Attività di prospezione archeologica sul sito di Podere Castellina (Scarlino, GR)



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Attività di prospezione archeologica sul sito di Podere Castellina (Scarlino, GR) LAP&T (Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento), Dipartimento di Archeologia, Università di Siena) La seguente attività di diagnostica archeologica eseguite dal Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) rientra nell ambito di una prima analisi di fattibilità per un futuro progetto di valutazione e valorizzazione del patrimonio archeologico medievale del territorio del Comune di Scarlino. Nell ambito di questa operazione è stata eseguita una rilettura delle notizie storico-archeologiche note per il territorio scarlinese e in particolare di quanto già individuato con precedenti attività di ricerca archeologica territoriale eseguite dal Dipartimento di Archeologia dell Unoiversità di Siena. Ad integrazione dei vecchi dati si è tenuto in considerazione anche quanto recentemente emerso durante le attività di ricognizione archeologica aerea promosse dal LAP&T nell ambito della XIV Summer School in Archeologia, tenutasi a Grosseto nel giugno 2005. Dall analisi di queste nuove informazioni sono emersi una serie di dati che hanno stimolato l approfondimento di indagine su un particolare sito individuato nell area sottostanteil paese di Scarlino. In occasione, infatti, di ripetuti voli aerei effettuati sul comprensorio scarlinese, erano state raccolte numerose immagini di un evidente anomalia potenzialmente archeologica (tipo crop-mark) nell area di Scarlino Scalo, nei pressi del Podere Castellina. Tale anomalia risultava costituita da almeno tre tracce circolari concentriche e da una quarta traccia di forma non definibile posta al centro delle altre. La prima parte del lavoro ha previsto la verifica della localizzazione dell anomalia stessa sulla carta IGM 1:25.000, partendo da un primo raddrizzamento e georeferenziazione della foto aerea obliqua eseguito come esercitazione didattica nell ambito della sopraccitata scuola. L incrocio tra i nuovi dati e le notizie conosciute ha permesso di verificare l estraneità dell area a quella battuta in precedenti indagini di archeologia territoriale, e di identificare invece il sito individuato da foto aerea con un anomalia già nota nell ambito dello studio aereofotogrammetrico delle foto verticali del volo GAI del 1954, effettuato da Marcello Cosci. Tuttavia, il nuovo studio ha evidenziato come sia nel caso dell analisi aereofotogrammetrica, che nella successiva trasposizione in ambiente GIS degli stessi dati, durante la catalogazione informatica dei siti archeologici della Provincia di Grosseto ai fini di tutela, è stato effettuato un errore di posizionamento sulla base IGM dell anomalia vista allo stereoscopio. Podere Castellina Fattoria La Vetricella Follonica Scarlino fig. 1 - Inquadramento su cartografia IGM e foto aerea (volo AIMA 1996), con sovrapposizione della cartografia archeologica puntuale (censimento patrimonio della Provincia di Grosseto).

In fig. 1 sono evidenz iati in rosso i siti archeologici noti da ricerche di survey, mentre in arancio i siti corrispondenti ad anomalie individuate con lo studio della foto aerea. Nel nostro caso, il punto arancio visibile corrisponde all anomalia riconosciuta da Marcello Cosci, riferibile ad un individuazione di anomalia corretta, ma erroneamente localizzata a terra (si vedano anche figg. 2 e 3). La stella rossa indica invece la corretta localizzazione dell anomalia e del sito dopo i sopralluoghi effettuati. Localizzazione errata Confronto tra il precedente studio di Cosci (sopra, sito n. 1463) e la nuova attività di ricerca del LAP&T (a lato). Emerge come ne fosse stata data un ipotesi interpretativa corretta (motta feudale toponimo Castellina), ma con un posizionamento topografico errato. I recenti sopralluoghi sembrano confermare l ipotesi interpretativa. fig. 2 Benché quindi si fosse già ipotizzato un collegamento tra la particolare forma dell anomalia (possibile motta medievale) e il vicino toponimo Podere Castellina, non ne era stata approfondita la validità e soprattutto non ne era stata effettuata la verifica a terra (o se effettuata, era risultata vana a causa dell errato posizionamento sulla planimetria IGM). Un primo sopralluogo effettuato dopo la corretta localizzazione dell anomalia ha consentito di individuare il sito in questione e di evidenziarne l elevato valore storico-archeologico. Il sito, infatti, si caratterizza già ad una osservazione sul campo per una particolare morfologia, essendo costituito da un lieve "rialzamento" pianeggiante di forma circolare che nel punto centrale si eleva per circa 2 mt sul piano di campagna circostante (si veda dettaglio a sinistra in fig. 3, DEM dell anomalia). Tale area circolare sopraelevata ha un diametro approssimativo di circa 70 mt, corrispondente alle due tracce più interne dell anomalia, mentre resta all esterno di questa, nel punto in cui il terreno riprende un andamento pianeggiante, l ultima traccia circolare: l estensione dell intera anomalia risulta essere di circa 1 ettaro.

fig. 3 In occasione del primo sopralluogo si è proceduto all osservazione di una parte del materiale ceramico portato in superficie dai recenti lavori agricoli, che ha consentito una prima valutazione del sito ed un inquadramento cronologico nei primi secoli del Medioevo. Successivamente, per prevenire la scomparsa della visibilità presente e eventuali interventi agricoli di risistemazione del suolo (tale eventualità è stata fin dall'inizio presentata dai curatori agrari del fondo), si è deciso di avviare come attività di ricerca del LAP&T un approfondimento di indagine in collaborazione con gli studenti del corso di Archeologia dei Paesaggi del Master in Archeologia del Polo Grossetano dell Università di Siena, attivo proprio nello scorso mese di Settembre 1. Nel corso di quella indagine sono state effettuate le seguenti attività: a) Ricognizione di superficie nell intera area di 1 ettaro, con raccolta di materiale eseguita per griglie di 10x10 mt 2. b) Prospezioni geofisiche con utilizzo di magnetometro su quattro griglie di 50x50 mt, corrispondenti a quasi tutta l area centrale dell anomalia. c) Rilievo tridimensionale della superficie del sito tramite uso di GPS centimetrico ad acquisizione continua. 1 Di questa attività sul campo è stata data ritardata comunicazione, prima verbale poi scritta, al funzionario di zona della Soprintendenza archeologica della Toscana (Dott.ssa Bianca Maria Aranguren Torrini). 2 Come comunicato alla Soprintendenza archeologica, tale materiale è attualmente depositato presso il Laboratorio Ceramologico del Dipartimento di Archeologia dell Università di Siena, per le doverose operazioni di ripulitura, inventariazione e primo studio tipologico.

I REPERTI 3 Le indagini finora condotte hanno permesso di confermare la prima valutazione in merito all eccezionalità del sito medievale individuato, e al suo valore per l analisi delle dinamiche storico-archeologiche dell area, tra Altomedioevo e Secoli Centrali. In particolare, una prima osservazione dei materiali raccolti sul sito, ceramici e non, di cui si sta avviando la catalogazione e lo studio tipologico, consente già di delinearne un primo inquadramento cronologico compreso tra VIII/IX e XI secolo d.c. Una prima analisi di inquadramento dei reperti ceramici, infatti, ha consentito di identificare le seguenti forme ceramiche: I. Forme aperte 1) Casseruola/Bacile ad orlo introflesso e ingrossato, superiormente piatto e decorato con onda incisa. Confronti: CANTINI 2003, Tav. 22, II.2.11, s.metà VIII-IX secolo d.c.; CANTINI 2005, Tav. 12, 4.54, s.metà VII-VIII secolo d.c. 2) Casseruola/Bacile ad orlo introflesso e piatto, confluente, con decorazione esterna a doppia onda incisa. Confronti: CANTINI 2003, Tav. 21, I.1.4-5, s.metà VIII-IX secolo d.c.; MARASCO 2002/2003, Tav.XXIX, I.2.1, IX-X secolo d.c. 3) Casseruola/Bacile ad orlo introflesso e arrotondato, ingrossato internamente. Confronti: CANTINI 2003, Tav. 21, II.2.2, s.metà VIII-IX secolo d.c.; II.2.3, X-XI secolo d.c. 4) Orciolo con bordo estroflesso, orlo squadrato, con decorazione incisa con motivo ondulato lungo il bordo interno. Confronti: GRASSI 2004, Tav. IX, II.4.2a, IX-X secolo d.c.; II. Forme chiuse 1) Olla con bordo estroflesso a tesa confluente e sezione triangolare, con labbro internamente appuntito. Confronti: GUIDERI 2000, Tav. V, n. 15, VII-VIII secolo d.c.; MARASCO 2002/2003, Tav.V, I.1.16, VII secolo d.c.; OLCESE 1993, p. 253, fig. 58, nn. 203-204, VI-VIII secolo d.c. 2) Olla con orlo molto estroflesso a tesa, priva di collo. Confronti: GUIDERI 2000, Tav. V, n. 10, VII-VIII secolo d.c.; MARASCO 2002/2003, Tav.IV, I.1.14-15, VIII-X secolo d.c. 3) Olla con orlo estroflesso con labbro arrotondato. Confronti: CUCINI 1989, p. 507, Tav. II, n. 24, IX secolo d.c.; GRASSI 2004, Tav. II, I.2.1, IX-X secolo d.c., 4) Brocca con ansa a nastro complanare all orlo, lieve insellatura interna e fascia esterna. Confronti: GUIDERI 2000, Tav. II, nn. 1-5, VII secolo d.c.; CANTINI 2003, Tav. 7, II.2.4.10-14, metà VII-IX secolo d.c. 5) Brocca bordo verticale, orlo arrotondato e leggermente ingrossato, con decoro a esterno inciso con motivo ondulato. Confronti: MARASCO 2003, Tav.LXXV, II.2.9, X-XI secolo d.c.; GRASSI 2004, Tav. II, I.2.4, X-XI secolo d.c. 6) Anfora con collo ad avvio verticale e ansa a nastro impostata sulla spalla. Confronti: MARASCO 2003, Tav. XCII, II.5.1a-b, VIII-IX secolo d.c.; PATTERSON 1994, p. 324, fig. 3, IX-X secolo d.c. Tra il materiale non ceramico è da segnalare il rinvenimento di numerosi chiodi, di due speroni da cavaliere, di una moneta romana fortemente usurata, di una moneta medievale in pessime condizioni (forse una moneta lucchese di XI-XII secolo d.c.), e di un frammento vitreo, identificabile in via ipotetica con un bordo di calice, forma Issings 3 Per l inventario di magazzino si veda in appendice.

111, orlo arrotondato e ingrossato internamente, con fili di vetro infusi all esterno, databile per confronti tra VII e IX secolo d.c. L'INDAGINE GEOFISICA La prospezione geofisica eseguita è la gradiometria, un applicazione del metodo magnetometrico particolarmente diffuso nella diagnostica archeologica. Questo metodo consiste nel misurare l intensità del campo magnetico terrestre e delle variabili locali che producono campi magnetici aggiuntivi. Generalmente possiamo ritenere ben visibili le anomalie prodotte dalla presenza di strutture costruite in laterizio, malta, intonaco, o attività produttive quali forni, fornaci, forge, ecc. Più difficile risulta la lettura, invece, di strutture come fossati, murature in pietra, costruzioni in materiale deperibile. La nostra esperienza realizzata sul sito della Castellina, mostra chiaramente come anche elementi materiali di questo tipo siano ben misurabili con tale strumentazione. Nella nostra indagine abbiamo effettuato misurazioni con risoluzione di un metro tra i profili e 50 cm circa lungo gli stessi, con ripetizione di ben otto griglie di misurazione, andando ad indagare sia l area corrispondente all anomalia individuata da foto aerea (corrispondente al maggior spargimento di manufatti), che le aree circostanti. fig.4 fig. 5 In figg. 4 e 5 sono ben evidenti le tracce individuate da foto aerea confrontate con i dati della prospezione con magnetometro. Nelle immagini seguenti vengono presentate alcune ipotesi ricostruttive delle tracce, con possibile individuazione di almeno tre gruppi di linee concentriche riferibili a fossati/palizzate, ed un anomalia centrale di forma rettangolare riferibile ad un probabile edificio. Da segnalare in questo caso la corrispondenza topografica tra l anomalia magnetometrica e la maggiore concentrazione di pietrame e malta sbriciolata.

figg. 6 e 7, tracce di possibili fossati e/o palizzate in legno, con ipotesi di sviluppo fig. 6 fig. 7 figg. 8 e 9, traccia rettangolare riferibile ad un possibile edificio. fig. 8 fig. 9 IPOTESI CONCLUSIVE La cronologia suggerita dai reperti recuperati sembra accordarsi bene anche con i dati ricavati dell'uso del magnetometro, che ha evidenziato tracce riferibili ad un insediamento fortificato di pianura, cinto da almeno tre linee concentriche di elementi difensivi/separatori (fossati e/o palizzate). L'individuazione, nell'area centrale del rialzamento di un possibile edificio in muratura rettangolare trova peraltro corrispondenza anche con quanto emerso dalla raccolta per griglie, che ha evidenziato nella stessa area l'elevata presenza di pietrame spezzato e con alto spargimento di malta di calce a grumi. I dati in nostro possesso permettono di ipotizzare per il sito archeologico della Castellina l'identificazione proprio con un insediamento altomedievale fortificato (forse in relazione ad una curtis), databile a partire almeno dal IX secolo d.c., reso eccezionale dal suo posizionamento in pianura. Tale localizzazione (gia di per se significativa in quanto testimonianza di una vivibilità a quel tempo della piana scarlinese) non è da escludere che possa essere messa in relazione con la presenza in quest'area degli estremi lembi del lago interno di Scarlino e con il passaggio a poca distanza (più o meno in corrispondenza con l'attuale Aurelia nuova) della principale

viabilità dell'intero comprensorio (Aurelia). La durata di vita dell'insediamento, per quanto in via preliminare, può essere limitata a non oltre l'xi secolo, sia sulla base dei materiali ceramici recuperati, che sulla totale assenza di elementi murari riferibili alla tradizione stilistica romanica. Anche in questo caso il dato, se confermato, troverebbe numerose corrispondenze con quanto già noto per la storia di altri siti altomedievali del territorio, perlopiù curtes, abbandonati nel corso dell'xi secolo, spesso dopo un tentativo di parziale incastellamento (si veda ad esempio il caso del vicino Poggio Castello, castello d'alma). BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO CANTINI F., 2000, Il materiale ceramico dell area 1000 del castello di Montarrenti (metà VII XIII secolo, Sami 2000, Firenze. CANTINI F., 2003, Lo scavo archeologico del castello di Montarrenti (Siena). Per la storia della formazione del villaggio medievale in Toscana (secc. VII-XV)., Firenze. CUCINI C., 1985, Topografia del territorio delle valli del Pecora e dell'alma, in FRANCOVICH R. (a cura di), pp. 147-335. CUCINI C., 1989, La valle dell Alma nel Medioevo, Follonica. FRANCOVICH R. (a cura di), 1985a, Scarlino. I. Storia e territorio, Ricerche di Archeologia Altomedievale e Medievale, 9/10, Firenze. GRASSI F., 2004, in BIANCHI G., Campiglia. Un castello e il suo territorio, Firenze. MARASCO L., a.a. 2002/2003, Il castello di Scarlino tra VII e XIII secolo. Elaborazione e analisi dello scavo archeologico, tesi di laurea, Università di Siena, relatore Prof. RICCARDO FRANCOVICH. OLCESE G., 1993, Le ceramiche comuni di Albintimilium. Indagine archeologica e archeometrica sui materiali dell area del Cardine, Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Sezione Archeologica Università di Siena, 35, Firenze.