Preistoria Alpina, 46 II (2012): 67-75 ISSN 0393-0157 67 Museo delle Scienze, Trento 2012 XLII Riunione scientifica dell I.I.P.P. L arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007 La figura del labirinto in Valcamonica: sintesi e confronti Silvana Gavaldo Centro Camuno di Studi Preistorici - Dipartimento Valcamonica e Lombardia, Via Sommavilla 12, 25050 Niardo (BS), Italia E-mail dell Autore per la corrispondenza: dip.ccsp@gmail.com RIASSUNTO - La figura del labirinto in Valcamonica. Confronti iconografici - La comunicazione prende in esame il catalogo completo delle figure di labirinto incise in Valcamonica, alla luce delle recenti nuove scoperte. I 15 labirinti finora noti, che costituiscono l insieme più numeroso di tale simbolo in un unico sito e che sono associati prevalentemente con figure di armati, ornitomorfi, asce, si datano entro un arco cronologico compreso tra l antica e la medio-tarda età del Ferro, con il sospetto di un inizio più antico del soggetto (età del Bronzo tarda o finale). La comunicazione prende quindi brevemente in esame i confronti iconografici del labirinto nell arte rupestre soprattutto europea, quindi considera il simbolo entro i miti classici, le fonti letterarie antiche e i dati antropologici, inserendo i labirinti incisi in Valcamonica nel più ampio quadro del pensiero mitico-simbolico delle origini dell Europa. SUMMARY - Labyrinths in Valcamonica Rock Art - The paper analyzes the catalogue of the figures of labyrinths engraved in Valcamonica, recently increased with new discoveries. The 15 figures of labyrinths, related mostly with engravings of warriors, bird figures, axes, are dated from Early to Middle and Late Iron Age. Some of the figures could be earlier, dating up to Late and Final Bronze Age. The paper briefly examines the evidences of labyrinths in other rock-art sites, then considers the symbol in myths, classical literature, and anthropological data, connecting the labyrinths engraved in Valcamonica with the wider context of the origin of European society in Early Iron Age. Parole chiave: Arte postglaciale, Valcamonica, labirinto, età del Ferro, età del Bronzo. Key words: Post-glacial art, Valcamonica, labyrinth, Iron Age, Bronze Age. 1. INTRODUZIONE Nel grande patrimonio iconografico delle incisioni rupestri preistoriche della Valcamonica, particolare rilevanza acquista il simbolo del labirinto. Censite e ed analizzate una prima volta con accurata sistematicità da A. Zanettin (1975), le figure di labirinto sono state anche in seguito oggetto di tesi di laurea. Se ne rende ora necessaria una ulteriore, più ampia analisi per il susseguirsi delle nuove scoperte negli ultimi anni e per la necessità metodologica di considerare anche i confronti iconografici con altre aree con arte rupestre. 2. Premessa metodologica Per procedere all analisi sistematica della figura del labirinto infatti occorre, anzitutto, aver definito un catalogo ragionato del segno, da cui evincere la distribuzione sul territorio, la relazione con le concentrazioni di arte rupestre, la datazione e le associazioni più frequenti con le altre tipologie di incisioni. Occorre quindi procedere alla ricerca dei confronti, anzitutto con altre aree con arte rupestre e con reperti materiali che presentino figure di labirinto (confronti iconografici e di ambito cronologico), poi con l insieme delle fonti letterarie antiche, infine con i dati antropologici riferiti sia all età antica (il mito classico del labirinto cretese) che al folclore più recente (leggende, usanze etc. relative a figure labirintiche). In questo modo emergono ambiti di significato e associazioni ricorrenti, utili ad illuminare di maggior significato anche il segno inciso in Valcamonica. In questa sede non è possibile dar conto della documentazione completa che si è analizzata e prodotta: procederemo fornendo una sintesi esemplificativa dei risultati raggiunti attraverso questo processo metodologico. 3. Definizione del labirinto Occorre anzitutto chiarire che con il termine labirinto definiamo la raffigurazione di un percorso che da un punto d accesso conduce a un centro attraverso circonvoluzioni (abitualmente 7) con andamento pendolare (ambagi), rendendo necessarie almeno tre inversioni di percorso. Una volta raggiunto il centro, per uscire occorre ripercorrere all inverso il cammino fatto (Fig. 1). In questa accezione il labirinto si differenzia dalla concezione comune del termine, che indica generalmente un percorso con continue scelte e vicoli ciechi ovvero una situazione intricata, di difficile soluzione, ove è difficile orientarsi e da cui è difficile uscire, Tuttavia, alla sua origine la rappresentazione del labirinto indicava un percorso obbligato, senza intrichi fuor-
68 Gavaldo La figura del labirinto in Valcamonica Fig. 1 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo roccia n. 1. Il labirinto ha una struttura di tipo cretese. (Foto Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 1 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo, rock n.1. The labyrinth s structure is the same as the Cretan type. (Photo by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 2 - Valcamonica, Verdi roccia n. 1. Labirinto irregolare a meandri. (Foto Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 2 - Valcamonica, Verdi, rock n. 1. Irregular labyrinth of the meander type. (Photo by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 3 - Tintagel, Cornovaglia. Incisione di labirinto datata al XVIII-XV secolo a.c. (Da Kern 1981). Fig. 3 - Tintagel, Cornwall. Engraved labyrinth from the XVIII-XV century b. C. (from Kern 1981). vianti. Un percorso, comunque, disorientante, apparentemente caotico dove il viandante perde i punti di riferimento e la percezione della distanza dal centro. 3. 1. Labirinti e meandri In questo senso il labirinto è stato avvicinato ai meandri e alle spirali, con cui forse condivide sia l origine grafica della rappresentazione che l andamento per svolte, oltre al motivo dell andata-ritorno. Il labirinto comunque si differenzia graficamente dal meandro che è un disegno a linee - spezzate o sinuose - che comporta un percorso tortuoso, non necessariamente simmetrico o ritmico anche se spesso la formulazione cerca una certa armonia. Le monete di Cnosso a Creta (V-III sec. a.c.) recano spesso come emblema e il labirinto e il Minotauro. Frequentemente al Minotauro si associa anche un simbolo grafico a meandri, a greche o a svastica. Le due formulazioni sembrano equivalenti, come se meandro/meandro a svastica e labirinto fossero intercambiabili. Nella pittura vascolare greca il tema del Minotauro è ripreso frequentemente, ma il labirinto è costantemente reso mediante meandri, doppie spirali o svastiche. Ovidio, poeta latino di età augustea, dà questa rappresentazione del Labirinto di Cnosso e lo confronta con i meandri di un fiume: Notissimo per l abilità nell arte di costruire, Dedalo si accinge all opera: sconvolge ogni indizio di orientamento e trae in inganno gli occhi col rigiro tortuoso di svariati passaggi (ducit in errorem variarum ambage viarum). Come appunto il Meandro di Frigia serpeggia con chiare correnti e con imprevedibile corso ora ritorna ora procede: vede le onde che debbono giungere, allorché ripiega venendo incontro a se stesso, e spinge le acque in senso mutevole, ora verso le sorgenti, ora verso l aperto mare; così Dedalo profonde inganni in percorsi senza numero. (Ov., Metam. VIII, vv. 159-167, Bompiani 1988, trad. di Enrico Oddone). A livello concettuale il meandro e il labirinto presentano una analogia: il percorso labirintico classico infatti procede con un movimento pendolare assimilabile all andamento dei meandri; ma mentre questi hanno uno sviluppo lineare, il labirinto si avvolge su se stesso e il termine è anche il centro; inoltre il labirinto e il meandro nelle rappresentazioni antiche sono univiari, cioè non presentano difficoltà di scelta durante il cammino: la scelta va effettuata prima di entrare, a livello interpretativo è la scelta di affrontare la prova, di cimentarsi col rischio della sconfitta, dell insuccesso, di una morte senza rinascita. Il meandro non deve essere necessariamente ripercorso all inverso; percorrere il labirinto, invece, prevede la necessità di un ritorno. Chi percorre il labirinto è in cammino verso un punto centrale, profondo, dove avviene la rivoluzione ( re-volvere, voltarsi indietro), il mutamento di prospettiva, che consente la risalita. La qualità del percorso, il senso di dis-orientamento indotto dai continui cambi di direzione, la necessità di una scelta a priori: questi sono elementi che accomunano labirinti e meandri. Vedremo che in Valcamonica si trovano forme ibride di labirinti che non presentano la regolarità classica della struttura (Fig. 2). Li abbiamo comunque voluti considerare
Preistoria Alpina, 46 II (2012): 67-75 69 Fig. 4 - Carta di distribuzione dei labirinti in Valcamonica nel contesto dei siti con arte rupestre (Elaborazione Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 4 - Distribution map of the labyrinth pattern in Valcamonica, within the context of rock-art sites. (By Centro Camuno di Studi Preistorici). in questa sede, anche per tener conto dell esplicita ambiguità e quasi intercambiabilità che si riscontra in epoca antica tra il percorso labirintico e quello a meandri. 4. Il mito cretese del labirinto Nella nostra cultura occidentale, il concetto di labirinto ha un preciso contesto mitico di riferimento. Indagare il contesto di un simbolo comporta necessariamente l analisi delle strutture del mito, che sovente ne maschera e - per così dire - riveste scenograficamente le componenti significativamente più profonde. è ben nota la vicenda del Minotauro, essere mostruoso rinchiuso da Minosse di Creta in una costruzione appositamente ideata dall architetto Dedalo a Cnosso: il Labirinto. Il principe di Atene Teseo giunge a Creta con altri 14 giovani ostaggi ateniesi, vittime sorteggiate per il Minotauro, e con l aiuto di Arianna penetra nel Labirinto, affronta il Minotauro, lo uccide e ritorna alla luce; tutti i giovani quindi riprendono il mare per tornare ad Atene e durante il viaggio si fermano a Nasso (dove Teseo abbandona Arianna), poi a Delo (dove ringraziano Apollo per l aiuto concesso nell impresa e Teseo guida una danza che riproduce il tracciato labirintico). All arrivo la nave è avvistata dall alto
70 Gavaldo La figura del labirinto in Valcamonica Fig. 5 - Valcamonica Naquane roccia n. 1. Il grande labirinto (Foto E. Anati). Fig. 5 - Valcamonica, Naquane, rock n. 1. The great labyrinth (Photo by E. Anati). Fig. 6 - Valcamonica, Verdi roccia n. 1. Particolare del rilievo del settore A. (Rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 6 - Valcamonica, Verdi, rock n. 1A. Detail of the tracing of the engravings. (Tracing by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 7 - Valcamonica, Zurla roccia n. 2. Particolare del settore L con i 2 labirinti e una spirale (Foto Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 7 - Valcamonica, Zurla rock n. 2L. Detail of the engravings of two labyrinths and a spiral (Photo by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 8 - Valcamonica, Luine roccia n. 34. Rilievo del labirinto nel suo contesto (Rilievo Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 8 - Valcamonica, Luine, rock n. 34. Tracing of the labyrinth in its context (Tracing by Centro Camuno di Studi Preistorici).
Preistoria Alpina, 46 II (2012): 67-75 71 Fig. 9 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo roccia n. 5. Particolare del labirinto graffito e semicancellato, in un contesto confuso di incisioni tardo antiche e di età storica (Rilievo Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 9 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo, rock n. 5. Detail of the tracing of the labyrinth. The shape is scratched and partially erased, in a confuse context of signs from late prehistory and historical age (Tracing by Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 10 - Valcamonica, Piancogno Roccia del labirinto. Particolare del rilievo (Da Priuli 1993). Fig. 10 - Piancogno, Labyrinth s rock. Detail of the tracing (From Priuli 1993). di una torre dal re di Atene Egeo che, per un malinteso, crede fallita la missione e si uccide gettandosi in mare. Teseo assume quindi il potere sull Attica. Nella versione del mito che ci è stata tramandata da Plutarco (II secolo d.c., Vita di Teseo, XV, XVI, XIX, XXI) Teseo è il protagonista assoluto e si propone come colui che riporta l ordine e la giustizia, liberando Atene da un iniquo tributo. È colui che combatte i mostri, il disordine, il caos, è colui che affronta la prova a nome di tutti e ne esce confermato guerriero, principe, Eroe. Sicuramente possiamo, almeno per l età antica, parlare di un mito iniziatico che conduce i giovani a prendere parte, come cittadini e guerrieri, alla vita pubblica della loro società. E questa sarà la linea di lettura che via via avrà sempre più eco nei secoli Ma è sempre stato così? La versione del mito è chiaramente una rielaborazione attuata in ambiente ateniese: vi sono elementi apparentemente secondari, nella narrazione riportataci, che testimoniano una stratificazione e una rilettura, quasi un appropriazione del mito, tramite l esaltazione di Teseo eroe ateniese. Il gesto di Teseo sancisce la sconfitta di Minosse che morirà poco dopo. Viene così adombrata la decadenza dei Minoici, dopo il predominio marittimo che ne caratterizzava la cultura e che, nel mito, è all origine dell hybris del re (sacrilega arroganza) che provoca la collera divina e la nascita del Minotauro. Storicamente, il declino minoico è databile al XV secolo a.c. (media età del Bronzo); la prima idea di Labirinto avrebbe quindi un origine così antica. Dal punto di vista grafico, già nel XIII secolo a.c., al termine della successiva fase micenea, il labirinto è chiaramente formulato sul retro di una tavoletta in argilla proveniente da Pylos, nel Peloponneso. Il segno deve quindi avere una gestazione più antica, forme dapprima incerte e ibride poi via via perfezionatesi nella soluzione perfetta e complessa che oggi riconosciamo come labirinto. La formulazione grafica del labirinto potrebbe essere derivata dai cerchi concentrici. Nell età del Bronzo sono ricorrenti in tutta Europa i simboli circolari, che presentano a volte un percorso diretto per raggiungere il centro. In certi casi l elaborazione grafica del labirinto è già completa (Fig. 3).
72 Gavaldo La figura del labirinto in Valcamonica Fig. 11 - Valcamonica, Dos del Mirichì. Rilievo del labirinto nel suo contesto associativo (Rilievo Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 11 - Valcamonica, Dos del Mirichì. Tracing of the labyrinth and the surrounding, related engravings (Tracing by Centro Camuno di Studi Preistorici). Fig. 12 - Valcamonica, Verdi roccia n. 3. Particolare dei settori A e G, con i due labirinti nel loro contesto (Rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 12 - Valcamonica, Verdi, rock n. 3A-G. Details of the two labyrinths in their context (Tracing by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 13 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo roccia n. 1. Particolare con le figure associate al labirinto (Rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 13 - Valcamonica, Campanine di Cimbergo, rock n. 1. Detail of the engravings associated with the labyrinth (Tracing by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). 5. Il labirinto in Valcamonica Al momento attuale 1 sono state rinvenute in Valcamonica 15 figure di labirinti, così distribuite (Fig. 4): 3 sul versante orografico destro (siti di Dos del Mirichì, Pianco- gno, Luine), 13 sul versante sinistro: siti di Campanine di Cimbergo, Naquane (Fig. 5), Coren del Valento, Zurla, Verdi 2. Di essi, 4 sono labirinti irregolari a meandro (Verdi 1, 2, 1 Aprile 2008. 2 Due labirinti a Campanine di Cimbergo, tre a Naquane, uno a Coren del Valento, due a Zurla, quattro a Verdi. Il sito di Verdi è a volte menzionato anche come I Verdi.
Preistoria Alpina, 46 II (2012): 67-75 73 Sussiste l ipotesi di una fase iniziale del labirinto nella età del Bronzo medio-tarda e finale. Tale arco cronologico corrisponde con altre fonti iconografiche del labirinto (per esempio la ben nota oinochoe di Tragliatella) e con la successiva diffusione dell idea di labirinto anche nelle fonti letterarie classiche (per un panorama esaustivo si veda Cagiano de Azevedo M., 1958). Le associazioni più ricorrenti per le figure di labirinto in Valcamonica sono con incisioni di figure armate (Dos del Mirichì, Fig. 11; Luine; Campanine 1; Naquane 1 e 2, anche in duello; Verdi 3, Fig. 12); ornitomorfi (Campanine 1, Fig. 13; Naquane 1 e 2; Coren del Valento; Verdi 1 e 4); asce (Campanine 1, Verdi 1, Fig. 14). 6. Confronti Fig. 14 - Valcamonica, Verdi roccia n. 1. Dettaglio di alcune figure associate al labirinto (Foto Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 14 - Valcamonica, Verdi, rock n. 1. Some of the engravings associated with the labyrinth (Photo by Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP). Fig. 6; Naquane 2 e 3); 4 incisioni rappresentano il percorso interno (Dos del Mirichì, Coren del Valento, Verdi 3 e 4, Zurla 1 e 2, Fig. 7); 4 segnano la struttura esterna (Campanine 1 e 2, Piancogno, Luine, Fig. 8); 2 figure sono incise a graffio ( filiformi : Campanine 2, Piancogno, Figg. 9 e 10). L analisi distributiva evidenzia una presenza più importante sui siti del versante sinistro, con le particolarità dei 4 labirinti-meandri nelle zone contigue di Naquane e Verdi. Tuttavia, anche se il censimento delle incisioni rupestri della Valcamonica non è ancora completo, i dati disponibili segnalano una maggiore ricchezza di istoriazioni sul versante sinistro rispetto al destro e le figure di labirinti sono presenti in quasi tutti i siti più significativi. Possiamo quindi parlare di un segno diffuso, non circoscritto, anche notando le ricorrenze più evidenti. La datazione dei vari labirinti, attuata attraverso sovrapposizioni con figure databili o, con più incertezza, attraverso le associazioni con figure databili, oscilla in un arco tra l antica età del Ferro e l età del Ferro medio-tarda. I confronti con l arte rupestre ci segnalano labirinti incisi nelle isole britanniche (Fig. 15, anche nella formulazione dei cerchi concentrici), in Galizia (Fig. 16), nel Caucaso. Nei continenti extraeuropei è segno diffuso dall America settentrionale (cultura degli indiani Hopi) all India, dov è usato come segno apotropaico sulle soglie ed è citato anche nel Mahabharata, poema epico indiano (fine I millennio a.c., Drona Parva, 33), associato ad eroi guerrieri e a schieramenti di combattimento. Sulla già citata oinochoe di Tragliatella nel labirinto è iscritto il termine truia e il segno è associato con guerrieri, cavalieri e altre figure. Tali associazioni ci riportano alla cerimonia detta Troiae lusus nel mondo latino, descritta da Virgilio in Eneide V, 591-633 in relazione all usanza funebre di origine troiana di una specie di danza armata a cavallo che riprodurrebbe le circonvoluzioni del labirinto cretese; tale usanza sarebbe rimasta in uso per le cerimonie funebri di personaggi di rilievo fino almeno all età dei Severi. Il tema della danza è ricorrentemente associato al labirinto anche nelle fonti letterarie classiche, sia in Omero (Il XVIII, 590 e segg.: Dedalo costruì a Cnosso un luogo per le danze per Arianna) sia ricordando l istituzione a Delo da parte dello stesso eroe Teseo di una cerimonia danzata di ringraziamento (Plutarco, Th. XXI, 1-2). Seguendo l usanza della danza intrecciata su percorso labirintico l antropologia ci conduce fino alle soglie dell età moderna, con le Troiaburg baltiche e britanniche. Mantenendo anche l idea di labirinto come percorso complesso, gli antichi ricordavano l esistenza di labirinti mirabili, ma sembra che intendessero delle architetture eccelse, costruite con tecnica consumata e degne di ammirazione 3. 3 Il labirinto più antico sarebbe stato in Egitto: il tempio funerario di Amenemhet III (inizi del II millennio a.c.), annoverato tra le meraviglie del mondo. è chiamato Labirinto, ma è descritto come un complicato palazzo da Erodoto di Alicarnasso (V secolo a.c, Storie, II, 148), che lo identifica come il modello di quello cretese. A Samo (Egeo) e a Didima (Asia Minore) si trovavano due templi definiti Labirinto. Anche qui, il motivo comune è la complessità strutturale dell edificio. Nell isola di Creta si è persa già dall antichità la localizzazione del labirinto, anche se gli autori concordavano sulla sua esistenza in un remoto passato.
74 Gavaldo La figura del labirinto in Valcamonica Fig. 15 - St. John Lee (Scozia). Motivi a cerchi concentrici databili al III millennio a.c. (Da Beckensall 1992). Fig. 15 - St. John Lee (Scotland). Patterns of concentric circles dating to the III millennium b. C. (From Beckensall 1992). Fig. 16 - Galizia (Spagna). Motivi labirintici datati al III millennio a.c. circa (Foto U. Sansoni). Fig. 16 - Galicia (Spain). Labyrinth patterns from appr. the III millennium b. C. (Photo by U. Sansoni). L identificazione del Labirinto con palazzi famosi o intere città sarà tipica della Romanità, e passerà attraverso il Medioevo cristiano, caricandosi di significati mistici e collegandosi con l idea di pellegrinaggio, fino a banalizzarsi nel folklore. stocrazia guerriera, con i suoi riti di conferma e iniziazione. Il simbolo del labirinto, nella sua interpretazione più semplice, indica appunto il percorso di maturazione dell eroe guerriero, che, una volta superata la prova, può assumere a pieno titolo il proprio ruolo sociale. 7. Conclusioni L analisi di un simbolo articolato come il labirinto ci porta a spaziare attraverso il pensiero mitico e simbolico delle origini dell Europa. La Valcamonica si inserisce in questo orizzonte con la notevole presenza di segni labirintici incisi (è il sito preistorico con il maggior numero di tali evidenze), nel momento in cui l idea di labirinto si diffondeva, apparentemente connessi con la nascente ari- In età ellenistica si stabilì l equivalenza labirinto=grotta, cavità ipogea, rendendo esplicito il valore della discesa ad infera che il labirinto possiede sul piano simbolico. A Epidauro (Grecia) si trova tutt ora un piccolo labirinto nelle fondazioni del tempio di Asclepio (circa 360-320 a.c.). A Chiusi (Italia) veniva descritta da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. XXXVI, 91) come Labirinto italico la costruzione funeraria del re etrusco Porsenna, lucumone di Chiusi nel VI secolo a.c. Bibliografia Anati E., 1960 - La grande roche de Naquane. Archives de l Institut de Paléontologie Humaine, vol. 31, Paris (Masson), 189 pp. Anati E., 1982 - I Camuni alle radici della civiltà europea. Milano (Jaca Book), 387 pp. Beckensall S., 1992 - Prehistoric rock motifs of Northumberland. Beanley to the Tyne, vol. 2., edito dall autore, 76 pp., ill. Cittadini Gualeni T., s.d. - La riserva naturale delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Consorzio Incisioni Ceto Cimbergo Paspardo, 95 pp. Cagiano de Azevedo M., 1958 - Saggio sul labirinto, Pubblicazioni dell Università Cattolica del Sacro Cuore, n.s., vol. LXVII, Milano, Vita e pensiero, pp. 96, tavv. Gavaldo B. & Gavaldo S., 2008 - Il viaggio nel labirinto. Catalogo della mostra tenutasi a Boario Terme (BS) dal 15 Dicembre 2004 al 15 Gennaio 2005 (in stampa). Gavaldo S., 1997 - Le incisioni di Campanine di Cimbergo: sintesi preliminare delle ricerche. In: AA.VV., Aggiornamenti sull archeologia camuna a 15 anni dall uscita de I Camu-
Preistoria Alpina, 46 II (2012): 67-75 75 ni, preatti del Convegno Assembleare CCSP, Capo di Ponte (BS), 15 Marzo 1997: pag. non num. Gavaldo S., 2005 - Relazione campo archeologico 2004. B.C. Notizie, Marzo 2005: 42-55, Figg. 25-34. Gavaldo S., 2007 - L area istoriata de I Verdi (Valcamonica, Italia). XXII Valcamonica Symposium, Darfo Boario Terme 18-24 maggio 2007: 158-180, ill. Gavaldo S., Sansoni U. & Cittadini T. 1996 - Campanine di Cimbergo, Berzo-Saviore (Valcamonica) e Valtellina centrale. B.C. Notizie, Marzo 1996: 14-15, ill. Kerényi K., 1941 - Labyrinth-Studien, Amsterdam, trad. it. Nel labirinto, Torino, Boringhieri, 1983, pp. 183, ill. Marretta A., 2001 - Relazione campo archeologico 2000. B.C. Notizie, Marzo 2001: 4-8, ill. Kern H., 1981 - Labirinti. Forme e interpretazioni. 5000 anni di presenza di un archetipo. Milano (Feltrinelli), 433 pp. Priuli A., 1993 - I graffiti rupestri di Piancogno. Darfo (Editrice Vallecamonica), 248 pp. Rey Garcia J.M., Infante Roura F., Rodriguez Puentes E., Tallón Nieto M.J., 2004 - The Rock Art Archaeological Park, RGPA Report 3, Galicia (Xunta de Galicia), 128 pp., ill. Rivadossi M., 1992, I labirinti nelle incisioni rupestri della Val Camonica come parabola dell educazione, Tesi di Laurea in Pedagogia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Magistero, Brescia, inedita. Ries J. (a cura di), 2005 - Il mito. Il suo linguaggio e il suo messaggio attraverso le civiltà. Milano (Jaca Book), 238 pp. Sansoni U., 1998 - Il nodo di Salomone: simbolo e archetipo d alleanza. Milano (Electa), 247 pp. Sansoni U. & Gavaldo S. (cur.), 2009, Lucus rupestris. Sei millenni d arte rupestre a Campanine di Cimbergo. Archivi vol.18,. Capo di Ponte (Edizioni del Centro), 392 pagg., ill., tavv. Sansoni U. & Marretta A., 2001 - The Masters of Zurla and Dos Cuì, Adoranten. Årsskrift 2001 för Scandinavian Society for Prehistoric Art: 23-34, ill. Sansoni U. & Marretta A., 2002 - Recent Discoveries in Zurla and Dos Cuì, Adoranten. Årsskrift 2002 för Scandinavian Society for Prehistoric Art: 5-14, ill. Santarcangeli P., 2000 - Il libro dei labirinti. Storia di un mito e di un simbolo, Milano (Sperling & Kupfer Editori), 327 pp., ill., tavv. Zanettin A., 1975 - Il tema del labirinto nell arte rupestre camuna e le sue possibili comparazioni. Tesi di Laurea Università degli Studi La Sapienza di Roma, 162 pp. Inedita. Zanettin A., 1983, Il significato magico-religioso del labirinto nell arte rupestre camuna, Valcamonica Symposium 1979, The intellectual expressions of prehistoric man: Art and Religion, Milano, Jaca Book e Edizioni del Centro, pp. 433-438