Le Regole di Formazione di Parola



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Le Regole di Formazione di Parola La formazione delle parole è un processo attraverso cui, a partire da unità esistenti, si formano unità nuove : questo processo è governato dalle Regole di Formazione di Parola. Le regole morfologiche hanno la funzione di generare tutte le parole di una lingua a partire dagli elementi di base. Analizziamo ora alcune comuni regole usate da varie lingue per formare parole complesse. La composizione e la derivazione sono i due processi che rientrano nella formazione delle parole: capo+stazione utile+ità I due processi si differenziano perché la prima combina due forme libere mentre la seconda combina una forma libera ed una legata. Una RFP specifica sia l etichetta della/e base/i che quella della parola risultante. Composizione La composizione permette di formare una singola parola unendo due parole. La composizione è, di tutti i processi morfologici, quello più vicino alla sintassi: capostazione = capo della stazione sottoscala = sotto la scala portafiori = porta i fiori Possiamo formalizzare il processo di composizione nel modo seguente: [ ] X [ ] Y > [ [ ] X [ ] Y ] Z [porta] V, [ombrelli] N > [ [porta] V + [ombrelli] N ] N In italiano nel caso della composizione le basi possono essere N-A-V-P, mentre le categorie in uscita sono N, o, meno spesso, A; cioè, l italiano non ha verbi, avverbi o preposizioni composti. [capo]n+[stazione]n > N [sali]v+[scendi]v > N [campo]n + [santo]a > N [lava]v + [piatti]n > N [agro]a+[dolce]a > A qui l unione di due verbi dà in uscita un nome [alto]a + [piano]n > N [senza]p + [tetto]n > N

Un modello di composizione abbastanza comune in italiano è quello che forma nomi da una base verbale che è ambigua tra tre forme: a) tema del verbo; b) terza singolare dell indicativo presente; c) imperativo. Nel caso della prima coniugazione la base è ambigua tra queste tre forme, nella seconda e terza coniugazione invece si vede che la forma sembra essere un imperativo, perché se il verbo fosse un tema ci aspetteremmo una -e: 1 coniug: porta-ombrelli, attacca-panni, salva-gente, gratta-capo ma 2 coniug: appendi-abiti, scendi-letto, reggi-mensole 3 coniug: apri-scatole, copri-letto In molte lingue, si possono formare parole nuove combinando due o più morfemi lessicali; per esempio, nelle lingue germaniche la composizione nominale (cioè di una serie di radici nominali) è un fenomeno che si incontra di frequente; così, in tedesco possiamo per esempio avere parole composte molto lunghe, quali Wassersportverein circolo degli sport d acqua, che è data da una combinazione di tre morfemi lessicali liberi: Wasser acqua + Sport sport + Verein circolo. Lo stesso tipo di costruzione esiste in inglese, anche se i composti si scrivono più raramente come una singola sequenza ortografica: water sport club (o watersport club o addirittura watersports club) Si noti che i composti hanno tipicamente un morfema lessicale che fornisce al composto le caratteristiche sintattiche e semantiche di base; ci riferiamo a tale elemento con il nome di testa, mentre per gli altri elementi usiamo il termine di modificatori. Per esempio, la testa di Wassersportverein è Verein, ed infatti questo composto è maschile come Verein. Inoltre, dal punto di vista semantico possiamo osservare che un Wassersportverein è un tipo di Verein, e non un tipo di Wasser, o un tipo di Sport. Derivazione All interno della derivazione possiamo distinguere varie forme di affissazione (suffissazione, prefissazione ed infissazione) tramite le quali i morfemi grammaticali legati vengono combinati con radici e basi. I processi più comuni di formazione di parole complesse consistono nell aggiungere prima o dopo di un singolo morfema lessicale (libero o legato) uno o più morfemi derivazionali (e/o flessivi) che sono legati. Ci riferiamo a tali morfemi grammaticali legati con il termine di affissi. Tipicamente, un certo affisso avrà delle restrizioni sul tipo di base a cui si può attaccare; queste restrizioni riguardano:

- il tipo di categoria a cui il suffisso o il prefisso si attacca; - i tratti semantici che la base deve avere. Possiamo formalizzare come segue le regole di suffissazione e prefissazione: [ ] X > [ [ ] X + Suf ] Y Suffissazione [inverno] N > [[inverno] N + ale] A [ ] X > [ Pref + [ ] X ] X Prefissazione [vedere] V > [ri + [vedere] V ] V Suffissazione e prefissazione sono processi simili, in quanto in entrambi i casi abbiamo la formazione di una parola nuova tramite l aggiunta di una forma legata ad una forma libera. I due processi si differenziano perché: a) la suffissazione aggiunge un morfema legato a destra della parola base, mentre la prefissazione aggiunge un morfema legato a sinistra della base: prefissazione: in+attivo s+fortunato ex+presidente ri+scrivere suffissazione: attiv+ità invern+ale veloc+ista magistrat+ura Quindi, gli affissi che seguono la base si chiamano suffissi, gli affissi che precedono la base si chiamano prefissi. b) la prefissazione non cambia la categoria lessicale della parola a cui si aggiunge, mentre la suffissazione può cambiarla: fortunato A > sfortunato A presidente N > expresidente N scrivere V > riscrivere V In particolare, la suffissazione può creare i seguenti cambiamenti di categoria (dove ogni categoria lessicale maggiore N-A-V può diventare qualsiasi altra categoria lessicale maggiore): N > V N > A atomo > atomizzare inverno > invernale

V > N circolare > circolazione V > A mangiare > mangiabile A > N attivo > attività A > V veloce > velocizzare inoltre A > Avv gentile > gentilmente c) i suffissi mostrano una maggiore tendenza a fondersi fonologicamente con le basi rispetto ai prefissi: la suffissazione generalmente cambia la posizione dell accento della parola di base, la prefissazione no; questo accade perché, come si è visto quando abbiamo parlato di parola fonologica, solo i suffissi (e un tipo di prefisso) formano un unica parola fonologica con la base: onèsto disonèsto onestamente moràle amoràle moralìsmo L infissazione, cioè l inserimento di un infisso all interno di una parola, è un processo meno diffuso (l italiano ad esempio non dispone di infissi per la formazione di parole nuove): finire finiamo finite finisco finiscono [Greenberg 1966] ha osservato che, tra le lingue, i suffissi sono molto più comuni dei prefissi. Secondo [Hawkins e Cutler 1988] questa asimmetria deriva dal fatto che, dal punto di vista del ricevente di un messaggio linguistico (parlato o scritto), i suffissi e i prefissi hanno uno status diverso: i suffissi seguono il morfema lessicale a cui si appoggiano, e dunque vengono sentiti o letti dopo che la base è stata riconosciuta; i prefissi, invece, precedono il morfema lessicale a cui si appoggiano, e dunque vengono sentiti o letti prima che la base sia stata riconosciuta. E interessante notare che, anche in una lingua come l italiano, che permette sia prefissi che suffissi, la suffissazione sembra essere, per vari aspetti, il sistema preferito per formare parole complesse: - la morfologia flessiva dell italiano (e di molte altre lingue indo-europee) sia interamente basata sui suffissi. - nell ambito della morfologia derivazionale, solo i suffissi vengono usati per cambiare la categoria sintattica delle basi lessicali (le parole prefissate hanno sempre la stessa classe delle forme da cui derivano); - solo i suffissi vengono usati per la morfologia alterativa, che in italiano è molto ricca (accrescitivi gattone, diminutivi gattino, vezzeggiativi gattuccio).

In generale, anche limitandosi alla derivazione, abbiamo a disposizione molti più suffissi che prefissi. Nell indice di [Dardano 1978] si contano più o meno 138 suffissi derivazionali, ma solo 73 prefissi. La struttura interna delle parole complesse Abbiamo visto che possiamo formalizzare le regole di composizione, suffissazione e prefissazione tramite rappresentazioni con parentesi etichettate; a queste corrispondono dei diagrammi ad albero: N A V / \ / \ / \ V N N Suf Pref V porta ombrelli inverno ale ri vedere Una RFP specifica l insieme delle parole su cui può operare; tale insieme si definisce base della regola: Y / \ X Suf La base alla quale un suffisso si può aggiungere è l insieme delle parole che possono sostituire X. Il suffisso determina la categoria lessicale della base che seleziona, ma specifica anche i tratti semantici associati alle unità cui può aggiungersi, in tal modo si garantisce che la stringa X + Suf (Y) sia una parola ben formata. Suf = -iera X = cappello/sale/uccello/formaggio X = N [+comune -astratto] Suf = -oso affannoso/decoroso/dignitoso/famoso/vigoroso/spaventoso/ vertiginoso/pericoloso/rumoroso/timoroso/doloroso/virtuoso * verdoso/allegroso/contentoso (no aggettivi) * cantaoso/amaoso/disperoso (no verbi) * Giannioso/Paoloso/Pieroso (no nomi propri) * ragazzoso/donnoso/bimboso (no nomi animati) [ [ ] N + oso] [+ com]

[+ astr] [- anim] nomi concreti :* tavoloso/vestitoso/lampadoso ma > acquoso/bilioso/carnoso/danaroso/fosforoso/sciropposo/zuccheroso [ [ ] N + oso] A [+ com] [- anim] Se prendiamo il suffiso bile, X=V e Y=A amabile/spendibile/sperabile Se prendiamo il suffiso mento, X=V e Y=N collocamento/innalzamento Semantica delle RFP Nelle lingue a morfologia concatenativa, ogni RFP specifica una singola operazione di aggiunta compiuta sulla base, indicando la categoria lessicale ed i tratti sintattico-semantici della base, ed una lettura semantica che è genralmente una funzione della lettura semantica della base. La parte semantica della regola corrisponde ad una lettura composizionale che viene data generalmente in forma di parafrasi: desidera+bile > che può essere desiderato virtu+oso > dotato di virtù I suffissi determinano la categoria della parola risultante e aggiungono anche delle caratteristiche semantiche. es: -aio indica la persona che vende una certa cosa vino+aio = vinaio persona che vende vino giornale+aio = giornalaio persona che vende giornali verdura+aio = verduraio persona che vende verdura benzina+aio = benzinaio persona che vende benzina Quindi sia la base sia l affisso concorrono alla semantica della parola risultante dalla derivazione; tuttavia, il significato delle parole in aio consta di una parte fissa ( persona che vende ) ed una varilabile; la parte fissa è introdotta dal suffisso, mentre la parte variabile corrisponde al nome base : persona che vende N dove N è la base

se consideriamo però orologiaio persona che svolge una attività connessa con N individuabile/osservabile/mangiabile > che può essere X-ato dove X è il verbo transitivo base La semantica di una RFP è trasparente o composizionale (cioè il significato della parola complessa si può ricavare dal significato degli elementi componenti) quando la regola è produttiva. Alcune caratteristiche/assunzioni relative alle RFP a) le RFP sono regole lessicali in italiano, cioè regole del componente lessicale che non possono coinvolgere unità sintattiche: portafiori *porta i fiori fioraio *porta i fior[aio] b) le RFP sono facoltative nel senso che non vi è nessun livello linguistico che richieda la presenza di una parola complessa ; esse hanno due funzioni: rendono conto non solo delle parole nuove ma anche della struttura interna delle parole esistenti ; c) vi è una distinzione cruciale tra le nozioni di parola ed affisso rispetto al livello di rappresentazione: mentre le parole sono immagazzinate nel lessico, gli affissi sono collocati ad un livello più basso, cioè nel (sotto)componente delle RFP; ciò significa che essi sono entità di natura diversa: mentre le parole sono associate ad informazioni categoriali, gli affissi sono associati anche ad informazioni relazionali ; la rappresentazione di un affisso è quindi la RFP che aggiunge l affisso ad una certa base. Le RFP sono regole che formano parole complesse ed agiscono esclusivamente entro il componente lessicale, cosicché possono prendere come base solo parole. d) le RFP costruiscono struttura: mentre le parole semplici non hanno struttura interna le parole complesse hanno struttura interna: [ieri][ogni] ma [[veloce]mente][amministra[zione]] Vi è struttura interna se vi sono parentesi interne o se l albero presenta almeno una ramificazione.

Ad ogni passaggio si forma una parola esistente ; nella applicazione della regola si rispetta una ciclicità, nel senso che una parola derivata può servire come base ad altre parole derivate; si aggiunge cioè un solo affisso per volta. e) le RFP agiscono su parole: oggi è largamente accettata l ipotesi che le RFP agiscono su parole e non su morfemi. Una parola come torinese non risulterà da Torin + ese ma piuttosto da Torino + ese (con cancellazione della o); lettura non risulterà da lett+ura, ma da letto + ura (con cancellazione della o); analogamente: pericolo+oso > percoloso benzina+aio > benzinaio arte + ista > artista Partendo da parole esistenti e non dai morfemi, ci serve una regola di cancellazione per eliminare la vocale finale della parola di base; questa regola si applica in modo sistematico quando si ha l incontro di due vocali. Se consideriamo la suffissazione, l ipotesi che le RFP agiscono su parole sembra quindi più costosa rispetto alla alternativa; ma considerando composizione e prefissazione sembra vero il contrario, perché servirebbero regole di inserimento di morfemi: [cap+o]+[stazion+e] [pre+[esam+e]] f) produttività delle RFP: le RFP possono essere più o meno produttive; la nozione di produttività è connessa alla facoltatività delle RFP; essa esiste perché le RFP possono applicarsi a determinate basi. Tuttavia la produttività di una RFP non è identificabile con la frequenza con cui essa si applica né, di conseguenza, con il numero di parole che essa forma. Bisogna considerare piuttosto le restrizioni imposte sulle parole che possono essere usate come base di applicazione della regola. I suffussi -mento e zione formano N da V una base eggiare favorisce mento amoreggiare >amoreggiamento cannoneggiare > cannoneggiamento corteggiare > corteggiamento festeggiare > festeggiamento una base izzare favorisce zione banalizzare > banalizzazione carbonizzare > carbonizzazione evangelizzare > evangelizzazione magnetizzare > magnetizzazione

Si può parlare quindi di gradi diversi di produttività di una regola rispetto ad una classe di basi, e non di produttività in senso assoluto; inoltre, si può parlare di produttività solo per le regole che si aggiungono ad un ampio numero di classi di basi: evole/ido+ezza socievolezza/mutevolezza timidezza/ ace/ale/bile+ità loquacità/capacità liberalità/banalità irritabilità La produttività dipende anche dalla facilità con cui un affisso si aggiunge alla propria base. g) Centro e periferia delle RFP: le RFP colgono un centro di regolarità rispetto al quale esiste una piccola periferia di irregolarità (dovuta a resti, prestiti, evoluzioni particolari): -bile si aggiunge a -verbi ma papabile, tascabile, camionabile -transitivi ma risibile, accessibile, deperibile, inarrivabile Come si fa a scomporre una parola derivata? La maggioranza dei processi morfologici in italiano è di tipo concatenativo; un affisso si aggiunge ad una base, un secondo affisso si aggiunge alla nuova base; si è proposto che la affissazione sia intesa come un processo ciclico che procede dall interno verso l esterno, cioè che ogni RFP aggiunga un solo affisso alla volta. a) si individua la base lessicale: distinguere composizione da affissazione! b) attenzione: questa base deve essere una parola astratta ma possibile, non un pezzo di parola [[giornale] N +aio] N non [[giornal] N +aio] N Ci sono poi delle regole di riaggiustamento che eliminano alcune porzioni: in questo caso ad esempio abbiamo due vocali vicine, quindi una cade per cancellazione. Si noti tuttavia che non in tutti i casi è possibile risolvere i riaggiustamenti con la fonologia. c) si determina la categoria della base e la si segna in basso sotto la parentesi quadra

d) si analizzano gli affissi partendo da quello più vicino alla base: si aggiunge una seconda parentesi dopo l affisso e si mette la categoria determinata dal suffisso sotto la parentesi [[[[industria] N ale] A izza] V zione] N qui è scomparsa la re del suffisso -izzare, questa non sembra una regola fonologica di quelle che abbiamo trattato in precedenza. La definizione precisa delle regole di riaggiustamento e il loro statuto nella grammatica resta un problema aperto. [[[volontà] N +ario] A +ato] N [[[[industria] N +ale] A +izza(re)] V +zione] N [[[centro] N +ale] A +ità] N [[in+ [[evita(re)] V +bile] A ] A +mente] Avv [[ri+ [[formula] N + a(re)] V ] V + zione] N [[ri+ [[frequente] A + a(re)] V ] V + zione] N [pre+ [[[pensione] N + a(re)] V +mento] N ] N Restrizioni sulle RFP Bisogna formulare delle restrizioni sulle RFP in modo da determinare: - a che tipo di informazioni esse possono avere accesso; - quale tipo di operazioni esse possono effettuare. Restrizioni sulla base (che corrisponde all insieme di parole alle quali la regola può essere applicata): 1. restrizioni fonologiche: le RFP sono soggette ad una restrizione fonologica quando il loro mancato funzionamento dipende soltanto da fattori fonologici; cioè l applicazione di una regola non deve dar luogo a sequenze fonologiche malformate. Ad esempio il prefisso negativo s- in italiano non si aggiunge ad aggettivi inizianti per [ts],[dz], [s], perché queste non sono sequenze iniziali possibili in italiano (si noti però che non si aggiunge neppure ad aggettivi inizianti per vocale, probabilmente per ragioni di visibilità del prefisso): sfortunato sleale scorretto

*scivile *sgiusto *ssicuro (*sumano *sabitato *sonesto) 2. restrizioni morfologiche: una data RFP non si può applicare a parole con una certa struttura morfologica; vi sono cioè alcune incompatibilità tra affissi. Ad esempio il suffisso -ale si aggiunge ad N e crea A: sacramentale strumentale monumentale Non si aggiunge però a nomi che terminano in mento che abbiano come base un verbo: *discernimentale *arrangiamentale *collegamentale La mancata applicazione della regola dipende dalla struttura interna della base, che deve essere diversa da V+mento. Altro caso è quello dei nomi deverbali astratti derivati da verbi parasintetici (formati con l aggiunta di un suffisso ed un prefisso); a verbi della terza coniugazione (con vocale tematica i) si può applicare il suffisso mento, mentre a verbi della prima (con vocale tematica a) possono essere applicati vari suffissi nominalizzanti: alleggerimento-approfondimento-arricchimento-inasprimento-impoverimento allargamento-imboccatura-scarcerazione-atterraggio-inchiodata 3. restrizioni categoriali/sintattiche: la base di norma è un membro di una categoria lessicale maggiore; essa deve essere della categoria appropriata alle necessità dell affisso: ad esempio non si può aggiungere oso ad un V, o bile ad un N. In derivazione abbiamo in entrata N-A-V ed in uscita anche Avv; nel caso della composizione le basi possono essere N-A-V-P, mentre le categorie in uscita sono solo A o N. Le RFP sono sensibili anche ai tratti di sottocategorizzazione della base: -bile si attacca a verbi [+transitivo], -aio a nomi [+comune][-astratto] *gloriaio*futuraio Quindi tutte le informazioni sintattiche presenti nella rappresentazione di una parola possono influenzare i processi derivazionali. 4. restrizioni semantiche: gli affissi selezionano la loro base anche in relazione al significato; le RFP operano delle distinzioni in relazione ai vari

possibili significati della parola base. Un certo affisso può scegliere un solo valore di una certa base: popolare che piace a molti > impopolare della gente >* aderire essere attaccato parteggiare > aderente - adesivo *adesione > aderente - adesione *adesivo tentare acido cercare di riuscire > tentativo *tentatore *tentazione cercare di corrompere > *tentativo tentatore tentazione acre > *acidamente maligno > acidamente lucido riflettente > *lucidamente cosciente > lucidamente ma > extralucido > *extralucido rigido non pieghevole > *rigidamente ma severo > rigidamente > semirigido > *semirigido Restrizioni sull uscita: 1. sintattica: ogni parola nuova creata da una RFP deve essere un membro di una categoria lessicale maggiore: A-V-N-(Avv). Si è visto che l uscita di una RFP è una struttura con parentesizzazione etichettata dove sono specificate sia la categoria dell entrata che la categoria dell uscita insieme al confine richiesto dalla regola; quando ad una base si applicano più RFP, l intera struttura costruita nella derivazione viene mantenuta: [[[[industria] N ale] A izza(re)] V zione] N

2. semantica: il significato dell uscita di una RFP è una funzione del significato della base (funzione che viene espressa dal suffisso); il significato dell uscita viene rappresentato da una parafrasi contenente una variabile: [[X] V + ura] N l azione del X-are filatura [[X] V + bile] A che può essere X-ato trascurabile [in + [X] A ] A non X inesperto Il significato di una parola complessa è composizionale solo quando questa viene creata da una regola sincronicamente produttiva; con il tempo essa può acquisire significati non più derivabili dai suoi componenti, può cioè subire una deriva semantica: osservatore persona che abitualmente o professionalmente osserva chi partecipa a convegni o congressi ossservando ciò che vi accade senza presentare relazioni frittura azione del friggere - nome astratto pesce fritto - nome risultato In alcuni casi la semantica della parola in uscita non è prevedibile anche se il processo è regolare e produttivo; ad esempio il suffisso tore (ma anche ino) è diventato ambiguo tra nome d agente e nome strumentale, cioè può indicare in alcuni casi la persona che professionalmente o abitualmente compie una certa azione ed in altri casi uno strumento utilizzato per svolgere una certa azione: lavoratore- nuotatore- usurpatore- cospiratore bruciatore- apiratore- estintore- refrigeratore postino- bagnino vs frullino-passino decifratore-sollevatore-ungitore possono avere entrambe le letture Tratti di strato Il lessico di una lingua è stratificato, nel senso che è costituito da vari strati (dovuti spesso a contatti tra sistemi linguistici o a prestiti); per cogliere questo fatto, è stato proposto un sistema di tratti di strato in cui lo strato [+nativo] è quello centrale di una

data lingua, mentre quello [-nativo] definisce gli strati periferici che spesso riflettono le vicende storiche ed i contatti culturali della lingua in questione. Distinzioni di questo tipo sono rilevanti per le RFP perché affissi diversi possono scegliere strati lessicali diversi. Produttività e frequenza Non tutti i processi di derivazione hanno lo stesso grado di produttività, cioè, non tutti i processi hanno la stessa probabilità di venire usati per formare parole nuove. Per es., cfr. ri- vs. re-, -are vs. -ire, -ità vs. -ezza, -zione vs. -nza... Vari fattori determinano la maggiore o minore produttività di un affisso del processo morfologico che ne fa uso. Un fattore importante, anche se non quello cruciale, è la frequenza con cui l affisso viene usato in parole già esistenti. Intuitivamente, più sono le parole, e soprattutto le parole trasparenti, in cui un affisso viene usato, più sarà facile che il parlante decida di usare l affisso per creare parole nuove. Si noti che quello che conta è il numero di parole diverse in cui un affisso capita, piuttosto che la frequenza di tali parole: cioè, un prefisso che capita in 100 parole poco frequenti sarà probabilmente più produttivo di un prefisso che capita in una o due parole frequentissime. In altre parole, ciò che conta è la type frequency (frequenza in una lista di parole), e non la token frequency (frequenza in un corpus). Ad esempio, il fatto che la (o le) coniugazione(/i) in -ere dell italiano contengano verbi molto frequenti come essere, avere e potere non basta a rendere tale(/i) classe(/i) produttiva(/e) il fattore determinante che rende la coniugazione in -are la più produttiva è che ci sono un gran numero di verbi distinti (molti a bassissima frequenza) che appartengono a questa coniugazione (secondo [Albright 2002b], il 72% dei verbi italiani appartengono alla coniugazione in -are). La produttività di una regola ha a che fare con la sua trasparenza: il significato della parola risultante dalla RFP è la somma dei significati delle parti che la compongono. La regola è produttiva se viene sentita tale dai parlanti, cioè se i parlanti la applicano quando formano parole nuove e la usano per capire parole nuove. Un modo per testare la produttività di una regola è dare delle non-parole a dei parlanti madrelingua e chiedere di applicare una RFP. Una parola può rimanere a lungo nel lessico lessicalizzandosi, acquistando un significato idiomatico che non è desumibile dagli elementi costitutivi: tavolaccio > giaciglio del prigioniero passabile > accettabile