Università degli Studi di Salerno. Crescita, divari regionali e politiche di coesione. Roberto Basile

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Università degli Studi di Salerno Crescita, divari regionali e politiche di coesione Roberto Basile ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica), Piazza dell Indipendenza, 4 00185, Roma Tel. 06-44482874 Email: r.basile@isae.it 1

Outline A) Obiettivo del corso B) Fatti stilizzati sui differenziali di sviluppo regionale in Italia ed in Europa C) Teorie della crescita e implicazioni di politica economica D) Politiche europee di coesione: obiettivi, strumenti e risultati 2

Materiale didattico Crescita economica o Billi A. Teorie della crescita a confronto. Dispense integrative al corso di Economia dello Sviluppo Politica regionale europea o Aiello F. e Pupo V. (2009), Capacità di gestione, efficienza istituzionale e impatto dei Fondi Strutturali in Italia o Barca F. (2009), Un agenda per la riforma della Politica di Coesione 3

Letture di approfondimento o Basile R. La teoria neoclassica della crescita e la convergenza economica regionale. Dispense del corso di Economia Regionale o Basile R. Crescita endogena. Dispense del corso di Economia Regionale o Barca, F. (2009), An Agenda for a reformed Cohesion Policy, Independent Report prepared at the request of Danuta Hübner, Commissioner for Regional Policy 4

A) Obiettivo del corso Obiettivo del corso è fornire un quadro di sintesi degli sviluppi della letteratura sulla crescita e la convergenza e sulle politiche economiche per la coesione regionale Questioni teoriche o Quali modelli di crescita predicono la convergenza e quali la divergenza nei livelli di reddito delle economie (paesi, regioni)? o Quali sono le implicazioni di politica economica dei diversi modelli di crescita? Questioni empiriche o Nel lungo periodo, il reddito delle regioni povere tende a convergere verso quelle delle regioni ricche? o Le politiche europee per la coesione (Fondi Strutturali e Fondi di Coesione) hanno contribuito a ridurre il divario di sviluppo tra le regioni povere e quelle ricche? 5

B) Fatti stilizzati sui differenziali di sviluppo regionale L Unione europea (UE) comprende 27 Stati Membri che costituiscono una comunità e un mercato unico di 493 milioni di cittadini Esistono però grandi divari economici e sociali tra questi paesi e le loro 271 regioni Un terzo della popolazione europea (170 milioni di cittadini) vive nelle regioni più povere che ricevono assistenza 6

PIL (prodotto interno lordo): valore economico totale di beni e servizi prodotti in una determinata area in un dato periodo. È pari alla somma del valore aggiunto lordo delle varie branche di attività economica di una zona, aumentata di tutte le imposte, al netto dei sussidi. Nelle analisi comparative sulle regioni dell Unione europea, il PIL è generalmente espresso in percentuale della media comunitaria (media = 100%) NUTS (Nomenclatura delle unità territoriali per la statistica): sistema di classificazione impiegato dall UE per la raccolta dei dati statistici a livello regionale. Tutte le regioni dell UE sono classificate secondo tre livelli NUTS. Nell UE-27 vi sono circa 270 regioni di livello NUTS 2. Il livello 2 viene utilizzato per definire le regioni ammissibili al sostegno dei Fondi strutturali 7

La politica di coesione europea è al centro delle iniziative atte a migliorare la competitività dell Unione nel complesso e delle sue regioni più deboli in particolare Attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE), denominati anche Fondi strutturali, nonché il Fondo di coesione, essa investe in migliaia di progetti in tutte le regioni europee per espletare il suo compito primario: promuovere la coesione economica e sociale colmando i divari tra i paesi membri e le regioni La Politica di coesione, che dispone di un budget di 347 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, rappresenta la fonte più rilevante di sostegno finanziario a livello dell UE per gli investimenti a favore della crescita economica e della creazione di posti di lavoro, che sono intesi a consentire a tutte le regioni di competere in modo efficace nel mercato interno 8

Divari di PIL pro capite tra le Regioni italiane Nel 2002 la Lombardia aveva un reddito pro capite pari a 23.223 euro (a prezzi del 1995), la Calabria aveva un reddito pro capite pari a 11.532 euro (50% del reddito della Lombardia) Nel 1980 il reddito pro capite della Calabria corrispondeva al 48% di quello della Lombardia. Il divario di sviluppo è leggermente aumentato Divari di PIL pro capite tra le Regioni dell UE-15 Per il periodo 1980-2002 osserviamo un divario di sviluppo molto ampio e persistente tra la regione più ricca (Bruxelles in Belgio) e quella più povera (Centro in Portogallo) Il rapporto tra il PIL pro capite di Bruxelles e quello della regione portoghese era pari ad appena il 17% nel 1980 ed al 18% nel 2002 9

Divari di PIL pro capite tra le Regioni dell UE-27 Considerando l Unione allargata, oggi le differenze regionali sono ancora più marcate: la regione più ricca, Inner London, ha un PIL pro capite pari al 290% della media UE, mentre la regione più povera, il Nord-Est della Romania, raggiunge appena il 23% di tale media 10

Divari di PIL pro capite tra le Regioni italiane oggi a prezzi 2000 Anno 2008 Pil pro capite Pil pro capite (Italia = 100) 15 - CAMPANIA 12.8 63.6 18 - CALABRIA 13.1 65.2 19 - SICILIA 13.3 66.4 16 - PUGLIA 13.3 66.5 17 - BASILICATA 14.2 70.7 14 - MOLISE 15.2 75.8 20 - SARDEGNA 15.4 76.5 13 - ABRUZZO 16.1 80.4 10 - UMBRIA 18.7 93.3 11 - MARCHE 20.1 100.1 7 - LIGURIA 20.7 103.3 9 - TOSCANA 21.7 108.1 1 - PIEMONTE 21.8 108.7 6 - FRIULI VENEZIA GIULIA 22.4 111.5 5 - VENETO 23.3 116.2 12 - LAZIO 23.5 117.2 8 - EMILIA ROMAGNA 24.8 123.4 4 - TRENTINO ALTO ADIGE 24.9 124.2 3 - LOMBARDIA 25.9 129.0 2 - VALLE D AOSTA 26.3 131.0 11

Distribuzione inter-quartilica PIL pro capite. Regioni NUTS-2 (2002), UE-15 (46 regioni per quartile) 12

Distribuzione inter-quartilica dei tassi di crescita del PIL pro capite. Regioni NUTS-2 (1980-2002), UE-15 13

Distribuzione dei livelli di produttività del lavoro. Regioni NUTS-2 UE-27 14

Dinamica della distribuzione dei redditi pro capite (o della produttività del lavoro) dal periodo t al periodo t+s: emergere della bi-modalità 15

Bimodalità nella distribuzione (ergodica) dei livelli di produttività del lavoro delle regioni NUTS2 dell UE-15. ( trappola della bassa produttività ) 16

Trimodalità nella distribuzione (ergodica) dei livelli di produttività del lavoro delle regioni NUTS2 dell Unione allargata density 0.0 0.5 1.0 1.5 1991 2004 Ergodic 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 17