5 - Previsioni BASE. 6.- Tre mosse per archiviare la crisi

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3 INDICE 5 - Previsioni BASE 5.1 - Previsioni dell Economia Italiana 2014-2018 dopo Legge di Stabilità e Riforme Strutturali 5.2 - e se il cambio non scendesse e rimanesse all 1,33 del 2014? 6.- Tre mosse per archiviare la crisi 6.1 - Una forte politica di bilancio pubblico indicando dove e quante risorse prendere per poi dire anche dove metterle, anche in termini di quanto e quando. 6.2 - Abbattimento del Debito Pubblico attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare Italia che sia in grado di anticipare finanziariamente i tempi lunghi della alienazione di quote importanti del patrimonio immobiliare pubblico, nonché il pagamento entro il 2015 dell intero stock di debiti delle PA alle imprese. 6.3 - Verificare gli effetti che si potrebbero produrre sull economia italiana qualora il cambio /$ (e di conseguenza il cambio /Y cinese) si riallineasse nei prossimi tre anni verso un rapporto 1 a 1 sul dollaro. Le recente decisioni della Banca Centrale Europea, infatti, mirano a riportare l inflazione almeno al 2%, evitando una pericolosa deflazione, ed a spingere l euro a condizioni di cambio più coerenti con i fondamentali dell economia. 6.4 Gli effetti complessivi e sinergici delle tre mosse

4 La Legge di Stabilità per il 2015 è stata annunciata come una manovra da 36 miliardi con 18 miliardi di tagli di tasse e 15 miliardi di tagli di spesa. Questi numeri sono riferiti ai valori virtuali-previsti per il prossimo anno e quindi sono anch essi virtuali. Il vero impatto sull economia dipende invece da quanto i numeri veri del 2015 cambieranno rispetto a quelli veri del 2014. Se si fa questa semplice e doverosa quantificazione si scopre che la Legge di Stabilità muove un totale di risorse di 13,3 miliardi (e non 36) che vengono spese in varie forme per un totale di 11,8 miliardi (ed anche qui non 36). La differenza di 1,5 miliardi è quanto il governo aveva destinato a ridurre il deficit pubblico 2015 rispetto a quello di questo anno. Nella Tavola II.4 della Nota di Aggiornamento del DEF, il governo ha scritto che gli effetti di sostegno alla ripresa della sua politica economica (Legge di Stabilità più le quattro riforme strutturali Giustizia, Jobs Act, Pubblica Amministrazione e Competitività) saranno pari al +0,1% nel 2015 ed al +0,2% nel 2016. Poi si è avuto il confronto con la Commissione Europea che ha inizialmente proposto una correzione dello 0,5% di deficit. L accordo compromissorio è stata una correzione addizionale pari allo 0,3%.

Pertanto, 4,5 Miliardi di euro dovranno essere destinati a minore deficit pubblico e non potranno essere utilizzati per sgravi fiscali o aumenti di spesa. Ecco allora che la manovra scende ulteriormente a 8,8 miliardi di risorse e 7,3 miliardi di spese. Ne consegue che quel minuscolo impatto sull economia che il governo aveva stimato in precedenza si azzera del tutto, come indicato anche dallo stesso ISTAT e dall Ufficio Parlamentare di Bilancio. Per di più, l Ocse ha recentemente rese note le sue previsioni per l economia italiana che sono ben più pessimistiche di quelle sulle quali si è basato il governo. Nella Tav. 4.1 della precedente parte I Analisi, abbiamo riportato le più recenti previsioni per l economia italiana rese note da varie istituzioni nazionali ed internazionali. Più analitici elementi sugli andamenti tendenziali, inclusi gli effetti della Legge di Stabilità e delle riforme strutturali, possono essere tratti dalle nostre simulazioni-previsioni effettuate con il modello econometrico della Oxford Economics. Come si vede nella Tav. 5.1, dopo la ulteriore riduzione di PIL del 2014 pari ad un -0,4%, la ripresa dell attività produttiva e della crescita del PIL dovrebbe attestarsi ad un modesto +0,1% nel 2015 che potrebbe portarsi allo 0,8% nel 2016 ed attestarsi all 1% nel biennio 2017/2018. Come si vedrà in seguito, questa modesta prospettiva di ripresa della crescita è d altra parte sostenuta da una ipotesi di un cambio /$ in riduzione dal livello medio di 1,33 nel 2014 verso l 1,20 nel 2018 (1,25 nel 2015, 1,21 nel 2016 e 1,20 nel 2017 e 2018). Sulla base di questo andamento il livello reale del PIL del 2007 verrebbe raggiunto di nuovo soltanto attorno al 2025. Il tasso di disoccupazione continuerebbe a crescere anche nel 2015 al 12,7% medio annuo (oltre il 13,2% nella punta mensile) per poi ridursi molto lentamente negli anni successivi, ma sarebbe ancora sopra l 12% nel 2018 e sopra al 10% nel 2025, cioè ancora 3% in più rispetto al livello del 7% registrato nel 2007. Il totale dei disoccupati raggiungerebbe un picco di 3 milioni e 256 mila lavoratori nel 2015 per poi scendere lentamente, rimanendo però sopra i 3 milioni e 100 mila unità nel 2018, ben lontano dal 1,5 milioni del 2007. 5

Questo profilo di disoccupazione è ancora più allarmante se si considera che nella stessa previsione, fatta con il modello della Oxford Economics, è stata inclusa una ipotesi di riduzione del tasso di partecipazione dal 67,2 del 2013 al 65,9 del 2018. Ciò significa che, a quei disoccupati previsti, andrebbero ad aggiungersi altre centinaia di migliaia di persone che smetterebbero anche di cercare lavoro. La finanza pubblica appare in lento riequilibrio sia in termini di Deficit che di Debito. Il Deficit pubblico si attesta attorno al 3% sia nel 2014 che nel 2015 per poi ridursi lentamente negli anni successivi, risultando ancora poco sotto al 2% nel 2018. Pertanto, pur mantenendosi al di sotto del 3%, non si raggiungerebbe mai quel deficit zero introdotto come vincolo costituzionale nel 2012 e previsto nel Fiscal Compact. Il Debito pubblico in valore assoluto continuerebbe ad aumentare fino oltre i 2.200 miliardi di euro nel 2017/2018, anche il suo rapporto con il PIL continuerebbe a crescere oltre il 133% nel 2015 e rimarrebbe attorno a tale livello nel 2016, con una lieve successiva flessione che lo collocherebbe però oltre il 130% anche nel 2018, ben lontano da quanto prescriverebbe il Fiscal Compact europeo. Su tutto questo emergono anche segnali di deflazione, contro i quali sta agendo in modo determinato la BCE del presidente Draghi, che si esprimono in una andamento dei prezzi al consumo da vera deflazione nel biennio 2014/2015 ed un lievissimo aumento dei prezzi che però non andrebbe oltre l 1,4-1,5% fino al 2018, sempre ben al di sotto dell obiettivo europeo del 2%. 6

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8 Se il cambio non fosse già sceso nella seconda parte del 2104, avremmo avuto a fine anno una crescita del -0,5%. Se lo stesso cambio rimanesse al livello medio di questo anno anche nei prossimi anni, tutto il profilo di crescita del periodo di previsione si abbasserebbe notevolmente con un -0,6% anche nel 2015 (avremmo cioè un ulteriore quarto anno di recessione), un +0,6% nel 2016. Pertanto, all inizio del 2017 avremmo ancora un PIL reale pari a quello della fine di questo anno (vedi TAV.5.2).

9 Il tasso di disoccupazione continuerebbe a crescere nel triennio 2015-2017 attorno al 13% per poi ridursi al 12,7% nel 2018. Il totale dei disoccupati salirebbe ancora e raggiungerebbe un picco di 3 milioni e 360mila lavoratori nel 2016 per poi scendere lentamente, rimanendo però attorno ai 3 milioni e 300 mila unità nel 2017-2018, un livello più che doppio rispetto al 1,5 milioni del 2007. Ed anche qui, il profilo di disoccupazione appare ancora più allarmante se si considera che nella stessa previsione è stata sempre inclusa una ipotesi di riduzione del tasso di partecipazione dal 67,2 del 2013 al 65,9 del 2018 Il Deficit pubblico si attesterebbe oltre il 3% fino al 2016, per poi ridursi di poco fino al 2,5% nel 2018. Il Debito pubblico in valore assoluto continuerebbe ad aumentare ogni anno fino a sfiorare i 2.300 miliardi di euro nel 2018.

Il rapporto Debito/PIL continuerebbe a crescere fino a sfiorare il 140% nel 2018. Infine, emergerebbero segnali di vera deflazione, con un andamento dei prezzi al consumo in riduzione di un -0,4% nel 2015 e tra lo zero ed il -0,1% nel successivo triennio 10

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16 Le troppo asfittiche prospettive tendenziali che emergono anche dopo la approvazione della Legge di Stabilità e delle quattro riforme strutturali non sembrano esprimere un quadro sostenibile sul piano delle condizioni sociali ed economiche del paese. In altri termini, ciò che emerge con chiarezza e dovrebbe essere oggetto di coraggiosa e responsabile riflessione è che le prospettive che si profilano sono assolutamente preoccupanti soprattutto in termini di condizioni sociali ed economiche dei lavoratori e delle imprese, restando per altro all orizzonte una fragilità endemica dei conti pubblici in termini sia di deficit sia di profilo crescente del Debito Pubblico almeno fino al 2017/2018. Queste prospettive, ammesso anche che siano accettate in Europa, non sono accettabili in Italia, soprattutto sul piano della coesione sociale perché aprono un quadro drammatico e pericoloso. Per questa ragione, abbiamo voluto dare un contributo in positivo di proposte aggiuntive che potrebbero essere varate subito nei primi tre mesi del prossimo anno.

17 Queste sono le Tre Mosse per archiviare la crisi e salvare l Italia e l Europa : 1.- Una forte politica di bilancio pubblico che, indicando dove e quante risorse prendere, dica anche dove metterle, in termini di quanto e quando. Cioè tagli veri di sperperi di spesa e ruberie per almeno 40 miliardi di euro misurati rispetto ai dati storici del 2014, 30 miliardi di tagli di tasse per lavoratori famiglie ed imprese, 5 miliardi di investimenti pubblici in più. 2.- Abbattimento del Debito Pubblico attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare Italia che sia in grado di anticipare finanziariamente i tempi lunghi della alienazione di quote importanti del patrimonio immobiliare pubblico, nonché il pagamento entro il 2015 dell intero stock di debiti delle Pubbliche Amministrazioni verso le imprese. 3.- Verificare gli effetti che si potrebbero produrre sull economia italiana (ed europea) qualora il cambio euro/dollaro (e di conseguenza il cambio euro/yuan cinese) si riallineasse nei prossimi tre anni verso un rapporto 1 a 1 sul dollaro. Le recente decisioni della Banca Centrale Europea, infatti, mirano a riportare l inflazione almeno al 2%, evitando una pericolosa deflazione, ed a spingere l euro a condizioni di cambio più coerenti con i fondamentali dell economia. A seguito di questa strategia complessiva di politica economica, pur con le necessarie cautele degli esercizi econometrici, si potrebbe ottenere: Una crescita stabile attorno e sopra il 3% all anno e il livello reale del PIL del 2007 potrebbe essere raggiunto verso la fine del 2018 senza aspettare il 2024/25. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest anno, si riporterebbe al livello del 2007 nel 2018, con un aumento di occupazione di oltre un milione di posti di lavoro al 2018. Il deficit pubblico andrebbe a zero tra il 2016 ed il 2017 ed il rapporto Debito/PIL si ridurrebbe a poco sopra il 110%. A seguito di una crescita più sostenuta ed ad una inflazione che si riporterebbe al 2% come dagli stessi obiettivi europei e della BCE, sarebbero rispettati i

parametri europei in termini di azzeramento del deficit e di riduzione del debito, senza pietire alcuna flessibilità, ma con un percorso virtuoso basato su una forte spinta alla crescita e non correndo dietro ai parametri come un cane che si morde la coda aumentando le tasse e non tagliando la spesa. Nel complesso del periodo dal 2014 al 2018, l economia italiana potrebbe crescere in termini reali di oltre il 7% in più rispetto agli andamenti tendenziali dell ipotesi BASE, riducendo il numero dei disoccupati di oltre 1,1 milioni ed aumentando l occupazione complessiva di un ammontare equivalente. Il deficit pubblico si azzererebbe e si potrebbe produrre un avanzo, con un aggiustamento di quasi 64 miliardi di euro, mentre il rapporto Debito/PIL si ridurrebbe di quasi venti punti percentuali (vedi TAV. 6.4.1Bis) Certamente queste tre mosse richiedono forte coraggio e determinazione politica, ma l alternativa di lasciare andare le cose secondo le tendenze asfittiche che si profilano per i prossimi mesi ed anni è assolutamente molto più pericolosa per tutti, classe politica e classe dirigente in testa. Riportiamo qui di seguito tutti i risultati relativi alle tre linee di politica economica proposte ed agli effetti che queste produrrebbero complessivamente ed in sinergia tra di loro. 18

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Riportiamo qui di seguito tutti i dati delle simulazioni effettuate, riproducendoli su grafici e tavole sintetiche. 25

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TAVOLE DATI SIMULAZIONI 32

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