Formule della bellezza architettonica contemporanea



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Formule della bellezza architettonica contemporanea EURAU 10 In the Fifties, with his Magic Formula for Architecture (Architecture as a function of Beauty and Usefulness), Ernesto Nathan Rogers suggested an approach which finds the terms of balance between function and form in the historical an social conditions. Rediscovering the title Formulas for a modern architectural beauty used by Van de Velde in 1916/17, Rogers hints at the idea that architecture is a dynamic balance of beauty and usefulness, ethic and aesthetic, collective and individual, objective and subjective, rational and irrational. Fifty years later, the development of design is quite actual. Which are the formulas for architectural beauty nowadays? Which the changing principles of action and view that have been emerging so far? Architecture, school, beauty, method, Rogers Dario Costi Università degli Studi di Parma b.go Onorato 21, 43121 Parma dario.costi@unipr.it 0521 237478 0521 347296

(Fig. 1) Ernesto Nathan Rogers negli anni Cinquanta propone con la sua Formula magica dell architettura (Architettura in funzione di bellezza e utilità) la provocazione di un principio metodologico che ricerca le ragioni della forma dell equilibrio tra componente funzionale e questione formale nelle condizioni storiche del proprio tempo e della sua società. Riprendendo il titolo Formule della bellezza architettonica moderna 1 di Van de Velde del 1916/17 propone l idea che l architettura sia la sintesi sempre differente della dialettica tra etica ed estetica, collettivo e individuale, oggettivo e soggettivo, razionale ed irrazionale. Le sue lezioni riportano chiaramente una linea dello sviluppo storico e la sua storicizzazione operativa come prospettiva di lavoro: Ruskin, il moralista a difesa della natura, Morris, il moralista in difesa della società, a Van de Velde, il moralista a difesa della ragione se così si può dire a Gropius, che sempre identifica i problemi dell etica con quelli dell estetica e, cioè, cerca di giustificare o immedesimare l attività estetica nella sostanza etica, a noialtri, che siamo i continuatori, i trasformatori questa è una storica fatalità di questi ereditati principi. 2 Il contributo si pone l obiettivo di evidenziare la capacità dell impostazione rogersiana di informare e caratterizzare alcune tra le più importanti teorie architettoniche del dopoguerra e di trovarne tracce metodologiche ancora vive e operanti nell orizzonte dell architettura contemporanea italiana. In altre parole e stando al gioco di Rogers, quali sono le variabili dalla combinazione delle quali assume valore il progetto? Come sostanziare il concetto di bellezza architettonica oggi? 1. 1944/1964 Struttura concettuale e dialettica delle coppie (Fig. 2) Il metodo di Rogers è uno strumento di interpretazione della società all interno della consapevolezza di appartenenza storica. Nell editoriale Attualità di Adolf Loos la contestualizzazione nel tempo dell esperienza è il modo migliore per riportare la storia alla vita, d innestarla nel tronco dell esistenza, di comporla con le energie propulsive in un inesauribile fluire dove le mutazioni non risultano da atteggiamenti subitanei, arbitrari ed effimeri ma si radicano nel solco continuo della tradizione, cioè in un esperienza culturale intesa dinamicamente e creativamente (ROGERS, 1959). Nell Ultima lezione 3 del corso di Caratteri Stilistici e costruttivi dei monumenti del 1960-1961 Rogers collega la formula magica dell architettura alla propria idea di progetto come continua proiezione: Architettura come problematica, non architettura come accademia; architettura come conquista di nuove rappresentazioni, non architettura come canoni; architettura come metodo continuamente riproposto, non architettura come maniera e acquetata dissertazione d impulsi. 4

La formula è, quindi, un equazione irrisolvibile una volta per tutte che diviene, di volta in volta, strumento di lavoro. È sistema concettuale basato su rapporti dialettici. Ho recentemente evidenziato 5 come le coppie di parole chiave - Architettura e Società, Scuola e Critica, Utilità e Bellezza, Metodo e Mestiere - su cui si struttura Problemi di una scuola d architettura del 1944 6 (saggio importante se è l unico sulla didattica raccolto in Esperienza d architettura), sono le stesse di Elogio dell architettura 7 del 1964. Precisamente vent anni dopo Rogers, in un occasione solenne e nel punto più alto della propria esperienza di architetto e di docente, svolge il proprio discorso sull architettura ancorato alle stesse parole accoppiate con cui aveva impostato, dall esilio svizzero, la sua riflessione rifondativa di giovane architetto e docente: Il compito del pedagogo e della critica, il compito della Scuola, dev essere quello di indicare i vasti orizzonti e di mostrare le molte strade possibili, non in senso agnostico, ma favorendo la responsabilità della libera scelta, congeniale a ciascuno. 8 Nella sua visione l architettura è sintesi di due termini antagonisti: Utilità e bellezza sono gli elementi antinomici della sintesi architettonica: sono i protagonisti che riassumono vitalmente le diverse parti del suo dramma. 9 Utilità e bellezza sono le due variabili tra cui si svolge una ricerca di senso del progetto come interpretazione consapevole del proprio tempo e della propria società. Nell equilibrio variabile tra loro l architettura è esito sempre differente e il progetto un esperienza che si arricchisce dal confronto di molti elementi: Comporre significa mettere insieme varie cose per farne una sola. 10 Rogers costruisce prima della guerra, pratica continuamente e lascia in eredità agli allievi una struttura concettuale disponibile ad essere attraversata dall esperienza progettuale che prende forma attraverso il progressivo confronto dialettico tra due dimensioni opposte e collegate: la componente razionale, collettiva, oggettiva e la componente irrazionale, individuale e soggettiva. Ragione ed esperienza sono, così, i due grandi ambiti di confronto dai quali acquisisce significato l architettura. Il progetto è interpretazione unica ma orientata e verificata all interno di una matrice logica condivisa che ne dimostra pertinenza e coerenza. Pertinenza rispetto all equilibrio difficile tra esigenze funzionali e formali. Coerenza rispetto al percorso di costruzione di senso che il progetto compie come azione critica e interpretazione della realtà. 2. 1965/1966 Teorie della progettazione architettonica e nuove dialettiche (Fig. 3) La riflessione svolta negli anni Cinquanta dai 10 Maestri dell architettura italiana 11 apre negli anni Sessanta una stagione di ricerca e di strutturazione teorica per la Composizione che vede nella scuola il luogo di confronto sulle differenti posizioni. Qui i giovani allievi di allora mettono a

punto elaborazioni teoriche della progettazione a partire da precise nozioni di architettura. Tra il 1965 ed il 1966 Samonà promuove allo IUAV otto lezioni di giovani allievi delle scuole di Milano e Venezia sulla Teoria della progettazione architettonica (SAMONÀ ET AL., 1968). I saggi di Guido Canella, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Luciano Semerani, allievi di Rogers e suoi collaboratori nella scuola e nella redazione di Casabella, sono riflessioni fondative sul progetto e posizioni culturali con cui si confronteranno e si confrontano tutt ora l impostazione didattica delle scuole di architettura di Milano e Venezia e delle molte facoltà ad esse culturalmente collegate diffuse sul territorio italiano. I loro contributi sono sintesi autonome ma collegate; una parallela ma individuale elaborazione generazionale di diverse definizioni di architettura. L elaborazione della Teoria formalista dell architettura 12 di Rossi stabilisce una modalità di lavoro (che diviene didattico oltre che progettuale) che fonda le ragioni del progetto nell analisi urbana. La collegata e decisiva nozione di Architettura della città (ROSSI, 1966) come quella di Architettura della conoscenza 13 di Canella esprimono la condivisa intenzione di un radicamento del progetto nella città e nel contesto fisico e culturale in cui agisce; atteggiamento portato alle estreme conseguenze dalla radicale presa di posizione de La costruzione logica dell architettura di Giorgio Grassi dell anno successivo (GRASSI, 1967). Con analogo obiettivo epistemologico viene scritto Il territorio dell architettura di Gregotti, sempre del 1966 (GREGOTTI, 1966). La sua recente riflessione sul testo sovrappone questioni generali e contributo individuale in forma di dubbio, rimandando all approccio dialettico e problematico di Rogers: io credo ci si dovrebbe anche domandare in che misura riflessioni come quelle contenute nel Territorio dell architettura contengano un qualche valore oggettivo, metodologico, parenetico o pedagogico, o se invece non siano un modo di essere autobiografico del processo di costruzione dell architettura. 14 Le lezioni costituiscono, così, una riflessione sintetica che affianca lo svolgimento degli studi e delle sperimentazioni di quegli anni interpretandone il mandato operativo. I vari discorsi sembrano, poi, articolarsi all interno di un analoga impostazione concettuale di partenza riferibile, come emerge tra le righe, al maestro comune. Canella rileva come gli studi degli anni precedenti sulla tipologia architettonica che pur hanno assorbito e unificato nel concetto di carattere architettonico la contrapposizione tra specie utile e specie estetica, hanno mantenuto la contrapposizione tra momento analitico e momento sintetico della progettazione (CANELLA 1968, p. 86). Da qui lo spostamento dell attenzione, rispetto a Rogers, alla dialettica tra il concorso della storia dell architettura nella definizioni di invarianti e la definizione di un nuovo concetto di tipologia e la sua strumentalità, la sua propellenza nel processo della composizione architettonica (ivi).

Gregotti compie una lunga ed articolata riflessione sul rapporto tra scienza e arte cui viene ricondotta la questione della razionalità e della scientificità del processo progettuale concentrando la parte centrale del proprio intervento ad una precisa definizione di campo nella differenziazione dei tre livelli di intervento dell architettura: quello geografico del territorio, quello topografico del circostante, del sito, e quello dell oggetto (GREGOTTI, 1968, p. 160). Rossi esplicita il debito a Rogers ed alla redazione di Casabella, cui viene ricondotta l apertura dell interesse per i contenuti affrontati ne L architettura della città in cui si sovrappongono avanzamenti scientifici e interesse progettuale individuale: così, andava precisandosi un nuovo apporto alla cultura architettonica, ma forse andava anche costituendosi una nuova architettura (ROSSI, 1968, p. 136). Una lettura che sovrappone significato collettivo e contributo personale nel significato di monumento: esso appartiene alla biografia dell artista e alla storia della società (ivi). Poco più avanti Rossi dedica il paragrafo finale all elemento soggettivo ragionando intorno alla definizione di Cézanne Io dipingo solo per i musei definizione utilizzata come titolo dell intera lezione: Con questa frase Cézanne, in modo chiarissimo, dichiara la necessità di una pittura che prosegue un suo sviluppo logico rigoroso ( ) Ma lo sviluppo e la verifica dei musei non modificano la qualità soggettiva dell opera; che appartiene a una qualità umana (ivi). Semerani svolge il proprio intervento intitolato Razionabilità della progettazione architettonica confrontando le intenzioni apparentemente opposte della ricerca di costanti strutturali (relative al campo, alla tecnica, di carattere iconico) e dell esigenza di indagare ed interpretare, volta per volta, le diverse nature delle relazioni che regolano ed hanno regolato la trasformazione della città e del territorio: il pensiero, la progettazione, poiché essa è pensiero, può svolgersi solo in termini critici e gli elementi passivi della storia sono anche gli elementi determinati e determinabili. Perciò, la progettazione richiede un atto di determinazione che è precisa negazione e conseguente scelta. La creatività si riconosce da questo, che è un intervento nel processo dialettico della realtà (SEMERANI, 1968, p. 80). 3. 1966/2000 Esperienze dell architettura, discorsi sul progetto (Fig. 4) Mi piace riportare quello che mi sembra essere il più importante lascito di Rogers per come emerge dal racconto della didattica del maestro e dalla valutazione di Antonio Monestiroli allora studente: Dalla cattedra venivano poste le questioni su cui interrogarsi, venivano dati i riferimenti culturali per operare, venivano riconosciuti i maestri da seguire, veniva soprattutto disegnata la mappa dei tranelli per far fronte ai grandi nemici dell architettura: l accademismo, l ideologismo, il tecnicismo ed altri aspetti del formalismo [ ]. Credo che l esempio di Rogers vada inteso in questo senso. I suoi migliori allievi lo hanno capito. Hanno costruito un loro

discorso sul progetto che pronunciano dalle migliori scuole di architettura italiane (MONESTIROLI, 1963). Non è questo il luogo e lo spazio per approfondire la questione delicata e complessa delle ricadute dell impostazione rogersiana sugli allievi. Basta solo, in questa sede ed in termini esemplificativi, accennare ad alcune tematiche da loro affrontate ed ad alcuni esiti raggiunti per sottolineare la potenzialità della struttura concettuale del metodo e della modalità di lavoro per dialettica tra ragione ed esperienza, avanzamenti collettivi ed apporti individuali. Per Canella le due dimensioni si sovrappongono nella sintesi di alcuni caratteri invarianti dell architettura milanese analizzati scientificamente negli studi e interpretati dialetticamente nelle architetture: introversione promiscuità, contaminazione, contrazione della prospettiva in spazi conclusi, carenza di gerarchia e di crescendo per sequenze, diffusione per coaguli, ecc. Questi caratteri morfologicamente incoerenti risultano strutturalmente coerenti perché tipicamente evidenti della frequenza ed intensità degli scambi che una cultura di frontiera e una configurazione insediativi ad arcipelago hanno instaurato nel lungo periodo e anche nella lunga distanza: il capoluogo come scalo principale, con approdi dislocati lungo le penetrazioni dalle aste di traffico (CANELLA, 1985, p. 105). In Rossi quello che viene considerato il trapasso (V. SAVI, 1998, p.30) dal logico de L Architettura della città all analogico dell Autobiografia scientifica (ROSSI, 1990) sembra piuttosto una compresenza variabile di ragione ed esperienza con una prevalenza della prima nella fase giovanile di costruzione di una teoria scientifica e della seconda nella successiva riflessione sulla propria esperienza. Le parole dedicate al primo testo all interno del secondo riaffermano nel 1990 quanto precisato nella lezione del 1966 a riguardo dell elemento soggettivo : Percorrevo a piedi le città d Europa per capirne il disegno e classificarle in un tipo; come un amore vissuto con egoismo ne ignoravo spesso i sentimenti segreti, mi bastava il sistema che la governava. Forse volevo semplicemente disfarmi della città. In realtà scoprivo la mia architettura: un groviglio di cortili, di case periferiche, di tetti, di gasometri erano la prima esplorazione di una Milano che mi sembrava fantastica. Il mondo borghese delle ville sul lago, i corridoi del collegio, le grandi cucine della campagna erano ricordi di un paesaggio manzoniano che si disfava nella città. Ma questo insistere sulle cose mi disvelava un mestiere. Lo ricercavo nella storia, lo traducevo nella mia storia (ROSSI, 1990, p. 27). Per Semerani l architettura è sintesi tra razionale ed irrazionale, conscio e inconscio, elementi antagonisti incarnati dalle figure di Apollo e Dioniso. Questi sono i due approcci alla ricerca di verità, alla ricerca del senso degli uomini [ ]. La nostra consapevolezza di intellettuali, di insegnanti dell arte e dell architettura sulla necessità di tradurre in termini intelligibili, razionali, trasmissibili quanto diciamo e proponiamo, non annulla la nostra esperienza di artisti, la nostra coscienza di un momento magico, di un momento oscuro

e profondo che accompagna l atto inventivo, quel momento che l architetto sloveno Jože Plečnik diceva essere il momento in cui si sente il fruscio delle ali dell angelo [ ] il momento della verità, sarà il raggiungimento della bellezza (SEMERANI, 2000, p. 90). 4. 2010 Architettura in funzione di esperienza (individuale) e conoscenza (condivisa)? I testi italiani di storia dell architettura che hanno recentemente provato ad interpretare gli ultimi decenni del Novecento vedono gli ultimi capitoli dedicati alle vicende italiane fermarsi alle esperienze avviate verso la metà degli anni Sessanta e svolte negli anni Settanta fino al termine della Biennale del 1980. 15 In una di queste recenti riflessioni è stato notato come proprio la mancanza di temi comuni è un elemento di debolezza dell architettura italiana contemporanea e come l attualità della Tendenza 16 (DURBIANO 2006, p. 26) sia da interpretare, all opposto, per il significato collettivo della ricerca che diviene condizione decisiva per l elaborazione delle varie teorie di architettura. Riprendendo il concetto di Semerani appena ricordato bellezza come momento di verità in quanto esito consapevole della dialettica tra ragione e intuizione si potrà forse raggiungere un riconoscimento di valore per l architettura quando questa riuscirà (o tornerà) ad essere l esito di un percorso al tempo stesso necessariamente condiviso e fortemente individuale. È allora possibile cambiare le variabili della formula magica in un equazione in cui l architettura è in funzione di conoscenza ed esperienza e l avanzamento scientifico è la base per l interpretazione personale? L esigenza di aprire una stagione di confronto come condizione per elaborare differenze sottolinea l attualità del lascito metodologico di Rogers verificato dalle sperimentazioni irriproducibili dei suoi allievi, quasi a dimostrare una delle sue più sagaci e illuminanti affermazioni: E anche se si persegue un metodo, forse l unica certezza è nell indice etico di una poetica (ROGERS, 1958, p. 33). 1 Titolo dell edizione italiana pubblicata da Zanichelli (Bologna 1981) del volume VAN DE VELDE H., Les formules de la beauté architectonique moderne, Weimar, 1916-17. 2 Henry van de Velde, prima lezione tenuta da ROGERS E.N. per la cattedra di Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti, Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, a.a. 1957-58, raccolta in MAFFIOLETTI, 2009, p. 112. 3 Ultima lezione tenuta da ROGERS E.N. per la cattedra di Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti, Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano a.a. 1952-53/1960-61, raccolta in MAFFIOLETTI, 2009, p. 97. 4 Ivi. 5 Vedi il mio intervento al Convegno internazionale Esperienza dell architettura, Ernesto Nathan Rogers (1909-1969), Politecnico di Milano 02-04 dicembre 2009, in corso di pubblicazione. 6 Problemi di una scuola d architettura in ROGERS, 1958, pp. 47-52.

7 Elogio dell architettura (ROGERS, 1964) è il discorso tenuto in occasione della cerimonia per le lauree honoris causa a Alvar Alto, Louis Kahn e Kenzo Tange a Milano il 4 aprile 1964. 8 Problemi di una scuola d architettura in ROGERS, 1958, pp. 47-52. 9 ROGERS E.N., Utilità e Bellezza, raccolto in MAFFIOLETTI, 2009, p. 52. 10 È questa la frase che apre il testo Struttura della composizione architettonica in L esperienza dell architettura, (ROGERS 1958, p.171), riscontrabile nelle lezioni, invece, come esito del ragionamento sulle differenze tra le arti e sulla dialettica tra bellezza e utilità delle parti precedenti, vedi ROGERS E.N., Utilità e Bellezza, raccolto in MAFFIOLETTI, 2009, p. 53. 11 Titolo della pubblicazione di MARINA MONTUORI, 1988 12 Teoria formalista dell architettura è il primo titolo sottolineato in ROSSI, 1999, vol. 1, 19 Giugno 1968. 13 La definizione di architettura della conoscenza compare in CANELLA 1969, p.20. 14 GREGOTTI V., Introduzione alla nuova edizione (2008) in GREGOTTI, 1966, p. II. 15 Mi riferisco a BIRAGHI, 2008, e FILIPPI ET AL., 2006. Didascalie Fig.1 Ernesto Nathan Rogers, La formula magica dell architettura. Fig.2 1944/1946 copertina di ROGERS E.N., Esperienza dell architettura, Einaudi, Torino 1958. Fig.3 1965/1966 copertina di SAMONÀ G. ET AL., Teoria della progettazione architettonica, Edizioni Dedalo, Bari 1968. Fig.4 1966/2000 copertina di ROSSI A., Autobiografia scientifica, Pratiche, Parma 1990. Bibliografia BIRAGHI M., Storia dell architettura contemporanea II, 1945/2008, Giulio Einaudi Editore, Torino 2008 CANELLA G., Dal Laboratorio della composizione, in SAMONÀ ET AL., 1968, pp. 83-100 CANELLA G., Delimitazione di un esperienza, in AA.V.V, Per una ricerca di Progettazione 1, Istituto universitario di architettura, Venezia 1969, pp. 5-24 CANELLA G., Dieci opinioni sul tipo, in «Casabella», n. 509-510, gennaio-febbraio 1985, pp.105-108 DURBIANO G., Il movimento della Tendenza e l invenzione dell autonomia disciplinare, in FILIPPI ET AL., 2006, pp. 21-26 FILIPPI F.B., GIBELLO L., DI ROBILANT M., 1970-2000: episodi e temi di storia dell'architettura, Celid, Torino 2006 GRASSI G., La costruzione logica dell Architettura, Marsilio, Padova 1967 GREGOTTI V., I materiali della progettazione, in SAMONÀ ET AL., 1968, pp. 139-162 GREGOTTI V., Il territorio dell architettura, Feltrinelli, Milano 1966 (edizione consultata Feltrinelli, Milano 2008) MAFFIOLETTI S. (a cura di), Il pentagramma di Rogers, Il Poligrafo, Padova 2009 MONESTIROLI A., Lezioni ex-cathedra, in AA. VV., Ernesto Nathan Rogers, testimonianze e studi, Quaderni del Dipartimento di Progettazione dell Architettura del Politecnico di Milano, n. 15, CittàStudi, Milano 1993, p. 63 MONTUORI M., 10 Maestri dell architettura italiana. Lezioni di progettazione, Albini, Daneri, Gardella, Libera, Mollino, Muratori, Muzio, Quaroni, Rogers, Samonà, Electa, Milano 1988

ROGERS E.N., Esperienza dell architettura, Einaudi, Torino 1958 (edizione consultata Skira, Milano 1997) ROGERS E.N., Attualità di Adolf Loos, editoriale in «Casabella-continuità», n. 233, novembre 1959 ROGERS E.N., Elogio dell architettura, in «Casabella-continuità», n. 287, maggio 1964 ROSSI A., Architettura per i musei, in SAMONÀ ET AL., 1968, pp. 121-137 ROSSI A., Autobiografia scientifica, Pratiche, Parma 1990 (edizione consultata Pratiche, Milano 1999) ROSSI A., I quaderni azzurri, 1968-1992, Electa, Milano 1999 ROSSI A., L architettura della città, Marsilio, Venezia 1966 ROSSI A., Quaderni Azzurri, copia anastatica a cura di Dal Co F., Electa, Milano 1999 SAMONÀ G. ET AL., Teoria della progettazione architettonica, Edizioni Dedalo, Bari 1968 SAVI V., Dimenticare Aldo Rossi, in FARINATO S. (a cura di), Per Aldo Rossi, Atti del Convegno di studi in onore di Aldo Rossi (Genova, 7 novembre 1997), Marsilio Editori, Venezia 1998, pp. 25-37 SEMERANI L., L altro moderno, Umberto Allemandi & C., Torino-Londra 2000 SEMERANI L., Razionalibità della progettazione architettonica, in SAMONÀ ET AL., 1968, pp. 67-81 Dario Costi (Parma 1971) è ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Parma dove insegna Composizione architettonica ed è membro del Collegio Docenti del Dottorato di ricerca in Progettazione Architettonica di Palermo, Napoli, Reggio Calabria e Parma. Svolge attività progettuale principalmente sui temi dell edificio, dello spazio pubblico e degli allestimenti museografici. Dal 2004 al 2006 è cofondatore e presidente dell Associazione Festival dell Architettura, coordinatore delle prime tre edizioni della manifestazione, curatore di numerose mostre ed iniziative, responsabile e docente tutore del Workshop Europeo. Dal 2006 ha allestito la mostra itinerante ICAR 14 Composizione architettonica e urbana. Raccolta/Indagine sulla didattica dei Laboratori di progettazione delle Facoltà d Architettura italiane nelle sedi di Roma, Napoli, Aversa, Torino, Firenze, Palermo e Milano coordinando una serie di incontri tematici sulla didattica della Composizione. Dal 2007 attraverso la costituzione di Parma Urban Center promuove e svolge iniziative di ricerca con il coinvolgimento di altri docenti e ricercatori dell Università di Parma ed il supporto di Comitati scientifici nazionali e internazionali. È autore di pubblicazioni legate ad attività di ricerca e di progettazione urbana sul contesto emiliano e sul tema dell edificio e dello spazio pubblico.