1. 'Schnabelkanne' bronzea. Cambridge (Mass.), Fogg Art Museum.



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Originalveröffentlichung in: Prospettiva 20, 1980, S. 7-16 La 'Schnabelkanne' della collezione Watkins nel Fogg Art Museum e vasi affini Ingrid Krauskopf sposte su lievi costolature, delle quali la centrale, nella parte superiore, si apre in due fregi di perle. Ad entrambe le estremità essa è poi fornita di attacchi a testa di satiro (figg. 2-3). La superiore si protende entro l'imboccatura e, nella porzione frontale, a differenza di quanto si constata nell'attacco inferiore, ove appare poco curata, è modellata con vigore; nel suo complesso inoltre è meno aderente alla superficie, sì da svilupparsi con più accentuata plasticità (fìg. 2). Tranne questa differenza, dovuta alla modalità di applicazione, i due satiri sono gli occhi, un po' sporgenti. Le piccole teste campane in terracotta considerate da V.H. Poulsen si avvicinano notevolmente, nella foggia della capigliatura e nelle proporzioni del volto, ai satiri Watkins; 4 ancor più simile è la testa di satiro su un askos proveniente da Cuma 5 che, con essi, ha in comune anche la struttura del naso, assai espanso, che invece nelle teste capuane testé richiamate non è altrettanto pronunciato. Basandosi su questi confronti Poulsen e, in seguito, S. Doeringer attribuiscono la brocca ad una bottega campana. Le strette relazioni fra Etruria e Campania in epoca arcaica, che portarono ad un temporaneo predominio etrusco in quella regione, non hanno mancato, com'è noto, di influenzare la produzione artistica di entrambe le aree ed hanno reso in molti casi diffìcile una netta delimitazione fra ciò che è etrusco e ciò che è campano. Questa difficoltà si ripresenta costantemente proprio nel settore dei manufatti in bronzo, spesso pezzi unici che solo di rado si possono riunire in serie più numerose 1 (i dinoi campani in bronzo, che, in base alla statistica dei rinvenimenti, possono essere assegnati a Capua, restano un'eccezione). Così, anche nel caso del frammento di una 'Schnabelkanne' bronzea a corpo biconicheggiante, che proviene dalla collezione Watkins e si trova oggi nel Fogg Art Museum (figg. 1-3), le attribuzioni oscillano fra Campania ed Etruria. 2 L'oinochoe, della quale si conservano solo il collo, la bocca e l'ansa, fu lavorata in modo sorprendentemente accurato. Il labbro, leggermente piegato verso l'esterno, è ornato da un fregio a perle e ovuli. Al di sotto, il becco è decorato da un'ampia scanalatura compresa fra due file di perle; segue una treccia formata da tre linee parallele incise, con punti nelle zone libere tra le singole fasce. 3 Un fregio a perlinatura incorniciato da due scanalature sostituisce il limite inferiore della zona decorata. Nel punto in cui il collo comincia ad allargarsi, là dove subentra la spalla, correva una seconda treccia racchiusa da due file di perle, di struttura perfettamente uguale a quella superiore, ma procedente nella direzione opposta, come risulta da un piccolo frammento conservatosi sul lato sinistro. L'ansa, fusa, è decorata da tre sequenze perlinate di- 1. 'Schnabelkanne' bronzea. Cambridge (Mass.), Fogg Art Museum. pressoché uguali : entrambi hanno una folta barba suddivisa in linee ondulate, sulla quale ricadono in lunghe ciocche i baffi; nell'attacco inferiore, in corrispondenza del centro del labbro inferiore, al di sotto di esso, è realizzato un altro ciuffo di peli più corti. I capelli risultano un po' più plastici della barba, ma articolati in modo analogo. Le lunghe orecchie appuntite aderiscono inorganicamente alla calotta. Le guance, fortemente rigonfie, sono distinte dall'attacco della barba mediante una scanalatura. Il naso, molto sottile alla radice, si allarga fortemente; le pinne nasali, carnose, raggiungono la larghezza del labbro superiore e sono separate dalle guance da una piccola scanalatura arcuata. Ampie palpebre incorniciano La forma del vaso è però di origine etrusca. Le 'Schnabelkannen' in bronzo a corpo biconicheggiante, che corrispondono alla forma VI Beazley delle oinochoai attiche, appaiono per la prima volta in Etruria alla fine del VI sec. a.c. o all'inizio del V, leggermente più tardi delle 'Schnabelkannen' del tipo Jacobsthal. Esse sono attestate appunto in Etruria in elevato numero già nei primi anni del V sec. a.c; gli esempi più antichi restituiti da contesti databili provengono da tombe di Bologna. 6 La forma venne ripresa molto presto da vasai attici, ma in un primo momento non si diffuse ampiamente nel mondo greco. È ovvio pensare che queste brocche, fin dall'inizio, fossero destinate all'esportazione in Etruria, come si era in precedenza [Saggi] 7

verificato per le anfore nicosteniche e come, all'incirca nello stesso perio do, accadeva forse anche per altri vasi bronzei imitanti modelli di oinochoai attiche.7 Che il prototipo debbe essere stato etrusco e non greco risulta dal fatto che, nel V secolo, il numero delle oinochoai greche in argilla è in significante rispetto alla quantità, di gran lunga maggiore, di esemplari etruschi in bronzo: un rapporto que sto che è tanto più significativo in quanto, generalmente, i vasi in bron zo si sono conservati in numero molto più scarso di quelli fittili. Solo alla fine 1 4 1 2. 3. 'Schnabelkanne', particolari degli attacchi dell'ansa. Cambridge (Mass.), Fogg Art Museum. del secolo questa forma vascolare si fa più frequente nella ceramica greca a vernice nera,8 e soltanto a partire dal I V sec. a.c. si conoscono oinochoai greche in bronzo di questo tipo.9 Ma, anche in tale epoca, il novero degli esemplari etruschi è di gran lunga su periore a quelli greci. Torniamo comunque alla brocca Wat kins, di cui abbiamo tralasciato di definire la cronologia e la provenienza possibile. Tutte le altre oinochoai di questa forma trovate in Campania e nella Magna Grecia non sono mol to numerose hanno notevoli e strette analogie in Etruria e nell'italia centrale e si possono facilmente indi viduare come importazioni etrusche.10 Ma nemmeno il pezzo Watkins è com pletamente isolato. Ad un vaso dello stesso tipo pertiene infatti un'ansa conservata a Vienne, menzionata già nel catalogo della collezione Watkins, 8 desinente proprio con due attacchi a testa di satiro11 (figg. 4-5). A differen za dell'oinochoe del Fogg Art Museum, la testa superiore è qui fissata in maniera che, anziché dentro l'im boccatura, guarda verso l'alto (fig. 4), sì che, osservando il vaso di prospet to, si vedeva la nuca del satiro. Tipo logicamente le teste di Vienne sono uguali alle Watkins e molto simili an che per lo stile, benché realizzate meno accuratamente; la barbula sot tostante il labbro inferiore, appena accennata nei satiri Watkins, è qui indicata più chiaramente. Mentre del- [Saggi] A l'oinochoe di Vienne è ignoto il luo go di rinvenimento, una ora esposta nel Museo di Grosseto (figg. 6-8) pro viene invece verosimilmente dall'etruria.12 Le teste satiresche della sua an sa (figg. 7-8) sono uguali, nella dispo sizione e nell'esecuzione, a quelle di Vienne; differenze si riscontrano solo nei dettagli: la barba del satiro infe riore è percorsa da linee rette anzi ché ondulate, quella del superiore è più appuntita. La brocca stessa esibi sce sul labbro un ornato a perle e ovuli identico a quello della Watkins. Nello stesso punto di quest'ultima, os sia all'innesto del collo con la spalla, corre una treccia estremamente simile a quella appunto della Watkins. Nella zona di massima espansione, sopra e sotto la carenatura, è posto un singo lare ornamento, costituito da tre file collegate di squame orizzontali, con articolazioni interne analoghe a quel le dell'oinochoe londinese richiamata poi a nota 40. Subito sopra la base si snoda un'altra treccia. Come gli attacchi dell'ansa, anche i motivi incisi sono eseguiti un po' più affrettatamente che sulla Wat kins, che possiamo comunque imma ginare decorata in modo analogo. Per il tipo di testa si riconnette alle precedenti anche un'ansa proveniente da Todi e conservata nel Museo di Villa Giulia13 (fig. 9), che appartiene tuttavia ad una diversa forma di oinoche, a bocca trilobata, ed è fornita di un attacco a testa di satiro esclusiva mente all'estremità inferiore. Come l'ansa di Vienne, essa pure presenta tre file di perle disposte in senso ver ticale.14 Le teste di satiro dei quattro esem plari citati differiscono solo in alcuni dettagli. Le anse di Vienne, Grosseto e Villa Giulia/Todi esibiscono mag giori affinità; l'oinochoe Watkins è su periore alle altre per qualità. Queste tuttavia non presentano alcuna carat teristica stilistica indipendente che in duca a ritenerle imitazioni provinciali di un modello importato; potrebbero piuttosto essere attribuite al medesimo centro di produzione, se non alla stes sa bottega, della Watkins. Sia la forma di questa sia i documenti di confronto (Todi, Grosseto) ci indi rizzano dunque verso l'italia centrale. Dobbiamo quindi domandarci se dav vero il tipo delle teste di satiro si ri trovi soltanto in Campania o se non se ne riscontrino attestazioni anche nell'italia centrale. Com'è noto, i vari tipi di teste campane in terracotta raggruppati da Riis hanno influenzato diversi centri artistici etruschi e del l'italia centrale: possono derivare da essi, per esempio, tanto le antefisse a testa di Acheloo di Chiusi, O rvieto, Tarquinia e Populonia15 quanto l'antefissa con il demone serpentiforme di Satrico.16 Allo stesso modo, si dovreb bero ricercare nell'italia centrale i termini di confronto per il nostro tipo di testa satiresca. Marcatamente affini sono i satiri di un gruppo di anse di anfore al quale ap partengono la celebre anfora a punta proveniente da Schwarzenbach, con servata a Berlino, e quella dei Musei Vaticani.17 Le proporzioni della testa, la foggia della barba e dei capelli cor rispondono, anche se nei satiri delle anfore la capigliatura è un po' più folta; le orecchie aderiscono alla testa nella medesima maniera; il naso ha una struttura simile, anche se non è

proprio così poderoso come nelle anse delle oinochoai. Corrisponde infine anche la forma delle anse con le tre file di perle. Ma, per quanto riguarda la loro localizzazione, le anfore a pun ta sollevano lo stesso problema della brocca Watkins, essendo ritenute da alcuni etrusche e da altri magnogreche,18 sì che non possono esserci dun que per il momento di ulteriore, aiuto. Nell'ipotesi di un'origine etrusca, le anfore sono state riferite comunemente alle botteghe di Vulci. Un legame con i tipi di satiro vulcenti mi sembra tut tavia improbabile. Le teste di satiro delle oinochoai si distinguono per la notevole plasticità delle singole parti del volto : occhi, guance, naso e bocca sono modellati con forza e vitalità; tuttavia non si fondono in un insieme, ma sono in parte fortemente staccati l'uno dagli altri. La fronte, a seconda della modalità di applicazione delle teste, può essere quasi inesistente o decisamente arcuata. Ma anche in questo caso le manca la giusta combi nazione con la metà inferiore del vi so. Barba e capelli sono pure pezzi isolati: non spuntano dalla testa né si fondono in una cornice che inquadri o dia forma al volto. Troviamo una si mile tendenza, se pure più contenuta, nei satiri delle anse di anfore, nelle quali corrisponde anche la maniera in cui la testa, le braccia e le gambe sono attaccate al corpo ed al tronco. Gra zie al rendimento plastico delle sin gole parti i satiri risultano, a prima vista, assai vivaci; ma, ad una seconda osservazione, si nota che le membra non sono fuse adeguatamente insieme: mi sembra che questa inorganica giu stapposizione delle singole parti del corpo costituisca un argomento deci sivo contro l'attribuzione ad una bot tega greca.19 Un'analoga sfasatura espressiva si ritrova, per esempio, nell'hydria proveniente da Locri,20 nel Museo Nazionale di Napoli, ma là questa tendenza è così esagerata che, nella sua artificiosità, si lascia riconoscere come un voluto arcaismo. Ciò non può dirsi assolutamente per i nostri satiri, che devono apparire na turali e vivi per quanto è possibile. Ed effettivamente è possibile. ce e mento; i capelli stanno sul cranio come un berretto.ad esso aderiscono le orecchie, che non sono lunghe ed appuntite come quelle dei satiri delle oinochoai e delle anfore, ma più ro tonde, simili piuttosto alle orecchie dei cavalli che degli asini. Il rapporto fra il tronco e le membra rivela la stessa tendenza. In nessun bronzo di Vulci le braccia e le gambe si raccor dano al tronco così direttamente co me nei satiri delle anse delle anfore; i loro corpi sono articolati in modo più naturale. Né le anfore né le oino choai possono dunque provenire da Vulci. I i t chiusine risentono dell'influenza greca, da esse assimilata sulla strada per la Campania, il Lazio, l'etruria meridio nale;24 prima che altrove, dovremo per tanto cercare qui i parenti dei nostri satiri. In questa zona pochi sono i bronzi richiamabili per confronto, dei quali si conosca con attendibile sicu rezza la provenienza. È invece, innan zitutto, possibile addurre un confronto con antefisse in terracotta. Le antefis se di diversi indirizzi stilistici prove nienti da Cerveteri25 ed un satiro bron zeo, pertinente ad un mobile e conser vato a Napoli,26 che Hus ha ascritto V i <. f, * m s w f 5. Ansa bronzea, particolare dell'attacco inferiore. Vienne, Musée Municipal. a Caere, hanno più armoniose propor zioni del viso e, soprattutto, nasi più piccoli. Il volto è racchiuso da una cornice formata dai capelli e dalla barba e le singole parti si fondono in un insieme unitario. Questo fatto è particolarmente evidente nelle ante fisse del tempio di P ortonaccio a Veio,27 che, nel settore bocca-guancenaso, si avvicinano ancora di più ai 4. Ansa bronzea. Vienne, Musée Municipal. satiri degli attacchi delle oinochoai. È possibile piuttosto un confronto con Oltre che per la disposizione della con i bronzi di Chiusi,23 anche se in capigliatura, si distinguono comunque essi non si ritrova nella stessa misura da questi ultimi anche per le orecchie l'isolamento di ciascuna delle singole equine, vistosamente 'a sventola' ed parti dalle altre. Del resto, i satiri impostate nel punto di passaggio tra chiusini appaiono più manierati, pri capelli e barba. Nella forma delle vi di quella forte vitalità che con orecchie si accosta piuttosto ai satiri nota il nostro gruppo. In quest'ulti delle 'Schnabelkannen' un'antefissa di mo, al contrario, non si trova mai la cui sono note repliche da Narce e da 28 caratteristica di quelli di Chiusi, vale Veio, nella quale tuttavia il naso è 21 Al contrario, i satiri di Vulci si di a dire i capelli acconciati a berretto notevolmente piccolo rispetto alla boc stinguono per le teste decisamente ro (con le orecchie aderenti) che si ri ca. Mentre in tutte queste antefisse tonde, la cui superficie si articola or chiudono ad arco sopra la fronte. a permettere un confronto erano solo ganicamente nella fronte, negli occhi, i singoli lineamenti, alcune altre pronelle guance, nel naso, nella bocca e Già altri hanno fatto ripetutamente nel mento.22 La barba spunta da guan osservare che i prodotti delle officine [Saggi] 9

venienti da Satrico 29 e Falerii 30 ed una replica rinvenuta a Roma sull'esquilino 31 si avvicinano maggiormente ai satiri in bronzo per l'insieme del volto. Presentano lo stesso naso, stretto alla radice e allargatesi con sporgenti pinne carnose, gli stessi baffi insinuati tra naso e bocca, la stessa folta barba attaccata molto vicino al naso e distinta dalle guance per mezzo di una scanalatura che sale ad arco fino all'altezza degli occhi, essi pure un po' sporgenti. Hanno altresì le medesime orecchie piuttosto sottili ed appuntite, similmente erette sopra i capelli e non aderenti alla testa, come nei satiri degli attacchi, ma molto meno vistose di quelle delle citate antefisse a satiro da Veio e da Caere, in quanto parzialmente nascoste da corone di petali o rosette. Come negli attacchi in bronzo, le singole parti del volto, modellate assai plasticamente, stanno giustapposte l'una all'altra, prive di continuità organica, cosicché i volti, nel complesso, rimangono relativamente aderenti alla superficie. Pezzi provenienti dall'italia centrale simili alle oinochoai con testa satiresca si trovano soprattutto nel Lazio e nel territorio falisco, regioni che finora non erano affatto note per una fiorente industria del bronzo (con la sola eccezione di Praeneste). Ma già S. Doeringer nel catalogo della collezione Watkins (v. nota 2) ha richiamato l'attenzione su di un ristretto gruppo di bronzi conservati a New York ed a Boston, per lo più provenienti da Civita Castellana, che con l'oinochoe del Fogg Art Museum hanno in comune una decorazione incisa 'i 1:21 6. 'Schnabelkanne' bronzea, probabilmente 7. 8. 'Schnabelkanne' bronzea, probabilmente dall'etruria. Grosseto, Museo Archeologico. dall'etruria, particolari degli attacchi dell'ansa. Grosseto, Museo Archeologico. 10 [Saggi]

molto simile ed una vistosa patina color turchese chiaro. 32 Fra i vasi menzionati dalla studiosa compaiono due kyathoi 'a rocchetto' che si avvicinano particolarmente alla brocca Watkins: 33 sono infatti decorati da un motivo a treccia che ricorda esattamente le 'guilloches' di questa e che si ritrova, con un'incisione più leggera, anche su quella di Grosseto. Nel kyathos di New York (fig. 10), con due fasce a treccia, l'una è destrorsa, l'altra sinistrorsa, proprio come nel vaso Watkins. Due kyathoi, già appartenenti alla collezione H. Hoffmann e rinve- priva di decorazione). 37 Fra i molti esemplari provenienti da tombe di Bologna e Spina non mi sono note altre redazioni su cui ricorra questo preciso disegno. 38 Un po' più diffuso è invece un altro ornato. Sui menzionati kyathoi di New York aventi esattamente la stessa forma e la stessa patina si trova come la fascia a treccia fra due sequenze perlinate un motivo a zig-zag, nel quale i triangoli sono campiti di linee oblique parallele. 39 È pertanto possibile pensare che questi vasetti provenienti da Civita Castellana siano stati prodotti nella medesima bottega dei kyathoi con 'guilloche'; tuttavia il disegno a zig-zag campito di tratteggi, al contrario della fascia a treccia, presenta un novero troppo limitato di possibilità di variazioni ed è anche troppo diffuso perché tutti gli esemplari con zig-zag possano essere riferiti con sicurezza all'atelier dell'oinochoe Watkins e dei kyathoi con 'guilloche'. 40 Zig-zag e treccia in direzione variabile adornano anche il grande bicchiere da Civita Castellana conservato a New York. 41 In considerazione ap- 9. Ansa di oinochoe da Todi, particolare dell'attacco inferiore. Roma, Museo di Villa Giulia. nuti a Corchiano, assomigliano all'esemplare di Boston. 34 La medesima tomba di Todi che accoglieva l'ansa con testa di satiro dianzi esaminata ha restituito altri kyathoi 35 (figg. 11-12), che, come quello newyorkese, recano due 'guilloches'. Essi hanno conservato in parte le loro anse, che mancano invece in tutti i pezzi sino ad ora citati. Appartengono al tipo, a noi già noto, con tre fregi di perle e terminano con un attacco a forma di ghianda. Dalla tomba 84 della necropoli di Celle a Falerii 36 proviene poi un kyathos ornato da una doppia 'guilloche' molto simile, nella parte inferiore, e da una semplice, in quella superiore. Kyathoi di tale forma con ornati a treccia non sembrano essere frequenti (la maggior parte di questi vasetti, di per sè alquanto numerosi, è infatti 10. K.yathos bronzeo. New York, Metropolitan Muscum of Art. [Saggi] 11

punto della treccia identica, nel tipo e nell'esecuzione, a quelle dei documenti vascolari finora richiamati, anch'esso può essere assegnato alla stessa officina. 42 Si può inoltre aggiungere una piccola oinochoe a bocca triloba (forma II Beazley), appartenente a una collezione privata berlinese 43 (fig. 13) : la caratteristica 'guilloche' ne circonda infatti il corpo lungo la zona di massima espansione, cui aderisce anche l'attacco dell'ansa, a testa di satiro. L'ansa di Todi (fig. 9) doveva pertenere ad un vaso della stessa forma parte a semplice rilievo e realizzata con più ricca esuberanza. Le grandi anfore non possono essere attribuite alla bottega della brocca Watkins, che sembra avere prevalentemente prodotto vasi di piccola o media grandezza. Poiché la più parte dei vasi di cui conosciamo il sito di rinvenimento proviene da necropoli falische e poiché lì si sono potute reperire valide analogie stilistiche per le teste satiresche, 45 è piuttosto probabile che l'atelier fosse attivo in territorio falisco. Anche dispiega una treccia, semplice e stretta. In entrambe queste oinochoai le anse sono perdute, ma è tuttavia ancora riconoscibile, all'estremità inferiore, proprio sotto la carena, un piccolo attacco, di cui non si può più determinare esattamente la forma. Quale potesse essere il suo aspetto ci è suggerito da un'oinochoe rinvenuta a Capena 48 (figg. 15-16), decorata esattamente secondo lo stesso schema; in più, essa reca sul collo una fascia formata da due coppie di linee e, al di sotto del becco, una palmetta su volute. La sua ansa, con perlinature, Tt f m ) mm Mffi 11. 12. Kyathos bronzeo da Todi, Roma, Museo di Villa Giulia. ma di dimensioni maggiori, la cui bocca, come mostra il piccolo frammento superstite aderente all'ansa, era ugualmente ornata da una fila di perle. Per quanto è possibile dedurre dalla foto a mia disposizione (fig. 13), anche la testa di satiro del vaso di Berlino può essere connessa al gruppo Watkins-Vienne-Grosseto-Todi, sebbene, a causa delle sue ridotte dimensioni, sembri alquanto semplificata. Affine, ma eseguita con minore accuratezza, è la treccia incisa su un'oinochoe della stessa forma conservata a New York. 44 Le anfore a punta munite di anse con satiri, nell'insieme delle affinità stilistiche degli attacchi, formano un gruppo a sè. La decorazione del corpo è in 12 [Saggi] Todi, grazie al Tevere, è in collegamento con i centri falisci e si adatta altrettanto plausibilmente a questa ipotesi. L'oinochoe Watkins sarà da datare preferibilmente al primo terzo del V sec. a.c. La bottega dei vasi con 'guilloche' andrà pertanto assegnata alla prima metà o, tutt'al più, al decennio centrale del V secolo. 46 È possibile che anche un altro tipo di piccole oinochoai di forma VI sia stato prodotto nell'agro falisco. Ad un complesso di trovamenti di Falerii appartengono due esemplari quasi identici, 47 recanti sulla spalla una sequenza di baccellature incise, delimitata superiormente da una doppia coppia di linee parallele ed inferiormente, subito sopra la carenatura, da una coppia semplice (fig. 14). Un fregio perlinato, bordato da scanalature, corre direttamente sullo spigolo, un altro sull'orlo della bocca; immediatamente al di sotto di questa si 13. Oinochoe a bocca trilobata. Berlin, collezione Kriiger. termina in basso con un attacco raffigurante una pelle di leone vista di fronte, ossia testa e zampe anteriori (fig. 16). Tale forma di attacco ricompare su una 'Schnabelkanne' di provenienza ignota, conservata a Karlsruhe 49 (figg. 17-18), che, anche nel resto, esibisce la medesima sintassi ornamentale delle tre oinochoai di Villa Giulia.. Le manca la decorazione sul collo che caratterizzava l'esemplare capenate ed il corpo del vaso si allarga leggermente verso l'esterno, immediatamente sopra la base, ove si snoda una perlinatura. La sua ansa termina in alto con una piccola testa di animale, probabilmente di cerva. Nelle più antiche oinochoai di forma VI non si trova sulla parte inferiore del corpo il toro, che diventerà invece in seguito sempre più frequente; 50 rispetto ai vasi del Museo di Villa Giulia

potrebbe essere questa una caratteristica di recenziorità. La si riscontra, ancora più marcata, sulla brocca 51 proveniente dal complesso di Populonia con le hydriai di Meidias, la quale pure presenta baccellature sulla spalla, una piccola treccia sotto la bocca, decorata da perlinatura, ed una palmetta sotto il becco, proprio come quella di Capena. 52 La sua ansa, al momento non rintracciabile, stando alla descrizione del Milani terminava 'inferiormente in una pelle leonina e superiormente a zoccolo equino', essendo quindi anche in ciò simile alle che significato. A ciò si aggiunga il fatto che, tipologicamente, essi sono strettamente affini ai pezzi già attribuiti ad un atelier falisco, come pure all'oinochoe Watkins ed ai kyathoi con 'guilloche'. Sono considerevolmente piccoli anche l'officina Watkins produceva preferibilmente vasi di piccole dimensioni e recano decorazioni rigorosamente limitate a singole aree del vaso, circoscritte di solito da linee, eseguite con la massima cura e di carattere quasi esclusivamente grafico (con l'eccezione naturalmente delle perlinature). Questo si rivela soprattutto nelle baccellature, eseguite invece a leggero rilievo sugli 'Zungenmustervasen'. Oinochoai in argilla di questa forma, tranne pochissime eccezioni, sono prodotte nell'italia centrale soltanto nel IV sec. a.c; proprio le botteghe falische, dunque, sono quelle che adottano tale morfologia. 56 La De Chiara ha assegnato a Falerii, in considerazione della 'doratura' e degli attacchi delle anse, anche un più tardo gruppo di vasi che, imitando redazioni in metallo, sono esempi fittili di una forma completamente degenerata e conr» 14. 'Schnabelkanne' bronzea da Falerii. Civita Castellana, Museo Archeologico. oinochoai menzionate in precedenza. 33 La forma leggermente diversa, con il 'piede' distinto, ed il tipo completamente differente della palmetta sul becco la separano tuttavia dal gruppo compatto di Villa Giulia-Karlsruhe. Sarà probabilmente un po' più recente delle altre. Tre 'Schnabelkannen' provenienti dal territorio falisco ed una di origine sconosciuta non sembrano sufficienti per assegnare l'intero gruppo ad una bottega falisca. Tuttavia gli esemplari di questa forma ornati a incisione non sono frequenti; 54 una provenienza sicura l'hanno soltanto due altri da Populonia, i quali però, nella decorazione, si accostano piuttosto agli altri vasi di rinvenimento populoniese. 55 Di fronte a tale scarso materiale la circostanza che tre vasi, indubbiamente molto omogenei, siano stati trovati in territorio falisco acquista un qual- 15. 16. 'Schnabelkanne' bronzea da Civitella San Paolo (Capena). Roma, Museo di Villa Giulia. 1 " 17. 18. 'Schnabelkanne' bronzea. Karlsruhe, Bad. Landesmuseum. [Saggi] 13

eludono nell'italia centrale la storia delle brocche di forma VI.57 La forma delle oinochoai sviluppa dunque nel l'agro falisco una certa tradizione, co sicché non sorprende trovarla pre sente nell'artigianato artistico locale già del V secolo a.c. n i - V o k o t o p o u l o u, X c x X x a ì K o p i v & i o u p y e ì q LTpóXot, 'A&Tjvai 1975, pp. 134, 186 include anche le anfore a punta da S c h w a r z e n b a c h e nel V a t i cano, che altri ritengono etrusche (v. in fra, nota 18). Rispetto alla lista di bronzi c a m p a n i c o m p i lata da U. Jantzen, Bron zewerkstatten ni Sizilie n n u d Grossgriechen lan d, Berlin 1937, p. 7, n o t a 6, a l m e n o il D i s c o b o l o da O r v i e t o è intanto univer salmente riconosciuto c o m e etrusco (P. J. Riis, Some Campan ian Types of Heads, in From the Collectio n s of the Ny Carlsberg Glyptothek, II, 1938 (poi abbreviato Riis 1938), p. 152, n o t a 3; V. Poulsen, Ny Carlsberg Glyptotek, n De etruskiske Samlin g, K ^ b e n h a v n 1966, p. 42, H 227, con leu.). Il n. 2 della lista raccolta da P. J. Riis, in ' A c t a A r c h a e o l o g i c a ' 30, 1959, p. 44, di vasi ascritti a C a p u a (sul quale v. ora M. C o m s t o c k - C. V e r m e u l e, Greek Etrusca n & Roman Bro n zes ni the Museum of Fin e Arts Boston, B o s t o n 1971. n. 443) f u a lungo considerato etrusco. L a deno m i n a z i o n e 'etruskisch-campanisch', utilizzata da K.A. Neugebauer, Reifarchaische n Bro n zevase mit Zu n ge n muster, in ' R ò m i s c h e Mitteilungen' (poi abbreviato ' R M ' ) 38-39, 1923-24 (in seguito citato Neugebauer 1923-24), p. 358 s., n. 13, fig. 7, per l ' o i n o c h o e Berlino Mise. 6464 (sulla quale ora R. Blatter, in 'Archaologischer A n z e i g e r ' (poi ' A A ' ) 1966, p. 50 s., fig. 4), per q u a n t o spesso adottata, n o n ha potuto ancora essere precisata. II fatto che finora si sia esitato a loca lizzare botteghe di bronzisti in terri torio falisco58 è giustificato dalla posi zione geografica di quest'area, lon tana dai giacimenti minerari dell'etruria settentrionale e centrale e dalle ricche città costiere. Tali caratteristi che geografiche si riscontrano esatta mente a Praeneste, che tuttavia, com'è noto, seppe sviluppare ugualmente una fiorente industria del bronzo. Inoltre, 2) I n v. 1972. 51. An cien t Art in American Priva l'agro falisco non era isolato ed ap te Collections (Cat. E x h i b i t i o n F o g g A r t M u s e u m partato, ma si trovava presso le vie 28.12.54-15.2.55), C a m b r i d g e 1954, n. 230, tav. 71 ( V. H. Poulsen); The Fred erick M. Watkins Colcommerciali che, lungo le valli del Te lection, Fogg Art Museum, C a m b r i d g e 1973, n. 32 (S. Doeringer), ove si f o r n i s c o n o altre misure vere e del Paglia, conducevano dal e dati tecnici. L u n g h. dell'ansa cm. 17,8; h. della Lazio e dall'etruria meridionale nel testa del satiro superiore c m. 2,7; h. dell'inferiore cm. 4,1. l'interno dell'italia centrale e verso il 3) Questi punti, prodotti da un'estremità del c o m Nord. A Capena già nel V I I sec. a.c. passo, sono qui deliberatamente utilizzati c o m e ed all'inizio del V I venivano prodotte elementi decorativi. 4) T r a i tipi pubblicati da R i i s 1938, pp. 143 ss. placche da cinturone bronzee,59 e nella i più validi confronti sono istituibili con il tipo B3 delle teste di A c h e l o o e con il C3 di quelle di stessa Falerii il bronzo sarà stato la satiro (cfr. ibid em, pp. 145, fig. 6, 151, figg. 13-14). vorato già nel V I secolo: le teste di 5) E. G a b r i c i, in ' M o n u m e n t i A n t i c h i d e l l ' A c c a ariete sull'ansa di una oinochoe di demia dei L i n c e i ' (in seguito ' M A L ' ) 22, 1913-14, tav. 74, 6; M. J. M a x i m o v a, Les vases plastiques tipo rodio proveniente da Falerii,60 con d ans l'antiquilé, Paris 1927, tav. 20, 83; P. J. Riis, in ' A c t a A r c h a e o l o g i c a ' 30, 1959, p. 42, con i musi ed i colli allungati, somigliano l'annotazione ' m a y be C a p u a n '. moltissimo alle teste di ariete fre 6) V a n n o citate anzitutto la t o m b a 27 della C e r quentemente ricorrenti sui kantharoi tosa ( A. Z a n n o n i, Gli scavi d ella Certosa d i Bo logna, B o l o g n a 1876. pp. 74 ss., tav. 19,5), con una d'impasto falisci,61 cosicché è lecito k y l i x attica a f.r. ( G. Pellegrini, Catalogo d ei vasi greci d ipinti d elle necropoli felsinee, B o l o g n a 1912, pensare che, se non l'intera ansa, al n. 367), e la t o m b a 108 ( Z a n n o n i, op. cit., pp. 197 meno le teste siano state fabbricate ss., tav. 50; per il corredo v. anche O. H. Frey, SituBerlin 1969, p. I l i, n. 50), con l'anfora sul posto.62 Dunque, non sarebbero del lenkunst, Pellegrini, op. cit., n. 153. N o n è questa la sede tutto prive di precursori le botteghe per addentrarsi in una più accurata analisi dei complessi bolognesi, per la quale si r i m a n d a al dell'oinochoe Watkins e dei kyathoi l a v o r o sulle o i n o c h o a i etrusche in b r o n z o di f o r con 'guilloche', come pure quelle delle m a V I, in preparazione da parte della scrivente. J a c o b s t h a l (P. J a c o b s t h a l - A. Langsdorff, Die Bronpiccole oinochoai di forma V I con zeschnabelkannen, B e r l i n - W i l m e r s d o r f 1929, p. 52) per p r i m o attirato l'attenzione su questa f o r m a baccellature. È forse possibile che, ha vascolare. N e ha fornito una p r i m a lista U. L i e p Schnabelgrazie allo studio di altre morfologie m a n n, Einige Fragmente etruskischer kannen in d er Berliner Antikensammlung, in vascolari, anche altre classi di vasi in Forschungen un d Berichte d er Staatl. Museen zu bronzo vengano in futuro attribuite a Berlin 8, 1967, p p. 29 ss., che tratta soprattutto un gruppo recenziore con anse a p r o t o m e d'arie Falerii.63 te. F o n d a m e n t a l e per le o i n o c h o a i p i ù antiche, con u n a raccolta di complessi datati, è M. M a r telli, in 'Prospettiva' 4, 1976, p. 46, con aggiunte in 'Studi Etruschi' (poi 'SE') X L V I, 1978, p. 359 s., n. 111. Per i n f o r m a z i o n i, fotografie ed il relativo permes so di p u b b l i c a z i o n e ringrazio il F o g g A r t M u s e u m, Cambridge (G. Hanfmann, C. Harward, D. G. Mitten), i Museés de V i e n n e, il M u s e o A r c h e o l o g i c o di Grosseto, la Soprintendenza A r c h e o l o g i c a dell'etruria meridionale (L. F a b b r i n i. P. Pelagatti) e della T o s c a n a ( G. M a e t z k e, M. Martelli). L a tra d u z i o n e dal tedesco è stata eseguita dai dott. Ste f a n o Bocci (testo) e A. M a g g i a n i (note). L a m i a gratitudine va infine soprattutto a M a r i n a M a r telli che, oltre a seguire a m i c h e v o l m e n t e il lavoro, curare la messa a p u n t o della redazione italiana e agevolare le m i e visite nel M u s e o A r c h e o l o g i c o di Firenze, ha discusso c o n m e vari aspetti della ricerca. 1) Così, tra i vasi attribuiti a C u m a I. K oule'ima- 14 [Saggi] 7) Per le o i n o c h o a i attiche di f o r m a V I cfr. J. R. G r e e n, in 'Bulletin of the Institute of Classical Studies' 19, 1972, p. 8. U n a destinazione all'espor tazione era già ipotizzata da J. de la Genière, Recherches sur l'àge d u fer en Italie Meri d ionale, N a p l e s 1968, p. 219; in effetti la maggior parte degli esemplari attici proviene dall'etruria, solo un f r a m m e n t o (New Y o r k 12.229.13: J. D. Beazley, Attic Re d -Figure Vase-Painters, O x f o r d 19632, p. 276, n. 80) da A t e n e. L e f o r m e V B (de la G e nière, op. cit., 1. c.) e V I I (Green, art. cit., p. 8; sulle o i n o c h o a i attiche cfr. anche K. Schauenburg, in ' A t h e n i s c h e Mitteilungen' (poi ' A M ' ) 90, 1975, pp. 97 ss.) potrebbero avere un'origine simile. A n che nel caso della f o r m a IX ci si p u ò d o m a n d a r e se il rapporto tra o i n o c h o a i in b r o n z o e in argilla greche ed etrusche sia altrettanto significativo. 8) A d es., G. M. A. R i c h t e r - M. J. M i l n e, Shapes an d Names of Athenian Vases, N e w Y o r k 1935, fig. 130. E s e m p i di o i n o c h o a i più tarde nella ce r a m i c a italiota nel catalogo Antiken aus Rheinischen Privatbesitz (Ausstellung B o n n 9.11.73-13.1. 74), B o n n 1973, p. 61 s., n. 8 5 / 1. 9) Il centro di f a b b r i c a z i o n e sembra da localizza re in M a c e d o n i a. G l i esempi a m e noti p r o v e n g o n o tutti da t o m b e della G r e c i a settentrionale, dei Balcani e della R u s s i a m e r i d i o n a l e : Derveni (Treasures of Ancient Mace d onia, Exhib. Thessalon i k i 1978-9, nn. 159, 161; 'ApxaioXoyiaòv AeX-aov 18, 1963. Xp^v. 2, tav. 225), Arzos (Treasures, cit., n. 460), A l l a t i n i ( ' A p x - A e X x. 21, 1966. X p o v. 2, p. 340; cfr. K o u l e i m a n i - V o k o t o p o u l o u, op. cit., p. 75, nota), A l e x a n d r o v o ( B. D. F i l o w, Die GrabhiigelNekropole bei Duvanlij in d Sii bulgarien, Sofia 1934, p. 183, fig. 205), T a m a n ( ' A A ' 1913, pp. 180 ss., fig. 19), Z a p o r o j i e / B a l k i (Or d es Scythes. E x h i b. Paris 1975, p. 157, n. 75Ì. L ' o i n o c h o e da Stauropolis (Treasures, cit., n. 271; ('Apx.AeXx. 20, 1965, X p o v. 2, p. 411, tav. 463 oc ) p u ò ancora risalire al tardo V sec. a.c. 10) A d es., P a d u l a (de la Genière, op. cit., p. 314, tav. 29, 3; ' A m e r i c a n J o u r n a l of A r c h a e o l o g y (poi ' A J A ' ) 60, 1956, p. 393, tav. 129, 10), M e l f i ( ' A A ' 1966, p. 311, n. 3, fig. 76; Popoli unellemci in Basilicata, P o t e n z a 1971, p. 126, tav. 54), N o cera ('Bullettino A r c h e o l o g i c o N a p o l i t a n o ' n.s. 5, 1857, p. 177 s., tav. 3; ' R e n d i c o n t i d e l l ' A c c a d e m i a dei L i n c e i ' s. V i l i, 25, 1970, tav. 5). 11) St. B o u c h e r, Vienne. Bronzes antiques, Paris 1971, p. 139, n. 256. H. cm. 20. 12) I n v. 1347. H. cm. 25,5; d i a m. m a x. cm. 16,2; d i a m. f o n d o cm. 12. A. M a z z o l a i, Grosseto. Il Museo Archeologico d ella Maremma, Grosseto 1977, p. 169, n. 18. L ' o i n o c h o e, già appartenente alle collezioni mediceo-granducali, era nel M u s e o A r c h e o l o g i c o di F i r e n z e fin dalla sua f o r m a z i o n e e da lì è stata trasferita in deposito a Grosseto. Strato inferiore della patina verde-blu. 13) I n v. 27198. H. c m. 15. ' M A L ' 24, 1916, c. 852, n. 15, figg. 11-12. L a stessa t o m b a accoglieva il f a m o s o e l m o (ibid em, tav. 1; P. D u c a t i, Storia d ell'arte etrusco, Firenze 1927, tav. 122; G. Q. G i glioli. L'arte etrusco, M i l a n o 1935, tav. 219, 1; W. Helbig, FiXhrer d urch d ie òffentlichen Sammhtngen klassischer Altertumer in Rom, I I I, T i i b i n gen 1969, n. 2987), oltre che alcuni bronzi v u l centi e ceramica attica da P a m p h a i o s fino ad A i son, al Pittore di Eretria e al Pittore di K o d r o s. C o p r e d u n q u e tutto il V sec. a.c. 14) Questo tipo di ansa è d'altronde assai diffuso e n o n appare quindi m o l t o significativo. 15) P. J. Riis, Tyrrhenika, C o p e n h a g e n 1941, p. 65 C 1, 98 C 1; A. A n d r é n, Architectural Terracottas from Etrusco-Italie Temples, L u n d 1940 (poi A n d r é n ), tavv. 23, 80; 85, 298; 86, 303. C f r. inoltre Riis 1938, p. 149, fig. 10 (tipo B 1). 16) Giglioli, op. cit., tav. 184, 3; A n d r é n, tav. 146, 509. C f r. Riis 1938, p. 151, fig. 15 (tipo C 4). 17) R a c c o l t e da M. A. D e l C h i a r o, in ' R e n d i c o n t i della Pontificia A c c a d e m i a R o m a n a di A r c h e o logia' 48, 1975-76, pp. 75 ss. 18) Etrusche, ad es., per Riis, Tyrrhenika, cit., p. 85 s.; L. Banti, / / mond o d egli Etruschi, Roma 1969, tav. 45 a; D e l C h i a r o, 1. c. supra. Magnogreche, ad es., per Neugebauer 1923-24, pp. 365 ss., nn. 17-19; U. G e h r i g - A. G r e i f e n h a g e n - N. K u nisch, Staatliche Museen Berlin, Fuhrer d urch d ie Antikenabteilung, Berlin 1968, p. 95; K o u l e i m a n i V o k o t o p o u l o u, op. cit., pp. 134, 186 ( C u m a ). K. A. Neugebauer, Archaische Vulcenter Bronzen, in ' J a h r b u c h des D e u t s c h c n A r c h a o l o g i s c h e n I n stituts' (in seguito ' J d l ' ) 58, 1943 (poi abbreviato Neugebauer 1943), p. 235 n o n sembra assoluta mente sostenere più un'origine magnogreca e per p r i m o collega l'ansa d ' o i n o c h o e da T o d i c o n le anfore. 19) Si veda invece l'ansa di o i n o c h o e da D o d o n a a Berlino, attribuita del pari a C u m a dalla K o u l e i ' m a n i - V o k o t o p o u l o u, op. cit., pp. 36 s., n. 25, 134, 186, n. «15, tav. 25, y e Z, ; Neugebauer 1923-24, pp. 351 ss., n. 6, fig. 4; K. A. Neugebauer, Kohlenbecken aus Clusium un d Verwan d tes, in ' R M ' 51, 1936 (in seguito abbreviato Neugebauer 1936), p. 204, fig. 14. I n realtà il satiro accovac ciato ha lì maggiore libertà di m o v i m e n t o e p u ò perciò essere raffigurato quasi a tutto t o n d o, m a la figura addormentata all'estremità inferiore del l'ansa mostra che u n a rappresentazione organica è possibile anche a basso rilievo. I satiri delle an fore a punta assomigliano invece piuttosto a o m o loghi etruschi, quale il più antico satiro sull'antefissa da Cerveteri (Giglioli, op. cit., tav. 174, 3; A n d r é n, tav. 10, 33) o a quelli p i ù recenti del L a m p a d a r i o di C o r t o n a. 20) Neugebauer 1923-24, pp. 378 ss., n. 23, figg. 15-16; E. L a n g l o t z, Die Kunst d er Westgriechen.

M u n c h e n 1963, tav. 93; E. D i e h l, M a i n z 1964, p p. 26, 217, B 94. Die Hydria, 21) A d e s e m p i o : N e u g e b a u e r 1943, figg. 37, 39, 41, 42; G. Fisc hetti, in ' S E ' X V I I I, 1944, p. 21, fig. 3, t a v. 4, 1-2; P. Z a n c a n i M o n t u o r o, in ' A n n u a r i o d e l l a S c u o l a A r c h e o l o g i c a I t a l i a n a di A t e n e ' 24-26 (n.s. 8-10), 1946-48, pp. 89, figg. 4-5, 91, fig. 8, 92, fig. 11, 93, fig. 12, 98, fig. 14; G i g l i o l i, op. cit., t a v v. 210, 3, 215, 2. 22) Se in singoli casi, c o n d i z i o n a t i d a u n a f o r m a m o l t o appiattita d e l l ' a t t a c c o, n o n è p o s s i b i l e o t tenere questa r o t o n d i t à, si r i n u n c i a fin d a l p r i n c i p i o a d o g n i effetto p l a s t i c o ( N e u g e b a u e r 1943, p. 235, fig. 23), c h e è i n v e c e v a l o r i z z a t o n e l l ' o i n o c h o e Watkins. 23) N e u g e b a u e r 1936, p p. 181 ss., p a r t i c o l a r m e n te p p. 202 ss., t a v v. 25-27, 3-4; A. H u s, Les bron zes étrusques, B r u x e l l e s 1975, tav. 32. 24) N e u g e b a u e r p. 92 s. 1936, p p. 204 ss.; H u s, op. cit., 25) E. D. v a n B u r e n, Figurative Revetments in Etruria and Latium, L o n d o n 1921, tav. 4, 2; G i glioli, op. cit., t a v v. 174, 3, 182, 2; A n d r é n, t a v v. 10, 33-34, 17, 52. 26) G i g l i o l i, op. p. 81, n o t a 23. cit., tav. 209, 1; H u s, op. cit., 27) v a n B u r e n, op. cit., tav. 4, 4; G i g l i o l i, op. cit., tav. 178, 2; A n d r é n, tav. 2, 3. U n ' a l t r a antefissa, a B o s t o n e p u r e f o r s e p r o v e n i e n t e da V e i o ( A n drén, tav. 154, 520; Riis, Tyrrhenika, cit., p. 48; O. W. v o n V a c a n o, Die Etrusker, Stuttgart 1955, tav. 56, 1), si a v v i c i n a n e l tipo ai s a t i r i. b r o n z e i, m a possiede u n a q u a l i t à plastica c o m p l e t a m e n t e diversa. < 1.1. 28) v a n B u r e n, op. cit., p. 12, tipo X ; G i g l i o l i, op. cit., tav. 178, 3; A n d r é n, tav. 57, 189 ( N a r c e ). 29) A n z i t u t t o A n d r é n, tav. 145, 505 e c o n f r o n tabile per l'alta f r o n t e c o n v e s s a alle teste di sati ro sulla s o m m i t à delle anse di o i n o c h o e v a n B u r e n, op. cit., tav. 3, 1; G i g l i o l i, op. cit., tav. 172, 2; A n d r é n, tav. 145, 506. A n c h e il d è m o n e c o n estremità a n g u i f o r m i G i g l i o l i, op. cit., tav. 184, 3; A n d r é n, tav. 146, 509 m o s t r a tratti a n a l o g h i. U n p o ' p i ù distante, m a c o m u n q u e c o n f r o n t a b i l e, v a n B u r e n, op. cit., t a v v. 3, 3, 15. 1-2; G i g l i o l i. op. cit., tav. 185; A n d r é n, t a v v. 154, 507, 149, 512. 30) I n p r i m o l u o g o v a n B u r e n, op. cit., tav. 4, 1; D u c a t i, op. cit., tav. 95, 261; G i g l i o l i, op. cit., tav. 180, 1, A n d r é n, tav. 29, 102; v. a n c h e A n drén, t a v v. 32, 113, 55, 179. Il n a s o s p r o p o s i t a t a m e n t e largo e le o r e c c h i e a p p u n t i t e, disposte quasi senza c o n n e s s i o n e a c c a n t o alla testa, c o m p a i o n o a n c o r a nell'antefissa p i ù recente del T e m p i o dei Sassi C a d u t i ( G i g l i o l i, op. cit., tav. 183, 4; A n d r é n, tav. 38, 127) e n e l l a p i ù antica del p i c c o l o T e m p i o di V i g n a l e ( A n d r é n, tav. 33, 114). 31) v a n B u r e n, op. cit., tav. 3, 4; G i g l i o l i, op. tav. 172, 4; A n d r é n, tav. 107, 383. cit., 32) Q u e s t a p a t i n a è f r e q u e n t e nei vasi p r o v e n i e n t i da C i v i t a C a s t e l l a n a ; la sua f o r m a z i o n e d i p e n d e p r o b a b i l m e n t e da u n a peculiarità del terreno. P o i c h é p e r a l t r o s o l o u n a parte dei b r o n z i da C i v i t a C a s t e l l a n a la presenta, d e v e essere c h i a m a t a in causa a n c h e u n a d e t e r m i n a t a c o m p o s i z i o n e della lega ( v e r o s i m i l m e n t e u n c o n t e n u t o r e l a t i v a m e n t e alto di s t a g n o : sulla q u e s t i o n e cfr. a m p i a m e n t e R. J. G e t t e n s, in Art and Technology, A Sympo sium on Classical Bronzes, Cambridge (Mass.) 1970, p p. 60, 69). D a tale p a t i n a p u ò d u n q u e ri cavarsi u n a p r o v a, oltre c h e per la p r o v e n i e n z a, a n c h e per la p e r t i n e n z a dei vasi ad u n d e t e r m i n a t o g r u p p o, m a in nessun caso il c o l o r e della p a t i n a p u ò essere a d d o t t o c o m e a r g o m e n t o cogente per l ' a t t r i b u z i o n e ad u n ' o f f i c i n a. C o s ì v a l u t a il reper to a n c h e S. D o e r i n g e r. L e anse di V i e n n a (patina 'verte et noire') e T o d i ( b r u n o scuro) h a n n o p a tine diverse; n e l l ' o i n o c h o e di G r o s s e t o lo strato i n f e r i o r e della p a t i n a è bluastro. 33) B o s t o n 99.484 ( C o m s t o c k - V e r m e u l e, op. cit.. n. 527, da C i v i t a C a s t e l l a n a ) ; N e w Y o r k 13.227.4 ( G. M. À. R i c h t e r, The Metropolitan Museum of Art. Greek, Etruscan and Roman Bronzes, New Y o r k 1915, n. 574, citato da D o e r i n g e r, op. cit., c o m e n. 547, senza dati di p r o v e n i e n z a ) : la p a t i n a c o l o r turchese p o t r e b b e indicare in C i v i t a C a s t e l l a n a il sito di r i n v e n i m e n t o. 34) W. F r o e h n e r, Collection H. Hofjmann. Antiquités. V enie à l'hotel Drouot 13-14.5.1899, P a r i s 1899, n n. 501-502. F r o e h n e r li designa già c o m e 'gobelet f a l i s q u e ', f o r s e in base alla p r o v e nienza. 35) V i l l a G i u l i a, inv. 27199-27203. ' M A L ' 1916, ce. 853 ss., n n. X V I - X V 1 I, fig. 13. 24. 36) V i l l a G i u l i a, inv. 1573. L a t o m b a contiene b r o n z i e c e r a m i c a locale del V e I V sec. a. C. (ad es., i c o r o n a m e n t i di c a n d e l a b r o i n v. 1568-1570; il 1569 r i p r o d o t t o in G i g l i o l i, op. cit., t a v. 309, 2, 5; p i ù a n t i c o e certo a n c o r a della p r i m a m e t à del V sec. a. C. il 1568). I n essa si r i n v e n n e a n c h e un k y a t h o s 'a r o c c h e t t o ' fittile, del t i p o f r e q u e n t e nei c o m p l e s s i t o m b a l i falisci, esibente tut t a v i a u n a parete a p r o f i l o p i ù d e c i s a m e n t e c o n c a v o, ossia q u e l l o caratteristico dei p i ù recenti k y a t h o i in b r o n z o. 11 n o s t r o m o t i v o a ' g u i l l o c h e ' c o m p a r e s o l t a n t o su k y a t h o i del t i p o p i ù antico grecs, hellénistiques et étrusques des Musées de c o n parete rettilinea. 37) Sul tipo vascolare e la sua d i f f u s i o n e c r o n o l o gica v. M. M a r t e l l i, in ' P r o s p e t t i v a ' 4, 1976, p. 46, c o n n o t e 33-43. 38) I n ogni caso n o n sul m a t e r i a l e edito. A l c o n trario, d u e k y a t h o i 'a r o c c h e t t o ' da Sasso M a r c o ni, per il resto d e c o r a t i a n a l o g a m e n t e a quelli c o n treccia, h a n n o in l u o g o di questa u n m o t i v o a o n d e inciso assai a c c u r a t a m e n t e (cfr. 'SE' X X X V I I I, 1970, p. 245, fig. 4). 39) R i c h t e r, op. cit., n n. 570, 572. I l n. 573 reca u n o r n a t o p i ù s e m p l i c e, ossia u n a f a s c i a c o n trat teggio i n c r o c i a t o. 40) U n esemplare a L i o n e (St. B o u c h e r, Bronzes grecs, hellénistiques et é rusques des Musées de Lyon, L y o n 1970, n. 146); per u n m o t i v o s i m i l e (denti di l u p o ) cfr. ' S E ' X V I I, 1943, p. 156, tav. 17, 2, d a l l a T o m b a delle A n f o r e P a n a t e n a i c h e di B o l o g n a ; per l o stesso m o t i v o su k y a t h o i di altra f o r m a v. infra, n o t e 41-42, su o i n o c h o a i di f o r m a V I ( L o n d o n, British M u s e u m W. T. 654) v. J a c o b s thal, Bronzeschnabelkannen, cit., p. 52, tav. 14 a, sulla situla di O f f i d a ( L o n d o n, British M u s e u m B r. 650) v. D u c a t i, op. cit., tav. 141, 366 e G i g l i o l i, op. cit., tav. 225, 1. Il m o t i v o ricorre s o v e n t e an c h e su specchi di età arcaica e c l a s s i c a : ad es., 1. M a y e r - P r o k o p, Die gravierten etruskischen Griffspiegel archaischen Stils, Heidelberg 1967, t a v v. 4, 11, 17, 20, 22, 47 ( = E. G e r h a r d, Etruskische Spiegel, B e r l i n 1840-1897, t a v v. 80, 363, 1. V, 36, 328, 2); G. P f i s t e r - R o e s g e n, Die etru skischen Spiegel des 5. Jhs., F r a n k f u r t 1975, t a v v. 8, 9, 19, 21, 22, 29, 30, 33-35, 40, 46, 58, 67 ( = G e r h a r d, op. cit., t a v v. 87, 396, 153, 335, 2, 137, 134, 238, 286, 3, 395, 254 A, 2, 305). 41) M e t r o p o l i t a n M u s e u m, cit., n. 579. 12.160.10. R i c h t e r, op. 42) L o s c h e m a d e c o r a t i v o c o m p a r e abbastanza spesso su questi bicchieri. C o s ì u n k y a t h o s b r o n z e o di questa f o r m a d a S p i n a ( P. E. A r i a s, in ' R i vista dell'istituto N a z i o n a l e di A r c h e o l o g i a e S t o ria d e l l ' A r t e ' n.s. 4, 1955, p. 154 s., n. 7, figg. 9697) si distingue s o l t a n t o per l'inversione nella s e q u e n z a delle fasce o r n a m e n t a l i. L a treccia è d e l l o stesso tipo, m a s o s t a n z i a l m e n t e p i ù c o r s i v a (essa è f o r m a t a, per e s e m p i o, n e l l a fila s u p e r i o re d a tre linee parallele, n e l l ' i n f e r i o r e d a d u e ). S e n z a d u b b i o in q u e s t o caso ha servito da m o d e l l o u n k y a t h o s c o m e q u e l l o da C i v i t a C a s t e l l a n a. A n c h e u n altro e s e m p l a r e da B o l o g n a, da u n a t o m b a del p r e d i o T a m b u r i n i f u o r i P o r t a C a s t i g l i o n e (v. ' A t t i e M e m o r i e della R. D e p u t a z i o n e di Storia patria per le P r o v i n c i e di R o m a g n a ' s. 3, 28, 1910, p. 283) e u n o da Sasso M a r c o n i ( ' S E ' X X X V I I I, 1970, p. 245, fig. 4) r e c a n o q u e s t o m o t i v o p i ù trascurato, che t a l o r a o c c o r r e a n c h e su altri vasi (ad es., su u n a situla a S p o l e t o : D e u t s c h e n A r c h. Institut R o m, Inst. N e g. 75. 238789, c o n ogni p r o b a b i l i t à c o r r i s p o n d e n t e a G. A n g e l i n i - R o t a, Il Museo Civico di Spoleto, 1928. p. 70, n. C 3, d a l l a n e c r o p o l i n e l P i a n o di S. Scolastica, nei d i n t o r n i di N o r c i a ). U n altro k y a t h o s di questa f o r m a, p i ù recente, d a u n a t o m b a del I V s e c o l o di F i l o t t r a n o presenta c o m p l i c a t e trecce e o r n a m e n t i fitomorfi (I. D a l l ' O s s o, Guida illustrata del Museo Nazionale di Ancona, A n c o n a 1915, fig. a p. 59; E. B a u m g a e r t e l, in ' J o u r n a l of the R o y a l A n t h r o p o l o g i c a l Institute of G r e a t B r i t a i n a n d I r e l a n d ' n.s. 67, 17, 1937, p. 257, n. 50, tav. 26, 1-2); la sua triplice treccia ritorna su altri b r o n z i d a l l a n e c r o p o l i di F i l o t t r a n o : ibidem, t a v v. 23, 3-4 ( e l m o ), 27, 1 ( o i n o c h o e ) ; cfr. altresì l ' e l m o da S. G i n e s i o (ibidem, tav. 23, 2). 43) C o l i. K r u g e r ; h. alla b o c c a c m. 9,5. E. Bielefeld, Antike Kunst in deutschem Besitz, in ' W i s s e n s c h a f t l i c h e Z e i t u n g der E r n s t M o r i t z A r n d t Universitàt Greifswald', Gesellschafts-und sprachw i s s e n s c h a f t l i c h e R e i h e, 4-5, 1955-56, p. 254, n. 9, tav. 7, 19. 44) M e t r o p o l i t a n M u s e u m, 13.227.5. R i c h t e r, op. cit., n. 492; R. Blatter, in ' A A ' 1966, p. 51 s., fig. 5; l ' a t t r i b u z i o n e f u p r o p o s t a per la p r i m a v o l ta d a S. D o e r i n g e r. R i n g r a z i o D. v o n B o t h m e r, che m i ha c o n f e r m a t o trattarsi di u n a treccia d e l l o stesso tipo; n e l l e r i p r o d u z i o n i n o n è i n fatti possibile distinguerla. 45) P e r i contatti tra B a n t i, op. cit., p. 94. Falerii e la Campania v. 46) C i ò v a l e c e r t a m e n t e per il contesto da T o d i, c o m e a n c h e per la f o r m a dei k y a t h o i 'a r o c c h e t to ' a parete r e l a t i v a m e n t e rettilinea, c o n c o r d e m e n t e ritenuta anteriore a q u e l l a c o n parete f o r t e m e n t e c o n c a v a, c h e s c e n d e nel I V sec. a. C. 47) M u s e o A r c h. di C i v i t a C a s t e l l a n a, i n v. V i l l a G i u l i a 18021 (h. c m. 15; d i a m. m a x. c m. 9, 2) e 18022 (h. c m. 12, 8; d i a m. m a x. c m. 8, 3), c e r t o da C i v i t a C a s t e l l a n a, c o n t r a d a P o n t e L e p r e, t o m b a a c a m e r a I (acq. 1912). A l m e d e s i m o c o m p l e s s o a p p a r t e n g o n o d u e o i n o c h o a i i n o r n a t e, di d i m e n s i o ni m a g g i o r i m a della, stessa f o r m a (inv. 1801918020; h. c m. 25,7 e 23,5). T u t t e le o i n o c h o a i h a n n o una patina chiazzata verde chiaro e localmen te giallastra, sotto la q u a l e si p u ò a n c o r a s c o r gere, sulla 18022, in certe z o n e, u n o strato b l u a stro. O l t r e ad altri vasi b r o n z e i ( s t a m n o i e colà), p r o v e n g o n o d a l l a t o m b a a n c h e d u e crateri a c o l o n n e t t e attici a f.r. (inv. 18010-18011), c h e n o n p o s s o datare c o n m a g g i o r e precisione, n o n a v e n d o l i p o t u t i e s a m i n a r e. Il c o n t e s t o d o v r e b b e c o m u n q u e c o l l o c a r s i n e l V sec. a. C. 48) V i l l a G i u l i a, inv. 30215 ((h. c m. 15,7; d i a m. m a x. c m. 9,5), d a C i v i t e l l a S. P a o l o, t o m b a 39. P a t i n a turchese. A c c a n t o alla c e r a m i c a l o c a l e a d e c o r a z i o n e s u d d i p i n t a e ad u n a k y l i x attica a f.r. della s e c o n d a m e t à del V sec. a. C. f u r e c u p e r a t o nella t o m b a a n c h e u n askos 'di b u c c h e r o a f o r m a di b o t t i c e l l a c o n m a n i c o ' ( d e f i n i i z o n e r i c a v a t a dal registro d ' i n v e n t a r i o ; il p e z z o, al m o m e n t o, n o n è c o n s e r v a t o i n s i e m e al resto del m a t e r i a l e ), D o v e v a d u n q u e trattarsi di diverse d e p o s i z i o n i, c o s i c c h é ben p o c o si p u ò r i c a v a r n e per la d a t a zione dell'oinochoe. 49) B a d i s c h e s L a n d e s m u s e u m, i n v. F 520, d a l l a c o l l e z i o n e M a l e r ; h. c m. 13,7; d i a m. m a x. c m. 8, 4. Antike Bronzen der Grossherzogl. Bad. Alterthiimersammlungen in Karlsruhe, K a r l s r u h e 1883, tav. 5, a d.; K. S c h u m a c h e r, Grossherzogl. Sammlungen Karlsruhe. Beschreibung der Sammlung antiker Bronzen, K a r l s r u h e 1890, p. 107 s., n. 574 g, tav. 10, 20. E s s a è l a r g a m e n t e restaurata e pressoché c o m p l e t a m e n t e reintegrata n e l l a parte a n t e r i o r e della spalla e nel ventre; l o stato di c o n s e r v a z i o n e è tuttavia sufficiente ad i n d i v i d u a r e tutti i dettagli della d e c o r a z i o n e e, c o n b u o n a a p p r o s s i m a z i o n e, a n c h e le m i s u r e. S u q u e s t o e s e m p l a r e e p i ù in generale sui vasi f o r n i t i di attacchi d'anse in f o r m a di p l a c c h e t t a a l e o n t é v. o r a le o s s e r v a z i o n i di M. M a r t e l l i, Cista a cordoni da Cuma, in Arte e civiltà della Magna Grecia e della Sicilia antica. Studi in onore di Paolo E. Arias, P i s a 1980, in s t a m p a. 50) D e b b o a questo p r o p o s i t o r i c h i a m a r e n u o v a m e n t e il l a v o r o c h e h o in corso sulle o i n o c h o a i b r o n z e e etrusche di f o r m a V I. U n lieve a r r o t o n d a m e n t o del p r o f i l o è s o v e n t e riscontrabile in vasi recenziori, m e n t r e il 'piede' f o r t e m e n t e s a g o m a t o resta, a n c h e tardi, r a r o (su c i ò v. J. D. B e a z l e y, Etruscan V ase-painting, O x f o r d 1947, p. 266). U n e s e m p i o f r a i p r i m i, se n o n il p r i m o, è l ' o i n o c h o e dal ' c o m p l e s s o ' p o p u l o n i e s e c o n le h y d r i a i di M e i d i a s (v. infra, n o t a 51). P a r t i c o l a r m e n t e m a r c a t o è q u e s t o 'piede' n e l l e tarde o i n o c h o a i c o n anse configurate d a T o d i a F i r e n z e ( M u s. A r c h., i n v. 74799. L. A. M i l a n i, Il R. Museo Archeolo gico di Firenze, F i r e n z e 1912, tav. 23; D u c a t i op. cit., tav. 247, 599; G. Becatti, in ' S E ' I X, 1935^ p. 300, n. 5, tav. 39, 4) e a V i l l a G i u l i a (inv. 2747. G. B e n d i n e l l i, in ' M A L ' 23, 1914, c. 628, fig. 14; D u c a t i, op. cit., tav. 247, 598; G i g l i o l i, op. cit., tav. 314, 1). 51) M u s. A r c h. di F i r e n z e, inv. 81958; h. c m. 14,8; d i a m. m a x. c m. 8,8. L. A. M i l a n i, Monumenti scelti del R. Museo Archeologico di Firenze, Firenze 1905, p. 14, h, fig. 4. tav. 5, 13; A. M i n t o, Populonia, F i r e n z e 1943, p. 196, tav. 56, 1. P e r il c o m p l e s s o, oltre ibidem, p p. 195 ss., v. L. A. M i lani, in ' N o t i z i e degli S c a v i ' 1905, p p. 60 ss. L ' o p i n i o n e di M i l a n i c h e i b r o n z i s i a n o in generale p i ù recenti delle d u e h y d r i a i attiche è d a t e m p o s u p e rata; lo s p e c c h i o i n v. 81962 ( G. A. M a n s u e l l i, in ' S E ' X V I, 1942, p. 532 s., n. 1, tav. 40, 1; P f i ster-roesgen, op. cit., p p. 68, S 48, 166, 250, tav. 52, c o n c r o n o l o g i a f o r s e t r o p p o alta) è certo p i ù a n t i c o, la p h i a l e c o n la testa di tre quarti p i ù recente delle h y d r i a i. P e r l ' o i n o c h o e risulta u n a d a t a z i o n e nella s e c o n d a m e t à V - i n i z i I V sec. a. C. 52) L a d e c o r a z i o n e d e l l ' o i n o c h o e d a l l a 'tomba' delle h y d r i e di M e i d i a s si distingue per il f a t t o c h e sulle v o l u t e, r e l a t i v a m e n t e grandi e ripiegate verso l'interno, si i n n a l z a esternamente u n a li nea c i r c o l a r e i n c l u d e n t e la p a l m e t t a. N e l l a d e c o - [Saggii 15

razione meno accurata dell'oinochoe da Capena le volute si arrotolano verso l'esterno, come anche, ma con maggiore aggetto, su un'oinochoe a Karlsruhe (F 357. Schumacher, op. cit., n. 574 h; Antike Bronzen... Karlsruhe, cit., tav. 5, a s.) e su quella londinese (Jacobsthal, Bronzeschnabeìkannen, cit., tav. 37 a); in generale su questa ornamentazione del collo v. ibidem, p. 52. 53) Attacchi a leontis sono attestati, ad es., su piccole olpai a Karlsruhe (F 596. Martelli, art. cit. a nota 49) e a Villa Giulia, da Campagnano (inv. 22660. 'MAL' 23, 1914, ce. 283, n. 23, 287, fig. 6 = P. Guzzo, in 'Rendiconti dell'accademia dei Lincei' s. Vili, 25, 1970, p. 98, n. 7), oltre che su una oinochoe di ridotte dimensioni, pure a Karlsruhe (F 504. Schumacher, op. cit., n. 574 b; Antike Bronzen Karlsruhe, cit., tav. 3), e su una da Aleria, tomba 98 (J. et L. Jehasse. La nécropole preromane d'aléria, 1960-1968, Paris 1973, p. 511, n. 2110), mentre non compaiono frequentemente su oinochoai di forma VI. Gli attacchi di Karlsruhe e Capena sono quasi identici; molto simile nella struttura generale, ma stilisticamente un po' più recente, come conferma anche la forma del vaso, è uno di una brocca da Monteleone di Spoleto a Firenze (inv. 14378). Sul motivo nella toreutica greca, magno-greca ed etrusca v. Martelli, art. cit. a nota 49, con rifer. 54) Ad es., Karlsruhe F 357 (v. supra, nota 52), F 359, F 574 (Schumacher, op. cit., nn. 574 e, f, con decorazione a onde); London, Brit. Mus. W.T. 654 (v. supra, nota 40, con decorazione a onde, 'guilloche' di altro tipo, zig-zag, zona embricata plastica e palmetta sotto il becco); Vaticano, Museo Gregoriano Etrusco, inv. 12798 (con treccia. Helbig, op. cit., I 4, n. 710); già coli. Nissen a Colonia (C.A. Nissen-G. Loesche-H. Willers, Beschreibung rómischer Altertiimer, Kòln 1911, n. 3722, tav. 118, con ornato a onde); oinochoe da Aleria, t. 98 (v. supra, nota 53, con 'godrons en ove finement gravés'); inoltre il gruppo delle tarde oinochoai con anse configurate da Todi (v. supra, nota 50). 55) Firenze, Mus. Arch., inv. 11811, dalla tomba 13 di S. Cerbone. con decorazione a onde e attacco a sirena (Minto, op. cit., tav. 48, 4), e inv. 77890, pure da S. Cerbone, con treccia di altro tipo. Cfr. per questo anche la situla e la cista del 'complesso' delle hydriai meidiache {ibidem, tav. 56; Milani, op. cit. a nota 51, p. 14, fig. 5, tav. 5). Non è escluso che anche a Populonia siano esistite officine di vasi in bronzo. Sulle statuette bronzee da Populonia v. H. Jucker, in Art and Technology, cit., pp. 195 ss., 235. 56) Alle oinochoai a f.r. (Berkeley 8.988 = Beazley, op. cit. a nota 50. p. 73, n. 2; Oxford 1945. 74 = Ashmolean Museum, Select Exhibition of Sir John and Lady Beazley Gifts, London 1967, n. 491, tav. 65; inoltre alcuni vasi non pubblicati a Firenze e Villa Giulia, inv. 1205, 1219-1220) si aggiungano parecchi esemplari a v.n., finora quasi completamente inediti (Villa Giulia, inv. 2355, 8240, 42918; Berkeley, 8.539; S. Francisco, State University, De Bellis Coli.: A. Becker Colonna - R. Grabstein, Etruscan, Greek and Roman Artetacts in the Franck V. De Bellis Collection o/ the Calìiornian State University, Berkeley 1976, n. 170). Al di fuori della ceramica falisca, l'unico grande gruppo di oinochoai fittili etrusche di forma VI è quello con decorazione suddipinta imitante le baccellature ricorrenti sulla spalla degli esemplari bronzei, che fu certamente fabbricato in molte officine, forse anche falische (cfr. Beazley, op. cit. a nota 50, pp. 181, 200; P. Mingazzini, Vasi della collezione Castellani, II, Roma 1971, p. 214 s., n. 794, tav. 213, 3). 57) 'SE' XXXIV, 1966, pp. 385 ss. 58) Ad es., Riis, Tyrrhenika, cit., p. 57 s. Diversamente Hus, op. cit., p. 79: 'Quant au pays falisque, lui aussi de vieille tradition orientalisante..., situé à l'écart des grands courantes d'échange, il a pu posseder des ateliers mineurs, qui sont peut-ètre un jour identifiés'. 59) G. Colonna, in 'Archeologia Classica' X, 1958, pp. 69 ss. 60) Museo Arch. di Civita Castellana, inv. Villa Giulia 6712. O. Montelius. La civilisation primitive en Italie, II, Stockholm 1904, tav. 309, 15; P. Jacobsthal, in 'Jdl' 44. 1929. pp. 204, n. 7. 207, fig. 9, tav. 4, 4; O.H. Frey, in 'Marburger Winckelmannsprogramm' 1963, p. 22, tav. 8; B.B. Shefton, Die»Rhodischen«Bronzekannen, Mainz 1979, pp. 11, 63 s., A 7. Jacobsthal, art. cit., p. 215, ravvisa nella testa di ariete 'un residuo hallstattiano nel VI sec. a.c, mentre Frey richiama per confronto un'oinochoe di altra forma da Populonia (art. cit., tav. 8), le cui teste di ariete, impostate allo stesso modo, si distinguono tuttavia da quelle di Falerii per il muso più breve ed il collo più corto e più organicamente realizzato. 61) Ad es., da Falerii: Montelius, op. cit., tav. 311, 14, 16, 18; Giglioli, op. cit., tav. 37; R. Bianchi Bandinelli-M. Torelli, L'arte nell'antichità classica. Etruria-Roma, Torino 1976, fig. 28. Da Narce: Montelius, op. cit., tav. 325, 9-10; 'MAL' 4, 1894, ce. 195, figg. 81, 83, 207, fig. 94 a; Ducati, op. cit., tav. 53. Da Capena; 'MAL' 16, 1906, c. 451, fig. 60; Corpus Vasorum Antiquorum, Museo Preistorico L. Pigorini, Capena tav. 14. 62) Sulla possibilità di un'aggiunta successiva delle teste di ariete v. F. Hiller, in 'Marburger Winckelmannsprogramm' 1963, p. 40, nota 42. 63) B. Bouloumié, Les oenochoés en bronze du type 'Schnubelkanne' en Italie, Rome 1973, p. 324 ritiene possibile che le 'Schnabelkannen' del tipo Jacobsthal siano state prodotte a Falerii, senza tuttavia assegnare a tale centro alcun gruppo determinato. Poiché due oinochoai con teste di satiri da Civita Castellana (Richter, op. cit., nn. 489-490; Jacobsthal, Bronzeschnabelkannen, cit., nn. 46, 107, tavv. 6, 10; Boulomié, op. cit., p. 36, figg. 45-48) si distinguono, per le orecchie appuntite, strettamente accostate al cranio, dal tipo di satiro più consueto su queste brocche (Jacobsthal, cit. supra.^ tav. 9; W.L1. Brown, The Etruscan Lion, Oxford" 1960, p. 122, nn. 1-3, tav. 45 a; Bouloumié, cit. supra, fig. 5), dal quale sono senza dubbio influenzate, e presentano il volto allargato in quanto meno saldamente inquadrato da capelli e barba, si potrebbe eventualmente pensare ai satiri Watkins, nei quali compaiono entrambe queste caratteristiche. Tuttavia un collegamento diretto non è possibile. Per i due tipi di teste satiresche sulle 'Schnabelkannen' v. anche Jacobsthal, cit. supra, p. 48 e Brown, op. cit., p. 122. 16 [Saggi]