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INDICE DEI DOCUMENTI PRESENTI NELL AREA TEMATICA 1. Segnalazione del 21.11.2010 avv.loredana Rondelli Studio Legale avv. Fulvio Comito 2. Segnalazione del 02.12.2010 avv.loredana Rondelli Studio Legale avv. Fulvio Comito

Segnalazione del 21.11.2010 avv.loredana Rondelli Studio Legale avv. Fulvio Comito Si segnala la recente sentenza del Tribunale di Larino la quale, con riferimento all ambito operativo dei cd patti di stabilità, ha precisato che il patto di stabilità inserito negli accordi individuali vincola espressamente l azienda la quale, in caso di mancato rispetto, incorre in inadempimento contrattuale. (Trib. Larino 21.4.09, Giudice dott. Aceto, pubblicata per esteso su www. adapt.com sub voce Bollettino ordinario 22.11.10 n. 40). Il patto di stabilità, altrimenti detto clausola di durata minima, è l accordo con cui si mira a garantire, generalmente a favore del lavoratore, la continuità occupazionale per un determinato periodo di tempo, salva comunque la possibilità nello stesso periodo di tempo di recedere per giusta causa o per giustificato motivo oggettivo. Ciò comporta che, in caso di sospensione in cassa integrazione, il lavoratore ha diritto anche al risarcimento del danno in misura pari alle retribuzioni perse (ex multis: Cass. 14.10.05 n. 19903; Trib. Roma 22.6.04; Cass. 25.6.87 n. 5600). Nello specifico, la pronuncia si riferisce al caso di un lavoratore che nel 2007, dopo essere passato alle dipendenze di altra società a seguito di un trasferimento del ramo dell azienda, nel 2008 era stato sospeso dal lavoro e collocato in cassa integrazione guadagni straordinaria dal nuovo datore di lavoro. Posto che: il contratto stipulato tra azienda cedente e cessionaria prevedeva espressamente l obbligo per quest ultima di non dichiarare lo stato di crisi e di non avviare procedure di licenziamento nei tre anni successivi alla sua sottoscrizione (fino al 2010); in sede di impugnativa del trasferimento il ricorrente aveva stipulato una conciliazione rinunciando, dietro pagamento di una somma di denaro, alle azioni connesse al rapporto di lavoro con la cedente e liberando contestualmente la cessionaria, che si era impegnata a garantire al lavoratore la continuità occupazionale per tre anni decorrenti dalla data del trasferimento, salvo il caso di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo oggettivo, il Giudice di Larino ha quindi ritenuto illegittimo il provvedimento di collocazione in Cigs del 2.4.08 perché attuato in violazione del patto di stabilità inserito nell accordo individuale tra il lavoratore e la cessionaria. Inoltre a sostegno della illegittimità del provvedimento de quo, il Tribunale ha altresì affermato che la clausola contenuta nel contratto di cessione doveva essere considerata una stipulazione in favore di terzi (art. 1411 c.c.: è valida la stipulazione a favore di un terzo, qualora lo stipulante vi abbia interesse ). Ed invero, la garanzia assunta dalla cessionaria nei confronti della cedente non riguardava, infatti, la sua capacità patrimoniale ma semmai la

sua capacità di garantire ai lavoratori ceduti tra i quali anche il ricorrente la stabilità occupazionale, anche al fine di evitare l insorgere di un contenzioso derivante dalla cessione dell azienda. In particolare, tale stabilità occupazionale doveva tradursi nella effettiva possibilità per i dipendenti ceduti di svolgere la propria prestazione lavorativa e di ottenere il corrispondente trattamento retributivo dovuto. Sennonché, sulla base di tali osservazioni, il Giudice ha quindi affermato che anche la collocazione in cassa integrazione, al pari di un licenziamento anticipato, doveva essere considerata una vera e propria ipotesi di inadempimento contrattuale per violazione del principio generale di buona fede (art. 1366 c.c.) nell interpretazione e nell esecuzione del contratto di cessione intervenuto tra le due aziende. Torna al sommario

Segnalazione del 02.12.2010 avv.loredana Rondelli Studio Legale avv. Fulvio Comito Con la pronuncia Trib. Roma 9.4.08, Giud. Cirignotta (pubblicata in Riv. Giur. Lav. e Prev. Soc. 2010, 3, 577) per la prima volta, per quanto risulta, si affronta il tema dell inquadramento previdenziale dei lavoratori somministrati. Di seguito si riporta la massima: Le Agenzie per il lavoro sono tenute a effettuare i versamenti contributivi relativi ai lavoratori somministrati sulla base delle aliquote relative al settore di appartenenza delle Agenzie stesse (terziario), prescindendo completamente dalle aliquote previste e dall inquadramento previdenziale delle aziende utilizzatrici presso le quali è svolta l attività. L art. 25, comma 1, d.lgs 10.9.03 n. 276 dispone che gli oneri contributivi, previdenziali ed assicurativi sono a carico del somministratore e che questi è inquadrato nel settore terziario. Norma interpretata dall Inps nel senso che l inquadramento nel settore terziario e le conseguenti aliquote applicabili rimangono immutati, anche se il lavoratore è somministrato presso un impresa con diverso inquadramento previdenziale; mentre dal somministratore tale norma era stata interpretata nel senso che il terziario è applicabile ai lavoratori non somministrati a terzi (es. proprio personale amministrativo), mentre ai somministrati era da applicare il medesimo regime contributivo dell utilizzatore. Ciò in quanto la legge delega (art. 1, comma 2, lett. M, n. 5 l. 14.2.03 n. 30) prevede un trattamento assicurativo ai lavoratori coinvolti nell attività di somministrazione di manodopera non inferiore a quello cui hanno diritto i dipendenti di pari livello dell impresa utilizzatrice. Il Giudice ha accolto l interpretazione dell ente, poiché la norma di riferimento (art. 25 citato) non include tra le eccezioni all inquadramento nel terziario (l assicurazione contro gli infortuni, per i datori di lavoro agricoli e per le attività di collaborazione domestica) l ipotesi del lavoratore somministrato presso impresa con diverso inquadramento e ciò non confligge con il principio di parità di trattamento, tenuto conto della diversità dei rapporti, della specificità dei relativi trattamenti e della ragionevolezza delle diverse forme di tutela riconosciute per legge. Tale decisione appare di interesse non solo per le società di somministrazione, ma anche per le società che ne utilizzato i servizi, in quanto l art. 23, comma 3, d.lgs. 10.9.01 n. 276 dispone che l utilizzatore è obbligato in solido con il somministratore a corrispondere i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali. Quindi l utilizzatore è obbligato in solido anche per eventuali differenze contributive derivanti dall errore dell agenzia nella individuazione del regime contributivo. Torna al sommario