LE FRATTURE DEL COTILE. di S. ALBAROSA G. CASCIA

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Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico di Latina Direttore: Prof. Marco Pasquali Lasagni LE FRATTURE DEL COTILE di S. ALBAROSA G. CASCIA La diagnosi ed il trattamento delle fratture dell'acetabolo sono stati materia di controversie per oltre 50 anni. I più importanti criteri prognostici per le fratture dell'acetabolo sono il ripristino della congruenza articolare delle zone portanti e la copertura per ottenere una stabilità ottimale della testa femorale all'interno del cotile. Se questi due obiettivi sono raggiunti, ci si possono aspettare buoni risultati in una elevata percentuale di casi. L'acetabolo è ben descritto come una struttura emisferica localizzata al centro di un triangolo di supporto costituito da ileo, pube ed ischio (2, 7) (Fig. 1). Judet, Tile, Mears e Rubaseli hanno dimostrato che se è mantenuta intatta nella zona portante e la testa femorale non è migrata medialmente o posteriormente si hanno circa l'80% di buoni risultati clinici e radiografici (1, 2, 7). Tile (1989) e Rowe (1988) hanno proposto una riduzione a cielo chiuso con il paziente in anestesia generale (Fig. 2). La prognosi di una frattura di cotile dipende da vari fattori, oltre alla lesione scheletrica: tra questi ricordiamo il danno alle parti molli, alla cartilagine articolare, l'età, lo stato di salute, l'eventuale Osteoporosi, le necrosi secondarie dell'epifisi femorale. Per il nostro studio abbiamo utilizzato la classificazione di Judet e Letournel modificata e snellita recentemente da Ruggieri e coll. Abbiamo riservato il trattamento incruento alle: - fratture composte; fratture della colonna ileo-pubica senza traslazione;

S. ALBAROSA, G. CASCIA Fig. 1 - fratture del fondo; lussazione posteriore con distacco minimo del ciglio; fratture trasversali basse. Tutti gli altri tipi di frattura sono stati operati, in genere, entro il 21 giorni dal trauma. Valutiamo il paziente con le proiezioni radiografiche consigliate da Judet e Letournel (Fig. 3) nei casi complessi utilizziamo la T.A.C. (Fig. 4). Pratichiamo l'accesso posteriore al cotile mediante la via di Iselin, quello anteriore mediante la via di Smith-Petersen, associando eventualmente le due vie. In un solo caso abbiamo utilizzato per il doppio accesso la grande via di Letournel. Non abbiamo mai applicato apparecchi gessati, ma poniamo il paziente con l'arto in scarico con trazione transcheletrica diacondiloidea per 30 giorni, quindi trazione al tensoplast per ulteriori 30 giorni. I drenaggi vengono rimossi dopo 2-3 giorni dall'intervento. Il carico è concesso, in genere, a circa 3 mesi dall'intervento. La nostra casistica dal 1972 al 1991 compren-

Le fratture del cotile Fig. 2a Fig. 2b Fig. 2a e b - Trattamento secondo Rowe e Till.

S. ALBAROSA, G. CASCIA Fig. 3a Fig. 3b Fig. 3a e b - Proiezioni radiografica secondo Judet e Letournel.

Le fratture del cotile Fig. 4a - Frattura della parete posteriore. Fig. 4b - Studio T.C.

S. ALBAROSA, G. CASCIA Fig. 4c - La sintesi con placca. de 122 fratture di cotile controllate a distanza, con follow-up variabile da 19 anni a 6 mesi (media 9.4). Distinguiamo secondo il tipo di frattura: 43 fratture della parete posteriore; 3 fratture della colonna posteriore; 14 fratture della colonna e della parete posteriore; 36 fratture trasverse pure o associate con la parete posteriore; 12 fratture a "T"; 6 fratture delle due colonne; 1 frattura della parete anteriore; 2 fratture della colonna anteriore; 105 erano uomini, 17 donne; il lato prevalente il sinistro (107, 15), l'età minima al momento del trauma è stata di 15 anni, la massima di 78 (media 46.8). La causa della frattura vede al primo posto gli incidenti della strada: automobilistici (59) quindi quelli motociclistici (38), le cadute dall'alto (23) e, infine, 2 per investimento. Nel 10% dei casi erano associate lesioni di organi interni:

Le fratture del cotile 1 Pnx; 4 emotorace; 1 rottura vescica; 2 contusioni renali; 11 pazienti erano politraumatizzati. Abbiamo distinto le complicanze in: - preoperatorie; - post-operatorie immediate; - post-operatorie tardive; - evolutive. Tra le complicanze generali abbiamo annoverato: 2 tromboflebiti; 1 flebotrombosi; 1 embolia polmonare; non abbiamo avuto decessi. Come complicanze pre-operatorie abbiamo rilevato: 7 paralisi dello SPE, di cui; 2 sono evolutive non reversibili; 5 sono regredite nell'arco di circa 4 mesi. Tra le complicanze post-operatorie immediate annoveriamo: 5 paralisi dello SPE, di cui 2 totali (1 regredita in 3 mesi). Infine, quelle che riteniamo più interessanti per il nostro studio e, cioè, le complicanze evolutive a distanza. Tra queste: 14 necrosi della epifisi femorale; 11 coxartrosi post riduttive sintetizzate; 37 presentavano ossificazioni, di queste 23 erano di I e II di Broôker e 14 di III e IV. Per la valutazione clinica e rdx dei pazienti abbiamo utilizzato la scheda adottata nel nostro Istituto per lo studio della patologia dell'anca; in base a questa abbiamo distinto: 48 ottimi (40%); 35 buoni (30%); 14 discreti (11%); 25 cattivi (19%). Abbiamo altresì notato che la bontà dei risultati è andata diminuendo nel corso degli anni (1, 3, 6, 7). Risultati cioè ottimi a 1-2 anni di distanza sono diventati

S. ALBAROSA, G. CASCIA via via mediocri a 10-15 anni, a causa di una necrosi epifìsaria e/o acetabolare. La prognosi, dunque, può dipendere da vari fattori. 1) La pluriframmentarietà della frattura e la diastasi dei frammenti. 2) La complessità delle lesioni interessanti le colonne. 3) Eventuali fratture parcellari dell'epifisi femorale. 4) Le lesioni neurologiche. 5) Il tempo intercorso dal trauma all'intervento, condizionato molte volte dalle lesioni associate. 6) Età del paziente: nei soggetti anziani la riparazione delle lesioni cartilaginee è, in genere, insufficiente e l'instaurarsi dell'artrosi più precoce, inoltre le lesioni vascolari sono più frequenti a causa della minore elasticità della aa. circonflessa. Riteniamo, pertanto, che per ovviare a quanto detto si debba ricercare una perfetta riduzione anatomica della frattura, presupposto essenziale per un eventuale atto chirurgico sostitutivo. Riassunto Gli AA. illustrano 20 anni di esperienza nel trattamento chirurgico delle fratture di cotile. Sono stati trattati 122 pazienti (105 uomini e 17 donne) con un età media di 46,8 anni. I risultati, complessivamente, sono stati buoni. La bontà dei risultati è andata diminuendo nel corso degli anni e risultati ottimi a 1-2 anni di distanza sono diventati mediocri a 10-15 anni. Bibliografia 1) JUDET R., LANZETTA A., LETOURNEL E. (1968): Fratture del cotile. Classificazione ed indirizzi di riduzione incruenta. Arch. Ortop., 81: 119-158. 2) JUDET R., LETOURNEL E. (1974): Les fractures du cotyle. Masson Paris. 3) LETOURNEL E. (1979): The results of the acetabular fractures treated surgically: 21 years experience. 7th Meeting of the Hip society. Mosby, St. Louis. 4) LETOURNEL E. (1980): Voie laterale dans le traitement chirurgical des fractures recentes du cotyle. Acta Orthop. Belg., 50: 381-390. 5) LETOURNEL E., JUDET R. (1981): Fractures of the acetabulum. Springer, Berlin. 6) RUGGERI e coll. (1986): Le fratture trasverse di cotile. Giot. XII, 1: 25-41. 7) RUGGERI e coll. (1988): Le fratture dell'acetabolo. Aulo Gaggi Editore.