IL COSTO DELL IGNORANZA INFORMATICA



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IL COSTO DELL IGNORANZA INFORMATICA Sabrina Rosci, labitalia.com, 17/03/2003 E pari a 15,6 miliardi di euro il danno che l Italia subisce ogni anno per la scarsa preparazione della forza lavoro all impiego delle tecnologie dell informatica e delle telecomunicazioni. A questa cifra si dovrebbero aggiungere altri 2 miliardi se non fossero decollate iniziative no-profit di alfabetizzazione informatica come quelle per il conseguimento della certificazione Ecdl (la patente del computer). Il dato è stato reso noto durante la presentazione del primo rapporto Aica (Associazione italiana per l informatica ed il calcolo automatico) Il costo dell ignoranza nella società dell informazione tenutasi presso l Università Luiss Guido Carli di Roma. I DATI DEL RAPPORTO Il Rapporto, realizzato in collaborazione con la Sda-Bocconi (Scuola di direzione aziendale), ha preso spunto dalle analisi dell Istituto nazionale di statistica della Norvegia che ha quantificato il tempo medio perso ogni settimana da un utente di Pc non specialista in 171 minuti: 38 per aiutare i colleghi in difficoltà con il pc, 22 per problemi di stampa, altrettanti n attesa di aiuto, 14 in manovre errate di accesso ai data base, 13 per tentativi impropri di accesso ad internet, 12 e 11 per problemi legati rispettivamente all uso maldestro E-mail e dei programmi di elaborazione testi e 6 per problemi legati ai virus informatici. Rapportando i 171 minuti persi ogni settimana ha detto Pierfranco Camussone, direttore dell area sistemi informativi della Sda Bocconi al tempo contrattuale e al costo medio del lavoro degli utenti generici in informatica in Italia, si ottiene il valore di 15,6 miliardi di euro. In Italia ci sono circa 6,7 milioni di lavoratori (classificabili come utilizzatori generici di strumenti di informatica quelli che li usano in modo non intensivo, mentre gli specialisti sono poco più di 2,5 milioni) che perdono 171 minuti la settimana per un totale complessivo di giornate di lavoro perse ogni anno pari a 114.570.000. Quest ultimo dato, al costo medio di 136 euro al giorno, porta appunto ai 15,6 miliardi di euro dichiarati come costo dell incompetenza informatica. Una stima del costo dell ignoranza per dimensione d azienda evidenzia, poi, che un azienda con 10 utenti sostiene annualmente un costo di 23.310 euro, cifra che sale a 116.550 euro in aziende con 50 utenti, a 233.100 euro nelle aziende con 100 utenti, a 1.165.500 euro ove gli utenti sono 500. La chiave di volta per risolvere questa situazione è la formazione. Per ridurre gli oneri dell ignoranza Ict ha spiegato Camussone è assolutamente necessario il coinvolgimento delle istituzioni e delle im-

prese. Certo le imprese devono anche organizzarsi meglio e aggiornare in continuo le dotazioni informatiche, ma lo studio ha confermato che è la formazione la vera leva per aumentare l autonomia e la produttività degli utenti di sistemi informatici. Nonostante questa evidenza, l informatica non è però, salvo in alcuni casi, disciplina curriculare nella scuola secondaria superiore in Italia. Anche nelle imprese risulta che in Italia l incidenza degli addetti che ha ricevuto almeno un minimo di formazione in materia non supera il 18%, contro il 28% dei paesi europei, il 55,6% della Danimarca, il 49,2% della Finlandia e il 46,1% della Svezia. L Italia si pone così al terzultimo posto nella graduatoria dei 15 paesi europei per incidenza della formazione di base informatica sulla forza lavoro. Fulvia Sala, che ha curato lo studio Aica, ha precisato come il mondo imprenditoriale continui a sottovalutare la formazione. L incidenza della formazione scolastica ha detto nel mondo delle imprese è pari al 17,9%, contro il 28% degli altri Paesi europei. Un discorso a parte merita la patente del computer Ecdl (European Computing Licence), standard europeo di riferimento per la certificazione delle competenze di base nell uso del computer. Il livello di diffusione del diploma sta aumentando per migliorare la propria attività lavorativa. Solo il 17% è però sollecitato dai propri datori di lavoro, il 74% ha meno di 30 anni, il 72% è diplomato e il 23% laureato. Il 43% non mai lavorato, il 53% è occupato in lavori di tipo occasionale, il 5% risulta disoccupato, mentre il 95% ha superato da più di due anni il giorno della sua laurea. Ma il diploma Ecdl serve? Le imprese italiane indicano di aver ricevuto benefici dal conseguimento dell Ecdl. Il 97% delle aziende manifatturiere ha dichiarato di avere riscontrato tangibili miglioramenti nella capacità d uso degli strumenti informatici, anche se poi parte di esse (63%) lamentano la conseguente richiesta di aggiornamenti tecnologici o (45% dei casi) un aumento dell uso del pc per fini personali. La conferma circa il recupero di produttività sul lavoro arriva poi direttamente anche dagli utenti, che nel 62% dei casi ha riscontrato di avere migliorato la qualità del lavoro svolto dopo il diploma. Importante è poi sottolineare la motivazione prevalentemente individuale (83% degli utenti) all ottenimento dell Ecdl. Tale fattore è più che evidente anche presso la popolazione disoccupata (18% del totale diplomati) che nel 90% dei casi ha conseguito l Ecdl pagando personalmente i corsi di riqualificazione. Il dato conferma la scarsa attenzione delle imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, al processo formativo, spingendo la maggior parte degli utenti ad acquisire conoscenze informatiche mediante iniziative personali. Luciano Conte, membro della Commissione europea, segretariato Esdis (gruppo di lato livello sulla dimensione sociale ed occupazionale della società dell informazione) ri-

portando durante il convegno tutte le iniziative europee nel settore della formazione, ha precisato come il Consiglio europeo si sia attivato per dotare ogni cittadino delle competenze necessarie per vivere e lavorare nella società informatizzata. Tra le strategie europee per l occupazione è previsto l avvio del processo di inclusione sociale, ovvero cogliere le potenzialità di una società basata sulla conoscenza e assicurare che nessuno venga escluso, considerando, in particolare, le esigenze dei disabili. Marco Cicogna dell Abi (Associazione bancaria italiana) ha sottolineato come anche nel settore del credito sia fondamentale il tema della formazione. Purtroppo esiste ancora ha detto un gap tra la norma e l attuazione della stessa, tuttavia ci stiamo attivando anche in ottemperanza alla recente riforma del lavoro. Con il nuovo contratto collettivo del settore le ore di formazione annue sono state portate a 50 per ogni dipendente bancario. Un primo passo dunque è stato fatto per promuovere il processo di informatizzazione del settore. Livio Zoffoli, direttore del Centro tecnico Rupa della Presidenza del Consiglio, ha ribadito la necessità di investire nell informatizzazione della pubblica amministrazione per migliorare la qualità della vita delle persone. Bisogna distinguere ha precisato tra la formazione per le persone che debbono progettare e per coloro che devono solo lavorarci. In proposito il prossimo 14 aprile parte il primo corso di gestione per l innovazione rivolto a 450 dirigenti di prima fascia. Andiamo verso il federalismo e, quindi, tutte le amministrazioni devono informatizzarsi. I pagamenti on-line devono essere offerti a prezzi inferiori. Il governo cerca anche di andare incontro alle esigenze delle famiglie prevedendo nella Finanziaria un contributo di 75 euro per tutte le famiglie che attivano un collegamento internet a banda larga. L importante è partire da un concetto fondamentale: imparo non perché devo, ma perché mi serve, nel lavoro e nelle esigenze familiari. Il vice presidente Federcomin Franco Patini (Federazione nazionale di Confindustria che rappresenta le imprese di telecomunicazioni radiotelevisione e informatica) ha riconosciuto che le società hanno una grave responsabilità nell investire pochissimo in formazione. Per quanto riguarda la formazione di tipo tecnico professionale ha detto - sono le aziende IT (25,5%) e i grandi gruppi bancari e assicurativi (18,4%) a trainare il mercato della formazione. Dal lato dell alfabetizzazione è invece la Pubblica Amministrazione, nelle sue componenti centrale (40,4%) e locale (17,5%), a svolgere il ruolo di traino. Settori coinvolti recentemente da un massiccio fenomeno di alfabetizzazione sono i trasporti e le utilities, che scontano una forte arretratezza di tipo tecnologico rispetto ai settori più evoluti. Tuttavia cresce poco la spesa per la formazione. Utenti e Net Company ha continuato Patini - dedicano alla formazione ICT

una spesa media rispettivamente di circa lo 0,4% e 0,3% del fatturato aziendale. La Pubblica Amministrazione Centrale ha speso in formazione, nel 2001, una cifra pari a 152 milioni di euro. Si prevede che una sempre crescente quota della formazione offerta al mercato sarà erogata attraverso modalità di e-learning, anche per un motivo di risparmio sui costi. Il vice presidente della Federcomin ha anche illustrato il progetto europeo Passso (partnership settoriale scuola della seconda opportunità) nato per recuperare la dispersione scolastica. Il progetto prevede una fase di accoglienza rivolta a tutti i giovani che vogliono frequentare le scuole libere e sperimentali (collocate attualmente a Foggia, Palermo, Reggio Calabria e Roma); un analisi delle competenze; una fase di rafforzamento delle competenze professionali, il raggiungimento dello standard prefissato delle competenze acquisite e l inserimento lavorativo tramite borsa di lavoro per il periodo di un anno. Per il direttore generale del Ministero dell Istruzione e della Ricerca, Alessandro Musumeci, il contributo che la scuola può dare al mondo della ricerca è molto importante anche alla luce della riforma recentemente approvata. Ci stiamo attivando ha detto per diffondere la cultura informatica non solo nella fascia scolastica, ma anche nella fascia lavorativa. In Italia i dati registrano un livello di bassa scolarizzazione: il 40% di popolazione adulta ha conseguito un diploma di scuola media secondaria, contro il 60% della Francia e l 80% della Germania; riguardo l università poi solo il 38,5% la terminano. Il problema non è solo l informatica, ad esempio l Italia è al 21 posto per il livello di conoscenze matematiche acquisite perché i docenti di matematica spesso non sono laureati in matematica. Per ovviare a questo utilizzando le tecnologie informatiche il Ministero ha introdotto un corso di matematica per studenti. Non è solo un problema di numeri ha osservato Musumeci - ma di qualità e quindi di verifica che quei soldi investiti vengano spesi bene. Solo un ragazzo su 100 dai 15 ai 18 anni partecipa a qualche tipo di tirocinio; di conseguenza il rapporto scuola-lavoro che è uno degli obiettivi principali del Miur è ancora tutto da raggiungere. Tornando all informatica mentre nelle scuole i pc stentano ad entrare, nelle case invece il livello è pari a quello europeo. La riforma della scuola cercherà di colmare questi gap incidendo sul sistema formativo e degli studenti e degli insegnanti stessi. Nella scuola ha aggiunto il direttore generale Musumeci l informatica verrà introdotta come materia curriculare a partire dalla prima elementare. Attualmente l uso del computer a fini formativi in Italia è il più basso del resto dell Europa. Gli insegnanti sono molto sensibili al problema, infatti oltre 182.000 hanno aderito ad un corso di formazione per docenti del Miur sulla problematica informatica, nonostante non ci fosse nessun tipo di vantaggio economico e nonostante la frequenza cadesse anche di sabato. I docenti

capiscono che il mondo dell istruzione sta cambiando e che devono innovare il loro modo di fare didattica. ANTICIPAZIONE RAPPORTO FEDERCOMIN Il vice presidente della Federcomin, Franco Patini, e il direttore generale del Ministero dell Istruzione e della Ricerca, Alessandro Musumeci, hanno annunciato per il prossimo 7 aprile la presentazione di un Rapporto sulle competenze professionali nel settore dell informatica. Nel Rapporto vengono analizzate le 19 aree professionali nelle tecnologie che sono state individuate a livello europeo. Nel rapporto per ogni area descritta vengono individuate le competenze fondamentali. Partendo poi dalle aree professionali si possono definire le figure professionali. Adottando questo metodo di lavoro si potranno definire le singole unità di competenze e le relative esigenze di formazione. Sabrina Rosci, 17/03/2003