana. Oltre al realismo al quale è stato sempre associato, la sua opera è attraversata da una ricerca pittorica e da un forte senso dell inquietante. La mostra italiana, che espone una selezione della collezione permanente conservata al Whitney Museum, illustra la carriera dell artista e propone altresì uno sguardo approfondito sulla sua elaborazione creativa. Una delle sezioni più importanti della rassegna è dedicata infatti alla scoperta del suo metodo di lavoro partendo dai dipinti e dai disegni. Hopper ha sempre disegnato e i suoi dipinti a olio erano quasi sempre preceduti da bozzetti preparatori, un aspetto poco conosciuto del suo lavoro. Disegnava spesso dal vero, che si trovasse a New York o in mezzo alla natura, in cerca di ispirazione per un quadro o del modo di sviluppare un tema che aveva destato il suo interesse; poi, una volta tornato in studio, faceva altri disegni. Aveva un idea molto precisa di come dovesse essere un opera d arte compiuta, senz altro qualcosa di totalmente risolto, non una fase di un processo, e i suoi disegni in fondo erano proprio questo. Eppure Hopper conservò quasi tutti i suoi disegni e questo fa capire quanto fossero importanti; tanto che costituiscono buona parte del lascito che sua moglie fece al Whitney Museum e nettamente quella più abbondante della sua intera produzione artistica. Lo dimostrano altresì i suoi Record books, i famosi taccuini che riempiva insieme alla moglie Jo, dove abbozzò molti dei suoi dipinti a olio che lo resero famoso. I disegni di Hopper possono essere suddivisi in alcune categorie essenziali: opere giovanili, opere degli esordi e studi accademici, illustrazioni, disegni dal vero e studi di figure, disegni di paesaggi ed edifici realizzati dal vero e studi per particolari quadri e incisioni. Le ultime tre categorie spesso si sovrappongono. Hopper utilizzava il disegno in modo abbastanza tradizionale e non c è da stupirsi nel trovare grandi studi compositivi in cui delineava i tratti principali di un quadro e studi dettagliati di singoli motivi decorativi e/o di figure, cosa del tutto normale per gli artisti della sua generazione che dipingevano a olio. L artista aveva fatto suo quest approccio accademico durante le lezioni dal vero al Whitney Studio Club, come attestano molti schizzi a olio di modelli risalenti agli anni della New York Academy of Art e un gruppo successivo di studi dal vero in gessetto rosso e nero, realizzati intorno a 1925. I suoi disegni non sono d altro canto troppo tecnici, molti dei suoi disegni della maturità tendono allo schizzo e all ombreggiatura; tanto che la sua matita preferita era la Conté crayon, che ben si prestava a sfumature e ombreggiature. Come disegnatore era un maestro straordinario. Nell uso della luce e del tono, poteva dare vita a sottili gradazioni dall effetto sublime e anche se non realizzò disegni compiuti da esporre come opere a se stanti, il grado di risoluzione dei disegni migliori li mette al livello dei suoi grandi capolavori. Per comprendere i disegni di Hopper è importante capire come egli elaborasse i temi dei dipinti a olio. Le sue storie notoriamente ambigue sono più interessanti per lo stato d animo creato che per i dettagli di quel che raffigurano. Hopper sviluppò infatti un numero relativamente ristretto di soggetti e batté sempre lo stesso territorio per decenni. L innovazione e la poesia dell artista risiedono nel suo modo di presentare le evocazioni astratte e atmosferiche di tempo, luogo e memoria. Attraverso i disegni, però, si può capire l infinito lavoro che compiva per raggiungere quel risultato. Partiva dal particolare per arrivare al generale: i dettagli di un luogo, per esempio, diventavano spunto per evocarlo senza rappresentarlo. I disegni sono esercizi mentali. Il ricordo è l intangibile, implicito tema di molte delle sue opere e il processo creativo dell artista reca le tracce di quelle reminescenze che diventano qualcos altro nella mente del pittore, una volta tornato al cavalletto del suo studio. Quando, nel corso degli anni Venti, cominciò a capire le proprie ambizioni (fare il pittore e vivere di pittura), il disegno era naturalmente uno dei modi possibili per esplorare il soggetto. Hopper uscì in cerca di soggetti da dipingere, invece di deciderli prima e poi andare a caccia di idee nel mondo reale. Anche se non esistono o non si conoscono disegni preparatori di tutti i suoi capolavori, per la maggior parte ne rimane un discreto numero. E facile presumere che Hopper avesse utilizzato disegni come guida per dipingere il quadro, una volta rientrato in atelier. Improvvisava ed esplorava sulla carta prima di dipingere e le sue copiose serie di disegni preparatori rivelavano sempre una soluzione in fieri alla sua trattazione del soggetto e della composizione. E le modifiche che quasi sempre faceva, anche

quando prendeva il mano il pennello, dimostrano come egli non smettesse mai di pensare a un quadro, non si fermasse pedissequamente all idea del bozzetto, non usasse mai il disegno come arido strumento tecnico. Questa mostra espone per la prima volta diversi capolavori di Hopper insieme ai fogli sui quali l artista aveva annotato le idee per realizzarli, permettendo così allo spettatore di entrare nel pensiero dell artista, tra questi Blackwell s Island (1928), Macomb Dam Bridge (1935), Dawn in Pennsylvania (1942) e Morning Sun (1952), oltre ai diversi disegni preparatori per il famoso Nighthawks (1942), esposti in prima assoluta.

HOPPER E IL CINEMA (estratto dal saggio in catalogo di Goffredo Fofi) Nel 1962 gli anni cinquanta appena conclusi Edward Hopper disse che se qualcuno volesse sapere che cos è l America, vada a veder un film che si intitola L occhio selvaggio. Vidi quel film a suo tempo in qualche festival e ne ho un ricordo confuso, ma certamente non mi sarebbe mai venuto in mente di collegarlo a Hopper. Affollato, semi-documentario, metteva in campo una giovane signora divorziata che cercava di riappropriarsi della propria esistenza vagando per Los Angeles tra ambienti e persone disparati, dal vero, accompagnata dalla voce di un poeta che fungeva in definitiva da suo angelo custode......l occhio selvaggio era certamente un bel film, che diceva molto sull America che mostrava. Ma cosa c entrava L occhio selvaggio, già dal titolo, con l opera di Hopper, così contenuta, controllata, apparentemente distante, fredda, attenta alle solitudini e non alle folle di una società in movimento, alle sue agitazioni scomposte e spesso frenetiche? Certamente l America o meglio: gli Usa tra anni cinquanta e sessanta era proprio quello, una ricerca non molto ordinata di nuove strade, dove sete di consumo e ansie di liberazione individuali e di vasti gruppi sociali ed etnici si mescolavano in modi confusi, ma dove movimento e speranza sembravano andare di pari passo. E Hopper era evidentemente abbastanza lucido, ormai uomo d età e d esperienza (morirà nel 1967), da saper vedere il nuovo e incuriosirsene. Nell ultimo grande dipinto, Two comedians, del 1965, rappresenterà se stesso e Jo, la compagna di una vita, la sua prima modella e la protagonista di tanti suoi quadri, intenti a salutare un pubblico il pubblico: la vita, i vivi del suo oggi e del domani dall alto di un palcoscenico, come due pierrot serenamente malinconici. Essi guardano verso di noi, sembrano sapere molto bene a chi si rivolgono. Ma, prima, cosa guardano, con attenzione ostinata e paziente, fuori della scena, oltre le finestre di uffici e alberghi e appartamenti, oltre le verande di vecchie case isolate di salda geometria, tanti personaggi di tanti altri dipinti hopperiani, se non la scena della natura, la scena della società, la scena della vita? Nell opera di Hopper c è un doppio movimento dell occhio non-selvaggio, anzi educatissimo: quello che va da fuori il quadro a dentro, e il suo contrario. C è l occhio che guarda dall esterno dentro le stanze i bar gli uffici, come da cinematografiche gru o da carrelli immobilizzati al punto giusto, il punto geometrico che solo l intuito del regista sa fissare (si vede il regista, dicevano i grandi registi hollywoodiani, da dove piazza la macchina da presa), ed è qui che l occhio della macchina diventa quello dello spettatore. E quest occhio a dare il massimo valore al rapporto tra i personaggi e l ambiente. Il regista Hopper interviene a collocare i personaggi e a decidere il posto della macchina e il suo movimento, ma Hopper è anche il fotografo che ha messo le luci e ne ha deciso l intensità, è lo scenografo che ha disposto gli oggetti, che ha ordinato i volumi. Il ciak è un immagine fissa, in cui i personaggi sempre pochi, quasi sempre silenziosi da dentro guardano verso il fuori, verso la natura e verso la civiltà e la cultura L occhio educato e controllato e per loro invisibile li guarda da una rispettosa distanza, molto spesso da fuori (oltre le vetrate e le finestre che li separano dal mondo), e spesso, molto spesso, sono loro a guardar fuori, ma mai in macchina come nella ritrattistica classica, nelle foto in posa. Cosa stanno aspettando, pazienti e in verità poco ansiosi? Forse, anche loro, un Godot? Certamente non un apocalisse, un evento sorprendente, una novità dirompente, forse, più semplicemente, aspettano pazientemente qualcosa, magari una cosa da nulla, ma chissà, che coroni la loro vita da nulla, e tuttavia una vita. Che dia un senso a una vita...... Del cinema noir Hopper assorbe il gusto per l immagine fredda e razionale, anti-barocca, e per la tensione che l immagine deve esprimere, anche architettonica, geometrica, alla Lang e alla Wilder. Ma egli è americano, la sua modernità si confronta con altri interni e con altri esterni, con altre metropoli e con altre praterie, e con altri miti, e sia le metropoli che le praterie americane sono ben più vaste di quelle europee, sembrano predisporre maggiormente alla solitudine proprio per la loro contraddizione: il massimo di folla nelle metropoli, il massimo di vuoto nelle pianure. La sua stessa metafisica è diversa, dettata da un puritanesimo di cui l Europa è andata via via perdendo l impronta, e da una modernità dirompente, dove la macchina ha la prevalenza sull uomo. C è differenza tra le piazze vuote di De Chirico e quelle di Hopper in comune hanno solo l attesa......come perduti in un popoloso deserto, i suoi personaggi siedono e aspettano, anche quando in luoghi di transito, provvisori. A volte è come se una zoomata cancellasse nel suo movimento di focalizzazione ciò che non interessa il regista, come se egli avesse isolato una persona, o due, o tre, raramente di più, puntando la sua attenzione solo su quella o quelle, facendo sparire con qualche artificio le altre. O, più semplicemente, avesse in partenza scelto la sua scena come consona a una sola presenza, o due, o tre, raramente di più: stanze d albergo, caffè notturni, sale d attesa, uffici, ristoranti, verande

Perfino i teatri, luogo della recita, scena affollata per eccellenza, sembrano escludere il pubblico, gli spettatori, la folla: conta chi è in scena, e in scena stanno in pochi, uno, due personaggi e magari la mascherina in platea, senza che il pubblico si veda. (Una derivazione evidentissima dai teatri di Hopper è in Lynch, soprattutto in Mulholland Drive, ma in una chiave decisamente più angosciosa, evidente, anti-hitchocockiana, di un neo-espressionismo da anni Duemila ).

BIOGRAFIA Edward Hopper nasce il 22 luglio del 1882 a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson a una quarantina di chilometri a nord di New York, da una colta famiglia di commerciante di tessuti. Nel 1900 entra alla New York School of Illustrating e un anno dopo alla New York School of Art, dove si dedica alla pittura con gli insegnanti più famosi di New York: William Merritt Chase, tra i principali rappresentanti dell impressionismo in America, e Robert Henri, figura guida della Ashcan School, che professava la diretta trasposizione della vita urbana in pittura. Dopo il diploma, Hopper inizia a lavorare come illustratore pubblicitario alla C. Phillips & Company. Nel 1906, compie il suo primo viaggio in Europa; visita Parigi, dove resta affascinato dalla tecnica degli impressionisti, e l anno successivo soggiorna a Londra, Amsterdam, Berlino e Bruxelles. Nel 1909 decide di tornare a Parigi per sei mesi, dipingendo a Saint-Gemain e a Fontainebleau, e nel 1910 si reca a Madrid. Fin dagli esordi Hopper è interessato a soggetti urbani e architettonici in cui inserire un unico personaggio, isolato e distaccato psicologicamente. Inoltre, mette a punto una tavolozza cromatica del tutto riconoscibile, finalizzata ad una resa originale della luce (ispirato dai capolavori di Rembrandt al Rijksmuseum). Mentre lo studio degli impressionisti, in particolare di Degas, gli infonde il gusto per la descrizione degli interni e per l inquadratura fotografica. D altra parte piuttosto che abbracciare i fermenti avanguardisti dei primi del Novecento, dal cubismo al futurismo, dal fauvismo all astrattismo, Hopper preferisce recuperare la lezione di importanti maestri quali Manet, Pissarro, Sisley e Courbet. Nel 1913 partecipa all Armory Show International Exhibition of Modern Art a New York e nel 1918 è tra i primi membri del Whitney Studio Club, fondato dalla scultrice ed ereditiera Gertrude Vanderbilt Whitney per sostenere gli artisti americani emergenti. Tra il 1915 e il 1923 Hopper abbandona temporaneamente la pittura, con cui non riesce a mantenersi, per dedicarsi all incisione, eseguendo puntesecche e acquaforti. Nel 1917 vede una grande mostra di incisioni al Metropolitan Museum of Art, con acqueforti di Turner, Whistler, Goya, Meryon e di artisti della cerchia di Henri, tra cui John Sloan che lo ispira particolarmente. È con l incisione che riceve i primi numerosi premi e riconoscimenti della critica e dalla National Academy of Design. Ma ottiene presto successo anche con i suoi acquerelli, partecipando alla mostra annuale del Brooklyn Museum nel 1923, dove presenta alcuni lavori estivi realizzati a Gloucester, nel Massachusetts, un villaggio di pescatori prescelto per le vacanze. Luogo frequentato da vari artisti, tra cui la vivace pittrice Josephine Nivison che sposa nel 1924, all età di quarantadue anni (lei quarantuno). Un matrimonio burrascoso ma indissolubile: Jo diventa la modella di tutte le sue figure femminili, oltre che la sua unica musa e portavoce. La casa al numero 3 di Washington Square, nel Greenwich Village di New York, dove Hopper abita dal 1913, diventa la dimora della loro vita. La mostra di Brooklyn (il museo acquista un suo acquarello per 100 dollari) lancia la carriera di Hopper che comincia ad esporre con regolarità. Al primo successo segue quello nell autunno del 1924 grazie al nuovo agente, Frank K. M. Rehn, che gli organizza una personale di acquerelli alla Galleria di Rehn, nella Cinquantaquattresima Strada della Quinta Avenue. Nel 1925 si sente abbastanza sicuro delle vendite e lascia il lavoro di illustratore. Alla fine degli anni Venti crescono la fama e le vendite per l artista e il suo realismo pittorico viene considerato come lo stile americano per eccellenza. Non più definito un incisore che dipinge, viene lodato per la capacità di esprimere quel senso di infinito, potenziale proprio dei soggetti più banali e comuni, e diventa per tutti il pittore della solitudine. Se negli anni Venti durante la villeggiatura a Gloucester e sulla costa del Maine continua a privilegiare la tecnica dell acquerello, a New York lavora quasi esclusivamente a olio e le tele dipinte nel suo studio fra la metà degli anni Venti e la metà degli anni Trenta, sono fra le sue opere più conosciute. Nel 1930 il Museum of Modern Art acquista House by the Railroad, il primo quadro acquisito dal museo che aveva solo un anno di vita e che, nel 1933, gli dedica la prima retrospettiva. Mentre il Whitney Museum of American Art compra per 3000 dollari Early Sunday Morning, che diventa il pezzo forte della collezione quando il museo apre i battenti nel 1931. Le opere di Hopper vengono esposte inoltre al Baltimore e al Cleveland Museum, al Carnegie Institute di Pittsburgh e alla Biennale di Venezia. Nel 1933 l artista acquista una casa a Truro (nel Massachusetts), nella penisola di Cape Cod, dove passerà sempre i mesi estivi, dipingendo ad acquerello e ad olio le dune, le case e i fari del posto, in opere come The House on The Hill, Cape Cod Evening o Cape Cod Morning.

Hopper dipinge per più di sessant anni. Nei primi anni Cinquanta, partecipa attivamente alla rivista Reality, fronte comune degli artisti legati alla figurazione e al realismo, che si contrapponevano all Informale e alle nuove correnti astratte. In quel periodo tiene diverse personali in musei prestigiosi, la più importante delle quali è la retrospettiva al Whitney Museum nel 1950. Riceve diverse lauree ad honorem ed entra all American Academy of Arts and Letters. Nel 1948 un sondaggio condotto fra i lettori della rivista Look lo annovera fra i dieci migliori pittori americani del momento e nel 1956 il Time gli dedica la copertina e un articolo intitolato Il testimone silenzioso. Le sue ultime opere risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando è già ultraottuagenario. Scelto per rappresentare gli Stati Uniti alla nona biennale di São Paulo, in Brasile, muore poco dopo, il 15 maggio del 1967. La moglie Jo lo segue nove mesi dopo e lascia l opera del marito, più di 3000 dipinti, al Whitney Museum of American Art.

ALLESTIMENTO STOP E MOTION Il team IDEA Associazione Italiana Exhibition Designers, è stata fondata nel 2006 dalla volontà di una selezionata compagine di qualificati progettisti di diffondere la cultura del progetto allestitivo, certificandone la qualità ed evidenziando le peculiarità di una disciplina interdisciplinare come l Exhibition Design che utilizza contemporaneamente i linguaggi dell architettura, della grafica e della comunicazione. Da subito gli Associati di IDEA hanno sentito la necessità di impegnarsi attivamente nell ambito della formazione e di trasmettere il loro sapere ai giovani progettisti, contribuendo a creare una figura professionale completa, in grado di gestire tutte le tematiche connesse al mettere in mostra. La prima azione di IDEA è stata, quindi, quella di istituire con il Politecnico di Milano un Master in Exhibition Design, interamente dedicato all Architettura dell Esporre, ormai giunto alla Terza Edizione. La coraggiosa iniziativa della Fondazione Roma di lanciare un Concorso di Idee diretto ai giovani progettisti di allestimenti, ha dato l impulso ad IDEA Associazione Italiana Exhibition Designers di costituire un team composto da allievi del Master che, sotto la guida di Tutor e coordinati dall Associazione, ha partecipato al concorso e si è aggiudicato l opportunità di progettare una mostra importante come quella di Edward Hopper. Il Team Master IDEA è composto da Augusta Grecchi, Saveria Petillo, Giorgio Radojkovic, Chiara Rubessi ed ha lavorato sotto la guida dei Tutor Luca Cendali, Angelo Jelmini e Anna Olewska, con la collaborazione di Francesco Murano per il Light Design e con il Coordinamento Organizzativo di Mario Mastropietro e Luisa Pandolfi, rispettivamente Presidente e Segretario Generale di IDEA Associazione Italiana Exhibition Designers. Il Concept Stop E-Motion L interpretazione della poetica di Hopper si è focalizzata sull analisi del rapporto Spazio-Tempo che caratterizza le opere dell artista dove lo spazio, descritto dalle architetture raffigurate e il tempo, scandito dalla luce sembrano creare una narrazione. I personaggi di Hopper si animano sotto lo sguardo dello spettatore, e, come attori davanti alla cinepresa, abbandonano la scena fissa del dipinto e iniziano una narrazione, che attribuisce loro non solo il presente, ma anche un passato e un futuro. La narrazione crea quindi una relazione diretta e continua tra l opera e chi la osserva, creando un flusso emozionale che investe lo spazio interno ed esterno al dipinto. La sintesi del processo narrativo di Hopper è quindi il passaggio dalla scena fissa allo spazio emozionale. Per questo motivo, attingendo al linguaggio cinematografico, abbiamo identificato due parole-chiave, che riassumono il concept allestitivo: STOP MOTION / STOP E-MOTION. Il progetto di allestimento vuole quindi accompagnare il processo di creazione dello spazio emozionale attraverso l esaltazione del rapporto che intercorre tra l opera e il visitatore. Di qui la scelta di far vivere alcune opere di Hopper attraverso la ricostruzione di uno spazio fisico che il visitatore può animare con la sua presenza, creando così spazi di relazione con l autore. Il Foyer Le scelte allestitive proposte si intrecciano con le suggestioni dell architettura del Museo Fondazione Roma e si pongono l obiettivo di ambientare le opere di Hopper nelle architetture del suo tempo e di coinvolgere il visitatore con alcune ricostruzioni spettacolari. Di qui la scelta di valorizzare la sala d ingresso, spazio importante della struttura museale, destinandola alla funzione di foyer multimediale, dove il pubblico verrà accolto ed emozionato con una ricostruzione scenografica ispirata al bar raffigurato nel dipinto di Hopper Nighthawks (1942), che vede esposti in mostra i suoi bozzetti preparatori. Il visitatore farà il suo ingresso in una suggestiva ambientazione notturna, arricchita da suoni e rumori ambientali, che racchiude in sé tutte quelle ricerche progettuali che vedono il foyer come un luogo: di transito, di sosta, di scoperta, di relazione, d informazione, di multimedialità. Uno spazio, dunque, che vede interagire più linguaggi con l intento di vivere anche al di fuori dell orario di visita, la sera per esempio, dando la possibilità di organizzare concerti ed eventi, legati alle tematiche della mostra.

Le sale Ogni sala è stata progettata, seguendo la scelta curatoriale di Carter Foster conservatore del Whitney Museum, con lo scopo di ricreare nel visitatore la sensazione di trovarsi in una cornice diversa. Ambientare le opere nel proprio contesto con una serie di ricostruzioni scenografiche concepite come gioco d interni ed esterni, riprendendo i luoghi cari all artista. La prima e la seconda sala, dedicate alle sezioni, Autoritratti e Formazione e prime opere. Hopper illustratore accolgono il visitatore in un ambiente che richiama l interno di un abitazione di fine 800, decorato da una boiserie ispirata alla stessa abitazione di Hopper. Nella terza sala, Hopper a Parigi, invece, il visitatore si ritroverà proiettato in una passeggiata lungo la Senna in plein air, dove un gioco cromatico di luci e colori riproduce l atmosfera di un tramonto parigino. Si continua verso la sala delle incisioni, La definizione dell immagine: Hopper incisore, dove l allestimento mette in evidenza la tecnica utilizzata e amata dall artista per poi approdare alla sala del Processo creativo, dove il visitatore guidato da una proiezione luminosa, avrà la possibilità di riprodurre uno o più bozzetti di Hopper, che conserverà come testimonianza personale della visita alla mostra. Lungo il corridoio sonorizzato che accompagna il visitatore in uno dei numerosi viaggi che Hopper fece, da Parigi a New York, il pubblico entrerà direttamente nella dimensione dello studio di Hopper, nella quinta sala, L elaborazione di Hopper: dal disegno alla tela. Attraverso l elemento costruttivo del lucernario, il visitatore verrà avvolto da una luce soffusa d ambientazione, la luce, quindi, come fil rouge ed elemento portante nella pittura di Hopper. Arriviamo, quindi, alla sesta sala, L erotismo di Hopper, dove l allestimento suggerisce un interno raffinato, che rimanda a un erotismo privato, quasi sussurrato. Per finire la nostra narrazione nella settima sala, "L essenza dell artista. Tempo, luogo e memoria", dove l allestimento suggerisce una veranda circondata da un cielo luminoso come illustrato nei meravigliosi dipinti di Hopper. Idea Associazione Italiana Exhibition Designers Via Mecenate 84/10-20138 Milano Tel. + 39 02 58328595 fax + 39 02 89075019 E-mail: direzione@ideassociazione.it www.ideassociazione.it

DIDASCALIE IMMAGINI IMMAGINI La riproduzione delle immagini è autorizzata solo ed esclusivamente nel contesto di articoli che riguardano la mostra e durante tutta la sua durata. Le immagini non possono essere in alcun modo modificate, soprascritte o sovrapposte da altri oggetti, tagliate o stampate al vivo. Le riproduzioni dovranno sempre essere accompagnate da didascalia (nella stessa pagina o nella pagina accanto), credit-line e copyright. The reproduction of these images is only and exclusively authorised to use for articles connected to this exhibition. The images cannot be altered in anyway, over-written or superimposed with other objects, cropped or trimmed for printing. Reproductions must always be accompanied by captions (on the same page or the next page), credit lines and the copyright. Sezione 1 Autoritratti 1_01 Self-Portrait (Autoritratto), 1903-1906 Olio su tela, 65,88 x 55,88 cm lascito di Josephine Nivison Hopper 70.1253 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Sheldan C. Collins 1_02 Self-portrait (Autoritratto), 1903 Olio su tela, 35,88 x 23,34 cm lascito Josephine N. Hopper 70.1650 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Jerry L. Thompson 1_08 Studies of Hands, (Studi di mani), s.d. Carboncino su carta, foglio 30,6 x 47,9 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.1535a-b the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Jerry L. Thompson

1_10 Hopper s Hat on His Etching Press, (Cappello di Hopper sul torchio per acquaforte), s.d. Conté crayon nera su carta, foglio 28,1 x 38,4 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.344 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Sheldan C. Collins 1_12 Novità a Roma Self-Portrait (Autoritratto), 1925-1930 Olio su tela, 64,14 x 52,39 cm New York, Whitney Museum of American Art Lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.1165 Fotografia di Geoffrey Clements Sezione 2 Formazione e prime opere. Hopper illustratore 2_12 The El Station (La stazione della sopraelevata), 1908, Olio su tela, 51,28 x 74,3 cm lascito Josephine N. Hopper 70.1182 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Geoffrey Clements 2_13 American Village (Paesino americano), 1912 Olio su tela, 65,72 x 96,2 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.1185 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Robert M. Mates 2_14 Queensborough Bridge (Ponte di Queensborough), 1913 Olio su tela, 65,7 x 96,8 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.1184 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Robert M. Mates

2_17 Boy and Moon, (Il ragazzo e la luna), 1906-1907 Penna, pennello, inchiostro nero, acquarello trasparente e opaco su carta, foglio 55,4 x 37,6 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.1349 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Geoffrey Clements Sezione 3 Hopper a Parigi 3_01 A Maquereau (Study for Soir Bleu) (Protettore, Studio per Soir Bleu), 1914 Conté crayon nera e carboncino su carta, foglio 26,8 x 21,3 cm lascito di Josephine Nivison Hopper, 70.318 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Sheldan C. Collins 3_02 Soir Bleu, 1914 Olio su tela, 91,4 x 182,9 cm lascito Josephine N. Hopper 70.1208 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Jerry L. Thompson 3_06 At the Café (Al caffè), 1906-1907 Acquerello e grafite su carta; foglio 30,2 x 24,1 cm lascito Josephine N. Hopper 70.1321 the Whitney Museum of American Art. Fotografia di Jerry L. Thompson