UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTA DI MEDICINA VETERINARIA CENTRO RICERCHE SULLA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA FONDAZIONE UNIVERSITARIA



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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTA DI MEDICINA VETERINARIA CENTRO RICERCHE SULLA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA FONDAZIONE UNIVERSITARIA A.A. 2005/2006-2006/2007 MASTER DI PRIMO LIVELLO IN: ECOLOGIA E GESTIONE DEI GRANDI MAMMIFERI SELVATICI SULLE ALPI TITOLO TESI Analisi della colonizzazione di un nuovo territorio da parte di un nucleo di cervo Cervus elaphus reintrodotto in Valle Varaita. RELATORE Prof. Pier Giuseppe Meneguz DOCENTE DI RIFERIMENTO Dott. Paolo Tizzani CANDIDATO Dott.ssa Elisa Tosco

INDICE 1. Introduzione 2 2. Descrizione dell area di studio 3 3. Materiali e metodi 6 3.1. Raccolta delle segnalazioni esistenti ed archiviazione su foglio elettronico 6 3.2. Georeferenziazione delle segnalazioni 7 3.3. Suddivisione dell area di studio in aree di campionamento (grigliati) 7 con differenti dimensioni; 3.4. Calcolo delle distanze di dispersione negli anni dal punto di rilascio 7 3.5. Calcolo della superficie colonizzata negli anni 7 3.6. Descrizione dell utilizzo ambientale e valutazione della selezione di habitat 8 3.7. Materiali utilizzati 10 4. Risultati 11 4.1. Descrizione delle griglie di campionamento 11 4.2. Descrizione dei dati di base 12 4.3. Descrizione delle modalità di dispersione 14 4.4. Descrizione dell areale colonizzato 15 4.5. Descrizione della selezione di habitat 16 5. Discussioni e conclusione 17 6. Bibliografia 19 1

1. INTRODUZIONE. I documenti storici che testimoniano la presenza del cervo (Cervus elaphus) nelle vallate cuneesi risalgono al periodo storico compreso tra il 1400 ed il 1500. In quest epoca le comunità piemontesi si dotano di strumenti legislativi definiti Statuti, contenenti ampie raccolte di norme comportamentali e regolamentazioni dell attività venatoria. In tali documenti il cervo viene elencato tra le specie presenti sul territorio. Notizie successive relative alla presenza del cervo sono contenute nell opera Relazione dello stato presente del Piemonte del Monsignor F.A. della Chiesa. Gli ultimi documenti in cui si testimonia la presenza del cervo in provincia di Cuneo risalgono alla prima metà del 1700; in particolare nel 1734 una ordinanza sulle licenze di caccia nel territorio di Genola permette l esercizio di attività venatoria nei confronti del cervo, in conseguenza del riscontro di danni causati dall animale alle coltivazioni. La specie in seguito declina gradualmente sino ad estinguersi localmente a causa della persecuzione diretta, del disboscamento e dell incremento delle popolazioni umane alpine e pedemontane. Nell ultimo decennio alcune operazioni di reintroduzione nella provincia di Cuneo e in territori contigui hanno permesso alla specie di rioccupare una parte dell antico areale. La ricolonizzazione in Valle Varaita, oggetto del presente lavoro di tesi, è in gran parte dovuta ad una operazione di reintroduzione condotta nel febbraio 2002 dal Comprensorio Alpino CN2 Valle Varaita con la consulenza scientifica del Dipartimento di Produzione Animale, Epidemiologia ed Ecologia dell Università di Medicina Veterinaria di Torino (Meneguz e Dematteis, 2000). Nel corso di tale operazione sono stati rilasciati 40 cervi così suddivisi in classi di sesso ed età: 24 femmine (16 adulte, 2 sottili, 6 vitelle) e 16 maschi (7 adulti, 2 fusoni e 7 vitelli). Si ricorda che per sottili e fusoni si intendono soggetti di un anno di età e per vitelli soggetti sotto l anno. I soggetti, rilasciati nel comune di Bellino località Posterle superiore, provenivano dal comune di Gurktal (Carinthia - Austria). Tutti i soggetti, secondo quanto previsto dalle Linee Guida dell Infs (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) sulle immissioni faunistiche, erano sottoposti ad analisi sanitarie per escludere la presenza di malattie infettive quali la brucellosi ed erano controllati dal punto di vista genetico (A.A.V.V., 1997). Al fine di rendere possibile la identificazione individuale dopo il rilascio, a tutti gli animali venivano applicate marche auricolari; cinque femmine erano state inoltre dotate di radiocollare al fine di seguirne gli spostamenti mediante la tecnica di radio-tracking. Il monitoraggio post-rilascio di una popolazione di cervo è una operazione fondamentale, pari per importanza all operazione di rilascio in sé. Un buon monitoraggio permette, infatti, di verificare il successo dell operazione e acquisire dati importanti sulla popolazione immessa (cfr. ad esempio Mattiello et al., 2004). Scopo della presente tesi è stato quello di archiviare ed analizzare i segni di presenza della specie raccolti dal 2002 ad oggi al fine di: verificare il successo del progetto di reintroduzione a 6 anni dalle operazioni di rilascio; verificare l efficacia del monitoraggio condotto in questi anni dagli Enti coinvolti (Comprensorio Alpino CN2 Valle Varaita e Cerigefas); descrivere le modalità di espansione del cervo in Valle Varaita attraverso parametri quali: velocità di espansione annuale ed estensione del territorio progressivamente occupato ; descrivere l influenza delle tipologie ambientali sulla selezione del territorio da parte della specie. 2

2. DESCRIZIONE DELL AREA DI STUDIO. L area di studio interessa il territorio dei 14 comuni della Comunità Montana Valle Varaita, una parte del comune di Manta e la porzione montana del comune di Busca, pertinente al bacino orografico del fiume Maira (Figura 1). La struttura di paesaggio prevalente della zona è quella della media montagna; gli ambienti caratteristici dell alta quota sono limitati al gruppo del Viso ed ai versanti nord del Pelvo d Elva e del Mongioia. Lo spartiacque di frontiera separa il bacino del fiume Varaita da quelli dell Ubaye e del Guil. La valle presenta un profilo ad U continuo da Piasco a Brossasco e si alterna, nella parte centrale e superiore della valle, a scorci di profilo a V. La struttura orografica è semplice e ben centrata sull asse del Varaita che, a monte di Casteldelfino, si biforca in due rami,trovando il suo massimo sviluppo nel ramo che scende dall alto vallone di Sustra. Gli apporti laterali sono modesti e danno luogo (nella parte bassa della valle) a valloni secondari e di limitato sviluppo. Lo spartiacque di frontiera unisce la punta Gastaldi al monte Maniglia descrivendo un ampio semicerchio. Le due dorsali che si dipartono dagli estremi di questa catena danno luogo aglii spartiacque Valle Po-Valle Varaita e Valle Varaita-Valle Maira. A partire da Sampeyre e in corrispondenza di Casteldelfino, il versante sinistro si corruga abbondantemente, raggiungendo l orizzonte del piano alpino e subnivale con abbondanti affioramenti rocciosi superficiali, e si innalza gradualmente verso il massiccio del Monviso. Su questo versante si sviluppa il Bosco dell Alevè, la cebreta più vasta delle Alpi, formazione forestale che complessivamente supera i 2000 ha di estensione (circa 800 ha di cembreta pura e 1200 ha in associazione con il larice). Al di sopra del bosco si sviluppa un complesso montuoso che raggiunge il limite altimetrico superiore dell area di studio (Monviso 3841 m. s.l.m.).sullo stesso versante, proseguendo verso Ovest si attraversa il vallone di Vallanta che collega al vasto bacino orografico superiore di Chianale. Sulla destra orografica le prime formazioni rocciose imponenti si trovano oltre l abitato di Casteldelfino con il gruppo dei monti Pelvo e Marchisa; tale versante raggiunge l estremità sud occidentale dell area di studio in corrispondenza del monte Maniglia che sovrasta il bacino sommitale di Bellino. L altezza media della valle è di 1707 m. s.l.m., il 2% del territorio si estende al disopra dei 3000 m. s.l.m., il 33% supera i 2100 m. s.l.m. ed il 57% oltrepassa i 1500 m. s.l.m (Ottonelli, 1979). La complessità della struttura geologica della Valle Varaita contribuisce alla varietà degli ambienti ecologici. Verso la testata della valle (bacini di Chianale e Bellino) il substrato è costituito prevalentemente da calcescisti che danno luogo ad un paesaggio ricco di pascoli e relativamente poco accidentato. La dorsale tra Chianale e Bellino ed il massiccio Pelvo-Marchisa presenta un substrato di rocce silicatiche con formazioni di quarzite grigia. Il gruppo del Monviso ed il territorio posto sulla sinistra orografica presentano una struttura geologica caratterizzata dalla presenza di elementi della serie dei calco-micascisti e di serpentiniti, metabasalti e cloritoscisti. Questa zona è inoltre caratterizzata da imponenti formazioni moreniche e laghi glaciali. La media e bassa valle (comuni di Frassino, Melle e Venasca) è una zona compattamente gneissica con intercalazioni di micascisti. Il fondo valle presenta invece formazioni di micascisti con pochi gneiss minuti,calcari cristallini e pietre verdi. 3

Figura 1. Immagine satellitare dell area di studio. In rosso sono indicati i confini del Comprensorio Alpino Cuneo 2. Tra le specie di che partecipano alla costituzione forestale del piano collinare della Valle Varaita ricordiamo la Quercia (Quercus robur) ed il Castagno (Castanea Sativa). Nelle zone ecologicamente favorevoli alle aghifoglie resinose le specie principali sono: l Abete Bianco (Albies Alba) ed il Larice (Larix Europea); tra le troviamo il Faggio (Fagus Procera) e la Betulla (Betulla Alba). La zona subalpina è il regno, oltre che del larice, dei vari pini tra cui primeggia il Pino Cembro (Pinus Cembra) Alle altitudini superiori la vegetazione forestale, scompare e la flora impoverisce rapidamente. Per quanto concerne l uso del suolo, le superfici occupate dalle diverse tipologie (desunte dai Piani Forestali Territoriali) sono riportate in tabella 1. La carta raggruppa tutta l area alpina della Regione Piemonte in 22 tipologie forestali, 6 tipologie pastorali, 5 tipologie agricole, 4 tipologie di formazioni erbacee seminaturali e 6 tipologie che esulano dalle precedenti (43 tipologie totali). Il livello di dettaglio di tale carta è maggiore rispetto a quella del Corine Land Cover (Coordination de l Information sur l Environnement). Il progetto Corine è stato varato nel 1985 dalla Comunità Europea per il mappaggio dell uso del territorio ed è una fonte di dati ampiamente utilizzati per studi ambientali. Il maggior dettaglio dei PFT permette di ottenere dati di uso suolo molto attendibili. Entrambe le mappe sono scaricabili liberamente dal sito cartografico della Regione Piemonte all URL http://www.gis.csi.it. 4

Categoria Ettari Abetine 172 Acero-tiglio-frassineti 2084 Acque 116 Alneti planiziali e montani 200 Arbusteti planiziali, collinari, montani 74 Arbusteti subalpini 2455 Aree urbanizzate, infrastrutture 932 Aree verdi urbane Totale 4 Boscaglie pioniere di invasione 1424 Castagneti 6738 Cespuglieti 685 Cespuglieti pascolabili Totale 1 Coltivi abbandonati 20 Faggete 3869 Formazioni legnose riparie 47 Frutteti e vigneti 686 Greti 10 Impianti per arboricoltura da legno 111 Lariceti e cembrete 3685 Pinete di Pino silvestre 69 Praterie 5629 Praterie non utilizzate 7 Praterie rupicole 3595 Prato-pascoli 2791 Querceti di rovere 706 Querceti di roverella Totale 15 Querco-carpineti 36 Rimboschimenti 655 Robinieti 79 Rocce e macereti 8799 Seminativi 1711 Tabella 1 Categorie di uso suolo presenti nel Piano Forestale Territoriale della Regione Piemonte e loro estensione in ettari. 5

3. MATERIALI E METODI. Al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti sono state condotte le seguenti operazioni: 3.1. Raccolta delle segnalazioni esistenti ed archiviazione su foglio elettronico. La maggior parte dei dati di presenza della specie provenivano da due enti: Il Comprensorio Alpino CN2 Valle Varaita, titolare e finanziatore del progetto, che ha messo a disposizione il seguente materiale: - segnalazioni dei cacciatori soci del Comprensorio, raccolte durante le attività di censimento mediante le metodiche osservazione diretta su transetto diurno, osservazione su transetti notturni con il faro e censimento in battuta su aree campione (in figura 2 è indicata la rete dei transetti di monitoraggio che raggiunge uno sviluppo di 343 chilometri); - verbali di abbattimento: dal 2005 il Comprensorio Alpino ha autorizzato l attività venatoria alla specie con l obbligo per il cacciatore di segnalare la zona di abbattimento; - segnalazioni di danni da cervo all agricoltura: la L.R. 70/96 prevede un risarcimento per i danni arrecati all agricoltura da fauna selvatica. Il Comprensorio è l ente addetto alla verifica del danno, della specie e della località interessata. I danni attribuiti alla specie cervo sono stati introdotti nel database; - denunce di investimento: sono raccolti i dati relativi ai cervi investiti sulla strada provinciale della Valle Varaita (SP8); - segnalazioni di varia provenienza: sono state infine raccolte tutte le segnalazioni casuali effettuate da persone di comprovata esperienza nel campo faunistico. il Cerigefas (Centro Ricerche sulla Gestione della Fauna Selvatica - Fondazione dell Università degli Studi di Torino) incaricato dal Comprensorio Alpino CN2 di monitorare l evoluzione della popolazione sul lungo periodo; la maggior parte delle segnalazioni dell Ente si rifanno all attività di radiotracking e ad avvistamenti casuali raccolti durante le varie attività di ricerca sul campo. Tutte le segnalazioni sono state archiviate su un foglio elettronico Microsoft Excel. Figura 2. Area del Comprensorio Alpino CN2 (in grigio), con la rete dei transetti di monitoraggio (in rosso). 6

3.2. Georeferenziazione delle segnalazioni. Le osservazioni sono state georiferite utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica Regionale (CTR) 1:10.000 della Regione Piemonte in formato raster (Datum UTM European 1950). La gestione delle CTR e degli shapefile (file vettoriali) contenenti le segnalazioni georiferite è stata effettuata utilizzando software Gis (Geografical Information Sistem). 3.3. Suddivisione dell area di studio in aree di campionamento (grigliati) con differenti dimensioni; Una delle maggiori difficoltà che si incontrano nel georiferire segnalazioni di varia natura e precisione consiste nel determinare un appropriata unità di campionamento. La scelta di utilizzare differenti scale di osservazione/archiviazione dei dati, può influenzare la descrizione del fenomeno studiato (Graaf et al., 2005). La ricerca bibliografica condotta sull argomento ha evidenziato che la scelta della scala con cui descrivere un fenomeno spaziale è molto variabile tra gli autori (Bizzotto et al,2003; Rigo et al.,2003; Campi,2000). Nella nostra analisi abbiamo dunque deciso di analizzare le osservazioni con un approccio multiscalare (Graaf et al., 2005; Cushman e McGarigal, 2004) valutandone l influenza sui risultati. L espansione del cervo è stata descritta a due livelli: o Livello puntuale (utilizzato come gold standard): ad ogni singola osservazione è stato attribuito un valore di coordinate UTM X e Y. Il livello puntuale rappresenta il livello di massima precisione descrittiva, a cui verranno paragonati i risultati ottenuti con gli altri livelli; o Livello di cella (utilizzato per valutare l approssimazione del dato): l area di studio è stata suddivisa con un grigliato a celle quadrate di tre dimensioni differenti: 250, 500 e 1000 metri. La presenza di una o più osservazioni all interno di una cella portava a considerare questa come unità positiva (la cella diventa l unità campionaria). I grigliati di campionamento sono stati creati con l ausilio dell estensione repeating shape del software ArcView 3.2. La valutazione della dimensione di maglia più adatta per descrivere l espansione del cervo è stata effettuata confrontando attraverso il test di Spearmann il livello puntuale (gold standard) con il livello di cella (approssimazione). 3.4. Calcolo delle distanze di dispersione negli anni dal punto di rilascio; La dispersione dei cervi è stata calcolata valutando le successive distanze delle osservazioni, suddivise per anno, dal punto di rilascio. A livello puntuale il calcolo è stato effettuato su ogni singola osservazione; a livello di cella è stato fatto calcolando la distanza dal centroide (baricentro) delle celle positive. Le analisi sono state condotte mediante la tecnica denominata spider distance analysis implementata nell estensione Animal Movement Analysis per il software ArcView (Diggle, 1983). L Animal Movement Analysis è un tool sviluppato dall Alska Science Center, provvisto di numerose funzionalità per l analisi spaziale dei movimenti degli animali (Hooge e Eichenlaub, 1997). La distanza di dispersione è stata calcolata come valore medio delle singole dispersioni su base annuale. 3.5. Calcolo della superficie colonizzata negli anni. L estensione della superficie colonizzata è stata valutata in due maniere: - come area di osservazione (numero di celle positive): è stata calcolata la variazione nel numero di celle occupate nel corso degli anni. Da questo primo valore abbiamo calcolato l estensione dell area di osservazione moltiplicando il numero di celle occupate per la loro superficie (cella di 250 metri = 7

6,5 ettari; cella di 500 metri = 25 ettari; cella di 1000 metri = 100 ettari), approcciandoci anche in questo caso ad una descrizione multiscalare del fenomeno (Graaf et al., 2005). - come home range occupato: considerando il fenomeno a livello puntuale, ogni segnalazione è stata considerata come centro di attività di un home range medio (dominio vitale). La definizione della estensione di un home range medio si è rivelato un compito particolarmente arduo in quanto il suo valore varia in funzione dei seguenti parametri (Szmethy et al., 2003; Mustoni et al., 2002): caratteristiche ambientali; disponibilità alimentare; periodo dell anno; sesso e età Secondo la letteratura le dimensioni degli home range annuali possono variare da un minimo di 1000 ed un massimo di 20000 ettari (Bizzotto et al,2003) Nell isola di Rum (Scozia) sono stati registrati valori di 400 ettari per la femmina e di 800 per il maschio, nel nord-est della Scozia invece le superfici occupate sono sensibilmente maggiori (Mitchell et al., 2002) Per quanto riguarda l ambiente alpino, nelle Alpi bavaresi Georgici (1980) ha riscontrato dimensioni relativamente limitate, con valori medi di 171 + 20 ettari; estensioni maggiori sono state rilevate in Italia sia sulle Alpi Occidentali (Luccarini e Mauri,2000) che su quelle Orientali (Chiarenzi et al., 2002). Per Mustoni (2002) il dominio annuale del cervo sulle Alpi varia tra 400 (femmina) e 800 ettari (maschio). Utilizzando i dati bibliografici disponibili e rifacendoci al comportamento dei soggetti radiocollarati monitorati in Valle Varaita, abbiamo utilizzato un valore medio di home range pari a 600 ettari. Ad ogni osservazione è stato quindi applicato un buffer con raggio pari a 1100 metri. 3.6. Descrizione dell utilizzo ambientale e valutazione della selezione di habitat. Descritta la variazione dell estensione degli home range negli anni, abbiamo infine valutato come le caratteristiche ambientali (classi di uso del suolo) abbiano influenzato l espansione della specie. Le classi di uso suolo considerate sono quelle contenute nei Piani Forestali Territoriali della Regione Piemonte. La Regione raggruppa tali categorie in 43 classi di cui 31 presenti nell area distudio. Per semplificare l analisi abbiamo accorpato queste categorie in nove classi: seminativi, frutteti e vigneti, conifere,, arbusti, prato-pascolo, rocce e macereti, acque e urbanizzato, come descritto in tabella 2. 8

Categoria desunta dai Piani Forestali Territoriali Abetine Acero-tiglio-frassineti Acque Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Arbusteti subalpini Aree urbanizzate, infrastrutture Aree verdi urbane Totale Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cespuglieti Cespuglieti pascolabili Totale Coltivi abbandonati Faggete Formazioni legnose riparie Frutteti e vigneti Greti Impianti per arboricoltura da legno Lariceti e cembrete Pinete di Pino silvestre Praterie Praterie non utilizzate Praterie rupicole Prato-pascoli Querceti di rovere Querceti di roverella Totale Querco-carpineti Rimboschimenti Robinieti Rocce e macereti Seminativi Categorie riclassificate conifere acque arbusti arbusti urbanizzato urbanizzato arbusti arbusti arbusti frutteti e vigneti greti conifere conifere prato-pascoli prato-pascoli prato-pascoli prato-pascoli conifere rocce e macereti seminativi Tabella 2. Accorpamento delle categorie desunte nei Piani Forestali Territoriali della Regione Piemonte in nove classi semplificate. Si sono quindi confrontate le frequenze di utilizzo delle diverse categorie di uso suolo rispetto alla loro disponibilità nell area di studio. Per tali analisi sono stati utilizzati: - Il test del chi quadro: test statistico non parametrico atto a verificare se i valori di frequenza osservati siano diversi in maniera significativa dalle frequenze attese. La soglia di significatività statistica è stata considerata per p < 0,05. - L indice di selezione di Manly (Pennings,. 1990; Heisey 1985): le classi di uso suolo risultate significative al test del chi quadro sono state analizzate con l indice di Manly per valutare in che misura fossero effettivamente selezionate rispetto alle altre. L indice di Manly è un test utilizzato in ecologia per valutare l utilizzo delle risorse in base alla loro disponibilità, secondo la formula: 9

α i = (r i /n i )/Σ k j=1 (r j /n j ) dove: - α i è il valore del test - r i: = numero di ettari utilizzati della classe i - n i = numero ettari disponibili della classe i (Chesson, 1983). con valori di i che variano da 1 a k, essendo k il numero delle categorie disponibili. Il valore dell indice varia da 0 a 1; per α uguale a zero la risorsa non è utilizzata, per α uguale a 1 la risorsa è selezionata al massimo della sua disponibilità. Il valore che discrimina la soglia di selezione/non selezione delle risorse è pari a 1/k. Per α minore di 1/k la risorsa non è selezionata; α maggiore di 1/k indica selezione della risorsa; α uguale a 1/k indica che la selezione è casuale ossia la risorsa è selezionata in base alla sua disponibilità. 3.7. Materiali utilizzati: Basi cartografiche: Ctr numerica Regione Piemonte, Datum UTM European 1950; Piani Forestali Territoriali della Regione Piemonte Software: Microsoft Excel. Arcview 3.2 Epinfo 6 Envision software per la visualizzazione tridimensionale di dati spaziali Test statistici: Chi quadro Test non parametrico di Spearman Indice di selezione di Manly 10

4. RISULTATI. 4.1. Descrizione delle griglie di campionamento. Le aree di campionamento (figura 3) ottenute suddividendo l area di studio con griglie di differenti dimensioni (figura 4) sono composte rispettivamente da: - Griglia 250 metri: 7936 celle - Griglia 500 metri: 2065 celle; - Griglia 1000 metri: 556 celle; 9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 250 500 1000 Figura 3. numero di celle di cui sono composte le griglie con maglia di 250, 500, 1000 metri. Figura 4. Suddivisione dell area di studio in aree di campionamento con una griglia di 500 metri di lato. 11

4.2. Descrizione dei dati di base. Nel corso dei sei anni di monitoraggio sono state effettuate 401 segnalazioni distribuite su gran parte del territorio della valle Varaita (figura 5), per un totale di 1899 cervi avvistati. Il numero delle osservazioni/anno oscilla da un minimo di 35 (2003) ad un massimo di 65 (2004), con una media di 52,2 osservazioni all anno (figura 6). Discorso a parte deve essere fatto per il 2002, anno in cui risultano 140 segnalazioni; un numero così elevato è dovuto al fatto che nel primo anno postrilascio il monitoraggio è stato particolarmente intensivo, con una elevata pressione di osservazione (incarico del Comprensorio Alpino al Cerigefas per il monitoraggio della specie). Figura 5. Distribuzione delle osservazioni di cervo (in rosso) sul modello digitale di elevazione (DEM) della Valle Varaita. 160 140 120 100 80 60 40 20 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Figura 6. Distribuzione del numero di osservazioni negli anni. 12

In base alla loro origine, i dati sono stati raggruppati in 11 diverse categorie, come mostrato in tabella 3 e figura 6. Provenienza Numero di Percentuale osservazioni sul totale Monitoraggio e radiotracking 213 53,1 Censimento su transetto diurno 57 14,2 Censimento su transetto notturno con faro 57 14,2 Osservazioni varie 26 6,5 Danni all'agricoltura 11 2,7 Abbattimenti 10 2,5 Ritrovamento palchi 9 2,2 Censimento in battuta 6 1,5 Investiti 6 1,5 Morti per altre cause 4 1,0 Bracconati 2 0,5 Tabella 3. Raggruppamento delle osservazioni in base alla loro provenienza. Ritrovamento palchi Osservazioni Abbattimenti varie Censimento in battuta Censimento su transetto notturno con faro Monitoraggio e radiotracking Censimento su transetto diurno Morti per altre cause Investiti Danni all'agricoltura Bracconati Figura 6. Grafico a torta rappresentante la distribuzione percentuale delle osservazioni per gruppo di provenienza. Ulteriore suddivisione delle osservazioni è stata fatta su base mensile, evidenziando un massimo nel mese di aprile ed un minimo nel mese di luglio (figura 7). 13

100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Figura 7. Distribuzione delle osservazioni di cervo su base mensile. 4.3. Descrizione delle modalità di dispersione. In figura 8 è rappresentata la dispersione post rilascio, calcolata utilizzando differenti scale spaziali (livello puntuale o di cella). La distanza media delle osservazioni dal punto di rilascio, nei cinque anni, risultata essere di 8398 + 2252 metri a livello puntuale, di 9.140 + 2.045 per le celle di 250 metri, di 9.460 + 1.529 per le celle di 500 metri e di 10.420 + 2.283 per le celle di 1.000 metri. Il test di correlazione di Spearmann evidenzia una correlazione positiva statisticamente significativa tra la dispersioni post-rilascio descritta a livello puntuale e gli anni successivi alla reintroduzione (rho=0,83; p<0,05). Tale correlazione resta significativa anche quando descritta a livello di celle di 250 metri (rho=0,81; p<0,05) mentre perde di significatività a livello di celle di 500 e 1000 metri. Le descrizioni della dispersione a livello puntuale e a livello di celle di 250 metri risultano significativamente correlate (rho=0,90: p<0,05), mentre ciò non accade con le celle di 500 e 100 metri. 14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 tutti centroidi_250 centroidi_500 centroidi_1000 Figura 8. Tendenza della dispersione post-rilascio dal 2002 al 2007, analizzata a differenti scale di campionamento (livello puntuale e livello di cella). 14

4.4. Descrizione dell areale colonizzato. L areale colonizzato, come già indicato nei materiali e metodi, viene indicato sia come areale di osservazione (numero di celle positive per la presenza del cervo), sia come areale occupato (utilizzando il concetto di home range medio della specie). - Areale di osservazione. In figura9 viene indicata la progressiva espansione dell areale di osservazione dal 2002 al 2007. Il test di Spearmann ha evidenziato una elevata correlazione tra aumento dell areale ed anni postrilascio sebbene non si raggiunga la soglia della significatività statistica. 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 ettari_250 ettari_500 ettari_1000 Figura 9. Espansione dell areale di osservazione dal 2002 al 2007, analizzato a differenti scale di campionamento (celle di 250, 500 e 1000 metri). - Areale occupato. Gli ettari occupati dalla specie passano dai 7977 del 2002 (circa il 16% della superficie dell area di studio) ai 19643 del 2007 (41,4% della superficie dell area di studio) con una media di 3273 ettari colonizzati all anno (figura 10). Anche in questo caso la correlazione con gli anni post rilascio è elevata ma non significativa. 20000 18000 16000 14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Figura 10. Tendenza dell estensione dell areale del cervo in Valle Varaita dal 2002 al 2007. 15

4.5. Descrizione della selezione di habitat. L applicazione del test del chi quadro evidenzia che le categorie dei seminativi, frutteti-vigne, conifere, e prato-pascolo vengono utilizzati a livello statisticamente significativo. Anche l urbanizzato risulta significativamente utilizzato, ma ciò sarebbe dovuto ad un fattore di confondimento, dovuto al fatto che buona parte dei seminativi si trova in prossimità di strade o centri abitati (colinearità del dato). In figura 11 vengono rappresentati i valori di odds ratio relativi alle classi di uso suolo. Tali valori sono rappresentati con e senza l anno 2002, per testare l ipotesi che nel 2002 il sito di rilascio possa avere influito sulla selezione ambientale (nel 2002 le classi di uso suolo disponibili erano differenti rispetto a quelle degli anni successivi). Il confronto tra le due serie di dati, effettuato con il test di Wilcoxon, non ha però evidenziato differenze statisticamente significative. 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 arbusti conifere Frutteti e vigneti prato-pascoli Rocce e macereti urbanizzato seminativo con 2002 senza 2002 Figura 11. Valori di odds ratio dell utilizzo delle singole classi di uso suolo con e senza la presenza dell anno 2002. L indice di selezione di Manly, pone in evidenza che tra le categorie che risultano significativamente utilizzate in base al test del chi-quadro, sono effettivamente selezionate i seminati ed i frutteti-vigneti. L urbanizzato anche in questo caso risulta selezionato per la sua associazione spaziale con i seminativi (figura 12). 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 0,00 Seminativi Frutteti e vigneti urbanizzato conifere pratopascoli Acque arbusti Rocce e macereti categorie random Figura 12. Valori dell indice di selezione di Manly, in rosso è indicato il valore discriminante 1/k. 16

5. DISCUSSIONI E CONCLUSIONE. Per una corretta gestione di una specie animale è importante un suo monitoraggio continuo che ci permetta di conoscere la sua distribuzione spaziale, la struttura di popolazione, i suoi rapporti con le altre specie, con la vegetazione e con le attività antropiche (Bazzotto et al., 2003). In questa accezione la grande mole di dati raccolti a partire dal 2002 indica un forte sforzo gestionale per garantire il buon successo del progetto cervo Valle Varaita. La presenza di soggetti radiocollarati nel gruppo di rilascio, operanti come animali spia, si è dimostrato uno strumento fondamentale per acquisire dati importanti nel primo periodo postrilascio; il 53% dei dati analizzati provengono infatti dalle sessioni di radiotracking. Nel periodo successivo al rilascio (fase di esaurimento dei radiocollari) diventano poi fondamentali le tradizionali attività gestionali (censimento notturno con il faro, censimento in battuta, censimento da transetti diurni) che nel nostro caso rappresentano la seconda fonte di dati (32% delle osservazioni), in virtù della rete di transetti di osservazione diurni e notturni ben distribuiti nell area di studio. Non ultima per importanza ai fini del successo del monitoraggio è stata l attiva collaborazione tra due Enti che si occupano di gestione della fauna selvatica, presenti sul territorio (Comprensorio Alpino CN2 e Cerigefas). La distribuzione mensile delle osservazioni indica come i momenti di maggiore contattabilità della specie siano il periodo primaverile (ricaccio vegetativo nel fondovalle) ed il mese di settembre (periodo degli amori), a differenza di altre aree alpine dove il periodo di massima visibilità risulta essere a cavallo dei mesi di giugno e luglio (Mattiello et al., 2004). Da un punto di vista metodologico, il confronto effettuato tra il livello puntuale ed il livello di cella ai fini della descrizione della colonizzazione dell area di studio, indica come una griglia con lati di 250 metri rappresenti un buon compromesso tra la precisione del livello puntuale e l agilità operativa necessaria ad uno strumento da adottare nella gestione di campo. Si conferma quindi l importanza che un approccio multriscalare può avere nella descrizione di un fenomeno biologico (Graaf et al., 2005). Un grigliato di 250 metri che suddivida il territorio della Valle Varaita in aree di campionamento omogenee, potrà dunque essere utilizzato come strumento per il monitoraggio della popolazione di cervo sul lungo periodo. I dati sulla espansione del cervo in Valle Varaita, valutata sia come distanza dal punto di rilascio sia come aumento dell areale, indicano che dopo sei anni dal rilascio la specie continua ad espandersi e colonizzare via via nuove aree della valle. Come descritto in altri lavori, si può ipotizzare che il cervo abbia colonizzato le aree a maggiore vocazionalità ambientale e stia ora espandendosi in aree subottimali ancora libere (Acevedo et al., 2005) Come evidenziato dall indice di Manly infatti le aree contenenti le categorie di uso suolo maggiormente selezionate (seminativi, frutteti e vigneti) e quindi a maggiore vocazionalità per la specie sono ormai in gran parte colonizzate, mentre sono ancora libere ampie porzioni di territorio. L areale della specie si estende infatti ad oggi su circa il 43,1% dell area di studio. Le conclusioni cui siamo giunti riguardo le categorie di uso suolo maggiormente selezionate nella nostra area di studio (seminativi) concordano con quelle di altri autori (Pandini e Cesaris, 1997) ma differiscono da quelle di altri. Campi (2001) riscontra infatti una forte selezione per le praterie d alta quota e per le faggete mature, mentre Latini e collaboratori (2003) documentano una preferenza per ambienti con buona biodiversità (ambienti di transizione). Questi risultati non fanno altro che confermare che la selezione di habitat, così come già visto per la dimensione degli home range, è fortemente influenzata dalla disponibilità ambientale specifica di ogni zona. 17

La velocità media di espansione della popolazione (1,8 chilometri all anno) risulta essere molto maggiore rispetto a quella di altri autori (0,85 chilometri/anno) (Mattiello et al., 2004) ed è anch essa indice di una popolazione in buone condizioni di salute e del successo dell operazione di reintroduzione. La prosecuzione del monitoraggio della popolazione di cervi della Valle Varaita con il livello quali - quantitativo dimostrato in questi anni permetterà di continuare ad acquisire informazioni importanti ai fini di una corretta gestione della specie. 18

6. BIBLIOGRAFIA. AA.VV. (1997). Documento sulle immissioni faunistiche: linee guida per le introduzioni, reintroduzioni e ripopolamenti di Uccelli e Mammiferi. In: Spagnesi et al. (eds), Atti del III Convegno Nazionale dei Biologi della Selvaggina. Acevedo P., Delibes-Mateos M., Escudero M. A., Vicente J., Marco J., Gortazar C.(2005). Environmental constraints in the colonization sequence of roe deer (Capreolus capreolus Linnaeus, 1758) across the Iberian Mountains, Spain. Journal of Biogeography, 32: 1671-1680. Bizzotto J., Bottazzo M., Busatta S., Cadamuro A., De Bon F., De Stefani G., Facchin G., Filippin D., Luise R., Scussat M., Sommavilla G.(2003). Il Cervo Cervus elaphus nel comprensorio di gestione del Consiglio. Campi C. Tesi di laurea (2000/2001) Uso dell habitat da parte degli ungulati selvatici nell alto Appennino Reggiano Chesson J. (1983). The estimation and analysis of preference and its relationship to foraging models. Ecoligy 64: 1297-1304 pp. CHIARENZI B., MACCONI P., CARMIGNOLA G., PEDROTTI L. e MUSTONI A., 2002. Studio sulle capacità di spostamento e dispersione del Cervo in Val Venosta. Istituto Oikos, Varese Cushman S.A. and McGarigal K. 2004. Patterns in the species-environment relationship depend on both scale and choice of response variables. Oikos 105: 117-124 pp. Diggle P.J. (1983). Statistical analysis of spatial point patterns. Academic Press, New York. GEORGII B., 1980 - Home range patterns of female red deer (Cervus elaphus) in the Alps. Oecologia, 47: 278-285. Graf R.F., Bollmann K., Suter W., Bugmann H. (2005). The importance of spatial scale in habitat model: capercailliein the Swiss Alps. Landscape Ecology, 20: 703-717. Heisey D: H. (1985), Analyzing Selection Experiments with Log-Linear Models. Ecology, 66 (6): 1744-1748 pp. Hooge P.N.,Eichenlaub B.(1997). Animal Movement Extension to ArcView ver 1.1. Alaska Science Center Biological Science Office, U.S. Geological Survey, Anchorage, AK, USA. Latini R., Pizzol I., Ferrera G., Kleuser H. (2003) Selezione invernale dell habitat e densità del cervo (Cervus elaphus) e del capriolo (Capreolus capreolus) nel Parco Nazionale d Abruzzo. Hystrix Italian Journal of Mammalogy: 180. LUCCARINI S. e MAURI L., 2000 - Il cervo in Alta Val di Susa. Comportamento spaziale e uso dell'habitat. Ed. ANANKE s.r.l., Torino. Meneguz P.G., Dematteis A. (2000). Progetto per la reintroduzione del cervo Cervus elaphus L. 1758 in Valle Varaita. Relazione dell Università degli Studi di Torino: 60 pp. MITCHELL B., STAINES B.W. e WELCH D., 1977 - Ecology of red deer. A research review relevant to their management in Scotland. Institute of Terrestrial Ecology, Graphic Art (Camb.) Ltd., U.K. Mustoni A., Pedrotti L., Zanon E., Tosi G. (2002). Ungulati delle Alpi: biologia, riconoscimento, gestione. Edizione Nitida Immagine: 538 pp. Ottonelli S. (1979). Guida della Valle Varaita. Centro Studi Valados Usitanos (Ed.), Gaiola (CN): 56 pp. Pandini W. Cesaris C. (1997). Home range and habitat use of roe deer (capreolus capreolue) reare in captivity and released in the wild. Hystrix 9 (1-2) 45-50 PP. 19