Le responsabilità delle potenze egemoni nel mondo nucleare e gli Stati Uniti



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Transcript:

Le responsabilità delle potenze egemoni nel mondo nucleare e gli Stati Uniti di Achille Albonetti Una premessa. Gli Stati, come le persone, hanno responsabilità proporzionali alle loro qualità e al loro potere. Questo è particolarmente esatto nell epoca nucleare militare in cui siamo. Oggi, ad esempio, un piccolo Stato, come San Marino, ha evidentemente meno responsabilità, verso la Comunità internazionale, degli Stati Uniti o della Russia. Parimenti, una persona povera, inferma o dotata di scarsa intelligenza ha meno responsabilità verso i suoi simili famiglia o amici verso la comunità e il suo Paese, di una persona ricca, sana o dotata di intelligenza. Seconda premessa. Nove sono gli Stati militarmente nucleari: Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Nel mondo nucleare militare in cui viviamo dal 1945, dopo il lancio di due ordigni nucleari su Hiroshima e Nagasaki, le alleanze tra Stati non caratterizzano più la politica estera, come è avvenuto per millenni. La sicurezza si cerca con la protezione di uno Stato militarmente nucleare. Esempio simbolico, i ventisette Paesi europei uniti con gli Stati Uniti nell Alleanza Atlantica, la NATO. Come conseguenza gli Stati non dotati di armi nucleari cioè la grandissima maggioranza hanno responsabilità minori verso la Comunità internazionale. Per giunta, soltanto due Stati militarmente nucleari cioè gli Stati Uniti e la Russia hanno le capacità di condizionare la pace e la sicurezza internazionale. La loro responsabilità è, pertanto, enormemente superiore. Lo vedremo in seguito. Terza premessa. Come accennato, gli Stati militarmente nucleari, oggi, sono nove. In realtà, il mondo militarmente nucleare ha soltanto due Stati, che possono esercitare una egemonia: gli Stati Uniti e la Russia. Le loro capacità militari nucleari sono, infatti, fortemente

superiori a quelle degli altri sette Stati militarmente nucleari. Roberto Gaja, il più importante studioso italiano del settore, già Segretario Generale del Ministero Affari Esteri e Ambasciatore a Washington, definiva, il mondo, fino alla caduta della Russia sovietica, come mondo nucleare bilaterale. Dopo, mondo nucleare monco. La Russia ha, infatti, perduto in quegli anni la sua caratteristica ideologica: il Comunismo. Ha conservato soltanto quella nucleare militare. Gli altri sette Stati militarmente nucleari Cina, Pakistan, India, Gran Bretagna, Francia, Israele, Corea del Nord hanno risorse nucleari militari ben più ridotte di Stati Uniti e Russia. Come accennato, hanno, perciò, responsabilità internazionali notevolmente minori. Quarta premessa. Oggi, lo Stato potenzialmente egemone sono gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, infatti, sono l unica potenza, che può proiettare insieme tutte le seguenti caratteristiche: a) Una ideologia e due sistemi vincenti. Dal 1776, da circa duecentoquaranta anni, e a seguito della Rivoluzione liberaldemocratica americana, infatti, l ideologia della libertà e i due sistemi della competitività politica (democrazia rappresentativa) e della competitività economica (mercato libero) hanno portato, ove sono stati applicati, uno sviluppo umano, civile, politico, sociale, culturale ed economico mai prima avutosi nella Storia. È sufficiente ricordare la macchina a vapore, il piroscafo, l automobile, il telegrafo, il telefono, l aereo, l elettricità, l energia nucleare, la conquista dello spazio, l elettronica, i computer, internet e la crescita degli Stati Uniti, del Canada, della Gran Bretagna, della Francia, della Germania, dell Italia, dell Australia, della Nuova Zelanda e degli altri Paesi, ove l ideologia della libertà e i due sistemi della competitività economica e politica sono stati applicati. b) una capacità nucleare militare: diecimila ordigni, missili terrestri, aerei e navali; dieci portaerei nucleari, dozzine di sottomarini nucleari d attacco e armati di missili nucleari. c) una capacità militare convenzionale: migliaia di aerei, carri armati, cannoni, droni e basi militari in ogni parte del mondo (Europa, Medio Oriente, Africa, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Australia). d) una capacità industriale, economica, finanziaria, mineraria,

petrolifera e agricola. e) una capacità culturale (dozzine di Università con centinaia di migliaia di studenti esteri), scientifica e di innovazione. Oggi, come accennato, e da circa un secolo, la potenza egemone sono gli Stati Uniti, che hanno esercitato tale caratteristica in modo discontinuo. La Dottrina del Presidente Monroe, enunciata nel 1823, prevede che gli Stati Uniti respingano ogni responsabilità mondiale. L America agli americani. Il resto del mondo non ci interessa e deve star lontano dal nostro territorio. È la politica dell Isolazionismo, tuttavia contraddetta in parecchie occasioni, già nello stesso secolo diciottesimo in cui fu proclamata. La più clamorosa deviazione avvenne in occasione della Grande guerra del 1914-18. Il contributo americano alla alleanza franco-inglese-russa e italiana fu considerevole in uomini e, soprattutto, in mezzi finanziari e materiali. Gli Stati Uniti, poi, si ritirarono nel loro Isolazionismo. Prima, tuttavia, il Presidente Wilson quasi impose la creazione della Società delle Nazioni. Istituzione unica nella Storia, nel primo articolo fissa un ambizioso obiettivo: la pace e la sicurezza internazionale. La Guerra mondiale del 1914-18, la più tragica fino ad allora registrata, doveva essere l ultima. I buoni propositi di Wilson furono subito sconfessati. Gli Stati Uniti non aderirono alla Società delle Nazioni, malgrado ne fossero i principali promotori. Moltissimi furono gli Stati aderenti. La Società delle Nazioni, tuttavia, non impedì la Seconda Guerra mondiale, preceduta da altri minori conflitti e dall abbandono della istituzione da parte della Germania nazista e dell Italia fascista. Nuovamente, gli Stati Uniti esitarono a lungo prima di uscire dalla loro politica isolazionista. Fortissime furono le opposizioni all entrata in guerra, tra le quali significativa fu quella dell Ambasciatore americano a Londra, il padre dei Kennedy. La Germania e l Italia non erano mature per la democrazia, dissero gli oppositori. Hitler e Mussolini garantivano le loro società. La distruzione da parte dell aviazione giapponese a Pearl Harbour della flotta americana nel settembre 1941 fu l occasione determinante per consentire al Presidente Roosevelt di intervenire in aiuto della Gran Bretagna, della Francia e della

Russia contro la Germania nazista, l Italia fascista e il Giappone. L apporto americano fu decisivo per la sconfitta delle potenze totalitarie, anche se non deve essere dimenticato il forte contributo della Russia sovietica alla vittoria. L enorme quantità di mezzi e di risorse finanziarie, che gli Stati Uniti impiegarono per la vittoria, fu straordinaria. Ugualmente molto importante fu il contributo di uomini. Nuovamente, dopo la vittoria, gli Stati Uniti promossero una seconda istituzione mondiale, l Organizzazione delle Nazioni Unite, l ONU, con il medesimo alto scopo della Società delle Nazioni: la pace e la sicurezza internazionale. Ad essa aderiscono quasi tutti gli Stati, circa duecento, e, questa volta, anche gli Stati Uniti vi entrarono a far parte, abbandonando vistosamente, seppur soltanto giuridicamente, la politica isolazionista. Contemporaneamente, ritirarono le loro truppe milioni di soldati e i loro ingenti mezzi militari dal continente europeo. Disarmarono quasi totalmente. Questo atteggiamento, tuttavia, durò poco. Il Presidente Truman, succeduto alla improvvisa scomparsa di Roosvelt, pochi mesi dopo la fine della guerra, minacciò un nuovo intervento, se la Russia sovietica avesse esteso il suo dominio alla Grecia, alla Turchia e all Italia. È la cosiddetta Dottrina Truman. Seguì, nel 1948, il Piano straordinario di aiuti economici e finanziari a favore dei Paesi dell Europa Occidentale, il Piano Marshall. Fu concluso, poi, il Trattato istitutivo dell Alleanza Atlantica, con un importante strumento di azione: l Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, la cosiddetta NATO. Come conseguenza, quattrocentomila soldati americani furono nuovamente stanziati in Europa Occidentale, soprattutto nella Germania dell Ovest, amministrata dalla Francia, Germania e Stati Uniti. Pochi mesi dopo, nel 1950, gli Stati Uniti inviarono un Esercito di seicentomila uomini in Corea per opporsi all insurrezione comunista. L armistizio, concluso nel 1953 e tuttora in vigore, condusse alla divisione della Corea in due Stati: la Corea del Nord, a regime comunista, e la Corea del Sud. In questo Paese sono stazionati da allora trentamila militari americani con armi

atomiche. Il Presidente Eisenhower, a conclusione del conflitto, dichiarò che mai più gli Stati Uniti avrebbero inviato soldati all estero. Il Presidente Johnson, nel 1964, a seguito delle insistenze della Francia, smentì nuovamente questa politica isolazionista. Dopo mesi di titubanza, inviò in Vietnam un contingente militare, che progressivamente, raggiunse seicentomila unità. Il tragico epilogo del conflitto, durato nove anni, e la umiliante ritirata spinsero nuovamente gli Stati Uniti a proclamare la loro politica isolazionista, che si protrasse per circa due decenni. L invasione del Kuwait nel 1991 da parte dell Iraq, indussero gli Stati Uniti a inviare un contingente di seicento mila soldati per costringere Bagdad a ritirarsi. Pochi anni dopo, nel 1995, intervennero pesantemente, insieme ai Paesi europei, nella feroce guerra balcanica. Gli attacchi terroristici dell 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle a New York, al Pentagono e quello fallito alla Casa Bianca, spinsero gli Stati Uniti ad uscire nuovamente dal loro Isolazionismo. L intervento immediato in Afghanistan, cessato nel dicembre 2014, e quello in Iraq, iniziato nel 2003 e cessato nel 2011, hanno per l ennesima volta contraddetto l Isolazionismo americano. Il Presidente Obama condusse le sue campagne elettorali nel 2007 e nel 2011 all insegna della conclusione dei conflitti in Afghanistan e in Iraq e fissò anche la data del ritiro totale delle truppe americane da quei Paesi. Mantenne la promessa. Nel 2010 in Libia, tuttavia, e recentemente nell Estate 2014, gli Stati Uniti sono intervenuti militarmente in Iraq e Siria. Contemporaneamente, aerei senza pilota americani sono impegnati in Yemen, in Somalia e in vari Paesi africani. Obama, tuttavia, si è imposto a non dispiegare truppe di terra e si è limitato ad inviare Consiglieri militari, operatori della CIA, aerei, carri armati e altri mezzi militari, su richiesta del Governo iracheno. Spesso, ma non sempre, gli interventi militari degli Stati Uniti avvengono con l approvazione delle Nazioni Unite e insieme ad una coalizione internazionale. L intervento in Iraq e Siria contro i terroristi dell ISIS ha

luogo, ad esempio, con l approvazione dell ONU e gli Stati Uniti guidano una coalizione di sessanta Paesi, tra i quali cinque Paesi arabi. Gli Stati Uniti giustificano gli interventi militari degli scorsi decenni, malgrado il ricorrente richiamo alla politica dell Isolazionismo, con l insufficienza o inefficacia delle Nazioni Unite, spesso paralizzate dal veto della Russia. Si apre così un problema cruciale. La struttura delle Nazioni Unite (ONU) e quella parallela del Trattato contro la Proliferazione Nucleare (TNP). L ONU e il TNP sono i due pilastri, sui quali oggi si fonda la pace e la sicurezza della comunità internazionale. Ad essi, infatti, aderiscono quasi tutti i circa duecento Stati del mondo. Ugualmente, i due Trattati hanno uno scopo centrale: la pace e la sicurezza internazionale. Purtroppo, sia l ONU, sia il TNP hanno uno Statuto gravemente discriminatorio, malgrado il loro altissimo obiettivo. L ONU, infatti, ha un organo superiore il Consiglio di Sicurezza con caratteristiche fortemente discriminatorie. Quindici Stati lo compongono. Dieci a rotazione e cinque permanenti con diritto di veto: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna. Un contenuto fortemente discriminatorio, malgrado il suo altissimo obiettivo, caratterizza ugualmente il TNP. L Articolo IX.3 recita, infatti: «In questo Trattato viene definito militarmente nucleare uno Stato che ha fabbricato e fatto esplodere un arma nucleare o un altro congegno esplosivo innanzi il 1 gennaio 1967». Gli altri Stati aderenti circa duecento si impegnano a non dotarsi di armi nucleari. Obama, subito dopo le due elezioni a Presidente degli Stati Uniti, proclamò a Praga e, poi, a Berlino la sua volontà di raggiungere l obiettivo centrale del TNP: l abolizione totale delle armi nucleari. Purtroppo, nulla è stato fatto per raggiungere tale traguardo vitale e i nove Paesi militarmente nucleari negli scorsi anni hanno modernizzato e aumentato il loro arsenale atomico. I cinque Stati componenti il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite continuano ad essere sia Stati con un seggio permanente e diritto di veto, sia Stati militarmente e legalmente

nucleari. Conclusioni. Tenute presenti le considerazioni precedenti, la pace e la sicurezza internazionale, nel futuro prevedibile, saranno assicurate dagli Stati Uniti, potenza egemone, e dei suoi rapporti con la Russia, altra unica vera potenza nucleare militare. Dopo la caduta del regime comunista nel 1991-92 e la sconfitta dell ideologia che lo caratterizzava sembrava possibile una collaborazione tra la Russia e gli Stati Uniti. L annessione militare della Crimea nel marzo 2014 e l appoggio di Mosca ai ribelli ucraini pongono una seria ipoteca su tale prospettiva. La Cina, dopo aver adottato il sistema del libero mercato e rinunciato al sistema economico comunista, ha avuto negli scorsi trenta anni uno sviluppo economico straordinario. Deve, però, ancora affrontare il problema della libertà e della democrazia; rinunciare all ideologia comunista; e adottare il sistema della democrazia rappresentativa. Sarà molto arduo per una nazione di un miliardo e mezzo di abitanti, senza una tradizione di libertà e democrazia, come, ad esempio, l India. Se non vi riuscirà, il cruciale sviluppo economico rischierà di essere compromesso. La Cina, nel frattempo, ha una politica estera prudente. È raramente attiva nei principali centri di crisi. Si espande con mezzi economici e finanziari in Africa, Asia, America Latina ed anche negli Stati Uniti e in Europa. India, Pakistan e Corea del Nord, le altre tre potenze militari nucleari asiatiche, sono ugualmente concentrate sullo sviluppo economico. Israele, ultima ma non per importanza delle nove potenze militari nucleari citate, è assorbita dalla questione palestinese ed è preoccupata per le tensioni politiche e militari nei Paesi vicini: Siria, Iraq, Libano, Giordania, Egitto, Turchia. Un particolare problema assilla ora Tel Aviv: le ambizioni nucleari militari dell Iran. Infine, non per importanza, la Gran Bretagna e la Francia, i due Paesi che, con gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, hanno il privilegio di essere membri permanenti e con diritto di veto, del Consiglio di Sicurezza dell ONU e sono legalmente e militarmente nucleari ai termini del TNP. Il contributo alla pace e alla sicurezza internazionale di questi

due Paesi è strettamente legato al destino dell Europa. I loro armamenti nucleari sono insufficienti e scarsamente credibili, come quelli, per ora, degli altri sette Paesi militarmente nucleari: Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Parlare della Gran Bretagna e della Francia significa riferirsi all Europa, che, da almeno settanta anni, è in declino. Ha un influenza irrilevante per la pace e la sicurezza internazionale. Rischia anche la propria esistenza. Gli Stati Uniti e l Europa hanno molto in comune. Si ispirano alla stessa ideologia liberale e democratica e ai due sistemi vincenti: la competitività politica (la democrazia rappresentativa) e la competitività economica (il libero mercato). Proclamano gli stessi valori, affermatisi duecentoquaranta anni fa con le Rivoluzioni americana e francese. Sono multiculturali. Ambedue i continenti, culla della civiltà occidentale, sono notevolmente sviluppati economicamente, culturalmente e socialmente. Posseggono valute diffuse globalmente. L Europa, malgrado queste caratteristiche positive, è, tuttora, un espressione geografica. L Unione Europea e l Euro non sono sufficienti a garantire la propria esistenza, come accennato. Deve unirsi politicamente e militarmente per mantenerla. Gli insufficienti e scarsamente credibili armamenti nucleari di Gran Bretagna e Francia debbono fondersi ed essere posti a disposizione dell Europa, così come il loro seggio nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Siamo dal 1945 in un mondo nucleare e, se vogliamo arrestare il crescente declino e l irrilevanza dei nostri Paesi, l unica politica estera e senza alternative è quella dell unità politica e militare dell Europa. Senza il pilastro europeo, per giunta, la più grande alleanza della Storia, l Alleanza Atlantica, rischia di disintegrarsi o di non avere efficacia. Gli Stati Uniti, come unica potenza egemone nel mondo nucleare, hanno il dovere di indurre i Paesi europei verso l unità. L iniziativa di ritirare l appoggio americano al deterrente nucleare britannico, ad esempio, potrebbe essere lo strumento decisivo per convincere la Gran Bretagna a porsi, con la Francia,

la Germania e l Italia, alla testa del gruppo di Paesi per la realizzazione dell unità dell Europa. È difficile prevedere se l unità politica e militare dell Europa si realizzerà. Se tale obiettivo non sarà raggiunto, tuttavia, sarà molto arduo per la potenza egemone, gli Stati uniti, continuare a svolgere il ruolo, che hanno assunto nel Ventesimo secolo e negli scorsi quindici anni per garantire la pace e la sicurezza internazionale. Sarà, infine, ancor più arduo raggiungere l obiettivo di rivedere profondamente la struttura dell ONU e del TNP. È, infatti, essenziale che questi Trattati imprescindibili siano giusti, non discriminatori e si ispirino, quindi, agli ideali, base della loro istituzione e proclamati nei loro Statuti. Sono, del resto, gli stessi diritti e valori universali e ineludibili, riaffermati dalla Rivoluzione americana e dalla Rivoluzione francese duecentoquaranta anni fa. Sono i valori e gli ideali alla base della civiltà occidentale e delle nostre Costituzioni, che dovrebbero ispirare ogni politica estera. Achille Albonetti Roma, 27 gennaio 2015