Il Sud del mondo e la nuova partita per l energia

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Transcript:

Pagina 1 di 5 Il Sud del mondo e la nuova partita per l energia Sabato 11Novembre 2006 di Elisabetta Zuccaro La prospettiva asiatica La crescente domanda mondiale di energia, legata ad inequivocabili trend economici e demografici, ha visto nuovi protagonisti affacciarsi sullo scenario geopolitico ed un progressivo cambiamento del sistema di equilibri e relazioni internazionali. Il problema dell esauribilità e della diversa distribuzione geografica delle fonti di energia di origine fossile, a fronte delle tendenze nella domanda, obbliga i paesi industrializzati e i paesi emergenti ad interrogarsi sui propri modelli di sviluppo e sulla loro sostenibilità nel medio-lungo periodo. Tuttavia, la partita per l energia, si gioca nel presente, senza esclusione di colpi, e si intreccia con le dinamiche degli eventi globali, dalla finanza alle relazioni commerciali, dai conflitti bellici alla tutela dei diritti umani e dell ambiente. Ai protagonisti che hanno segnato la storia energetica mondiale degli ultimi trent anni si sono aggiunti nuovi soggetti, Stati nazionali e società multinazionali, che hanno mutato gli equilibri e gli scenari geopolitici rendendo evidenti, da un lato, l insostenibilità ambientale di un utilizzo di risorse fossili su scala planetaria commisurato ai modelli occidentali, e, dall altro, la limitatezza delle risorse stesse, che inasprisce le dinamiche della competizione globale. A partire dalla consapevolezza che le fonti fossili continuano a svolgere un ruolo centrale nel bilancio energetico mondiale è interessante vedere quali sono i termini del dibattito nei vari

Pagina 2 di 5 continenti e le strategie dei principali soggetti coinvolti. Per individuare le problematiche dei paesi del sud del mondo in questa partita globale, abbiamo articolato l analisi in tre tappe geografiche, l Asia, l Africa e l America del Sud, al fine di porre in evidenza, nei rispettivi contesti regionali, la dinamica degli interessi endogeni ed esogeni, i bisogni, le risorse e le strategie di sfruttamento delle stesse. Iniziamo questo percorso dal continente asiatico, dove Cina e India, rappresentano due casi emblematici del nuovo ruolo assunto dai paesi emergenti nella dialettica internazionale sulla

Pagina 3 di 5 questione energetica. Infatti, essi sono stati caratterizzati, nell ultimo decennio, da tassi di crescita demografica ed economica senza precedenti, che li hanno proiettati in una condizione di crescente dipendenza da fonti energetiche esterne. In particolare, la Cina è cresciuta nell ordine del 9%1 su base annua (nell ultimo decennio) con una popolazione che nel 2005 arrivava a 1 miliardo e 316 milioni di persone(2). In questo quadro, la Cina è stata esportatrice netta di petrolio fino al 1993. E dal 1997 ha cominciato a proiettarsi verso l esterno, alla ricerca di energia. Non solo per acquistarla, ma per produrla a costi contenuti. (3) L India, invece, con un tasso di crescita annua di oltre il 7% ed una popolazione che nel 2005 raggiungeva 1 miliardo e 80 milioni di persone, ha sempre dovuto importare energia(4) ma è più recente il suo impegno nella partecipazione all esplorazione e allo sviluppo di giacimenti esterni. Entrambi i paesi sono ora impegnati, in via prioritaria, nello sviluppo dei rispettivi complessi off shore nel Mar Cinese e nell Oceano Indiano. Parallelamente, le aree di comune interesse sono: Africa occidentale, Nordafrica e Sudan, oltre al Golfo Persico (Iran, Qatar, Arabia Saudita). Inoltre, nuove attività indiane e cinesi si stanno sviluppando anche in Russia, lungo la costa occidentale australiana, in Indonesa, Myanmar e - tra forti contrasti in Kazakstan.. La Cina si sta poi avventurando anche in America latina (Venezuela, Colombia, Brasile, Argentina, Perù Equador) e in Canada. Cinesi e indiani, hanno profittato delle tensioni tra gli Stati Uniti ed alcuni paesi ricchi di risorse come Venezuela ed Iran, o considerati off limits come il Sudan e il Myanmar molto disponibili a cedere equities (quote di partecipazione al capitale di rischio che, a fronte di investimenti diretti nello sviluppo dei giacimenti consentono costi di importazione molto vantaggiosi).(5) In ciascuna di queste aree, il peso crescente delle rispettive strategie interagisce e confligge con gli interessi precostituiti sia delle principali multinazionali del settore, sia dei paesi di maggiore peso sullo scacchiere mondiale, nel quadro del complesso sistema di relazioni bilaterali e multilaterali. Ad esempio, la strategia di espansione della Cina nell Asia centrale vede la Russia in funzione di ago della bilancia rispetto agli interessi di altri paesi asiatici (India, Giappone) e occidentali e si concretizza non solo nella partecipazione alla partita per la creazione e la sicurezza dei grandi canali di trasporto del petrolio e del gas (oleodotti, gasdotti, rotte oceaniche), ma anche attraverso questioni apparentemente eccentriche, come la vendita di armi russe alla Cina (6) o le manovre militari comuni soprattutto in funzione antinipponica (Taiwan) (7) Questa partita è costellata da operazioni finanziarie di grande rilievo per l acquisizione di società strategiche che operano nel settore. Un caso significativo, ad esempio, è rappresentato dal tentativo di scalata della Unocal da parte della cinese Cnooc con una offerta di 18,5 miliardi di dollari, conclusasi con un veto imposto dal governo americano perché in contrasto con i propri interessi strategici. Altro esempio di rilievo è l acquisizione di Petrokazakhstan (società canadese attiva sul territorio Kazako, affare da 4,2 mld di dollari) da parte della stessa Cnooc, che segna la conquista di una significativa roccaforte operativa in Asia centrale, e che segnala allo stesso tempo una perdita di controllo degli Stati Uniti sul continente asiatico(8) In questa luce, si spiegano, allora, le cosiddette guerre per il petrolio che hanno segnato il continente asiatico negli anni recenti. E facile reperire nei giornali dell autunno 2001 l analisi disincantata di alcuni commentatori politici secondo cui, ad esempio il bombardamento dell'afghanistan più che il futuro politico di questo misero paese, da sempre ingovernabile per il suo smembramento etnico-confessionale e per gli eterni appetiti dei paesi limitrofi, determinerà il futuro energetico dell'occidente. Mentre la regione del Golfo ospita nel sottosuolo i due terzi delle riserve mondiali di greggio oltre a immense riserve di gas naturale, il Caspio emerge come la nuova frontiera energetica, specie per le riserve di gas naturale stimate tra i 200 e i 600 miliardi di metri cubi. Chi controlla queste regioni controlla il mercato energetico e condiziona tutta l'economia mondiale (9). E ancora, risulta chiara, fin da allora, la consapevolezza del fatto che 2000 miliardi di metri cubi, il 30% di tutti i giacimenti mondiali di gas naturale sono sepolti nel sottosuolo del Turkmenistan: di che farne un nuovo Kuwait. Ma da lì nessuno riesce a trasportare quel gas verso il mare e verso i

Pagina 4 di 5 ricchi mercati occidentali. Se non attraversando l'afghanistan. Il progetto di gasdotto è già pronto, lo ha predisposto [ ]- una società texana, la Unocal, molto vicina al Partito repubblicano USA. Ora nei piani di guerra del Pentagono c'è proprio l'occupazione militare di una fascia di territorio afghano che corrisponde al tracciato di gasdotti e oleodotti per trasportare il gas turkmeno e il petrolio uzbeko fino al porto di Karachi, accessibile all'occidente. La benedizione russa è pronta, in cambio della promessa che il futuro governo afghano sarà una coalizione di forze gradite a Mosca. (10) Inoltre," l'asia centrale sta per diventare una regione molto più importante per i destini del mondo", dice Daniel Yergin presidente della Cambridge Resarch Associate. Sulla sua spartizione si cementa un nuova Yalta dell'energia mondiale tra Stati Uniti e Russia. Le vie del petrolio potrebbero essere trasformate radicalmente, e con loro la geografia della ricchezza, e la forza politica di alcuni regimi islamici che da 30 anni s'intreccia con la dipendenza energetica dell'occidente.(11) Il requisito di un Afghanistan pacificato e stabile come garanzia per gli investimenti sulle nuove vie del petrolio, è, peraltro, ampiamente anticipato in una relazione del 1998, da parte dei vertici della società Unocal al Congresso degli Stati Uniti, che individua nell Afghanistan l unica via (al tempo) praticabile per la costruzione di un oleodotto/gasdotto che colleghi le grandi risorse dell Asia centrale al mare, auspicando un forte supporto USA al processo di pace in Afghanistan guidato dalle Nazioni Unite. Alla luce della dinamica degli eventi nella regione negli anni successivi, è giusto interrogarsi sul prezzo politico pagato in nome degli interessi economici ed energetici e su quello ancora da pagare nel perseguimento di possibili opzioni alternative.(12) (1) Limes 4/2005, p.9 (2) cfr Joel E. Cohen, Una popolazione che cambia, in Le scienze, novembre 2005 p.54 (3) Margherita Paolini, I colossi scendono in campo, in Limes 4/2005, p.25 (4) ibid (5) ibid p.27 (6) ibid p.29 (7) ibid (8) id p.32 (9) Limes 4/2005, p.9 (10) Limes 4/2005, p.9

Pagina 5 di 5 (11) Limes 4/2005, p.9 (12) Limes 4/2005, p.9 (13) Limes 4/2005, p.9 (14) Limes 4/2005, p.9 Chiudi finestra