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Transcript:

1/17 MISSIONE IN CALABRIA 1 DICEMBRE 2009 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GAETANO PECORELLA La seduta inizia alle 15.25. PRESIDENTE. Vi ringraziamo per la vostra presenza e per la vostra collaborazione. Naturalmente, della vostra audizione sarà redatto il resoconto stenografico, per cui, se vi sono notizie che devono restare riservate, è vostro compito segnalarcelo in modo che passeremo alla segretazione.vi pregheremmo comunque di rinviare le notizie segretate alla parte finale dell audizione, in modo da non interrompere il lavoro. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Signor Presidente, credo di essere il primo della provincia di Cosenza a parlare, per cui mi permetto di fare un rapido inquadramento. La Provincia di Cosenza è la più estesa della Calabria con oltre 7.000 chilometri quadrati, rappresenta il 44 per cento della regione, è presidiata dall arma dei Carabinieri con un comando provinciale, 9 compagnie di Carabinieri, 1 tenenza e 89 stazioni. Ha 155 Comuni, è un territorio montuoso e ha una viabilità che lascia a desiderare. Negli anni, questo ha comportato grossi problemi sia per la raccolta che per il trasporto dei rifiuti. Dal 1997 in poi, da quando il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza, il problema non è stato risolto, non solo a causa del terreno montuoso e quindi di questa grossa difficoltà naturale, ma anche per il blocco del sistema della raccolta, del trasferimento e della gestione dei rifiuti. Innanzitutto, c è stata la mancata realizzazione nella provincia di Cosenza degli impianti di preselezione, che erano stati indicati nel piano, che prevedeva tre impianti con annesse discariche e un termovalorizzatore. La regione Calabria è stata infatti divisa in tre macroaree e Cosenza interviene per la Calabria nord. L unico termovalorizzatore esistente si trova a Rossano e serve 35 Comuni della Sibaritide, ma di fatto appartiene alla Calabria sud. Il territorio è stato infatti suddiviso in maniera particolare. Sono quindi mancati la realizzazione degli impianti di preselezione e il decollo della raccolta differenziata, laddove siamo al 12 per cento, percentuale molto bassa. Anche il sistema

2/17 organizzativo non è decollato bene, perché la provincia di Cosenza è stata divisa in 6 sottoambiti, nei quali era previsto che la raccolta dei rifiuti venisse garantita da altrettante società miste (51 per cento pubblico e 49 per cento privato), scelta che in altre realtà nazionali aveva dato esiti positivi. Di fatto, nella provincia di Cosenza questo non si è verificato e i Comuni che dovevano conferire i soldi alle società private sono puntualmente inadempienti, per cui creano problemi. Le società private che assicurano il servizio non riescono a pagare i fornitori e si crea anche il paradosso che queste società private che fanno parte del sistema vanno anche a chiedere pignoramenti, facendo la guerra nella loro stessa realtà societaria. Non si riesce quindi a garantire il servizio e neppure a formare reddito, laddove queste società avrebbero invece dovuto realizzarlo. Al momento, nel territorio cosentino abbiamo due grossi problemi: la città di Cosenza e i Comuni limitrofi, compreso Rende. Si presume che la società Valle Crati, che doveva gestire il servizio, venga dichiarata fallita. La Procura della Repubblica ha avanzato un istanza in tal senso e a breve il tribunale si dovrà esprimere. Stessa cosa si potrebbe configurare nella Sibaritide, quindi da Cornigliano, Rossano in poi, ove si rileva un grosso problema di gestione dei rifiuti e i Comuni non pagano le società private. Queste problematiche si manifestano sul territorio in maniera virulenta, perché abbiamo puntualmente manifestazioni delle maestranze che non sono pagate e da alcuni mesi hanno l abitudine di interrompere i servizi pubblici, hanno bloccato un paio di volte l autostrada, principalmente l uscita di Rende, quindi Cosenza nord. Con un ordinanza contingibile e urgente, il Comune di Cosenza sta assicurando il servizio con società privata. Per quanto riguarda le attività dell Arma in materia ambientale, siamo riusciti a registrare con la Guardia di finanza solo un caso di ingresso della malavita organizzata, della mafia, nel settore. È stato registrato nel 2007 e l attività investigativa, convenzionalmente denominata Nepetia-Enigma, è partita dal Comune di Amantea, che peraltro è stato sciolto per mafia. Alcuni degli indagati sono stati già condannati con rito abbreviato e il capo, Tommaso Gentile, è stato condannato a 20 anni. Con attività tecniche è stato documentato infatti come il capo di questo clan, Tommaso Gentile, fosse un socio occulto di una società a partecipazione mista, l Appennino Paolano Spa, che si interessava di raccolta, trasporto e trasferimento dei rifiuti sia a Cetraro, sia a Paola. Carlo Samà, l amministratore delegato dell Appennino Paolaono Spa, ha consentito l ingresso occulto di Tommaso Gentile e, per vedersi rinnovare il contratto nella gestione della raccolta dei rifiuti nel Comune di Cetraro, ha interrotto volutamente la raccolta e tolto i cassonetti, creando un disservizio, per obbligare il sindaco a conferirgli di nuovo l incarico.

3/17 C è stata quindi una risposta vibrante sia del sindaco sia del Consiglio comunale, per cui questo disegno non si è concretizzato. Con la Finanza avevamo documentato questo intento e la partecipazione di Tommaso Gentile in questa società. All epoca era stata richiesta da questo gruppo anche la partecipazione del capo clan di Cetraro, Franco Muto, cui si erano rivolti per agevolare questa attività sul territorio cetrarese, essendo necessaria la sua autorizzazione. Questa è l unica attività che documenti l interesse della mafia territoriale nei riguardi del settore dei rifiuti. Un altra attività del 2007, condotta sulla parte nord del territorio cosentino, precisamente a Laino Borgo, ha consentito di contestare un reato associativo, ma semplice (416). Ci siamo interessati di un trasferimento da Laino Borgo a Sala Consilina di rifiuti quali parti di macchine o parti di gomme. Ne abbiamo quindi sequestrato 25.000 tonnellate, abbiamo arrestato 8 persone, 4 in flagranza di reato e 4 su ordinanza di custodia cautelare, e sequestrato 8 autocarri utilizzati per il trasferimento di questi rifiuti. Non si rileva però alcun segnale di mafia in questa attività. Nel 2008, abbiamo proceduto alla denuncia a piede libero di 211 persone per vari reati riguardanti l ambiente. Di questi 211, 150 riguardano il territorio di Cariati e un attività condotta unitamente al Nucleo operativo ecologico di Catanzaro, cui lascerò la parola per approfondire questo aspetto. Sono state sequestrate 18 aree utilizzate come discariche. Quest anno ci siamo mossi più sul territorio, in particolare per il trasporto illecito dei rifiuti, un attività che le stazioni riescono a fare. Siamo riusciti a rendere le stazioni più attente a questi reati che per loro è più semplice verificare e contestare, tanto che abbiamo arrestato 18 persone in flagranza di reato, ne abbiamo denunciate 59 e abbiamo proceduto al sequestro di 16 discariche abusive. L ultima risale a ieri pomeriggio nel territorio dell Alto Ionio. ALESSANDRO BRATTI. In questo caso si tratta di singoli che non rispettano la normativa, non c è una struttura organizzata nel trasporto o nelle discariche? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. No, a parte il caso di Laino Borgo, che siamo riusciti a documentare, tanto che abbiamo contestato un reato associativo semplice. Questo ha consentito di documentare questo collegamento tra la Calabria e la Campania, anche se si tratta di aree molto vicine, perché Castrovillari e Sala Consilina distano pochi chilometri.

DANIELA MAZZUCONI. I rifiuti che riguardano questi reati sono quindi tutti di provenienza locale. 4/17 ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Fondamentalmente sì, almeno quelli che siamo riusciti a documentare. Un dato che ho dimenticato di citare nell inquadramento generale riguarda la presenza di 8 discariche autorizzate nella provincia. PRESIDENTE. Lei ha parlato di un contatto tra questa organizzazione mafiosa e il gruppo Muto, che a noi interessa anche per altri motivi. Questo contatto da cosa le risulta? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Da intercettazioni. PRESIDENTE. Che avevano per oggetto la proposta di collaborare? Queste intercettazioni in quale processo sono? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Nepetia-Enigma, che in questa parte è in fase di dibattimento presso il tribunale di Paola. Quelli che sono stati condannati hanno scelto un rito alternativo molto più veloce. La posizione degli resto degli indagati, che hanno scelto rito ordinario, è in fase di dibattimento. ALESSANDRO BRATTI. Come sapete, stiamo anche verificando questa questione delle famose navi a perdere, per cui mi interessava questa questione dei Muto. Quale è il rapporto tra questo clan e i pescatori della zona? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Muto è un pescatore. ALESSANDRO BRATTI. Quindi c è un controllo da parte sua della gran parte delle attività dei pescatori? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sì. In questo momento Muto non è in prigione, ma in una casa di cura, perché ha un problema a un ginocchio. Meno di un mese fa, era stata ripristinata la custodia in carcere, ma, tramite istanza avanzata, la posizione è stata

rivalutata perché il suo stato di salute non si concilia con il regime carcerario, per cui è tornato in una casa di cura. 5/17 ALESSANDRO BRATTI. Comunque lui controlla in ogni caso ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. È verosimile. Non lo posso documentare, non posso dirlo con certezza. PRESIDENTE. Le famiglie mafiose che operano nella zona di Cosenza hanno avuto interesse nel settore rifiuti? Muto è sempre in quella zona? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Muto è attivo nel Tirreno cosentino. PRESIDENTE. Altre famiglie mafiose dell area? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. C era il clan Serpa, ma buona parte di esso è diventata collaboratore di giustizia PRESIDENTE. Nirta è di quella zona? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. No, Nirta è del reggino. Tommaso Gentile è di Amantea, Serpa è di Paola, Muto di Cetraro-Scalea. Questa è la fascia tirrenica. Sul castrovillarese ci sono delle indagini, ma non c è stata ancora la contestazione del reato associativo: non abbiamo documentato interessi sui reati ambientali, ma abbiamo riscontrato il loro interesse per attività estorsiva, usura e traffico di stupefacenti. Cosenza ha alti e bassi con i clan, perché le varie attività investigative condotte e i vari arresti hanno scompaginato i piani, quindi indirettamente si agevola l emersione di una cosca minore in assenza di quelle finora prevalenti, eliminate dall attività investigativa per lungo tempo o temporaneamente. Troviamo le cosche importanti, più virulente sull Alto Jonio tra Corigliano, Rossano e Cassano. Cosenza ha anche un altra particolarità: ha un clan degli zingari, di cui è documentato il

6/17 416-bis. Questi sono particolarmente violenti e fanno uso di armi molto potenti (kalashnikov) per eliminare gli avversari. Quella è la zona più oppressa, ma al momento non è documentato alcun interesse, sebbene sia particolarmente monitorata sia da noi Arma territoriale, che abbiamo fatto grossi investimenti su questo territorio, sia dal ROS Carabinieri presente a Cosenza. Ci siamo divisi i compiti e ci mettiamo particolare attenzione. PRESIDENTE. Per conoscenza diretta o per rapporti con altri comandi dei Carabinieri, potrebbe indicarci i gruppi che hanno avuto interessi nel traffico dei rifiuti per quello che riguarda la Calabria? A parte questo contatto di Muto e quel processo, infatti, non abbiamo ancora un quadro abbastanza chiaro degli eventuali gruppi interessati ai rifiuti. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sono a Cosenza da quattordici mesi e non abbiamo documentato questo. Ovviamente, prima di venire qui mi sono documentato, ma non abbiamo avuto questi riscontri. Se si rilevano cointeressenze di gruppi su territori limitrofi, ci scambiamo i dati. Normalmente, ad esempio, tutto quello che è sull Alto Ionio ha un contatto diretto o indiretto con Cirò, con la cosca Farao-Marincola, per cui siamo sempre attenti a vedere se quella cosca possa avere interessi sul nostro territorio per qualsiasi tipologia di attività illecite, non esclusivamente per i reati tipici collegati alla mafia: traffico di stupefacenti, estorsione, usura e omicidio. Non abbiamo però segnali in tal senso. PRESIDENTE. Lei ha svolto anche indagini sulle dichiarazioni di Francesco Fonti? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. No, né io né i miei reparti. PRESIDENTE. Lascerei la parola al Capitano Minutoli, che ci ha portato una preziosa relazione. PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Vorrei illustrare la nostra struttura per far fronte alla tutela dell ambiente in Calabria. Siamo suddivisi in due Nuclei, uno con sede a Catanzaro e uno con sede a Reggio Calabria, attualmente composti da 7 persone che si occupano della provincia di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, e da altre 9 che si occupano della provincia di Catanzaro, Crotone e Cosenza. Considerato l esiguo numero, per i nostri scopi istituzionali ci

7/17 avvaliamo dell importante apporto dell Arma territoriale. Noi diamo soltanto l apporto specialistico alle varie attività. Dal 1997, la Regione Calabria è stata dichiarata in stato di emergenza ambientale anche in base a una serie di controlli effettuati all epoca dal NOE di Reggio Calabria sulle discariche ubicate nella fascia ionica della provincia di Reggio Calabria, da cui ne emergeva una gestione allegra. A seguito del sequestro di 15 discariche, emerse una situazione di emergenza e fu commissariata. Questo commissariamento dura dal 1997 e nel tempo si sono susseguiti 10 commissari. Nel corso dell ultimo fatto, qualcosa di positivo è stato fatto per quanto riguarda il controllo. Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel dicembre 2008 ha dichiarato la Regione Calabria in stato di emergenza ambientale. Questo è un forte deterrente, anche se la situazione di illegalità è diffusa e la sensibilità alla tutela dell ambiente è scarsa, tanto che in Calabria come in altre regioni del sud si verifica spesso l abbandono incontrollato dei rifiuti, che è cosa diversa dalla discarica. Qualsiasi abbandono di rifiuti si definisce discarica, ma in realtà non è così: c è l abbandono incontrollato dei rifiuti, il deposito e la discarica abusiva, ma dipende dalla quantità e dall ubicazione. Nella cultura delle persone è preferibile abbandonare il rifiuto nelle fiumare o nel suolo demaniale, o creare una discarica abusiva all interno di un sito privato piuttosto che conferire il rifiuto ai siti di conferimento per i successivi passaggi. Abbiamo verificato questo anche nella città di Reggio Calabria con l attività svolta su delega dell autorità giudiziaria. Abbiamo infatti effettuato un controllo sistematico delle fiumare insistenti soltanto nel comune di Reggio Calabria, che sono 10. Dal controllo di queste fiumare è emersa una serie di illeciti dal punto di vista ambientale, che vanno dall abbandono incontrollato dei rifiuti, che crea situazioni di degrado ambientale, alla realizzazione di opere e di manufatti abusivi sia a ridosso delle fiumare, ma anche al loro interno, e persino con impianti di calcestruzzo a ridosso delle fiumare, con sversamento delle acque di lavatura delle varie betoniere direttamente nelle fiumare. Le betoniere che vanno a fare il calcestruzzo scaricano nelle fiumare i 2-3 metri cubi di calcestruzzo eccedente. Questo testimonia la scarsa attenzione della occupazione rispetto a questo problema. La Calabria è stata divisa in tre macroaree: la Calabria nord riguarda buona parte della provincia di Cosenza; la Calabria sud riguarda la zona di Rossano, Crotone e tutta la provincia di Reggio Calabria; la Calabria centro riguarda Catanzaro e Vibo Valentia. C è soltanto un impianto di

8/17 termovalorizzazione, quello di Gioia Tauro, per il quale è stato previsto il raddoppio, per cui la società si è già attrezzata, come testimoniano nostri accertamenti sul posto, ma la diatriba attualmente in corso con la Regione ha bloccato i lavori. Le stazioni a servizio del termovalorizzatore gestito dalla Veolia sono 3 in provincia di Reggio Calabria, che sono localizzate a Gioia Tauro, Reggio Calabria e Siderno, 1 a Crotone e un altra a Rossano, dove vengono trivellati i rifiuti e viene prodotto il CDR da utilizzare nell impianto. Una situazione particolare riguarda l impianto di Catanzaro, che non riesce a produrre CDR di qualità da utilizzare nel termovalorizzatore di Gioia Tauro, che quindi va in discarica. DANIELA MAZZUCONI. Fanno il CDR e poi va in discarica. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Fanno il CDR, ma, poiché la FOS non è di qualità e il CDR non è della pezzatura PRESIDENTE. Ci chiediamo perché allora facciano il CDR, ma si capisce ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Comunque prendono soldi per la gestione. In mancanza di altri impianti, le discariche di Lamezia e Catanzaro vengono inutilizzate sia dalla provincia di Cosenza che dalla provincia di Vibo. Ciò comporta anche un ulteriore aggravio per queste discariche, che andranno gradualmente a saturazione. Nella provincia di Reggio Calabria c è una discarica a Casignana, che però presenta difficoltà legate alla geomorfologia del terreno. Per i camion è infatti difficile raggiungerla, perché con attività di indagine in cui abbiamo denunciato anche alcune persone abbiamo constatato come chi conferisca a Casignana abbia difficoltà a far salire i camion. Ci siamo trovati a controllare camion che arrivano in discarica con formulari di altre ditte che non c entravano niente, perché nella confusione del sali e scendi, del carica e scarica il camion, capitava spesso di prendere il formulario dell altro. In seguito ad attività di indagine, abbiamo denunciato il titolare della ditta che faceva queste attività. ALESSANDRO BRATTI. È sempre materiale calabrese.

9/17 ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sì. L unica indagine da cui è emerso trattarsi di materiale proveniente da fuori della Regione Calabria è l indagine Grande Muraglia che abbiamo fatto sul porto di Gioia Tauro, che era utilizzato come transito per spedizioni transfrontaliere, traffico con la Cina, con i Paesi del Sud Africa, con i Paesi del Medio Oriente. Soprattutto rifiuti plastici venivano spacciati come materia prima secondaria, in quanto non subivano nessun trattamento, ma venivano compattati e messi nei container con una bolla come materia prima secondaria. Veniva poi spedito e venduto in Cina. Siamo riusciti anche a intercettare le mail con le foto degli impianti in Cina in una foresta, dove si vede come questa plastica arrivi, venga pulita in vasche, liquefatta e resa nuovamente pasta per poter essere imballata e utilizzata sia per la Cina, sia per essere rivenduta ai Paesi europei. PRESIDENTE. La documentazione dell attività di indagine (sopralluoghi, verbali) è presso il suo comando? È possibile averla? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sì. PRESIDENTE. Ci interessa particolarmente. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Alcune ordinanze di custodia cautelare hanno riguardato il campo nazionale. Tra le persone arrestate ci sono diversi imprenditori. PRESIDENTE. Come si chiama questa inchiesta? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Grande Muraglia. Sono coinvolti diversi imprenditori del Lazio, della Puglia, della Campania, ma nessuno calabrese, perché la Calabria veniva utilizzata solo come porto di trasferimento. Due cinesi fungevano da collegamento tra la fabbrica cinese e le aziende locali. Per chi vuole spedire rifiuti in Cina esiste un centro di eccellenza per questa parte di Europa, che è Marsiglia, dove si paga il centro di eccellenza, di cui i funzionari controllano la qualità, perché la Cina non vuole importare il rifiuto, perché fa cattiva pubblicità, come nel caso Mattel.

10/17 Ufficialmente, quindi, devono importare materie prima secondaria, tanto che l ingresso di questi avveniva tramite Hong Kong, non direttamente, con l aiuto di funzionari compiacenti. Loro non si servivano quindi del centro di eccellenza di Marsiglia, ma di questi due soggetti cinesi, che fungevano da collegamento e inviavano le foto di un carico pulito e poi rifiuti plastici di ogni tipo, intrisi di ogni materiale. ALESSANDRO BRATTI. Avete lavorato in collaborazione con autorità cinesi? ALDO IACOBELLI, con Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. No, abbiamo lavorato in autonomia, in collaborazione con l Agenzia delle dogane. PRESIDENTE. Questa inchiesta presso quale Procura si trova? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. È stata fatta con la Procura di Palmi, ma poi per competenza territoriale è andata a finire a Salerno. PRESIDENTE. C'è già stato il processo? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. No. Siamo nella fase di chiusura delle indagini e sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare. C è un provvedimento del GIP che vi posso far avere. PRESIDENTE. Sì, certo, perché noi abbiamo obblighi di riservatezza, quindi non ci sono problemi. Vogliamo andare a fondo anche perché questa situazione c'è già stata segnalata nel corso di un'altra audizione. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. A parte questa indagine, ci è capitato anche altre volte di trovare rifiuti ferrosi spediti attraverso il porto di Gioia Tauro in Pakistan o in altri Paesi dell area mediorientale, asiatica o africana. Ultimamente, abbiamo fatto un sequestro di un importazione. PRESIDENTE. Importiamo anche i rifiuti?

11/17 ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sì, da Israele. Dovevano essere pani di piombo da utilizzare in un industria della provincia di Messina, ma era non il pan di piombo delle batterie pulito dagli acidi, ma la batteria frantumata, messa nel carico e poi compattata. Era presente l impurità, era rifiuto, non avendo subìto un processo di trattamento o di lavorazione. C è già il rinvio a giudizio per questo. DANIELA MAZZUCONI. Questo utilizzo del porto di Gioia Tauro come punto di partenza per i rifiuti induce a supporre che qualcuno li porti a Gioia Tauro. Avete fatto delle intercettazioni prima che arrivassero al porto di Gioia Tauro? Questi rifiuti attraversano il territorio regionale prima di arrivare lì ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Non esattamente, perché i container venivano portati al porto di Gioia Tauro con navi minori, scaricati e poi messi in navi più grosse. Partivano dai porti di Venezia, di Salerno, di Bari, di genova e convogliavano a Gioia Tauro, ove salivano in navi porta container più grosse. ANTONIO RUGGHIA. Mi interessa il traffico con l oriente, la Cina. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Anche Paesi africani. ANTONIO RUGGHIA. Perché in Cina c è molta richiesta di materiale plastico, è un traffico conveniente, per cui bisognerebbe affermare che qualcuno da queste parti faccia la raccolta differenziata. Come avviene il conferimento di materiale plastico? PRESIDENTE. Non viene da qua. ANTONIO RUGGHIA. Avevo capito male perché allora si poteva fare una operazione diversa, meno costosa di quella che costa alla gestione commissariale. Quindi è solo la presenza del porto che comporta il trasferimento. ALESSANDRO BRATTI. È stata chiarita la provenienza del materiale plastico?

12/17 ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Sì, proviene principalmente da imprese di Lazio, Campania e Puglia. PRESIDENTE. La questione ci interessa particolarmente. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Abbiamo effettuato sul posto un controllo di queste imprese, per vedere se potessero lavorare questa materia plastica, ma non avevano neanche la strumentazione. Avevano soltanto i compattatori, per cui compattavano il materiale in balle e caricavano sui container. ALESSANDRO BRATTI. Chi conferiva il materiale a queste ditte che effettuavano questa finta lavorazione? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Lo raccoglievano. ALESSANDRO BRATTI. Avevano appalti nei Comuni? ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Venivano pagati per ritirare il materiale plastico e poi per rivenderlo, per cui avevano un doppio guadagno. PRESIDENTE. Le chiediamo la documentazione, perché l argomento è molto interessante anche perché questo materiale plastico torna in forma di giocattoli. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Ma anche come materia prima secondaria, perché, quando fanno la pasta, fanno i rotoli di plastica che poi rivendono per essere lavorata. La vendono sia come prodotto finito, che come prodotto lavorato. PRESIDENTE. Però contengono sostanze pericolose perché non sono stati trattati. DANIELA MAZZUCONI. Forse la legislazione è diversa dalla nostra rispetto alla produzione del laminato plastico.

13/17 PRESIDENTE. Non è una questione di legislazione: fanno quello che vogliono, come ci è stato spiegato in un audizione. DANIELA MAZZUCONI. Però cambia da Paese a Paese. PRESIDENTE. Parlavamo della Cina. DANIELA MAZZUCONI. Ho visitato degli stabilimenti in Italia in cui fanno il laminato e ci hanno spiegato che in ciascun Paese sono consentite caratteristiche diverse. Probabilmente, è vero anche il contrario. ANTONIO RUGGHIA. Approfitto della sua competenza per togliermi una curiosità che credo possa essere utile anche alla Commissione. Mi è capitato di verificare come in alcuni maneggi della zona di Roma venga riportata una sabbia artificiale, che è formata sostanzialmente da materiale plastico lavorato e quindi di materia prima secondaria proveniente dalla copertura dei fili conduttori di rame. A una certa ora della sera, quindi, si vedono effetti luminescenti. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Perché non è perfettamente pulito. ANTONIO RUGGHIA. Le volevo chiedere se questo sia normale. Mi hanno detto che è piuttosto frequente nei maneggi. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Francamente, non credo che in Calabria questo si verifichi, perché si usa ancora la sabbia, che è gratis perché viene presa direttamente dalle fiumare che per gran parte dell anno sono asciutte. Poiché non è facile impedire l accesso alle fiumare, chiunque abbia bisogno di qualcosa può entrare e saccheggiare. ALESSANDRO BRATTI. Vi risulta che ci siano oltre un migliaio di discariche abusive censite?

14/17 ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Tengo a ribadire l esigenza di chiarire cosa s intenda per discarica. Dobbiamo distinguere l abbandono incontrollato dei rifiuti che in genere avviene sul suolo demaniale (strada, fiumara, zona) dal deposito incontrollato di rifiuti di chi su un terreno di proprietà, pur non potendolo fare perché il terreno non è impermeabilizzato, depositi temporaneamente dei rifiuti per poi conferirli in discarica. La discarica abusiva per volume e per tipologia di rifiuto è talmente ampia da essere classificabile come tale. ALESSANDRO BRATTI. Parliamo di queste. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. Parliamo di discariche di un certo livello. ALESSANDRO BRATTI. Non parliamo dell abbandono dei rifiuti. ALDO IACOBELLI, Comandante provinciale Carabinieri di Cosenza. All interno dell aeroporto di Reggio Calabria, abbiamo rinvenuto e sequestrato della stratifica di asfalto, che, a seguito di lavori di ammodernamento della pista, era stata tolta e accantonata accanto alla pista. Si trattava di 80.000 metri cubi di asfalto, che non è poco. Questo è però un esempio di deposito incontrollato di rifiuti, non di discarica abusiva, perché comunque è in un area circoscritta. Dopo il nostro intervento, hanno chiesto il dissequestro e hanno bonificato l area, anche se erano ormai trascorsi cinque anni dalla realizzazione dei lavori. Se intendiamo discariche di interesse per quanto riguarda la bonifica, la situazione è diversa. ALESSANDRO BRATTI. Per bonifica cosa intendiamo? Hanno infatti «sparato» delle cifre con bonifiche nel senso della 152 e del piano di caratterizzazione, non bonifiche che riguardavano quattro copertoni. PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. In Calabria ci sono solo tre siti di bonifica di interesse nazionale: alla Pertusola, a Crotone, a Cassano al Jonio e a Cerchiara a Cosenza. Questi sono i siti di interesse nazionale destinati alla bonifica. Ci sono inoltre alcuni siti locali destinati alla bonifica, che sono rappresentati da quelle discariche delle quali molti anni fa, in mancanza di una discarica consortile, i vari Comuni si sono dotati con provvedimenti provvisori,

15/17 per cui ogni Comune aveva una propria discarica. Questi siti non sono lo scarico incontrollato di rifiuti, che nei Comuni più grossi magari possono essere al massimo due. Considerando che i Comuni in Calabria sono circa 400, saranno intorno ai 400. Una parte di questi è stata bonificata anche con fondi del POR, per cui è necessario bonificarne un numero minore. Non so quantificare esattamente quante possano essere allo stato attuale, perché è un dato amministrativo. DANIELA MAZZUCONI. Quindi non siete a conoscenza di situazioni di sfruttamento a opera di privati che meritino il nome di discariche incontrollate. PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Anche a Serra San Bruno è in corso un'indagine preliminare su un sito, in cui il Comune non solo aveva realizzato una discarica abusiva, ma che non aveva neanche censito. Ci stiamo lavorando. Anche l emergenza nel 1997 è nata proprio dalla presenza di una serie di discariche, per cui il provvedimento doveva durare inizialmente sei mesi e poteva essere prorogato fino a 18 mesi, ma poi la discarica è rimasta per anni. Si è quindi giunti al sequestro di tutte quelle discariche comunali, che poi hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza. DANIELA MAZZUCONI. Ci state quindi raffigurando una situazione in cui non si rileva la presenza di grossi quantitativi di rifiuti provenienti da fuori regione e che fossero depositati sul territorio in modo illecito. PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Da fuori regione no. ALESSANDRO BRATTI. Il vostro rapporto con l ARPACAL è collaborativo o ci sono difficoltà? PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Nessuna difficoltà. È ottima la collaborazione con tutte le ARPACAL, che sono il nostro supporto tecnico, per cui ci aiutano quando abbiamo bisogno di analisi. L ARPACAL comunque in Calabria nell effettuare un controllo gradisce la nostra presenza, di iniziativa non la fa o comunque fa quello che può, perché ci troviamo in un contesto difficile e la macchina di alcuni dipendenti dell ARPACAL è stata incendiata o sono state tagliate le gomme. Giustamente, quindi, se vanno a fare un controllo, gradiscono che ci sia la

16/17 nostra presenza. Solitamente, o sanno qualcosa e chiedono il nostro intervento o noi sappiamo qualcosa e dobbiamo fare un accertamento e chiediamo il loro intervento. Noi ci avvaliamo molto dell ARPACAL nel ciclo delle acque, che purtroppo presenta grosse difficoltà, perché il ciclo di depurazione delle acque in Calabria è molto scarso, laddove molti depuratori non funzionano e molti Comuni non sono ancora dotati di depuratore. Abbiamo denunciato diverse imprese sia nel settore alimentare sia nel settore chimico e industriale, perché operavano senza essere collegate a nessun depuratore, scaricando direttamente nei fossi. PRESIDENTE. Le rivolgo la stessa domanda che ho posto al Capitano. Se lei dovesse darci un quadro sintetico della presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso o anche semplicemente della criminalità comune nella raccolta, nello smaltimento e nel riciclo dei rifiuti, a quali grandi fenomeni potrebbe fare riferimento? Nella relazione abbiamo l inchiesta Puma e l inchiesta Rifiuti S.p.A. Lei è in grado di fornirci qualche elemento sull inchiesta Puma, che riguarda la discarica di Columbra? PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Sono attività che non abbiamo fatto in prima persona, perché l inchiesta Rifiuti S.p.A. è stata condotta dalla DIA di Reggio Calabria. PRESIDENTE. Con i Carabinieri di dove? PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Con il ROS centrale. PRESIDENTE. Lo chiederemo a loro. PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Non ricordo chi abbia svolto l inchiesta Puma, ma non noi. PRESIDENTE. Invece, nella vostra area di competenza? PAOLO MINUTOLI, Comandante NOE Reggio Calabria. Nella nostra area di competenza abbiamo anche attività non strettamente collegate. Si tratta di indagini in corso, per cui chiedo la segretazione.

17/17 PRESIDENTE. Procediamo in seduta segreta. (I lavori procedono in seduta segreta) PRESIDENTE Dispongo la riattivazione. Vi ringrazio e dichiaro conclusa l audizione. La seduta termina alle 16,22.