CONOSCERE CONOSCERE L ECOSISTEMA ROMANO DELLE ROMANO DELLE ST RTUP. Relazione sulle attività e sintesi dei risultati



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CONOSCERE CONOSCERE L ECOSISTEMA L ECOSISTEMA ROMANO DELLE ROMANO DELLE ST RTUP Relazione sulle attività e sintesi dei risultati marzo 2015

INDICE PREMESSA 3 CAPITOLO 1 - IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE 7 1.1.1 Startup 2015: lo scenario internazionale, un anno dopo 9 1.1.2 La Silicon Valley 9 1.1.3 Santiago del Cile 12 1.1.4 Tel Aviv 15 1.2 Il contesto italiano 19 1.2.1 Il quadro generale 21 1.2.2 La definizione di startup innovativa 21 1.2.3 Le misure agevolative 23 1.2.4 Il fondo di garanzia e il ruolo delle banche 31 1.2.5 L equity crowdfunding 32 1.2.6 Le piattaforme di crowdfunding in Italia 34 1.3 I numeri dell ecosistema delle startup in Italia 35 1.3.1 L ecosistema italiano delle startup: esplosivo, confuso, deludente 47 1.3.2 Un ecosistema a due facce 47 CAPITOLO 2 - L ECOSISTEMA ROMANO DELLE STARTUP 51 2.1.1.Startup Roma, un anno dopo 53 2.1.2 Le startup sul territorio della Capitale 57 2.1.3 Incubatori e acceleratori dell ecosistema romano 58 2.1.4 Gli spazi di coworking 61 2.2 Il ruolo delle istituzioni 71 2.2.1 Il ruolo della Regione Lazio e di Roma 73 2.3 Come cambia il profilo dello startupper romano 79 2.3.1 Startupper chi? 81 2.3.2 Il profilo delle startup romane 86 2.3.3 Criticità, bisogni e aspettative degli startupper romani 90 1

CAPITOLO 3 - L OPINIONE DEGLI STAKEHOLDERS DELL ECOSISTEMA ROMANO - le interviste 105 Intervista a Luigi Capello, LUISS Enlabs e LV Venture Group 107 Intervista a Augusto Coppola, InnovAction Lab 110 Intervista a Giammarco Carnovale, Roma Startup 113 Intervista a Marco Trombetti, PiCampus 117 Intervista a Fabrizio Cialdea, Atooma 119 Intervista a Monica Archibugi, Le Cicogne 123 Intervista a Giorgio Sadolfo, Il Filo 126 Intervista a Roberto Macina, Qurami 129 Intervista a Luca Rossi, Wanderio 131 Intervista a Gianluca Ciralli, commecialista.com e jenio.com 136 Intervista a Federico De Cerchio, CEO & Co-Founder wineowine 140 CAPITOLO 4 - CONCLUSIONI E DIRETTRICI STRATEGICHE 143 Le direttrici strategiche su cui intervenire 145 FONTI 151 Fonti situazione internazionale 153 Fonti situazione italiana 154 Il team di lavoro 156 2

PREMESSA 3

4

premessa Da fenomeno di grande interesse, e altrettanto grandi aspettative, le startup sembrano essere diventate oggi una realtà del sistema economico globale, in grado di rappresentare innovazione, creatività e spirito imprenditoriale. Un fenomeno caratterizzato da una grande dinamicità in termini di sviluppo ed evoluzione che rende difficile fissarne i confini e i tratti salienti se non attraverso un monitoraggio costante non solo del percorso che vede protagoniste le startup ma di tutto quel contesto, economico, sociale, istituzionale, che abbiamo definito ecosistema. Perché le startup non sono realtà autonome ma rappresentano il frutto, e allo stesso tempo il motore, del contesto in cui nascono e si sviluppano. Succede così a livello globale, ma anche nel nostro Paese e, in particolare, nel contesto romano. Proprio da questa considerazione nasce questo secondo report, che rappresenta un aggiornamento del primo studio sull ecosistema romano delle startup realizzato esattamente un anno fa e presentato nell aprile 2014. Attraverso l osservazione degli stessi fattori a distanza di un anno questa indagine si pone l obiettivo di osservare non solo i cambiamenti di tale ecosistema ma di creare uno storico metodologico che renda possibile monitorare il fenomeno partendo da un punto zero. Il presente report infatti, e il lavoro di indagine che ne sono la base, risponde all esigenza di dare seguito ad un percorso di analisi e monitoraggio che non sarà sicuramente esasustivo del fenomeno ma che ha l ambizione di essere il più possibile aggiornato e vicino alla realtà. Un lavoro che, come la prima edizione, ha non solo una funzione conoscitiva ma ha l obiettivo di diventare la base di partenza nella definizione di azioni e strumenti concreti a sostegno della crescita e dello sviluppo delle startup e di tutto il contesto socio-economico in cui si muovono. Conoscere per fare, scrivevamo dodici mesi fa. 5

Il primo passo del lavoro di ricerca è stato aggiornare l analisi sullo scenario generale delle startup, partendo dal contesto internazionale, con particolare attenzione a quelle realtà in cui le startup sono ormai protagoniste nella crescita dell economia, come Stati Uniti, Israele, Cile, per calarsi poi nello scenario italiano sia da un punto di vista quantitativo, sia dal punto di vista normativo, per individuare i cambiamenti più significativi che hanno riguardato il settore nel nostro Paese. Elemento centrale della ricerca è stata, anche stavolta, l analisi dell ecosistema romano. Come l anno scorso ci siamo trovati di fronte al problema di individuare il corpus di riferimento, non essendo unanimi, su questo punto, le fonti. Per continuità metodologica si è deciso quindi di privilegiare, come per l edizione 2014, una fonte ufficiale e istituzionale, ovvero il Registro Imprese delle Camere di Commercio. Il lavoro di indagine è stato sviluppato sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Agli startupper romani è stato somministrato un questionario al fine di aggiornare il profilo delle startup della capitale. Ai protagonisti dell ecosistema, stakeholders, investitori e incubatori/acceleratori sono state invece somministrate delle interviste in profondità, al fine di avere un punto di vista diverso, quale quello degli altri protagonisti dell ecosistema delle startup. Dalla sintesi dei dati raccolti nelle tre fasi di indagine (desk, quantitativa, qualitativa) sono state ipotizzate delle possibili azioni da mettere in campo partendo da quelle individuate un anno fa per fare anche il punto su cosa è stato fatto e cosa no per rendere l ecosistema romano sempre più attrattivo e competitivo rispetto ad altri contesti italiani e internazionali. 6

CAPITOLO 1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE 7

8

1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE 1.1.1 Startup 2015: lo scenario internazionale L analisi di come si è evoluto il sistema romano delle startup a un anno di distanza non può non partire da una prospettiva più ampia, la stessa utilizzata nello studio precedente. Con la consapevolezza che il mondo è sempre più interconnesso, le idee viaggiano a una velocità quasi istantanea e i confini tra i paesi sono sempre più sfocati per quanto riguarda gli investimenti e i modelli di business, è interessante capire quali sono e come si sono evoluti i principali ecosistemi di imprese innovative nel mondo. La creazione e lo sviluppo di regioni ed aree ad alta concentrazione di startup, infatti, è un prerequisito riconosciuto per attrarre persone di talento, incoraggiare i creativi a sperimentare nuove idee e migliorare le possibilità di ottenere gli investimenti per mettere in piedi un impresa innovativa. L attrazione di talenti e investitori associata alla presenza di infrastrutture moderne e di ambienti culturalmente favorevoli alle startup è certamente uno degli ingredienti fondamentali di quella che è universalmente considerata come la regione madre delle startup, ovvero la Silicon Valley. Questo però è soltanto l esempio più noto di un movimento in continua evoluzione che coinvolge molti Paesi, un movimento centripeto che tende a concentrare menti e risorse in alcune regioni startup-friendly. Quali sono queste regioni, che caratteristiche e punti di forza presentano, e come si sono evolute di recente? Lo scopo di questa introduzione è fornire un quadro dei principali trend e business model che stanno nascendo e sviluppandosi a grande velocità nelle aree più innovative del mondo, con l obiettivo di fornire, se non un termine di paragone, quantomeno un modello a cui ispirarsi per l ecosistema romano delle startup. Come si crea un ambiente fertile per le startup, e soprattutto come si passa da semplice territorio attrattivo in un contesto nazionale a hub internazionale delle imprese innovative? Se nella ricerca precedente l attenzione si era concentrata su interi paesi e le loro legislazioni, adesso proviamo a concentrarci sulle singole aree e regioni che si stanno sviluppando in contesti anche molto diversi da loro, evidenziando punti di forza peculiari e buone pratiche che potrebbero essere esportate in altre regioni. 1.1.2 Silicon Valley Cominciamo proprio con la Silicon Valley. Quali sono i vantaggi di questo ecosistema? È innanzi tutto un ecosistema estremamente evoluto, standardizzato a livello di documenti e procedure burocratiche e legali, capace di attirare una grande quantità di venture capital. La Silicon Valley offre dunque agli imprenditori tutta una serie di opzioni che permette loro 9

di accedere facilmente alle risorse richieste per sviluppare una startup il più velocemente possibile 61. Intanto qualche numero: parliamo di una macroregione di 7,5 milioni di abitanti che produce un prodotto interno lordo di 535 miliardi di dollari. Nella Silicon Valley i venture capitalists e gli angel investors svolgono un ruolo decisivo: assieme costituiscono circa il 53 per cento di tutto il finanziamento che giunge alle startup locali. In particolare, i venture capitalist svolgono ruoli multipli come quello di broker, consulente aziendale, reclutatore e persino di avvocati. La forza di questa macro-regione è data anche dalla presenza di innumerevoli incubatori e acceleratori, per lo più privati, una rete di competenze multidisciplinare e trasversale alimentata dalla presenza di alcune tra le migliori università del mondo e, fattore spesso sottovalutato, una popolazione molto istruita, giovane e dinamica, con quasi il 38% del totale composto da persone di età compresa tra i 24 e 44 anni. Il diagramma successivo mostra, sinteticamente, le caratteristiche principali dell ecosistema californiano: Grafico 1. Punti di forza e di debolezza della Silicon Valley, Leading Global Ecosystems Report 61 Leading Global Ecosystems Report 2013, Opinno Strategy 10

1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE Tra i principali punti di forza della Silicon Valley ha contato l autonomia e i finanziamenti concessi da parte del governo degli Stati Uniti, e ovviamente la capacità di attrarre risorse dal settore privato e dagli imprenditori per sviluppare con continuità l ecosistema. Centrale anche il già menzionato tema delle università e di una popolazione dinamica e istruita. Figura 1. Fonti di finanziamento per le startup della Silicon Valley Figura 2. Creazione di lavoro: impiegati full time Al contrario, la difficoltà di trovare terreni e abitazioni a prezzi abbordabili, dato che il grande richiamo della Silicon Valley ha reso il mercato delle abitazioni estremamente costoso, con affitti medi mensili che si aggirano intorno ai 1750 dollari. È questo un fattore da non sottovalutare, dato che ha portato molte imprese giovani a stabilire la propria sede al di fuori della macro-regione. Un altro potenziale punto debole a lungo termine per la Silicon Valley è la rigorosa politica di immigrazione del governo federale degli Stati Uniti, dato che il 52% di startup sono create da cittadini stranieri. 11

Ad ogni modo, i dati 62 rispetto alla media globale degli altri principali ecosistemi confermano la straordinaria vitalità della regione californiana. In sintesi: Capitale raccolto superiore al 32% in tutte le fasi di sviluppo di una startup; 20% in più di mentori e 35% in più di imprenditori seriali 22 % in meno di probabilità di considerare la realizzazione pratica del prodotto come una sfida difficile gli imprenditori lavorano più ore al giorno e si preoccupano di aggredire nuovi mercati piuttosto che quelli già esistenti e di nicchia. 1.1.3 Santiago del Cile Restando nel continente americano, uno degli ecosistemi che più ha attirato l attenzione di investitori e studiosi è certamente quello di Santiago e, più in generale, di tutto il Cile. La peculiarità cilena è il ruolo centrale avuto dal governo nazionale: il programma Startup Chile lanciato nel 2010, offre 40.000 dollari agli imprenditori che si spostano in Cile per sei mesi e decidono di avviare una nuova attività 63. Il programma è stato indubbiamente una delle iniziative che hanno avuto più successo nel mondo nell offrire un sostegno non solo finanziario agli imprenditori stranieri, ma anche in termini di spazi per uffici, accesso a internet gratuito, mentoring e networking. A differenza di altri programmi simili lanciati in altre parti del mondo, la peculiarità cilena è stata quella di non chiedere in cambio niente di etico, ma soltanto di trasferirsi nel Paese e interagire con gli imprenditori locali. In pratica, la scommessa cilena è stata quella di contare sul fatto che gli imprenditori stranieri avrebbero trasformare la cultura imprenditoriale locale, insegnando a correre dei rischi, ad aiutarsi a vicenda e a formare reti globali. La scommessa è stata sicuramente un successo: The Economist ha definito il Paese Chilecon Valley, e in particolare la capitale Santiago brulica di attività imprenditoriale: gli studenti universitari ora cercano lavoro nelle startup piuttosto che nelle grandi aziende e il marchio del Paese come giovane e aperto all innovazione è riconosciuto in tutto il mondo 64. Startup Chile ha incubato oltre 800 aziende, riuscendo in pochi anni a trasformare il Cile in un hub per l imprenditorialità e l innovazione. Significativa, a questo proposito, l analisi che del programma offre Paolo Privitera, CEO di Pick1 e primo italiano a partecipare al programma: La cosa interessante del Cile è il ruolo svolto dal Governo, che non avendo un tessuto imprenditoriale basato sulle industrie ha deciso di puntare sull economia della 62 Startup Ecosystem Report, Startup Genome 63 www.ecosysteminsights.org/start-up-chile-heading-toward-failure-or-success/ 64 www.washingtonpost.com/blogs/innovations/wp/2014/06/11/chile-teaches-the-world-a-lesson-about-innovation/ 12

1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE conoscenza e quindi sulle startup. In quest ottica va inquadrata anche la recente riforma scolastica della neoeletta Bachelet. Guardando il quadro generale, questo programma è importante per l economia cilena in quanto l imprenditorialità è un elemento chiave se il Cile vuole essere un paese sviluppato 65. E in effetti Startup Cile ha ricevuto più di 12mila richieste di adesione da 112 paesi. Secondo il direttore esecutivo di Startup Chile, Sebastian Vidal, le prime 199 aziende che hanno visitato il Cile sono tornate a casa raccogliendo un totale di 72 milioni dollari in finanziamenti. Altre 132 aziende che hanno deciso di rimanere hanno raccolto 26 milioni di dollari. Non male, insomma, per un programma che al governo cileno è costato circa 35 milioni di dollari 66. Per capire la portata dell esperimento cileno bisogna ricordare che il Cile non è nemmeno ancora classificato come una innovation-driven economy dall OCSE, eppure il Paese si colloca al 39 posto nel rapporto Global Innovation Index, mentre la città di Santiago è stata evidenziata come un esempio di ecosistema estremamente efficiente già nel 2012, a soli due anni dall avvio del programma. Ma quali sono i punti di forza e di debolezza di questo ecosistema? Grafico 2. Punti di forza e di debolezza dell ecosistema di Santiago del Cile, Leading Global Ecosystems Report 65 www.chefuturo.it/2014/12/nel-mondo-nuovo-delle-start-up-guardiamo-a-germania-e-cile/ 66 www.washingtonpost.com/blogs/innovations/wp/2014/06/11/chile-teaches-the-world-a-lesson-about-innovation/ 13

Le industrie e le strutture di finanziamenti privati, intanto, hanno un ruolo secondario rispetto a quello svolto dal Governo e dalle università. Sicuramente la mano pubblica ha cercato di colmare le lacune strutturali nel ciclo di finanziamento delle startup cilene, con l assunzione di un ruolo attivo nella progettazione e nello stanziamento di capitali di rischio. I business angels tendono a sostenere i progetti in fase di crescita che non sono eccessivamente rischiosi, e resta il fatto che le startup di Santiago raccolgono il 96 per cento in meno di finanziamento rispetto all irraggiungibile Silicon Valley. Tra i punti deboli del sistema c è anche il basso livello di trasmissione di conoscenza tra imprese e università: se Il 40 per cento della spesa totale per R & S deriva dalle università - e principalmente da quelle di Santiago, l Università del Cile e l Università Cattolica - queste coinvolgono ancora troppo poco le aziende private nei loro progetti. Le banche, inoltre, sono spesso ancora riluttanti a prestare denaro a imprenditori nelle fasi iniziali della vita dell impresa. L ecosistema cileno ha comunque presentato una crescita a ritmo sostenuto grazie agli sforzi del governo per attrarre investitori stranieri e per rendere il Paese meno burocratico e più trasparente, con il ruolo fondamentale, come accennato sopra, delle principali università del Cile. Per concludere l analisi dell esperimento cileno, è possibile citare il parere di Vivek Wadhwa direttore della Ricerca al Center for Entrepreneurship and Research Commercialization alla Duke University e membro del Consiglio del Programma Start-Up Chile. La sua idea sul sistema cresciuto a Santiago è che la sfida iniziale fosse simile a quella della maggior parte delle regioni diverse dalla Silicon Valley, ovvero l assenza di una cultura imprenditoriale che tollerasse il fallimento e incoraggiasse la condivisione delle informazioni e la sperimentazione. Per questo, spiega Wadhwa, ho suggerito che il paese importasse ciò di cui aveva bisogno, approfittando della stupidità dell America nel mandare via gli imprenditori più innovativi del mondo. A causa di politiche di immigrazione fallimentari, gli Stati Uniti stanno vivendo un esodo di talenti imprenditoriali altamente qualificati. Il Ministro dell Economia del Cile, Juan Andrés Fontaine, a cui ho lanciato l idea, era scettico riguardo alla possibilità che questi stranieri sarebbero venuti in Cile, ma ha approvato l esperimento. Start-Up Chile è sopravvissuto a due cambi di governo e costituirà la base per per costituire nuove importanti iniziative legate all innovazione. Secondo Eduardo Bitran, recentemente nominato a capo dell agenzia di sviluppo economico del Cile, CORFO, il progetto è di importanza nazionale e un modello per il resto del mondo 67. 67 www.washingtonpost.com/blogs/innovations/wp/2014/06/11/chile-teaches-the-world-a-lesson-about-innovation/ 14

1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE 1.1.4 Tel Aviv Quello che gravita attorno alla città di Tel Aviv è probabilmente uno degli ecosistemi di startup più studiati al mondo. Tel Aviv, la seconda città più popolosa in Israele è una città dinamica nota internazionalmente per il suo ambiente creativo e per la sua capacità di attrarre giovani con alto livello d istruzione e dipendenti qualificati per le numerose imprese di successo che gravitano nella regione. Grazie anche a iniziative governative mirate, Tel Aviv è la città con più startup procapite nel mondo, vanta un altissima qualità della ricerca ad alti livelli - Israele è il Paese che investe la più alta percentuale del PIL investita in R & S - e attira venture capitalists pronti a investire sulla prossima grande idea di business. Non è un caso che Tel Aviv, tra le altre cose, abbia vinto il World Smart Cities Award 2014, premio consegnato in occasione dello Smart City Expo World Congress che si è tenuto a Barcellona, superando la concorrenza di 250 rivali 68. Proprio il 2014 è stato un anno di svolta per le startup israeliano dal punto di vista della crescita delle exit. Secondo l ultimo report IVC Research Center e Meitar Liquornik Geva Leshem Tal nell ultimo anno le startup israeliane hanno fatto registrare una crescita del 5% del numero delle exit, tra acquisizioni e ingresso in borsa, per un totale di 6,94 miliardi di dollari 69. Il numero di Offerte Pubbliche Iniziali (IPO in inglese) delle startup israeliane è stato il più elevato degli ultimi dieci anni. Questo, nonostante il Paese abbia fatto registrare un deciso rallentamento della sua economia, ferma al 2,6% di crescita su base annua rispetto al 3,2% del 2013. Questa stima si basa peraltro sul solo valore degli scambi, senza tenere in considerazione le valutazioni delle aziende post-ipo. Queste, riportate invece da PWC, fanno levitare il valore totale delle exit a un totale di 15 miliardi di dollari. 68 www.key4biz.it/smart-city-expo-2014-premia-tel-aviv-miglior-ecosistema-urbano-per-linnovazione/ 69 www.italianangels.net/2015/01/14/tel-aviv-startup-nation/ 15

Grafico 3. Punti di forza e di debolezza dell ecosistema di Tel Aviv, Leading Global Ecosystems Report Tra le principali minacce per l ulteriore sviluppo dell ecosistema, ad ogni modo, dobbiamo segnalare l instabilità politica della regione e, in generale, la costante minaccia del terrorismo che aleggia sulla città e che limita inevitabilmente la capacità di attrazione di imprenditori stranieri. Uno dei problemi principali dell ecosistema, poi, è la dimensione del mercato locale, dato che Israele ha una popolazione relativamente ridotta: questa caratteristica comporta una migrazione di molte startup da Tel Aviv all estero una volta raggiunto il successo economico, per garantirsi la possibilità di accedere a un hanno successo un mercato più ampio. Ad ogni modo, secondo il Global Venture Capital Confidence Survey di Deloitte, Israele ha mantenuto nel 2014 il secondo posto tra i Paesi consigliati dagli investitori, con un punteggio di 3.71, dietro a Stati Uniti (4,03) e davanti al Canada (3.48) 70. 70 Ibidem 16

1 IL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE Grafico 4. Fiducia degli investitori nei Paesi, 2014, Deloitte Va ricordato, inoltre, un fattore spesso sottovaluto: il costo medio mensile per vivere e lavorare da remoto a Tel Aviv è stimato intorno ai 1.892 euro, mentre ad esempio per città come Milano raggiunge i 3.375. Ma di cosa si occupano le startup di Tel Avivi? Secondo le ricerche più recenti, i settori chiave sono internet, comunicazione, IT, life science, cleantech. Il 64% delle aziende hi-tech della città, inoltre, sono alla fase di startup, e il 24% di esse non supera i 4 dipendenti 71. Concludiamo ricordando che, oltre al ruolo pubblico ampiamente analizzato nel report dello scorso anno, l ecosistema israeliano beneficia di una grande attenzione da parte degli investitori internazionali e, più in generale, dei privati. Interessanti da questo punto di vista il cresce interessamento da parte della Cina 72 e la continua nascita di centri di ricerca, come dimostra la recente apertura della CyberSpark a Be er Sheva, un parco nazionale d informatica in grado di includere leader mondiali del settore della sicurezza per sviluppare nuove strategie di cyber-difesa da consegnare in futuro a governi e a multinazionali 73. 71 Idibem 72 Il valore delle esportazioni israeliane verso la Cina ha superato nel 2013 i 3 miliardi di dollari. 73 www.officineformative.it/tel-aviv-la-nuova-silicon-valley-mediorientale/ 17

18

1.2 Il contesto italiano 19

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1.2 Il contesto italiano 1.2.1 Il quadro generale La Legge 221/2012, che ha convertito il Decreto Legge 179/2012 noto anche come Decreto Crescita 2.0, ha introdotto per la prima volta in Italia la definizione di startup innovativa. Al suo interno, sono contenute le misure volte a promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e l occupazione, in particolare giovanile, l aggregazione di un ecosistema animato da una nuova cultura imprenditoriale votata all innovazione, così come a favorire una maggiore mobilità sociale, il rafforzamento dei legami tra università e imprese nonché una più massiccia attrazione di talenti e capitali esteri nel nostro Paese. Il Decreto Crescita 2.0 ha accolto i suggerimenti formulati nel Rapporto Restart, Italia! elaborato da una task force di 12 esperti istituita nell aprile del 2012 dal Ministro dello Sviluppo Economico ed emersi dalla consultazione con i principali attori dell ecosistema imprenditoriale nazionale. In particolare, ha introdotto in favore delle startup innovative un vasto corpus normativo (artt. 25-32) che prevede nuovi strumenti e misure di vantaggio che incidono sull intero ciclo di vita dell azienda, dall avvio alle fasi di crescita, sviluppo e maturazione. Per quanto riguarda lo stato di attuazione della normativa a sostegno delle startup innovative, alcune misure sono entrate immediatamente in vigore con la Legge 221/2012, altre hanno necessitato di successivi interventi attuativi. 1.2.2 La definizione di startup innovativa La normativa, come abbiamo già sottolineato, è riferita esplicitamente alle startup innovative. Non include, quindi, qualsiasi impresa di nuova costituzione, ma soltanto quelle che fanno innovazione in ambito tecnologico in riferimento a tutto il mondo produttivo, dalle tecnologie delle telecomunicazioni e dell informazione alla manifattura, dai servizi all artigianato, solo per citarne alcuni. Entrando nel merito della definizione di startup innovativa, alle misure agevolative possono accedere le società di capitale, costituite anche in forma cooperativa, o le Società Europee, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, e che sono in possesso dei seguenti requisiti: sono nuove o comunque hanno meno di 4 anni di attività; hanno sede principale in Italia; presentano un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro; non distribuiscono utili; hanno come oggetto sociale lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; non sono costituite da fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda; 21

Infine, il contenuto innovativo dell impresa è identificato con il possesso di almeno uno dei tre seguenti criteri: 1. almeno il 15% del maggiore tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo; 2. la forza lavoro complessiva è costituita per almeno 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale; 3. l impresa è titolare, depositaria o licenziataria di brevetto registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato. Possono iscriversi alla sezione speciale del Registro delle imprese e accedere alle misure agevolative anche le imprese già costituite alla data di entrata in vigore della Legge (19 dicembre 2012) e in possesso dei requisiti previsti dalla stessa. Queste possono accedere ai benefici previsti per le startup innovative per un periodo di 4 anni, se la società è stata costituita entro i 2 anni precedenti, di 3 anni, se è stata costituita entro i 3 anni precedenti, e di 2 anni, se è stata costituita entro i quattro anni precedenti. Capitolo a sé riguarda le startup a vocazione sociale: possiede tutti i requisiti delle startup innovative e opera in alcuni settori specifici che la legge italiana (l. 155/2006, art. 2 comma 1) considera di particolare valore sociale. I settori individuati sono quelli: dell assistenza sociale; dell assistenza sanitaria; dell educazione, istruzione e formazione; della tutela dell ambiente e dell ecosistema; della raccolta dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi; della valorizzazione del patrimonio culturale; del turismo sociale; della formazione universitaria e post-universitaria; della ricerca ed erogazione di servizi culturali; della formazione extra- scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo. Oltre alle startup, tra i beneficiari della legge in esame, ci sono anche gli incubatori certificati che, per essere riconosciuti come tali, devono soddisfare alcuni requisiti specifici relativi ai locali, al management, alle attrezzature e, soprattutto, devono dimostrare comprovata 22

1.2 Il contesto italiano esperienza nelle attività di sostegno all avvio di imprese innovative. In questo modo la legge mira a individuare e valorizzare le strutture che offrono realmente ed efficacemente servizi di incubazione. Gli incubatori certificati possono beneficiare di alcuni strumenti previsti dalla legge: esonero da diritti camerali e imposte di bollo; uso di stock option; credito d imposta per le assunzioni di personale altamente qualificato; accesso semplificato al Fondo Centrale di Garanzia. Le startup innovative e gli incubatori certificati devono registrarsi nella sezione speciale del Registro delle imprese creata ad hoc presso le Camere di Commercio. Questa registrazione permette di dare pubblicità, effettuare controlli e garantire il monitoraggio dell impatto che la nuova legislazione avrà sulla crescita economica e l occupazione. Poiché la policy vuole essere fondata sull evidenza, il corpus normativo prevede la realizzazione di un sistema strutturato di monitoraggio e di valutazione dell impatto economico delle misure, ponendo altresì l obbligo, in capo al Ministro dello Sviluppo economico, di relazionare annualmente in Parlamento. A tal proposito, nel marzo del 2014 il Ministro dello Sviluppo economico ha presentato la prima Relazione annuale al Parlamento sullo stato d attuazione della policy a sostegno delle startup innovative. La Relazione si fonda sull analisi compiuta dal Comitato di monitoraggio e valutazione costituito con Decreto Ministeriale del 31 gennaio 2014. 1.2.3 Le misure agevolative Le misure di agevolazione previste dalla Legge 221/2012 sono: Esonero da diritti camerali e imposte di bollo: startup innovative e incubatori certificati non dovranno pagare il diritto annuale dovuto in favore delle Camere di Commercio, nonché, come chiarito dalla circolare 16/E emessa l 11 giugno 2014 dall Agenzia delle Entrate, i diritti di segreteria e l imposta di bollo per qualsiasi adempimento da effettuare presso il Registro delle imprese. Gestione societaria flessibile: l atto costitutivo delle startup innovative create in forma di società a responsabilità limitata può prevedere categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto o che ne attribuiscono in misura non proporzionale alla partecipazione. Facilitazioni nel ripianamento delle perdite: in caso di perdite sistematiche le startup godono di un regime speciale sulla riduzione del capitale sociale, tra cui una moratoria di 23