PIANO GESTIONE DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE P.G.R.E.



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Transcript:

Comune di Arezzo (Provincia di Arezzo) PIANO GESTIONE DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE P.G.R.E. Decreto Legislativo 30 Maggio 2008 n 117 Oggetto: Progetto di coltivazione inerti e recupero ambientale di un area individuata nella carta delle prescrizioni Localizzative del PAERP alla scheda n 22 denominata Il PUGIO con i Lotti n 1 e 2. Ditta operatrice: Società INNOCENTINI SANTI & FIGLI S.r.l. Via Setteponti n 181 52100Arezzo Tel. 0575/381992 Fax 0575/980647 amministrazione@innocentinisanti.it P.I. 0145337051 Il tecnico: Arch. Enzo Sorbi c/o ARKISTUDIO P/zza S: Michele n 2 52100 Arezzo Tel. 0575/20650 fax 0575/300706 enzo@arkistudio.com

Arezzo: Maggio 2011 Sommario: 1)- INCARICATO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI 2)- AREA OGGETTO DELL INTERVENTO ESTRATTIVO 3)- AREA DEL CANTIERE ESTRATTIVO 3.1.)- Definizione aree interessate 4)- INDIVIDUAZIONE DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE 5)- MODALITA DI SCAVO E RIPRISTINO 6)-STRUTTURA DI DEPOSITO DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE 6.1.)-Procedure operative tipo 6.2.) Impianto di chiarifica 6.3.)-Tecniche ispessimento dei limi 6.4.)- Metodo di chiarifica Impianto il Maspino 6.5.)- Caratterizzazione dei limi 6.6.)- Classificazione di rifiuti 7.)- CONCLUSIONI Allegati: -Certificazioni SNF ITALIA -caratterizzazione dei limi

PIANO GESTIONE DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE P.G.R.E. Decreto Legislativo 30 Maggio 2008 n 117 1)-INCARICATO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI ( colui che è titolare ai sensi dell art. 2 del Dls 624/1996 soggetto fisico o giuridico che è titolare dell autorizzazione dell attività estrattiva di cui alla L.R. n 78/98 è anche incaricato della gestione dei rifiuti d estrazione) - MASSIMO INNOCENTINI, nato ad Arezzo il 10/08/1963 residente ad Arezzo via Fiorentina n 435, incaricato per la sicurezza ed in nome e per conto di Innocentini Santi titolare della Autorizzazione di cui alla L.R. 78/98 e Titolare della ditta INNOCENTINI SANTI & FIGLI s.r.l. 2)- AREA OGGETTO D INTERVENTO ESTRATTIVO La superficie interessata dal progetto ha un estensione di circa 17.980mq., si prevede una cubatura di materiale da asportare pari a circa mc 76.906.. Per chiarezza espositiva si sono suddivisi i terreni interessati all intervento in lotto operativi : Lotto N 1 Localizzazione: area sottostante il nucleo abitativo denominato il Pugio (attualmente in totale abbandono). Superficie interessata: mq. 13.322 Individuazione catastale: F. 35 part. 322,323,324,325,327 Proprietà: Innocentini Santi & Figli Impresa operatrice: Innocentini Santi & Figl Lotto N 2 Localizzazione: area posta in prossimità del nucleo di Patrignone posta in prossimità della conduttura del metanodotto lato Nord Superficie interessata: mq. 4.657 Individuazione catastale:f. 38 part. 77, 220,11,78,12,13,205 ( tutte parte) Proprietà: Innocentini Santi & Figli Impresa operatrice: Innocentini Santi & Figli Il P.G.R.E. in oggetto si pone i seguenti obiettivi: - ridurre al minimo i rifiuti d estrazione, attraverso il loro trattamento, recupero e smaltimento, nel rispetto del principio dello sviluppo sostenibile; - ridurre i quantitativi da mettere in deposito definitivo predisponendo un piano di coltivazione e ripristino che applica tecniche di lavorazione volte alla riduzione degli sfridi e modalità in cui non vengono usate sostanze inquinanti.

Per perseguire gli obiettivi sopra indicati si individuano le aree su cui si concentreranno gli interventi: -3)- AREA DEL CANTIERE ESTRATTIVO L area del cantiere estrattivo, oggetto del presente P.G.R.E., comprende tutti i terreni coinvolti nell attività estrattiva così come definiti dall art. 3 comma 1 lettera hh del D.L. n 117/2008. In tale superfici sono comprese tutte le aree individuate negli allegati dell atto autorizzativo previsto dalla L.R. 78/98 e che risultano gestite da un unico operatore. 3.1.)- Definizione aree interessate All interno dell area di cantiere estrattivo sono state individuate anche l aree interessate così come previsto dal Decreto Giunta Regione Tocana n 79 del 2/01/2001 che, nel caso specifico, comprendono: - A)- area di coltivazione L area di coltivazione delle ditte è individuata, particolareggiatamente, nella suddivisione in lotti elencati che così possono essere riassunti: - INNOCENTINI SANTI: mq.17.980 - B)- impianto di prima lavorazione L area dell impianto di prima trasformazione posto in Arezzo via Setteponti Loc. Il MASPINO, di proprietà della ditta INNOCENTINI SANTI & FIGLI, è escluso dall attuale PGRE perché, detto impianto, è sottoposto a specifico piano (PGRE) e relative autorizzazioni; pertanto l area dell impianto non rientra nell autorizzazione alla attività estrattiva di cui alla lettera i) del comma 2 dell art. 12 della LR 78/98 Tuttavia approfondiremo, in altra parte del presente Piano, tutte le problematiche legate alle strutture di deposito dei rifiuti d estrazione che sono presenti all interno di detti impianti. - D)-viabilità di cantiere I fronti di cava attivi, individuata dai lotti n 1 e 2, saranno serviti da una viabilità di cantiere che scorre su terreni già scavati e ripristinati ed è una viabilità che, evitando le strade vicinali esistenti, va a raggiungere, attraversandola, la strada Comunale di Campoluci. Da questa intersezione i cavatori hanno realizzato una nuova strada di cantiere che, dall area estrattiva del Pugio, giunge, attraversando il Triangolo delle cave, i rispettivi impianti di lavorazione. Per tutte le norme di gestione delle acque meteoriche di tali percorsi stradali si rimanda alla apposita autorizzazione ed alle modifiche proposte di modifica a seguito della presentazione della nuova intersezione della strada dei cavatori con la strada comunale di Campoluci ( Rotonda di Patrignone) Per completezza d informazione si specifica che per raggiungere l impianto del Maspino la ditta INNOCENTINI SANTI, dovrà obbligatoriamente percorrere un tratto di strada PUBBLICA che comprenderà un tratto della strada Comunale per Patrignone, la Rotonda del Maspino e un tratto della strada Provinciale dei Setteponti; complessivamente le strade pubbliche impegnate ammonteranno a ml. 1.140 La viabilità di cantiere prevista all interno della scheda n 22 e che serve tutte e due i lotti ammonta complessivamente a ml. 1.097, per cui calcolando un ingombro medio di ml. 8,00 la strada di cantiere, di pertinenza della ditta in oggetto, ammonta mq.8.776. La viabilità di cantiere esistente che dall intersezione con la strada Comunale di Campoluci porta fino alla progettata rotonda di Patrignone ammonta a ml.1.580 con un ingombro di mq.12.640 - E)- altre cave limitrofe In aderenza alle due aree individuate ( Lotto n 1 e Lotto N 2) è ancora, parzialmente attiva, l area estrattiva regolamentata dalla Autorizzazione Comunale n 03/2008 del Pugio; per la regolamentazione di tale area si fa riferimento allo S.I.A. approvato dal Comune di Arezzo. Specificando che la presente autorizzazione non modifica, almeno in questa fase, nessuna prescrizione prevista nella S.I.A. si ritiene che l area estrattiva ancora in corso, sia già regolarmente autorizzata e che pertanto, non debba concorrere al calcolo delle cave limitrofe.

Al contrario potrebbero rientrare in tale calcolo le superfici oggetto di una recente richiesta di Verifica di Assoggettabilità, avanzata dalla ditta RENONE AREZZO, che tuttavia interessa una superficie di circa mq. 9.442 Pertanto il calcolo totale delle superfici interessate all attività estrattiva in oggetto, sicuramente non supera i 20 ha. 4)- INDIVIDUAZIONE DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE Le norme dettate dall art. 3 comma 1 lettera d del D.L. 117/2008 definiscono i rifiuti d estrazione tutti i rifiuti derivanti da attività d estrazione, di trattamento e di ammasso di risorse minerali e dello sfruttamento delle cave. Tale definizione, applicata alle specifiche caratteristiche dell attività estrattiva presenti nella cava sopra individuata, comprende le seguenti tipologie di materiali: - sterili di copertura ( cappellaccio) - terreno vegetale - sterili presenti nella cava - materiale posto a discarica - limi di frantumazione Il primo approfondimento che è necessario effettuare è verificare se tali rifiuti d estrazione possono essere considerati rifiuti inerti. La normativa vigente stabilisce che i rifiuti d estrazione sono considerati rifiuti inerti quando soddisfano le condizioni dell art. 3 comma 1 lett. C) del D.L. 117/2008, tale definizione è stata modificata dalla L. 04/06/2010 n 96 che all art. 20 integra il comma sopra citato e per comodità espositiva riportiamo integralmente la definizione: c)- rifiuto inerte: i rifiuti che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tale da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luogo a percolati e la percentuale inquinante globale dei rifiuti, nonché l ecotossicità dei percolati devono essere trascurabile e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque superficiali e sotterranee. I rifiuti d estrazione sono considerati inerti quando soddisfano, nel breve e nel lungo termine, i criteri stabiliti all allegato III-bis. Inoltre, i rifiuti d estrazione sono considerati inerti quando rientrano in una o più tipologie elencate in una apposita lista approvata dal Ministro dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata. L allegato III-bis stabilisce i criteri per la caratterizzazione dei rifiuti di estrazione inerti. Per il giusto approfondimento riportiamo un estratto di detto allegato. 1)- I rifiuti di estrazione sono considerati inerti quando soddisfano, nel breve e nel lungo termine, i seguenti criteri: a)- i rifiuti non subiscono alcuna disintegrazione o dissoluzione o altri cambiamenti significativi che potrebbero comportare effetti negativi per l ambiente o danni alla salute umana; b)- i rifiuti possiedano un tenore massimo di zolfo. c)- non presentano rischi di autocombustione d)- il tenore dei rifiuti e segnatamente delle polveri sottili isolate dei rifiuti, di sostanze potenzialmente nocive per l ambiente o per la salute, in particolare ( segue elenco), è sufficientemente basso da non comportare, nel breve e nel lungo periodo, rischi significativi per le persone e l ambiente. Per essere considerato sufficientemente basso il tenore di tali sostanze non deve superare i valori limite fissati dall allegato 5 parte IV del d.l. 152/06 per la relativa destinazione d uso o i livelli di fondo naturali dell area. e)- i rifiuti sono sostanzialmente privi di prodotti utilizzati nell estrazione o nel processo di lavorazione che potrebbero nuocere all ambiente o alla salute umana. 2)- I rifiuti d estrazione possono essere considerati inerti senza dover procedere a prove specifiche se può essere dimostrato dall autorità competente che i criteri i cui al punto 1 sono stati adeguatamente tenuti in considerazione e soddisfatti sulla base delle informazioni esistenti o di piani e procedure validi. 3)- la valutazione della natura inerte dei rifiuti d estrazione è effettuata nel quadro della caratterizzazione dei rifiuti di cui all art. 5 comma 3 lettera a) e si basa sulle stesse fonti d osservazione.

Per stabilire se i rifiuti d estrazione prodotti nella cava denominata Il Pugio sono da considerasi rifiuti inerti, si ritiene, necessario, descrivere le modalità di scavo e ripristino che si intende realizzare in tale sito estrattivo. 5)- MODALITA DI SCAVO E RIPRISTINO Viste le particolari modalità con cui sarà svolta l attività estrattiva in tale zona ( suddivisione in 2 lotti) la ditta operatrici dovrà adattare, per ogni lotto d intervento, le linee guida sotto descritte. Il metodo proposto, è da ritenersi un metodo guida che, dovrà essere adattato alle varie situazioni, ma dovranno rimanere immutati i suoi concetti operativi e le sue linee guida generali. Sinteticamente il metodo di lavoro proposto, suddivide il lotto d intervento, in trance operative che, in linea generale, occuperanno una superficie estrattiva da circa 3.000 mq. a 5.000 mq. cadauna. PRIMA TRANCE OPERATIVA Per meglio analizzare gli interventi da realizzare si prevede di suddividere ogni singola trance operativa in tre fasi di lavoro che, sinteticamente, descriviamo: Prima fase di lavoro La prima fase di lavoro (tutte le operazioni per la messa in sicurezza del cantiere le rinviamo al DSS) prevede la rimozione di terreno vegetale che ricopre normalmente la risorsa naturale, il cosiddetto cappellaccio che ricopre tutta la trance operativa. Lo sterile di copertura esistente, la cui dimensione ha uno spessore medio di circa 1,50 ml, viene movimentato in due momenti successivi Il primo intervento prevede la rimozione dello strato di terreno fertile, per un altezza di circa cm. 0,50, che verrà accantonato nei bordi del futuro scavo a sufficiente distanza ( circa ml. 2,00) dallo stesso. La seconda operazione prevede la rimozione del secondo strato di terreno naturale fino alla scoperchiatura del renone naturale; tale materiale, terreno vegetale o suolo verrà, anch esso, accantonato lungo i bordi del fronte di scavo della rispettiva trance. Tale cumuli, se idoneamente collocati, potranno anche servire come barriera acustica a protezione di ricettori sensibili posti in prossimità dell attività ( vedere quella parte della relazione che parla d impatto acustico). Se tali cumuli dovessero svolgere questa funzione saranno realizzati così come previsto da tale normativa, pertanto l altezza di tale cumuli potrà variare in funzione delle problematiche acustiche che, caso per caso, si potranno presentare. La problematica principale a carattere ambientale di tali cumuli è preservarne le peculiari caratteristiche biologiche, il dilavamento e/o lo spolveramento delle sue superfici. Come spiegheremo successivamente, tali cumuli saranno usati nel ripristino dei terreni scavati, in tempi che non supereranno MAI i sei mesi dal momento dalla loro prima movimentazione. Pertanto per conservare le caratteristiche biologiche di tale terreni vegetali, per un periodo di tempo così breve, non sarà necessario applicare particolari accorgimenti e/o protezioni. Tuttavia, per una dovuta precauzione ambientale, si prevede che i cumuli di terreno naturale, una volta rimossi, possano essere idoneamente seminati. Tale intervento da una parte servirà a mantenere le sue precipue caratteristiche biologiche, dall altro eviterà lo spolveramento nei mesi estivi ed il ruscellamento nei momenti di pioggia abbondante. Inoltre, sempre a titolo assolutamente precauzionale, si prevede, quando i lavori si realizzeranno nei mesi estivi, di mantenere umidi tali cumuli, attraverso interventi con nebulizzatori mobili e/o annaffiature periodiche, pratiche sufficienti ad evitare lo spolveramento degli stessi nei periodi particolarmente siccitosi. Nei periodi piovosi, per evitare il dilavamento di materiale fine, si prevede di circondare il cumulo con una fossetta di scolo, sufficientemente grande da fermare il dilavamento delle acque piovane permettendo, inoltre, l assorbimento progressivo delle acque piovane nel sottosuolo. Seconda fase di lavoro La seconda fase di lavoro, della durata di circa un mese, svilupperà le parte di escavazione vera e propria, sempre all interno della trance individuata. La trance estrattiva su cui l impresa lavorerà, sarà grande circa, 1.000 metri quadrati e sarà suddivisa e organizzata così come previsto dal DSS. Non sono previsti interventi mitigatori perché la risorsa naturale è, in questa fase, sempre costantemente umida.

Terza fase di lavoro La terza fase inizierà solo dopo che sono stati asportati almeno i primi duemila mq. di renone e che potrà durare, a seconda della grandezza dell impresa, dai 15 ai 30 giorni lavorativi. La fine di tale fase segna, praticamente, l inizio delle operazioni di ripristino, e prevede la messa a dimora di circa cm. 50 di limo proveniente dai rispettivi cantieri di trasformazione, poi verrà realizzata la stesura del terreno vegetale precedentemente accantonato in cumuli differenziati. L ultima operazione di ripristino prevede la ricollocazione sul fondo cava del terreno fertile anch esso accantonato in apposito cumulo. L intervento si completerà con la realizzazione degli scoli agrari, supportato dalle relative pendenze, che determineranno le future aree di coltivazione agricola. I terreni con le operazioni sopra descritte sono pronti alla coltivazione agricola anche biologica. Praticamente la coltivazione agricola inizierà solo quando tutti gli altri territori circostanti saranno scavati e ripristinati. Tali terreni non presenteranno nessuna problematica ambientale perché verranno subito infestati da erbe naturali che eviteranno sia il dilavamento che lo spolveramento. Tale metodologia di ripristino è valida soprattutto per i ripristini pianeggianti, mentre per la realizzazione delle gradonate e/o dalle scarpate, così come e dove previste dal progetto ambientale, sarà necessario incrementare i terreni vegetali, precedentemente accantonati, con altro terreno vegetale proveniente dai cantieri edili posti fuori dall area di cava. La gestione di tali materiali è indiscutibilmente molto delicata ed è gestita dalla azienda INNOCENTINI SANTI & FIGLI, secondo le prescrizioni dell art. 186 del DD.L. 152/2006 così come modificato dal D.L. n 4/2008 e modifiche successive che tratta le cosiddette rocce e le terre da scavo. Inoltre l Amministrazione Comunale di Arezzo, oramai da molto tempo, ha imposto una metodologia operativa molto articolata e complessa sia per chi produce tali materiali, sia per chi li accoglie in cava. Certamente tale materia ha ancora bisogno di ulteriori approfondimenti e chiarimenti operativi perché, al momento attuale, troppe responsabilità e di conseguenza troppi rischi ambientali, ricadono su coloro che accolgono in cava tali inerti. SECONDA TRANCE OPERATIVA Come descritto in precedenza quando la ditta operatrice, praticamente, è a metà di una trance operativa, inizia la fase di ripristino. Pertanto la falda risulta essere poco protetta solo per una superficie ed per un periodo di tempo estremamente limitato. Quando l operatore dovrà ancora scavare, circa, 1.000/2.000 mq, lo stesso potrà iniziare a lavorare su di una nuova Trance operativa. La metodologia di questa nuova trance sarà uguale a quella descritta nei paragrafi precedenti. Siamo pertanto di fronte a rifiuti inerti (perché così ridefinisce la legge) provenienti da terre non inquinate, derivanti da operazioni di estrazione di inerti naturali che stanno in deposito per un tempo molto limitato e che vengono completamente riutilizzati nelle attività di ripristino. Tali materiali non necessitano di specifica caratterizzazione perché vengono movimentati come inerti naturali nell ambito dello stesso cantiere. I limi di frantumazione coinvolti nell operazione di ripristino comportano un approfondimento delle tecniche operative attuate all interno degli impianti di trasformazione primaria di proprietà delle stesse ditte operatici. L attuale P.G.R.E., pertanto, analizzerà tutte le complesse fasi di tale lavorazione, specificando, fin d ora, che tali inerti, prima di essere impiegati in cava, saranno sottoposti a specifica caratterizzazione e solo dopo potranno essere considerati anch essi rifiuti inerti. 6)-STRUTTURA DI DEPOSITO DEI RIFIUTI D ESTRAZIONE Per individuare tali strutture di deposito dei rifiuti d estrazione si rende necessario analizzare come sono organizzati e lavorano gli impianti di trasformazione primaria di proprietà della ditta Innocentini santi & Figli. con impianto di trasformazione posto Via setteponti Loc. Il Maspino Arezzo Per comprendere cosa è una struttura di deposito dei rifiuti d estrazione ci siamo basati sulla definizione dall art. 3 comma 1 lettera r del D.L. n 117/2008 che definisce le strutture di

deposito dei rifiuti d estrazione come: qualsiasi area adibita all accumulo o al deposito dei rifiuti d estrazione, allo stato solido e liquido, in soluzione o in sospensione. Tali strutture comprendono una diga o altra struttura destinata a contenere, racchiudere, confinare i rifiuti d estrazione o svolgere altre funzioni per la struttura, inclusi, in particolare, i cumuli e i bacini di decantazione Sulla base di tale definizione le strutture di deposito sono state individuate all interno degli impianti di trasformazione primaria, in particolare nel settore operativo definito chiarifica degli inerti sottoposti a lavorazione. Il settore operativo denominato chiarifica comprende anche tutte le aree dell impianto destinate a bacini di decantazione. Con la successiva trattazione cercheremo di evidenziare una metodologia di lavoro generale sostanzialmente simile a tutti gli impianti di trasformazione presenti nel territorio aretino, evidenziando, fin d ora, che esistono notevoli differenze quantitative, organizzative, tecnologiche ed operative che caratterizzano e qualificano gli impianti l uno dall altro. 6.1.)-Procedure operative tipo L inerte naturale, proveniente dalla cava, viene direttamente caricato su tramogge ed attraverso nastri trasportatori, viene sottoposto a una serie di lavorazioni tipo vagliatura, frantumazione, lavaggio. Questa prima lavorazione primaria viene effettuata ad umido utilizzando una grande quantità di acqua; tale operazione origina una sospensione di acqua e limo che viene convogliata verso l impianto di chiari-flocculazione. Le acque utilizzate per il lavaggio degli inerti naturali di cava vengono costantemente riusate, perché è stato realizzato un ciclo chiuso delle acque di lavorazione; in pratica si lavora, il più possibile con la stessa acqua reintegrandola solo quando necessario. 6.2.) Impianto di chiarifica Il reparto chiarifica ha il compito di separare l acqua proveniente dalla lavorazione dalle particelle limose presenti nell inerte naturale. Tali materiali inerti (limi) sono estremamente mutevoli sia per quantità che per qualità e dipendono, fondamentalmente, dalle caratteristiche naturali del materiale estratto ; generalmente il limo è composto da particelle molto fini e con una presenza di parti argillose molto consistenti. L impianto di chiarifica esiste in tutti e tre gli impianti differenziati gli uni dagli altri sia per la quantità di materiale lavorato giornalmente, sia per tecnologie applicate. Particolarmente significative sono le differenze nella metodologia operativa riguardante la seconda fase della chiarifica. L impianto di chiarifica infatti è suddiviso in due parti: la prima prevede, che le torbide limose provenienti dal lavaggio degli inerti vengano convogliate verso un chiari-flocculatore a sezione cilindrica posto vicino alla lavorazione primaria. Per rendere più rapido tale processo di separazione delle torbide vengono usati dei flocculanti che velocizzano il deposito dei limi sul fondo del chiarificatore. Il flocculante usato è un flocculante anionico a base di Poliacrilammide (DRYFLOC 954) prodotto dalla SNF Italia. Nelle verifiche effettuate dai tecnici ARPAT, è stato sottolineato che il monomero acrilammide è una sostanza classificata come pericolosa con frasi di rischio R45, R46 ( 2 per lo IARC- probabile cancerogeno), pertanto per le quantità utilizzate e per il livello di concentrazione del monomero acrillammide, l ARPAT segnalò che l uso di tali materiali: non consentono di escludere la possibilità che l uso di detto additivo possa determinare una contaminazione delle acque. A seguito della segnalazione di tale rischio, sia pure potenziale, immediatamente sono state realizzate sia direttamente dall ARPAT che dagli stessi operatori, tutta una serie di analisi sia delle acque di lavorazione, dei laghetti di presa che dei limi di lavorazione ed anche nelle acque di falda. TUTTE le analisi per ricercare tale monomero non hanno individuato tracce dosabili. Pur tuttavia gli operatori, applicando il principio di lavorare nella massima sicurezza ambientale, hanno immediatamente sostituito il flocculante usato con un altro flocculante ( DRYFLOC 973 PWG) normalmente usato nell industria alimentare ed in particolare negli impianti di potabilizzazione dell acqua. Si allega alla presente tutta la documentazione scientifica fornita dalla ditta fornitrice di detto materiale ( SNF ITALIA) Inoltre, attraverso, una più approfondita analisi delle operazioni da svolgere all interno dell impianto di trasformazione, sono state radicalmente ridotte anche le quantità d impiego di detto materiale. Va da se che tale riduzione è molto più accurata e certa quando vengono usate regolazioni

elettroniche ( ed è il caso dell impianto del Maspino) e non basandosi sull esperienza pratica di addetti pur particolarmente specializzati. Infine si è previsto di intervenire sui laghetti di presa dell acqua di lavorazione. Infatti per i laghetti esistenti è stato presentato, al competente ufficio della Provincia, un progetto per le relative autorizzazione in cui, gli stessi, vengono completamente esclusi dal ciclo delle acque di lavorazione. Per salvaguardare la falda, che tuttavia, al momento attuale, non presenta nessuna traccia di detto materiale, si è prevista la realizzazione di specifici laghetti di presa o isolati artificialmente o realizzati attraverso apposite vasche in c.a., che fungeranno, anche, da riserva per le acque di lavorazione impiegate nell impianto. L insieme degli interventi di mitigazione sopradescritti, confortati dalle varie analisi che si sono succedute in questi ultimi anni, si pensa che possano rendere NON necessario realizzare una impermeabilizzazione artificiale dei laghetti di limo paventata dall ARPAT. Per i laghetti di limo, in qualsiasi metodo siano realizzati, non pensiamo siano necessari interventi di impermeabilizzazione artificiale. Primo perché è difficile operativamente realizzarli, secondo perché, comunque, esiste sempre uno strato di limo (sempre particolarmente argilloso) che separa tali laghetti dalla soggiacenza massima della falda, terzo perchè i limi una volta essiccati, vengono sempre costantemente caratterizzati. Su questo aspetto, comunque, siamo in attesa delle prescrizioni congiunte Arpat/Provincia/Comune/USL a cui, ovviamente, ci adegueremo. 6.3.)-Tecniche ispessimento dei limi La seconda fase della chiarifica consiste nello spingere l acqua, ancora mista a limo, ( il rapporto è circa del 70% di acqua del 30% di sostanze solide) verso delle grandi vasche naturali (laghetti di limo) poste, normalmente, non troppo distanti dall impianto. In tali laghetti si completa la separazione tra acqua e limo attraverso un processo di decantazione naturale, in altre parole senza interventi chimici da parte dell uomo. Il limo si deposita sul fondo del laghetto mentre l acqua chiara, affiorante nei laghetti, va ad alimentare, attraverso un sistema di canalizzazioni e di pompe, il laghetto e/o deposito d alimentazione acque chiare posto in prossimità dell impianto. I vari bacini di limo, una volta riempiti, per evaporazione, si essiccano fino a raggiungere la consistenza tale da poterli movimentare attraverso normali automezzi; tali materiali potranno essere trasportati in cava e riusati nei ripristini previsti dal progetto ambientale, ma potranno, anche, essere venduti ed impiegati nelle varie attività edilizie che richiedono l impiego di detto inerte. Il laghetto una volta svuotato potrà essere riempito con la stessa metodologia. Quella descritta è l attuale metodologia operativa ma, fino a pochi anni fa, non essendo presente il chiarificatore, tutto il processo di chiarifica avveniva con il metodo naturale dei laghetti di decantazione dei limi, pertanto gli impianti, per poter funzionare, avevano bisogno di superfici ancora più grandi di quelle sopra descritte. Tale metodo di lavoro portava con se grandissimi problemi ambientali specie nei confronti delle aree circostanti in particolare se abitate; solo per ricordarne alcuni: acqua sostanzialmente quasi ferma, perciò richiamo d animali più o meno nocivi, ampie zone molto pericolose sia per gli uomini che per gli animali, sviluppo eccessivo d erbe lacustri, ecc. Tale metodo, inoltre, comportava un altro grave problema industriale, la perdita per infiltrazione ed evaporazione di notevoli quantità d acqua di lavorazione. Il pregio fondamentale era che, tutta la fase del processo di decantazione e chiarificazione era assolutamente naturale. L abbandono, almeno in parte di tale metodologia naturale, si è, per così dire, differenziata tra le varie imprese operanti nel settore; tutte le imprese hanno realizzato la prima fase della chiariflocculazione, ma si sono notevolmente differenziate nell applicazione della seconda fase. Tale applicazione, tuttavia, a contribuito a ridurre significativamente le superfici a servizio di tali impianti. 6.4.)- Metodo di chiarifica Impianto il Maspino Il metodo di chiarificazione sopra descritto subisce una sostanziale modifica nell impianto del Maspino condotto dalla ditta INNOCENTINI SANTI & FIGLI. In tale impianto le acque che sfiorano dal chiari-flocculatore vanno ad alimentare due vasche di accumulo della torbida grandi di circa 150 mc. cadauna. Da tali depositi la torbida viene trasferita in una centrifuga ( Decanter) dove, con l aiuto di ulteriore flocculante ( sempre quello usato per alimenti) viene completata la disidratazione del limo. In pratica si realizza un limo con un contenuto di acqua sufficientemente limitato e tale da

renderlo, come detto, palabile. Tale limo viene conservato in cumuli da cui l impresa preleva materiale per trasportarlo in cava e riusarlo nei ripristini. In parallelo a tale impianto la ditta INNOCENTINI ha realizzato un area idonea per l ispessimento dei limi, tale zona è formata da n 7 laghetti di circa 1400 mc. ciascuno, sufficienti per realizzare in piccolo il sistema di disidratazione naturale spiegato nelle parti precedenti del presente PGRE. Tali bacini sono stato progettati e realizzati con bordi posti a circa 50/1,00 cm. dal piano di campagna, separati l uno dall altro da sdivisori in terra compattata, comunque, sufficientemente larghi da poter essere percorsi da una ruspa e/o altri mezzi meccanici che, quando il laghetto è palabile, provvedono a svuotarlo, caricando il materiale su automezzi che provvedono a trasportarlo nei luoghi destinati. Tale metodo è, nel contempo, integrativo e sostitutivo alla centrifuga esistente, assolutamente indispensabile in caso di rottura o di manutenzione della centrifuga stessa. Il quadro finale di questa operazione è che la ditta avrà a disposizione più acqua per la lavorazione, meno perdite dovute al trasporto ed alla evaporazione e limo, immediatamente, palabile ( umidità intorno al 30%). A seguito di questa scelta industriale la ditta Innocentini, oltre ad effettuare un ingente investimento economico, ha dovuto riorganizzazione i piazzali di lavorazione che hanno dovuto accogliere dei nuovi cumuli da commercializzare e non solo da riusare in cava, d inerte lavorato di granulometria finissima. La metodologia lavorativa sopra descritta applicata nell impianto di chiarifica sopra individuato e applicata anche ai bacini di decantazione sopra descritti non creerà pregiudizio alla salute umana, sia perché: - saranno periodicamente caratterizzati pertanto non conterranno rifiuti classificati come pericolosi; - saranno settimanalmente controllati da operatori che vi svolgeranno le normali operazioni di manutenzione e di adeguamento sia delle condutture di limo che delle pompe di prelievo dell acqua chiara; - saranno regolarmente recintati e l accesso vietato ai non operatori; - non creeranno ambienti umidi permanenti perché usati per un periodo di tempo molto limitato; - presenteranno acqua costantemente in movimento senza formare ristagni ed impaludamenti; - non vi crescerà vegetazione infestante; - non saranno il ritrovo di animali se non di piccolissima taglia; - non emaneranno odori di nessun genere; - non saranno posti in prossimità di abitazioni; - non inquineranno la falda; - non danneggieranno il paesaggio tenuto conto che siamo all interno di un impianto di trasformazione materiali inerti; - non creeranno pregiudizio permanente all ambiente perché entro pochi anni saranno sostanzialmente ridimensionati e torneranno alla loro originaria funzione agricola; - il guasto o il cattivo funzionamento di tali bacini non potrà causare incidente rilevanti. 6.5.)- Caratterizzazione dei limi A norma dell allegato I del D.L. n 117/2008 si è provveduto alla caratterizzazione dei limi di lavorazione Allegati alla presente La caratterizzazione dei rifiuti ( in base all allegato I ) deve contenere i seguenti elementi : - descrizioni delle caratteristiche chimico e fisiche dei rifiuti da depositare a breve e lungo termine, con particolare riferimento alla loro stabilità alle condizioni atmosferiche/metereologiche di superficie e del tipo di minerale trattato - classificazione dei rifiuti ai sensi della decisione 2000/532/CE con particolare riguardo alle caratteristiche di pericolosità - descrizione sostanze chimiche utilizzate nel trattamento e la relativa stabilità - descrizione dl metodo di deposito - sistema di trasporto dei rifiuti estrazione (vedi parere ARPAT)

6.6.)- Classificazione di rifiuti - classificare la strutture di deposito dei rifiuti secondo le previsioni dell allegato II cioè in base ai criteri definiti dal Dlgs 152/2006 e dalla direttiva 2000/532/CE -che la struttura di deposito non è classificabile nella categoria A perché: - il guasto o il cattivo funzionamento non può causare incidente rilevante ( dimostrare perché alla luce dei fattori quali la dimensione presente e futura, l ubicazione e l impatto ambientale della struttura; - non contiene rifiuti classificati come pericolo Il limo ricavato dalla lavorazione non è da considerarsi rifiuto di lavorazione perché trova, sempre, un suo reimpiego. Infatti, o viene trasportato in cava per completare i ripristini ambientali autorizzati, o viene venduto per realizzare opere di giardinaggio, allettamenti e quanto altro. Pertanto il limo è un prodotto di lavorazione che può essere considerato, al massimo, un sottoprodotto. 7.)- CONCLUSIONI Analizzando la metodologia di lavoro sopra descritta relativa alla cava denominata Il Pugio, possiamo constatare che i rifiuti d estrazione sopra individuati possono essere considerati rifiuti inerti pertanto correttamente riusati per questi tipo di attività. Inoltre tali rifiuti sono perfettamente riusabili perchè: - provengono da terre non inquinate; - derivano da operazioni di estrazione di inerti naturali; - stanno in deposito per un tempo molto limitato - vengono completamente riutilizzati nelle attività di ripristino; - vengono usati nell ambito dello stesso cantiere.