PRINCIPI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO. L interpretazione

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PRINCIPI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO L interpretazione

Nozione L interpretazione è l attività di determinazione del significato degli enunciati linguistici (interpretazione come processo) Lo stesso termine designa però anche il risultato di tale attività, cioè il significato ricavato (interpretazione come risultato) Si parla poi di interpretazione della «realtà sociale», o dei «valori diffusi», o dell «ordine naturale costantemente inteso» e in generale di cose diverse da gli enunciati linguistici normativi ascrivibili ad autorità riconosciute. Critica: problemi di democraticità

Nozione Di conseguenza, l interpretazione determina i contenuti prescrittivi giuridici: le norme giuridiche intese come il significato di testi normativi giuridici. La «semiosi illimitata»: I significati che costituiscono il risultato dell interpretazione devono essere a loro volta esprimibili tramite degli enunciati, che vengono considerati allo stesso tempo equivalenti e migliori degli enunciati da cui si è partiti. Migliori, ad esempio, perché risolvono alcuni problemi legati alla ambiguità, vaghezza, genericità degli enunciati normativi di partenza.

Un enunciato normativo ambiguo Gli studenti iscritti al CdL in Scienze dei Servizi giuridici non devono dare l esame di filosofia del diritto quest anno

Un enunciato normativo ambiguo Gli studenti iscritti al CdL in Scienze dei Servizi giuridici non devono dare l esame di filosofia del diritto quest anno Interpretazione 1: Gli studenti iscritti al CdL in Scienze dei Servizi giuridici possono non dare l esame di filosofia del diritto quest anno (cioè, possono darlo, oppure non darlo) Interpretazione 2: Gli studenti iscritti al CdL in Scienze dei Servizi giuridici devono non dare l esame di filosofia del diritto quest anno (cioè, per loro è vietato darlo) Da notare che i risultati dell interpretazione sono espressi tramite altri enunciati considerati equivalenti a quello di partenza ma meno ambigui.

Polisemia e ambiguità Enunciato giuridico in cui compare un termine polisemico la cui ambiguità può essere risolta attraverso il riferimento al contesto linguistico. Es.: «La costituzione deve farsi in forma scritta».

Polisemia e ambiguità Enunciato giuridico ambiguo: art. 59 Cost. 2 comma, «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». L enunciato è ambiguo perché il contesto non ci permette di decidere se ci si stia riferendo all organo della Presidenza della Repubblica o alla persona che riveste pro tempore la carica di Presidente della Repubblica. Nella prima ipotesi non potranno sedere in Parlamento contemporaneamente più di cinque senatori a vita; nella seconda tale numero è superabile, avendo ciascun presidente come singolo individuo il potere di effettuare cinque nomine durante il suo settennio.

Vaghezza, sinonimia Enunciato giuridico (molto) vago: art. 588 c.p., «Chiunque partecipa a una rissa è punito con la multa fino a euro 309» Ci si è chiesti se affinché si configuri questo reato plurisoggettivo, bastino due litiganti oppure ce ne vogliano almeno tre o quattro. Enunciato giuridico (piuttosto) vago: art. 12 Cost.: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».

Polisemia, vaghezza, sinonimia Enunciati giuridici sinonimi: «obbligatorio fermarsi allo stop», «obbligatorio arrestarsi allo stop»

L individuazione degli enunciati giuridici (o «disposizioni») Le fonti del diritto come regole che guidano alla individuazione delle disposizioni giuridiche da cui ricavare le norme. A Luhans k si individuano le disposizioni tratte dal codice penale russo o da quello ucraino? E in Crimea?

Lo scetticismo interpretativo È la tesi secondo cui ogni determinazione di significato è in realtà una creazione di significato nuovo. La sua versione più estrema afferma che non è possibile che la concordia degli interpreti sul significato da scrivere agli enunciati linguistici si realizzi mai. Si tratta di una tesi paradossale perché porta a negare ogni possibilità di comunicazione. Secondo versioni più moderate, nulla assicura che persone diverse diano lo stesso significato allo stesso enunciato normativo giuridico.

Il formalismo interpretativo Nella sua versione più estrema, il formalismo interpretativo sostiene che è possibile trovare la interpretazione giusta o propria di ciascun enunciato giuridico, ossia quella adatta a risolvere in modo giuridicamente corretto ciascun caso concreto. Si afferma non soltanto la possibilità di arrivare a una risposta corretta ai problemi interpretativi, ma che tale risposta corretta può essere individuata partendo esclusivamente dal testo (la forma) della norma giuridica. Anche questa tesi è paradossale. Nessun linguaggio può essere compreso senza riferimenti esterni ed inoltre è evidente che le disposizioni lasciano diverse possibilità di interpretazione.

Le tesi intermedie Tutte le espressioni linguistiche hanno normalmente un nucleo certo di significato a cui si accompagnano delle aree di vaghezza o incertezza a proposito delle quali bisogna operare delle scelte interpretative discrezionali Ciò che le norme non riescono a predeterminare viene comunemente chiamato l area di discrezionalità che il diritto lascia all interprete. Non c è una interpretazione corretta, ma una interpretazione migliore, intesa come quella che dispone di migliori argomenti a sostegno.

Norme di interpretazione e norme sull interpretazione Le norme di interpretazione sono quelle che prescrivono una interpretazione di determinate altre norme giuridiche Ad esempio. «l espressione X della disposizione Y deve essere intesa nel senso Z». Di questo tipo sono le cosiddette interpretazioni autentiche ma il caso di gran lunga più centrale è il precedente giudiziario.

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Norme di interpretazione e norme sull interpretazione Le norme sull interpretazione sono quelle che regolano l attività interpretativa in generale Es: Art. 12 delle Disposizioni sulla legge in generale: Interpretazione della legge Nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore. Se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i princìpi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato. A metà strada tra le norme sulla interpretazione e quelle di interpretazione si collocano le definizioni giuridiche contenute nelle norme: esse infatti dicono come si deve intendere un termine in tutte le norme di quell ordinamento o almeno di un suo settore Es: art. 4 d.lgs 196/2003: «Ai fini del presente codice si intende per [ ] "interessato", la persona fisica, la persona giuridica, l'ente o l'associazione cui si riferiscono i dati personali

Interpretazione dichiarativa, estensiva, restrittiva Il significato letterale di un enunciato: nucleo di significato certo nel senso comune e nella interpretazione ordinaria dei discorsi L interpretazione dichiarativa si limita a riconoscere il significato letterale delle disposizioni normative L interpretazione estensiva amplierebbe il significato letterale delle disposizioni normative L interpretazione restrittiva restringerebbe il significato letterale delle disposizioni normative Molte concezioni della semiotica giuridica ritengono possibile che il linguaggio giuridico possa dirigere significativamente le azioni umane, per cui data un azione si può dire che essa viola o meno una norma senza compiere con questo un giudizio interamente arbitrario. Tuttavia vi è un margine di discrezionalità interpretativa più o meno ampio a seconda del modo in cui il concreto sono formulati i testi giuridici, dell omogeneità della cultura giuridica, del fatto che l interprete consideri il diritto in questione adeguato alle esigenze sociali

Le lacune La lacuna è la mancanza di regolamentazione di un caso concreto, che di solito si presenta all attenzione in sede di controversia giudiziaria (sebbene possa anche trattarsi di un caso ipotetico).

Le lacune Le teorie della completezza dell ordinamento giuridico La tesi della norma generale esclusiva: tutti i comportamenti non obbligatori o vietati sono permessi (o irrilevanti). La tesi della norma generale inclusiva: ai casi non regolati va applicata la regolamentazione prevista per casi simili. Le lacune ideologiche

Le lacune Le lacune tecniche La discrezionalità intenzionale La discrezionalità non intenzionale I principi generali e le lacune

Analogia L'analogia è una particolare somiglianza tra situazioni o fatti, considerata rilevante dall'interprete. Tale somiglianza è il presupposto per compiere un'operazione chiamata ragionamento per analogia o estensione analogica o interpretazione analogica, con cui si dà una regolamentazione a un caso non giuridicamente regolato, applicandovi una norma giuridica che regola un caso ritenuto dall'interprete simile al primo.

La somiglianza Per i giuristi la somiglianza tra due casi, uno regolato e uno no, è considerata rilevante quando essi hanno in comune le caratteristiche che si suppone abbiano motivato la regolamentazione giuridica del caso già regolato; La somiglianza avrebbe dovuto giustificare, in un legislatore coerente ai propri scopi, la stessa regolamentazione del caso non ancora regolato. Oltre alle circostanze del caso, saranno dunque rilevanti anche i valori o scopi che le norme perseguono; ossia la ratio legis, la ragione giuridica che sta alla base della giustificazione della norma. È ciò che, già nel Digesto, si soleva esprimere attraverso il brocardo latino "ubi eadem legis ratio, ibi eadem legis dispositio"

La ratio legis l analogia è dunque possibile quando nei due casi considerati, quello regolato quello da regolare, vale la stessa ratio legis Qual è la ratio legis della norma che prevede che la compravendita di beni immobili venga fatta in forma scritta? Qual è la ratio legis della norma che prevede il potere del tribunale di disporre indagini circa il patrimonio dei coniugi al fine di determinare l importo dell assegno divorzile?

Un esempio di analogia LEGGE 1 dicembre 1970, n. 898 (in Gazz. Uff., 3 dicembre, n. 306). - Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio. (DIVORZIO) Art. 5 comma 6. Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale, tenuto conto delle condizioni dei coniugi, delle ragioni della decisione, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, del reddito di entrambi, e valutati tutti i suddetti elementi anche in rapporto alla durata del matrimonio, dispone l'obbligo per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell'altro un assegno quando quest'ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive (3). Art. 5 comma 9. I coniugi devono presentare all'udienza di comparizione avanti al presidente del tribunale la dichiarazione personale dei redditi e ogni documentazione relativa ai loro redditi e al loro patrimonio personale e comune. In caso di contestazioni il tribunale dispone indagini sui redditi, sui patrimoni e sull'effettivo tenore di vita, valendosi, se del caso, anche della polizia tributaria (4). Tali indagini possono essere disposte anche nel corso del procedimento di separazione?

Un esempio di analogia Art. 156 c.c.: (1) Effetti della separazione sui rapporti patrimoniali tra i coniugi. [I]. Il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione [ 151 comma 2] il diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri [ 548 comma 1, 585 comma 1]. [II]. L'entità di tale somministrazione è determinata in relazione alle circostanze e ai redditi dell'obbligato.

Un esempio di analogia Autorità: Cassazione civile sez. I, 17 maggio 2005, Numero: n. 10344 Il potere del giudice di disporre accertamenti sul reddito del coniuge obbligato al pagamento dell'assegno divorzile, previsto dall'art. 5, comma 9, l. 898/70, trova applicazione per analogia anche nel procedimento di separazione.

L incertezza della ratio La ratio legis è spesso incerta. Si potrebbe per esempio sostenere che se il legislatore avesse voluto prevedere dei poteri d accertamento del giudice della separazione, o una forma specifica per la compravendita in base al valore dei beni, li avrebbe disposti espressamente. La individuazione di una ratio legis è spesso un procedimento profondamente intriso di scelte di valore: La ratio, secondo alcuni, sarebbe il valore che, secondo l interprete, la norma deve perseguire.

Altre norme sull analogia nel diritto italiano Art. 12 disp. sulla legge in generale: «se una controversia non può essere decisa con una certa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe». L analogia è espressamente limitata da: Art. 14, disp. sulla legge in generale.: Le leggi penali e quelle che fanno eccezione a regole generali o ad altre leggi non si applicano oltre i casi e i tempi in esse considerati. Da notare che il divieto di analogia NON vale per tutte le leggi penali, ma solo per le leggi penali incriminatrici, che stabiliscono le figure di reato. Le leggi penali favorabiles, quali quelle che prevedono cause di giustificazione, o circostanze attenuanti, o cause di estinzione della punibilità possono essere applicate analogicamente. La norma eccezionale è quella che sottrae in determinate circostanze o per determinati tempi un comportamento alla regola generale.