Dio è nel particolare. Acrobazie compositive del mattone olandese



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Alberto Giorgio Cassani Arte del costruire Fotografie Marco Magni Dalla Borsa di Amsterdam di Berlage alla Biblioteca di Almelo dei Mecanoo, l architettura olandese conferma l interesse assoluto per quella particella elementare che è il mattone e per le quasi infinite variazioni con esso realizzabili Dio è nel particolare. Acrobazie compositive del mattone olandese E allora mi prende un altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio del dettaglio. Italo Calvino, Lezioni americane L origine del mattone è un ripiego. Lo ipotizza Leon Battista Alberti nel secondo libro del De re aedificatoria, quando scrive che fu per ragioni di necessità, derivante dalla mancanza di altro materiale che gli antichi inventarono questo impasto di terra e acqua. Anche se, immediatamente, essi si resero conto della grande praticità, bellezza, durata, solidità di questo materiale. Ancor più quando, per caso o per precise ricerche Leon Battista non si interessa troppo del problema dell inizio, si resero conto che cuocendolo ottenevano un materiale ancor più resistente e duraturo. Tanto che Alberti non ha problemi a riconoscere che in fatto di praticità costruttiva, sotto qualsiasi punto di vista, nessun materiale è più conveniente, commodius, del mattone. Purché si sia diligens nel cuocerlo e nel dargli forma. Fare mattoni è un po, scrive Battista, come fare il pane. Il processo è sorprendentemente analogo: occorre avere un ottima farina, la terra, che non deve essere arenosa, sabbiosa o peggio ancora ghiaiosa e deve essere fatta riposare per tutto un inverno e utilizzata solo in primavera. Come se si dovesse fare il pane scrive letteralmente Alberti la terra impastata deve esser fatta lievitare, voltandola e rivoltandola a più riprese, rendendola tenera come cera e priva di pietre. Solo così, durante la cottura nel forno, i mattoni divengono sodi come pietre e, proprio come avviene per il pane, formano una solida crosta. Alberti addirittura consiglia di fare dei pani sottili, perché abbiano più crosta e meno midolla, cioè mollica. La metafora non potrebbe essere più evidente. Inoltre Alberti scopre con i suoi occhi che gli antichi furnari non hanno utilizzato un solo tipo di mattoni nelle loro costruzioni ma che, anche in questo caso, l unico principio che Battista verifica è quello della varietas. A questo proposito ho osservato che in molti monumenti dell antichità, e specialmente in quelli della via Appia, si trovano diversi tipi di mattoni, di dimensioni grandi e piccole, utilizzati in modi svariati: e non credo che tali variazioni si debbano solo a convenienza pratica (utilitatem), bensì riflettano la sollecitudine dell architetto nel realizzare tutto ciò che si potesse concepire come esteticamente gradevole e armonioso. Quindi per soddisfare anche la venustas. Il mattone, riconosce implicitamente Alberti, può dunque dare origine a una serie di variazioni infinite. Infine, Battista cita le terre virtuose nell arte di plasmare la terra : la Samia, l Aretina, 41

Henrik Petrus Berlage. Borsa, Amsterdam (1896-1903): particolare dell incastro della parete in laterizio della facciata coi doccioni, con i piccoli architravi delle finestre, e dell uso decorativo del mattone a vuoto nel balcone di coronamento. la Modenese, la Saguntina in Spagna e la Pergamena in Asia. È ancora troppo presto per citare la Batavia, l Olanda e i suoi futuri virtuosi fornai. Costretti all uso del mattone dalla cronica mancanza di materiale lapideo, i costruttori olandesi hanno dovuto fare di necessità virtù fino a diventare i più esperti nell impasto, cottura e utilizzo del mattone, vero e proprio elemento modulare dell architettura delle Nederlanden. Dal più semplice edificio privato, costruito senza progetto, alle acrobazie espressioniste più sfolgoranti della scuola di Amsterdam, fino alle straordinarie pareti materiche e rovinistiche dei Mecanoo, il mattone regna come sovrano indiscusso nel panorama dei Paesi Bassi. Elemento base, particella elementare, atomo indivisibile, il mattone diviene, nell architettura olandese, lo strumento che permette forse di dichiarare vicina al vero l affermazione topica di Flaubert, di Ruskin, di Nietzsche, di Warburg o di Mies secondo cui Dio sarebbe nel particolare. Questa breve e assolutamente non esaustiva carrellata vorrebbe confermare una ormai mitica asserzione. A cominciare dal maestro di tutti gli architetti olandesi, Henrik Petrus Berlage e dal suo chef d oeuvre, la Borsa di Amsterdam (1896-1903). L onesto e depurato uso dei materiali e delle strutture e la ricercata sincerità delle strutture (1) si rispecchia nel rigore con cui Berlage utilizza il laterizio, da solo o abbinato alla pietra da taglio e al ferro delle strutture della volta. Si va dal tradizionale uso della cortina laterizia del fronte, in cui la parete di mattoni è perfettamente incastonata con gli inserti in pietra da taglio, sagomati con magistrale perizia tecnica, del timpano, del bassorilievo, della statua di guerriero posta sullo spigolo d angolo, delle chiavi di volta antropomorfe, dei capitelli e delle basi dei tre archi di facciata, dei doccioni e dei piccoli architravi delle finestre alte e strette. L uniformità del motivo a mattoni alter- 42 CIL 81

nati è appena contraddetta dai laterizi posti a concio in quattro file sovrapposte dei tre grandi archi del portico e dei minuscoli archi di scarico delle piccole finestre allungate. Un accenno all uso decorativo del mattone a vuoto, presente all interno dell edificio, sono le bucature del balcone di coronamento della facciata e di quelli della torre con l orologio che segna il tempo del mercante. Da segnalare anche l uso di mattoni semicircolari nelle colonnine delle bifore di facciata. Nella grande sala voltata, come detto, il mattone diviene motivo ornamentale, in positivo e in negativo: in positivo nel disegno decorativo a mattone più scuro della parete superiore, con motivi a lampada e a croce, quest ultimo ripreso, a vuoto nelle bucature dei due ordini sovrapposti dei balconi dei matronei-ballatoi. Mattoni più piccoli e bicromatici compongono il motivo della cornice decorata dell imposta delle travi di copertura. Infine, mattoni vetrificati gialli e blu movimentano le due pareti interne dei ballatoi e quella al pianterreno della grande sala. Gli stessi motivi decorativi a cerchi e croci inscritte ritornano nel corpo scala del coevo progetto della sede della Algemeene Nederlandsche Diamantbewerkersbond (1897-1900) e, a comporre texture cromatiche, nei muri di mattoni del palazzo per la De Algemeene (1901-1902), entrambe ad Amsterdam. A distanza di un trentennio, nel Museo municipale di Den Haag (1919-1920 e 1928-1935) Berlage ritorna ancora a far vibrare la superficie con un uso, questa volta più mosso, del mattone a costituire una texture dagli effetti chiaroscurali: una fila di mattoni posti sul lato corto di taglio e due file di mattoni posti uno sull altro di piatto. Un motivo ossessivamente ripetuto senza soluzione di continuità per tutto il perimetro del museo, a tal punto che i cornicioni delle finestre quadrate coincidono con la fila di mattoni di taglio. Unico motivo di variazione, i rilievi decorativi a sbalzo del fronte principale in cui Ber- Henrik Petrus Berlage. Museo municipale, Den Haag: particolare del paramento. Henrik Petrus Berlage. Museo municipale, Den Haag (1919-1920 e 1928-1935): particolare del paramento esterno. 43

Cornelis Jonke Blaauw. Villa Boschkant, Bergen (1916-1918): particolare degli elementi decorativi a stalattiti collocati sotto le architravi in legno rosso. Johan Melchior van der Mey (con Michel de Klerk e Piet Kramer). Sheepvaarthuis, Amsterdam (1911-1916): particolare della parete in mattoni scuri, con i pilastri separati dalle campate da sottili solcature e il perfetto incastro, nella semplice cortina di mattoni, delle finestre, delle statue e dei mascheroni in pietra scura. lage inventa una sorta di intreccio di mattoni a canestro di vimini. Qui il mattone giallo diviene vero e proprio modulo ordinatore di tutto il museo: la pianta, infatti, è costruita su un quadrato di 110 centimetri, dettato dalle dimensioni del mattone. Nella villa Boschkant (1916-1918) di Cornelis Jonke Blaauw una delle quindici che compongono il parco Meerwijk a Bergen, opera collettiva della Scuola di Amsterdam il mattone (combinato in concordia discors col legno, grezzo e colorato, e con lo scuro cannicciato del tetto), più che negli espressionisti elementi decorativi a stalattite collocati sotto le architravi in legno rosso attenzione ai particolari che ritorna anche nei plastici camini doppi che fungono anche da porta d ingresso della villa Meezennest e Meerlhuis (1918-1919) di Margaret Kropholler, viene utilizzato per tracciare i percorsi della pavimentazione, accompagnando, con i filari in mattoni che s incurvano, il passo dei visitatori, scortati discretamente verso gli ingressi della villa e nel giardino retrostante. All orizzonte della Borsa di Berlage appartiene invece lo Sheepvaarthuis di Amsterdam (1911-1916) di Johan Melchior van der Mey (con Michel de Klerk e Piet Kramer), con la sua franta parete in mattoni scuri, attraversata da alti pilastri separati dalle campate da sottili solcature rientranti e il perfetto incastro nella semplice cortina di mattoni delle finestre dagli infissi in legno chiaro e delle statue e dei mascheroni in pietra scura. Da sottolineare il sovra- dimensionamento simbolico degli architravi delle finestre, poste di taglio e leggermente oblique, che occupano l intero spazio tra le finestre stesse. Ma è naturalmente con Michel de Klerk che il mattone viene piegato ai più straordinari virtuosismi compositivi (esuberanza stigmatizzata dal puritano Leo Lionni sulle pagine di Casabella (2) a causa del formalismo antirazionale e vuoto del romantico gruppo di Amsterdam, incapace di resistere alle tentazioni decorative che il mattone presentava). De Klerk incoraggia queste tentazioni. In particolare nei tre blocchi d abitazione in Spaarndammerplantsoen (1913-1914, 1914-1918, 1917-1921) ad Amsterdam. Nel primo blocco il mattone, posto in verticale di taglio sul lato della lun- 44 CIL 81

Michel de Klerk (con Piet Kramer). Spaarndammerplantsoen, Amsterdam (1913-20). Terzo blocco: particolare della soluzione arrotondata dell angolo con il bassorilievo a mostri antropomorfi. Michel de Klerk. Spaarndammerplantsoen, Amsterdam (1913-1920). Secondo blocco: particolare del complesso disegno del paramento in laterizio fatto di mattoni di diversa lunghezza abbinati a mattoni dalla forma quadrata, punteggiati, quasi come una trama ordinatrice, da piccoli mattoni quadrati leggermente rientranti. Michel de Klerk (con Piet Kramer). Spaarndammerplantsoen, Amsterdam (1913-20). Terzo blocco: particolare di un ingresso della facciata su Zaanstraat col paramento in mattoni. ghezza, diventa semicolonna, terminante in un peduccio espressionista anch esso in mattoni, in cui si incastonano le finestre, quindi soluzione ornamentale negli spigoli d angolo dove le due cortine di mattoni s incontrano formando un incastro a quarantacinque gradi (motivo a dentelli che ritorna agli angoli delle strette facciate verticali timpanate). Nel secondo blocco, mattoni neri disegnano un motivo a esse in prossimità delle porte d ingresso, motivo che diventa un onda nel rilievo ornamentale posto sopra gli ingressi binati dello stesso blocco e che si trasforma infine in una sorta di lisca di pesce in rilievo quando l onda passa sotto le semicolonne poste a racchiudere il convesso muro della stretta facciata. Qui il mattone scuro raggiunge i vertici dell astrattismo alla Wendingen (ma il capolavoro rimane il fregio dell architrave del portone principale della casa per vacanze de Vonk a Noordwijkerhout (1917) di Jacobus Johannes Pietre Oud, vero e proprio merletto geometrico inventato assieme a Kamerlingh Onnes e Theo van Doesburg), disegnando un complesso incastro fatto di mattoni di diversa lunghezza abbinati ad altri dalla forma quadrata. Punteggiati, quasi come una trama ordinatrice, da piccoli mattoni quadrati leggermente rientranti. Nel terzo blocco, infine, i filari di mattoni si piegano in curve arrotondate a smussare gli angoli (dove gli stessi mattoni disegnano bassorilievi con mostri antropomorfi), si gonfiano a formare panciuti bow-windows ango- lari o, ancora, leggere increspature binate in corrispondenza delle finestre dell attico. L intera parete in tutta la sua lunghezza è a sua volta suddivisa orizzontalmente da fasce marcapiano formate da mattoni posti di costa e in lunghezza e leggermente rientranti rispetto alla parete stessa. Gli stessi leggeri rigonfiamenti si ritrovano in corrispondenza delle porte principali, ulteriormente movimentate dai leggeri increspamenti della cortina di mattoni a sottolineare le archiacute finestre dei vani scala; mentre la fascia marcapiano si interrompe in corrispondenza di finestrelle del vano scala a forma di pentagoni irregolari, incastonate, nella fascia stessa, da mattoni posti a raggiera e separate da tozze semicolonne di mattoni circolari. De Klerk 45

Michel de Klerk (con Piet Kramer). Complesso De Dageraad, Amsterdam (1919-1923): particolare della soluzione degli ingressi con la semplice cortina a filari sovrapposti con mattoni collocati a mo di goccia rovesciata nell architrave della porta e semplici mattoni, posti di taglio, a segnare la soglia d ingresso. Michel de Klerk (con Piet Kramer). Complesso De Dageraad, Amsterdam (1919-1922): particolare della facciata su Henriette Ronner-Plein in cui i mattoni si innalzano lievemente verso l alto negli angoli dei singoli blocchi di abitazioni trapezoidali, in corrispondenza dell incastro con gli altissimi camini. riesce a creare col mattone l idea di una leggera onda tellurica che scuote, ma dolcemente, la facciata. Più veementi appaiono i furori espressionisti nel complesso De Dageraad ad Amsterdam, progettato nel 1919-1922 assieme a Piet Kramer, in cui le onde delle pareti in successione si accavallano l un l altra nella facciata su Pieter Lodewijk Takstraat, mentre assai più geometriche appaiono le facciate in laterizio su Henriette Ronner-Plein, dove però, a ricordare il moto dell altro fronte, stanno i mattoni che si innalzano lievemente verso l alto negli angoli dei singoli blocchi di abitazioni trapezoidali, in corrispondenza dell incastro con gli altissimi camini. Inoltre de Klerk piega espressionisticamente il mattone negli ingressi su Takstraat incastrando, senza soluzione di continuità, la semplice cortina a filari sovrapposti con mattoni posti a mo di goccia rovesciata dell architrave della porta e semplici mattoni posti di taglio, come soglia di ingresso. L attenzione per il dettaglio della Scuola di Amsterdam non è andata perduta nelle giovani generazioni di architetti olandesi. Nuove valenze di vibrazioni cromatiche pointilliste emergono, ad esempio, dall uso casuale di mattoni gialli, rossi e neri, nelle più svariate gradazioni tonali, nelle pareti curve del Wijkcentrum degli Inbo Architecten/Derk-Jan Huisman; così come effetti di chiaroscuro risultano dall utilizzo dei mattoni bucati nei progetti della scuola elementare De Pijler (1996-1997) a Rotterdam dei Kees Christiaanse Architects & Planners, o della stazione dei vigili del fuoco di Breda (1996-1998) di Neutelings Riedijk, in cui l effetto è ancora maggiore per l alternanza dei mattoni posti di taglio e in piano. Terminando, infine, con due recenti lavori dei Mecanoo, gruppo d avanguardia che sembrerebbe alieno dal fascino del mattone, ma che invece lo utilizza in geometriche texture in un ala della Biblioteca pubblica di Almelo (1991-94),

Neutelings Riedijk. Stazione dei vigili del fuoco di Breda (1996-1998): particolare del paramento in mattoni bucati. Mecanoo. Biblioteca pubblica di Almelo (1991-1994): particolare della muratura in mattoni. incastrando fra loro tassellature quadrate e rettangolari di mattoni neri di dimensioni differenti di ascendenza De Stijl; e materiche vibrazioni in un ala della scuola secondaria di Silvolde (1990-1993), in cui i mattoni neri, sottolineati dalla malta volutamente chiara, disegnano onde telluriche su una altrimenti linearissima parete lecorbusieriana. (3) Avranno forse letto questa pagina di Berlage?: Il cemento armato minaccia di diventare il materiale del futuro; io dico minaccia, e con questo intendo che in quel caso l architettura del futuro sarà contraria alle grandi bellezze artistiche del passato. Perché, che cosa significa esteticamente un edificio interamente costruito in questo materiale? Non significa più la bellissima superficie del muro come la conosciamo noi, la cui bellezza ci colpisce proprio per l unione visibile delle varie parti che formano un mosaico di incredibile armonia, a causa delle infinite sfumature del materiale naturale che è il segreto del pittoresco. [ ] Per questo prevedo con qualche timore l avvento di questa architettura, anche se sono sicuro che il nuovo materiale prevarrà, perché ha troppi vantaggi tecnici che devono essere accettati dagli architetti. (4) A distanza di ottant anni da questo testo, architetti assolutamente al passo col loro tempo, usano il cemento, ma non dimenticano i particolari. Note 1. Manfredo Tafuri, Francesco Dal Co, Architettura contemporanea, Electa, Milano, 1976, p. 83. 2. Leo Lionni, La nuova architettura olandese, in Casabella, n 77, 1934, pp. 20-21. 3. Lo stesso tema ritorna nel lungo muro dell appena terminato Nederlands Openluchtmuseum ad Arnhem, vero e proprio campionario delle infinite possibili texture realizzabili col mattone. Una parete tra patchwork e De Stijl, probabile omaggio alla residenza estiva a Muuratsalo di Alvar Aalto. 4. Henrik Petrus Berlage, Kunst en Maatschappij, 1910, traduzione italiana Arte e società, in Casabella, n 249, 1961 (ora in Olanda 1870-1940: Città, Casa, Architettura, Electa, Milano, 1980, 1990, p. 36). 47