DONNE E DEMOCRAZIA PARITARIA: CONTESTO, CONFRONTI, PREVISIONI

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Transcript:

DONNE E DEMOCRAZIA PARITARIA: CONTESTO, CONFRONTI, PREVISIONI attuario consigliera di amministrazione presso Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. già coordinatrice generale statistico-attuariale dell INPS antonietta.mundo@fastwebnet.it

Popolazione residente al 1.1.2016: MASCHI 48,6% FEMMINE 51,4% Speranza di vita alla nascita nel 2014: MASCHI 80,3 anni FEMMINE 85,0 anni Nel 2015 il numero medio di figli per donna è 1,35 (nel 1964 era 2,7 figli). Età media al parto 31,3 anni. Età media della donna al 1 matrimonio 31,6 anni. Speranza di vita in buona salute alla nascita nel 2014: MASCHI 59,8 anni FEMMINE 57,3 anni 52,0 51,5 Popolazione residente al 1 gennaio - composizione percentuale per sesso Anni 1982-2065 (2020-2065 stime Istat ip. centrale) 51,4 51,0 50,5 50,0 49,5 49,0 48,5 48,0 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2020 2025 2035 2045 2055 2065 Maschi Femmine 48,6 Previsioni ISTAT Fonte: Istat

Tasso di occupazione 15-64: Italia 2014: MASCHI 64,7% FEMMINE 46,8% Divario di genere: -17,9 punti EU28 2014: MASCHI 70,1% FEMMINE 59,6% Divario di genere: -10,5 punti Tasso di disoccupazione: Italia 2014: MASCHI 11,9% FEMMINE 13,8% Divario di genere: + 1,9 punti EU28 2015: MASCHI 8,9% FEMMINE 9,2% Divario di genere: + 0,3 punti 100 Tasso di occupazione per sesso - Anno 2014 75 64,7 46,8 50 25 0 EU-28 Euro area (EA-19) Sweden Germany Netherlands Denmark United Kingdom Austria Estonia Czech Republic Finland Luxembourg Latvia Lithuania France Slovenia Portugal Male Malta Cyprus Belgium Hungary Ireland Female Poland Bulgaria Romania Slovakia Spain Italy Croatia Greece Iceland Switzerland Norway Japan United States Turkey FYR of Macedonia Fonte: Eurostat

Le aziende applicano il part time involontario al 19% delle donne contro il 6% degli uomini. Uno strumento che per le donne dovrebbe essere di conciliazione diventa una strategia aziendale retributiva. Le lavoratrici più giovani, appartenenti alla fascia di età 15-44 anni, raggiungono percentuali del 35%-23% di part time Involontario. In EU28 il part time involontario rappresenta il 3,5% degli occupati per gli uomini e l 8,3% per le donne. 25,0 Quota di part time involontario su totale occupati per sesso. Anni 2004-2014 (valori percentuall) 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 19,3 18,4 16,7 14,6 13,3 11,8 8,2 9,0 9,0 9,5 10,4 6,2 2,2 2,3 2,2 2,4 2,6 2,8 3,3 3,7 4,8 5,6 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Maschi Femmine Fonte: Istat - Rilevazione sulle Forze di lavoro

A partire dagli anni 90 le donne sorpassano gli uomini nella scolarizzazione. Nell anno scolastico 2012-2013, il tasso femminile di scolarità è: - per le scuole Secondarie superiori del 94%, contro il 92% degli uomini; - per l Università del 46%, contro il 33% degli uomini. Tassi di scolarità per le scuole Secondarie superiori e per l'università per sesso Anni 1950/1951-2012/2013 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 2,1 24,8 11,8 7,1 14,9 6,0 7,0 2,6 94,1 87,6 69,6 92,2 49,1 85,2 52,2 67,0 45,7 38,1 51,0 36,3 20,5 21,0 14,8 29,3 33,1 16,0 21,0 9,2 1950/51 1960/61 1970/71 1980/81 1990/91 2000/2001 2012/13 Maschi Secondaria superiore Femmine Secondaria superiore Maschi Università Femmine Università Fonte: elaborazioni Istat su dati MIUR - dati aggiornati al 28.3.2013

Rispetto al titolo di istruzione richiesto per il lavoro svolto, le donne presentano livelli percentuali di sovraistruzione più elevati (24,8%), di quelli degli uomini (21,7%). Le lavoratrici più giovani, appartenenti alla fascia di età 15-44 anni, raggiungono percentuali di sovraistruzione del 44%-27%. 30,0 Incidenza occupati sovraistruiti per sesso - Anni 2004-2014 (valori percentuali) 25,0 20,0 15,0 10,0 16,8 14,7 17,7 18,4 19,1 15,8 16,6 17,2 20,4 18,0 21,3 18,9 22,6 23,1 23,8 22,3 19,7 20,1 20,4 20,5 24,8 21,7 5,0 0,0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Maschi Femmine Fonte: Istat Rilevazione sulle Forze di lavoro

La quota di donne laureate che svolgono professioni Scientifico-Tecnologiche è più elevata (19% nel 2014) rispetto all analoga quota degli uomini (13%). 25,0 Occupati con istruzione universitaria in professioni Scientifico-Tecnologiche, per sesso Anni 2004-2014 (valori percentuali) 20,0 15,0 14,2 14,6 15,3 16,1 17,0 17,3 17,2 16,8 17,6 18,4 19,2 10,0 9,4 9,5 9,7 10,2 10,6 10,6 10,9 11,3 11,8 12,6 12,9 5,0 0,0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Maschi Femmine Fonte: Istat Rapporto BES 2015

La presenza femminile è più bassa, pari al 3% contro il 4% degli uomini, nel settore manifatturiero ad alta tecnologia e nel settore servizi ad elevata intensità di conoscenza (R&S). 4,5 Occupati nei settori manifatturieri ad alta tecnologia e in quelli dei servizi ad elevata intensità di conoscenza, per sesso - Anni 2008-2013 (valori percentuali) 4,0 3,5 3,8 3,8 3,7 3,8 3,8 3,9 3,0 2,5 2,0 2,7 2,7 2,6 2,5 2,7 2,6 1,5 1,0 0,5 0,0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Maschi Femmine Fonte: Istat Rapporto BES 2015

u Lo sviluppo delle carriere delle donne e degli uomini nella Pubblica Amministrazione: il caso dei 31.182 dipendenti INPS al 31.12.2007 INPS - Qualifica all'assunzione - Maschi Area Dirigenti Area C 0,5% 14,3% Area B QUADRI 51,2% Area profess. 4,7% IMPIEGATI IMPIEGATI OPERATIVI Area A 29,4% N. DIPENDENTI 31.182 MASCHI 45% FEMMINE 55% INPS - Qualifica al 31.12.2007 - Maschi 3,3% 4,9% Area Dirigenti 2,7% Area C Area profess. 79,2% QUADRI Area A IMPIEG. Area B 9,9% Area A Area B Area C Area Dirigenti Area Professionisti INPS - Qualifica all'assunzione - Femmine Area Profess. Area Dirigenziale Area C 0,2% 2,4% 17,9% QUADRI IMPIEGATI IMPIEGATI OPERATIVI Area A 31,5% DIRIGENZA INPS: IL RAPPORTO E DI 1 DONNA OGNI 3 UOMINI Area A Area B Area C Area Dirigenti Area Professionisti INPS - Qualifiche al 31.12.2007 - Femmine Area Dirigenti Area Profess. 0,9% 2,5% 1,6% Area B QUADRI Area A IMPIEG. 14,1% 80,9% Area B 48,0% Area A Area B Area C Area Dirigenti Area Professionisti Area C Area A Area B Area C Area Dirigenti Area Professionisti

Le donne dirigenti nella Pubblica amministrazione La quota di dirigenti donne nel settore pubblico è passata in un decennio (2001-2010) dal 31 al 38%. Scuola e carriera prefettizia sono gli unici comparti dove la quota femminile supera il 50%. Il maggior incremento (15,5 punti percentuali) si è registrato tra gli Enti Pubblici non economici (Inps, Inpdap, Inail, Aci). La carriera diplomatica resta un comparto prevalentemente maschile, con solo il 18% di donne (era l 11,6% nel 2001). Fanno peggio solo i corpi di polizia, i vigili del fuoco e le forze armate. 60 52,7 51,8 Quota di donne tra i dirigenti del Settore pubblico Anni 2001 e 2010 50 40 30 43,1 42,2 40,2 38,4 37,6 35,5 35,3 32,4 30,9 38,0 20 10 0 18,2 13,3 8,4 0,0 Fonte: elaborazione Istat su dati Conto Annuale della PA 2001 2010

Nel Settore privato non agricolo i Dirigenti uomini sono l 84,5% contro il 15,5% delle donne. Migliore è il rapporto di genere tra i Quadri: la componente maschile è pari al 71%, quella femminile al 29%. Il gap retributivo di genere è più elevato tra i Dirigenti che tra i Quadri: nel 2014 un Dirigente uomo guadagna in media 147.029 euro, circa 5 volte la retribuzione media annua del totale dei lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo (euro 27.463), la Dirigente donna guadagna in media 118.923 euro, circa 4 volte. Percentuale Dirigenti e Quadri del settore privato non agricolo e Numeri Indice delle retribuzioni rapportate anno intero, per genere - Anno 2014 (N.I. base 100 = 27.463 euro, retribuzione media del totale qualifiche rapportata ad anno intero) 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 N.I.= 535,4% N.I.= 433,0% 147.029 118.923 84,5% 71,2% 15,5% N.I.= 229,7% N.I.= 206,1% 65.632 56.600 28,8% MASCHI FEMMINE MASCHI FEMMINE DIRIGENTI QUADRI PERCENTUALE DIRIGENTI E QUADRI NUMERI INDICE RERIBUZIONI (Base 100=media totale qualifiche rapportata ad anno intero 27.463) Fonte: elaborazioni su dati Inps

Donne elette alle elezioni del Parlamento Europeo in Italia e in Europa (a) - Anni 1979, 1984, 1989, 1994, 1999, 2004, 2009, 2014 (per 100 eletti) 40% 37% Le donne italiane elette nel 2014 nel Parlamento europeo sono il 40% e superano per la prima volta la media europea pari al 37%. L Italia è al 12 posto preceduta da 11 paesi con percentuali più elevate di donne elette sugli uomini (Malta 67%, Svezia e Irlanda 55%, Finlandia 54%...Regno Unito e Spagna 41%. Fonte: elaborazioni Istat su dati del Parlamento Europeo (a) percentuale calcolata alla sessione di apertura dell Europarlamento.

Quota donne elette al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati per regione Anni 2008 e 2014 (valori percentuali) Italia 20,3 30,7 Valle d'aosta Trentino-Alto Adige Puglia Sardegna Basilicata Campania Molise Lombardia Friuli-Venezia Giulia Abruzzo Liguria Calabria Sicilia Piemonte Veneto Lazio Toscana Umbria Emilia-Romagna Marche 0,0 15,8 19,4 23,1 23,1 24,7 25,0 25,3 26,3 28,6 29,2 30,0 Nel 2014 migliora la percentuale delle donne in Parlamento, ora pari al 31% (nel 2008 era del 20%), ma la rappresentanza femminile è ancora inferiore ad 1/3 del totale. - Camera 31,3% - Senato 29,8%. 32,5 32,8 33,3 36,0 39,3 43,8 44,8 45,8 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 2014 2008 u Fonte: Istat su dati Camera e Senato

Quota di donne elette nei Consigli Regionali per regione - Anni 2012-2015 (valori percentuali) Italia Basilicata Calabria Puglia Abruzzo Sardegna Molise Valle d'aosta/vallée d'aoste Liguria Sicilia Lombardia Umbria Marche Friuli-Venezia Giulia Lazio Veneto Trentino-Alto Adige/Südtirol Campania Piemonte Toscana Emilia-Romagna 0,0 3,2 6,1 6,5 6,7 12,9 15,1 16,0 14,3 14,3 16,1 16,7 18,0 18,5 19,0 19,4 20,4 21,6 21,6 22,9 23,5 Ancora bassa la presenza femminile nei Consigli regionali. Nel 2015 la media italiana è del 18%. Nel Consiglio regionale dell Emilia-Romagna la presenza femminile è del 36% contro il 3,2% della Calabria. 25,5 26,8 36,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 2015 2014 2013 2012 Fonte: Istat su dati singoli Consigli Regionali

Nel periodo 2010-2014, durante la crisi, diminuisce il numero degli uomini dirigenti (da 107mila a 101mila), mentre aumenta quello delle donne (da 16mila a 18mila). 320.000 300.000 280.000 260.000 240.000 220.000 200.000 180.000 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 Numero di Dirigenti e Quadri del settore privato non agricolo, presenti negli anni 2010-2014, per qualifica e genere. 313.719 316.497 318.503 316.206 316.997 124.864 116.483 121.216 126.329 127.974 107.392 106.350 105.562 102.837 100.572 16.470 17.051 17.983 18.253 18.390 2010 2011 2012 2013 2014 Quadri Maschi Quadri Femmine Dirigenti Maschi Dirigenti Femmine Lineare (Quadri Femmine) Lineare (Dirigenti Femmine) Lineare (Dirigenti Femmine) Lineare (Dirigenti Femmine) Lineare (Dirigenti Femmine) Fonte: elaborazioni su dati Inps

Artigiani e Commercianti TITOLARI, per genere - Anno 2015 Tra gli autonomi prevale la componente maschile. Più paritaria la composizione percentuale di genere tra i professionisti ed i commercianti. Fonte: elaborazioni su dati Inps 1.600.000 1.400.000 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 400.200 350.200 300.200 250.200 200.200 150.200 100.200 50.200 200 385.131 1.338.911 1.390.646 82% Artigiani 299.385 18% Maschi Femmine Commercianti 687.147 Alcune tipologie di Collaboratori ed i Professionisti della Gestione separata, per genere - Anno 2014 67% 184.402 117.537 128.772 59% 23% 8.966 2.819 971 622 742 215 41% Amministratore, sindaco di società, ecc. Partecipante a collegi e commissioni Collaboratore di giornali, riviste, ecc. Maschi Femmine 67% Enti locali (D.M. 25.05.2001) 33% Professionisti

Le donne sono titolari del 51% del totale degli assegni di ricerca. In media nel 2014, tra personale docente universitario e ricercatori, la quota femminile è del 40% contro il 60% maschile. L incidenza femminile si riduce però man mano che il livello della carriera accademica cresce. Carriera accademica: percentuale docenti universitari, ricercatori e borsisti per qualifica e sesso - Anno 2014 Professore ordinario 21% 79% Professore associato 36% 64% Ricercatore Borsista 46% 49% 51% 54% Totale qualifiche 40% 60% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% Maschi Femmine Fonte: elaborazioni su dati MIUR

La legge Golfo-Mosca n.120/2011 Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al D.Lgs. n. 58/1998, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, prevede che al primo rinnovo dei C.d.A. vi sia almeno il 20% di presenza femminile e al secondo rinnovo almeno il 33% (nel 2016 non si sono ancora esauriti i rinnovi). 25,0 Quote di donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate in borsa Anni 2004-2014 (valori percentuali) 20,0 22,7 15,0 17,8 10,0 11,6 5,0 4,5 4,6 4,7 5,4 5,9 6,2 6,6 7,4 0,0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: Istat elaborazioni su dati Consob

Consigli di Amministrazione e di Sorveglianza di 14 Società quotate in borsa: la presenza femminile è cresciuta dal 2% nel 2003 al 26% nel 2016. Anche nei Comitati Esecutivi l evoluzione è stata marcata: si è passati dallo 0% nel 2003 al 17% nel 2016. Percentuale di rappresentanza femminile in 14 Società quotate in borsa: evoluzione dell Italia rispetto ai Paesi più avanzati Anni 2003-2016 40% 38% 36% 35% 32% 33% 30% 26% 25% 21% 20% 17% 15% 10% 6% 8% 5% 2% 3% 0% 0% 2003 2008 2013 2016 Svezia 2016 Norvegia 2016 EVOLUZIONE DELL'ITALIA (DATI DI 14 SOCIETA ) Consiglio amministrazione/sorveglianza Comitato Esecutivo Fonte: Rapporto Women in financial services in Italia Analisi di Oliver Wyman sui dati pubblici di 14 societa operanti nel settore bancario, assicurativo e pubblico

GLI OSTACOLI ALLA LIBERTA DELLA DONNA PER LA MATERNITA - Dal 2008 le nascite sono in continua diminuzione, anche quelle da donne straniere, e la società italiana è entrata in una fase di denatalità strutturale. Sono meno numerose le donne 15-49 anni in età feconda, le quali fanno figli sempre più tardi (le baby boomers sono ormai 50enni). Le donne 15-30 anni (nate dal 1985 al 2000) sono poco più della metà (4,9 milioni) delle donne con oltre 30 anni (nate dal 1966 al 1984), pari a 8,5 mln. Le future donne adulte, attualmente sotto i 15 anni, sono 800mila in meno, 4,1 milioni. - Le donne partecipano maggiormente agli studi universitari e rinviano la data del matrimonio e della nascita dei figli - In Italia il carico economico di un bambino fino alla maggiore età è sostenuto quasi interamente dalla famiglia a cui si aggiungono gli effetti negativi della crisi - È diffuso un mancato riconoscimento sociale, economico e politico della maternità intesa più come un ostacolo che un valore sociale; spesso la donna quando viene assunta deve firmare dimissioni in bianco - Esiste una marcata disuguaglianza retributiva a parità di lavoro a svantaggio della donna, che la penalizza fino alla vecchiaia - I matrimoni durano di meno per separazioni e divorzi e ciò riduce le nascite - La complessa normativa per la procreazione assistita non aiuta le coppie che vogliono avere figli - Ci si sposta di più sul territorio per lavoro e manca l aiuto delle famiglie PREVISIONI Se il trend attuale continua, la popolazione italiana andrà inevitabilmente verso il declino e quando intorno al 2030 andrà in pensione la numerosa generazione dei boomers, probabilmente non ci saranno abbastanza lavoratori attivi per versare i contributi e per pagare le nuove e numerose pensioni (sistema a ripartizione). Diminuiranno i consumi e di conseguenza le imprese, la popolazione sarà sensibilmente invecchiata e avrà bisogno di assistenza. La spesa previdenziale e quella sanitaria aumenteranno.

PROPOSTE Per evitare il declino occorre: ü individuare al più presto ulteriori politiche inclusive e non discriminatorie per le donne (eliminare il tetto di cristallo e i gap retributivi); ü creare condizioni favorevoli e democratiche che valorizzino il diritto e la libertà della donna al lavoro e alla maternità (aumento dei tassi di occupazione e di natalità, asili nido gratuiti e assegni familiari); ü porre i presupposti normativi e sociali per una conciliazione paritaria dei tempi di cura (parità dei congedi parentali).