IL BAMBINO E DIO SEMINARIO RESIDENZIALE Bienno, GIUGNO 2014

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Transcript:

IL BAMBINO E DIO SEMINARIO RESIDENZIALE Bienno, 20-22 GIUGNO 2014 Sintesi ragionata del corso Elisa Fabemoli

Per la lettura Le frasi che presentano il segno di spunta (V) sono state pronunciate dai relatori nel corso dei diversi appuntamenti formativi e sono punto di partenza e di ispirazione per le riflessioni che caratterizzano la sintesi ragionata del corso.

Nella quotidianità il bambino si ri-volge a te adulto (genitore, insegnante, educatore ), si affida, ti guarda con gli occhi spalancati e ti crede! È importante suscitare e accogliere lo stupore del bambino; condurlo verso la scoperta della novità, della meraviglia e della grandezza, verso il fascino del mistero (Abilità/strategia didatticopedagogica) il bambino vuole comprendere ciò che è oltre il visibile e si chiede: PERCHÉ? Vuole DARE un SENSO attraverso il suo essere in-relazione

L educazione religiosa passa attraverso l esperienza umana Attraverso esperienze di affetto, accoglienza, relazione in famiglia, a scuola, in parrocchia attraverso la relazione di amore genitori-figlio/ padre-madre/fratello-sorella attraverso esperienze di dono e perdono incondizionate attraverso l esperienza di fiducia in sé e negli altri. L esperienza religiosa nasce dalla profonda esperienza emotiva e affettiva del sentirsi amati, accolti, giustificati e perdonati.

Il padre e la madre: anche in tempo di crisi, qual è l atto di responsabilità? È determinante la responsabilità educativa di entrambi i genitori. È proprio la differenza e la reciprocità tra il padre e la madre a creare lo spazio fecondo per la crescita piena del figlio. Ciò è vero perfino quando i genitori vivono situazioni di crisi e di separazione. (Educare alla vita buona del Vangelo,27) I genitori dovranno impegnarsi a continuare a vivere in armonica intesa la loro responsabilità educativa.

L essere umano incontra il dato religioso intorno a sè Il bambino sperimenta la religiosità nei luoghi e nei momenti in cui vive ogni giorno (NEL PROPRIO CONTESTO CULTURALE).

Il bambino è capace di essere religioso Il bambino è sensibile a comportamenti, testimonianze, segni e riti

In ogni caso qualcuno parlerà di Dio al bambino Com è Dio? Dov è Dio? Cosa fa tutto il giorno? Chi è Dio?

Attingere dalle Scritture Se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? E il figlio dell'uomo perché te ne curi? (Salmo 8) Opere tutte del Signore lodate il Signore (Dn 3)

Esiste una evoluzione del pensiero di Dio All inizio il bambino pensa a Dio come a qualcuno con cui fare qualcosa, concretamente: Gesù, mi aiuti a prendere il mio palloncino che sale in alto? entra in relazione con Dio secondo le modalità di cui ha fatto esperienza, a volte anche come oggetto di scambio: io ti do e tu mi dai. In ogni caso, è presente un apertura verso una dimensione nuova, oltre se stessi

I LINGUAGGI PER PARLARE DI DIO: IL DISEGNO LA NARRAZIONE (il gioco)

Il linguaggio del disegno Racconta ciò che ha disegnato Attraverso il disegno mostra se stesso: i suoi desideri, le sue emozioni, le sue conoscenze Il bambino Attraverso il disegno parla con gli adulti, primi fra tutti, i genitori - scarabocchia - traccia righe - lascia segni sul foglio, sul muro

Il disegno non è un passatempo fine a se stesso Il disegno ha una valenza comunicativa pari a quella del linguaggio verbale Oltre all importanza che riveste l esercizio grafo-motorio in vista di altri apprendimenti (Es.: scrittura)

Pensare al disegno del bambino come opera libera e non come copia dal vero.

Come utilizzare questa informazione dal punto di vista didattico? Un idea su tutte: La verifica per verificare un apprendimento per verificare un requisito Una strategia didattica: Parlami di. (?) Raccontami ciò che hai disegnato (!)

Cibaldi da un idea di Munari: Rispetto al disegno, si dà la regola e poi si lascia spazio alla libertà del bambino si interviene quando necessario. Si fa cioè una MEDIAZIONE COGNITIVO-DIDATTICA Si interviene in un rapporto di insegnamentoapprendimento in modo non direttivo INSEGNARE quindi non solo come FARE o FAR FARE ma anche come LASCIAR FARE e STARE A GUARDARE

L attività di apprendimento mediato rafforza anche le componenti emotive della personalità (concezione OLISTICA dell essere umano): MENTE, CUORE E CORPO INTUIZIONE E AFFETTIVITÀ INTEGRALITA PROPRIA DI UNA RELIGIOSITA MATURA

«So farmi ascoltare dai bambini perché li prendo per mano e li conduco in terre e tempi lontani» un racconto entra dentro La narrazione come metodologia didattica Da sempre chi educa si è servito di storie

Spunti per la narrazione nella didattica, per guidare alla scoperta di un senso La parola Il racconto La filastrocca/la canzone La drammatizzazione Il gioco L immagine/il video/il disegno Il personaggio l azione Il contesto L accoglienza Il coinvolgimento cercare insieme La reiterazione / la novità che cattura La continuità il collegamento mettere ordine - confrontare L ascolto la condivisione (narrare è un guardarsi negli occhi, un perdersi nell altro) L osservazione Il silenzio nel silenzio nasce il pensiero ATTENZIONE A NON SPEGNERE LO STUPORE! Aiutare a cercare ancora La parabola è un linguaggio che costringe a pensare