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2. TEORIA DELL INFLAZIONE 2.1 L inflazione e la moneta ( 1 ) Una prima e classica teoria sulle cause dell inflazione è proposta dalla teoria quantitativa della moneta formulata originariamente nel XVIII secolo da David Hume e Richard Cantillon secondo la quale vi è una relazione diretta tra stock (quantità) nominale di moneta (M) e livello generale dei prezzi (). La versione più meccanicistica e tradizionale della teoria quantitativa della moneta è proposta dalla relazione (identità) 1] M V Q ove: M rappresenta lo stock nominale di moneta; V la velocità di circolazione (numero medio di passaggi di una unità di moneta di un agente all altro per transazioni); il livello generale dei prezzi e Q il prodotto reale. Se V e Q sono stabili, la 1] può essere scritta come: V 1 ] = M, Q che esplicita una rigida relazione diretta di proporzionalità tra M e. Una seconda, meno meccanicistica, versione della teoria quantitativa della moneta è proposta dalla scuola inglese di Cambridge (Marshall, igou e Robertson) all inizio del XX secolo ed è sintetizzabile nella cosiddetta equazione di Cambridge : 2] M = k Q, ove k = V 1, ovvero: 2 ] 1 = k Q M, dalla quale si deduce che il potere di acquisto della moneta stock nominale di moneta. 1 è inversamente collegato allo ( 1 ) T. Cozzi e S. Zamagni, Economia olitica, Il Mulino, 1994, p. 345 e segg. 1

2.2 L inflazione da eccesso di domanda aggregata La teoria keynesiana del reddito propone una seconda ed intuitiva spiegazione delle cause dell inflazione. Si consideri la seguente ipotesi post-keynesiana circa la configurazione della curva di offerta aggregata (AS): Figura 2.1. AD AS AD AD 2 1 o 0 Y 1 Y 0 Y reale area della piena occupazione Aumenti della domanda aggregata (AD) che non portano il sistema economico ad entrare nell area della piena occupazione (Y reale > Y 1 ) provocano variazioni esclusivamente reali del reddito e del prodotto. Quando invece il sistema entra nell area della piena occupazione, ogni aumento di AD provoca sia variazioni reali del reddito sia un aumento generale del livello dei prezzi (). All avvicinarsi del sistema al reddito reale di piena occupazione (Y O ) ovvero, quando il sistema entra nell area della piena occupazione aumenti di AD provocano crescenti e prevalenti variazioni di e sempre minori incrementi reali di reddito e di prodotto. Se poi come sostiene la scuola monetarista estrema - si ipotizza che la curva AS sia verticale in corrispondenza di Y O, ogni variazione in aumento di AD provoca aumenti di e quindi inflazione, come illustrato nel grafico seguente. 2

Figura 2.2 AS AD AD 0 0 Y reale Y O In questa situazione, l inflazione è dovuta ad eccessi di domanda o spesa aggregata. 2.3 L inflazione da costi (shock dell offerta aggregata) L ipotesi post-keynesiana circa la configurazione della curva AS consente altresì di identificare una possibile causa di inflazione e ristagno (stagflazione) in un aumento imprevisto e rilevante dei costi di produzione dovuto ad esempio all aumento del prezzo di una risorsa (petrolio, lavoro, ecc.) essenziale per la produzione di molti o tutti i beni e servizi. L aumento imprevisto e rilevante dei costi provoca una contrazione improvvisa e significativa (quindi, uno shock) dell offerta aggregata AS: Figura 2.3. AS AS AD * * 0 0 Y * Y* Y O Y reale 3

Anche se a breve termine la domanda aggregata AD non si riduce, lo shock dell offerta provoca un aumento significativo del livello dei prezzi e una contrazione del reddito (prodotto) reale: quindi, un caso di stagflazione! 2.4 Inflazione e disoccupazione L esistenza di una relazione tra prodotto reale, occupazione, costi e inflazione è stata prepotentemente portata alla ribalta dal dibattito economico nella seconda metà del XX secolo dalla pubblicazione di un discusso studio di A. hillips ( 2 ) che proponeva sulla base di evidenze empiriche relative al Regno Unito una stabile e definita relazione tra crescita di salari nominali e livello (tasso) di disoccupazione. La relazione nota come curva di hillips è del tipo: Figura 2.4. La curva di hillips: la versione originale Questa curva fu pubblicata da A.W. hillips in un articolo del 1958. L asse verticale misura l inflazione in termini di salari anziché di prezzi, ma la curva ha all incirca lo stesso andamento con la maggior parte delle misure dell inflazione. La curva di hillips ha avuto un enorme influenza e ha indotto molti economisti a sostenere che in tempi normali un aumento del tasso di inflazione potrebbe diminuire la disoccupazione. Fonte: A.W. hillips, The Relationship Between Unemployment and the Rate of Ch ange of Money Wage rates in the United Kingdom, da Economica. Copyright 1958 della Basil Blackwell. ( 2 ) The Relationship between Unemployment and the Rate of Change of Money Wages in the UK, Economica, 1958. 4

Figura 2.5. - e la generalizzazione in % 6% h.c B 2% A E 0 U in % 1% 2% 2.5% (disoccupazione / forza lavoro) L ipotesi espressa dalla curva di hillips è che al diminuire della disoccupazione e soprattutto se il sistema entra nell area della piena occupazione crescono i salari nominali e la crescita dei salari si scarica (attraverso il criterio del mark-up) sui prezzi, provocando crescente inflazione. E quindi un ipotesi coerente con la tesi dell inflazione da domanda (in eccesso) e da costi. L esistenza di una stabile e definita relazione inversa tra inflazione e disoccupazione rappresenta un formidabile sostegno operativo e di politica economica alla teoria keynesiana. Dalla curva si deduce il valore del trade-off tra disoccupazione e inflazione, ossia il costo sociale in termini di maggiore inflazione di interventi miranti ad accrescere l occupazione (ridurre la disoccupazione) La curva di hillips accettabilmente verificata fino ai primi anni settanta si è dimostrata instabile ed incapace di spiegare l evidenza empirica nella seconda metà degli anni settanta e degli anni ottanta. 5

Figura 2.6.. L evidenza empirica del periodo 1965 1996 sulla relazione tra inflazione e disoccupazione La curva di hillips: l evidenza empirica per quattro aesi, 1965-96. La curva di hillips scompare alla fine degli anni 60. In quasi tutti i aesi, la relazione tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione cessa di essere significativa tra gli anni 1973-75 e 1979-81. Fonti: FMI e OCSE. 6

Figura 2.7. La concezione moderna della curva di hillips di lungo periodo applicata agli Stati Uniti La teoria economica suggerisce che la curva di hillips è verticale nel lungo periodo: un aumento del tasso di inflazione non determinerà una diminuzione permanente del tasso di disoccupazione. Questa previsione è corroborata dai dati americani. I quattro anni normali illustrati dal diagramma sono notevolmente vicini alla medesima retta verticale, perché negli Stati Uniti il tasso naturale di disoccupazione è variato molto poco durante gli ultimi trent anni. Fonte: U.S. Department of Labor. Tratto da: J.B. Taylor, Economia, Zanichelli, 1998, p. 811. Inoltre, l ipotesi di hillips è stata ferocemente attaccata e criticata nei fondamenti teorici da economisti come M. Friedman e E. helps della scuola liberista di Chicago. Le fondamentali critiche teoriche al (debole) quadro di riferimento teorico della curva di hillips sono che: i lavoratori, i sindacati e le imprese reagiscono in riferimento ai salari e ai costi reali, anziché nominali; le aspettative degli agenti economici circa il futuro andamento dei prezzi sono del tutto ignorate; la curva di offerta aggregata (di lungo periodo) è verticale in corrispondenza del prodotto di piena occupazione e a questo livello tendenziale e stabile di prodotto corrisponde un altrettanto tendenziale e stabile tasso (livello) di disoccupazione denominato tasso naturale di disoccupazione, indipendente dall inflazione. Secondo questo approccio (monetarista), l unica stabile e definita curva di hillips è nel lungo periodo una retta verticale in corrispondenza del tasso naturale di disoccupazione (U*): 7

Figura 2.8. in % LRhC 15% A E 10% E hc (a.i. 15%) hc (a.i. 10%) 0 1% U*=2.5% U in % (disoccupazione / forza lavoro) Legenda: LRhC = curva di hillips di lungo periodo hc (a.i. ) = curva di hillips di breve periodo Le date aspettative inflazionistiche (a.i. 10%) degli agenti economici configurano una curva di hillips di breve periodo con andamento tradizionalmente negativo. Se ora cambiano le aspettative inflazionistiche ossia, le previsioni circa il futuro tasso di inflazione ogni tentativo di ridurre la disoccupazione al di sotto di U* posto ad un temporaneo aumento dei prezzi (spostamento di E ad A). A questo punto, la Banca Centrale aumenta i tassi di interesse, quindi la domanda aggregata diminuisce e il sistema ritorna più o meno velocemente nella situazione iniziale E. Se invece il tentativo di ridurre la disoccupazione modifica le aspettative inflazionistiche degli agenti economici (a.i. 15%), la curva di hillips di breve periodo si sposta verso l alto fino a hc (a.i.15%): il sistema passa da E ad A, ma poi si riporta a E. 8