CENTRO ANTIVIOLENZA GOAP Uscire dalla violenza Wilma Geromella Michela Ulcigrai Associazione GOAP Trieste
Definizione di violenza domestica (Londra, Regno Unito, 2001) La violenza domestica consiste nell abuso di potere e nell esercizio di controllo da parte di un adulto, in genere maschio, su un altro adulto, in genere femmina, nel contesto di una relazione di coppia. Tale abuso può manifestarsi con diverse modalità, che possono includere violenza fisica, violenza psicologica o emotiva, abuso o violenza sessuale, isolamento sociale o l ostacolamento della libertà di decisione e movimento.
Confrontarsi con la violenza contro donne e bambini/e non è facile Come mi sento Di fronte alle situazioni di violenza i meccanismi di rimozione e difesa sono particolarmente forti È quindi ancora più importante essere consapevoli degli stereotipi che agiscono in noi quando abbiamo a che fare con la violenza contro donne e minori. Associazione Goap- Trieste
Gli stereotipi La maggior parte delle violenze contro le donne sono ad opera di sconosciuti. La violenza accade solo in contesti sociali svantaggiati. Gli uomini violenti non riescono a controllare i loro comportamenti. E sempre meglio tener unita la famiglia per il bene dei figli. I violenti sono malati.
I luoghi comuni Alcune donne meritano di essere maltrattate perché provocano. Se davvero lo volesse, una donna potrebbe sempre andarsene, se non lo lascia è masochista. Solo una piccola percentuale di donne subisce violenza intrafamiliare. Può essere un buon padre anche se picchia la madre. Il violento è un bruto, privo di attrattive e incapace di gesti di affetto.
GLI STEREOTIPI sul maltrattante l aggressività è un istinto maschile si tratta di uomini con problemi psichiatrici si tratta di uomini con problemi di dipendenze la malattia,l alcool, le droghe sono la causa della violenza La maggior parte degli uomini violenti sono stranieri (differenze culturali) e/o emarginati effetti: si giustifica il violento (attenuanti) si attenua illusoriamente la percezione del rischio.
La violenza domestica contro le donne secondo i Centri Antiviolenza è un fenomeno sociale e culturale legato al modo in cui si strutturano le relazioni tra uomini e donne nella società e, quindi, nella famiglia è una forma di controllo di un genere (maschile) su un altro (femminile), quindi è un meccanismo di subordinazione non è l espressione di una patologia o di una devianza, è un fenomeno sociale non individuale
Dati GOAP 2008,2009,1 sem. 2010 Autore della violenza Coniuge 180 41,9% Ex 86 20 % Convivente 73 17 % Fidanzato 18 4,2 % Padre 13 3 % Amico/conoscente 13 3 % Fratello 2 0,5 % Figlio 12 2,8 % Sconosciuto 5 1,2 % su 429 donne accolte
La nascita dei centri antiviolenza e delle case rifugio Hanno origine nei movimenti femministi degli anni 70; in Europa, il primo centro apre a Londra nel 1972. Sono nati come risposta politica e sociale al fenomeno della violenza contro le donne. In Italia nascono alla fine degli anni 80: Casa delle Donne di Bologna, Casa delle Donne Maltrattate di Milano. Negli anni 90 i Centri cominciano a essere riconosciuti e finanziati dalle Istituzioni. Oggi in Italia si contano circa un centinaio di Centri Antiviolenza, una cinquantina dei quali possiede una casa rifugio.
L Associazione G.O.A.P. Gruppo Operatrici Antiviolenza e Progetti Dal 1999 gestisce il Centro Antiviolenza di Trieste in convenzione con il Comune di Trieste e i comuni della Provincia di Trieste Dal 2002 gestisce anche due appartamenti di ospitalità per donne maltrattate per complessivi 14 posti letto Dal 2009 fa parte dell Associazione nazionale Di.re. Donne in rete contro la violenza
Le attività del Centro Antiviolenza Colloqui di accoglienza Informazioni legali Consulenze genitoriali e psicologiche Intermediazione con altri servizi Ospitalità in casa emergenza e/o rifugio segreto Gruppi di auto mutuo aiuto Attività con le/i minori di gruppo e individuali Laboratori di autostima per donne Formazione per operatori dei servizi Formazione nelle scuole Ricerca
Il LAVORO CON LE DONNE include varie aree Processo di analisi della violenza Piano pratico/materiale (denunce, affiancamenti,sostegno per ricerca casa,lavoro ) Ospitalità Lavoro con i bambini e le bambine Ricostruzione della relazione madre-figli Lavoro di rete con i servizi coinvolti
Il percorso di accoglienza analisi della situazione e di come si sta evolvendo analisi del livello di pericolosità della situazione la percezione del rischio da parte della donna valorizzazione strategie della donna per uscire dalla violenza decostruzione del senso di: isolamento insicurezza impotenza propria/onnipotenza del violento
Il ciclo della violenza Lenore Walker, 1979 1 fase: strategia della tensione. Minacce, insulti, denigrazioni, controllo sulla vita quotidiana. 2 fase: scoppio della violenza. L aggressione fisica vera e propria a seguito della quale, spesso, le donne cercano aiuto. 3 fase: luna di miele. Il violento teme di perdere la compagna, vuole ristabilire la relazione e cerca di farsi perdonare;si calma, talvolta chiede scusa, promette di non farlo più.
Le conseguenze psicologiche della violenza vengono minati il senso di sicurezza e la fiducia in sé e negli altri senso di impotenza isolamento confusione e difficoltà a prendere decisioni ansia e paura generalizzata (attacchi di panico) depressione e tentativi di suicidio disturbi alimentari anoressia e bulimia assunzione di droghe o di alcool disturbi del sonno disfunzioni sessuali e comportamenti sessuali a rischio
Violenza assistita Qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti (C.I.S.M.A.I., 1999).
Violenza assistita Nel 2003 nella definizione è sono stati inclusi anche: assistere a violenze di minori su altri minori assistere a maltrattamenti su animali domestici
Conseguenze sul minore Riproducibilità: chi assiste abitualmente a violenza e si abitua a vivere in un contesto violento tende poi ad agire comportamenti violenti. I comportamenti violenti possono venir percepiti come normali. I bambini tendono ad interiorizzare i modelli comportamentali genitoriali e possono identificarsi con il genitore maltrattante. A volte il padre violento può spingere direttamente i bambini ad agire violenza contro la madre o contro i fratelli, sollecitandoli nella manifestazione di aggressività.
Conseguenze nel rapporto con la madre Il bambino tende a proteggere il genitore maltrattato: inversione genitoriale: bambini adultizzati, iperautonomi, ansiosamente attaccati alla madre della quale si sentono responsabili, con difficoltà di separazione e con difficoltà di interagire con l ambiente esterno. Rischio di venir puniti per questo dal padre violento e/o di venir colpiti accidentalmente quando fungono da scudi. I bambini imparano che la donna è vittima e l uomo legittimato all uso della forza.
EFFETTI DELLA VIOLENZA ASSISTITA A LUNGO TERMINE Depressione Ansia Bassa autostima Dipendenze e abuso di sostanze Distacco emotivo Aggressività Passività Difficoltà di autoprotezione con tendenza ad essere vittimizzati
OSPITALITA donne con e senza figli Casa rifugio: ad indirizzo segreto e con tempi di permanenza lunghi Casa d emergenza: con permanenza di 45 giorni circa Casa Albergo: in accordo con le forze dell ordine in orari di chiusura del Centro
Alcuni dati dal 1999 ad oggi: Donne che hanno contattato il Centro 2141 Donne Ospitate nelle Casa Rifugio 134 Minori ospitati nelle Case Rifugio 116 Donne e minori ospitate nella Casa Albergo 61 e 23 * Da maggio 2010
Perché la donna maltrattata non se ne va? Paura delle reazioni del partner Paura di non essere creduta e/o sostenuta Mancanza di risorse materiali Senso d isolamento sociale/familiare Colpevolizzazione da parte della famiglia, delle istituzioni, dei conoscenti Sfiducia nella esistenza di un alternativa percorribile Tenere unita la famiglia Minimizzazione (ormai è passata)
SARA Spousal Assault Risk Assessment Sviluppato in Canada da Kroppe Hart(1996) E un metodo che permette di valutare il rischio di recidiva un passo avanti per prevenire l escalation di violenza può servire alla giustizia penale per le misure cautelari può servire alla giustizia civile per l ordine di allontanamento e per gli incontri protetti
Fattori di rischio di recidiva 1. gravi violenze fisiche /sessuali 2. gravi minacce di violenza, intenzione di agire violenza 3. escalation della violenza fisica/sessuale e delle minacce 4. violazione delle misure cautelari o interdittive
Fattori di rischio di recidiva 5. atteggiamenti negativi nei confronti delle violenze interpersonali e familiari 6. precedenti penali 7. problemi relazionali 8. problemi finanziari e status occupazionali 9. abuso di sostanze 10. disturbi mentali